- anno scolastico 2004-2005
Antonia Sani - 31-08-2005
Roma, 29 agosto 2005

Alle OO.SS CISL Scuola FLC-CGIL- UIL-Scuola, COBAS Scuola

Alle forze politiche dell'UNIONE

Alle Associazioni professionali e studentesche

Loro recapiti

Oggetto: iniziativa unitaria per le contestazioni dei ...
Fuoriregistro - 31-08-2005
Vale la pena dare una scorsa a questa notizia, riportata da Tuttoscuola, ed immaginare qualche risposta:

Dopo Rimini. Verso riforme scolastiche bipartisan?

Le riforme scolastiche potrebbero rientrare nel ristretto novero di quei temi che per la ...
Associazione dei genitori di Chiaravalle - 30-08-2005
CHIARAVALLE LI' : 23/07/2005

AL SEGRETARIO GENERALE NAZIONALE C.G.I.L.
GUGLIELMO EPIFANI
Corso D'italia, 25 - 00198 ROMA

AL SEGRETARIO GENERALE C.G.I.L. SCUOLA
ENRICO PANINI
Via Leopoldo Serra, 31 - 00153 ROMA

AL SEGRETARIO GENERALE FLC ...
Corrado Mauceri - 29-08-2005
L'On. Rutelli tra le tante dichiarazioni "estive", al raduno di Comunione e Liberazione a proposito delle scuole paritarie private, secondo quanto riportato nel sito ufficiale della MARGHERITA, avrebbe dichiarato: "diamo risposte precise e ...
Fabio Brotto - 28-08-2005
Si è parlato molto, nella scuola e fuori di essa, di educazione alla legalità. Come di educazione alla salute. Su queste due educazioni nutro molti dubbi. Nutro molti dubbi, invero, sul fatto che nell'Italia di oggi esista qualcosa che meriti il nome ...
Gennaro Capodanno - 27-08-2005
Sono seriamente preoccupato da cittadino ma anche da "operatore del settore" di quanto sta accadendo in questi giorni nelle alte sfere della scuola campana. Tutto parte dalla lettera inviata in piena estate dai sindacati confederali e dallo Snals al ...
Lucia Innocente - 26-08-2005
Per la prima volta dagli stati generali del 2001 non siamo più armati in difesa dell'educazione fisica nella scuola italiana.Dapprima fuori dal curricolo, poi nell'opzionale, poi dimezzata di un'ora, sempre e comunque da tagliare... Non ricordiamo ...
Cosimo Scarinzi - 25-08-2005
Che i Dirigenti Scolastici, più noti come DS, moderna versione dei vecchi cari Presidi e Direttori Didattici, siano stimolati a governare gli istituti scolastici loro affidati come aziende è sin troppo noto come noti sono i guasti che derivano da ...
Antonia Sani - 25-08-2005
Ho letto una serie di interventi a proposito dell'abrogazione della Riforma Moratti . Sembrava un fatto pacifico che all'indomani della vittoria del centrosinistra si procedesse all'abrogazione di una riforma che nella sua ossatura prefigura una ...
Gennaro Capodanno - 25-08-2005
Era ora che anche la Magistratura inquirente si accorgesse dei tanti abusi e delle tante distorsioni connesse all'applicazione della legge 104/92. Una legge che, nata per tutelare i diritti delle persone handicappate, si è rivelata un facile rifugio ...
Lucio Garofalo - 24-08-2005
L'azione politica dovrebbe scaturire dai bisogni più autentici e vitali dell'essere umano.

La politica dovrebbe basarsi su ragioni etiche e spirituali, ma anche su istanze estetico-creative, nel senso che l'impegno politico dovrebbe essere animato da uno spirito ludico e disincantato, da una sincera passione ideale e da un profondo elemento di piacere e speranza assieme, da un motivo di ricerca della felicità che appaghi un bisogno interiore di autorealizzazione della persona umana.

In tal senso la politica dovrebbe essere l'espressione della volontà e della libera creatività dell'animo umano, che si realizza nel confronto interpersonale, nella pacifica convivenza sociale e nella dialettica democratica. Inoltre, la politica dovrebbe essere soprattutto un mezzo di aggregazione e di partecipazione sociale, uno strumento concreto, diretto e corale per concorrere e intervenire sui processi decisionali che interessano l'intera collettività; è una modalità di socializzazione tra gli individui, la più elevata e raffinata forma di socialità umana. Del resto, l'etimo greco antico del termine, da "Polis" (ossia: città), esprime il senso della più nobile e sublime tra le attività proprie dell'uomo, indica la suprema manifestazione delle potenzialità e delle prerogative attitudinali dell'essere umano in quanto essere sociale. Tale somma capacità dell'uomo si estrinseca nella politica in quanto attuazione dell' AUTOGOVERNO DELLA CITTA'.
Laura Tussi - 24-08-2005
Dall'approccio assimilazionista, alla ghettizzazione,all'utopia dell'integrazione

Elaborato dell'intervento di Luisa Riva (Docente di storia e filosofia -Liceo scientifico L. Cremona- Milano) presso l'UCIIM di Milano

Le pluralità della contemporaneità.

Il costituirsi stesso delle società come entità organizzate trae origine e giustificazione nel tentativo di realizzare una qualche unità rispetto alla contemporanea presenza costitutiva di molte persone e alle diverse collocazioni e funzioni di ciascuna di esse.
La contemporaneità vive però il suo essere pluralistica come un fatto sostanzialmente nuovo e come un problema pieno di rilevanti conseguenze.
Si possono abbozzare dei cenni relativi al fenomeno migratorio attuale risalendo in Europa al periodo fra la fine del XIX sec. e l'inizio del XX che fu caratterizzato da una fase di forte incremento demografico che trovò sfogo nell'emigrazione verso altri continenti, più di 60 milioni di persone emigrarono, apportando in questo modo flussi di uomini e di idee con la mobilità etnico-sociale degli ultimi decenni fondata sui bisogni primari di sussistenza, sopravvivenza alla fame, alla tutela dei diritti umani. L'interdipendenza dei mercati portò alla diffusione di merci e di beni, condusse alla pervasività di informazioni solo apparentemente omogenee, da un lato spingendo a condivisioni sempre più ampie e generali, ma dall'altro esse si sovrappongono senza piani preordinati ad antiche e tenaci differenziazioni generando nuove tensioni, particolarismi e lacerazioni. I processi educativi sono costretti a riflettere sulla loro natura dinamica mentre si riflette sulla riformulazione delle identità.
Parlando di diversità e di presenza dello straniero in una terra con strutture, condizioni e tradizioni consolidate, si possono formulare e si può tentare di spiegare diversi termini e definizioni come l'accezione di multiculturalità come fatto sociale statisticamente rilevabile, che implica il convenire, entro i confini di un medesimo spazio geopolitico, di differenti etnie o comunità o singoli individui provenienti da culture antropologiche differenti.
Il concetto ha dunque carattere di indicatore sociologico.
Toccando invece gli argomenti relativi alla transculturalità e all' interculturalità, si fa riferimento a due diverse strategie regolative della complessità esibita dalle situazioni multiculturali. L'una si propone di rimuoverla col sottolineare quelle costanti antropologiche che attraversano le culture, l'altra si rapporta alla complessità multiculturale tentando piuttosto di valorizzarne la dinamica complessità disequilibrante delle identità individuali e collettive costituite, aspirando a nuove possibili sintesi, continuamente riaperte, di umanità e cultura.
Una definizione possibile di interculturalità potrebbe essere questa:
"La messa a punto di nuove strategie educative e socializzatrici capaci di rendere le nuove generazioni ( e non solo loro!) atte a trarre profitto dalla situazione multiculturale, capaci di instaurare un clima propizio all'interpenetrazione di tutte queste culture, senza cancellare l'identità specifica di ciascuna"
Comitato per la Scuola della Repubblica - 23-08-2005
Come avevamo deciso nella riunione del coordinamento regionale del 18 giugno scorso, abbiamo diffuso unitamente all'allegato documento la proposta di legge per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti con una nota esplicativa; nonostante tale ...
Vincenzo Andraous - 22-08-2005
Anche oggi una bomba ha invitato ogni uomo a farsi gli affari propri.
Anche oggi una deflagrazione ha imposto a ciascuno di pensare bene alle proprie responsabilità, un botto a perdere ha insegnato a ognuno un versetto introvabile contenuto in ...
Marina Boccatonda - 22-08-2005
Come tutti gli anni il MIUR stanzia fondi alle regioni per le borse di studio e buoni libro per gli alunni appartenenti alle famiglie meno abbienti.
Quest'anno sono stati erogati complessivamente 154.937.070 euro per l'anno 2005 e per famiglie con ...
Lucio Garofalo - 19-08-2005
Il problema delle tossicodipendenze non è una questione di ordine pubblico, benché come tale venga considerata, rinunciando ad un'analisi razionale del fenomeno e ad una rigorosa prassi politico-sociale, per abdicare a favore dell'azione poliziesca e invocare una crescente militarizzazione del territorio. Tale scelta politica, non solo non ha mai eliminato o dissuaso determinati atteggiamenti ritenuti "devianti", ma al contrario li ha ulteriormente aggravati.
Laura Tussi - 19-08-2005
Con questo termine lo psicologo indica la realtà che comprende i processi mentali non definibili logici, razionali e creativi, pur essendo prodotti dall'attività psichica dell'uomo. Esistono forme di pensiero in cui sono imperfetti gli strumenti logici quali il pensiero infantile con strumenti logici non sviluppati, il pensiero primitivo sviluppatosi in altri contesti socio-culturali, il pensiero quotidiano.
Dedalus - 19-08-2005
"Tramonta l'ora di religione". Così, in maniera perentoria (in questo caso senza punto di domanda), titola un articolo di prima pagina sulla Repubblica di giovedì 11 agosto. Sottotitolo: "Triplicati i casi di studenti che rinunciano". Nelle pagine interne, dedicate a "Scuola e Chiesa", Repubblica riporta i dati che emergerebbero dalle "Rilevazioni integrative" effettuate ogni anno dal Ministero dell'istruzione. Secondo questi dati nell'ultimo anno scolastico un alunno su tre alle scuole superiori "non si avvale" dell'ora di religione (dal 2001 ad oggi si è passati dall'11,7 al 37,6%). I numeri sono più contenuti negli altri ordini di scuola, con percentuali del 9,7% nella scuola dell'infanzia, del 6,1% alle elementari, del 11,2 % alle medie.
Stefano Catasta, Marilena Iacomelli, Stefano Maschietti - 19-08-2005
A proposito del recente comunicato ANIEF dal titolo: "Qualche ingresso in ruolo e per i meno meritevoli"

La gravità, l'infondatezza, l'intento offensivo e diffamatorio della tesi del comunicato ANIEF, che giudica i vincitori del CONCORSO ORDINARIO del 1999 "meno meritevoli" ed immessi in ruolo senza presupposti legali, nonché lo stesso CONCORSO ORDINARIO "vecchio" e "obsoleto", costringe innanzitutto ad una premessa "tecnica":
- "Le graduatorie relative ai concorsi per titoli ed esami restano valide fino all'entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente" (legge 3 maggio 1999, n. 124, art. 1, comma 4 ; GU del 10 maggio 1999, n. 107)
- definire "obsoleto" un CONCORSO ORDINARIO e "meno meritevoli" gli idonei, individuati in base alla suddetta procedura concorsuale, costituisce una gravissima affermazione, denigratoria dell'autorevolezza della Costituzione, la quale individua nel concorso pubblico lo strumento principe per il reclutamento nei ruoli dello Stato (articolo 97 della Costituzione Italiana); dell'operato e della credibilità dello Stato e del Ministero dell'Istruzione che bandì il CONCORSO ORDINARIO del 1999; degli Uffici Scolastici Regionali che organizzarono il Concorso; delle commissioni giudicatrici individuate per selezionare i candidati; dei candidati risultati idonei alle prove del CONCORSO ORDINARIO. A sostegno di tali gravissime dichiarazioni si dovrebbero produrre prove inconfutabili e tali da invalidare gli esiti del concorso stesso, con conseguenti procedimenti legali a carico di tutti gli interessati: Stato, Ministero dell'Istruzione, Uffici scolastici regionali, commissioni e candidati.
Dopo questa premessa, proponiamo una lettura analitica e postillata del comunicato stesso.
Giovanni Falcetta - 18-08-2005
Cari Signori,

Vi invio la tabella con le date e le sedi d'esame per gli scritti del prossimo corso-concorso ordinario per dirigente scolastico, nel caso interessasse qualche collega. Ma, soprattutto, prego colleghi, sindacati e forze politiche di prestare attenzione al punteggio minimo richiesto, dopo la preselezione per titoli, per l'ammissione alle suddette prove scritte, punteggio minimo d'ammissione che varia da regione a regione senza alcuna logica rintracciabile.

Ho pensato che, forse, nelle regioni con più candidati (es. Lombardia) fosse giusto pretendere un punteggio minimo maggiore per operare una ulteriore selezione, una selezione più massiccia. Ma, esaminando tutta la tabella, tale ipotesi risulta non dimostrata. Ho fatto altre ipotesi tutte senza possibilità di una logica convincente.

Ed allora credo si tratti di un' interpretazione strampalata del federalismo leghista. Ciascuna Commissione nella propria regione fa i cazzi suoi, senza alcun criterio ragionevole, senza alcuna coerenza logica od omogeneità di criteri.

Ed i sindacati e le forze politiche di opposizione che fanno ?

DORMONO, DORMONO, DORMONO, DORMONO, come da tempo immemorabile.

Badate che la mia critica è disinteressata perchè anch'io sono stato ammesso e occupo una buona posizione in graduatoria. Ma credo che detta tabella sia palesemente incostituzionale ed anche illegale in base alla legislazione ordinaria e alla giurisprudenza.

Vi chiedo LUMI !
Gennaro Capodanno - 18-08-2005
Nell'arco di poco più di una settimana mi sono pervenuti dalla scuola pubblica dove insegno due raccomandate, documenti che potevano essere consegnati a mano, come avviene nella normalità dei casi, oltre ad un telegramma per una convocazione di una riunione del Consiglio d'Istituto. Il tutto per il costo complessivo di oltre 13 euro, più di 25mila vecchie lire. Spese che, naturalmente, saranno caricate sul bilancio scolastico. Insomma una scuola pubblica "povera" che stenta a dare gli aumenti contrattuali ai lavoratori, allocata in strutture per lo più inidonee, che fa lievitare oltre i limiti di legge il numero degli allievi per classe, che lascia gli studenti diversamente abili privi dei necessari supporti e col personale di sostegno ridotto al lumicino, si può però permettere sprechi di questo genere che, sommati, nell'arco di un anno, danno luogo a cifre a diversi zeri di euro.
Lucio Garofalo - 18-08-2005
Quelle dell'agosto del 1945 sono state le uniche volte (per fortuna) in cui le armi nucleari sono state impiegate in un conflitto bellico contro popolazioni civili ed inermi, sterminando intere generazioni e annichilendo intere città.
Giovanni Sante Pontillo - 18-08-2005
Non vorrei scrivere un articolo giornalistico a carattere sensazionalistico, ma vorrei soltanto capire , se qualcuno può aiutarmi, sul perchè oggi non vale più quello che ieri era il titolo di studio 'principe' per l'accesso al concorso e quindi ai ruoli di dirigente scolastico di scuola elementare.
Mi pongo questa domanda, visto che a mia moglie è stato negato l'accesso all'ultimo 'Corso Concorso' appunto per Dirigente, essendo Lei in possesso di diploma in 'Vigilanza Scolastica' conseguito tantissimi anni fà e cioè al finire degli anni ottanta. Questa vicenda sembra un assurdo all'italiana, visto che mia moglie come credo tantissimi/e suoi colleghi/e hanno aspettato per anni questa opportunità, avendo il titolo di studi idoneo, cioè quello 'giusto', che con un colpo di spugna si sono visti cancellare ed azzerare nel suo valore, dopo anni di attesa e prospettive, considerato che queste persone hanno interrotto i propri studi nella consapevolezza istituzionale che quanto raggiunto fosse idoneo nel tempo, quindi, non a scadenza, per l'accesso a tale tipologia di concorso.

Pechè una così irragionevole cambio di direzione sul valore dei titoli abilitanti?

Perchè azzerare diritti acquisiti?

Sarei grato a chiunque potesse aiutarmi a capire, Grazie.
Laura Tussi - 18-08-2005
Ritmi e rituali nello sviluppo

Elaborato di ricerca relativo a tematiche psicopedagogiche curate dagli autori citati in itinere

L'obiettivo di tale ricerca è dimostrare l'importanza del ritmo e della ritualizzazione nella vita infantile, sostenendo l'ipotesi della linea di sviluppo che parte dai ritmi comportamentali che il neonato manifesta fin dai primi giorni di vita, si sviluppa nella ritmicità che caratterizza i primi rapporti tra madre e bambino, per consolidarsi nell'importanza delle ritualizzazioni nella vita infantile e familiare.
Negli anni 60 e 70 emerge il modello di neonato non passivo. Il bambino è un essere autoorganizzantesi, con potenzialità innate, capace di influire sul mondo circostante con il proprio comportamento. Le attività spontanee del neonato presentano particolari organizzazioni temporali e ritmiche. Questa ritmicità permette al bambino di esercitare controllo sul mondo e dare ordine al proprio agire. Questo favorisce l'interazione tra neonato e genitore, rendendo i comportamenti infantili più prevedili e facilitando la soddisfazione dei bisogni.
Gianni Mereghetti - 18-08-2005
A fine luglio una sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto che insegnare è diverso dal pulire un'aula, dal gestire un laboratorio, dal protocollare la posta. La stessa sentenza dice che non va contro il principio di uguaglianza la valorizzazione delle specificità di ogni funzione, il che apre finalmente le porte a ciò che aspettiamo da anni, un contratto solo per la funzione docente, diverso da quello del personale ATA.
Corrado Mauceri - 22-07-2005
La Corte Costituzionale non ha dichiarato la legittimità costituzionale del decreto Moratti sulla scuola dell'infanzia e sul primo ciclo, ha soltanto confermato la competenza dello Stato.

Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa hanno dato la ...
Lucio Garofalo - 21-07-2005
Una paurosa spirale di morte e distruzione ha avvolto l'intera umanità, senza risparmiare più nessun popolo: è la spirale "guerra-terrorismo" così come è stata convenzionalmente definita.

Tuttavia, tale apparente dicotomia non costituisce e non ...
Francesco Scaramuzzi - 21-07-2005
Dai resoconti ufficiali del Senato della Repubblica

Un d.d.g. del 17.02.2002 bandiva in Puglia il corso concorso per Dirigenti scolastici riservato a docenti che avessero ricoperto un incarico di Presidenza per almeno 3 anni (n. 180 giorni per ...
Francesco Di Reda - 21-07-2005
L'argomento è tratto dalla "Gazzettadelmezzogiorno" del17/07/2005

E' mai possibile che in una classe di 21 ragazzi,
ben 8 vengano respinti all'esame di maturità
e altri 7 passino con il minimo sufficiente???

Significa che 15 ragazzi su 21 ...
Maurizio Tiriticco - 20-07-2005
Confesso che non mi ha sorpreso più di tanto l'attacco del Presidente del Senato al Consiglio Superiore della Magistratura: è l'ulteriore conferma della vocazione politica della attuale maggioranza, assolutamente sprezzante delle regole della ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-07-2005
" ( ... ) perché se Berlusconi ha, come dicono, carisma, sia pure in via di evaporazione, e col carisma weberianamente si modificano le coscienze, allora forse in questi anni, in questi vent'anni di berlusconismo prima imprenditoriale - ( ... ) - e ...
Laura Tussi - 19-07-2005
Il disagio esistenziale e il senso di impotenza.

Il valore dell'attribuzione di senso e significato al mondo


I ragazzi difficili presentano limiti all'attività intenzionale di attribuzione di senso e significato al mondo e alla realtà nel pensare la propria collocazione rispetto agli altri. Questi limiti dell'intenzionalità provocano nel ragazzo un'idea di impotenza di sé di fronte al mondo e di nullità. Questo tipo di percezione è caratterizzata da un "eccesso di mondo" o da un "eccesso dell'io". Il mondo continua a sfuggire ad un fittizio potere sulla realtà, nonostante un io che si considera onnipotente, causando una frustrazione assidua del sentimento di onnipotenza e suscitando la sensazione di un baratro, di un vuoto, un'angoscia incolmabile rispetto ai ripetuti tentativi di fagogitazione universale votati all'insoddisfazione. Nei ragazzi difficili si percepisce un senso di avvilimento, di rinuncia e di fatalismo che caratterizza la loro esistenza. Anche gli atteggiamenti provocatori, spavaldi, rivendicativi rispetto al proprio modo di vivere manifestano, ad uno sguardo entropatico, un acuto senso di insoddisfazione che scaturisce dalla sostanziale incapacità di attribuire un senso alla propria vita. Occorre ripensare la percezione del ragazzo difficile che manifesta questa onnipresente sensazione di nullità del sé. Il ragazzo a disagio in difficoltà non è una persona appagata e soddisfatta del suo comportamento antisociale, ma si rivela alla ricerca di un modo per non sentirsi completamente e definitivamente oppresso dal senso di impotenza. Dunque il comportamento irregolare e "difficile" pare essere il risultato di una visione della realtà focalizzata su una modalità distorta di considerare e percepire la correlazione tra l'io e il mondo, producendo così un senso di nullità del sé che comporta una finalità sostanziale della rieducazione, ossia la costruzione di un ottimismo esistenziale.
Gianni Mereghetti - 17-07-2005
Carissima Oriana Fallaci,
mentre leggevo il suo testo dal titolo "IL NEMICO CHE TRATTIAMO DA AMICO" mi è corsa alla mente l'immagine di una studentessa mentre mostrava alla commissione degli esami di stato ...
Francesco Mele - 17-07-2005
BOZZA DI LAVORO
PER LA SCRITTURA CONDIVISA DI UNA
LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
PER UNA BUONA SCUOLA





luglio 2005
Ilaria Ricciotti - 16-07-2005
Ogni giorno siamo costretti ad assistere a molte angherie, violenze, drammi personali, sporcizie di ogni genere.

Ogni giorno l'adrenalina sale, sale, sale sempre più.

I cuori di cartavelina però non rimangono indifferenti alla fame, alle ...
Alba Sasso - 15-07-2005
Gruppo DS -Ulivo della VII Commissione della Camera.

Alba Sasso, Giovanna Grignaffini, Walter Tocci, Andrea Martella, Carlo Carli, Giovanni Lolli, Gloria Buffo, Piera Capitelli, Franca Chiaromonte.


Il decreto sul precariato.

Dopo ...
Gianni Mereghetti - 13-07-2005
ALLE STUDENTESSE E AGLI STUDENTI
CHE HANNO SOSTENUTO GLI ESAMI DI STATO

Carissimi,
la vera novità di questi esami siete stati voi, e la ragione è semplice, avete messo in campo voi stessi, la vostra criticità, la vostra ...
Giuseppe Aragno - 12-07-2005
Si sa. Sono anni che i "Democratici di Sinistra" cercano "casa" e "chiesa". Una ricerca disperata.
Antimarxisti feroci dopo lunga e retribuita milizia marxista, antistalinisti dopo lunghi silenzi sui gulag, pellegrini sulla terza via negli anni ...
Ilaria Ricciotti - 12-07-2005
Dedicata a Rosaria e a tutti gli studenti che conseguiranno il diploma di maturità


Cara Rosaria, ti auguro con il cuore
una vita piena di soddisfazioni e d'amore.

Una vita di cui tu possa sentirti sempre fiera,
una vita di valori, ...
Antonino Drago - 11-07-2005
1. Studiare la guerra per fare la pace? Le Accademie militari

Dobbiamo tenere presente che c'e' un'Universita' per la guerra: tutte le Accademie militari e le Scuole superiori militari (di guerra, della polizia, ecc.) pretendono di essere al livello universitario. E non hanno problemi a studiare la guerra, perche' sono convinte che solo cosi' i professionisti seri possono fare la pace.
Inoltre occorre tenere presente che c'e' anche un'Universita' civile che e' direttamente legata alla guerra. Non tanto in Italia, ma negli Stati Uniti e nelle grandi nazioni l'Universita' viene assorbita dalla ricerca militare, cioe' per la guerra. In Usa una gran quantita' di persone lavora alla corsa agli armamenti (su una popolazione di 187 milioni l'1% e' dipendente del Pentagono). Attualmente i fondi destinati allo scudo spaziale sono talmente tanti, che chi decide di non aderire, commette una sorta di suicidio accademico, restando in svantaggio sia nei fondi per il suo campo di ricerca, sia per la propria carriera.
sulla rivista dei fisici americani Physics today", e' comparso un interessante articolo: un editoriale di Charles Schwarz, che e' un noto fisico, impegnato per la pace (2). Le sue considerazioni erano molto sconsolanti: ci sono diversi modi di collaborare con i militari. Il primo e' lavorare a pieno tempo per i militari; negli Usa degli anni '80 la meta' degli scienziati lo faceva (3). C'e' poi un'altra maniera, quella di fare i consulenti per i militari. E ce n'e' un'altra ancora: fare i consulenti per i partiti sulle questioni militari. "Infine c'e' un altro modo (dice Schwarz), di cui mi sono reso conto con sgomento da poco, che e' quello di insegnare fisica all'Universita'. Io insegno a Berkeley, in California, dove la meta' dei fisici che si laurea viene poi assunta dai militari. Allora mi chiedo: come insegnante universitario di fisica, di chi sono al servizio, di una cultura civile o di una cultura militare? I militari, che hanno bisogno di molti fisici usano l'Universita' civile per risparmiare soldi; di fatto questa mia Universita', per meta', serve ai militari. Allora, la domenica io posso anche partecipare alle marce per la pace, ma se gli altri sei giorni lavoro in definitiva per i militari, che senso ha la mia attivita'? Io non ho risposta. Pero' quantomeno pongo il problema" (Ha poi pubblicato una serie di opuscoli per mettere in guardia gli studenti dall'impiego militare).
Laura Tussi - 11-07-2005
La perdita del territorio e l'alienazione del soggetto. La didattica del giardino-territorio: mediatore di relazioni tra individui.

La rivoluzione industriale annulla la distanza tra città e campagna, avviando la perdita, la scomparsa del paesaggio naturale, fisico, e, di conseguenza, l'annientamento del valore autentico del giardino e della capacità stessa di leggerne i segni, i simboli, i richiami, le metafore, le allegorie, le alchimie...
Il '900 annulla il giardino e lo ricrea a suo modo, delineando un lavoro sul paesaggio antropico, costruito dall'artificio, per cui, attualmente, non risulta ormai possibile collegare il giardino con l'arte del paesaggio, vedendolo come disse Benjamin, chiuso come una stanza ed aperto come il mondo, nell'epoca della riproduzione tecnica su larga scala, ricostruendo e vagheggiando in esso la formalità dell'armonia, della bellezza, poiché non ispira più come corpo vivente inserito nel tessuto territoriale, ma risulta meramente una struttura formale, disancorata, avulsa dal contesto ambientale originario, non costituisce ormai un punto di ricognizione peculiare relativo alle problematiche della territorialità. Esistono collegamenti, nessi, rapporti stretti, relazioni tra i giardini dei morti, dell'Ade, dell'oltretomba, come ambienti d'oasi, di rimembranza nel richiamo profondo con l'arte totale di costruire il territorio e suscitare, ripristinare la celeste corrispondenza d'amorosi sensi, con i trapassati nell'ultraterreno, così considerando il sogno della terra e del paesaggio in tutte le sue forme ed i suoi percorsi, si mantiene il riferimento tra cultura materiale e spirituale, con il grande immaginario archetipico, senza disarticolare il giardino dall'idea ancestrale originaria di matrice, come moltiplicazione all'infinito dell'immaginario mitologico, leggendario, narrazione fantastica ed interpretazione del territorio, con i suoi fenomeni naturali e soprannaturali, che si esprime in modo multiforme, proteiforme, camaleontico interagendo tra forme di giardino pensato, premeditato, rappresentato attraverso l'arte o realmente costruito, architettato, inserito in giochi di rimandi non scindibili dal tutto, ma miscelabili, amalgamabili.
Lucio Garofalo - 09-07-2005
Chiarisco subito un concetto che deve costituire un punto fermo e inamovibile: il nuovo attentato terroristico che ha devastato Londra rappresenta un orrendo crimine commesso contro l'intera umanità, soprattutto contro la parte più umile e indifesa del genere umano.

Voglio urlare con forza il mio sdegno morale contro atti che rivelano soltanto una ferocia assassina ed una raccapricciante efferatezza, e non sono certo utili alla causa degli oppressi o dei diseredati del pianeta, anzi non è ravvisabile alcun vantaggio per i più deboli e miserabili. Caso mai vi si annidano gli interessi affaristici e miliardari di qualche oscuro centro di potere sovranazionale.

Comunque, per comprendere simili fenomeni non servono analisi di carattere dietrologico, ma occorre sforzarsi di compiere una valutazione il più possibile lucida ed obiettiva dei fatti e delle conseguenze. Occorre chiedersi: cui prodest, a chi giova tutto ciò?

A chi giovano, dunque, queste azioni criminali e stragiste che, per la loro tipologia, mirano a colpire in modo indiscriminato le masse popolari, non certo bersagli ben precisi e individuati, tanto meno i sedicenti "decisori" superblindati del G8.

Uno degli effetti più immediati è stato quello di stravolgere l'agenda politica del summit scozzese, ponendo al primo punto il tema della sicurezza e della "guerra al terrorismo", così da ridare fiato e slancio alla strategia della "guerra preventiva" (o "guerra globale permanente") imposta dall'intellighenzia neoconservatrice che ispira l'amministrazione nordamericana. Una strategia che ormai attraversa una grave crisi di consensi a livello internazionale, e spera in una ripresa e in un recupero di immagine e di risorse finanziarie.

Giuseppe Aragno - 09-07-2005
La violenza è nelle cose e nella nostra storia, tant'è che a percorrere le vicende della storia ci si accorge che la parola pace ha senso solo in alcune fasi della vicenda umana di questa o quella gente, fasi limitate nello spazio e nel tempo, in cui o la politica impedisce che siano presenti le condizioni che producono la guerra o la guerra stessa le ha temporaneamente rimosse.
Se questo è - e mi pare difficile negarlo - non una pace vagheggiata fuori dalle condizioni in cui è possibile vivere in pace, non l'utopia pacifista, non la risposta militare rimuoveranno le cause della violenza con cui ci colpisce il nemico in una guerra che abbiamo dichiarato e neghiamo di combattere.
Emanuela Cerutti - 08-07-2005
Giovedì, 13.50. Ricevo dalla newsletter quotidiana "La nonviolenza è in cammino", supplemento dei giovedì:

La guerra a Londra

Quanto sangue dovra' ancora scorrere per capire che una e' l'umanita', che la guerra, in qualunque sua forma, e' ...
Laura Tussi - 07-07-2005
L'istituzione scolastica, in primis responsabile della trasmissione di memoria storica contemporanea.

Per lavorare come insegnanti a scuola in progetti riguardanti la storia contemporanea e la memoria storica occorre affrontare in modo critico l'uso pubblico delle fonti e dei documenti che testimoniano gli eventi storici. La scuola per molto tempo ha trasmesso la storia patria: un processo finito, compiuto. Sicuramente l'istituzione scolastica ha perso una centralità educativa di comunicazione di molte informazioni e conoscenze che attualmente sono retaggio specifico dei massmedia, anche perché gli insegnanti usano moltissimo gli strumenti visivi, sapendo che consistono in rielaborazioni anche rispetto ai documenti che citano, perché spesso il commento di un documento storico viene elaborato sulla base delle immagini che si sono trovate a disposizione, e non necessariamente con quelle più convergenti e congruenti rispetto al contenuto specifico da trasmettere. Poiché l'impatto visivo è emotivamente molto più alto rispetto al messaggio verbale, i media hanno compiuto un'operazione che contraddice in parte anche quello che i sociologi ottengono come risultato delle inchieste, perché mai come negli ultimi anni si sono riprese parti, frammenti, momenti della nostra storia con annesse reinterpretazioni, adattando certi aspetti ed estrapolandone altri dal contesto, e si è compiuta così un'immensa operazione di memoria collettiva. Dunque si è passati da una fase in cui la memoria della seconda guerra mondiale, della resistenza, dell'internamento, della deportazione, del complesso fenomeno concentrazionario nella sua globalità, erano rievocati, rammentati, rimembrati dai testimoni in ambiti e contesti collettivi e socioculturali, alla fase in cui è stata elaborata dalla storiografia, come è giusto, fino ad approdare a questo ultimo stadio di ricerca in cui è soprattutto il documento ricostruito con tutte le componenti necessarie della drammatizzazione, a volte persino della fiction, che hanno veicolato una certa memoria. Occorre anche considerare le memorie di vita, le narrazioni autobiografiche, pluralità di memorie del contesto storico che contiene esperienze plurime e diverse, mentre molto spesso si individua in un personaggio, in un evento, in una giustificazione il senso della storia ed in questo uso pubblico e decisamente politico della storia è subentrato un grande coinvolgimento che non ha ottenuto altro che un dibattito di contrapposizioni. Sono legittime le posizioni ed opinioni di storici cosiddetti revisionisti, che contrastano la visione della resistenza connessa strettamente alla nostra democrazia e che attua un vero riferimento ai testimoni ancora in vita, militanti nell'associazionismo storico culturale (ANED ANPI) ed alle vittime, con reali interpretazioni. Esiste una differenza tra queste due modalità e visioni interpretative di leggere la storia più recente del nostro Paese, che consiste appunto nell'opinione anche di storici relativa al lavoro storiografico: il parere può essere formulato sulla base di ipotesi, di ideologie e convinzioni, mentre la storia si costruisce in base alla fonte dei documenti, per cui si parla di uso pubblico della storiografia, perché il documento viene messo in secondo piano e si preferisce elaborare riproposizioni dell'accaduto sulla base di un'interpretazione che spesso non fa riferimento ai documenti a disposizione, vale a dire le fonti normali, cartacee, testimonianze, memorie raccolte ed elementi visivi che nel lavoro dello storico vanno tenute insieme per essere lette ed interpretate globalmente ed utilizzate criticamente.
Perché ci soffermiamo tanto sulla costruzione di memoria storica? Non esiste solo il problema di motivare i ragazzi all'apprendimento della storia, perché questa materia, per sua definizione, è una disciplina nomotetica. Non è un caso che la discussione di una riforma della scuola si sia poi focalizzata sul programma e sul curricolo di storia.
La storia è anche educazione alla convivenza civile di un Paese ed allora questo termine della responsabilità della memoria, emerso dalle interviste dei docenti che partecipano alle ricerche di memoria ed insegnamento della storia, è un tema della responsabilità educativa che riemerge attualmente con molta evidenza all'interno del corpo docenti anche con la prova dell'autonomia della scuola, dove il ruolo dell'insegnante diventa necessariamente di scelta, di orientamenti di indirizzi, di contenuti e di organizzazione collettiva della dimensione scolastica, concedendo, trasmettendo ai ragazzi, gli strumenti per costruire, riabilitare la memoria al fine nobile di interagire con essi tra passato, presente e futuro, da interiorizzare come responsabilità educativa primaria, al pari della costruzione di tematiche rigorose della storia. I docenti sono organizzatori di sapere nella loro funzione specifica e nel caso della storia contemporanea e soprattutto nel caso della seconda parte del novecento, diventano attori primari degli eventi trascorsi e testimoni principali degli avvenimenti che raccontano e trasmettono perché vissuti in prima persona in un contesto storico globale. Gli insegnanti prima di affrontare un lavoro congiunto con gli studenti, relativo alla memoria storica, devono compiere un lavoro molto serio sul concetto di memoria. In un momento epocale per cui molti individui si sentono singoli ed isolati, perseguono l'interesse personale e non collettivo, vivono in situazioni estreme di solitudine esistenziale, intellettuale e sociale, avere memoria significa assumersi la responsabilità della propria vita ed anche di un modo di esserci di esistere, di partecipare, nel processo storico che viviamo. Il coraggio della memoria, vale a dire andare alla ricerca della storia non è di per sé un fatto che ci porta a valutare anche il presente. I fatti della storia sono sempre la conseguenza e la continuazione di altri eventi, altri avvenimenti, e quindi non è possibile ignorare una parte del passato se si vuole pensare al presente e proiettarsi nel futuro. Quando si parla di storia contemporanea si dimostra la fortuna della ricerca di atti, di fatti e testimonianze che offrono certamente agli storici la possibilità di valutare e di trasmettere queste esperienze e dati di ricerca ai giovani. Negli incontri dei testimoni della resistenza con i giovani si è maturata negli anni una maggiore consapevolezza e coscienza storica. Sostiene Giovanni Pesce Presidente Nazionale dell'ANPI :"Noi abbiamo vissuto esperienze tali, che rievocate oggi, mi danno l'impressione di essere al di fuori della mia persona. Riconosco i fatti, cito i casi, i dati, i protagonisti, ma talvolta avverto la sensazione di stare seduto in una platea e di vedere questi eventi rappresentati in palcoscenico. Con lo scorrere degli anni non si prova più la passione, l'emozione che cresceva dentro di noi in passato e forse i fatti risultano forse anche più chiari, più luminosi ed il discorso, il dialogo, anche con gli insegnanti difficilmente riporta alle singole esperienze personali". Gli eventi si considerano in una dimensione diversa ed in qualche caso con cartine geografiche o film si riescono ad approntare dibattiti estremamente vivaci che riportano alla memoria non solo i fatti, gli avvenimenti, ma i motivi, le cause. Gli aspetti ignorati maggiormente sono i documenti che precedentemente, all'inizio della guerra, durante il conflitto, sono stati emessi e che denunciano, in primo luogo come gli eventi bellici si sono verificati per certi obiettivi (l'accordo prima con la Germania, poi con la Germania ed il Giappone). Questo disegno strategico in atto che i partigiani, oggi testimoni, non riuscivano allora a comprendere bene, mentre si viveva l'evoluzione dei momenti bellici, ha portato poi, col tempo, e per le modalità in cui si è svolta la Grande Guerra, ad intuire che la strategia bellica era mortale per l'intero globo. Quando l'esercito tedesco è giunto al Volga e si è bloccato a Stalingrado, in quel momento si è capito che se Hitler avesse vinto quella battaglia e fosse riuscito ad ottenere i petrolio del Caspio, probabilmente la guerra avrebbe assunto una dimensione diversa. Il fatto che i giapponesi abbiano attaccato nell'Indocina e nella Cina, il ricongiungimento di tale disegno strategico degli eserciti fascisti che volevano dominare il mondo, oggi se avesse vinto, avrebbe creato una terribile situazione di regresso per l'umanità. E allora qual è stato poi il motivo, la ragione per cui, battuti il nazismo ed il fascismo, rotto il patto antifascista, si è cercato, in anni che sono diventati terribili, bui, dopo la guerra, di dimenticare o di far dimenticare i risultati ottenuti con la resistenza, con il movimento antifascista. Il disegno era questo: il mondo occidentale era diviso in due ed allora bisognava recuperare la Germania, il popolo tedesco che diventava importante per l'occidente. E allora ecco nascondere i fascicoli che riguardavano le stragi avvenute in Italia, in Francia e nei Balcani, e di cercare di ignorare che la guerriglia partigiana e la lotta antifascista avessero portato questo aspetto alla società moderna, all'Italia di oggi, alla Repubblica. Infatti attualmente quelli che tendono ad ignorare questi aspetti tentano di nascondere i motivi per i quali è scoppiato il conflitto per cui il mondo diviso in due doveva produrre certi effetti. E' importante ricercare nei documenti (i giornali, le biblioteche, nei ministeri) tutto ciò che può far comprendere come si viveva allora, quali erano le ragioni fondanti per cui si è organizzata la resistenza, si è combattuto contro il fascismo. L'aspetto più qualificante della storiografia è andare alla ricerca delle memorie per la possibilità del pensiero di ricordare, di rielaborare, di parlare, di proferire il passato, l'accaduto... ma questo non basta perché è evidente che poi le memorie vanno inserite in un contesto unitario, storico comune: questa è la funzione primaria della scuola. L'istituzione scolastica è la prima forma sociale che l'individuo incontra nel suo percorso di formazione ed in cui si plasma l'avvenire delle future generazioni.
Adriana Ranallo - 07-07-2005
Pongo questa domanda: che fine fanno le otto ore di scienze nella scuola media che la ministro Moratti ha aggiunto alla cattedra di matematica e scienze nella prima media? come vengono pagate? chi deve pagarle? come vengono liquidate?
L'anno ...
Forum insegnanti - 07-07-2005
In un contributo precedente, pubblicato su Fuoriregistro, avevamo segnalato un nostro intervento nel forum della "Fabbrica del Programma", constatando, con stupore, la presenza in quel sito di un articolo di Padre Mario Reguzzoni favorevole alla ...
Virginia Mariani - 07-07-2005
Dopo un anno scolastico durante il quale, fra l'altro, ho insistito sull'eliminazione della scolorina, che rende sì eleganti i documenti ma li invalida, una mia alunna ha consegnato il suo tema decorato qua e là da piccoli stucchi bianchi, ...
Vincenzo Brancatisano - 06-07-2005
Riceviamo e pubblichiamo da www.vincenzobrancatisano.it

Lo scandaloso criterio era stato introdotto dalla Legge 143 del 2004

Docenti precari, il Tar di Catania, con una sentenza di merito e non con un semplice provvedimento cautelare, ha ...
Gennaro Capodanno - 06-07-2005
COMUNICATO STAMPA

Concorso per dirigenti scolastici: a Napoli graduatorie estive
Capodanno: "La direzione regionale scolastica ignora le leggi "

" Tutto come nello stile oramai "storico" della direzione regionale scolastica della Campania, ...
Pino Patroncini - 06-07-2005
E' stato prodotto nei giorni scorsi un nuovo disegno di legge sullo stato giuridico. Si tratta del cosiddetto disegno di legge di maggioranza. Infatti tutti ricorderanno che in precedenza i disegni di legge erano due: uno Santulli (Forza Italia) e ...
Redazione - 05-07-2005
Pubblichiamo due interventi, tra i molti che girano in rete, sull'argomento: uno è favorevole e l'altro contrario. Il tema, comunque, è estremamente importante e vale la pena soffermarsi un po' a riflettere, soppesando e mettendo a confronto le diverse posizioni. Per sapere cosa succederà nelle nostre tasche, ma più ancora, quale stato sociale va d'accordo con le Riforme in atto, pensioni comprese.
Lucio Garofalo - 04-07-2005
L'operazione mediatica denominata "Live 8" è l'ennesima iniziativa sbandierata come un evento filantropico ed umanitario, con uno scopo liberale quanto pragmatico (almeno stando agli intenti dichiarati ed alle enunciazioni di principio) quale la ...
Giuseppe Aragno - 04-07-2005
La mia vita da lontano: fili sospesi nel vuoto. Ci cammino come un funambolo stanco che oscilla, si ferma e va avanti, stretto tra il timore di cadere e il bisogno di muoversi, tra la paura di aprire gli occhi e il bisogno di spalancarli per giungere, passo dopo passo nel tempo che gli è dato, dove conduce la strada segnata dai fili. Prima o poi verrà la notte a coprire d'ombra il mio spazio e il mio tempo. Un funambolo sa bene che un giorno cadrà. In piedi su un filo non si può stare mai del tutto fermi ed è impossibile muoversi con passo spedito. Si sta e si va, come un'onda che ruota spinge un'onda e poi un'altra: ciascuna al suo posto e tutto il mare in moto. Si sta e si va, adattandosi alla fatale delusione che ogni equilibrio comporta. Poi uno squilibrio pone fine al viaggio.
La guardo la mia vita - solo così posso farlo - passando per il filtro misterioso della memoria. Ho un punto di vista, un osservatorio precario e l'unico possibile: il futuro subito passato che diciamo presente. Di là guardo il futuro diventato passato: mi scorre davanti, istante dopo istante, e mi meraviglio: è di nuovo un'attesa che andrà delusa.
No, non gioco con le parole.
Il futuro, quale che sia stato, sogno, speranza, incubo o illusione, non ha mai avuto il volto del presente e non è stato mai fermo un istante, mai ne ho colto l'anima, mai l'ho fissato in una successione di fotogrammi. Se n'è andato come un sogno all'alba e mi resta il passato, un sedimento di sogni, un baleno d'illusione, il sapore amaro della delusione, il mito perduto e una triste consapevolezza: indietro non si torna se non con le parole di un racconto.
Torno indietro, quindi. Narro, cantastorie di me stesso, il respiro del tempo: il breve mio tempo di uomo affannato e quello profondo e cavernoso dell'umanità; torno indietro e colgo intrecci impensati, un mondo dentro un altro, come se guardassi una goccia d'acqua al microscopio; torno indietro, ordino eventi, individuo legami, sequenze logiche di cause e di effetti, incontro il caso cinico e beffardo, scelgo nel tempo ciò che penso stia fermo e ciò che pare che avanzi e trascorra cambiando. Cantastorie di me stesso, torno indietro e scrivo: storie nella storia.
Dal mio punto di vista, aperto su un mondo di pupi sorretti da fili, sono fortunato: non so bene per quale inganno ottico, i fili io li ho sotto i piedi. Cantastorie di me stesso, mi reggo da solo e non sono sorretto. Li vedo sospesi nel vuoto, i cavi sottili sui quali ho vissuto e torno ai sussulti di panico, ai soprassalti d'orgoglio, alle rivolte sedate, alla rassegnazione rifiutata, ai patti con me stesso, ai compromessi, all'eterna paura di cadere cercando un equilibrio nuovo. Sono lì, davanti a me, sono io che guardo me stesso su fili che intrecciano fili, e li riconosco: la mia storia e quella di un mondo nel quale hanno vissuto insieme quattro o cinque generazioni, ciascuna col suo tempo, tutte in un unico tempo, entrando o uscendo una ad una dal tempo dell'altra. Ho un figlio, potrei avere un nipote, ho visto uscire dal mio tempo mio padre che non aveva più tempo. Non c'è stato, ma poteva esserci, il tempo di mio nonno che non ho conosciuto. Eppure l'ho visto così presente nella mia infanzia - me ne hanno parlato a lungo mille cantastorie di se stessi - che senza incontrarlo ho ricavato dal tempo suo il senso misterioso della storia che regola il mio oscillante cammino sui fili. E storia del resto era la vita di quel nonno sconosciuto e affascinante che mio padre mi narrava quand'ero bambino.
Gianni Mereghetti - 04-07-2005
Se valutare uno studente fa parte di un rapporto educativo si deve riconoscere che è più abilitato a farlo correttamente chi è coinvolto con lui. Certo siccome valutare non è un meccanismo, il problema "non è che il sentimento venga eliminato, ma che sia al suo posto giusto". Ed è questo il dramma di ogni valutazione, ma anche il suo fascino e il suo essere contingente! Ma che cosa vuol dire che il sentimento sia al posto giusto in una valutazione? Che quella valutazione sia per il bene dello studente, il che lo sa più un insegnante che gli ha vissuto insieme per alcuni anni che non un estraneo! Che poi gli insegnanti debbano identificare conoscenze, capacità e competenze in un numero che va dal 60 al 100 sfugge ad ogni criterio educativo.
Grazia Perrone - 03-07-2005
Formazione forzata per tutti gli insegnanti in esubero si chiede, retoricamente, la FLC-Cgil nel suo sito ufficiale?
Ebbene la risposta è sì ... basta leggere l'articolo 3, comma 4 del decreto legge n. 115 relativo all'immissione in ruolo di, ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 03-07-2005
"Tornare in America dopo un'assenza di sei mesi equivale a trovare una nazione rinsavita dal confronto con la realtà.
La realtà dell'indebitamento e dei posti di lavoro perduti. La realtà della Cina in ascesa. Soprattutto, la realtà dell'Iraq. Serve ...
Redazione - 02-07-2005
Segnaliamo dal sito Treccani Scuola :

Mentre l'Esame di Stato è in corso di svolgimento, proponiamo alcuni interventi che riflettono sulla preparazione degli studenti al termine della scuola. Un saggio di Raimondo Bolletta sulle nuove competenze ...
stefano maschietti - 02-07-2005
Le assunzioni differite e le Scuole di formazione che verranno

Sul Corsera del 25/06 abbiamo letto con approvazione l'analisi di Sabino Cassese, che lamentava la mancata promozione dei meritevoli nei ranghi della pubblica amministrazione. E non ci ...
Laura Tussi - 01-07-2005
Come colloca la Sua storia di formazione rispetto al personale impegno politico e culturale?

Appartengo ad una generazione che ha scoperto la politica nel momento in cui praticamente scopriva la vita di relazione, lo studio, la musica, il fatto ...
Coordinamento Nazionale ITP - 30-06-2005
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti di Laboratorio da tempo svolge la sua attività con la finalità di difendere il ruolo degli Insegnanti Tecnico Pratici ( ITP) e delle attività laboratoriali cercando di sensibilizzare i sindacati, le forze ...
Forum insegnanti - 30-06-2005
Nella pagina del sito della Fabbrica del Programma dedicata al convegno "la fatica e l'orgoglio degli insegnanti" compare, tra i documenti correlati all'incontro del 14 maggio, un articolo di P. Reguzzoni sulla "funzione docente"
Con una certa ...
Pierluigi Nannetti - 29-06-2005
Premessa:
Gli USA stanno massacrando il popolo irakeno: ogni giorno, dopo che Bush ha dichiarato la fine della guerra, circa un anno e mezzo fa, muoiono 40 - 50 persone nell'indifferenza del mondo intero. Secondo Bush la "democrazia" sta avanzando ...
Lucio Garofalo - 28-06-2005
L'esito referendario del 13 Giugno scorso ha riconfermato una serie di tendenze di natura regressiva, in atto in Italia da diversi anni.

Una riflessione preliminare merita l'ennesimo fallimento di un'iniziativa referendaria: da 10 anni nessun ...
ADACO - 28-06-2005
L'ennesimo annuncio del Ministro "senza qualità" Letizia Moratti non merita di essere commentato. Se è vero, come sostenuto da una miliardaria, messa non casualmente alla guida di un dicastero strategico, che la notizia oggi data al termine del Cdm ...
Gianni Mereghetti - 27-06-2005
Caro collega,
gli scritti di questo sciagurato esame di stato ce li siamo lasciati alle spalle ed è finalmente tempo di passare al colloquio, forse l'atto che il legislatore ha lasciato più nell'ambiguità, così che ciascuno di noi ...
Stefano Colombini - 27-06-2005
Il ruolo dell'autonomia scolastica è cresciuta e sta crescendo in maniera esponenziale, a livello di personale della scuola, in questi ultimi anni.
Tutto questo è dovuto a diversi fattori: innanzitutto perché è stata percepita come una dimensione ...
Stefano Medel - 25-06-2005
Leopardi era un uomo di livello non comune, superiore alla media, colto, erudito ed un incredibile autodidatta. Di quest'uomo ormai entrato nel mito delle lettere, si continua a parlare non a caso. Capitando a Recanati, si notano i cipressi, e si guarda incuriositi, cercando i passeri solitari e l'ermo colle. E si ha un senso di tristezza, pensando a questo grande uomo, e alla sua vita, sola e triste. E ci si sente, come di aver perso , qualcuno di grande.
Aldo Ettore Quagliozzi - 25-06-2005
Da una ricerca di Eurisko riferita all'anno 2004 si apprende che nel bel paese ben 900.000 famiglie continuano a consumare come "dannati della Terra", al solo consumo condannati quindi, anche se, per riportare le parole di EurisKo "E' il consumismo povero e sognante di chi ha uscite che superano costantemente le entrate".
Spendere oltre i bisogni di base; è la dura realtà del bel paese! E poi, ben 4 milioni di famiglie del bel paese che, sempre secondo Eurisko, "si rivelano molto orientate alle spese e poco al risparmio e agli investimenti".
E del resto, come pensare che le cose potessero andare diversamente allorquando tutto il vivere del bel paese sembra una continua inutile rappresentazione scenica, dalla politica alle più nobili espressioni dello spirito?
Collegio Docenti ITIS Marconi di Bari - 25-06-2005
I docenti dell'ITIS "Guglielmo Marconi" di Bari, riuniti in Collegio il 24 giugno 2005, esprimono viva preoccupazione a seguito dell'approfondita lettura dello schema di Decreto Legislativo attuativo della Legge 53/2003 per quanto concerne la scuola secondaria superiore, nella versione approvata dal Consiglio dei Ministri del 27 maggio 2005.

Osservando i quadri orari allegati alla bozza di decreto, balza agli occhi una generalizzata riduzione del monte ore di svariate materie, che necessariamente comporterebbe il sovrannumero di alcune decine di migliaia di docenti, in special modo quelli che insegnano materie tecniche e professionalizzanti, oltre ai colleghi di Diritto ed Economia.
Gianni Mereghetti - 25-06-2005

  1. Marco Lodoli ha perfettamente ragione! Noi insegnanti siamo sempre più sommersi da pratiche insensate, boccheggiamo tra inutili scartoffie, finendo con il credere che ciò che vale dentro la scuola sia la compilazione di verbali, di registri, di programmazioni. L'esame di stato porta alla luce questa aberrazione della vita scolastica, ma purtroppo si tratta della pratica quotidiana, lo sanno bene quelle scuole, come la mia, che sono cadute nel tranello del Progetto Qualità, dove ciò che conta non è quello che fai in classe, ma se compili correttamente un modulo. Marco Lodoli ha ragione, e verrebbe da dire con Jurij Galanskov che dentro le aule scolastiche "l'uomo è scomparso, insignificante come una mosca egli si muove appena" tra gli adempimenti burocratici che fanno della scuola un meccanismo così perfetto da rendere superflua la presenza di insegnanti e studenti.

  2. Il ministro Moratti ha annunciato l'assunzione di quarantamila precari storici, come la panacea della scuola italiana! Nulla di più inopportuno, anche se in realtà queste prossime assunzioni rappresentano un segnale positivo, perchè, contrariamente a quanto predicato dai sindacati, dimostrano che nella scuola possibilità di lavoro ce ne sono, minime ma ce ne sono! Non è vero quindi che vi saranno licenziamenti, né che gli organici saranno drasticamente ridotti, anzi nuovo personale verrà assunto.
    Il problema serio è come verrà assunto! Il ministro Moratti, il quale all'inizio del suo mandato aveva annunciato la rivoluzione del reclutamento, con queste quarantamila assunzioni dei precari storici annuncia di fatto la sua sconfitta. Ciò che risulta evidente infatti è il suo cedimento alla logica sindacale, quella del sistema di reclutamento per graduatoria. Siamo tornati a Canossa, non è stato fatto un passo in avanti verso un sistema di reclutamento nuovo che premi il merito, che valorizzi le capacità.
Alba Sasso - 25-06-2005
Roma, 21 giugno 2005

Siamo deputate e deputati dei partiti dell'Unione nella Commissione Cultura della Camera. In questi anni di governo del centrodestra siamo stati parte di una decisa opposizione sociale alla riforma Moratti. Forti di questa ...
Gianni Mereghetti - 24-06-2005
Terminata la II prova degli esami di stato si entra in un breve periodo di pausa apparente, tre giorni nei quali i docenti iniziano la correzione degli elaborati scritti e gli studenti si buttano a capofitto nello studio per prepararsi alla III ...
Chiara Cavallaro - 23-06-2005
RIFLESSIONI CONCLUDENDO IL PRESIDIO NONVIOLENTO SOTTO PALAZZO CHIGI

Succede cosi', che le cose inizino e poi finiscano. Spesso non sappiamo, ne' siamo tenute e tenuti a sapere, che sono esistite.
Noi per molti mesi ci siamo alternate ed alternati ...
Corrado Mauceri - 22-06-2005
Per una scuola statale, pluralista e democratica, aperta a tutti e di qualità

Per iniziativa del Comitato di Firenze "Fermiamo la Moratti" si è svolto sabato 18 giugno scorso la prima riunione del coordinamento dei comitati della Toscana impegnati a contestare le leggi Moratti ed a contrappone una politica scolastica alternativa.
I Comitati hanno anzitutto deciso di dare continuità al coordinamento regionale con l'impegno a riconvocarsi nella prima decade di settembre per verificare l'attività svolta nelle diverse realtà della regione e definire le ulteriori iniziative, tenendo anche conto di quelle analoghe promosse da altri comitati ( in particolare dalla Rete delle scuole di Milano ).
Il coordinamento ha anzitutto discusso la bozza di proposta di legge per l'abrogazione delle Leggi Moratti e per il ripristino immediato dell'obbligo scolastico (che è diverso dall'ambiguo diritto-dovere affermato nel decreto Moratti) nell'immediato fino a 16 anni, ma con l'obbiettivo di una elevazione rapida fino a 18 anni.
Il coordinamento ritiene difatti che gli effetti devastanti e per molti aspetti irreversibili delle leggi Moratti debbono essere subito impediti, intensificando e coordinando nell'immediato le iniziative per la disapplicazione delle leggi Moratti e subito dopo le prossime elezioni politiche con una legge di urgenza (potrebbe anche essere un decreto-legge) per l'abrogazione di una legislazione eversiva che contrasta con il ruolo che la Costituzione assegna all'istruzione scolastica statale; ovviamente un tale provvedimento urgente che ripristinerebbe il precedente ordinamento scolastico, dovrebbe essere accompagnato da una contestuale iniziativa per una riforma del sistema scolastico adeguata alle esigenze della società di oggi.
La scuola ha bisogno di riforme, di personale qualificato e stabile e di risorse finanziarie adeguate che possano garantire un'effettiva autonomia ed un'attività qualificata.
Antonio Zacarias - 22-06-2005
Saluti a tutti,

mi chiamo Antonio Zacarias, sono un Rsu argentino, lavoro in Permasteelisa Spa di Vittorio Veneto. Scrivo questi appunti con l'idea e la speranza che servano per non commettere gli stessi errori che ho commesso io, sarei felice se queste parole arrivassero al cuore e alla mente di almeno uno di voi.
Provengo da una nazione che negli ultimi 10 anni è passata da un benessere accettabile a una miseria insopportabile, a causa di molti fattori, ma che si riassumono in una frase detta tante volte "riduzione del costo del lavoro". La conseguenza è stata la perdita dei diritti dei lavoratori, licenziamenti in massa, livello di disoccupazione al 23%. Si parlava della "legge del mercato", per un lavoratore come me questo significava che per strada c'erano altri 200 lavoratori disoccupati che desideravano il mio posto per dar da mangiare alla propria famiglia e quindi se il mio capo mi chiedeva di lavorare in collaborazione altre quattro ore, io dovevo dire di sì, la collaborazione significava lavorare gratis.
Maurizio Tiriticco - 22-06-2005
Sono giorni in cui nella stampa si fa un gran parlare dei prossimi esami di maturità! Sono cose che abbiamo sempre dette e riguardano i numeri dei candidati, le ansie, le difficoltà della prova, le preoccupazioni del dopo esame e così via! E sono i discorsi di sempre, come se la riforma degli esami di maturità non ci fosse mai stata! Ed in effetti è proprio così! Il ritardo è assai grave ma nessun commentatore sembra accorgersene! E' il destino di molte riforme nel nostro Paese ed in primis di quelle che riguardano la scuola!
Francesco Mele - 22-06-2005
La prima è una notizia proveniente da Retescuole e riguarda la Legge di iniziativa popolare sulla scuola. La seconda riguarda i quadri orario del decreto delle superiori, che ho raccolto in due file, cos' Se qualcuno vuole ragionarci sopra, scritti così consentono di avere una migliore visione d'insieme e di fare un confronto con la situazione attuale.
Angelo Verpelli - 22-06-2005
Con una sconcertante decisione il MIUR ha confermato la somministrazione dei test Invalsi anche per i prossimi tre anni scolastici, la direttiva nr. 48 del 6 maggio 2005 , della quale pubblichiamo alcuni stralci, ne enuncia le motivazioni e fissa i criteri per l'applicazione.
Sembra che la grande mobilitazione popolare e le dichiarazioni dei sindacati in merito alla non obbligatorietà dei test, alla loro inutilità e parzialità, siano stati del tutto ignorati dal governo, anzi il MIUR ha emesso un bando di gara il 10 giugno per l'appalto delle prove 2005-06 per un valore di 3,9 milioni di euro, con procedura ristretta ed accellerata, che per i non addetti ai lavori significa che nel giro di due o tre settimane al massimo, quindi entro fine giugno, il bando sarà aggiudicato.
Mai fu così rapida l'approvazione di un capitolo di spesa per la scuola, l'intera operazione avrà un costo superiore ai 16 milioni di euro per il triennio, ma non era meglio impiegare questi fondi per la dotazione degli organici nelle scuole?

Le statistiche dei PISA sono uno strumento preciso nel delineare la "povertà" culturale di un Paese, purtroppo misurato su chi sta ancora apprendendo il sapere, gli studenti.
Non credo che i nostri ragazzi siano carenti, mentre lo è il sistema che non riesce ad innalzare i livelli di apprendimento, i quattro e più anni di "cura" Moratti hanno i peggiorato i risultati, d'altra parte togliendo risorse alla scuola si impoverisce la qualità della didattica, si va sempre di più verso la differenziazione degli alunni.
L'impiego dei test Invalsi su così larga scala è il vero "bastone" della riforma Moratti, nei prossimi anni tutto il sistema scuola sarà monitorato con dei criteri così poco rappresentativi che i dati forniranno solo degli indicatori di efficienza, e gli insegnanti, loro malgrado, saranno costretti ad adottare una didattica funzionale ai test, proprio per rimanere nei parametri dettati dal governo.
La soluzione per migliorare le perfomances dei nostri alunni, in particolare sul problem sovling, è da ricercare nell'attività di gruppo con l'ampia condivisione delle capacità, non con un attività frontale, non esiste una disciplina di problem solving, però il Miur ha deciso che verrà testata dall'Invalsi.
Siamo di fronte ad un'ulteriore mistificazione, questo governo ha davvero una grande capacità di fare scelte in base alla fonetica di un termine, forse problem solving suonava bene quindi lo hanno inserito a pieno titolo nella direttiva proprio per questo motivo.
Peccato che per raggiungere gli obiettivi fissati a Lisbona, e noi italiani siamo il fanalino di coda del treno europeo delle riforme, non serve rafforzare il sistema di valutazione convogliandone fondi preziosi, bensì bisogna investire nel "sapere", quindi dotando le scuole di sufficiente organico, acquistando i computers, rendendo la scuola un luogo piacevole e sicuro - edilizia scolastica - promuovendo iniziative internazionali di comunicazione fra i vari sistemi scolastici, o in altre parole abrogare la legge 53, non certo adottando scelte frettolose, delegando ad un singolo istituto tutta la responsabilità del successo.
Saremo sempre qui, vigili ed oppositori a qualsiasi atto pernicioso per la scuola, non è importante oggi essere al 26° posto, ma domani, continuando con queste politiche scolastiche dissennate, saremo ammessi a pieno titolo nella "economia più competitiva del mondo basata sulla conoscenza"?
Ho quasi il timore che verremo sanzionati, ma a questo punto la responsabilità sarà degli Invalsi, tutto il resto è storia.
Marco Mayer - 21-06-2005
Segnalo:

UNHCR
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
COMUNICATO STAMPA


19 giugno 2005

RAPPORTO STATISTICO UNHCR: RIFUGIATI AL LIVELLO PIÙ BASSO DAL 1980, RIMANE ALTO IL NUMERO DI SFOLLATI E APOLIDI

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha annunciato oggi che durante il 2004 il numero complessivo dei rifugiati nel mondo è diminuito del 4 per cento,scendendo a quota 9,2 milioni, la cifra più bassa da quasi 25 anni. Il rapporto statistico annuale, pubblicato dall'Agenzia a ridosso della Giornata Mondiale del Rifugiato - che sarà celebrata il 20 giugno - mostra tuttavia come il numero degli sfollati e degli apolidi resti alto.

Dal rapporto di 90 pagine emerge che, nonostante il calo del numero dei rifugiati, che ha toccato il livello più basso dal 1980, il numero totale di persone che rientrano nella competenza dell'UNHCR - cifra che include anche richiedenti asilo, rifugiati rimpatriati, apolidi ed una parte degli sfollati di tutto il mondo - è aumentato nel corso del 2004 da 17 a 19,2 milioni di persone.

"Dietro ogni numero c'è un essere umano" ha dichiarato António Guterres, il nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, insediatosi mercoledì scorso. "Se da un lato possiamo rallegrarci del fatto che vi sia stata una riduzione nel numero di rifugiati ed un aumento in quello dei rifugiati rientrati nei propri paesi d'origine, dobbiamo allo stesso tempo ricordare che ognuno di questi 19,2 milioni di uomini, donne e bambini ha subito il trauma dell'esodo forzato e che nel mondo vi sono ancora diversi milioni di sfollati interni che al momento non ricevono assistenza".

La diminuzione del numero complessivo di rifugiati per il quarto anno consecutivo si può in gran parte attribuire ad un livello di rimpatri volontari praticamente senza precedenti. Complessivamente, dalla fine del 2001 più di 5 milioni di rifugiati hanno potuto fare ritorno nei loro paesi d'origine - 3,5 milioni dei quali nel solo in Afghanistan.

Nel 2004, 1,5 milioni di rifugiati hanno fatto volontariamente ritorno nel proprio paese, con un incremento di circa 400mila unità rispetto all'anno precedente. La cifra relativa ai rimpatri avvenuti nel 2004 comprende 940mila rifugiati rientrati in Afghanistan e 194mila in Iraq. Anche l'Africa ha visto tornare in patria un consistente numero di rifugiati, dei quali 90mila in Angola, altrettanti in Burundi, 57mila in Liberia, 26mila in Sierra Leone, 18mila in Somalia, 14mila in Ruanda e 13.800 nella Repubblica Democratica del Congo. In tutto, sono 27 i paesi che nel corso dell'anno hanno visto rimpatriare più di 1.000 persone.

Durante lo scorso anno il numero di persone 'di competenza' dell'UNHCR è cresciuto di poco più di 2 milioni di unità, toccando quota 19,2 milioni. Tale aumento è stato determinato principalmente dalla crescita del numero di sfollati interni, apolidi e di altre categorie di migranti forzati, passato dai 5,3 milioni della fine del 2003 ai 7,6 milioni della fine del 2004.

Il numero di sfollati di cui si occupa l'UNHCR è aumentato in parte a seguito di due nuovi sviluppi verificatisi nel 2004: la nuova responsabilità dell'Agenzia di assistere 660mila degli 1,8 milioni di sfollati del Darfur ed un incremento nella stima governativa del numero di sfollati in Colombia - aumentato di 240mila unità toccando quota 2 milioni.

Il numero di apolidi e altre categorie di migranti forzati in simili difficili condizioni che rientrano nel mandato dell'Agenzia nel 2004 è aumentato a 2.053.000 persone, dalle 912mila dell'anno precedente.
Tale incremento è dovuto per la maggior parte all'importante sforzo compiuto dall'UNHCR per migliorare l'accuratezza dei dati relativi agli apolidi.

Tuttavia, una parte significativa della popolazione mondiale degli apolidi non è ancora stata identificata in modo sistematico, nonostante gli sforzi messi in atto dall'Agenzia per accrescere la conoscenza a livello internazionale di questa numerosa, ma spesso trascurata, categoria di persone che vivono senza essere riconosciuti cittadini da alcuno stato.

Angelo Verpelli - 21-06-2005
Il documento dei Democratici di Sinistra, stilato il 5 febbraio 2005, prende le distanze dalla riforma Moratti, invocandone la cancellazione.
Non intendo soffermarmi sul significato di cancellazione in luogo di abrogazione, voglio solo considerare ...
Laura Tussi - 21-06-2005
La propensione alle relazioni

Gli atteggiamenti educativi emozionali e di controllo comportamentale incidono sulle modalità di impostare la relazione educativa con gli allievi, dal momento che non sono delle dimensioni isolate, ma interconnesse ed interdipendenti con l'impostazione complessiva della personalità globale dell'insegnante. Le convinzioni socio-politiche, la visione del mondo e dell'uomo, gli atteggiamenti verso le persone in divenire, il modo di porsi rispetto al compito educativo e in rapporto a se stessi sono istanze comportamentali e modali che sono comprese nel sistema interdipendente della personalità. Mentre non esistono divergenze tra gli studiosi dell'interazione educativa sul fatto che gli atteggiamenti educativi sono strutture interdipendenti, non esiste invece unanimità nell'individuazione dei criteri su cui fondare tali atteggiamenti.
  • Kessel, uno studioso marxista, afferma che solo gli insegnanti con un chiaro e fondato atteggiamento favorevole alla società socialista stabiliscono significative relazioni sociali.
  • Secondo la Psicologia Individuale di matrice adleriana, il rapporto educativo deve essere fondato sull'interesse sociale.
  • Secondo la psicologia di orientamento cristiano, gli atteggiamenti educativi sono validi se fondati sulla carità e responsabilità.
  • Per altre correnti di pensiero sono validi se fondati sul senso democratico.
Da questi esempi risulta che gli atteggiamenti educativi positivi sono considerati come possibili solo se radicati in specifici sistemi motivazionali di tipologia prosociale. La formazione o la modifica degli atteggiamenti educativi degli insegnanti non devono essere considerate attraverso dinamiche processuali orientate su principi pedagogici, ma devono comprendere l'intero paradigma sistematico di convinzioni ed atteggiamenti dettati dalla personalità. La modalità tramite cui l'insegnante definisce il suo rapporto relazionale con gli allievi, influisce sulle vicendevoli relazioni e modalità di approccio e di rapporto all'interno della classe. Nel momento in cui l'insegnante stabilisce un contatto in cui gli allievi si sentono accettati e stimati come persone e quando esercitano una funzione di guida in modalità sociale e integrativa, allora gli allievi non solo si sentono valorizzati, ma motivati a sentirsi come attori interagenti nel gruppo classe.
A questo punto ci si chiede se è possibile educare alla pace e creare un clima scolastico in grado di dare sicurezza agli alunni e agli insegnanti e di sviluppare al massimo le risorse di ciascuno.
  • Per coloro che hanno risposto negativamente, il rapporto educativo è una questione di potere, di controllo, di trasmissione efficace di contenuti da depositare nella memoria degli allievi.
  • Per coloro che non sono stanchi di provare, di cercare rapporti di reciproco adattamento creativo e nonviolento, dentro una realtà strutturale che permane ancora ostile a queste mete, valgono gli obiettivi che sempre i migliori educatori hanno saputo conseguire, quali il mutuo insegnamento, la cooperazione, la fiducia e l'accettazione reciproca, il confronto aperto e alternative nonviolente nei conflitti nella comunicazione circolare e non unilaterale, con lo scambio continuo fra educazione e vita personale e sociale.
Gianni Mereghetti - 18-06-2005
LETTERA APERTA

Carissimi,

sono in molti a dirvi che gli esami di stato sono una passeggiata, che una volta sì che erano una prova seria, oggi invece che a esaminarvi sono i vostri insegnanti chi può mai credere che possiate ...
Vincenzo Andraous - 18-06-2005
Chi mi conosce ed ha occasione di leggere ciò che scrivo, ricorderà la storia di Lutrec, giovanissimo guerriero in erba conosciuto nella Comunità Casa del Giovane di Don Franco Tassone a Pavia.
Ogni tanto ritorno con il pensiero a Lutrec, rivedo i ...
Fuoriregistro - 17-06-2005
Nella newsletter n° 281 del 15/06/2005, la rivista Aprile on line riporta un articolo dal titolo: "Cari lettori che ci leggete a scrocco... ".
Il vivere a spese altrui non ci piace, così come non ci piacciono parole che poco hanno a che fare con la ...
Gilda Bologna - 17-06-2005
A pochi giorni dall'inizio degli Esami di stato, riceviamo dalla Gilda di Bologna una lettera che denuncia la farsa delle Commissioni d'esame costituite esclusivamente da membri interni. Chi vuole aderire alla protesta può inviare il testo via fax al Ministro e al Direttore Generale ed includerlo nel verbale conclusivo della commissione e nella relazione del Presidente che verrà inviata al MIUR e all'INVALSI (Red)

Al Dirigente Scolastico

Chiediamo la Sua cortese collaborazione per far pervenire il giorno 20/6/05, in occasione della riunione preliminare, questo breve testo e il documento in allegato ai membri delle Commissioni di Esame di Stato del Suo Istituto.

Ai Presidenti di Commissione
Ai Docenti membri di Commissione


Gentili colleghi.

Tra breve saremo chiamati a svolgere gli Esami di Stato che, come ogni anno, si affrontano in un clima di profonda stanchezza e demotivazione.

Appare difatti evidente quali siano state le ragioni che hanno condotto all'eliminazione dei membri esterni e che attualmente determinano l'obbligatorietà per molti di noi a svolgere un rituale demotivante e inutilmente faticoso.

Oltre a ciò il meccanismo ha di fatto determinato profonde sperequazioni economiche fra quanti sono chiamati a svolgere obbligatoriamente la funzione di membro interno, gravato del carico di responsabilità della correzione degli scritti e dei colloqui, e quanti possono volontariamente decidere di svolgere le ben retribuite funzioni di Presidente.

Per non rassegnarci e cercare di recuperare un ruolo attivo nelle decisioni Ministeriali, o quantomeno manifestare il nostro dissenso, vi invitiamo ad inviare via fax, tramite scuola, il testo allegato al Ministro (fax: 0658493811) e al Direttore Generale dell'Emilia Romagna (fax. 051247876) e vi chiediamo di inserire il documento, anche modificato, nel verbale conclusivo della commissione e nella relazione del Presidente che verrà inviata al MIUR e all'INVALSI.

Ciò è permesso ai sensi dell'art. 14 comma 2 del Regolamento che prevede che i membri di commissione possano esprimere un proprio commento sui lavori della commissione medesima.

Certi che vogliate condividere la proposta vi inviamo in allegato il testo del documento che sarà reperibile anche in formato word sul nostro sito: www.gildabo.it.

Il coordinatore provinciale Bologna 13/6/05
Prof. Carlo Braga
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-06-2005
" ( ... ) Non a caso le Chiese evangeliche mobilitate in occasione del voto del 2 novembre ( per le elezioni presidenziali americane n.d.r. ) hanno indicato il loro modello di riferimento nel maschio bianco che ha il fucile in casa e che va ogni ...
Laura Tussi - 16-06-2005
La didattica autobiografica all'interno dei contesti relazionali.
Modelli teorici di riferimento: Modello ecologico e Teorie della mente.
Progetto d'intervento


DESTINATARI E CONTESTO


Ragazzo con disagio emotivo-affettivo-relazionale che vive in contesti altamente relazionali (scuola, famiglia, gruppo di pari), ma con scarsi stimoli di riflessione culturale e di metarappresentazione, senza particolare predisposizione alla metacomunicazione e metacognizione, finalizzata all'evoluzione di un pensiero narrativo, anche introspettivo.

FINALITA'

Portare l'alunno ad un livello di autoconsapevolezza tale da guidarlo e preservarlo da atteggiamenti fortemente lesivi a danno suo e dei compagni, suscitando in lui dinamiche autoriflessive ed introspettive, rispetto alla propria storia di vita e di formazione, tramite attività orientate al metodo autobiografico. Il progetto si propone di stimolare e valorizzare la propensione alla valorizzazione di sé e dei contesti relazionali di interazione quotidiana.

OBIETTIVI

Migliorare la situazione di disagio in cui imperversa l'allievo.
Invogliare la predisposizione al dialogo, alla metacomunicazione nel tentativo di mediare e favorire la gestione del conflitto, in un'ottica di educazione alla cooperazione, alla comunicazione in modalità e contesti positivi, con insegnanti, compagni e personale della scuola. Disincentivare gli atteggiamenti violenti e non costruttivi nei confronti di tutti. Imparare a riflettere su di sé, sul proprio agito, sulle azioni positive a lui rivolte (metacognizione). Accentuare le capacità introspettive che arricchiscono la persona.

CAMBIAMENTI SULL'EDUCATORE

Volontà di stimolare una felice e piena relazione ed esperienza di vissuti in comune dalla vicinanza e dai risultati conseguiti dall'alunno. Maggiore autocontrollo personale. Maggiore propensione all'ascolto, alla tolleranza, al dialogo con un allievo e di conseguenza con tutti gli allievi.

CAMBIAMENTI SULL'ALLIEVO

Socializzazione positiva e non violenta all'interno di tutti i contesti relazionali. Predisposizione all'autoriflessione e all'introspezione, alla gestione dei conflitti, per poi riflettere tali acquisizioni nelle dinamiche relazionali reciproche con tutti gli altri e nei vari contesti d'interazione. Evoluzione del pensiero metacognitivo e narrativo all'interno dei contesti sociali d'interazione quotidiana.

STRATEGIE PER PROMUOVERE IL CAMBIAMENTO (azione metabletica)

Acquisizione da parte dell'allievo della capacità di compilare un diario su cui annotare le proprie esperienze, per poi commentarle insieme all'insegnante ogni volta. Attivare una didattica autobiografica che susciti l'evoluzione e l'esplicazione di un pensiero narrativo che induca il ragazzo a riflettere su di sé, attraverso meccanismi di metacognizione, agevolati dalla metacomunicazione con l'insegnante. Verrà predisposto un itinerario dialogico in cui si valorizzeranno le predisposizioni alla narrazione di sé, tramite meccanismi didattici di decentramento emotivo e cognitivo. Il cambiamento consta nell'acquisizione di capacità di pensiero autoriflessivo e metacognitivo, attribuendo significato e senso al contesto e all'esperienza di formazione.
Aldo Ettore Quagliozzi - 15-06-2005
Il titolo della presente nota è stato preso a prestito da una corrispondenza di Umberto Galimberti pubblicata su di un supplemento del quotidiano "la Repubblica ".
Pone domande inquietanti, in un paese nel quale il problema della scuola si è ben ridotto alle solite comparsate di tale Brichetto Letizia, in arte ministro del MIUR, un acronimo da brividi.
Il problema della scuola non interessa agli abitatori del bel paese, tanto da delegarne completamente le problematiche ai soli addetti ai lavori, considerati, anche se non pubblicamente dichiarati, al pari dei giudici, " stralunati " esseri, nullafacenti o quasi, gloriosamente dediti, e senza tanti riconoscimenti e ricompense, a qualcosa per la quale la sedicente società civile ha ben poco da dedicare o da spendere.
In tale contesto la scuola è divenuta purtroppo rifugio o approdo dei tanti che in verità avrebbero meglio potuto impiegare il loro tempo in altre faccende o mansioni socialmente più utili.
Ne ho fatta esperienza personale in quanto genitore, per via naturale, ed in quanto insegnante, per scelta inizialmente molto convinta e motivante, e con il senno del poi del tutto sconclusionata.
Nel trascorrere dei lustri l'asfissiante gabbia entro cui l'istituzione imprigiona gli anni migliori tanto dei ragazzi che dei docenti, unici questi ultimi nella specie umana a trascorrere e lasciare, al pari della muta degli ofidi, nelle fetide, inospitali aule, il meglio della propria vita, dall'entrarne come alunni all'uscirne come bacucchi, nel trascorre di quei lustri dicevo la consapevolezza che il mio lavoro fosse, se non inutile, in fondo ininfluente allo svolgimento regolare della vita sociale, mi ha condotto ed indotto alla persuasione di un abbandono anticipato, inglorioso forse ma utile e da toccasana, onde salvare quella parte di me stesso ancora salvabile da un ruinare verso forme sempre più perniciose di perdita del senso della realtà e, la qual cosa è infinitamente più grave, verso una completa disistima personale, innescata dalla inconcludenza della quotidiana fatica.
E questo senso di smarrimento lo si ritrova nella vasta letteratura che vado scoprendo di colleghi in fuga precipitosa verso quella salvezza dalla " pubblica calamità " che è divenuta la scuola del bel paese; è divenuto oramai un problema di " salute pubblica " oltre che di " salute personale ", ma come tale non interessa a nessuno, se non ai diretti interessati che sopravvivono nella speranza di una sempre più vicina " uscita di sicurezza " .
E prima della dotta prosa di Umberto Galimberti provo ad offrire un assaggio di quanto ha scritto Paola Mastrocola nel suo ultimo lavoro " La scuola raccontata al mio cane ".
Sì, proprio al suo cane, infinitamente più sensibile a tali problematiche che non i sordi abitatori del bel paese. E' una piena crisi di identità personale e collettiva.
Calogero Martorana - 15-06-2005
Il referendum sulla L.40 non l'abbiamo perso noi del Sì, ma è semplicemente - e tecnicamente - fallito. Del resto, poche cose sono così chiare come quest'astensione: la gente, gregge clericale o meno che sia stata, ha rifiutato di partecipare a ...
Innocenzo Cipolletta - 15-06-2005
Ne avevamo già parlato nei giorni scorsi. Ora entriamo nel merito proponendo un intervento pubblicato nel sito La voce . (Red)

Il sistema contrattuale nato dagli accordi del 1993 ha molti limiti, ma la sua sostituzione con uno nuovo non sarà agevole. Se non si farà attenzione ai molti trabocchetti, l'eventuale avvio di una nuova negoziazione potrebbe portare più tensioni e inconvenienti che vantaggi.

Il contratto e il territorio

Vediamo i suggerimenti e gli obiettivi fin qui proposti da esperti e da parti sociali. Si sostiene che la determinazione del salario debba essere decentrata in modo da distribuire la produttività del lavoro lì dove essa si forma. Così espresso, questo obiettivo presuppone il mantenimento di un sistema di contrattazione salariale centrale, dove venga assicurata la difesa del potere d'acquisto del salario, e l'estensione a tutte le imprese della contrattazione decentrata, per favorire la distribuzione della crescita della produttività.
In questi termini, rappresenta un aggravio di contrattazione e verrebbe a determinare un aumento del costo del lavoro rispetto alla situazione attuale, dove la contrattazione aziendale non è obbligatoria. Pertanto, sarebbe mal digerito dalle imprese, sia che si estenda obbligatoriamente la contrattazione aziendale a tutte le imprese (anche alle piccole), sia che si adottino livelli contrattuali territoriali (regionali o altro). Per altro, è da notare che il contratto territoriale ha tutti i difetti di quello nazionale portati all'ennesima potenza. Infatti, poiché non distingue tra le diverse aziende, distribuisce incrementi di produttività (o quant'altro) che sono una media relativa a imprese presenti su di un territorio limitato. La media, quindi, è ancora meno rappresentativa che nel caso nazionale, tanto più che sul territorio possono esserci casi di competizione reciproca: lo stesso aumento di costo salariale finirebbe per penalizzare l'impresa più debole, ovvero per avvantaggiare notevolmente quella più forte.
Rosalba Sgroia - 15-06-2005
Ormai sono consapevole di vivere tra i fantasmi e in uno Stato Etico che impone a tutti un'unica morale.
Sono disgustata per la vicenda referendum e dell' ingerenza del Vaticano, le cui gerarchie hanno imposto ai preti (e l'ha detto anche il cattolico Tombolini, ex dirigente Azione cattolica) di fare campagna elettorale nei luoghi di culto, con l'aggravante dell'incitamento all'astensionismo. Tutto contro la legge vigente.
Difficile votare per le persone devote e amiche della Chiesa Cattolica, specie nei paesini, quando votare significa andare contro il " volere di Dio".
Si rimane MARCHIATI, si rischia la scomunica e chi ci crede ne ha paura.
Onore a tutti i cattolici che hanno ragionato con la loro testa e in armonia con la loro fede.
E dell'impossibilità di molti cittadini residenti all'estero che non hanno potuto votare? Ne vogliamo parlare? Di chi è la responsabilità?
Dove sono finiti il nostro senso civico, le nostre conquiste democratiche? Le ha risucchiate il Vaticano?
Gianni Mereghetti - 14-06-2005
C'è un film che dovrebbe essere proiettato in tutti i collegi dei docenti della scuola italiana, è LES CHORISTES.
E' un film che racconta la commovente vicenda di un musicista apparentemente fallito, ma che vive il suo lavoro di sorvegliante in un ...
Fuoriregistro - 14-06-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Con l'annuncio di Maroni dello slittamento a settembre - ad un mese dal termine ultimo fissato nella legge delega - del decreto sul trasferimento del TFR ai Fondi pensione e dell'avvio della procedura del silenzio/assenso ...
Corrado Mauceri - 13-06-2005
Per la Scuola della Repubblica
Comitato di Firenze


Nel sito Retescuole in data 1/6 u.s. è pubblicato una nota a firma di Angelo Verpelli intitolata "Perchè la riforma del sistema scolastico piace anche al centro-sinistra ?"
Io penso però che non sia giusto nè fare il processo alle intenzioni, nè, tanto meno,generalizzare; difatti è possibile che alcune componenti del centro-sinistra possano avere un'idea della scuola come quella rappresentata da Verpelli; ma è CERTO che questa idea non può essere quella del maggior partito del centro-sinistra e cioè dei DS che nel suo ultimo congresso nazionale ha approvato un o.d.g. in cui in modo netto ed inequivoco si assume l'impegno non solo della abrogazione delle leggi Moratti, ma di una politica scolastica alternativa a quella delle destre; lo stesso impegno è stato assunto dal Rif. Com, PdCI, VERDI oltre che da molte organizzazioni scolastiche e tra queste la CGIL Scuola e Cobas.

Esiste quindi uno schiertamento vasto , impegnato per l'abrogazione delle leggi Moratti e per una proposta alternativa; è necessario sostenere con forza questa linea anche per scoraggiare eventuali ripensamenti; in questo senso il Comitato di Firenze "FERMIAMO LA MORATTI" si è concretamente impegnato, formulando una proposta di legge per l'abrogazione delle leggi Moratti ; auspichiamo che possa formarsi un vasto schieramento di associazioni e comitati per dare concretezza a questo primo impegno; è evidente infatti che l'immediata abrogazione delle leggi Moratti è preliminare ad ogni altra proposta.

p. il Comittato di Firenze Corrado Mauceri




5 Febbraio 2005
Ordine del giorno sulla Scuola
Approvato dal Congresso.

La legge Moratti e l'intera politica del governo di centro-destra negano l'eguaglianza del diritto di tutti a quel bene primario che è l'istruzione, destrutturano e impoveriscono il sistema pubblico e rappresentano un arretramento della cultura della scuola e dell'Italia.
I democratici di sinistra si impegnano a costruire da subito un progetto diverso e alternativo, facendolo vivere in una grande campagna di discussione nel Paese e nel confronto con tutte le forze del centro-sinistra. A partire dalla convinzione che oggi serve "più scuola", pubblica, laica e di qualità e che garantire il diritto alla cultura e a una formazione qualificata per tutti e per tutta la vita è condizione di democrazia e questione decisiva per la qualità del sistema produttivo. Per questo i democratici di sinistra si impegnano ad inserire nell'agenda del nuovo governo la cancellazione della legge n. 53 e l'immediato avvio di tutti quei provvedimenti necessari a rilanciare il processo di riforma e di innovazione del sistema formativo italiano, nel quadro degli obiettivi indicati dalla Conferenza di Lisbona.
Anna Pizzuti - 12-06-2005
Prima mattina di giugno, mattina di sole fresco. Seguendo l'invito dei promotori del referendum, vado a votare , con la speranza di influenzare l'andamento del quorum.
Fuoriregistro - 12-06-2005
Condividiamo la gioia - Redazione

Florence e Hussein sono liberi
Sono stai rilasciati dopo cinque mesi di prigionia. Erano stati rapiti in Iraq il 5 gennaio


Florence e Hessein sono liberi. Dopo cinque mesi di prigionia i due ostaggi sono stati rilasciati e potranno finalmente riabbracciare famiglia, amici, colleghi. La giornalista di Liberation è già in volo per la Francia, dove sembra atterrerà questo pomeriggio. Hussein Hanoun, invece, interprete iracheno che lavorava a fianco di Florence, è rimasto nel suo Paese e ha già raggiunto la sua famiglia, nel quartiere di Jadria, nel centro di Baghdad.
L'attesa è finita, dunque. Da quel 5 gennaio scorso, quando furono rapiti, sono stati mesi di silenzio, di lunghi vuoti. Nessuna informazione sulla loro sorte trapelava ormai dal primo di marzo, quando uno straziante video diffuso dai sequestratori mostrava una Aubenas stanca, provata, supplichevole di aiuto. E la Francia, e l'Europa intera, erano da allora col fiato sospeso e con Florence nel cuore. Molte le iniziative di solidarietà, le fiaccolate, gli appelli. Tante le gigantografie appese nelle piazze principali - e non solo francesi - imponenti e maestose, per non dimenticare.

E adesso? Presto ascolteremo i loro racconti, i loro ricordi, le loro sensazioni. Sentiremo ancora una volta raccontare come si vive con un'arma puntata addosso, come si riesce a sopportare questo tipo di prigionia senza impazzire, come si fa ad attendere impotenti che qualcun altro decida del nostro destino, come ci si sente dopo essere sopravvissuti alla guerra.
Giuseppe Aragno - 11-06-2005

Quando la ritrovai, chiusa in una busta ingiallita, la foto di Pietro Raimondi, sedici anni, operaio alle "Cotoniere Meridionali" a Poggioreale, incupì per un attimo la mia piccola vittoria personale di studioso alle prese con la fatica d'una ricerca puntigliosamente condotta fuori dagli schemi prefissati sui quali ricostruiamo la storia.
La Settimana Rossa a Napoli - narravano la foto e le note di polizia che l'accompagnavano - non fu sommossa di lazzaroni, ma lotta operaia. Era come se il palcoscenico della storia mutasse la scena e i protagonisti. Come per incanto, spariva dalla ribalta la città plebea quasi per vocazione, prigioniera dell'eterno malcostume, del ricatto clientelare, e di una ideologia subalterna che fa di tutte le classi un popolo indifferenziato nel quale si perdono nuclei sparuti di proletari smarriti e inevitabilmente sconfitti dal pauroso binomio licenziamento-disoccupazione.
La mostrai all'archivista, come un trofeo:
- Ha visto? - esclamai - Altro che furti e rapine, come lei sosteneva. Queste carte sono preziose!
Ero eccitato, come sempre quando la scrigno della storia si lascia violare e dal mio presente appare l'umanità che palpita sull'incerto confine del tempo, dove il futuro è ormai passato e non c'è passato che non sia stato futuro. L'umanità, sempre uguale a se stessa ma ogni volta diversa, che chiede solo di capire, raccontare e farsi raccontare.
Era lì davanti a me, in quei fascicoli scovati col fiuto dei cani, la Settimana Rossa che tra il 9 e il 12 giugno 1914 insanguinò le vie di Napoli e smentì lo stereotipo del "popolo lazzarone", che tanto sta a cuore ai padroni del vapore, sempre più compromessi col dramma del Sud. Una città in cui, se la storia la scrivono studiosi attenti anzitutto alle variabili dello sviluppo capitalistico, i ceti operai non hanno rilievo nemmeno quando scoprono il sindacato e il partito politico, e se a mettervi mano sono studiosi meccanicamente marxisti, i lavoratori finiscono su bilance da farmacisti, che pesano diversità tra operai e proletari di fabbrica e valutano solo la capacità di esprimere istanze radicali di antitesi al sistema. Ne nasce una città in cui accadono fatti ma non ci sono persone.
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-06-2005
Sarà mai pensabile e quindi possibile che i pronunciamenti " inopportuni " sui fatti temporali del bel paese da parte degli esponenti religiosi, e non solo, della chiesa di Roma, possano fare sorgere sensi di colpa, o di grave peccato, nelle moltitudini dei fedeli di quella confessione?
Ma quando essi giungeranno a realizzare compiutamente la loro dualità di credenti e di cittadini? Or è tanto il tempo passato da quando la chiesa di Roma li ha sciolti da incredibili, antistorici vincoli di non partecipazione alla vita politica del bel paese, per cui non avrebbe senso che le loro coscienze venissero attanagliate dal senso profondo del grave peccato.
E' che, nei decenni trascorsi, quella dualità ha stentato a crescere, o forse ne è stata impedita la crescita, o solo si è operato un tentativo di impedirne la crescita, come in questa ultima occasione al pari delle precedenti.
Ecco allora comparire, come volteggianti lugubri spiriti venuti da un altrove, i maestri del pensiero profondo, a dettare indicazioni perentorie che assumono il dettato proprio degli editti, se non quello degli anatemi di infausta memoria.
Nicola Giua - 11-06-2005
Al Dirigente Generale
dell'Ufficio Scolastico Regionale
Dott. Armando Pietrella
CAGLIARI

e, p. c.
Ai Dirigenti del C.S.A.
CA-NU-OR-SS
- Alle RSU
- A tutto il personale docente e ATA
- Ai Genitori
- Ai Dirigenti Scolastici
SCUOLE DELLA SARDEGNA
Agli Organi di Informazione


OGGETTO: se questa è l'applicazione delle Vostre "RIFORME"!!!

Gent.mo Dott. Pietrella,
lo scrivente Nicola GIUA in rappresentanza dei COBAS - Comitati di Base della Scuola della Sardegna, in relazione all'oggetto, espone quanto segue.
Nel corrente anno scolastico la fervida fantasia di alcuni Dirigenti Scolastici è sfociata in vari abusi nella gestione degli organi collegiali e nell'emissione di atti gravemente illegittimi. La creatività di taluni Dirigenti si è sbizzarrita all'inverosimile raggiungendo vette assolutamente impensabili anche nella gestione di altre fattispecie, contrattuali e non.

Infatti, abbiamo avuto ed abbiamo tuttora fulgidi esempi di Istituzioni Scolastiche della Sardegna nei cui Collegi dei Docenti non è consentito alle/ai docenti di esercitare in alcun modo, o in maniera assolutamente ridotta, le proprie prerogative ed altre "situazioni" nelle quali alcuni Dirigenti Scolastici si sostituiscono addirittura al Collegio o assumono incredibilmente le funzioni di "Organo Giurisdizionale".
La casistica di tale "sovranità limitata" è varia e può essere chiarita con alcuni esempi assolutamente non esaustivi.
Anna Pizzuti - 10-06-2005
A prescindere da questo aspetto piuttosto surreale, per cui il testo del decreto potrebbe essere stato cambiato dopo l'approvazione, il tema del campus mi sembra degno della massima attenzione, per vari ordini di motivi che, forse, alla fine, si riducono ad uno solo: è un espediente per separare la scuola in due canali, facendo finta che questo non avviene.
C'è poi un ulteriore motivo per stare attenti al campus: in caso di cambio della maggioranza di governo, potrebbe costituire una forte tentazione per quelli che "... ma sì, teniamola, la riforma Moratti, al massimo sistemandola un po'". E' il nome, che potrebbe attirare. Quanto alla sostanza, è tutto un altro discorso.
Collegio docenti Venturi Modena - 10-06-2005
Il Collegio docenti dell'Istituto statale d'Arte "A.Venturi" di Modena, dopo aver analizzato lo schema di Decreto legislativo relativo alla riforma del Secondo ciclo d'istruzione, con documenti allegati, critica fortemente tale proposta ed evidenziano quanto lo studio delle arti applicate sia fondamentale per far conoscere, apprezzare e studiare il grande patrimonio artistico del nostro paese, assicurando contemporaneamente la continuità del "fare arte".
Annalisa Morasso - 09-06-2005
Credo che ormai tutto sia stato detto o scritto su queste prove. A che servono? Chi le ha decise? Per valutare cosa e perché? Quindi da questo punto di vista mi pare ci sia poco da aggiungere. Credo, però, importante riflettere sul tempo che tutte ...
Mario Menziani - 08-06-2005
Dotato di una adiposa gibbosità "fotocopiacea" (destinata ad accrescersi a dismisura nel tempo), attorniato dal pulviscolo tutoriale, addestrato fin da piccolo a saltare d'anticipo, procede a balzi, ondivago, nel campus.
Quando la sua figura si staglia all'orizzonte, il suo pecup può destare inquietudine e senso di smarrimento.
Sarà cura di Osvaldo fornirgli indirizzi, passerelle, orientamenti, ma sempre tenendosi a debita distanza, senza dimenticare, tuttavia, un'osservazione periodica e regolare.
(A questo punto vediamo che Osvaldo, con aria meditabonda e al tempo stesso possibilita, si infila un dito nel naso: "Valsi? Invalsi? Ai posteri l'ardua sentenza").
E' finito l'anno scolastico e Osvaldo s'è trovato con questo nuovo animale strampalato nella sua isola di Stranalandia.
Naturalmente non è frutto della fantasia di Benni questa nuova creatura, ed infatti non è altrettanto divertente: volete metterla con la soave leggerezza del maiale volante o con la straordinaria veridicità del gorilla "Vaichesei"?
Per questo, se proprio vogliamo ridurla ad un'isola di Stranalandia, affidiamola all'ottimo Stefano Benni, questa nostra povera scuola. Almeno ci faremo quattro sane risate e non più questo sangue amaro a vederla così maltrattata, così impoverita, così inesorabilmente abbandonata.
Francesco Paolo Catanzaro - 08-06-2005
E' notizia di pochi giorni fa l'episodio di cronaca relativo ad abusi sessuali su una minorenne in una scuola del nisseno. La vittima : una ragazzina tredicenne; i suoi "molestatori": un ragazzo di sedici anni, l'altro di diciassette. Si ripropone ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 08-06-2005
" ( ... ) L'irrompere di tematiche religiose di diverso orizzonte nello scontro politico, sia su scala internazionale che all'interno dei singoli Stati, è un sintomo pericolosissimo che chiunque abbia dimestichezza con la Storia può avvertire.
Le guerre di religione hanno insanguinato e devastato attraverso i secoli l'Europa e il mondo. Le loro radici risiedono nelle latebre della società e il conflitto, sovente, divampa all'improvviso.
A differenza delle guerre tradizionali, quelle in cui domina l'elemento religioso sono difficili da concludersi e si trascinano senza soluzione: i combattenti sono, infatti, dominati da idee assolute, non suscettibili, di per sé, di mediazioni di compromesso.
Sono, per gli stessi motivi, crudelissime nello svolgersi, ogni parte in causa sentendosi portatrice del Bene in lotta con il Male. ( ... )
"

E' la lucida scrittura di Mario Pirani nel suo sempre citato articolo " Stato, Chiesa e la lezione di Giolitti ", pubblicato sul quotidiano " la Repubblica " del 16 novembre 2004, a " guerra referendaria " già ben divampata.
Nell'articolo l'autore, con toni allarmati, disegna, o prefigura anche per l'occasione, gli scenari propri che la storia del continente europeo, e non solo europeo, ci ha consegnato allorquando, per l'appunto, la " ragione " della politica e della tolleranza è stata messa da parte dall'intransigenza fideistica ed assolutistica delle " religioni ", intese esse nel senso più lato possibile, anche di quelle senza un " dio " da adorare.
Una certezza ci consola nella fattispecie; in un paese dalla religiosità sonnacchiosa qual è per esperienza il bel paese, alle fiammate iniziali sopravverranno l'indifferenza e la soddisfazioni dell'essersi contati; nulla da temere quindi, e direi per fortuna, per scenari fratricidi che andassero oltre le date del 12 e 13 di giugno dell'anno del signore 2005.
Hanno altro per cui infiammarsi gli abitatori del bel paese, che sprecare energie e tempo su discorsi che investono i " massimi sistemi "; la tentazione della delega è forte come sempre, ma soprattutto nella attuale circostanza in cui la chiesa di Roma ha fatto sentire la sua tonante ed intimidatoria voce.
E come suol dirsi nelle siffatte circostanze, ad " ogni buon fine " conviene ricorrere alle letture dei testi di chi " se ne intende ", come l'interessante e lucido scritto del professor Fabio Bacchini, professore di Filosofia della Scienza all'Università di Sassari, pubblicato sul quotidiano " l'Unità " col titolo " Legge 40, vicina allo spirito dell'eugenetica ".

Dedalus - 07-06-2005
La notizia, confermata anche da un comunicato stampa della segreteria regionale della FLC-Cgil, è di quelle che fanno un certo effetto: sette dirigenti scolastici della Lombardia nei giorni scorsi sono stati promossi ispettori direttamente dal MIUR, ...
Francesco Mele - 06-06-2005
Sindacato, resistenza alla Moratti e dirigenti scolastici

Dopo aver assistito al seminario della FLC CGIL di Modena del 31 maggio scorso, su ruolo, poteri e prerogative dei Dirigenti Scolastici, restiamo ancora in attesa di un seminario rivolto a docenti e personale ATA su ruolo, poteri e prerogative dei lavoratori, delle loro rappresentanze e degli organi collegiali nella scuola dell'autonomia.
Il seminario dei Dirigenti era proprio dei e per i Dirigenti o per gli aspiranti tali. Di docenti infatti ce ne erano ben pochi, e del resto proprio questo era lo scopo più meno dichiarato dagli organizzatori: un seminario sul ruolo, poteri e prerogative dei Dirigenti scolastici nella scuola dell'autonomia per far capire che la FLC CGIL non è in conflitto con i Dirigenti in quanto tali che anzi accoglie al suo interno come componente dell'istituzione scolastica con pieno diritto di tutela.
Nulla da eccepire, figuriamoci! Però occorre fare chiarezza e per questo farò alcune riflessioni su quanto ho sentito e vado sentendo in questi tempi sul ruolo del sindacato in questa stagione della vita della scuola italiana. Le faccio da iscritto che si sente interno a questa organizzazione e ne condivide le strategie e la visione della realtà. Le faccio da dirigente di questa organizzazione che ha a cuore non tanto e non solo la sua sopravvivenza e la sua avanzata, quanto soprattutto la realizzazione di quegli obiettivi che ci fanno sentire di essere interni ad un percorso comune e condiviso. A tale proposito io penso che, in questo momento, la difesa della scuola pubblica sia il percorso che più di tutti accomuna e coinvolge chi ha a che fare con la scuola.
La tenace resistenza messa in atto dalle scuole nella fine dell'AS 2003-2004 aveva portato alla conferma dei POF dell'anno precedente e con questo i collegi si appellavano alla legge sull'autonomia per sbarrare il passo all'idea di scuola della Moratti centrata sulla personalizzazione, la riduzione del tempo scuola, l'opzionalità di pezzi di percorso di apprendimento, la gerarchizzazione del corpo docente. Nessuno si nascondeva però la necessità di supportare la resistenza dei collegi che non potevano reggere da soli il peso della resistenza alla controriforma e infatti il ruolo del sindacato fu importante ad esempio nel bloccare l'attuazione del tutor, vero centro nevralgico della nuova idea di scuola.
A partire da settembre 2004 abbiamo assistito però ad una massiccia controffensiva del ministero tramite direttori regionali e ispettori. Numerosi seminari residenziali in tutta Italia hanno indottrinato i dirigenti scolastici su come far fronte alla situazione operando su essi tutte le pressioni possibili anche le minacce. Questo ha avuto particolare effetto sugli incaricati e gli appena immessi in ruolo che, ovviamente, erano i più ricattabili. Abbiamo così assistito, in numerosi collegi della penisola, ad un'azione massiccia delle dirigenze per svuotare nei fatti le prese di posizione assunte nelle delibere del maggio-giugno precedente. Si è usato di tutto da parte dei dirigenti, dalla ricerca di una condivisione nella costruzione delle decisioni (come è giusto che sia) fino alle minacce di sanzioni, ispezioni, impugnazioni ecc.. Ovvio che in molti casi si è creato un conflitto tra collegio e dirigente, in particolare laddove il dirigente non accettava ostinatamente le decisioni e la sovranità del collegio dei docenti, ma soprattutto dove il collegio è stato capace di essere il cardine di una resistenza di scuola. Oggetto del contendere sono stati nello specifico i programmi (spiccando tra tutti la storia e la geografia nel biennio finale della scuola elementare), le funzioni tutoriali, le ore opzionali, il portfolio, la scheda di valutazione, le prove INVALSI.
I dirigenti della nostra provincia ad un certo punto hanno deciso di far fronte a questi conflitti in modo organizzato, trasformando una rete di scuole, il Rismo, in una sorta di società di mutuo soccorso tra dirigenti scolastici, disattendendo le finalità che avevano fatto nascere la rete e conferendole intenti corporativi. Il Rismo infatti ha elaborato e votato, approvandolo a larghissima maggioranza, un documento di informazione interno con interpretazioni normative e strategie di comportamento che consentissero ai membri della società di mutuo soccorso di piegare le resistenze dei collegi dei docenti.
Comportamenti analoghi, anche se forse in modo non così organizzato, si sono verificati in tutta Italia e le minacce in qualche caso sono diventate realtà, basta pensare alle ispezioni di Bologna, risolte comunque in un nulla di fatto da quanto se ne sa.
In molte scuole della nostra provincia la strategia Rismo ha avuto successo e i collegi, ormai stanchi, meno uniti e più disorganizzati, senza grandi argomenti di fronte alla massa di informazioni normative citate dai dirigenti, sotto le minacce di cui si diceva e, soprattutto, senza un'adeguata e autorevole controinformazione su tutte le questioni, hanno ad un certo punto deciso di accettare soluzioni di compromesso che hanno consentito al dirigente di poter riferire di aver fatto il proprio dovere, e ai docenti di poter lavorare con un po' di tranquillità. E allora si sono fatti i programmi secondo le Indicazioni nazionali, si sono dichiarate, almeno sulla carta, le ore opzionali, più o meno finte, si sono distribuite le funzioni tutoriali, si sono costruite schede di valutazione come vuole la ministra e in qualche caso anche di più, si sono progettati portfolio di fortuna, si sono organizzate le prove INVALSI partecipando alla formazione prevista.
Ma qualcuno in qualche scuola non ci sta, punta i piedi, si permette di obiettare e addirittura si presenta in collegio con i volantini. Quest'ultimo fatto è stato raccontato da una dirigente incaricata nel corso del seminario per dirigenti, a dimostrazione, secondo lei, di come il suo sindacato (la FLC CGIL) sia contro i dirigenti scolastici, la tranquillità e la vita delle scuole.
Ma torniamo ai reduci che ancora resistono. In quelle situazioni il conflitto è palese e tuttora esistente e si pone allora il problema di quale deve essere il ruolo del sindacato in un frangente come questo.
Io penso che il sindacato avrebbe dovuto, sin da settembre, elaborare una strategia articolata di supporto e sostegno alla resistenza dei collegi. Una strategia fatta di informazioni su come il sindacato interpreta i vari temi caldi, di seminari sulle prerogative, ruolo e poteri del collegio dei docenti, di interventi specifici nelle singole situazioni in difesa dei colleghi minacciati dai dirigenti, di promozione di iniziative pubbliche di lotta e sensibilizzazione dell'opinione pubblica, di appoggio concreto alle realtà di movimento presenti nel territorio, di coinvolgimento degli enti locali, di stimolo alla discesa in campo dei partiti del centrosinistra, di interessamento del mondo del lavoro attraverso la confederazione e le varie categorie, per cominciare a preparare il terreno per quello sciopero generale che se non vogliamo rimanga un'utopia ha bisogno di terra sotto i piedi...; in sintesi: si chiedeva al sindacato di svolgere il ruolo politico che la grave situazione della scuola richiedeva. Non dico che non si sia fatto qualcosa, dico che è stato troppo poco.
C'è poi un'altra questione, il triangolo dirigenti-lavoratori-sindacato. Questa è una questione molto delicata che va chiarita una volta per tutte e che può rappresentare per molti una discriminante che mette in discussione la stessa appartenenza ad un'organizzazione.
Io sono convinto che ci sia posto nel nostro sindacato per tutti i lavoratori della scuola, anche per i dirigenti, perché è giusto che anche i dirigenti vengano tutelati nel loro rapporto di lavoro col datore ma anche, e soprattutto, per sconfiggere il tentativo di rendere i dirigenti dipendenti dal potere politico. Non solo, non sono scandalizzato dal fatto che negli organismi dirigenti del nostro sindacato ci siano dirigenti scolastici e che addirittura il nostro segretario nazionale lo sia. Ma deve essere chiaro per tutti, come fino ad oggi ho dato per scontato che fosse, che in sede di contrattazione tra RSU e dirigente scolastico, in caso di conflitto tra un lavoratore e la dirigenza, in caso di comportamento antisindacale di un dirigente, nel caso in cui un dirigente assume comportamenti che non rispettano la sovranità del collegio, in tutti i casi in cui il dirigente opera in rappresentanza del datore di lavoro, il sindacato sta dalla parte dei collegi e dei lavoratori, anche se il dirigente è un iscritto alla FLC CGIL. Poi è chiaro che si cercano mediazioni possibili, ma sempre compatibili con gli obiettivi strategici della nostra organizzazione; io penso che fuori da questo non ci possono essere ambiguità.
Ora, nel caso specifico della nostra provincia, nessuno può negare che ci siano stati episodi di prevaricazione della sovranità dei collegi dei docenti - che il documento Rismo ha cercato di legittimare dal punto di vista normativo - oltre che attacchi ai singoli lavoratori al limite del mobbing. Quelli che Nico Danieli, coordinatore dei dirigenti scolastici della FLC CGIL di Modena, durante il seminario ha chiamato casi particolari, sono molto più diffusi e variegati di quanto la sua esperienza di dirigente delle superiori e la sua buona fede gli consentano di vedere. Ma anche se si limitassero ad un caso solo, il sindacato non dovrebbe esitare un attimo nel decidere da che parte schierarsi.
Se il triangolo dell'ambiguità ha potuto finora trovare quasi sempre un sofferto equilibrio di convivenza pacifica, oggi il sindacato non può più permettersi pericolosi silenzi e colpevoli immobilismi.
Da membro della segreteria della FLC CGIL della mia provincia, che in tutti questi mesi ha taciuto e non denunciato il documento del Rismo anche al proprio interno (solo due persone ne erano a conoscenza, il vecchio e la nuova segretaria), ho proposto più volte di prendere posizione e smentire quanto in quel documento viene sostenuto, anche senza fare esplicito riferimento ad esso, consegnando ai collegi i nostri punti di vista sulle questioni che quel documento affronta. Non c'è stato nulla da fare, in un modo o nell'altro non se n'è mai discusso e il direttivo non è mai arrivato a decidere in merito alla necessità o inutilità o inopportunità di una tale uscita pubblica.
Anche l'ultimo tentativo è andato male visto che mancava il numero legale, ma del resto era comprensibile visto che la riunione era prevista per il giorno prima del seminario sui dirigenti scolastici.
Ho deciso allora di mettere a disposizione di tutti quegli spunti di riflessione e di controinformazione che proponevo di far arrivare ai collegi-ghi resistenti. Si tratta di una raccolta utile di quanto prodotto in tema di resistenza in questo ultimo anno e che potrebbero far comodo. Alcune sono mie deduzioni che chiedo di verificare e correggere a chi ha competenze più di me sulle questioni normative; altre invece sono riferite a prese di posizione molto più autorevoli e quindi decisamente più attendibili.
Marina Bolletti - 06-06-2005
Vorrei che tutti i lettori di Fuoriregistro venissero a conoscenza dell'episodio a dir poco incredibile (ma senza dubbio segno dei tempi) che qui di seguito brevemente illustro, riportando l'appello dell'Associazione Italiana Biblioteche. Dove sono ...
Gianni Mereghetti - 06-06-2005
La scuola che finisce è per tutti una grande gioia, non per me, portato a trascorrere questi giorni in compagnia di un'intensa tristezza. E' la tristezza che mi prende a ricordare tutte le volte che ho tradito l'esigenza di vero, di bene, di bello ...
Marco Mayer - 04-06-2005
Con una lettera aperta ad alcuni colleghi docenti ho avviato una dicussione all'interno del nostro corso di laurea. Il tema è molto sentito tra gli studenti e forse qualcuno di voi è interessato a partecipare al dibattito. Ecco il testo della mia lettera e la prima risposta

Cari amici,

l'altra settimana a Siena ho ascoltato un'appassionata testimonianza di Antonio Cassese sul Darfur: un milione e mezzo tra profughi e sfollati, più di 100.000 morti. Una tragedia ed un crimine contro l'umanità di cui i grandi mezzi di informazione ci hanno parlato anche se a fasi alterne.
Nessuno può dire non sapevo.
Dal giorno della conferenza di Cassese mi è rimasta dentro una domanda: perchè decine (e talora centinaia) di migliaia di persone si sono mobilitate per l'Iraq e non c'è stata nessuna iniziativa per il Darfur?
Per la verità a Londra qualcuno ha tentato, ma ha raccolto un centinaio di persone o poco più.
Non ho risposte a questa domanda, ma sento che come studiosi abbiamo il dovere di indagare il fenomeno e cercare delle risposte.
Che ne pensate?

Marco Mayer
Grazia Perrone - 04-06-2005
Inoltro il testo (preceduto dalla minuta di accompagnamento) della nota a verbale al contratto di istituto che il dirigente/datore di lavoro (il quale, alle ultime elezioni amministrative cittadine, si è candidato - con scarso successo - nella lista ...
Flora - 04-06-2005
PROTESTA

-PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI
-PER LA DIFESA DEL TEMPO PIENO
-PER L'ABROGAZIONE DELLA RIFORMA MORATTI-

Questi gli appuntamenti di cui sono a conoscenza.
Chiedo ai colleghi laziali e campani di integrarli con le date delle manifestazioni del loro territorio.
Grazie.
Redazione - 04-06-2005
I salari dei dipendenti pubblici non crescono più delle retribuzioni dei privati. Gli attacchi ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche quelli che arrivano da Bankitalia, "sono ingiustificati. Ma il modello contrattuale del '93 va cambiato lo stesso, per incentivare il livello decentrato. E dunque per differenziare i salari sul territorio". Non parla di gabbie salariali Guido Fantoni, presidente dell'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, a cui nei prossimi giorni dovrebbero arrivare le prime direttive per rinnovare i contratti dei circa 3,4 milioni di lavoratori della p.a. Fantoni invita però a non aver paura del concetto, "perché nella sostanza esistono già in alcuni comparti, come gli enti locali e la sanità, e non è detto che sia peggio".

Domanda. Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, nella sua relazione ha parlato di aumenti nel pubblico impiego che sono stati, negli ultimi dieci anni, più alti di quelli del privato e soprattutto dell'inflazione, con una crescita sostanziosa nell'ultimo quadriennio. Un attacco, insomma, ai contratti che avete fatto sotto il governo Berlusconi.
Risposta. È la solita storia della media del pollo. Gli aumenti incriminati ricomprendono anche comparti per i quali non vige la contrattazione presso l'Aran, come la carriera diplomatica e prefettizia. Se guardiamo invece ai dipendenti contrattualizzati le cose stanno in modo diverso. Dal 2001 al 2004, le retribuzioni nella p.a. sono salite del 6,1% contro l'8,9% delle industrie e un tasso di inflazione effettivo che è stato del 5,2%. E poi c'è il discorso del secondo livello.

D. Ossia?
R. I livelli contrattuali sono due, quello nazionale e quello decentrato. Per i dipendenti delle amministrazioni centrali il secondo livello è finanziato dallo stato, e dunque è sotto controllo. Per questi, non ci sono stati sforamenti. Per gli altri, per esempio i lavoratori di enti locali e sanità, conta molto quanto le singole amministrazioni sono in grado di stanziare.

D. E dunque in questo caso gli aumenti di fatto possono essere più consistenti anche del privato?
R. È proprio così. Su questi contratti non c'è controllo.

D. Il governo ha scritto ai sindacati per aprire una trattativa anche sulla contrattazione integrativa per frenare il proliferare della spesa.
R. Il problema più che sindacati è di regioni e autonomie locali, sono loro che dovranno fare un passo indietro.

D. Il ministro della funzione pubblica Baccini ha annunciato che domani il consiglio dei ministri approverà le direttive per scuola, ministeri e aziende autonome. Siete pronti ad avviare le trattative?
R. Siamo sempre pronti.
Giuseppe Aragno - 03-06-2005
... SE VINCE IL NO

Prodi, Fassino, Rutelli, Amato, D'Alema e Fini - potrei fare altri nomi, ma mi pare che basti - allineati e coperti su una linea dai tratti più o meno uguali, confermano sulle grandi questioni la sostanziale compattezza del ...
Cub scuola - 01-06-2005
Inoltriamo la lettera aperta del collega Antonio Marraccini, docente di chimica presso l'Istituto Tecnico "Da Vinci" di Borgomanero.
Sottolineiamo che il collega ha, da ieri, iniziato uno sciopero della fame per richiamare l'attenzione delle ...
Comitato per la Scuola della Repubblica - 01-06-2005
La scuola che vogliamo: statale e pluralista, laica e democratica, aperta a tutti ed obbligatoria fino a 18 anni: la scuola della Costituzione.
La scuola che non vogliamo: la scuola-azienda e subalterna al mercato, regionalizzata e governata da Ministri ed esecutivi, gerarchizzata e discriminatoria: la scuola della Moratti. Proponiamo sin da ora un incontro nazionale per il 25 settembre, eventualmente a Firenze, preceduto da un incontro preparatorio il prossimo 18 giugno.

Fabrizio Dacrema - 01-06-2005
L'approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri del decreto sulla secondaria conferma la decisione, presa dai responsabili scuola dei partiti del centrodestra, di andare avanti comunque, nonostante la sconfitta elettorale delle regionali.

Decreto secondaria: missione impossibile ?

È pur vero che immancabilmente il centrosinistra si è nel frattempo dato da fare per ridare fiato all'azione governativa, ma il tentativo di completare l'iter del decreto entro la scadenza formale (il 17 ottobre scade la delega) e quella sostanziale (a novembre/dicembre deve essere pronta la macchina amministrativa per permettere le iscrizioni a gennaio) non sarà in ogni caso una impresa facile.
I tempi sono effettivamente ristretti (il tempo medio di approvazione dei precedenti decreti è stato di otto mesi), inoltre, Parlamento (l'opposizione è sul piede di guerra e la maggioranza è tuttaltro che compatta) e Conferenza delle Regioni non faranno ponti d'oro al decreto.
Vasco Errani, Presidente dell'Emilia Romagna, a nome di tutte le Regioni, ha già dichiarato che non ci sarà alcuno sconto, lamentando il non coinvolgimento delle Regioni nella definizione finale dello schema di decreto e rivendicando il diritto a entrare nel merito per la realizzazione della necessaria intesa.
In questo quadro l'unica possibilità del governo di approvare definitivamente il decreto in tempi utili consiste nel blindare il testo, continuare a non ascoltare nessuno, forzare anche istituzionalmente nel rapporto con le Regioni e il Parlamento e arrivare alla meta comunque, costi quel che costi.
A che serve allora approvare una riforma senza consenso né condivisione ? Non certo alla sua possibile e proficua attuazione. Serve solo alle prossime campagne elettorali (le politiche del 2006 e la corsa a sindaco di Milano della Moratti) per poter affermare "Sulla scuola abbiamo attuato il programma: obiettivo raggiunto".
In realtà l'unico risultato conseguito consiste nell'aver indebolito e impoverito la scuola pubblica, per il resto non è cambiato nulla, nessun punto e a capo, casomai progressivo declino, e, soprattutto, nessuna riforma attuata. Il disegno controriformatore non ha fatto il suo ingresso nella scuola reale, è rimasto un orizzonte minaccioso, rifiutato e non applicato nelle scuole grazie agli spazi legittimi dell'autonomia scolastica tutelata dal nuovo Titolo V della Costituzione.
Così è andata per il ciclo primario e così andrà per il secondo ciclo, visto il ruolo determinante affidato dallo stessa norma costituzionale alle Regioni, ora in gran parte contrarie alla Legge 53/03.

Laura Tussi - 31-05-2005
Dalla psicologia dell'educazione alla teoria dei sistemi
Un approccio ecologico nella complessità della scuola dell'autonomia


I cambiamenti strutturali introdotti dall'autonomia scolastica costringono insegnanti e dirigenti a ripensare il proprio ruolo e la propria posizione professionale in relazione agli allievi, alle famiglie e ad altre istituzioni attive nell'ambito del territorio, esplorando i vissuti, i risvolti emozionali e affettivi delle vicende degli attori interagenti nel sistema scuola, al fine di evidenziare l'importanza non solo della cultura tecnica, ma soprattutto delle risorse emotive intrinseche nel lavoro di gestione e in quello educativo, come la capacità di tollerare le frustrazioni, di ascoltare e comunicare. E' davvero innovativo nella scuola imparare a riconoscere i sentimenti che permeano l'impegno quotidiano, in modo che possano essere utilizzati per renderlo più incisivo, tramite la rivalutazione del paradigma narrativo, nel pensiero autobiografico e metacognitivo. Il sistema scuola rappresenta un modello interattivo ad altissimo impatto relazionale al cui funzionamento partecipano diversi attori sociali: insegnanti, dirigente scolastico, alunni, personale non docente e genitori. In tal senso la scuola può dare un contributo di valore nobilmente politico, ossia può contribuire a sviluppare un atteggiamento e una coscienza democratica intesi come capacità di vivere ed interagire costruttivamente con gli altri in un clima di cooperazione e di reciproca tolleranza, in quanto costituiscono lo strumento insostituibile per il consolidamento della democrazia e la speranza più fondata in un mondo di pace. Il contesto relazionale scolastico può essere analizzato e interpretato attraverso alcuni modelli psicologici che possono aiutare a leggere la dimensione relazionale all'interno dei sistemi interattivi.

Il modello psicanalitico

Tale approccio attribuisce importanza alla comprensione della vita psichica inconscia che si differenzia da quella conscia. Freud giunge all'impossibilità della spiegazione scientifica di fenomeni psichici anomali attraverso la neurologia e la spiegazione organicistica, ma privilegia il criterio esplicativo-psicologico, secondo cui le pulsioni forniscono energia all'individuo e gli permettono di adattarsi alla realtà.
La psicanalisi permette all'Io soggettivo di riappropriarsi di ciò che è stato rimosso e che gli appartiene, apprendendo ciò che lo determina inconsapevolmente.
Solo di recente il contributo psicoanalitico ha iniziato a occuparsi del funzionamento relazionale nel contesto scolastico, offrendo una lettura della relazione educativa sulla base delle conoscenze maturate nel setting terapeutico.
Blandino (2002), psicoanalista che si è occupato a fondo di tematiche connesse all'apprendimento, presenta la psicoanalisi come modo di osservare e descrivere i fenomeni nel contesto scolastico tramite un atteggiamento mentale relativo alla considerazione del ruolo che giocano i sentimenti e le emozioni e di elaborazione della dimensione interpersonale.
La professionalità relazionale consiste nella possibilità di fornire supporto sia cognitivo che emotivo all'altro, nella capacità di comprendere, capire e assumere responsabilità all'interno della relazione nella gestione della sofferenza emotiva entro cui sussiste una dimensione inconsapevole collegata con i vissuti e le ansie più profonde, che inevitabilmente interferiscono con la scelta e l'ascolto delle parole che si utilizzano nell'incontro dialogico con l'altro.
L'approccio psicoanalitico, nel tentativo di leggere la dimensione relazionale nel contesto scolastico, offre un contributo importante nel sottolineare il mondo interno e i vissuti emotivi e affettivi che caratterizzano la vita di ciascun individuo.
L'importanza del lavoro psicologico comporta la necessità di conoscere come il proprio mondo interno possa giocarsi nell'incontro con l'altro.

Alberto Melis - webmaster VI Circolo Iqbal Masih - 30-05-2005
Un gruppo spontaneo di docenti delle superiori della provincia di Cagliari, con la collaborazione di mezzo migliaio di altri colleghi di ogni scuola di ogni ordine e grado (tra i quali tutti i docenti del VI Circolo Iqbal Masih di Quartu Sant'Elena), ...
Cub Scuola Torino - 28-05-2005


"...siamo anche il paese che ha le regioni più ricche d'Europa...Abbiamo una ricchezza delle famiglie otto volte il nostro Pil annuale. Abbiamo il più alto rapporto al mondo fra automobili e popolazione. Abbiamo il più alto numero di telefonini ...
flc-cgil - 28-05-2005
Riceviamo da Flc - cgil il Comunicato Stampa di Enrico Panini, Segretario generale Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL. (Red)


Un brutto provvedimento per due ragioni.

La prima riguarda il metodo.
Il Consiglio dei Ministri ha ...
Gianni Mereghetti - 27-05-2005
ALMENO AD ABBIATEGRASSO E' COSI'

Durante il programma televisivo PUNTO E A CAPO il ministro Moratti ha sostenuto che sono stati fatti investimenti economici a favore degli insegnanti i quali guadagnerebbero di più. Non so dove siano questi ...
Gennaro Capodanno - 27-05-2005
Per la validità dell'anno scolastico, in base all'art. 74 del decreto legislativo 297/94, occorrono almeno 200 giorni di lezioni effettive. In realtà, in Campania, in base alla deliberazione n. 809 del 10 giugno 2004 della Giunta regionale, ...
Forum - 27-05-2005
Facciamo sentire la nostra voce!

Nel sito della "Fabbrica del Programma" è stato aperto un forum per proporre argomenti da discutere con tutti gli altri utenti.Crediamo sia utile usufruire di questo spazio per diffondere le nostre idee e le nostre ...
Maurizio Tiriticco - 26-05-2005
In una mia nota precedente ricordavo l'immane fatica con la quale le Direzioni generali classica, tecnica e professionale dell'allora Mpi giunsero ad elaborare quel risicatissimo comma 3 dell'articolo 1 del Regolamento applicativo dei nuovi esami di Stato, che così recita (i grassetti sono miei): "L'analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le conoscenzegenerali e specifiche, le competenze in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le capacità elaborative, logiche e critiche acquisite".
La montagna della legge 425 aveva partorito il topolino del dpr 323! In effetti, con il Regolamento si doveva rendere attuativa l'indicazione dell'articolo 6 della legge di riforma, che così recita: "Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell'esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni , al fine di dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell'ambito dell'Unione europea".
Nella stessa nota ricordavo anche come con il nuovo esame si intendesse superare il concetto di maturità, che "ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato" (articolo 5 della legge 119/69) per introdurre un altro concetto, quello di competenza e con essa un'altra pratica valutativa, quella, appunto, dell'accertamento e della certificazione delle competenze acquisite dal candidato. Si trattava di una svolta importante - se non epocale - che implicava nuovi criteri di valutazione, e non fu un caso che la valutazione decimale attribuita a prove non strutturate venne sostituita nella sede d'esame con una più puntuale attribuzione di punteggi a prove che avessero ampi margini di strutturazione.
Laura Tussi - 26-05-2005
IL RUOLO NON AUTORITARIO DELL'INSEGNANTE.
L'educazione alla Pace e alla gestione dei conflitti come guida per l'allievo


L'incontro affettivo con l'allievo e lo sviluppo socializzante

Gli sviluppi relativi alla cooperazione e alla gestione dei conflitti, alla comunicazione e alla fiducia reciproca costituiscono le componenti imprescindibili di un rapporto educativo basato sulla nonviolenza che transita attraverso l'interazione tra insegnanti e allievi. Le relazioni interpersonali del gruppo classe dipendono dallo stile relazionale dell'insegnante con gli allievi. L'atteggiamento dell'insegnante incide notevolmente sulla modalità di definire il personale rapporto educativo con ogni singolo allievo e con il gruppo classe. Il contatto relazionale dell'insegnante è quell'aspetto della dimensione interattiva attraverso cui l'insegnante rivela, in forma di metacomunicazione, la personale modalità del rapporto reciproco. Il comportamento di contatto può essere differenziato nella dimensione emozionale e di controllo. In un'ottica fenomenologica, la dimensione emozionale riguarda l'incontro affettivo tra il docente e gli allievi, per cui ogni singolo allievo vive la tipologia di valutazione, di percezione e valorizzazione che l'insegnante attua nei suoi riguardi. L'incontro affettivo rappresenta un elemento imprescindibile al fine di un comportamento socializzante dell'allievo.
Stilo - 26-05-2005
Dal sito della FNADA
ovvero: questi sono gli ex segretari

Non so se tutta la Toscana ma certamente Firenze è una zona dove solo due dsga hanno accesso a incarichi per reggenze, docenti in corsi di formazione del personale, contratti di ...
Lucio Garofalo - 25-05-2005
Da almeno un decennio la Scuola Pubblica, in modo particolare l'agibilità democratico-sindacale e gli spazi di libertà e legalità presenti al suo interno, stanno subendo colpi durissimi, inferti dai governi sia di centro-sinistra che di ...
Anna Pizzuti - 25-05-2005
Jonathan l'ho conosciuto vedendolo in giro - in realtà poco - nei corridoi della scuola e sentendone parlare dai colleghi: intelligente e capace, ma non viene mai a scuola ..... Sapevo della bocciatura dell'anno scorso, in quarto e poi del fatto che la scuola, quest'anno, l'ha lasciata definitivamente. Una mattina, attraversando la villa comunale, l'ho visto con i suoi amici e mi è venuta voglia di parlare con lui, di lui e del suo rapporto con la scuola e dei motivi dell'abbandono. Parlare con lui, ma, soprattutto, far parlare lui, far inserire la sua voce di "lucignolo" nel dibattito sulla scuola e sulla dispersione, che troppo spesso si fa senza ascoltarne i veri protagonisti.
Cinzia Crosali - 25-05-2005
Ringraziamo Cinzia per il suo nuovo contributo. La riflessione è stata pubblicata su Focus magazine dello scorso marzo. Le brevi traduzioni sono a cura della Redazione.


Parigi - Nell'ambito della preparazione di una legge sulla prevenzione della delinquenza annunciata da M. Dominique de Villepin, Ministro dell'Interno del governo francese, della sicurezza e delle libertà locali, un rapporto preliminare è stato consegnato al Ministro, lo scorso Ottobre, dalla Commissione preventiva del gruppo di studio parlamentare sulla sicurezza interna (GESI), di cui è presidente Jacques Alain Bénisti, deputato di Val de Marne.
Alcune parti di questo Rapporto hanno destato l'indignazione sia degli studiosi di linguistica, sia degli operatori psico-sociali. Io penso che prima di tutto è come cittadini che dobbiamo reagire a questo tipo di discorso e soprattutto come appartenenti a una comunità di persone che ha spesso parlato il dialetto di origine, senza per altro diventare delinquenti.
Ma vediamo in dettaglio che cosa propone il famoso Rapporto. Alla pagina otto leggiamo:

«Se le azioni di prevenzione vogliono essere efficaci, devono assolutamente iniziare dai primissimi sintomi di devianza, quindi dalla più giovane età. Tutti sono d'accordo nel sostenere che se i rimedi non vengono posti in questa precisa fase del comportamento deviante del bambino, la deriva non cesserà di accentuarsi ... »

Prima di specificare quale sarebbero i "rimedi" da adottare per impedire la tendenza antisociale del fanciullo, i redattori di questo Studio preliminare prendono in esame il percorso "tipo" del giovane delinquente, tappa per tappa, a partire dalla culla. Una immediata relazione (di causa-effetto) è stabilita implicitamente, ma in modo chiaro, tra il bilinguismo e la traiettoria deviante. Così il fatto di avere dei "genitori di origine straniera" che parlano in casa il dialetto del loro paese, costituirebbe nella catena delle cause, il primo fattore potenzialmente generatore di delinquenza. Sempre alla pagina otto del Rapporto leggiamo:

Fuoriregistro - 24-05-2005
Riceviamo e pubblichiamo


Senato della Repubblica


INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
AL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
AL MINISTRO PER LA FUNZIONE PUBBLICA


Premesso ...
Cub Scuola - 24-05-2005
Sciopero e manifestazione il 4 giugno

L'Alta Velocità ferroviaria, che già sta devastando ampi territori delle penisola, si prepara a sbarcare in Val di Susa, un territorio già attraversato da due strade nazionali, da una mostruosa autostrada e da una linea ferroviaria internazionale.
In Valle, a fronte di imprese faraoniche come l'autostrada e il TAV, in questi anni sono peggiorati i servizi alle persone. Le stazioni minori hanno chiuso biglietterie e sale d'aspetto perché poco remunerative: così i pendolari, studenti e lavoratori, aspettano il treno all'aperto in estate come nei lunghi inverni.
Aldo Ettore Quagliozzi - 24-05-2005
Sarebbe lesa maestà contrapporre alla starnazzante e vacua contesa politica del bel paese, fatta con i solipsismi dell'egoarca di Arcore e con le trovate dei " vanesi " dell'altra sponda, con le tante durlindane fatte mulinare nell'aere del bel paese dalle confraternite più varie che miscelano il sacro col profano, interessi spiccioli con le più alte speculazioni fintofilosofiche, sarebbe lesa maestà il parlare sincero, sicuro e libero di un uomo della Politica americana, della politica con la lettera p al maiuscolo, qual è per l'appunto Mario Cuomo nell'intervista concessa a Furio Colombo, già direttore del quotidiano "l'Unità " e dallo stesso resa pubblica col titolo "La mia Italia ignota " ?
Proviamo a leggerla e rileggerla ed a rifletterci su, tanto per vergognarci ancora dell'essere figli di cotanta " ... serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!"

" Ha ancora, anche adesso che fa l'avvocato con ufficio da film al ventiduesimo piano di un grattacielo di Manhattan, il tono fermo e sicuro del predicatore. Era il tratto tipico della sua straordinaria eloquenza, quando governava lo Stato di New York, e il cardinale O' Connor, allora primate d'America gli disse, una volta mentre gli sedeva accanto prima di un importante discorso: «Non sia sempre così severo. Dica qualcosa per far ridere, all'inizio. La gente è sempre piena di ansie ...»

«O Connor, poi, è stato l'unico a non ridere - racconta Cuomo - perché ho aperto il discorso con la storia dei due cardinali che discutono del celibato dei preti e uno dei due dice che non ci sarà alcun cambiamento. L'altro, sia pure cautamente, un cambiamento lo attende.
"Prima o poi vedrai che sarà possibile. Non è nella mia vita, magari, ma quasi certamente in quella di mio figlio".»

Anche adesso la risata del governatore (nella tradizione americana il titolo di governatore dura per sempre e tutti, nella elegante serie di uffici che occupa un intero piano, lo chiamano "governatore") dura solo un istante. Per lui, cattolico, studioso di teologia e allievo della migliore Università Cattolica americana, la St. John University, importa molto dire alcune cose chiare sul rapporto fra religione e politica.

«No, io non ho alcuna esitazione o ripensamento sulla fecondazione, sugli embrioni o sull'aborto». «Da credente ( ... ) accetto ciò che dice la Chiesa. Da politico mi tocca il dovere di non imporre la mia fede agli altri. Il fenomeno che sta travolgendo l'America è proprio questo: una alleanza fra cristiani fondamentalisti e una parte della gerarchia cattolica che, all'improvviso, rovesciando la nostra cultura e l'orgoglio americano della divisione netta fra Stato e Chiesa, vuole che la fede diventi legge. Vogliono imporre persino quegli aspetti della fede che non vengono dalla Patristica e dai secoli, ma da decisioni più recenti, che a volte si contraddicono nel tempo e che non sono condivise neppure da tutto il mondo cattolico.
Vedi, quello che sta succedendo, è che la religione sembra impegnata a trasferire valori da sinistra a destra. Ovvero da un'area tollerante e aperta agli altri, a uno spazio recintato, circondato da esclusione e cementato da proibizioni. È una operazione sbagliata e disperata. Il presidente Bush che raccomanda la castità ai giovani americani. Castità e guerra. Che mondo è?»

Paola Baroni - 23-05-2005
Prima elementare di una scuola di periferia. I bambini giocano in cortile, mescolati a quelli di altre classi. Nel rincorrere una palla P. (6 anni la pelle cioccolata: la mamma è bianca, ma il papà è scuro scuro), cade sulle ginocchia. Si rialza, ...
Lucio Garofalo - 23-05-2005
Secondo statistiche ufficiali, ogni anno, in Italia, verrebbero commesse oltre 300 mila violazioni della legge (ovviamente si tratta dei reati denunciati e accertati), dalle piccole infrazioni del codice penale ai reati più gravi quali estorsioni, ...
Laura Tussi - 23-05-2005
Il superamento della deumanizzazione dell'altro


Per fondare una cultura della pace è indispensabile contrastare il processo di deumanizzazione, ossia di inserimento dell'altro in una categoria non umana che va quindi contrastata, ostacolata e annientata. Il pregiudizio rappresenta un mezzo di propagazione del processo di deumanizzazione. Un'educazione per la pace a tutti i livelli sociali e nei rapporti interpersonali deve compiere progressi a favore dell'identificazione con l'altro, il riconoscimento degli altri come uguali a sé che diviene ancora più necessario e auspicabile quando gli altri si oppongono a noi. La tendenza a demonizzare il nemico, l'altro da noi, come spesso fanno colpevolmente i mezzi di comunicazione di massa, allargando le distanze che separano noi dagli altri, aumenta il rischio di aggressività e distruttività sempre più intense e radicate nel costume quotidiano.

Il terrificante interiore e la demonizzazione dell'altro

E' davvero evidente che la demonizzazione del nemico costituisce un meccanismo di difesa rispetto al negativo che rifiutiamo dentro di noi, come persone, ma anche come gruppi sociali, in quanto l'altro e gli altri si configurano come una realtà separata di deumanizzazione e distruttività. Anche la scuola ha dato inconsapevolmente, forse, il proprio contributo al processo di deumanizzazione quando ha esaltato il concetto di "identità nazionale", dimenticando che siamo tutti cosmopoliti, cittadini del mondo. Il riconoscimento dell'altro come simile a sé transita attraverso la condivisione, lo scambio, la comunicazione delle emozioni e dei sentimenti. Per esempio all'interno del gruppo classe è possibile aiutare il bambino a riconoscere nel compagno, con cui spesso litiga, il proprio stesso vissuto, come questa comunicazione deve essere facilitata tra i gruppi sociali, soprattutto i contesti che il bambino vive come nuovi, diversi e pericolosi. Per combattere il processo di deumanizzazione occorre facilitare le occasioni di condivisione, di scambio, di incontro, sottolineando tutte le cose che uniscono, anziché ciò che divide. I mezzi di comunicazione di massa negano implicitamente per i loro messaggi l'umanità dei singoli e dei gruppi sociali, facilitando ostacoli che si frappongono all'incontro tra i bambini, tra gli uomini, tra i gruppi sociali. Un'educazione alla pace si deve proporre di facilitare l'acquisizione di atteggiamenti cooperativi e non competitivi, oltre a favorire le condizioni per un uso non lesivo, ma adattivo dell'aggressività nella sicurezza, la possibilità di affermazione di sé, l'identificazione con l'altro. Gli studi sull'acquisizione dei comportamenti cooperativi e non competitivi e sulla genesi di atteggiamenti costruttivi indicano che queste caratteristiche non lesive della relazione sono strettamente correlate con la capacità di allontanarsi, sia emotivamente, sia cognitivamente, dall'impellenza delle situazioni frustranti e conflittuali, al fine di trovare una risoluzione complessa e mediata, tenendo presente l'esistenza e le esigenze dell'alterità.
Flc Cgil Modena - 21-05-2005
OGGETTO: SEMINARIO
di FLC CGIL di Modena

Alle RSU delle scuole della Provincia di Modena

In allegato alla presente il programma del seminario del 31 maggio di cui all'oggetto.
Il seminario si avvale del contributo giuridico dei massimi ...
Piero Bernocchi - Pino Giampietro - 21-05-2005
Riceviamo e pubblichiamo (Red)

L'assemblea che abbiamo organizzato come Confederazione Cobas a Roma il 6 maggio su pensioni e TFR,e a cui avete portato il vostro valido contributo, riteniamo abbia costituito un significativo momento di ...
Giuseppe Aragno - 20-05-2005
Autonomi e titolati - il titolo quinto è un pezzo pregiato nei quarti di nobiltà d'una insalata russa ch'è per quattro quinti a destra e per un quinto fa l'occhiolino al centro - posizionati a distanze di sicurezza dalle formule spericolate del "presidenzialismo operaio", ma audaci quanto basta per far balenare lampi d'operaismo, i neocon aprono la fabbrica dei programmi e pensano alla fabbrica dei voti.
Misurati, incapaci di passi decisi, non fecero la rivoluzione e non si rendono conto che serve una restaurazione. Avevamo una scuola dello stato fatta per uguali, ce l'hanno scippata per conquistare ceti moderati e simpatie clericali. Occorre dirglielo che restituire quella scuola al paese è un vero imperativo morale?
Se le cose stanno così, se c'è bisogno di dirlo, in questa fabbrica di calze riuscite a metà - mezze calzette - nascerà inevitabilmente un comprensibile luddismo.
Posizionati oculatamente dove lo specchietto per le allodole poteva essere più attraente, sostennero, autonomi e titolati, che lo stipendio degli insegnanti è una vera miseria. Se ne fecero un punto d'onore: stipendi europei. Erano già allora politici e sindacalisti dei quattro quinti a destra e ciò che resta a centro. Stipendi europei. Se i presidenti non operai che fabbricano programmi, non se ne rammentano più, cosa dire? Programmino antisclerotici e gerovital e non se ne vengano fuori col conto della spesa: i soldi non mancano. Si riduce all'osso il bilancio delle spese di guerra per la pace e di pace per la guerra e c'è di che arricchire scuola ed università. Fabbrichino se ne sono capaci, una visone politica alternativa. In essa si inserirà la scuola. Se ne sono capaci, se no, tolgano il disturbo.
Avevamo una scuola che si fondava sul criterio della solidarietà. Un banda di neocon che aveva preso lo stipendio dal PCI per una vita e poi s'era scoperta anticomunista, inventò un'altra scuola, una che rispondesse a logiche di mercato: domanda e offerta, rami secchi da tagliare con processi di razionalizzazione, accorpamenti, più alunni e meno classi, un baraccone da circo equestre che inseguiva studenti e genitori diventati clienti. e ogni scuola una specialità, una nicchia di mercato, coi dirigenti manager staccati dalla didattica e vendere fumo e tappeti persiani.
Occorre una fabbrica dei programmi? No. Serve una volgare ramazza e il cesto dei rifiuti. C'è una scopa in fabbrica o bisogna acquistarla?
Autonomi e titolati, ampiamente e obiettivamente valutati negli anni passati. sino a giungere alla bocciatura del 2001, i neocon concordano col presidente operaio e coi suoi scherani, e tornano alla carica sulla valutazione. E s'intende: non saremo noi a valutare il "prodotto" della fabbrica, ma la fabbrica a valutare noi.
Cinzia Crosali - 20-05-2005
Psicologa e psicanalista, Cinzia ha lavorato e lavora con bambini e con adulti, in realtà bilingui che spaziano dalla scuola italiana all'estero alle carceri minorili. La ringraziamo per averci messo a disposizione alcune sue riflessioni, pubblicate anche sulla rivista Focus magazine, nate da anni di ricerca e di sperimentazione intorno alle problematiche psicosociali dell'emigrazione e della comunicazione (Red)


Per noi italiani che viviamo in Francia, l'equilibrismo tra le due lingue è quotidiano. Anche se la conoscenza del francese è perfetta, accade sempre che una parola, un'espressione, un modo di dire italiano si imponga nella frase e ci risulti intraducibile. A volte invece è un'immagine linguistica francese che non trova un suo corrispondente nella lingua italiana. Cerchiamo allora il corrispettivo meno lontano, quello che si adatta di più, ma restiamo scontenti, qualcosa non ci soddisfa, ci lascia con un senso d'incompletezza e di frustrazione. Non è propriamente il significato a deludere, quanto la tonalità, il colore, la materialità stessa della scelta linguistica.
Ne sanno qualcosa i traduttori, che, quando fanno in modo appassionato il loro lavoro, vivono momenti di profonda indecisione, sempre sul bordo di un tradimento nei confronti della lingua da tradurre. L'analogia che avvicina l'atto del "tradurre" con quello del "tradire" è largamente conosciuta. Qualcosa di passionale e intimo è, infatti, all'opera. Un'amica traduttrice che lavora con un gruppo di colleghi professionisti, mi raccontava recentemente quanto siano accese le discussioni tra i traduttori del suo gruppo di lavoro. Quando non si trova l'accordo su una scelta linguistica facilmente si arriva a litigare anche in modo aspro. Nessuno vuole cedere o fare concessioni all'altro; a volte le dispute sulla scelta delle parole, sulla sintassi e sullo stile diventano così violente da rendere impossibile la continuazione del lavoro. Pare proprio che qualcosa di molto intimo e prezioso sia messo in gioco. Di che cosa si tratta? A che cosa non si vuole rinunciare? Quale punto insopportabile viene toccato?

Lo psicanalista Jaques Lacan aveva chiamato questo qualcosa di intimo e prezioso: "la lalangue" e diceva che essa non ha niente a che vedere con il dizionario. Essa è più vicina al balbettio iniziale del soggetto parlante, alla lallazione del lattante, alla primordiale forma ed emozione che la lingua madre ha assunto per ciascuno di noi quando siamo entrati nel linguaggio, all'inizio della nostra vita.
Se la traduzione è così difficile e dolorosa è perché ogni parola deve essere estirpata dalla "lalangue" della prima lingua per trovare un corrispondente nella seconda lingua della traduzione. Una parola della lingua materna deve essere lasciata andare, lasciata cadere, deve essere strappata alla sua familiarità, al fascino e alla consolazione che dà questa familiarità. Una separazione da un'intimità è allora in atto. E' questa l'operazione difficile della traduzione, si tratta di un'operazione in cui devo rinunciare all'intimità rassicurante di una parola della mia lingua, devo separarmi da essa, e questo quando la parola corrispondente della seconda lingua non è ancora a mia disposizione: tante parole si affacciano e mi si propongono, ma nessuna per un breve momento è utilizzabile. E' questo un istante di vacillazione, un impercettibile momento di assenza di "bordo". Ci si stacca da una riva, ma l'altra riva non è ancora a portata di mano. C'è dunque un istante vuoto, che implica una separazione, un taglio, una vertigine. Poi la parola della seconda lingua prende forma, s'impone, s'iscrive: l'altra riva è toccata. Ho cercato di descrivere al rallentatore un processo mentale che avviene in modo automatico, quasi inconsciamente, ma che non è indolore. Chiunque abbia cercato di tradurre una poesia, o una canzone sa quanto grande sia l'impotenza, frustrante, di rendere con fedeltà la materialità e la sonorità di un verso o di un'immagine poetica. Quando poi riusciamo ad approdare ad una traduzione che ci piace c'è una vera giubilazione, non si tratta di una semplice traslazione da dizionario, ma di un vero atto di creazione con tutto il piacere che ogni creazione comporta.
Corrado Mauceri - 19-05-2005
Le "Leggi Moratti" sull'istruzione (la L. n. 53/03 ed i relativi decreti delegati) hanno un solo pregio: sono coerenti ed inequivoche; le leggi Moratti difatti propongono un sistema scolastico volto a riprodurre i ruoli sociali e quindi non una scuola il più possibile uguale per tutti, non una scuola volta ad eliminare, per quanto possibile, le condizioni di disuguaglianza, ma una scuola che rifletta, a tutti i livelli, le differenze sociali e che sia funzionale al loro mantenimento.

Già sin dalla scuola dell'infanzia si introduce l'idea di una scuola "familistica" che sia proiezione delle condizioni sociali delle famiglie; tale stessa impostazione si ritrova nei successivi decreti applicativi della legge di delega e nello schema per il secondo ciclo: l'anticipo, gli insegnamenti facoltativi, la sostituzione dell'obbligo scolastico con un concetto individualistico di diritto-dovere all'istruzione o alla formazione professionale ed ora il sistema "duale" di scuola e formazione professionale, previsto peraltro a 14 anni sono tutti aspetti di una scuola volta a riprodurre le differenze sociali esistenti nella società; non una scuola che, almeno nella formazione culturale, crei condizioni di uguaglianza per garantire a tutti un pieno diritto di cittadinanza, ma una scuola che discrimina e prefigura già i futuri ruoli sociali; la negazione della funzione istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola statale.
Questa funzione discriminatoria che le Leggi Moratti attribuiscono alla scuola statale è già di per sè sufficiente per respingere in toto la riforma; si tratta di un'idea di scuola inaccettabile che non dovrebbe nemmeno meritare una discussione; ma le leggi Moratti non sono soltanto discriminatorie e già, per tale motivo, inaccettabili; sono anche in contrasto non solo con specifiche norme costituzionali, ma con i principi fondamentali della Costituzione.
La scuola nella Costituzione è rappresentata come una delle leve principali di cui la Repubblica democratica deve servirsi per rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono un'effettiva partecipazione democratica di tutti (art. 3, 2 comma); la scuola nella nostra Costituzione ha la funzione primaria di garantire a tutti una piena cittadinanza democratica e quindi deve essere rivolta a creare uguaglianza.
Per questo l'art. 33 della Costituzione obbliga lo Stato ad istituire "scuole statali per ogni ordine e grado"; per questa stessa ragione l'art. 34 afferma che "la scuola è aperta a tutti" e dopo che "l'istruzione inferiore, per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita".
La Costituzione prevede quindi un unico sistema scolastico statale per tutti gli ordini e gradi e tale sistema deve essere aperto a tutti e quindi, pur con un forte carattere unitario, proporre anche indirizzi diversificati.
Diversa funzione e diversa natura ha invece nella Costituzione l'istruzione e la formazione professionale con il compito anch'esso importante di preparare al lavoro e pertanto affidata alla competenza esclusiva delle Regioni ex art. 117 Cost.
Quindi pur dopo la riforma del titolo V della Costituzione( certamente ambigua e contraddittoria, ma sul punto inequivoca) rimane ferma la distinzione tra istruzione scolastica di ogni ordine e grado ( e quindi anche tecnica e professionale) e l'istruzione e formazione professionale che non è istruzione scolastica e quindi rimane affidata alle regioni.
La riforma Moratti nel testo che attualmente si conosce (ma che può ancora cambiare perchè anche all'interno della maggioranza di Governo le scelte della Moratti destano perplessità) in palese contrasto con le citate norme della Costituzione, prevede, come è noto, il sistema scolastico duale, e cioè un sistema scolastico statale limitato ai licei ed un altro regionale per la formazione ed istruzione professionale che dovrebbe essere destinato ai giovani che non frequenteranno i licei; l'istruzione scolastica tecnica e professionale è quindi estromessa dal sistema scolastico statale e trasferita alle Regioni, perdendo la sua natura di istruzione scolastica; i giovani, dopo la conclusione della scuola dell'obbligo ( cioè a 14 anni ) saranno costretti a scegliere tra due percorsi formativi diversi che prefigurano ruoli sociali diversi : il sistema scolastico statale limitato però ai licei ed il sistema regionale dell'istruzione e formazione scolastica che però li esclude dal sistema scolastico; la scuola prevista della Moratti ha quindi questo compito discriminatorio di stabilire a quattordici anni il destino sociale dei giovani; una parte di essi difatti a quattordici anni sarà esclusa dal sistema scolastico; l'altro settore quello dell'istruzione scolastica tecnica e professionale che finora, pur necessitando di riforme, era pur sempre nell'ambito del sistema scolastico statale, secondo la riforma, diventa "l'altra" scuola, una scuola regionale, volta al "saper fare", che però la Costituzione non prevede.
Corrado Mauceri - 19-05-2005
Un'autonomia per una scuola statale, pluralista e democratica, laica ed aperta a tutti.

1. La Costituzione prevede una scuola per tutti gli ordini e gradi, statale, pluralista (libertà di insegnamento), laica ed aperta a tutti.
Oggi noi abbiamo ...
Roberto Renzetti - 18-05-2005
Leggere il Pirani di oggi (16 maggio) fa ripensare ai disastri che il centrosinistra ha iniziato a fare con le sue riforme Bassanini-Berlinguer. I pedagogisti hanno in quel momento preso il potere ed hanno portato la scuola a livelli anglosassoni, cioè allo sfascio.
Prendo atto che pedagogisti e burocrati ministeriali, pur discutendo di ben altro, sono tornati, dopo le recenti fughe. Sono tornati con altri manifesti affissi in tutti i siti, con promesse preelettorali. Ma non parlano dei programmi DS per l'eventuale nuovo governo di centrosinistra. Devo però ricordare che vi è una proposta di non voto per i DS se non si impegneranno pubblicamente per l'abrogazione, almeno, di TUTTA la legislazione Moratti (la cosa è anche ribadita nella home di Fuoriregistro). E su questo vi è il silenzio rotto solo da Cicciobello-Rutelli che dice che la Moratti va mantenuta con modifiche.
Ora invio ai pedagogisti circolanti da queste parti questo lavoro che scrissi un anno fa per Insegnare, rivista del Cidi, che fu accettato ma mai pubblicato (insieme ad altri articoli) dopo la pubblicazione sulla stessa rivista (giugno 2004) di quello scandaloso "Le mani sulla Scuola" in cui si denunciava la sintonia del centrosinistra, oltre che con la Confindustria, con i piani di privatizzazione europea della scuola. Sarei estremamente interessato a conoscere cosa dicono i signori pedagogisti che ancora seguono da padroni dappertutto.
Stefania - 18-05-2005
Io sono la mamma di una bimba che fa tempo pieno in quarta elementare e credo che dare i compiti a casa violi il diritto dei bambini al gioco.
Anche giocando si impara, dopo otto ore di scuola, credo che sia giusto lasciare i bambini liberi da ...
Alba Sasso - 18-05-2005
Premesso che:

la legge 4 giugno 2004, n. 143 di conversione con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2004-2005, nonché in materia di esami di Stato e di Università ha previsto all'articolo 3- quater, nell'ambito delle disposizioni speciali per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento che:

a decorrere dall'anno scolastico 2005-2006 gli iscritti all'ultimo dei corsi di specializzazione all'insegnamento secondario e i laureati nella sessione estiva dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria possono presentare domanda di inclusione con riserva nelle graduatorie permanenti;

nel Decreto Dirigenziale con cui dispone l'integrazione e l'aggiornamento delle graduatorie permanenti del personale docente ed educativo ai fini delle assunzioni in ruolo e supplenze per gli anni scolastici 2005/2006 e 2006/2007, emanato in data 31 Marzo 2005, il Ministero dell' Istruzione Università e Ricerca fissa la scadenza per la presentazione delle domande al giorno 2 Maggio 2005;

il suddetto decreto non consente a tutti coloro che hanno già conseguito la prima abilitazione per la medesima classe di concorso mediante il concorso ordinario a cattedra, seppur frequentanti attualmente il medesimo corso di specializzazione, di presentare domanda con riserva ai fini del riconoscimento del titolo conseguito con il corso di specializzazione;

tali corsisti si vedono ora ulteriormente penalizzati da questo provvedimento, che li sottopone al rischio tangibile di non poter usufruire, al pari degli altri, del diritto di aggiornare la propria posizione nella graduatoria permanente con il punteggio legalmente e legittimamente previsto dalla frequenza della SSIS;

per sapere

se il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca intenda porre rimedio a tale evidente disparità di trattamento.

Alba Sasso, Giovanna Grignaffini, Piera Capitelli, Titti De Simone
Grazia Perrone - 18-05-2005
(...)""Io mi sono assunto quasi da solo la responsabilità di dire no ad un contratto che stava per chiudersi e che non mi sembrava giusto chiudere (...)" .

Così si è espresso il Presidente del Consiglio ... e persino un bambino capirebbe ...
Maurizio Tiriticco - 16-05-2005
E' il titolo di un vecchio film, ma mi è tornato in mente dopo la risposta del ministro Moratti a Mario Pirani sulla questione del bullismo.
E' certo - ed il ministro ha ragione - che il bullismo affonda le sue radici nel disagio giovanile e che la soluzione è a medio e a lungo termine, ma... Dov'è la soluzione? O meglio, l'avvio della soluzione? E qui mi vengono in mente le pupe, cioè tutti gli ingenui che credono alle favole, soprattutto a quelle che raccontano loro!

La favola è quella dei "principi sui quali si fonda il nostro progetto educativo - così scrive il ministro - quelli affermati dalla Costituzione repubblicana e dalla Convenzione europea: la dignità della persona, la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà la giustizia, la cittadinanza consapevole e partecipata"!

A parte il fatto che la Costituzione con quel famoso anche scritto bello bello nella legge 53 tra le finalità del sistema educativo, sembra un optional, e a parte il fatto che l'uguaglianza nelle Indicazioni nazionali era stata cassata dalla citazione dell'articolo 3 della Costituzione e poi reintegrato solo dopo le proteste di tanti di noi, che dire delle ragioni che hanno indotto a formulare questi nuovi sacrosanti principi fondanti?
Il ministro ce lo dice chiaramente! Era necessario introdurli "in una scuola che negli ultimi decenni si era concentrata più che altro sulla trasmissione del sapere"!!! E qui casca l'asino, o meglio la pupa! Quindi, è il sapere che ha provocato il bullismo! Eppure, da decenni, nessuno di noi se ne era accorto! Continuavamo a insegnare che due più due fa quattro e che tra l'a con l'acca e l'a senz'acca c' è una certa differenza... e non sapevamo che queste non sono semplici nozioni, ma i pericolosi bacilli del bullismo!!!

Ahi noi! Finalmente una pupa ha scoperto l'arcano! Punto e a capo! Altro che tre per tre fa nove e qui e qua vanno senz'accento! Bisogna educare alla convivenza civile, magari con sei belle materie nuove nuove, però... tutte traversali... perché le ore non bastano, bisogna valutare il comportamento, obbligare ai tre quarti della frequenza, e nel giro di un tempo medio-lungo tutto sarà risolto!
Occorreva cambiare una scuola - il ministro lo dice ripetutamente - in cui l'alunno doveva piegarsi ai suoi programmi e dar vita, invece, a una scuola in cui è questa ad essere a servizio dell'alunno... ed anche di mamma e papà!
Gianni Mereghetti - 16-05-2005
Gentilissimo ministro,

la risposta che ha dato a Mario Pirani su Repubblica mi ha lasciato a dir poco esterrefatto. Le confesso che da lei mi sarei aspettato altro, ma tant'è. All'editorialista di Repubblica che ...
Anna Pizzuti - 16-05-2005
Domenica mattina, pullman delle 6.50, da Sora, per Roma. All'inizio quasi vuoto e silenzioso, ma poi - via via che la strada si snoda nel verde della primavera e tra le case a metà, abusive o abbandonate che lo deturpano - sempre più affollato e denso di voci, di lingue.
Coordinamento Nazionale delle Rsu - 16-05-2005
Il nuovo orario di lavoro .. ed altre cose ancora
Mentre i salari continuano a diminuire e la precarietà lavorativa aumenta, i sindacati aprono alla direttiva europea che aumenta l'orario di lavoro e lo sfruttamento


Ritorna la concertazione - La Cgil sceglie l'accordo con Cisl e Uil e riapre senza indugi alla nuova e peggiore concertazione. Lavoro e Società, coerentemente con la scelta di un congresso unitario si adegua e sparisce definitivamente sciogliendosi nella maggioranza della Cgil.

Ed i lavoratori ? Non sanno nulla ovviamente - Neppure una assemblea, altro che democrazia, diritto di voto e referendum. Si decide sulle loro teste in nome delle politiche di sostegno al profitto ed alla produttività

Dopo la truffa sul TFR, l'ennesima fregatura sull'orario un'altro motivo in più per costruire da basso un documento alternativo al prossimo congresso CGIL

Nel Settembre 2004 viene presentata la proposta di direttiva del Parlamento Europeo recante modifica della direttiva 2003/88 concernente "taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro".

Cosa dice la direttiva? - Praticamente che l'orario di lavoro va conteggiato su base annua e non più settimanale, che si può lavorare su settimane di 48 ore per 12 mesi, che l'orario individuale (contrattabile individualmente) può subire deroghe fino ad arrivare a 65 ore settimanali, che il lavoro in regime di reperibilità non entra nel conteggio ai fini del limite della prestazione normale dovuta al padrone ecc. ecc.
Aldo Ettore Quagliozzi - 14-05-2005
E' uno straordinario documento umano e politico lo scritto che vi propongo, poiché al suo interno convivono le riflessioni di un grande maestro del pensiero etico e civile, in un tempo caratterizzato dalla assenza di eticità nella vita pubblica del bel paese, accanto a confessate personalissime vicissitudini, al cospetto delle quali si misura anche la grandezza dell'Uomo nella accezione più ampia del termine.
Il tutto confortato dalla prosa limpida e dalla memoria tenace di un grande vecchio d'Italia, Paolo Sylos Labini, il cui scritto ha fatto da introduzione al libro di recente pubblicazione " Intoccabili " dei giornalisti Saverio Lodato e Marco Travaglio.
E' una rilettura che ripercorre anche una parte della storia passata non proprio commendevole del bel paese, una storia che si ha interesse a che non venga alla superficie della conoscenza, poiché è bene che rimanga nascosta e non conosciuta dai più, dolcemente addormentati nel sogno mediatico del bel paese governato dall'egoarca di Arcore.
Cub scuola - 14-05-2005
Dopo tre anni di blocco del turn over il governo, in fase pre elettorale, offre l'assunzione in ruolo di meno di un terzo dei colleghi che ne hanno maturato il diritto (110.000 docenti e 70.000 Ata).
E' un classico caso di rovesciamento della realtà: si concentrano le assunzioni in un periodo strategico nella speranza di far dimenticare i diritti negati per anni e il fatto che la gestione dell'organico nella scuola si caratterizza per comportamenti indecenti.
Per di più, si continua a non riconoscere l'elementare diritto alla riconoscimento degli aumenti retributivi maturati negli anni passati e si utilizza l'ordinaria inefficienza della burocrazia ministeriale come strumento per deprimere le retribuzioni di insegnanti, collaboratori scolastici, impiegati tecnici ed amministrativi.
Gianni Mereghetti - 14-05-2005
In questo ultimo mese di scuola le ore sono ritmate da verifiche scritte e interrogazioni orali. E' tempo di valutazioni, un tempo drammatico, in cui fatica e tensioni fanno spesso capolino, ma significativo, perché si tirano le fila del lavoro ...
Comitato - 14-05-2005
Il comitato algherese per la difesa della scuola pubblica propone un'azione concreta e, pensiamo efficace:

inviare (in date precise per tutta l'Italia ad es. dal 15 al 30 giugno) una cartolina contro la Riforma Moratti?a ciascuno dei seguenti ...
Giuseppe Aragno - 14-05-2005
Non la farò lunga e non cercherò le vie di mezzo. Non servono. Il fervore di discussioni, i voli pindarici sulla scuola che vorremmo, la passione con cui la immaginiamo, le domande rivolte ai futuri vincitori delle elezioni politiche affinché si pronunzino sulla scuola che vogliono, tutto questo ed altro ancora che leggo qui sulla nostra rivista, che passa sulla rete, correndo da un sito all'altro lungo strani percorsi circolari e tornando dopo mesi, avvitandosi al punto da cui s'era mosso, tutto questo mi intristisce e mi conferma nell'idea che occorre cercare altre vie.

I ballerini di seconda fila nei quali si spera ce l'hanno spiegata l'idea che hanno della società da costruire.
Il più sincero è Rutelli. La scuola statale per lui non esiste. E' il contrario: è lo stato a pagare i privati e onestamente l'ha detto: chi ha intenzione di fare una battaglia "contro la scuola paritaria, non mi avrà al suo fianco. Penso che dobbiamo guardarci dal rischio di alienare dall'intero centrosinistra vasti mondi della scuola e della formazione che rendono un servizio prezioso e che sarebbe gravissimo spingere nelle braccia della destra" [Unità, 22 novembre 2004].

Siamo noi a non voler capire. E questo è un ballerino onesto. Questo parla. Raccomandatela a Dini e a Mastella la scuola vogliamo: anch'essi vinceranno.
Non mi appassiona più una discussione sulla scuola, perché non riesco ad immaginare che se ne possa costruire una buona in una società che va allo sfascio. Abbiamo l'università di Zecchino e continuiamo a sperare che ne possano venire fuori insegnanti preparati. Si va avanti per crediti e per debiti, lauree brevi e specialistiche, master ed altre patacche di questo genere e il problema dei problemi è diventata la signora Moratti.
E' la concezione del mondo, sono i valori di riferimento che fanno da fondamenta a una scuola che funzioni. Bene. I futuri vincitori faranno una fatica tremenda ad essere a sinistra della destra americana. Se si distingueranno con qualche nitidezza da Dick Cheney, occorrerà fare salti di gioia.
La scuola che vogliamo! E il mondo che vogliamo? A chi lo chiediamo un disegno di società nato da una sinistra moderna? A D'Alema?
Vincenzo Andraous - 14-05-2005
Nessuno ne parla, neppure sottovoce, e quando se ne.... straparla, lo stridore che ne fuoriesce è palese, a tal punto da perdere contatto con la realtà, intendo quella vera, quella che fa a pugni con le belle verità e con le mezze fandonie.
Rifletto sulla percezione che i cittadini hanno di una cella, osservo e rifletto sulla reale accezione che si trasferisce alla prigione quando qualcosa lede i nostri interessi.
Mi colpisce l'indifferenza, la disattenzione, con cui si prende atto che in carcere ci si ammazza a vent'anni, a quaranta, a sessanta, nel silenzio più colpevole, ma ciò non provoca alcun brivido, se non quello di prendere per il bavero l'intelligenza.
In questo bailamme di disegni sgangherati, di giustizia dell'ingiustizia, e di ingiustizia della giustizia, in questo abisso: alla prima curva non c'è più a fare da ponte l'uomo, ma lo spettro di una disumana accettazione.
Armando Buzzanca - 14-05-2005
A tutti coloro che leggono: ho avuto e verificato oggi la seguente notizia: la facoltà di lettere dell'università di bari (minuscole volute!!) ha indetto un corso di perfezionamento con scadenza della domanda di ammissione alle ore 12.00 del 20 aprile 2005 come potete vedere qui.

Ho le seguenti domande da porvi:

1) Come ci si può perfezionare in 13 giorni solari festività comprese ???
2) Come verranno valutati questi corsi dai provveditorati e in quali classi di concorso saranno validi ??
3) Quante altre università hanno fatto lo stesso o peggio (se è accaduto)??
4) Quale azione legale o non è da intraprendere ??
5) Com'è possibile che il miur (volute anche qui le minuscole!) possa accettare una situazione quale questa (ammesso che ne sia a conoscenza) che si è verificata a Bari?
6) Come si sentirà chi ha seguito un corso di perfezionamento di durata annuale o chi non ne ha fatti proprio quando verrà scavalcato in graduatoria di merito o permanente da chi ha seguito questo corso?
7) Quando la classe dei docenti precari (costretta alla guerra fra poveri o a chi è più furbo) potrà avere "fiducia nelle istituzioni" ?

Per il momento spero che questa lettera abbia la massima diffusione e che possa arrivare anche al miur, perché ritengo che un comportamento così non vada incoraggiato ma punito.
Fuoriregistro - 13-05-2005
Sabato scorso Retscuole ed il Movimento dell'Autoriforma hanno organizzato a Milano un incontro dal titolo "Felicità sottobanco". E' possibile leggere qui tutti gli interventi, compreso il volantino di invito. Quello che sotto riportiamo è il ...
Giovanni Cocchi, Mirco Pieralisi - 12-05-2005
E' ormai sotto gli occhi di tutte e tutti che i libri istituzionali della scuola elementare sono modellati (alcuni in maniera addirittura ossessiva, altri in maniera più "morbida", forse qualcuno per "dovere di firma") sulle indicazioni nazionali, ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-05-2005
Il piccolo Bush lo ha proclamato solennemente sulla maestosa Piazza Rossa, dimentico dei 27 milioni russi, allora sovietici, morti per la libertà del mondo "europeo" dalla schiavitù nazifascista.
Ha riconfermato la "sua" dottrina della esportazione della "sua" democrazia in tutti gli angoli del pianeta Terra, sulla punta dei suoi missili e delle sue terrificanti armi; una mistificazione come sempre, a riconferma della tragicità ed immodificabilità della umana storia, là dove i rapporti di forza sono determinati non tanto dalle idee e dagli ideali, ma più prosaicamente dalla potenza economica, vera o presunta, detenuta dal "despota" di turno.
E' forse una categoria mentale oramai desueta ripensare ancor oggi al filosofo di Treviri ed alle sue teorie economiche? Alle sue previsioni sul destino del capitalismo?
Questa rilettura è di una lettera di Francesco Arcucci, docente presso l'Università di Bergamo di "Economia e tecnica degli scambi internazionali" pubblicata sull'ultimo numero del settimanale "Affari & Finanza" col titolo "Per il paradosso del dollaro i poveri finanziano i ricchi".
Afferma ad un certo punto il professor Arcucci nella sua pregevolissima lettera al predetto settimanale:

" ( ... ) Ma le fasi di transizione di questa portata, in cui il vecchio ordine sta morendo e quello nuovo non è ancora nato, sono accompagnate sempre da grandi sconvolgimenti economici e finanziari e, talvolta, anche politici e militari. ( ... ) "

E' questa forse la grande "battaglia per la democrazia" e contro il terrorismo sul pianeta Terra che Bush il piccolo si è impegnato a condurre a dispetto delle aspettative di milioni e milioni di esseri umani schiavizzati dalla "dittatura del dollaro" e da un'economia che ha assunto per tanti aspetti il carattere di economia continentale e non più planetaria?

" Il dollaro a partire dagli anni '40 è diventato la moneta di riserva utilizzata dal mondo intero, cioè la moneta in cui si effettuano i pagamenti per le grandi transazioni internazionali, si regolano le posizioni debitorie e creditorie fra Paesi e sono denominati i crediti verso l'estero delle Banche centrali.
Questa funzione è stata esercitata dal dollaro più che dalle altre monete come sterlina, franco francese, marco o yen in grazia del fatto che gli Stati Uniti erano diventati la prima economia del mondo.
Ma nel secolo appena iniziato i rapporti di causalità si sono capovolti. Oggi gli Stati Uniti rappresentano la prima economia del mondo, nonostante il loro deficit e il loro debito verso l'estero, solo perché il dollaro rimane la moneta di riserva.
La prosperità degli Stati Uniti dipende dall'accumulo da parte degli altri Paesi di crediti in dollari che finanziano la Confederazione nordamericana.
Nel secolo appena trascorso il resto del mondo accumulava dollari per poter acquistare beni prodotti in America.
In questi ultimi anni è il contrario. Il resto del mondo, e specie le banche centrali asiatiche, accumulano dollari affinché gli americani acquistino beni prodotti altrove.
Ancora venti anni fa l'America con le sue esportazioni era il più grande creditore del mondo. Oggi l'America con le sue importazioni è diventato il più grande debitore del mondo e lo status del dollaro come moneta di riserva svolge una funzione paradossale: quella di consentire ai ricchi americani di venire finanziati dai poveri cinesi e indiani.
Se questa capacità del dollaro scomparisse dall'oggi al domani i consumi in America sarebbero limitati alla produzione interna e i finanziamenti sarebbero limitati al risparmio nazionale: ne seguirebbe una terribile recessione del tipo di quella che ha colpito la Russia nell'agosto del 1998.
Ma siccome il dollaro rimane moneta di riserva, il finanziamento dei ricchi da parte dei poveri continuerà, sfidando le leggi dell'economia che postulano il contrario.
E' chiaro che in queste condizioni una crisi del dollaro può essere solo ritardata, con il risultato di renderla più grave, ma non può essere evitata perché le ragioni per le quali il dollaro è diventato moneta di riserva (e cioè che l'America inondava il mondo con prodotti a basso costo ed elevata qualità) non sussistono più.
Oggi la fabbrica dei manufatti del mondo è situata in Giappone, in Cina, a Taiwan, in Corea del Sud e anche in India.
Sono le monete di questi Paesi che dovrebbero godere dello status di moneta di riserva: solo chi le detiene ha la certezza di poter acquistare l'enorme gamma di beni prodotti in Asia.
E' evidente che l'economia di un mondo nel quale non si accumulano le monete dei Paesi più capaci di produrre e vendere i loro beni, ma del Paese che, acquistando in larga scala tali beni, incorre in deficit e debiti sempre più grandi è destinato a schiacciarsi contro un muro.


Fuoriregistro - 11-05-2005
Con uno, scarno, comunicato indimedya annuncia la morte di Nicolás David Neira Alvares, 15 anni, deceduto in seguito alle percosse ricevute dalla polizia il Primo maggio mentre partecipava, nello spezzone anarchico, ad una pacifica dimostrazione di ...
Maurizio Tiriticco - 10-05-2005
Il Miur non riesce a liberarsi dei fantasmi del passato! Che il liceo classico debba essere da sempre e ad aeternum il cuore, il clou, l'hard core - diciamolo come si vuole - dell'intero nostro sistema di istruzione, è una sorta di "fissa", un atto di fede per la nostra amministrazione.
Ricordiamo il primo documento di un paio di anni fa, ovviamente anonimo e ufficioso, ma di fonte autorevole - sono anni che abbiamo sempre a che fare con carte autorevolmente... incerte! - il cui incipit così recitava: "La scuola liceale ha dietro di sé una lunga tradizione. Tra i suoi caratteri distintivi si può annoverare la capacità di adattarsi ai diversi contesti storici e alle diverse esigenze culturali e professionali. Nondimeno questa scuola ha saputo conservare saldi legami con le sue origini ideali, quel Liceo di Atene dove insegnò Aristotele". Insomma il liceo è come un'araba fenice sempre destinata a sopravvivere ad ogni sovvertimento! E il testo proseguiva via via di questo passo!
Non fui il solo ad insorgere contro questo vantato primato, giustificato inoltre da quelle pretestuose differenze tra teoria e téchne - il greco antico per i nostri anonimi è sempre d'obbligo - riproposte per un mondo in cui con tanta fatica ci si muove per restituire la dovuta pari dignità alle mani e alla mente!
E sembrò che questo appello fosse poi in una certa misura ascoltato. Così nella prima redazione dello schema di dlgs sul 2° ciclo abbiamo letto: "Il Liceo classico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista della civiltà classica, fornendo allo studente gli strumenti per conoscerla ed interpretarla. Assicura la padronanza delle tecniche e dei linguaggi relativi, nonché il rigore metodologico, la sensibilità ai valori estetici, l'ampiezza della visione culturale, che consentono di cogliere le radici dell'umanesimo nel mondo moderno e nella realtà contemporanea".
L'amministrazione (finalmente un documento firmato!) sembrava rinunciare alla prosopopea, anche se molti notarono un certo sbilanciamento verso la categoria delle radici più che su quella della lettura della contemporaneità.
Tra le tante proposte di modifica di questo testo, mi è sembrata interessante quella avanzata dall'ANDIS, in occasione delle audizioni presso le commissioni parlamentari, che così recita: "Proponiamo di riscrivere il testo relativo al liceo classico, troppo generico, enfatico, passatista. Non bisogna 'appiattire' questo liceo sui soli studi classici, come se questi fossero la sola chiave di lettura della realtà contemporanea. Proponiamo pertanto il testo seguente: Il liceo classico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista dello sviluppo delle civiltà dal mondo antico a quello attuale, fornendo allo studente gli strumenti per conoscerne ed interpretarne i diversi momenti storici. Assicura la padronanza dei linguaggi e delle relative tecniche nonché il rigore della ricerca nei diversi campi della produzione culturale ed artistica, in modo da consentire una comprensione critica e responsabile delle complesse problematiche della realtà contemporanea".
Si trattava, a mio avviso, di una mediazione interessante. Ma dalla riscrittura operata dall'amministrazione, che cosa emerge? Si è dato, come si suol dire, un colpo al cerchio ed uno alla botte. Leggiamo il nuovo testo nella redazione dei 3 maggio u. s. (art. 5, comma 1): "Il percorso del liceo classico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista della civiltà classica e delle conoscenze linguistiche, storiche e filosofiche fornendo un rigore metodologico e una dotazione di contenuti e di sensibilità all'interno di un quadro culturale di alto livello e di attenzione ai lavori anche estetici che offra gli strumenti necessari per l'accesso qualificato ad ogni facoltà universitaria. Trasmette inoltre una solida formazione problematica e critica idonea a leggere la realtà nella sua dimensione sincronica e diacronica" (le sottolineature sono mie).
Nell'ultimo periodo del nuovo testo sembra che la ricerca delle radici abbia ceduto il posto ad una più doverosa lettura della realtà: quindi emerge una curvatura sulla complessità del mondo contemporaneo, ma... ed ecco il colpo alla botte! Appare un inserto che non figurava nelle edizioni precedenti! Vi si afferma che il percorso classico dovrebbe offrire "gli strumenti necessari per l'accesso ad ogni facoltà universitaria".
L'affermazione non viene replicata per gli altri licei ed è di una gravità estrema. Viene riconosciuto al solo percorso classico il privilegio dell'accesso ad ogni facoltà universitaria, mentre per tutti gli altri percorsi liceali l'accesso risulta debitamente filtrato e canalizzato. Nel comma 4 dell'articolo 2 del decreto si legge chiaramente che "nell'ambito dei percorsi liceali, d'intesa rispettivamente con le università, con le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore, sono stabilite, con riferimento all'ultimo anno del percorso di studi, specifiche modalità per l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità richieste per l'accesso ai corsi di studio universitari e dell'alta formazione rispetto ai quali i percorsi dei licei sono propedeutici, ed ai percorsi dell'istruzione e formazione tecnica superiore" (le sottolineature sono mie).
Tale lettura non sembra dare adito a più interpretazioni, anche se il Miur con un comunicato del 21 aprile u. s. si è affrettato a dire che "in riferimento a notizie d'agenzia su presunte limitazioni all'accesso all'università nella bozza di decreto di riforma del II ciclo... è assolutamente escluso che ci siano limitazioni all'accesso all'università in relazione ai diversi licei. Verrà mantenuto il valore legale dell'attuale diploma di scuola media superiore che consente l'accesso a tutte le facoltà universitari".
Ammettiamo pure che del comma si debba fare una lettura aperta, come sembra suggerire il comunicato, e non restrittiva, e che il quinto anno di ciascun percorso liceale non sia canalizzante: allora viene da chiederci: perché quel testo non è stato scritto in modo più chiaro? Che necessità c'era di introdurre l'espressione "rispetto ai quali i percorsi dei licei sono propedeutici"? Resta, comunque, aperto - se la precisazione del Miur è l'interpretazione corretta - il problema di come saranno organizzati i quinti anni degli 8 licei e relativi indirizzi "d'intesa rispettivamente - attenzione: rispettivamente! - con le università, con le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore". Vedremo tutti questi soggetti insieme appassionatamente gravitare sul quinto anno di ciascuno degli 8 licei e relativi indirizzi?
Gianni Mereghetti - 10-05-2005
Secondo una ricerca fatta negli Stati Uniti e amplificata dal Corriere della Sera i giovani non leggono più perché "Tv, Internet e cellulari «spengono» la voglia di leggere", il che è certamente vero, ma in modo parziale. Tv, Internet e cellulari non ...
Roberta, Donata, Loriana - 10-05-2005
LA TANTO DECANTATA "FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI" SECONDO IL MINISTRO MORATTI

Siamo reduci dall'esame finale, tenutosi nelle Marche, di un corso di perfezionamento a distanza organizzato da un consorzio interuniversitario e ancora dobbiamo riprenderci dallo shock di una farsa che ha del grottesco.

Dopo un inverno trascorso a mettere crocette su test che rasentavano l'impossibile, dopo il calvario delle spedizioni postali "botta e risposta", dopo gli innumerevoli tentativi per installare CD multimediali di ultima generazione dalla -a dir poco dubbia - funzionalità (poiché per noi docenti "storici" risulta pressoché impossibile riuscire a far propri i saperi attraverso il video di un computer senza la possibilità di sottolineare, prendere appunti, etc. su un supporto cartaceo), il fatidico giorno dell'esame ci siamo ritrovati ammassati nell'auditorium di un hotel extra lusso di una rinomata località turistica marchigiana. Non stiamo a raccontare lo scempio operato sulle nostre persone, né l'assoluta mancanza di una forma consona ad una procedura d'esame; stiamo invece riflettendo sui nostri errori e sulla assoluta mancanza da parte nostra di un briciolo di decoro. Volevamo renderci conto fino alla fine di cosa succedeva in questi corsi ed ora possiamo dichiarare, con assoluta cognizione di causa, che è finita l'epoca dello studio.

Noi di una certa età, precari da tempo immemorabile, abbiamo vissuto lo sconforto e la costernazione, ma anche la rabbia e la tristezza, di fronte alla normalità di molte persone lì presenti.
Settecento euro per tre punti, questa è la filosofia che muove il meccanismo del mercato dei titoli!

Pagare per ottenere, comprare il più possibile, non importa cosa purché si accumulino punti, proprio come al supermercato. Noi li abbiamo ascoltati i presenti, tutti giovani, tutti rampanti, pronti a mettere la mano al portafoglio pur di salire in cattedra. Il prossimo corso sarà forse ancora più frequentato, stando alle cose sentite là dentro. Noi, ormai "anziani", abbiamo avvertito un moto di nostalgia per i tempi dello studio, per l'ansia del concorso, per le nottate passate sui libri. Perché non siamo stati istruiti all'arte della compravendita ma a quella dell'applicazione e della fatica.

La gente, dopo aver consegnato la propria busta con un sorriso, si diceva: «Ci si rivede al prossimo». Noi increduli abbiamo riflettuto sul fatto che il prossimo corso di perfezionamento costerà il doppio e che il mondo è di chi i soldi ce li ha. Da nostalgici ci siamo detti che se tutta quella gente si fosse mossa per partecipare agli scioperi, alle manifestazioni, alle proteste, forse ora non ci troveremmo in mezzo a questo schifo. Qualcuno ci ha pure risposto: «Se questo è l'attuale sistema, bisognerà uniformarsi; che altro si può fare?».

Miha - 09-05-2005
Come RSU e convinto sostenitore del ruolo sociale del sindacato mi sono spesso dovuto sobbarcare discussioni con i colleghi difendendo comunque l'importanza della tutela dei diritti dei lavoratori.
Ultimamente faccio sempre più fatica a difendere ...
Gianni Mereghetti - 07-05-2005
Spiace che a farlo sia un'alta autorità dello Stato, ma il ministro della Difesa Antonio Martino si è fatto portavoce dell'idea che il fronte relativista ha cavalcato dal referendum sul divorzio a quello prossimo sulla fecondazione. "Io non ...
Laura Tussi - 07-05-2005
Secondo la definizione di Laing, la sicurezza primaria e ontologica stabilisce un forte senso identitario costituito dalla fiducia in sè stessi e negli altri. Se questa fiducia risulta assente, l'aggressività può trasformarsi nell'unica modalità per esprimere se stessi e per rassicurarsi sul proprio modo di esistere e di essere. Infatti i momenti apicali dell'età evolutiva in cui si manifestano crisi d'identità, come l'adolescenza, presentano comportamenti aggressivi. I soggetti insicuri palesano difficoltà ad accettare i propri aspetti e sentimenti negativi, proiettandoli all'esterno su un nemico, come un compagno di classe, un gruppo sociale o una nazione. La sicurezza e l'identità personale si costruiscono sempre nel rapporto sociale, all'interno del gruppo famigliare nella relazione con l'adulto, in seguito con i coetanei e i gruppi di pari. Una solida sicurezza e un solido senso della propria identità si fonda sulle prime esperienze affettive nelle fasi primarie dello sviluppo. In questo ambito la scuola dovrebbe svolgere un ruolo importante in senso positivo, aiutando il bambino ad avere una buona sicurezza, il che comporta la sua personale valorizzazione e l'apprezzamento delle qualità positive personali, aiutandolo a conoscersi. La valorizzazione aiuta il bambino ad avere fiducia in se stesso consentendogli di superare senza timore e aggressività difensiva, gli ostacoli, gli insuccessi, le frustrazioni. Svalutare un bambino punendolo, non serve ad evitare il ripetersi dell'azione indesiderata e significa provocare indirettamente comportamenti aggressivi di tipo difensivo...
La sicurezza si rinforza e si costruisce in un contesto sistemico che offra l'opportunità di esprimere se stessi e le proprie capacità. Gli atteggiamenti aggressivi si ingenerano in un ambito scolastico che svaluta, inibisce e critica le potenzialità del ragazzo. L'educazione autoritaria è fautrice di atteggiamenti di risposta di tipo aggressivo, ponendosi come un'educazione frustrante e punitiva che limita l'allievo nel raggiungimento degli obiettivi e nella realizzazione di sé.

Coordinamento RSU - 07-05-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Cominciamo ad organizzare la campagna contro il trasferimento del Tfr ai fondi pensione

Se non ci saranno novità dell'ultimo momento tutto sembra ormai orientato perchè dal prossimo settembre, scatteranno i 6 mesi ...
Venceslao Boselli - 07-05-2005
Riforma secondaria secondo grado

Insegno da più di quindici anni in licei artistici ed istituti d'arte materie che afferiscono alla classe di concorso A018 (discipline geometriche, architettoniche, arredamento, scenotecnica...)
Immagino quali ...
Giuseppe Aragno - 06-05-2005
Sul Manifesto di ieri, 5 maggio 2005, Paolo Serventi Longhi in un articolo dal titolo tagliente - Censure d'Italia - scrive giustamente indignato che il sequestro del sito di Indymedia per vilipendio della religione "è un fatto gravissimo, abnorme per una democrazia avanzata". Pur riconoscendo a Longhi e al Manifesto un impegno incondizionato in difesa della libertà d'informazione, non posso fare a meno, leggendo, di guardarmi attorno e sorridere con amarezza. Dove sia, qui da noi, la democrazia avanzata è sinceramente difficile dire.
Una terra in cui un Presidente del Consiglio dei Ministri può fare il bello ed il cattivo tempo in tema di informazione non è, non può essere considerata sede di un democrazia avanzata. Non lo è, basterebbe questo per dimostrarlo e non ci sarebbe nemmeno bisogno di proseguire; non lo sarebbe nemmeno se il Magistrato facesse marcia indietro e si scusasse: ho sbagliato, perdonate. Non potrebbe esserlo: eravamo al settantottesimo posto nella graduatoria della libertà di stampa anche prima del sequestro di Indymedia. Eravamo, e siamo, così in basso in tema di democrazia e non solo di libertà di stampa - per mille motivi. Per il caso Santoro e per quello Biagi, per Sabrina Guzzanti oscurata, per i soldati in armi inviati in Irak a fianco dei marines aggressori e contro la Carta costituzionale, perché c'è la legge Gasparri e non abbiamo più una televisione pubblica, perché, grazie alla maggioranza che fu opposizione e all'opposizione che è ora maggioranza, abbiamo la scuola paritaria e non c'è più la scuola dello Stato, perché siamo il Paese della legge Bossi-Fini sugli immigrati, perché Giuseppe Pisanu, ministro degli interni, può far cadere una pietra tombale sulla sorte degli extracomunitari internati nei nostri lager, impedendo ai giornalisti di entrarvi, perché il nostro governo paga Gheddafi affinché rimpatri per nostro conto gli immigrati che si dirigono verso i nostri lidi: anche chi fugge da Paesi in guerra. Il dittatore libico, nuovo grande amico dell'Italia democratica, non ha firmato la convenzione di Ginevra. La violiamo moralmente noi, mandanti del crimine, che invece l'abbiamo firmata.
Aldo Ettore Quagliozzi - 05-05-2005
Intervista ad Andrea Camilleri

" ( ... ) ... il milanese alla mano, il self-made man, l'imprenditore di successo stratosferico, il collega di partita Iva, il presidente operaio, il muratore, anzi il magutt, con la cazzuola e la bustina di carta ...
Legambiente - 05-05-2005
Iniziativa promosa da CIDI, FNISM, Legambiente Scuola e Formazione, MCE. Compilazione on line del questionario


Alla c.a. dei Dirigenti Scolastici
Alla cortese attenzione dei Docenti


Le associazioni professionali CIDI, FNISM, Legambiente Scuola e Formazione, MCE, promuovono un'indagine nazionale per rilevare il livello di realizzazione della Legge 53/03 e della riforma Moratti nella scuola di base su alcuni specifici punti.

La preghiamo di compilare cortesemente il questionario entro il 7 maggio 2005.

Per la compilazione on line del questionario: http://www.pqr.it/leam/
Redazione - 04-05-2005
Segnaliamo:

Indymedia sequestrata? Mah!

Al momento Indymedia Italia è raggiungibile nonostante l'attacco informatico (DDOS) che sta subendo dal primo maggio 2005 e nonostante le agenzie di stampa ne abbiano annunciato il sequestro.
Ciò non ...
Sara Ferrari - 04-05-2005
Vorremmo sottoporre alla Vostra attenzione un caso di discriminazione nell'attribuzione dei punteggi in occasione dell'apertura delle graduatorie scolastiche.

Faccio parte di un nutrito gruppo di docenti precari della scuola che, dopo aver ...
Corrado Mauceri - 03-05-2005
La recente pretesa del Ministro Moratti di sottoporre alle prove INVALSI gli alunni delle scuole italiane, disponendone in modo del tutto arbitrario l'obbligatorietà per alcune classi e la facoltatività per altre, ha riproposto non solo il problema ...
FUIP - 02-05-2005
La F.U.I.P., Federazione Unitaria Insegnanti Precari , alla quale aderiscono: l'ADACO (associazione docenti abilitati con concorso ordinario), CIP (comitati insegnanti precari) Nazionale ed i Coordinamenti Precari di Enna, Caltanissetta, Palermo, ...
Giuseppe Aragno - 30-04-2005
Compaiono d'incanto e non c'è verso di farli sparire; più i questurini ne strappano dai muri, più qualcuno di notte ne incolla di nuovi:
"Operai degli opifici regi, figli di popolo, voi vi troverete nelle vie il 1° Maggio! Nelle officine dove mal ...
Grazia Perrone - 30-04-2005
Il contratto della scuola, relativo al secondo biennio economico, è scaduto dal 31 dicembre 2003. Se non sarà rinnovato entro il 31 dicembre di quest'anno salterà una tornata contrattuale con, indubbi, benefici per il ... "datore di lavoro" (lo Stato). Finora nel rapporto di lavoro di tipo privatistico inaugurato dalla legge 29/93 è accaduto una sola volta: nel biennio economico 1992/93. In quel caso il mancato accordo depauperò (con un'inflazione galoppante che si aggirava intorno al 14%) il cospicuo aumento stipendiale (500mila lire a testa) strappato nelle lotte del biennio '88/'89 [1]. Lotte in cui una cospicua e combattiva minoranza agente di docenti utilizzò - come forma di lotta - lo sciopero degli scrutini ad oltranza. Utilizzando, anche, una intelligente forma di ... "turn over" tra gli scioperanti (per bloccare gli scrutini è sufficiente l'assenza di un solo docente). Oggi questa protesta - grazie agli accordi sottoscritti dalle OOSS con i governi "amici" - è illegale ma ... di fronte all'indecenza della proposta "padronale" di cui si riferisce in questa nota ripresa da l'Unità troveranno il coraggio necessario per chiamare il personale (docente e non docente) ad una mobilitazione degna di questa nome e di passare dalle parole ai fatti? In altre parole - e senza inutili perifrasi - di fronte alla possibilità del blocco contrattuale sono disposti a disattendere le norme contrattuali che hanno sottoscritto e a proclamare lo sciopero degli scrutini ad oltranza?.


[1] L'ulteriore "mazzata" sullo stipendio "principesco" del personale docente - lo dico a beneficio dei colleghi più giovani - derivò dalla stipula del primo contratto (4 agosto 1995) della "scuola azienda" nel quale fu eliminato il meccanismo dello scatto, stipendiale, biennale. A partire da quel momento il potere d'acquisto del personale docente ha subito una strabiliante e inarrestabile discesa ... che continua ancora oggi.
Attac Italia - 30-04-2005
Dal Gruppo di Lavoro Nazionale sui Fondi Pensione di Attac Italia, in occasione del primo maggio festa del lavoro, riceviamo e pubblichiamo (Red)

NO al lavoro precario!!

NO alla pensione precaria!!

DOPO UNA VITA DI PRECARIETA' UNA ...
Ilaria Ricciotti - 29-04-2005
Certamente sentendo in questi giorni le proposte del premier a proposito del programma che intende, in un anno, portare avanti, si ha sentore che ci sta propinando un faraonico progetto, pieno di buoni propositi e di mete in quattro anni non ...
Roberto Renzetti - 28-04-2005
Data la consistenza del dibattito in atto a proposito del contributo Perché dovrei desiderare il Padre d'altri? pubblichiamo qui l'ultimo intervento sopraggiunto, ringraziando Renzetti per l'esortazione finale: "Si espongano le opinioni ed ogni ...
Gianni Mereghetti - 27-04-2005
Il lavoro che l'INVALSI sta facendo ha uno scopo semplice, quello di consegnare alle scuole delle valutazioni così che esse possano in piena autonomia correggere il lavoro che stanno facendo. Più che andare contro l'autonomia e la libertà, è uno strumento al loro servizio!
Da ultimo lascia perplessi che vi sia una rivolta così diffusa contro l'INVALSI, mentre nulla si dice contro i cosiddetti PROGETTI QUALITA', quelli sì sistemi di valutazione rigidi e meccanici, che ingabbiano la scuola nell'aridità delle procedure. Sono i sistemi di valutazione della QUALITA' da rifiutare, perché considerano ciò che avviene dentro la scuola come una catena di montaggio, mentre nei sistemi di valutazione dell'INVALSI, pur da migliorare, è salvaguardato il principio dell'educazione come rapporto tra due libertà, quella del maestro e quella dell'alunno.
Noemi Lovei - 27-04-2005
Florida: bambina di cinque anni fa i capricci a scuola, la polizia l'arresta. Questo il titolo apparso sull'Unità e già commentato con il giusto tono su queste pagine.
La domanda che resta è: manette per una bimba di 5 anni?
Ci sentiamo tutti ...
Anna Pizzuti - 27-04-2005
La terza bozza di decreto per il secondo ciclo, bozza che ormai si prospetta come definitiva, potrebbe richiamare alla mente, per alcuni aspetti, l'immagine fiume carsico. Un fiume che scorre sotterraneo, scava gallerie e caverne, senza che chi si ferma alla superficie se ne possa rendere conto. Salvo poi trovarselo di fronte, quel fiume, al momento in cui riemerge, e non riuscire a fermarlo.
La riforma va abrogata, va detto giustamente e con chiarezza. Non bisogna però dimenticare di aggiungere: quella che si vede e quella che non si vede.
Mario Menziani - 27-04-2005
Per risolvere un problema bisogna avere chiaro che cosa si vuole sapere e lasciare da parte tutte le informazioni che non c'entrano: è una selezione fondamentale, la prima cosa da fare per risolvere i problemi. Sta alla base del pensiero scientifico, mi hanno spiegato (credo che in un qualche modo c'entri Galilei).
Così dicasi per gli spaghetti. Se lei sa che gli spaghetti cuociono in 12 minuti, l'informazione che trova sul pacco, che cioè dentro non ce ne sono 500 grammi, lei la deve lasciar perdere perché a lei basta quella che riguarda la cottura, non il peso: gli spaghetti non sono come l'arrosto, quello sì che si cuoce in rapporto al peso. Ma gli spaghetti sono tutti uguali, sia che ne cuocia 500 grammi, sia che ne cuocia 250 grammi. Così il problema che lei ci ha sottoposto (in una scatola di spaghetti c'è scritto: "Spaghetti- 500 grammi- cottura 12 minuti", in quanto tempo cuociono 250 gr di spaghetti?) in realtà non è affatto un problema.
Gennaro Capodanno - 26-04-2005
Il taglio degli organici dei docenti della scuola pubblica, avvertito principalmente negli istituti tecnici industriali e nei professionali, sta producendo una corsa al ricorso dei benefici previsti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, la legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate. Infatti tra le agevolazioni concesse da detta legge, al comma 5 dell'articolo 33 è previsto che il familiare lavoratore che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado, handicappato, ha diritto a scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e non può essere trasferito in altra sede, senza il suo consenso...In occasione della pubblicazione delle graduatorie interne, in molte scuole dove per la contrazione delle iscrizioni si stanno verificando le condizioni per la sovrannumerarietà in diverse materie, sta accadendo che docenti in servizio da decenni, quasi al limite dell'età pensionabile, si vedono scavalcare da docenti entrati di ruolo di recente e, comunque, con minore anzianità, per il solo fatto che questi ultimi sono di fatto inamovibili, e quindi non possono perdere posto, perché usufruiscono del beneficio di aver dichiarato di assistere un parente o un affine handicappato.
Ilaria Ricciotti - 23-04-2005
Vedendo in TV le pochissime sequenze trasmesse in riferimento a quanto successo ad una bimba americana di 5 anni, non ho potuto fare a meno, ancora una volta, di chiedermi chi difende questi bambini dalle violenze psico-fisiche esercitate dagli ...
Giuseppe Aragno - 23-04-2005
Che la Resistenza sia stata praticamente rossa e figlia di comunisti e compagni e che, di conseguenza, la Costituzione che da essa nacque sia ormai un anacronistico impaccio da cui liberare il Paese, non è, come tentano di farci credere i padri spirituali della seconda repubblica, il prodotto di una recente ed originale riflessione. Tutt'altro. La destra lo sa bene, gran parte del centro sinistra lo ignora, non so se per connaturata doppiezza o per la povertà culturale che lo contraddistingue. Alle spalle di questo teorema ci sono motivi cari a quella parte del fascismo che, dopo la guerra, conservò impunemente le sue radici, dando frutti via via più velenosi. In questo senso non è casuale che la nascita della cosiddetta seconda repubblica, così come pensata dai teorici del definitivo sdoganamento di Fini e compagni e della Bicamerale, passi per la via condivisa della pacificazione e, quindi, della parificazione: da sinistra, per esser chiari, i ragazzi di Salò e da destra l'equazione Foibe - Resistenza. Non è casuale e - ciò che più conta - rischia di favorire l'affermazione di un moderno fascismo.
Roberto Renzetti - 23-04-2005
La federazione dei sindacati europei spiega alla CGIL Scuola in cosa consiste davvero Lisbona 2000. Insomma, contrordine compagni! Ma vi rendete conto della figura che fanno coloro che qui hanno difeso questo mitico obiettivo ?

Certo che quando ...
Aurora Leone - 23-04-2005
Silvestro fu ucciso nel 1997, nella campagna napoletana: aveva nove anni. Il suo cadavere non fu mai ritrovato, ma pare che i genitori abbiano riconosciuto pezzi di abiti del bambino in una valigia abbandonata. Questa la notizia su un quotidiano ...
Cobas Scuola - 22-04-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Abrogare le leggi Moratti

14 MAGGIO 2005 - MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Roma P.della Repubblica - ore 15.00

I Cobas promuovono la manifestazione, convocata da un vasto arco di associazioni, sindacati e partiti, ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 21-04-2005
All'alba del nuovo pontificato di Roma, al primo punto dell'agenda del nuovo pontefice massimo, non dovrebbe mancare il tema della riflessione di Arturo Zampaglione, che dà il titolo alla rilettura, tema compreso nella sua consueta corrispondenza settimanale sul supplemento economico del quotidiano "la Repubblica".
Torna a me sempre cara una personale convinzione, delle più crudeli ed inumane; per quanto ci si possa riempire la bocca di buoni propositi, il mondo ricco, cristianizzato, tecnologicamente avanzato, si industrierà sempre per limitare la partecipazione del resto delle umane genti allo scialacquio planetario, al fine di salvaguardare gli equilibri energetici ed ambientali del pianeta Terra, condannando scientemente quindi la gran parte dell'umanità all'indigenza ed al sottosviluppo, non avendo strumenti adeguati di progresso ecologicamente compatibile con le risorse prelevabili e limitate.
Virginia Mariani - 21-04-2005
Sarebbe dovuto essere 'nero', e lo è. Anche per quella vaga somiglianza, ciuffo a parte, con il sinistro zio Fester. Sarà contento il centrodestra che, avendo perso 12 regioni, così ha preso almeno il Vaticano. Breccia.
Mentre Veltroni, sindaco di ...
Un gruppo di insegnanti del circolo Montaldo - Genova - 20-04-2005
I e le sottoscritti insegnanti delle scuole Anna Frank e Burlando dichiarano di non condividere da un punto di vista didattico la somministrazione dei test INVALSI in atto in questi giorni per la seguenti motivazioni:

1 - I test proposti non ...
Comitato Soliera - 20-04-2005
I test Invalsi dovrebbero fornire una classifica nazionale delle varie scuole, separando e mettendo in competizione tra loro i docenti e gli alunni. Didatticamente sono dannosi perchè valutano solo un aspetto parziale e nozionistico della complessa relazione che caratterizza la scuola italiana. Oltre a non avere una base pedagogica, questi strumenti non hanno neppure una fonte legale certa, perchè si rifanno a figure come il Tutor, inapplicabile, o alle Indicazioni Nazionali, che dovrebbero rappresentare i nuovi programmi ma sono assolutamente illegittime.


Vincenzo Andraous - 19-04-2005
"Attento potresti passare dei guai: c'è il carcere per i minori che commettono reati, ora fai il duro, ma poi piangerai".
Così diceva un vecchio Maresciallo dei Carabinieri, mille secoli addietro.
Lo diceva dentro la sua divisa che rendeva altera ...
Noemi Lovei - 19-04-2005
Quando ci si trova a corto di idee (nuove) e di tempo, si ritorna alle cose vecchie.
Come mi ha riferito un vero intenditore, oggigiorno si ristampano e si pubblicizzano libri scritti circa vent'anni fa. Niente di male, soprattutto se sono libri ...
Miha - 18-04-2005
Il Dirigente Scolastico vieta di leggere e mettere ai voti una mozione sull'Invalsi.
In un infuocato collegio dei docenti, durante il quale è stata deliberata la non adozione del Portfolio, è stata negata la possibilità anche solo di leggere una ...
Giancarlo Righini - 18-04-2005
Riporto il contributo del prof Benedetto Vertecchi, che mi ha fatto capire molto di più il disegno della Riforma Moratti in tema di valutazione scolastica, e soprattutto quali saranno le proposte da fare nei collegi docenti per tracciare una rotta sicura in questo difficile ma necessario aspetto del lavoro docente.

Spero che questo contributo possa essere utile anche a molti altri insegnanti che stanno cercando di capire cosa fare in mezzo a tanta confusione generata dalla Riforma Moratti:

Benedetto Vertecchi
Due linee per la valutazione. E un presupposto per entrambe


Per quanto possa sembrare che quella di valutare il funzionamento del sistema scolastico sia un'esigenza generalmente avvertita, non sempre si colgono le differenze tra i due modi in cui tale attività può essere svolta. Né si colgono le implicazioni sottese all'una o all'altra soluzione. Un primo modo consiste nel rilevare che cosa appare in un momento determinato al fine di esprimere un giudizio (positivo o negativo che sia); l'altro modo considera l'analisi di ciò che appare una condizione per assumere decisioni idonee ad orientare il corso successivo degli eventi in una direzione desiderata. Quando queste due interpretazioni si manifestano a livello locale, qualificano in un senso o nell'altro le pratiche valutative delle scuole e dei singoli insegnanti. Quando si manifestano a livello dell'intero sistema scolastico, danno luogo ad atteggiamenti sanzionatori (se prevale l'esigenza di esprimere un giudizio), o di revisione costruttiva delle scelte, se l'interesse è quello di raggiungere determinati traguardi considerati necessari.
Un'ulteriore distinzione deve essere operata in relazione al tempo nel quale le informazioni necessarie alla valutazione sono state assunte. Se tali informazioni hanno origine in un tempo determinato e circoscritto, la valutazione assume caratteristiche sincroniche; se, invece, si tiene conto di un quadro evolutivo la valutazione ha caratteristiche diacroniche.
Va notato anche che spesso l'enfasi posta sulla valutazione si collega alla percezione di uno stato di crisi. Se vi fosse una generale soddisfazione nei confronti del funzionamento del sistema scolastico (lo stesso può dirsi delle università) l'attività valutativa resterebbe per lo più implicita (com'è quella consistente nell'esprimere soddisfazione), senza richiedere la definizione di particolari metodologie volte ad evidenziare questo o quell'aspetto o a misurare i valori che presenta questa o quella variabile. Il quadro si complica se si percepisce che qualcosa non corrisponde alle attese. Diventa allora una questione di razionalità rendere espliciti gli elementi del giudizio. Ma tutto ciò può risolversi in una sorta di cultura della crisi, sostanzialmente sterile, o in una revisione critica dei modelli e delle scelte che si ritengono non più rispondenti alle condizioni in cui si svolge l'attività educativa.
Fuoriregistro - 16-04-2005
Estrapoliamo - dal Corriere della Sera di sabato, 16 aprile 2005 - due commenti, uno favorevole e l'altro contrario in merito alla clamorosa protesta inscenata, in questi giorni, da numerosi docenti milanesi.

FAVOREVOLE
«Posta in gioco troppo alta, la scuola va difesa»

CONTRARIO
«Cari colleghi, un errore le lezioni in pigiama».
Gianni Mereghetti - 16-04-2005
Ho apprezzato l'editoriale di Giuseppe Savagnone sul difficile momento della scuola italiana. Condivido la sollecitazione a costruire, quanto mai urgente dentro la scuola, e non solo, come il fatto che una contrapposizione dettata solo da presupposti di schieramento è quanto di peggio possa accadere oggi dentro il mondo scolastico.
Anch'io non ho più l'entusiasmo dei primi anni, quando apprezzavo la riforma Moratti, perché mi sembrava aprisse condizioni di maggior libertà nell'insegnamento e fosse più consona alle diverse esigenze formative degli studenti. Oggi ho l'impressione di un gran pasticcio che finirà da una parte con il restringere la libertà docente e dall'altra con la tanto temuta licealizzazione di massa, proprio quella che il ministro Berlinguer voleva, e che il ministro Moratti prima ha buttato fuori dalla porta per poi far rientrare dalla finestra.
A fronte di queste perplessità non credo che per il bene degli studenti e di noi insegnanti la logica del "tanto peggio tanto meglio" possa essere quella più ragionevole. Urge dentro la scuola una novità di posizione! Del resto come è sbagliato sostenere la diabolicità della riforma Moratti, così sarebbe gravissimo difenderla apriori. L'unica posizione ragionevole, che può portare la scuola a ritrovare libertà e qualità dell'educazione, è quella suggerita da Savagnone: è un confronto leale e costruttivo, così che si realizzi la migliore delle riforme possibili. E la migliore delle riforme possibili è quella più snella, più leggera, quella che mette genitori, studenti e insegnanti nelle condizioni di essere i protagonisti veri dell'avventura educativa.
Sergio Gilioli - 16-04-2005
Come i cittadini vedono la scuola italiana?

Occorre cambiare il nostro sistema scolastico che l'Europa valuta tra i più resistenti alle innovazioni necessarie. Ma non si può pretendere che siano gli innumerevoli docenti delle scuole statali ad attenuarsi di loro iniziativa i loro stessi privilegi quantunque innegabili. Anzi, in alcune ML scolastiche essi difendono la più disinvolta autoreferenzialità della categoria: sono pressochè intoccabili sul lavoro, esenti da ogni valutazione di merito professionale "tutti egualmente eccellenti" e iperprotetti da sindacati che esercitano di fatto nella scuola un enorme potere senza responsabilità sull'efficacia complessiva del sistema, dunque docenti con un salario differenziato solo dall'anzianità di carriera (dove le anziane maestre risultano le migliori anche in palestra sebbene non ci vadano spesso coi ragazzi, per via dei tanti mali alle ossa ecc. - [ma per il resto sembrano davvero ancora le migliori!]).
Di docenti davvero eccellenti per fortuna ce n'è in ogni scuola. Ma non possono rivendicare il diritto di valere qualcosa di più della enorme massa di mediocri.
Il Ministro Berlinguer che provò a voler riconoscere il merito fu cacciato dalla stessa 'enorme massa': non lo salvò il fatto che di scuola se ne intendesse davvero.
Stando così la scuola, quale riforma proporre? E a chi chiederla?
All'inesistente "sindacato dei genitori" o degli utenti?
Chiederla ai docenti stessi sarebbe come chiedere a Bertoldo di scegliere l'albero in cui impiccarsi.
Alla maggior parte di loro le cose stanno bene così.
Bocciata la riforma Berlinguer/De Mauro (e con essa di fatto anche il governo che la proponeva), non accetteranno cure che sanino alle radici il sistema: temono il cambiamento, non accettano valutazioni e giudizi nel loro settore.
Eppure è malato il sistema che ai primi anni delle superiori caccia via 2.800 alunni a Milano! (23 su 100 il primo anno, 16 su 100 il secondo anno, ecc).
Per curare un organismo malato occorre una qualche forma di valutazione diagnostica che dica dove cominciare a mettere le mani.
E' proprio l'INVALSI - organismo nazionale per la valutazione del sistema scolastico - che può e deve richiamare l'attenzione sulle spie rosse di allarme che lampeggiano sul cruscotto di marcia degli istituti autonomi. L'indagine interna, pure necessaria, di autodiagnosi di istituto non può bastare perchè autoreferenziale (Come si può chiedere di guarire un malanno allo stesso medico che da sempre lo manipola impotente? O all'ospedale che - al dire di Don Milani - "caccia i malati e si cura i sani").
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-04-2005
Ha scritto Nando Dalla Chiesa nel suo pezzo " Prima che la vittoria canti " pubblicato sul quotidiano " l'Unità "

" ( ... ) ... il vero rischio in agguato, ( ... ) è oggi il trionfalismo. È l'idea che abbiamo vinto, che il vento è cambiato irreversibilmente.
Come se non avessimo già una volta visto Berlusconi ridotto a leader detronizzato, come se non l'avessimo già dato per finito una volta per poi vederlo risuscitare e andare all'assalto dello Stato con furia e forza iconoclasta.
Fa male il trionfalismo che corrode il tessuto sano dell'Unione. Che fa sentire i vincitori, e soprattutto i loro amici e compagni di cordata, come dei moderni Mosé che hanno traghettato il popolo italiano verso la terra promessa.
( ... ) Porta a non combattere. Porta a mostrare il volto peggiore, quello tracotante verso gli avversari che - si suppone - sono battuti da qui all'eternità.
Trasforma anche i nostri (e qualche esempio lo abbiamo purtroppo già visto in tivù) in repliche acculturate dei terribili Schifani subìti in questi anni umilianti: quelli che, anziché discutere, ricordavano agli oppositori - tra gli applausi dei propri amici - che gli italiani li avevano sconfitti, finché gli italiani hanno sconfitto loro, presunti vincitori a vita. ( ... ) "

Ha ben ragione il valente opinionista a richiamare i vincitori delle recenti elezioni regionali al buon senso, alla misura giusta della ragione e della buona pratica politica.
E non vuol essere o apparire il solito spirito guastafeste, anche perché sarebbe esiziale dimenticare tanta parte della storia patria non proprio commendevole.
Di questa storia patria, con i suoi intramontabili caratteri antropomorfici, ne ha scritto nella sua recente pubblicazione il giornalista inglese David Lane, corrispondente dall'Italia dell' "Economist ".
Illuminante a tale proposito la storia della predetta pubblicazione. Apparsa in Inghilterra molto prima dell'ultimo natale, ne era stata annunciata la pubblicazione in Italia per le feste natalizie, come strenna da porre, forse, sotto l'albero degli abitatori del bel paese.
Invece si è dovuto attendere ben oltre, il 17 di marzo dell'anno del signore 2005, perché i tipi di Laterza ne commercializzassero la prima edizione.
Mistero nel mistero: il titolo originario della pubblicazione, per come essa è apparsa in Inghilterra è stato "L'ombra di Berlusconi"; titolo riveduto e corretto per l'edizione in lingua italiana in "L'ombra del potere", con un'immagine nera su sfondo nero nella quale immagine risalta solamente un dentatura che riesce bene a far riconoscere un certo sorriso sghignazzante.

"Corruzione, mafia e giustizia sono una mistura da capogiro. Aggiungeteci Silvio Berlusconi, la sua enorme ricchezza, il suo smisurato potere mediatico, il suo approccio alla politica altamente personale e il suo singolare modo di guardare al passato e il cocktail diventa ancora più forte.

( ... ) L'Italia di Berlusconi è l'erede di quella di Tangentopoli, lo scandalo che scoppiò nel 1992, e degli atroci omicidi di mafia dei magistrati Giovanni falcone e Paolo borsellino., nello stesso anno.

Ed è zavorrata dall'eredità di un sistema giudiziario in difficoltà da molto prima che Berlusconi entrasse in politica, nel 1993. ( ... )
"

E' questa la grande verità che il giornalista inglese ci ricorda lucidamente e malignamente. Berlusconi non ha rappresentato mai un momento politico di discontinuità, la politica nuova o diversa; non la rappresenterà mai e poi mai, ha fatto tutte le sue scelte politiche nella più assoluta continuità con quell'italietta da lui tanto disprezzata, che gli ha consentito gli arricchimenti improvvisi e sospetti che oggi mostra spavaldamente e di cui gode i frutti.
E nel momento immancabile e sempre attuale nello scenario politico del bel paese, allorquando le alchimie politiche prendono il sopravvento sulla ragione e sulla utilità di dette pratiche per il bene del paese, torna confortante la lettura di un recente scritto, sempre graffiante ed interprete di grandi verità, di Stefano Benni apparso col titolo "Dopo Berlusconi aspetta e spera".
Roberto Renzetti - 15-04-2005
I meriti di Giovanni Paolo II, se vi sono stati, riguardano i credenti. Li si elenchino, si adori l'ex Papa per quanto ha fatto, si riconosca che ha lavorato per l'integralismo cattolico e si facciano parlare coloro che non condividono perché sono veramente pochi (tanto più che chi pretende di farli star zitti non è una democratica e non sa cosa vuol dire dissentire).
Non si pretenda unanimità sul suo operato perché questo sarebbe un fatto di fede e non un fatto che attiene alla democrazia repubblicana ed alla nostra Costituzione. Questo è un Paese laico che solo per una disgraziata circostanza rapportabile a fascismo e craxismo ha un Concordato con la Chiesa. Oggi con i liberali spariti, con i comunisti (ex, molto ex) a cui ci si riferisce incautamente diventati dei baciapile (o ipocriti) di prima grandezza, resta a pochissime persone dire qualcosa che esce da un coro penoso di tutti con tutti, con rarissime eccezioni.

Dati tutti i grandi meriti del Papa, resta qualche dettaglio che io non riconosco come merito. E lo dico! Sperando che torni la memoria a qualche sinistro incauto e che almeno qualcuno si risvegli da sonno dogmatico e fideista

Ricapitolo in breve, situandomi a 35 anni fa..
Anna Pizzuti - 15-04-2005
Regia Prefettura di Frosinone – Fiuggi

Al presidente dell'Amministrazione provinciale
A tutti i capi degli uffici provinciali
Ai sigg. sindaci della Provincia

Destinato dalla Commissione Interalleata di Controllo e dal Governo italiano ad ...
A.D.A.C.O. - 15-04-2005

Dopo aver analizzato la Legge n.143/04 e la Legge n. 53, L'ADACO ritiene imprescindibile, ai fini dello scorrimento delle graduatorie permanenti per la stipulazione di contratti a tempo determinato, una migliore valutazione del TITOLO DI ACCESSO (L'ABILITAZIONE CONSEGUITA CON CONCORSO PUBBLICO, PER TITOLI ED ESAMI) nel rispetto dello scorrimento delle graduatorie permanenti, secondo il criterio dell' anzianità di servizio e dei titoli valutabili , nel rispetto della legge 124/99 .

Pertanto, sollecita il governo a provvedere urgentemente al reclutamento del personale docente per le IMMISSIONI IN RUOLO, SU TUTTI I POSTI DISPONIBILI E REALMENTE VACANTI, nel rispetto della Legge 124/99, riservando agli abilitati con Concorso Pubblico la quota del 50% dei posti disponibili (fino ad esaurimento) ed il restante 50% agli abilitati presenti nelle graduatorie permanenti.

Pertanto, poiché L'ADACO difende il VALORE della scuola PUBBLICA, per la quale solo il TITOLO di accesso (l'abilitazione) conseguito con criteri selettivi, pubblici e trasparenti, ed il SERVIZIO specifico possono essere degni di valore e di merito, essa RESPINGE fermamente la considerazione che la scuola pubblica diventi il terreno per lucrosi investimenti delle Università e per interessi meramente politici (trasversali) e sindacali.
Giuseppe Aragno - 14-04-2005
Come accade per un fiume, nel quale la direzione della corrente, la sorgente che essa si lascia alle spalle e la foce verso cui corre ti dicono qual è la riva che hai a destra e quale quella che ti si pone a sinistra, così, se vuoi capirli, ti devi immaginare i fatti della storia: hai davanti carte e le leggi. Entro quei fogli ingialliti sono alle tue spalle fatti, cose, persone. Chi sono? Che vogliono? E dove conduce la corrente che trascina?

Sessanta 25 aprile sono un'immensa quantità di cose, di fatti e di persone: la storia della Repubblica, la mia storia, la nostra storia. E la foce verso cui ci ha condotti la corrente ora è davanti a noi. Questo 25 di aprile, occorre dirselo chiaramente nonostante l'amarezza, chiama ad un appello: la Costituzione della Repubblica che di un 25 aprile fu figlia è gravemente ferita ed occorre aiutarla. Quale sia la riva destra e quale la sinistra, se mi lascio alle spalle tutto quello che è stato come fosse una sorgente, per la prima volta mi accorgo di non saperlo dire. So che alla foce rischia di annegare un mondo. Dovesse accadere, destra o sinistra conterebbe assai poco.
Com'è necessario che si faccia nei momenti eccezionali della vita, e come sa bene chi è stato educato ad una scuola di pensiero rigorosa, credo sia giunto il tempo di voltare le spalle alla foce e risalire, costi quel che costi, quali che siano i rischi e la fatica, il corso del fiume, andando controcorrente. Quattro anni di berlusconismo non avrebbero potuto aprire ferite così profonde nel corpo del Paese se non avessero trovato una lunga via spianata...

Non dirò della Bicamerale, dei "ragazzi di Salò" e della incapacità della sinistra di capire quale fosse la posta in palio. Non lo dirò. Non serve. Ora occorre il coraggio dei momenti cruciali e l'unità è un valore. I conti si faranno dopo e chi ha sbagliato si assumerà le proprie responsabilità, perché, sconfitto Berlusconi, non resti tra noi l'ombra del berlusconismo.
A questa sinistra tuttavia consiglio di leggere e studiare. L'aspetto al varco per giudicare se mi è amica o nemica e le parlo con le parole d'un maestro: "questa amnistia [...] raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere stati in carcere ed al confino per questo"

Coordinamento ITP Biella - 14-04-2005
La riforma della scuola pare approdare allo spinoso nodo della ristrutturazione della scuola secondaria. Su alcuni aspetti della riforma vogliamo esprimere le nostre riserve e formulare proposte alternative, certi che così come è stata presentata, la riforma della secondaria non vada certo nella direzione di una efficace risposta alle esigenze reali del Paese.

L'impianto stesso della riforma, con la divisione in due canali (Licei e Formazione professionale) è assolutamente inadatto alle esigenze di una società moderna e di un Paese fortemente industrializzato, per di più con la disperata necessità di competere, anche sul piano dell'istruzione e della ricerca con concorrenti sempre più numerosi e agguerriti. Alle difficoltà derivanti dalle conseguenze della globalizzazione un Paese come il nostro non può che rispondere investendo massicciamente proprio in questi settori. La prima critica alla riforma è proprio su questo aspetto: dove sono i finanziamenti necessari? Non si possono fare riforme senza fondi.

Negli ultimi 4 anni il nostro Paese è passato dal 19° posto nella classifica della competitività globale al 43°, mentre la nostra quota nel commercio estero è scesa di oltre un terzo; altri Paesi europei, tra essi Germania e Francia, hanno mantenuto le loro posizioni, nonostante le difficoltà esistano per loro come per noi. È noto a tutti che per invertire questa tendenza ormai preoccupante è indispensabile che il nostro sistema produttivo sia in grado di innovarsi, di innalzare il livello tecnologico dei propri prodotti e di ristrutturarsi profondamente, se non vuole soccombere. È altrettanto noto ed evidente che simili processi di innovazione tecnologica e di ricerca non possono essere affidati a filosofi e letterati: ci vogliono tecnici, ingegneri, quadri intermedi altamente specializzati, progettisti di valore. E qui si vede la qualità della riforma. Ci si muove in direzione esattamente opposta! L'Istruzione Tecnica viene ridotta a un ruolo marginale e gli Istituti Tecnici ridotti a qualcosa che assomiglia ad un liceo, il Liceo Tecnologico (senza Tecnologia?) e si vede assegnare un quadro orario in cui le materie tecniche, specialistiche e di indirizzo se non spariscono vengono ridotte al lumicino. Tutto questo mentre altri nostri partner europei prevedono addirittura una formazione specialistica post diploma per formare tecnici specializzati di livello ancora superiore. In Italia si pensa che il latino e la filosofia uniti all'italica immancabile dose di fantasia ci permetteranno di affrontare il nuovo millennio con studenti che frequenteranno un Tecnologico Meccanico senza Meccanica e Tecnologia Meccanica. Questo tanto per fare un esempio.

Viste le bozze di quadro orario e tralasciando le critiche che si potrebbero fare all'impostazione della riforma stessa, ci limitiamo alle note e agli auspici seguenti.
Mario Menziani - 14-04-2005
La donna protende le mani e mormora parole indistinte. Si percepisce soltanto un lamentoso gorgoglìo. L'azione è insistita ed enfatica: tutta la fisionomia della donna ne risente e la sua vecchiaia ne è esasperata.
L'osservatore avverte il timore di un possibile coinvolgimento. Poi i suoni sciolgono la loro iniziale inestricabilità, ora si possono distinguere fonemi, sillabe, parole: "Arrampicati, arrampicati!", è l'esortazione della vecchia.
Dalla sua sedia a rotelle si rivolge all'ombra che l'accompagna. Parla a quel suo costrutto mentale che sta a mezzo tra un lunghissimo passato ed un interminabile presente. Ce l'ha davanti a sé, quell'ombra, e le assegna un compito chiaro e puntuale; l'esorta all'esecuzione: straordinaria prospettiva di un futuro ancora possibile.
Nella stanza la primavera entra prepotentemente con la luce abbagliante e netta di un lunedì di Pasqua in città, con i canti di uccelli straordinariamente liberi dal bavaglio del traffico automobilistico, con l'odore di aria, di fresco e di pulito. Il sole esalta le rade chiome fiorite di rosa e giallo laggiù, oltre i quattro piani del caseggiato, tra i filari del viale, in gran parte ancora spogli e grigi. Un televisore è acceso, nella stanza. Sta andando in onda una trasmissione per bambini: insegnano a fare costruzioni con la carta e raccontano fiabe.
Due vecchi siedono accanto alla donna, ben ancorati alle loro sedie a rotelle, per non scivolare. Non sembrano infastiditi dalla sua follia, così come non sembrano stupiti di questo irrompere della primavera, né tantomeno dalle fiabe televisive. Accettano tutto quell'accadere con naturalezza. Uno dei due ha la sua brava berretta in testa e dice soltanto alla donna: "Ma dai", o qualcosa così. Lo ripete, sereno, con tranquillità.
Dal televisore provengono suoni, ininterrotti, mentre larghe chiazze di luce si riflettono sullo schermo impallidendo le immagini fino quasi a cancellarle. Nessuno se ne cura. La sua presenza è un sottofondo monotono, compatto e omogeneo: un monolite sonoro che occupa una parte sola del cervello, e che presto si riuscirà a dimenticare. O, almeno così, si auspica l'osservatore. Lo ritroverà, in realtà, più tardi sottoforma di leggera emicrania, di fastidioso e mieloso ottundimento.
L'osservatore partecipa al quadro generale come semplice comparsa, seduto ad un tavolo della stanza, in compagnia di altre due donne. Svolge la funzione di accompagnatore di una di queste, venuta in visita all'amica ricoverata. Arbitrariamente, forse per darsi un tono ed occupare al meglio il tempo, si assume l'incarico di rendere fluido il loro discorrere.
La loro età permetterebbe interminabili conversazioni attorno a grovigli di ricordi, con quel tipico salmodiare nomi e gesta di parenti, di comuni amici e di conoscenti, ricordandone le relazioni e le realizzazioni, consacrando così, a modo loro, con quel ricordare, l'essere sociale di tutta quella moltitudine. Senonchè, sempre l'età, fa sì che ripetutamente ora l'una ora l'altra, non ricordino di aver già posto quel quesito o fornito quella risposta, pertanto la conversazione si incaglia e le parole si ripetono, stolidamente vuote. Ecco allora che, con un piccolo tocco, l'osservatore cerca di suggerire un nuovo argomento, di inserire una piccola novità, che permetta loro di saltare quell'intoppo della memoria a breve termine, per rientrare nel solco sicuro e chiaro, così vivo e presente, di quella a lungo termine.
E' straordinario come questa facoltà si acuisca nell'anziano, dando origine a inaspettate e inimmaginabili realtà. La città si flette al potere di questa memoria, assume connotati affatto nuovi e si stenta a riconoscerla, così compressa nel tempo, così rarefatta nello spazio. L'accadere è il susseguirsi delle parole, i luoghi sono il pallido sovrapporsi di immagini mentali. La città diventa puro racconto, assume la leggerezza della fiaba, quasi a compensare il suo essere divenuto ormai, dal punto di vista fisico, pura fatica.
E' il racconto il luogo dell'incontro tra diversi: tra generazioni diverse, tra popoli diversi. E' il racconto corale che, superata l'innata diffidenza tra singoli, diventa costrutto omogeneo e compatto, esperienza di vita realissima, cemento di rapporti solidali. E, al suo massimo, architettura viva della città.

Grazia Perrone - 14-04-2005

"(...)Attraverso queste maglie del decreto di amnistia noi abbiamo visto uscire non soltanto coloro che dell'amnistia erano meritevoli, cioè coloro che avevano commesso reati politici di lieve importanza, ma anche gerarchi: Sansonelli, Suvich, Pala; abbiamo visto uscire propagandisti e giornalisti che si chiamano Giovanni Ansaldo, Spampanato, Amicucci, Concetto Pettinato, Gray. Costoro, per noi, sono più responsabili di quei giovani che, cresciuti e nati nel clima politico pestifero creato da questi propagandisti, si sono arruolati nelle brigate nere ed in lotta aperta hanno affrontato i partigiani e ne hanno anche uccisi (...) Attraverso queste maglie abbiamo visto uscire coloro che hanno incendiato villaggi con i tedeschi, che hanno violentato donne colpevoli solo di aver assistito i partigiani (...) Abbiamo visto uscire una parte della banda Kock, la Marchi, la Rivera, Bernasconi (...) Ricordiamo che l'epurazione è mancata: si disse che si doveva colpire in alto e non in basso, ma praticamente non si è colpito né in alto né in basso. Vediamo ora lo spettacolo di questa amnistia che raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere stati in carcere ed al confino per questo. (...)". (Sandro Pertiniintervento all'Assemblea Costituente all'indomani dell'amnistia ai fascisti avvenuta il 22 giugno 1946).

La storiografia resistenziale e di sinistra per troppo tempo ha cercato di arginare il dilagare dei vari "revisionismi" orchestrati dalla destra, cercando di negare il fatto che nella guerra partigiana non sempre le cose andarono secondo regole del "bon ton" oppure sottolineando il valore morale di quella violenza; in altre parole, al revisionismo storico si è voluto dare delle risposte etiche invece che storiche. La mitizzazione della Resistenza era peraltro iniziata mentre ancora divampava il conflitto, quando per un complesso di ragioni politiche e propagandistiche da più parti questa venne definita come un "secondo Risorgimento" e presentata quale continuazione ideale della guerra '15-'18 contro gli Imperi Centrali. In questa rappresentazione convergevano infatti diversi interessi e preoccupazioni politiche: gli antifascisti cattolici e liberali temevano che la guerra di liberazione nazionale si sviluppasse in senso sociale divenendo guerra di classe, i monarchici da parte loro speravano in questo modo di non veder messo in discussione il loro potere dinastico, dato che i Savoia erano stati protagonisti dell'Unità d'Italia, mentre il Partito Comunista di Togliatti che intitolò a Garibaldi le sue formazioni partigiane, preferiva ricollegarsi alla retorica staliniana della "guerra patriottica" avendo ben presente che, dopo la storica conferenza di Yalta, i comunisti italiani avrebbero dovuto rinunciare alla rivoluzione socialista.

L'analisi più lucida di quel periodo storico è formulata dal settimanale inglese The Economist (5 maggio 1945).

Laura Tussi - 13-04-2005
LE PRASSI/MODALITA' E GLI STRUMENTI EDUCATIVI UTILIZZATI A SCUOLA NEL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE NORMATIVA.

I modelli integrazionista e costruzionista



In ambito scolastico si dispongono costantemente, si adeguano sempre delle prassi, delle pratiche d'azione e modalità di comportamento, nonché strumenti normativi per attuare nell'ambito dell'esosistema o microsistema educativo dei principi normativi e per attivare negli allievi processi di socializzazione atti e volti a stabilire delle norme in un tessuto d'azione anche negoziabile, flessibile, interattivo e modificabile. Il fatto di disporsi a cerchio con i banchi, incentrando l'attenzione sull'artefice primario del processo educativo (l'educatore/insegnante), la pretesa della prenotazione del turno per alzata di mano anche al fine di intervenire a scopi didattici ed il rispetto cronologico dell'intervento, costituiscono un insieme di strumenti normativi che possono avviare processi socializzanti, fautori di regole e norme implicite, esplicitate dall'insegnante e acquisite dal ragazzo quali modalità funzionali alla migliore convivenza e al reciproco rispetto, senza adottare modalità coercitive, ma ampliamente condivise in maniera interattiva.
Anche questa elaborazione di intervento educativo, pienamente condivisa e attuata dalla sottoscritta, risulta il frutto di decenni di studi sociologici dei processi di crescita, che oscillano tra interazione e rispetto delle regole, nonché processi di socializzazione. Infatti l'idea di infanzia fino ai giorni nostri si modifica in base ad alcuni modelli di lettura sociologica.
Dirstat , Dirpresidi - 12-04-2005
I criteri di reclutamento del personale docente sono stati recentemente oggetto di diversi provvedimenti legislativi che, nonostante si siano proposti di riordinare in maniera definitiva una materia complessa, non hanno saputo soddisfare le richieste dei docenti precari. Questi, qualunque sia il loro titolo di accesso, hanno ritenuto di aver subito una discriminazione dai vari tentativi di mediazione posti in essere dal legislatore.
In questo clima di generale insoddisfazione, ci pare, come DIRSTAT SCUOLA – DIRPRESIDI, che i docenti maggiormente penalizzati e meno tutelati siano proprio i docenti abilitati con il Concorso Pubblico, a cattedre, per titoli ed asami. Procedura che, a nostro parere, garantisce in modo esclusivo la forma di reclutamento del personale docente più selettiva e meritevole, secondo i criteri di trasparenza conformi a quanto recitano la Costituzione Italiana e la Corte Costituzionale (art. 97; art. 3; art. 4; sent. N. 364/99; sent. N. 690/88; sent. N. 1/99).
Francesco Mele - 12-04-2005
Il papa è morto, un profondo dolore e una sentita commozione ha colpito il mondo intero e tutti ci siamo sentiti coinvolti, indipendentemente dal credo, dalle posizioni ideologiche e dallo stato del nostro conto aperto con la religiosità e con la ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 12-04-2005
Ora che abbiamo ammirato il pio Bush il giovane genuflesso davanti alla salma del pontefice di Roma, potendone non più temere l'incerta voce e le infuocate parole pronunciate contro la sua guerra preventiva, alle quali parole oppose a suo tempo senza mezzi termini i suoi " non possumus " di petroliere; ora che ritorna la politica ad occupare le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo ed a riempire di immagini crudeli i video del pianeta Terra progredito e cristianizzato; ora che il luttuoso evento chiude immancabilmente una pagina della storia del ventunesimo secolo senza ancora poterne intravedere gli sviluppi, ci soccorre l'analisi di Noam Chomsky, americano di nascita, linguista di fama mondiale, esponente della sinistra radicale nordamericana e dal 1955 professore di linguistica all'Mit di Boston.
Mino Rollo - 11-04-2005
Posata
sul sorriso del bimbo
sul dolore del mondo
sulla fede del Giusto
sulla speranza dei giovani.
Sei ritornata
al tuo Nido.
Ma non abbiamo paura.
Lucio Garofalo - 11-04-2005
Di fronte ad un'imponente campagna di esaltazione e santificazione mediatica condotta su scala planetaria, confesso di essermi sentito profondamente a disagio, nella misura in cui ho avvertito una scarsissima considerazione verso chiunque fosse non credente, ateo, agnostico, oppure ebreo, musulmano, o comunque non cattolico, quasi fossimo andati a ritroso nel tempo fino a precipitare nuovamente nell'epoca dello Stato pontificio e del potere temporale dei papi. In nome del papa-re...
Pertanto, da buon eretico oso sfidare l'ira nazional-popolare, procedendo controcorrente e provando, se possibile, ad esprimere un punto di vista nettamente discorde rispetto al clima di conformismo neoguelfo e filoclericale che si è diffuso negli ultimi giorni a livello mediatico. In effetti, un papa che si è rivelato sin dall'inizio del suo pontificato estremamente abile nell'usare la forza persuasiva dei mass-media, si è confermato tale anche al momento della sua morte, quando gli è stata tributata una vera apoteosi. Abbiamo assistito ad un'orgia di ipocrisia mediatica, ad un incessante bombardamento apologetico teso ad osannare la figura del papa, censurando ogni intento di analisi storica serena, lucida, razionale, libera e sincera. In un simile contesto di fanatismo celebrativo è parso difficilissimo, se non impossibile formulare un qualsiasi giudizio critico.
Pierluigi Nannetti - 11-04-2005
Quando viene affrontato il tema della revisione della Costituzione, c'è un punto fondamentale, che, generalmente, viene presupposto o viene del tutto dato per scontato. Si tratta della questione se il popolo, attraverso i suoi rappresentanti o direttamente (attraverso referendum), abbia o no un potere sovrano di apportare qualunque cambiamento alla Costituzione. La questione, secondo me, è inquinata dalla convinzione, ormai interiorizzata e assoluta, che la sovranità popolare sia un principio indiscutibile nelle democrazie moderne e che, dunque, ogni decisione sia possibile, basta che in qualche modo tale decisione sia conforme alla sovranità popolare e che questa si possa esprimere in maniera inequivocabile.
Ecco, è proprio questa indiscussa convinzione generale che impedisce di affrontare il tema della revisione costituzionale in modo adeguato.
Molti hanno affrontato la questione dal punto di vista del contenuto della riforma (meglio sarebbe dire distruzione) costituzionale, che l'attuale maggioranza politica ha intenzione di portare a termine, ed io stesso ho sostenuto, tempo fa, tesi come quelle ultimamente sostenute da G.Gentile, G. Perrone, G. Aragno e altri. Con questo mio ulteriore intervento, però, vorrei porre in primo piano la questione della scorrettezza giuridico – istituzionale del modo con cui questa maggioranza intende deformare la Costituzione.
Torniamo alla questione della sovranità popolare. Se stiamo alla forma, la Costituzione non solo afferma due principi prima ancora di riferirsi alla sovranità popolare, il principio democratico e quello cosiddetto lavorista ("l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro"), ma, quando attribuisce la sovranità al popolo, aggiunge che "il popolo stesso la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Nella sostanza ciò vuole proprio evitare l'eventualità, oggi molto più che una semplice ipotesi, di derive plebiscitarie e di equivalenti dittature di maggioranze.
La questione, come è facile capire, è di rilevantissima importanza proprio per quanto riguarda il tema dell'attuale revisione della Costituzione.
Docenti IPSIA Meucci Cagliari - 11-04-2005
Il Collegio dei Docenti dell'IPSIA "A. MEUCCI" di Cagliari in risposta all'invito formulato dal Ministro Moratti a tutti i docenti affinché esprimano un giudizio sulla riforma della scuola superiore.

Osservata con forte preoccupazione l'applicazione della L.53/03 nella scuola elementare e nella scuola media inferiore, i docenti esprimono forti perplessità e complessivamente non concordano con il sistema proposto dal progetto di "riforma" della scuola media superiore contenuto nella bozza di decreto recentemente licenziata dalla VII commissione cultura del Senato.
Ancora una volta, come già compiutamente espresso nel documento approvato dallo stesso Collegio nel marzo 2003, e comunicato al Ministro dell'Istruzione, a organizzazioni sindacali, organi d'informazione, istituzioni territoriali, scuole, e reso noto a genitori e studenti, questo Collegio dei docenti, esprime parere fortemente negativo nei confronti del modello bipolare di istruzione/formazione che la riforma impone in luogo dell'attuale sistema di istruzione superiore. Ciò che la bozza di decreto delinea infatti è da un lato un sistema dei "Licei" generico e non professionalizzante su cui verrebbero appiattiti tutti gli istituti, compresi Tecnici ed Artistici, e dall'altro il canale della cosiddetta "istruzione e formazione professionale", che nonostante la dichiarata pari dignità col sistema dei licei, rappresenterà, nella realtà dei fatti, una degradazione degli attuali istituti professionali a centri in cui si offre esclusivamente "addestramento" al lavoro manuale. Considerata quindi l'estrazione sociale della maggioranza della popolazione scolastica che frequenta attualmente gli istituti professionali, non può sfuggire l'aspetto fortemente discriminatorio che è sotteso a questo modello di "istruzione", che vuole, oltre le formulazioni demagogiche del linguaggio utilizzato, riproporre la divisione tra scuole che preparano le classi sociali più elevate attraverso lo sviluppo intellettuale e scuole di apprendistato per lavoratori manuali, riservate ai giovani di diversa appartenenza sociale.
Silvana Meloni - 11-04-2005
A TUTTI I COLLEGHI

Il 18 marzo era stato indetto uno sciopero generale del pubblico impiego, per il settore scuola tutte le organizzazioni sindacali, eccezionalmente concordi, hanno inserito nella loro piattaforma rivendicativa il rinnovo del contratto, ormai scaduto da due anni, e la condanna della riforma Moratti. Nel nostro istituto, sede centrale, gli scioperanti non hanno superato il numero di dieci unità. Constatato questo dato, dopo un primo momento di rabbia e sconforto, si è imposta alla mia coscienza la necessità di un momento di riflessione che andasse oltre l'emotività.
Per prima cosa vorrei sottolineare che le valutazioni personali che seguono prescindono assolutamente da qualsiasi condanna morale nei confronti dei singoli colleghi che hanno ritenuto di non scioperare, giacché la libertà di scelta di chiunque ed in qualsiasi circostanza è comunque per me principio fondamentale, per questo motivo colgo l'occasione per porgere le mie scuse a coloro nei confronti dei quali, tra il serio ed il faceto, ho dato del "crumiro" proprio venerdì 18. Voglio anche precisare che ho deciso di scrivere queste righe mossa esclusivamente dalla volontà di tentare una "autocritica" sul modo di affrontare un momento così grave come quello che, ritengo, stiamo attraversando.


Il primo motivo di riflessione mi nasce da un argomento che è stato sollevato in occasione di un recente convegno sulla scuola a cui ho partecipato. Si è, in tale circostanza, ricordata l'ultima lettera di un giovane ucciso in prigionia durante il fascismo, Giacomo Ulivi (documento peraltro presente in diversi manuali di diritto per le scuole). Il punto centrale del documento è una riflessione sul qualunquismo, identificato come elemento determinante l'affermazione ed il protrarsi della dittatura e della violazione di ogni libertà. Se la gente vede la politica distante da sé e rifiuta di sentirsi parte della "polis", vuoi per sfiducia vuoi per presunzione, il risultato non può che essere che la politica sia resa davvero ai danni dei cittadini. Ulivi ci ricorda che la politica è "affar nostro", di ciascuno di noi, e che il vero pericolo si presenta quando cominciamo a pensare che deve essere responsabilità di "qualcun altro".
Il secondo motivo di riflessione è invece di natura strettamente sindacale.

Federico Repetto - 09-04-2005
Cari amici, non c'è poi così tanto da gongolare della vittoria del centro sinistra.
Io sono stato sul punto di non votare e ho votato soprattutto in considerazione del fatto che la nuova legge costituzionale dà troppi poteri alle regioni per ...
Virginia Mariani - 09-04-2005
Asfissia.
Dopo giorni di agonia.
Non è possibile giungere sul luogo del lavoro quasi ignara della iniziativa, perché l'esperienza passata qualcosa mi faceva presagire, e non trovare la mia classe nella mia scuola … rendendomi conto che nessuna ...
Flora - 09-04-2005
Da https://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=7156:

"I genitori all'atto dell'iscrizione hanno preso atto del POF della singola scuola che non prevede le verifiche in questione; i genitori pertanto, in quanto hanno il diritto-dovere di ...
Grazia Perrone - 09-04-2005
La data di nascita dell’autonomia scolastica decorre dal 1° settembre 2000. In realtà, molte cose sono già cambiate a seguito della sperimentazione avvenuta in molte scuole nel biennio precedente: il fatto nuovo – e giuridicamente rilevante - è che si passa da una situazione “transitoria” ad una di pienezza giuridica, che rappresenta un “punto di non ritorno”.

A rendere irreversibile tale processo ci ha pensato il ministro De Mauro – appena subentrato a Berlinguer “sfiduciato” dallo sciopero del 17 febbraio 2000 - con due “circolari balneari” (una costante del dicastero guidato da Berlinguer/De Mauro) emanate, ambedue, il 3 agosto. Di queste, la prima (n. 193) detta le regole per attestare formalmente il possesso dell’autonomia pur in assenza del provvedimento normativo di riforma degli organi collegiali (che, a tutt’oggi, manca ingenerando numerosi equivoci e “pasticci” interpretativi).

La seconda, n. 194, annuncia un taglio netto (pari al 70%) ai finanziamenti per le scuole autonome (ebbene sì la Moratti non è la sola né la prima a “tagliare” i fondi per la scuola statale). A partire dal 1°settembre i finanziamenti per ampliare e diversificare il piano formativo saranno erogati sulla base del numero degli studenti e degli insegnanti di ciascuna scuola: mediamente ogni scuola autonoma riceverà 6 milioni (di vecchie lire) annui contro i 18 erogati l’anno precedente ad istituti analogamente dimensionati che hanno agito in regime di sperimentazione. A questa cifra, in base alla legge n. 440/97, va aggiunto uno specifico capitolo di finanziamenti da destinare alla formazione “di tutto il personale scolastico” (ATA compresi). Si tratta di una quota uguale per tutti gli istituti pari a 750mila lire cui si aggiungono 12mila lire lorde per ogni unità di personale.

Il personale docente e ATA, dunque, per quanto concerne la formazione sono la stessa cosa! Perlomeno stando alla quota finanziaria annua lorda assegnata a ciascun ‘operatore’ ( da notare il lessico ministeriale di “sinistra” … sic!).

In virtù di quanto detto finora mi sembra opportuno ripassare alcuni concetti – lessicali e giuridici – che caratterizzano l’avvio dell’autonomia e che hanno costituito, per molti di noi, il banco di prova per verificare in che modo sono stati interpretati (dai dirigenti-datori di lavoro) i nuovi compiti operativi loro assegnati. E in qual misura i sindacati tradizionali (confederali e snals) sono corresponsabili della progressiva aziendalizzazione della scuola che ha comportato, conseguentemente, ad un’accelerazione del processo impiegatizio della professione docente.
Cub scuola Torino - 09-04-2005
La storia infinita: il presunto obbligo dei docenti di timbrare il cartellino e una singolare sanzione

All'inizio dell'anno scolastico sembrava definitivamente risolto il contenzioso che opponeva molti dirigenti scolastici ai docenti sul dovere ...
Giuseppe Aragno - 08-04-2005
In fila come pecore, vinti e vincitori, atei e credenti, pacifisti e interventisti, ex fascisti ed ex comunisti, democristiani della diaspora e nipotini di Craxi, sparsi nelle diverse parrocchie che hanno ancora l'ardire di chiamarsi partiti ...
Corrado Mauceri - 08-04-2005
1. L'autonomia scolastica non è compatibile con le interferenze ministeriali sull'attività didattica delle scuole.

La direttiva n. 56/04 che disciplina la valutazione degli apprendimenti per l'a.s. 2004/2005 ripropone ancora una volta il problema dell'autonomia scolastica e di tutte la sue contraddizioni mai adeguatamente affrontate e, tanto meno, risolte.
E' fuor di dubbio che l'autonomia scolastica non significa "libertà incondizionata" e/o autoreferenzialità; anzi l'autonomia implica una responsabilità, nel senso etimologico di "rispondere" del proprio operato e delle proprie scelte.
Recentemente anche la Corte Costituzionale ha avuto occasione di affermare che l'autonomia scolastica non può risolversi nella incondizionata libertà di autodeterminazione, ma esige soltanto che a tali istituzioni siano lasciati adeguati spazi di autonomia che le leggi statali e quelle regionali, nell'esercizio della potestà legislativa concorrente, non possono pregiudicare (Corte Cost. n. 13/04).
Si tratta quindi di definire l'ambito in cui si colloca l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche ed il rapporto tra l'autonomia delle istituzioni scolastiche e tutti gli altri soggetti istituzionali che operano nel sistema scolastico (Ministero, Regione, EE.LL., ed anche INVALSI).
Il problema non è quindi se l'autonomia è compatibile con un sistema di regole che si devono osservare e con forme di verifica dell'attività svolta; il problema è chi deve stabilire queste regole ed i limiti di esse e chi e come deve verificare.
In primo luogo è però necessario mettersi d'accordo sul concetto di autonomia; difatti senza dubbio l'autonomia delle istituzioni scolastiche è volta a realizzare un sistema scolastico più flessibile e più diversificato in relazione alle specifiche esigenze; ma autonomia è anzitutto garanzia del pluralismo culturale nella scuola statale e quindi è anzitutto garanzia di indipendenza della scuola dagli esecutivi ed in primo luogo dal Ministro.
Autonomia è quindi garanzia che la scuola statale sia la scuola di tutti ("pubblica") e non quindi ministeriale (o degli assessori).
In questo senso l'autonomia scolastica trova il suo fondamento giuridico, più che nell'art. 127 che l'ha esplicitata, nel principio della libertà di insegnamento sancito nell'art. 33 Cost.
Fuoriregistro - 07-04-2005
Come avevamo preannunciato la decorrenza giuridica, favorevole alle lavoratrici madri del comparto scuola, ha valore retroattivo rispetto alla stipula definitiva della nuova sequenza contrattuale avvenuta il 2 febbraio scorso.

Gli effetti ...
una lettrice - 06-04-2005
Riceviamo e pubblichiamo con l'avvertenza che la nostra interlocutrice ha espresso il desiderio di restare anonima. Una richiesta che rispettiamo.

Gentili Sigg.,
Sono una docente a tempo indeterminato dal settembre del 1998, che all'epoca aveva ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-04-2005
Mentre il dolore, in certa qual misura sincero delle genti del pianeta Terra di tutte le religioni e confessioni per la scomparsa di cotanta umana figura non tende a lenirsi in attesa dell’evento finale, urge restituire all’Uomo venuto dall’Est la sua piena dimensione umana che sfugge sempre alle commemorazioni del momento.
E tutto ciò è reso necessario affinché dell’Uomo risplendano i meriti grandiosi e storici, al pari delle Sue umane “ debolezze “, intese nella accezione piena della pratica del potere secolare che permea anche la figura del pontefice massimo di Roma.
A tal proposito propongo la testimonianza di Maurizio Chierici apparsa sul quotidiano ‘ l’Unità ‘ col titolo “ Tutti i muri che non ha abbattuto. “

“ ( … ) … è stato detto e scritto quasi tutto, ma non tutto sulla storia di un pontefice che ha vinto una sola battaglia contribuendo alla frana del comunismo, purtroppo perdendo quasi tutte le altre.
Si era illuso di sfidare i poteri che governano il mondo invocando dignità e pace per ogni essere umano.
Lo hanno ascoltato quando la convenienza dell'economia voleva liberarsi di un avversario ormai in declino, eppure ancora fastidioso.
La spiritualità del Papa polacco serviva a coprire armi e scudi spaziali che Reagan stava spendendo per inginocchiare Mosca.
E la democrazia torna a Varsavia. Cadono i muri, si scioglie l'impero dei soviet e fra le rovine vengono alla luce gli orrori.
Per fermare Wojtyla provano ad ucciderlo, ma il Papa che cade e rinasce dà la spallata decisiva. L'Europa cambia faccia: gli deve tanto.
Vincenzo Andraous - 05-04-2005
In questo angolo di ricordi mi coglie impreparato l’avvento di un volto, il tuo, caro Padre.
Nei giorni scorsi, questo spicchio di infinito è diventato un taglio dove ferire i colori, per la tua bocca improvvisamente di lato………..Dischiusa.
Ti ho ...
Autori Vari - 04-04-2005
Grazie perché sei stato così totalmente affidato a Cristo, che attraverso di te ne ho conosciuto lo sguardo, l’unico che raggiunge il desiderio della felicità e vi corrisponde...

...Il nostro Papa montanaro sulle alte cime bianche,
ha sempre sostenuto le sue creature forti o stanche.
Ha sorriso anche nel momento del dolore,
Lui rimarrà per sempre nel nostro cuore.
Gemma Gentile - 02-04-2005
Sapevamo già della riforma costituzionale di questo governo, come avevamo già saputo della pessima e scandalosa riforma della Giustizia. Sapevamo anche del disegno di legge che intende riconoscere i traditori di Salò con la qualifica di "militari belligeranti", equiparandoli sostanzialmente alle forze di liberazione nazionale. C'eravamo anche indignati di fronte alla recente propaganda sulle foibe, perché avevamo intuito a cosa mirasse. Ci aspettavamo pure i due decreti "pasquali" del diritto-dovere e e dell'alternanza scuola-lavoro, perché viviamo ogni giorno nella scuola il dramma di una riforma, volta a distruggere la pubblica istruzione diritto costituzionale inalienabile... Ma è stato proprio in questo clima pasquale, greve di minacce per la società italiana, che è apparso in tutto il suo drammatico e realistico quadro il calvario della nostra giovane democrazia. E' stato allora chiaro (lo era già, ma ai miei occhi in modo meno evidente) che il disegno che abbraccia tutti questi attentati alla nostra vita sociale è unico, fa parte di un progetto complessivo. Si è indagato sulle forze economiche del mondo globalizzato che hanno interesse a destrutturare il Paese, a privatizzare i servizi, a flessibilizzare e precarizzare il lavoro e ad indebolire il sindacato. Tutto verissimo e importantissimo. E' necessario anche indagare sulla matrice storica di quanto accade.
Grazia Perrone - 01-04-2005
La “leggenda metropolitana” che attribuisce alla Moratti il (de)merito di aver “privatizzato” la scuola statale è dura a morire. Alla Moratti, al contrario, va riconosciuto il merito di aver evidenziato – coniugandole in “chiave” liberista – le contraddizioni delle norme (recepita anche nei CCNL) “partorite” in regime di concertazione e “perfezionate” dai governi di centrosinistra.
Lucio Garofalo - 31-03-2005
Quando, anni fa, decisi di fare l’insegnante e fui assunto nella scuola in quel ruolo, non immaginavo certo di dover operare in un’azienda. Anzi, ero convinto che il mondo della scuola fosse totalmente estraneo ed immune da ogni logica capitalista. Anche per questo scelsi l’insegnamento, che reputavo una professione creativa e pensavo offrisse molto tempo libero, un bene più prezioso del denaro!

A distanza di anni dal mio esordio lavorativo, eccomi catapultato in un ingranaggio di fabbricazione industriale, con la differenza che nella scuola non si producono merci di consumo. Del resto, non mi pare di aver ricevuto una preparazione idonea ad un’attività manifatturiera - ma si sa, viviamo nell’era della “flessibilità”!
Comitato per la Scuola della Repubblica - 30-03-2005
Il Comitato FERMIAMO LA MORATTI, costituitosi anche a Firenze per contrastare la politica scolastica di questa maggioranza di Governo, con l’obbiettivo primario di ottenere l’abrogazione della legge Moratti, in occasione delle prossime elezioni ...
Bartolo Danzi - 29-03-2005
Anche se dovesse essere assente l'alunno diversamente abile, i docenti di sostegno, in ogni caso non possono essere utilizzati per le supplenze in sostituzione di docenti colleghi momentaneamente assenti.
Tale principio - esplicitato più volte da ...
Gianni Mereghetti - 29-03-2005
Carissimi,
in questi giorni si sta parlando molto di voi sui giornali e alla televisione. Voi stessi volete che lo si faccia, così che sia portato all’attenzione di tutti il momento difficile che stiamo attraversando noi insegnanti. Del resto è ...
Gruppo docenti e personale ITIS Ist. Volterra - 28-03-2005
Fatto proprio da esponenti di AN, è in discussione il disegno di legge n° 2244 dal titolo "Riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell’esercito della Repubblica sociale italiana ...
Leonardo F. Barbatano - 28-03-2005
Il più vergognoso tradimento che si potesse perpetrare nei confronti degli eroi partigiani che fecero la Resistenza contro la barbarie nazifascista si è infine consumato. E’ veramente doloroso il pensiero che i nemici della Repubblica siano oggi al governo di quella Repubblica delle uguaglianze e delle libertà che quei martiri hanno costruito con il loro sacrificio. Ho sempre pensato che, mentre cadevano assassinati o venivano torturati senza pietà, quegli uomini e quelle donne generosi trovassero conforto e giustificazione del dono della loro vita nella visione della futura democrazia che sarebbe nata. Oggi, mentre la Costituzione di quella Repubblica muore, non si opera solo un attentato alla Carta ma anche un attentato alla memoria di quei forti.
Gli stessi padri costituenti, molti dei quali erano stati partigiani, si preoccuparono, e furono tutti d’accordo, nonostante le differenze ideali che li caratterizzavano, nello scrivere una Carta che fosse fondativa di una repubblica parlamentare, affinché attraverso un controllo dell’esecutivo da parte del parlamento si evitassero al nostro Paese futuri pericoli di derive dittatoriali.
Ortica - 28-03-2005
Purtroppo il giorno mercoledì 23 marzo 2005, la prima pagina del quotidiano “l’Unità” è stata presentata listata a lutto per lo scempio compiuto sulla nostra Costituzione da chi ci governa.
L’idea della striscia nera sul giornale me ne suggerisce ...
Alfredo Galasso - 28-03-2005
L' editoriale di Raniero La Valle e' da condividere pienamente. Non solo. Occorre risvegliare i molti democratici, sinceramente democratici, i quali non si sono ancora accorti della strategia e della meta perseguite da questa funesta alleanza ...
Patrizia Rulli per il Comune di Cinisello - 28-03-2005

…Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci troverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Piero Calamandrei



1945-2005.

Quest’anno si celebra in ...
Libera - 28-03-2005

"Vogliamo dire grazie a tutti coloro che con Libera si sono adoperati affinché nel primo giorno di primavera tante storie di uomini, di donne, di bimbi che non ci sono più, diventassero memoria di comunità. Grazie all'informazione, grazie alle ...
Vincenzo Andraous - 27-03-2005
Chissà perché non parliamo mai troppo d’amore, come fossimo prigionieri di un pudore feroce…..o di una malcelata distanza da un amore che nasce e un altro che muore.
Proprio da questa negazione mi torna in mente l’incontro con un vecchio russo, che ...
Pino Patroncini - 27-03-2005
Giovedi sera in TV il ministro Moratti nel vantare l’avvenuta approvazione dei decreti su alternanza scuola-lavoro e diritto-dovere, in chiara chiave preelettorale (potevano essere varati un mese fa o tra un mese non ci sarebbero state differenze!), si è lasciata andare a parlare di obbligo scolastico portato a 18 anni.

Ciò è falso per 4 buoni ed evidenti motivi.

Primo motivo
: se l’obbligo scolastico, espressione prevista da quella stessa Costituzione Repubblicana che il governo si appresta a stravolgere, è stato davvero portato a 18 anni, perché il decreto non parla di obbligo scolastico, ma di diritto-dovere? E’ già stato dimostrato che non sono la stessa cosa e infatti il decreto dice che sarà garantito il diritto all’istruzione e alla formazione fino a 18 anni, equivocando su termini e compiti: una cosa è garantire un diritto e un’altra prevedere un obbligo. Per esempio, a me come ad altri lo Stato garantì bene o male il diritto allo studio fino a 24 anni, cioè fino a quando mi laureai, costruendo e finanziando il liceo milanese e l’università anch’essa milanese in cui studiai, attribuendomi una borsa di studio prima e un presalario poi e esentandomi dalle tasse universitarie per i buoni voti ottenuti. Ma fu obbligato a provvedere alla scuola nel paesino dove ero nato e mi obbligò a studiare almeno fino ai 14 anni in ogni caso. E come me tutti i miei compagni di scuola, compresi quelli che all’università e al liceo non ebbero la fortuna di andarci. Confondendo i due termini la Moratti lascia l’obbligo dov’è (ma solo perché e finché lo prevede la Costituzione) e si copre le spalle (per non dir qualcos’altro) per ridurre il diritto: infatti nella sua legge lo Stato garantirà dell’istruzione solo i “livelli essenziali” (testuale)
Osvaldo Roman - 27-03-2005
Lo stile di questo governo è ormai tristemente noto: si basa sulla più totale falsificazione dei fatti: così che alla reale portata dei provvedimenti i cittadini possono arrivare solo se nel tempo arrivano a misurarsi concretamente con i loro effetti.

Sul cosiddetto “Diritto dovere” si è già alzato il polverone dei media governativi: il decreto dopo il parere favorevole di maggioranza delle Commissioni parlamentari competenti è stato oggi approvato dal Consiglio dei ministri. Vale la pena di ricordare che nella seduta del 14 ottobre 2004 la Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del Decreto legislativo 28 agosto 1997 n. 281 aveva espresso la mancata intesa sugli articoli 4, 5, 6 comma 1. Il Governo è andato avanti ugualmente adottando così una procedura straordinaria non applicabile al contrasto di merito manifestato dalle Regioni che come tale doveva essere risolto con l’adozione di soluzioni concordate sui temi controversi.
Anche lo schema di decreto sull’alternanza Studio-lavoro è stato presentato alle Camere, nonostante che nella seduta del 14 ottobre 2004 la Conferenza abbia espresso la mancata intesa con motivazioni in parte analoghe a quelle formulate per il primo decreto. Si tratta, possiamo esserne certi, di misure che, per la loro ininfluenza o per la loro perniciosità, finiranno presto nel mucchio della mondezza da portare nella pubbliche discariche.
Peacereporter - 27-03-2005
Venticinque anni fa moriva, freddato ai piedi dell’altare da cui stava celebrando la messa, l'alto prelato simbolo dell’emancipazione dei poveri e della lotta per la giustizia: Oscar Romero, vescovo dell’arcidiocesi di San Salvador. A ucciderlo, con due colpi di pistola in pieno petto, due sicari armati dal regime di destra che ha oppresso il Paese per decenni.
Giuseppe Aragno - 27-03-2005
Narciso, noi pensiamo in genere, è innamorato di se stesso. Non ama quindi. Amante senza amore, immaginiamo lo colga la sventura allorché, malaccorto, volto lo sguardo oltre lo specchio in cui si vede perfetto, è preso da qualcosa che non c'è nell'immagine restituita dallo specchio. Narciso è una finta perfezione: lo specchio non parla, non pensa, non vive. E' lui che lo anima, pieno solo di sé. Quella è la vita. Può essere tutto sbagliato ma ogni cosa appare giusta: tra Narciso e lo specchio non esiste confronto. Fuori dello specchio - e perciò fuori di Narciso - c'è il mondo, nel quale questa specie di angelo dalle ali tronche non ha saputo entrare quando lo fanno tutti gli angeli che hanno sul dorso ali più adatte a volare. Narciso non è vanitoso, come spesso crediamo: qualcuno l'ha ferito quando è venuto al mondo ed ha smesso di volare. Il mondo di Narciso è Narciso: forma e sostanza di se stesso, territorio e confine d'un mondo contenuto in uno specchio. Se l'amore che è oltre lo specchio prende per mano Narciso e lo conduce nel mondo dal quale è fuggito, Tiresia lo ha predetto: è il primo e anche l'ultimo viaggio. Tutto gli è nuovo nel pianeta in cui vivono forma e sostanza che se lo portano via. C'è l'amore nei limiti del mondo - Narciso lo sente - c'è, in quel mondo nel quale lo trascina irrimediabilmente il mistero che gli è apparso oltre lo specchio. Il mondo che l'ha ferito. Ma questo Narciso non lo può sapere. Ha imparato a zittire il dolore con un finto amore. Un passo, ed è fuori da se stesso. Ora sa che c'è forma e sostanza ed intuisce che lo specchio è un inganno. E' come precipitare in un abisso.

Narciso, che per dolore rifiutò di nascere, ora scopre per amore il dolore di stare nel mondo: quanta gioia gli dà così quell'amore, che lo libera dalla menzogna dello specchio, tanto inspiegabile dolore gli proviene da quell'accettare di amare e quindi venire nuovamente al mondo. L'amore di Narciso per ciò che è fuori dallo specchio è ora vero. Egli lo sa, lo avverte ed accetta un sublime calvario.
- O ti riconcili con la vita - sente Narciso che qualcuno gli va dicendo con voce che nasce dal petto suo in tumulto - o la smetti e ti uccidi.
- Non posso - mormora piangendo - ucciderei l'amore che mi porto dentro.
Se il cielo non fosse una celeste menzogna, verrebbero in aiuto i cavalieri dell'Apocalisse, la gloria celeste recupererebbe quel figlio suo innocente fuggito per dolore e tornato per amore. I santi che millantano credito perso la Santa Trinità ai piedi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo invocherebbero per lui grazia.
Nulla di tutto questo. La forza che produsse un diluvio, che spaccò il Mar Rosso da una costa all'altra, che scolpì sulle Tavole Sacre strappate al Sinai coi fulmini della tempesta le leggi date a Mosé, quella forza rimane inerte. Come inerte è l'Olimpo coi suoi numi, come fermi nel loro meditare se ne stanno gli orientali celesti pensatori e fermo il profeta di Medina.
Tutte le forze di quello che chiamiamo bene se ne stanno immote: vada Narciso per la strada che ha scelto e a nessuno sia consentito spostare gli equilibri sui quali poggia da sempre la storia del creato. Narciso è dolore, non può essere amore.
Eppure egli ora ama.
Redazione Fuoriregistro - 27-03-2005
Avevamo già pubblicato l'incredibile notizia della multa appioppata a Retescuole per violazione di norme pubblicitarie. Un'operazione mai vista neppure ai vecchi tempi di..."Tienimilanopulita", per chi li ricorda.... ma tant'è, ad ogni stagione la sua perla. Ci giunge ora in Redazione un appello che facciamo nostro, così come nostra è la completa solidarietà al Movimento Milanese. (Fuoriregistro)


LA MULTA AL FORUM DELLE SCUOLE DEL MILANESE VA RITIRATA.
LA SCUOLA NON SI IMBAVAGLIA.


A un genitore di Retescuole è stata recapitata una multa dal Comune di Milano di 22.000 euro perché ritenuto responsabile di aver attaccato ai muri del centro cittadino 51 volantini con nastro adesivo firmati dal Forum delle Scuole del milanese (l'assemblea che raccoglie oltre a Retescuole, docenti e genitori dei comitati e coordinamenti in difesa della scuola, i comitati in difesa del tempo pieno e prolungato, i sindacati della scuola, le associazione di genitori della scuola d'infanzia, delle commissioni mensa e edilizia scolastica) durante una manifestazione in difesa della scuola di tutti/e e per tutti/e.
Maurizio Tiriticco - 27-03-2005
Da un impianto normativo assai discutibile…

E’ noto che alla vigilia di una scadenza elettorale ogni decisione politica importante viene congelata in attesa di… E ciò è accaduto anche per lo schema di decreto sul secondo ciclo. L’amministrazione ha accolto qualche istanza dei sindacati e delle Regioni, anche se il tessuto resta quello che è! Ma, basta qualche ritocco per migliorare il tutto? L’interrogativo è grande! Il fatto è che alcune delle questioni nodali, quali quella del destino degli istituti tecnici e professionali non appaiono assolutamente risolte! Gli otto licei otto sono quelli che sono: qualche ora in più, qualche ora in meno, qualche materia rivisitata, aggiunta o cancellata… insomma quisquiglie… puro cabotaggio…
E doveva essere così! Se si è chiamati a discutere solo sull’articolato del decreto, ne emergono solo correzioni parziali! Ma è l’impianto che doveva essere discusso. O meglio, quando ci si è avviati alla definizione dell’impianto e alla stesura dei singoli articoli, non si doveva permettere che il Miur si chiudesse a riccio e affidasse il tutto agli anonimi esperti. L’intera operazione doveva essere aperta alla “politica”, almeno al confronto con le Regioni in sede, anche informale, di Conferenza Unificata. E tale procedura non sarebbe stata affatto extra legem!
Mo così non è stato! Ed ora? I nodi sono tutti irrisolti e… ce la faremo per la scadenza autunnale? O i tempi stretti daranno luogo soltanto a soluzioni abborracciate?
L’ho sempre detto! Chi ha scritto la legge 53 ha tenuto conto solo parzialmente della riforma costituzionale, e l’ha scritta guardando più al passato che al futuro. Quindi, non è nata una legge di adeguamento costituzionale, come è scritto nell’epigrafe (delega al governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione), ma una legge di riforma della scuola che è un’altra cosa! Di fatto, la legge 53 non è stata prodotta da un nuovo Miur post-riforma costituzionale, ma dal vecchio Mpi, quando dal centro partivano le sperimentazioni assistite, importanti processi innovativi, ma sempre all’interno di una logica centralistica che allora comunque era pienamente giustificata.
Ma, dopo il Titolo V, ci si aspettava di più: che la legge delega, affrontando in toto un articolato e complesso insieme dell’intero sistema di istruzione, operasse scelte conseguenti: un primo ciclo finalizzato ad una acquisizione forte di conoscenze e competenze di base quali oggi sono da perseguire in una società complessa ed avanzata, ed un secondo ciclo assolutamente nuovo rispetto a quello ereditato dalla tradizione, ed equamente ripartito tra Stato e Regioni. Ma non è stato così!
Due sono stati gli “errori” di fondo compiuti! Il primo riguarda il primo ciclo: per gettare a mare la legge 30, si è tornati al passato riesumando il vecchio percorso scuola elementare e media. Il secondo riguarda il secondo ciclo: un copio copias degli ordinamenti ereditati dal Mpi: il classico, lo scientifico, il tecnico, il professionale, con l’aggiunta di pezzi più o meno rivisitati. Ed il tutto riscritto secondo la logica verticale di sempre: il classico come percorso autorevole, ricco e completo e gli altri come esiti di successive sottrazioni di contenuti e di obiettivi! Una logica ultragentiliana! E alle Regioni? Altro che serie B! Il vuoto assoluto! Si è replicata la logica della Costituzione del ’47: alle Regioni l’istruzione artigiana e professionale, che allora era in gran parte da inventare! Ed anche oggi alle Regioni resta ben poco da inventare, se tutto è fagocitato dai licei! E del nuovo Titolo V nessuna traccia!
Questo è l’impianto della legge 53 ed ora è difficile ed arduo schiodarlo! Che fare? L’unica strada è quella di implementare ciò che già si è avviato, con timidezza e tante difficoltà e, forse, non sempre con lusinghieri successi, quella dei percorsi triennali di cui all’accordo quadro del 2003 (ed ai successivi accordi del gennaio e dell’ottobre del 2004). E’ una strada in cui, con la logica del campus si possono aprire più filiere, più percorsi in sedi statali e in sedi regionali (è detto all’articolo 1, comma 14 del decreto), con i quali ci si dovrebbe muovere verso finalità comuni, ma con percorsi e obiettivi di apprendimento variamente articolati. Ne dovrebbero conseguire: un reale ampliamento e consolidamento delle conoscenze e competenze di base, quali oggi sono richieste dalla società della conoscenza; ed una accorta pratica orientativa e riorientativa degli studenti, implementata dall’alternanza e dai passaggi, per favorire le loro scelte ulteriori.
Ovviamente questi percorsi andrebbero rivisitati e riscritti caso per caso secondo la strategia del curricolo (tanto invisa all’attuale amministrazione). Si tratterebbe, comunque, soltanto di una cornice operativa in cui non sarebbe affatto esclusa anche quella di un biennio post-scuola media. Ma quello che io sempre temo in fatto di processi di insegnamento/apprendimento è la logica dell’ingegneria fine a se stessa che, al limite, potrebbe anche non favorire quella flessibilità necessaria ad una reale individualizzazione dei percorsi.

…a quali Indicazioni nazionali?

Negli ultimi tempi la discussione si è incentrata tutta sul decreto, ovviamente! Però, non bisogna dimenticare che con gli allegati B, C , D ecc. (l’allegato A è quello del Pecup, altro capolavoro di questa amministrazione!) ci verranno sciorinate puntualmente le Indicazioni nazionali le quali daranno il là alle concrete attività di insegnamento/apprendimento! E il mio timore è che allegati non discussi divengano poi “transitoriamente”… vincolanti come è avvenuto per il primo ciclo!
Per quel che ho potuto leggere, anche qui siamo ad un nuovo copio copias! La struttura delle Indicazioni sembra la stessa di quella del primo ciclo: ritornano gli ologrammi, gli OSA, gli obiettivi formativi, le UA (guai a confonderle con le unità didattiche!!!), i PSP, il tutoring, e tutto quell’armamentario metodologico di cui non c’è assolutamente traccia nella ricerca educativa e psicopedagogia! E ritorna il portfolio, che nel decreto figura all’articolo 12, comma 2, come una delle funzioni del “docente in possesso di specifica formazione” al quale viene anche assegnata la “cura della documentazione del percorso formativo compiuto dallo studente”. La cosa strana è che del portfolio, che nel secondo ciclo assumerebbe una reale funzione di documentata testimonianza dei crediti e delle competenze via via acquisite dallo studente in funzione del profilo culturale e professionale che sta costruendo, si parla assai poco. Si dicono le stesse cose che già sono scritte nelle Indicazioni del primo ciclo, di quel corso di studi dove del portfolio non si è mai avvertita una assoluta necessità.
Ma la cosa più preoccupante delle Indicazioni è che nel copio copias ancora si afferma che “le tabelle degli obiettivi specifici di apprendimento hanno lo scopo di indicare con la maggior chiarezza e precisione possibile i livelli essenziali di prestazione (intesi qui nel senso di standard di prestazione del servizio) che le scuole della Repubblica sono tenute in generale ad assicurare ai cittadini per mantenere l’unità del sistema educativo di istruzione e di formazione” (corsivo e parentesi sono nel testo). Il che significa ancora una volta che gli OSA – come per il primo ciclo – non costituiscono obiettivi di apprendimento, ma standard di riferimento.
Il che rinvia ad un discorso più generale che in parte già è stato fatto da me e da altri per le Indicazioni del primo ciclo e che qui è opportuno riprendere.
I LEP, di cui al Titolo V, sono i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere erogati dai pubblici servizi nelle singole Regioni: nessuna Regione può erogare servizi al di sotto di questi livelli. Per quanto concerne il sistema di istruzione e formazione, le prestazioni non riguardano tanto le finalità e i contenuti degli insegnamenti (gli apprendimenti sono un’altra cosa!) che le istituzioni scolastiche (ambito pubblico statale) e formative (ambito pubblico regionale) sono tenute a perseguire e ad offrire, ma anche e soprattutto l’insieme delle risorse da impegnare, delle strutture amministrative e organizzative, dei servizi e delle attrezzature di cui debbono disporre.
Aldo Ettore Quagliozzi - 27-03-2005
( … ) … siamo un Paese balcanico quando osserviamo tanti segni esteriore di trasandataggine, di squallore piuttosto che di povertà, i marciapiedi sconnessi, l’immondizia per le strade di periferia, le grondaie arrugginite delle stazioncine secondarie, i finestrini sporchi e le latrine dei treni, l’aspetto dimesso di tanti pubblici uffici; e siamo un Paese balcanico quando pensiamo alle lungaggini delle pratiche nella pubblica amministrazione, alla lentezza dei processi, alla qualità e alla litigiosità degli uomini politici che reggono il Paese, al loro linguaggio e alla loro moralità, ai loro rapporti con la giustizia, che li rendono così poco presentabili; alle leggi ‘ ad personam ‘, alla tortuosità del testo che le rende spesso incomprensibili; per non dir nulla della corruzione diffusa.

Un Paese balcanico, con la difficoltà di rapporti fra regione e regione quale esisteva nella Jugoslavia di altri tempi, tenuta insieme, faticosamente, da un dittatore. ( … )


Così ha scritto nell’ultimo numero del settimanale “ Il Venerdì “ Piero Ottone.
Laura Tussi - 27-03-2005
LA VISIONE DEL MONDO E DELLA REALTA’

Il disagio risulta dilagante in ogni situazione e tra i diversi ruoli degli attori sociali che operano con ragazzi a rischio in contesti ambientali, in situazioni, spazi e tempi che creano disagio. Anche il ...
Gianni Mereghetti - 27-03-2005
Al Liceo scientifico Pascal di Abbiategrasso un'esperienza si mantiene viva da più di dieci anni, è quella dello scambio culturale con gli studenti del Peutynger Gymnasium di Ellwangen, una stupenda cittadina del Baden Wuttenberg. Anche quest’anno ...
Fish - 25-03-2005
La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish) in rappresentanza di circa 30 organizzazioni di persone con disabilità e di loro familiari è fortemente preoccupata per gli accadimenti del caso di Terry Schindler Schiavo. L’uso ...
Laura Tussi - 19-03-2005
Una premessa necessaria per analizzare e comprendere quelle storie che presentano esiti diversi e sovente dolorosi per chi li vive, consiste nel ricostruire la storia attraverso cui un individuo giunge alla costruzione di sé come soggetto. I dispositivi tramite cui l’individuo conferisce senso e significato alla realtà è la variabile imprevedibile dal cui gioco dipendono esiti diversi nei processi di sviluppo. Interpretare il fenomeno dei ragazzi a disagio significa focalizzare il processo di reciproca interdefinizione tra mondo e soggetto, per cogliere quei nodi, quei cortocircuiti della relazione pedagogica che hanno condotto il soggetto ad un livello problematico di esistenza.
Agostino Frigerio, Elio Gilberto Bettinelli - 19-03-2005
Discutere sulle prove INVALSI nei termini in cui ciò sta avvenendo in alcune scuole dimostra una concezione dell’autonomia scolastica “legibus soluta” che è del tutto incompatibile con il quadro vigente. Non solo, l’opposizione “a prescindere” alle prove INVALSI rivela una visione della scuola che non si pone in alcun modo il problema grande di far sì che tutti i cittadini, in questo caso gli alunni, possano fruire di un’offerta formativa equivalente che consenta il raggiungimento di obiettivi di apprendimento non troppo diversi da scuola a scuola, da alunno ad alunno.
Giuseppe Aragno - 19-03-2005
L’Assemblea Costituente, espressione delle sole grandi “famiglie politiche” che abbiano radici nella storia del nostro Paese – liberale, socialista e cattolica – discusse a lungo dell’ordinamento della Repubblica. Fu il primo problema che si pose a ...
Movimento Studentesco Bergamo - 19-03-2005
Ieri si è svolto il corteo del Movimento Studentesco di Bergamo contro i Buoni Scuola, la Riforma Moratti, per il diritto allo studio. Le scuole sono rimaste vuote a causa della concomitanza dello sciopero studentesco e dello sciopero unitario ...
don Antonio Mazzi - 19-03-2005
Riceviamo e pubblichiamo: da Famiglia Cristiana n. 10 – 6 marzo 2005 - (redazione)


A un professore di Lecco che si è fatto consegnare il cellulare da una studentessa che disturbava l’attività didattica tenendolo acceso, è stata confermata dalla ...
Anna Pizzuti - 18-03-2005
L’intervento di Dedalus pone, secondo me, due ordini di problemi. Il primo - di natura squisitamente politica e, quindi, anche strategica - riguarda il contrasto che intendiamo - ancora - porre in atto e sostenere, sia contro la parte di riforma già a rischio di “sedimentazione”, sia rispetto a quella “in gestazione". Il secondo, direttamente collegato al primo, riguarda la valutazione di sistema, e la funzione dell’Invalsi.
Fuoriregistro - 18-03-2005
OGGETTO: trattamento economico durante i periodi di congedo per maternità del personale del comparto scuola con rapporto di lavoro a tempo determinato. - Sequenza contrattuale prevista dall’art.142, comma 4, del CCNL 2002/2005 per personale del comparto scuola sottoscritto in data 24.7.2003. Ne avevamo parlato l'otto marzo scorso. Ora la Direzione scolastica regionale della Campania - con un atto formale - ne ha recepito il senso.
Rosanna Sardu - 18-03-2005
NO ALLA RIFORMA MORATTI!

PERCHE' FARLO

Sei sei un genitore:

Perché la partecipazione delle famiglie alla vita della scuola viene notevolmente ridimensionata.

Perché si riesuma il modello bipolare degli anni 50: l'istruzione «alta» dei ...
Dedalus - 18-03-2005
Com’è noto, uno degli effetti della riforma Moratti è di aver dato vita ad un’ampia opposizione da parte di insegnanti, genitori, sindacati e associazioni contro lo stravolgimento dei modelli esistenti (il modulo e il tempo pieno nella scuola elementare) e in difesa della scuola pubblica. Ci sembra però che accanto a forme di “resistenza” legittime, fondate su motivazioni di carattere pedagogico e sociale ma anche su solidi presupposti giuridici (il riferimento al Regolamento sull’autonomia in primis), emergano anche posizioni più estreme, connotate da una netta propensione a sottovalutare o a disconoscere il valore delle norme e delle disposizioni di legge. E’ un fenomeno che merita qualche riflessione perché rimanda ad alcune “questioni di metodo” tutt’altro che secondarie, sulle quali è bene avere la massima chiarezza.
A leggere certi interventi o certe “proposte di delibera”, per i toni usati e i contenuti impliciti, si ha l’impressione che qualcuno consideri i collegi docenti come organismi sovrani e indipendenti o addirittura forme di “contropotere”, scambiando forse l’autonomia delle scuole con l’autarchia o con l’anarchia. Come se una delibera di un Collegio fosse atto in sé compiuto, sufficiente per sottrarsi al rispetto delle norme (Leggi, decreti o circolari ministeriali che siano, fatte ovviamente le debite proporzioni).
E’ il caso forse di ricordare che esistono ambiti di competenza ben distinti, che esiste una gerarchia delle norme legislative e che il rispetto della norma, in uno Stato di diritto e in una democrazia è questione essenziale. Autonomia non vuol dire che ciascun istituto o ciascun collegio è libero di fare quello che vuole. Non è autodeterminazione. Affatto. Il DPR 275 del 1999 a questo proposito è molto chiaro, definendo con una certa precisione i contenuti e i contorni dell’autonomia didattica ed organizzativa delle scuole, gli ambiti di decisione dei Collegi e le materie che sono e restano di competenza esclusiva del ministero, valide su tutto il territorio nazionale (cfr: Federico Niccoli “In difesa dell’autonomia delle istituzioni scolastiche” ). Sarebbe davvero paradossale criticare da un lato il governo di centrodestra di avere scarso senso dello stato e della legalità, di voler stravolgere le regole del gioco, di voler manomettere la Costituzione eccetera eccetera e poi riproporre dall’altro, all’opposizione e a sinistra, la stessa logica, la stessa forma mentis, nell’ambito della scuola.
Un’altra distorsione della realtà, una leggenda metropolitana è quella che dipinge i dirigenti scolastici come i “cani da guardia” del Miur, funzionari governativi ansiosi di applicare le disposizioni in maniera autoritaria e burocratica, e i docenti come soggetti sottoposti a soprusi e forme di strapotere. Nulla di meno corrispondente al vero. Non c’è dubbio che sta al dirigente scolastico - in quanto rappresentante dell’istituzione autonoma e funzionario della Repubblica (non del governo in carica!) - far rispettare e applicare correttamente la normativa, esercitando in questo un ruolo di garanzia (anche nei confronti dell’utenza e degli stessi insegnanti, in una scuola pubblica e di Stato). Ma le norme non sono un optional, valgono tanto per il dirigente quanto per il docente: non hanno due pesi e due misure differenti. “La legge è uguale per tutti”, come sta scritto nelle aule dei tribunali.
Grazia Perrone - 17-03-2005
Lo avevamo già scritto e avevamo formulato un quesito di interpretazione autentica al MIUR rimasto senza riscontro. La figura dell'insegnante tutor, prevista dal decreto legislativo del 19/2/2004, n. 59, è - giuridicamente
- inammissibile nelle classi già funzionanti secondo le vecchie regole. Per queste ultime e fino al completamento del ciclo vale la norma pregressa che - nella fattispecie - è l'art. 128 (commi 3 e 4) del Testo Unico n. 297/94 [1]. A stabilirlo - in modo inequivoco - è una sentenza del TAR Puglia.


Tar Puglia: le vecchie classi non conoscono tutor.

Sono illegittime le delibere con le quali il collegio dei docenti di una scuola elementare ritiene di poter anticipare l'integrale attuazione della riforma della scuola.
Il collegio non può in particolare decidere di introdurre la figura dell'insegnante tutor, prevista dal decreto legislativo del 19/2/2004, n. 59, nelle classi già funzionanti secondo le vecchie regole, in ordine alle quali, al contrario, per ragionevole scelta legislativa di continuità didattica, deve continuare a trovare applicazione la precedente disciplina. Questo è quanto ha sancito il Tar Puglia, sezione II, con la sentenza n. 252/2005. Nel caso in esame, dei genitori di alunni frequentanti una scuola elementare statale avevano impugnato le delibere adottate dal collegio dei docenti con le quali si era ritenuto di poter anticipare l'integrale attuazione della riforma di cui al decreto n. 59, anche alle classi già funzionanti secondo le vecchie regole. I ricorrenti, infatti, avevano sostenuto che doveva continuare a trovare applicazione la disciplina recata dall'articolo 128 del decreto legislativo 16/4/1994, n. 297.

Il Tribunale amministrativo regionale per la Puglia ha accolto il ricorso.

Secondo i giudici amministrativi, infatti, è indubbio che la riforma scolastica (scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione) introdotta dal dlgs n. 59 non potrebbe trovare integrale attuazione con riguardo alle classi di scuola elementare ancora funzionanti secondo il precedente ordinamento e agli alunni a esse iscritti.

A confermare questa applicazione è la stessa norma, che all'articolo 19 espressamente enumera le disposizioni del decreto legislativo 16/4/1994, n. 297, da ritenersi abrogate soltanto a decorrere dall'anno scolastico successivo al completo esaurimento delle sezioni e delle classi. Tra le disposizioni di cui si prevede la ultravigenza, con il chiaro intento di perseguire l'obiettivo della continuità scolastica, vi è appunto, come dedotto dai ricorrenti, l'articolo 128, commi 3 e 4, del citato Testo unico n. 297/1994, il quale, in tema di programmazione e organizzazione didattica, fissa il principio secondo cui nell'ambito dello stesso modulo organizzativo i docenti operano collegialmente e sono contitolari della classe o delle classi a cui il modulo si riferisce.

Tale principio, dunque, è da ritenersi assolutamente inconciliabile con quello inerente all'introduzione di un docente con posizione preminente all'interno di una classe ( il cosiddetto tutor) di cui all'articolo 7, comma 5, del decreto n. 59, deve rimanere fermo per quelle classi funzionanti ancora secondo le regole proprie del precedente ordinamento. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, illegittimamente il collegio dei docenti ha ritenuto, attraverso le delibere impugnate, di poter anticipare l'integrale attuazione della citata riforma scolastica anche alle classi già funzionanti in ordine alle quali deve continuare a trovare applicazione la disciplina recata dal citato articolo 128 in materia di programmazione e organizzazione didattica.

ItaliaOggi 15/3/2005
effelleci - 17-03-2005
La Cgil e la Federazione Lavoratori della Conoscenza della Cgil sono convinte che sia necessario definire rapidamente un Programma sulla conoscenza in cui siano chiaramente esplicitati gli obiettivi su cui ci si impegna.
Su di esso deve essere sollecitato un contributo ampio e partecipato ed il pronunciamento di chi si candida ad un progetto alternativo a quello delle forze che compongono l’attuale maggioranza.
Per noi è fondamentale che alla discussione e alla costruzione del Programma contribuiscano più soggetti, oltre alle forze politiche, sindacati, singoli cittadini, associazioni professionali e movimenti per rendere possibili partecipazione e protagonismo.
Occorre, infatti, uscire dal tatticismo e dalle angustie con le quali il tema del Programma è stato affrontato fino ad ora nel dibattito politico del Paese, perché così facendo lo si svilisce e basta.
Per quanto ci riguarda, nell’esercizio della nostra autonomia, abbiamo avviato questo percorso e ora presentiamo la nostra proposta, con l’impegno che ci deriva dall’essere, insieme, la maggiore confederazione ed il sindacato più rappresentativo della categoria.
Con questo atto la Cgil riafferma, con una scelta di trasparenza, la propria autonomia e ribadisce che intende proseguire sul terreno delle grandi scelte politiche e di merito, valorizzando cosi l’esperienza più matura del movimento sindacale italiano.
Chi esercita il diritto di proposta pratica l’autonomia come valore.
Siamo di fronte ad un blocco di interventi su scuola, università e ricerca tali da delineare le peggiori “riforme” della storia della nostra repubblica e contro questo blocco centinaia e centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate ed ora hanno diritto ad una risposta.
Occorre accompagnare e sostenere lo straordinario movimento di lotta che ha attraversato e attraversa il Paese contro i provvedimenti del Governo e del Ministro Moratti su scuola, università e ricerca con una proposta che dia gambe ad un’altra idea possibile di sistema educativo, formativo, universitario e di ricerca.
Serve un chiaro impulso programmatico perché, considerata l’enormità dei problemi che si stanno accumulando nel Paese e per superare i guasti profondi prodotti dall’ideologia neoliberista del centro destra, non servono aggiustamenti ma un Programma alternativo nei valori di riferimento e nelle politiche.
Sulle nostre proposte programmatiche, presentate il 19 di ottobre 2004 alla Sapienza, abbiamo aperto un ampio dibattito, convinti che ci sia bisogno di rivitalizzare la vita pubblica, di rafforzare i legami sociali, di spingere verso la partecipazione attiva, tutte condizioni indispensabili per la qualità della democrazia cui aspiriamo, nella quale il sindacato confederale è soggetto attivo della dialettica democratica.
A quanti in questi anni hanno preferito dipingere il movimento che si è sviluppato nella scuola, nell’università e nella ricerca come un soggetto conservatore, senza proposta, noi rispondiamo con i fatti, con le migliaia di iniziative promosse in questi mesi e a seguito delle quali presentiamo oggi, con un approccio sistematico e complessivamente alternativo, questa nostra proposta programmatica e un’idea di percorso basata sulla partecipazione attiva, su un processo di ascolto della società, sul riconoscimento del ruolo fondamentale della partecipazione civile.
La nostra proposta programmatica sulla conoscenza si ispira a valori che riteniamo fondamentali e fondanti per le scelte che operiamo.

Lea Borrelli - 16-03-2005
DOCUMENTO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO STATALE "SOCRATE" DI BARI

SULLE RIFORME DELLA SCUOLA

I docenti del Liceo Classico Statale Socrate di Bari, riunitisi in Collegio il giorno 10 marzo 2005 per esaminare i provvedimenti dell'attuale governo ...
Antonello - 15-03-2005
Il Collegio dei docenti dell’Istituto Magistrale Statale “Eleonora D’Arborea” di Cagliari, si è riunito in seduta straordinaria venerdì 11 marzo 2005, per discutere sullo “Schema di decreto legislativo relativo alla Riforma del Secondo ciclo del sistema di istruzione e formazione…”.
La Legge 53 avvia un processo di destrutturazione del sistema scolastico pubblico, finora aperto a tutti e ricco di saperi.

In particolare la Legge 53, come dimostra la bozza dei decreti attuativi specifici, prevede:

• la divisione del sistema scolastico e formativo in due canali: quello liceale, di competenza dello Stato, sostanzialmente finalizzato al proseguimento degli studi universitari; quello tecnico-professionale, gestito dalle Regioni, di durata inferiore, appiattito sulla “formazione professionale” e orientato all’inserimento precoce nel mondo del lavoro;
• una forte riduzione del tempo scuola (25-27 ore settimanali erogate) con gravi conseguenze sulla qualità del servizio fornito ai cittadini;
• un Terzo canale formativo, mascherato dall’alternanza scuola/lavoro (altro decreto);
• la distinzione tra ore obbligatorie e ore facoltative;
• il ridimensionamento del carattere nazionale dei curricula (ogni scuola, in nome dell’autonomia, può inventarsi nel monte ore opzionale i percorsi curriculari che desidera);
• privatizzazione dei percorsi curriculari opzionali;
• diminuzione, nei curricula, delle discipline di indirizzo per oltre la metà del monte ore attuale.

Ne consegue un generale impoverimento della Scuola.

Federico Repetto - 15-03-2005
I RISCHI DI CANCRO IN VAL SUSA E A TORINO PER GLI SCAVI DELL’ALTA VELOCITA’


Poiché i media e le autorità responsabili tendono (in modo bipartisan!) non solo a minimizzare i problemi, ma a parlarne il meno possibile, la Val Susa, la cui mobilitazione contro i rischi di cancro è stata praticamente ignorata, è alla disperazione. Al punto che, per far parlare del problema, i Consigli Comunali di 25 comuni della Valle si terranno in piazza Castello a Torino alle 10 di sabato 19 marzo.

Visto che ormai le vie ordinarie sembrano impraticabili, anche alcuni insegnanti della Valle si sono chiesti se anche la scuola possa servire da veicolo informativo per i gravi problemi della salute che riguardano non solo la Valle stessa (che è sensibilissima ai problemi derivanti dal groviglio di strade, autostrade e ferrovie che la attraversano), ma anche l’ignara città di Torino.

Le due grandi gallerie, una di 23 chilometri nella Bassa Valle ed una di 53 tra Francia e Italia (la più lunga galleria ferroviaria del mondo, se si farà) sembrano non essere un problema per Torino. In realtà i forti venti che soffiano regolarmente lungo l’imbuto della valle e che finiscono nella piana torinese potrebbero trasportare particelle di amianto. E ciò avverrà sicuramente se gli scavi che si svolgeranno ad una trentina di chilometri da Torino non saranno fatti in assoluta sicurezza, cioè (ci dicono) ammassando il materiale sotto teloni ermeticamente chiusi e sottoposti a severi controlli (pensate che cosa succede quando una ditta subappaltatrice si ritira o fallisce!). In effetti, tutto intorno al Monte Musiné c’è uno dei quattro più grandi giacimenti di amianto del mondo, che sarà attraversato dalla galleria bassa.

Il progetto che sottoponiamo ai colleghi è quello di creare una rete informativa permanente tra le scuole (soprattutto medie superiori) della bassa Val Susa e quelle di Torino per:

1) promuovere conferenze di informazione di base sui problemi concernenti salute e territorio in relazione ai lavori dell’Alta Velocità
2) promuovere la distribuzione di materiale informativo e lo studio del problema sotto le diverse angolazioni della tutela della salute e della tutela ambientale, artistica e paesaggistica, ecc., nell’ambito di discipline (o parti di discipline) come scienza della terra, igiene, fisiologia umana, educazione fisica, educazione civica, storia dell’arte,
3) in prospettiva, promuovere visite degli insegnanti e degli studenti ai cantieri per verificare di persona il rispetto delle condizioni di sicurezza (quando sarà possibile averne un elenco certo).
Laura Tussi - 15-03-2005
Il gruppo classe come risorsa e valore verso obiettivi didattici contro il disagio


Nella didattica, in primo piano, sussiste la questione della conoscenza che si trasmette in ambito scolastico, prendendo inevitabilmente in esame relazioni tra i contenuti di conoscenza proposti e i processi cognitivi dell’allievo implicati nell’apprendimento di specifici contenuti che possono provenire anche dalla propria interiorità, con la narrazione di sé nel racconto autobiografico.

Lo sviluppo delle competenze interrelazionali

Di recente la Psicologia Evolutiva ha dedicato notevole attenzione allo sviluppo delle competenze sociali infantili. Durante gli anni ’40 del 1900, Piaget indaga le strutture formali della mente, ossia gli stadi di sviluppo che determinano le modalità con cui il soggetto procede in ogni campo del conoscere, che sono indipendenti dal contenuto in cui operano. Piaget privilegia la descrizione strutturalistica della mente, lasciando da parte i processi cognitivi. Secondo il modello teorico piagetiano si considera l’attività cognitiva come indipendente dal campo di applicazione, ossia dal contenuto su cui operano le modalità. Durante gli anni’60 del 1900, la Scienza Cognitiva indaga la problematica del rapporto tra processi e contenuti. Partendo dallo studio della percezione, della memoria, del linguaggio, dell’apprendimento, la Psicologia Cognitiva riporta al centro della discussione lo studio delle attività mentali, dalle cui regole vengono determinati i comportamenti. Queste ipotesi portano ad individuare un’analogia tra i meccanismi mentali di elaborazione dei dati sensoriali e le strutture artificiali proprie della cibernetica. Herbart, filosofo e pedagogista, fu precursore della scienza psicologica elaborando un sistema filosofico in cui cercò di superare la contraddizione insita nel carattere fenomenico dell’esperienza come descritta da Kant, sostenendo l’esistenza di entità semplici ed immutabili le cui molteplici relazioni sono alla base della formazione degli oggetti così come vengono percepiti dall’uomo. Compito della filosofia è quello di elaborare i dati forniti dall’esperienza al fine di estrapolare tali entità e produrre dei concetti, che soli costituiscono la vera conoscenza. Su tale sistema Herbart basò la sua pedagogia, il cui scopo principale è quello di trasmettere all’allievo un bagaglio culturale quanto più ampio possibile che ne sviluppi pienamente tutti i molteplici interessi, in modo da creare in lui una solida moralità, che consiste per Herbart, nella capacità di giudicare e di comportarsi secondo i cinque principi della libertà interiore, della perfezione, della benevolenza, del diritto e dell’equità.

L’esperienza scolastica

Per l’adolescente l’ambito scolastico è certamente la più significativa delle esperienze. La scuola diventa il luogo nel quale il giovane entra in pieno contatto con il mondo adulto e la sua cultura, che misura le competenze. La scuola non deve comunque ridursi esclusivamente ad uno strumento di misura, ma deve soprattutto accompagnare l’adolescente nella crescita, che si riflette nel rispecchiamento rispetto agli adulti, anche come insegnanti e docenti. Risultano necessarie delle buone prassi di apprendimento e di comportamento indispensabili al fine di indirizzare dinamiche etiche e propositi cognitivi razionali, suscitando spinte emotive di apprendimento e di assimilazione, non solo volte alle attività didattiche, ma per un comportamento sociale coerente e corretto nell’interagire civile che, appunto, si rispecchia e si identifica con il ruolo docente.

Insegnanti di Economia Aziendale di Lucera - 15-03-2005
Egregio Ministro,

l'attuazione della riforma della scuola secondaria superiore, così come prevista nello schema di decreto del 17 gennaio 2005 in attuazione della legge 28 marzo 2003 n. 53, da molte parti del mondo della scuola e delle imprese suscita numerose perplessità in relazione alle finalità che si intendono raggiungere e alle modalità attraverso le quali gli attuali livelli di istruzione si vorrebbero migliorare.

Non risulta comprensibile la particolare necessità di far confluire negli unici canali dei Licei e della Formazione Professionale le due modalità di proseguimento degli studi secondari, attraverso la totale soppressione degli Istituti Tecnici. Questi ultimi, da decenni, hanno costituito il canale di istruzione privilegiato da generazioni di studenti interessati a conseguire una buona preparazione culturale di base e la acquisizione di solide competenze professionali spendibili per l'inserimento nel mondo del lavoro, con qualifiche medio-alte, presso aziende private e della Pubblica Amministrazione.

Come sempre si passa da un eccesso all'altro!… Dalla miriade di indirizzi, sperimentali e non, attualmente esistenti, all'interno dei quali noi docenti progressivamente abbiamo dovuto trovare la nostra connotazione professionale, adeguando i contenuti dei programmi alle non poche sfaccettature che li caratterizzavano, si passa alla semplificazione estrema degli otto Licei e alla delega alle Regioni di tutto quanto rimane dell'Istruzione Secondaria.

Tale formulazione non convince per le seguenti motivazioni....

Claudia Fanti - 14-03-2005
A proposito delle prove INVALSI e della presunta paura che molte/i di noi avrebbero di esse, dico subito che non c’è alcuna paura, ma una decisa avversione a sottoporre, per l’ennesima volta, chicchessia, piccoli inclusi, a test, a questionari, a ...
Stefano Borgarelli - 14-03-2005
Questione di musica, più che altro. Di ritmo. Se alla fine degli anni ’50 Kerouac dissolveva la sua vita sulla strada – eterno pendolare tra la California e il New Jersey – la ricomponeva sulla pagina. Cercando una cadenza bop con la macchina da ...
Pierangelo - 12-03-2005
Forse non ci siamo soffermati a sufficienza su quella bomba ad orologeria che è la cosiddetta alternanza scuola lavoro.
In troppi collegi docenti le mani si sono alzate automaticamente ad approvare sperimentazioni ed anticipazioni. Un po' più passa il tempo e più mi convinco che se si va in collegio docenti sonnecchiando e non vedendo l'ora che finisca la tortura cinese è molto facile votare a favore della dichiarazione della guerra termonucleare totale contro San Marino senza neanche rendersene conto. Un po' dobbiamo ammettere che ci sono, in mezzo a noi insegnanti, numerosi personaggi senza scrupoli che fiutano l'odore dei soldi meglio di un cane da tartufo e per loro penunia non olet; quelle lobby sanno bene come orientare un collegio di bradipi sbadiglianti e ci riescono quasi sempre. C'è anche un'ulteriore motivazione che consiste nella constatazione che le parolone fanno molto fico ed opporsi (o anche solo volerci vedere più chiaro) ad una cosa che suona bene come "alternanza scuola lavoro" (senti mentre lo pronunci come ti riempi la bocca) automaticamente ti fa sentire socio onorario del club degli sfigati, quelli che contrastano "il nuovo che avanza" solo per pigrizia mentale o perché sono strenui difensore del loro orticello. Insomma, in un ambiente dominato da una casta di conformisti adulatori arraffoni traffichini, gli yes-men sono capaci di farti sentire tremendamente conservatore, al punto che alla fine, anche se non ci hai capito un gran che, tu cedi e dici: "facciamoli provare, può darsi pure che ne vengano delle buone cose, non diamo l'impressione di essere contro aprioristicamente, anzi vediamo come riusciamo a gestire la faccenda, sicuramente con una buona prassi riusciremo a piegare a fin di bene anche l'alternanza scuola lavoro, il portfolio delle competenze, il tutor ed altre astruserie, bisogna cambiare tutto perché tutto rimanga come sta".
Marilena Iacomelli - 12-03-2005
Testo dell'e-mail di sabato 12 marzo 2005 inviata a uilscuola@uilscuola.it

Dal concorso per la scuola del 1999 ad oggi pochissimi vincitori del concorso ordinario della scuola sono entrati in ruolo, e quasi nessuno è messo in condizione di lavorare per un paradosso che ha visto i vincitori dello stesso (vincitori perchè il concorso era a 0 posti e tutti gli idonei sarebbero dovuti entrare in ruolo entro il 2003, come da DM che lo bandiva) non solo non assunti, ma penalizzati dal punteggio giustamente diversificato e selettivo della prova sostenuta, il quale non consente loro un'utile posizione nelle graduatorie permanenti. La mia situazione come esempio: dal concorso ad oggi sono alla mia VI supplenza, la più lunga delle quali di due mesi su uno spezzone di 4 ore! Il paradosso: se fossi stata bocciata, avrei fatto quello che hanno fatto tutti i bocciati a quel concorso, mi sarei iscritta alla SISS e avrei ora il mio incarico annuale, forte di un punteggio in uscita appiattito sui massimi livelli, forte di 30 punti di premio per aver sostenuto due anni di studio (invece preparare un concorso ordinario è una passeggiata!!!), in sostanza i miei 24 punti contro circa 70 di un sissino.
Prof. Agostino Del Buono - 12-03-2005
Il ragioniere e perito commerciale di oggi, per essere ammesso all’«Abilitazione all’esercizio della libera professione» deve dimostrare di essere in possesso di: un «Diploma di ragioniere e perito commerciale» e di un «certificato di compimento del tirocinio previsto dalla Legge 12.02.92 n. 183, rilasciato dal Consiglio dell'Ordine professionale competente».
Gli esami attualmente, consistono in due prove scritte ed in una prova orale.
Le prove scritte che il candidato deve svolgere in cinque ore, vertono sui seguenti gruppi di «materie aziendali» e «materie giuridiche».
Le prime racchiudono: finanza aziendale (gestione finanziaria e calcoli finanziari), ragioneria generale ed applicata, revisione aziendale, tecnica industriale e commerciale, tecnica bancaria, tecnica professionale.
Delle seconde fanno parte: diritto commerciale, diritto fallimentare, diritto privato, diritto tributario, elementi di diritto del lavoro e della previdenza sociale.
La prova orale invece, è diretta all’accertamento delle conoscenze tecniche del candidato e della sua capacità di applicarle a specifici casi concreti nelle seguenti materie, oltre che in quelle oggetto delle prove scritte: economia politica, informatica, matematica, sistemi informativi, statistica.

Come sarà l’esame di «abilitazione all’esercizio della libera professione» con la riforma Moratti?
Dubbi, perplessità ed incertezze si coniano nella mente del «futuro ragioniere», anzi, «futuro liceale», considerato che dall’anno scolastico 2006/2007 avranno la predetta locuzione.
Se verrà approvata la riforma Moratti così come prospettata dallo stesso Ministero dell’Istruzione le discipline d’esame dovranno necessariamente cambiare. Si potrebbe ipotizzare un esame in «Filosofia» o magari in «Arte» con pennelli, colori, spatole ecc…, considerato che come materie di studio faranno parte del curriculum del «liceale».

Virginia Mariani - 12-03-2005
Oddio! Non so se dire che ho fatto indigestione e, quindi, sto per vomitare tutto o soltanto che non ho digerito bene. Fatto è che ho una tale confusione nella testa che il subbuglio investe quello che, finalmente, è stato dichiarato il nostro secondo cervello: l'intestino.
Non riesco a gioire di qualcosa o qualcuno/a che subito dopo, se non contemporaneamente, questa gioia è sopraffatta dal disgusto iroso: per fare un esempio, sapremo mai veramente cosa è accaduto a Bagdad per la liberazione della Sgrena e riusciremo mai a coniare un aggettivo per qualificare i commenti del Fede su questo e su altri avvenimenti?
E' così che trascorro i giorni con un certo avvilimento di sottofondo...

Silvia - 12-03-2005
Il Collegio dei docenti del Liceo Scientifico Statale “Guglielmo Marconi” di San Gavino Monreale (Ca), riunito in seduta straordinaria giovedì 10 marzo 2005,
osservando
con preoccupazione il tentativo di cancellazione del tempo pieno e del tempo prolungato nella scuola elementare e media condotto dai provvedimenti del ministro dell’istruzione, e il tentativo di istituire una gerarchizzazione del corpo docente con l'introduzione dell'insegnante tutor,
nell’esprimere
la propria contrarietà nei confronti del progetto di riforma della scuola media superiore contenuto nella recente bozza di decreto attuativo della legge 53,
adotta e fa proprio
il documento elaborato il 25 febbraio 2005 dal Collegio dei Docenti del Liceo Scientifico “Pacinotti” di Cagliari, e
DENUNCIA
il processo di destrutturazione del sistema scolastico pubblico, aperto a tutti e ricco di saperi, che interessa anche il complesso dell’Istruzione Secondaria Superiore.
Gilda Venezia - 12-03-2005
I “REPUBBLICHINI” NON FURONO “MILITARI BELLIGERANTI”.

Contro l’approvazione del ddl n° 2244.

Fatto proprio da esponenti di AN, è in discussione il disegno di legge n° 2244 dal titolo "Riconoscimento
della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell’esercito della Repubblica sociale italiana (RSI) ". Approvato in sede referente dalla Commissione Difesa del Senato (19/5/2004), il testo del ddl è questo:

Art. 1.
1
. I soldati, i sottufficiali e gli ufficiali che prestarono servizio nella Repubblica sociale italiana (RSI) sono considerati a tutti gli effetti militari belligeranti, equiparati a quanti prestarono servizio nei diversi eserciti dei Paesi tra loro in conflitto durante la seconda guerra mondiale.

Art.2.
1
. Dalla presente legge non possono derivare oneri per la finanza pubblica.
Pino Patroncini - 12-03-2005
Lo “spirito” del liceo ha ritrovato la sua essenza: il latino. Lo ha detto chiaro e tondo la sottosegretaria Aprea all’Expo Education di Milano, per giustificare il fatto della sua introduzione in quasi tutti gli otto licei ( pardon: “percorsi ...
Repubblica.it - 11-03-2005


"Il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali non solo è compatibile con le strategie antiterroristiche, ma ne è l'elemento essenziale" (Kofi Annan)
Federazione Italiana Superamento Handicap - 11-03-2005
Chiediamo che i candidati riportino con forza al centro dell’azione di governo la persona, e il diritto di scelta del proprio percorso di vita e, qualora non in grado, da parte della loro famiglia, attraverso azioni di valorizzazione dei principi universali sanciti dall’Onu e ripresi nella Costituzione Europea. L’universalità dei diritti va riaffermata a tutti i livelli istituzionali della Repubblica: l’eguaglianza delle opportunità è un principio costituente delle autonomie locali. Il ruolo delle istituzioni regionali è essere interprete principe dei doveri di solidarietà appropriandosi della funzione di promozione dei diritti attraverso l’organicità delle politiche ed il coordinamento interististituzionale, istituto concepito dalla legge 104/92. Solo così la sussidiarietà troverà piena valorizzazione.
Enrico Peyretti - 11-03-2005
Il film dai molti oscar, di Clint Eastwood, lo vedi volentieri, ti appassiona. Un po' di ribrezzo ti cresce dentro, davanti a tutti quei pugni sul muso, da donna a donna, e sangue a fiotti da nasi, bocche e da occhi spiaccicati. Ma le persone in ...
Antonio Monarca - 11-03-2005
Nel corso della trasmissione televisiva ''Ballarò'', ho sentito che il ministro Castelli paragonava la guerra in Iraq alla guerra di Napoli (riferendosi alla guerra di camorra). Il ministro sa benissimo che la vera guerra, la vera tragedia , è quella ...
Gianni Mereghetti - 11-03-2005
Diario di classe: l'insegnante dovrebbe tornare ad essere anche un educatore.
Si parla spesso di ragazzi che non hanno voglia di studiare, di stare a scuola e così li si giudica male, il più delle volte senza neppure ascoltare le loro ...
Grazia Perrone - 11-03-2005
Qual è il percorso "storiografico" attraverso il quale si è pervenuti alla mostruosa montatura (cinematografica ... prima ancora che storica) attuale sulle foibe e l'esodo dalmato/istriano? Ebbene, nel 1983 - a rammentarcelo è lo storico triestino Galliano Fogar - usciva, su Storia Illustrata -, un articolo di Antonio Pitamitz, uno storico appartenente alla stessa "scuola di pensiero" di Faurisson il capostipite del "negazionismo olocaustico", che dell'attuale revisionismo menzognero ne costituisce la premessa "culturale". Chiamiamola così. Il direttore della Collana, edita da Mondadori, era Giuliano Ferrara, e redattori Renzo de Felice, Paolo Mieli, Ernesto Galli della Loggia ... Sempre gli stessi, guarda caso, che - dalle pagine del Corriere - "volgarizzano", ad uso e consumo del lettore/consumatore, la Storia capovolgendone fatti e contesto sociologico. Una logica ed una prassi non condivisibili .
Fuoriregistro - 10-03-2005
Riceviamo da M.Elisabetta Roppa, insegnante di Diritto a Bologna, la segnalazione che pubblichiamo. In città, ci dice, la cosa sta facendo molto scalpore. Su Repubblica, da cui riportiamo la notizia, si preannuncia l'apertura di un forum di ...
I docenti del Circolo Didattico di Fiorano Modenese - 10-03-2005
Ore e ore trascorse al telefono, un centinaio di telefonate (quasi sempre a cellulari) per reperire UN supplente, con ingenti spese sostenute.

Siamo gli insegnanti del Circolo Didattico di Fiorano Modenese.

Mai come in quest' anno scolastico, ...
Claudia Fanti - 10-03-2005
Intervistatore: Ma tu perché insegni?

Maestra: E’ ovvio: insegno perché sono una donna. E quale decalogo deve tener sempre presente una “femmina” che si rispetti?

1) Avere pazienza.
2) Non ribellarsi mai.
3) Accontentarsi di un compenso minimo: le sue prestazioni sono dovute.
4) Mediare o sottostare.
5) Non discutere le direttive di chiunque.
6) Eseguire.
7) Comprendere la diversità degli altri, dimenticando la propria.
8) Accogliere sempre.
9) Tacere.
10)Pensare il meno possibile.

D. Ma gli uomini che insegnano?
Insegnanti di Bari - 10-03-2005
UN APPELLO

La pubblicazione della bozza di riforma del secondo ciclo ha evidenziato come dato preoccupante l'eliminazione delle discipline guridiche ed economiche dai curricola di tutti i licei ad eccezione del liceo economico. Ogni progetto educativo - formativo deve avere una sua "ratio", deve favorire, in primis, lo sviluppo dell'uomo in tutte le sue dimensioni: cognitiva, fisica, affettiva, relazionale etc., ma non può trascurare la formazione del cittadino. I percorsi della conoscenza, come sottolinea la più accreditata dottrina pedagogica, vanno costruiti sia attorno all'idea dell'uomo che si vuole formare, sia sulla base del contesto storico, politico, socio - culturale e tecnico - scientifico in cui l'uomo si trova a vivere. I progetti formativi rappresentano delle risposte ai problemi emergenti dal contesto: non possono, quindi, prescindere da una seria, accurata e rigorosa analisi di quest'ultimo.

Alla luce del contesto internazionale caratterizzato da gravi deficit di legalità, dalla crisi delle organizzazioni internazionali, dalle urgenti problematiche dei Paesi in via di sviluppo nonché dagli scenari economici determinati dalla globalizzazione, non si può prescindere dalla necessità di dotare lo studente delle competenze culturali necessarie alla loro comprensione. I temi dell' educazione alla pace, della cooperazione internazionale, delle ricadute sull' economia nazionale e sui comportamenti economici individuali delle dinamiche dell'economia globalizzata, rappresentano il punto di partenza per la creazione di coscienze consapevolmente critiche. In questo senso si è espressa la Conferenza UNESCO 2003 in cui i Ministri dell'Educazione si sono impegnati a fare in modo che le scuole diventino luoghi privilegiati di studio ed esercizio dei diritti umani.

In ambito europeo sono vivamente raccomandati percorsi formativi di educazione alla cittadinanza europea che abbiano come obiettivo la conoscenza delle principali norme e istituzioni politiche dell' U.E., nonché delle tappe dell'integrazione al fine di costruire nelle giovani generazioni la coscienza e la consapevolezza del cittadino europeo.
In ambito nazionale numerosi sono gli appelli delle più alte cariche dello Stato - non ultimo il Presidente della Repubblica - che invitano i giovani alla lettura, alla conoscenza ed alla valorizzazione della vigente Costituzione come punto di partenza della condivisione dei valori che sono alla base della convivenza civile nazionale.
In una realtà politica nazionale caratterizzata da numerosi cleavages, da un processo di decostruzione dello Stato nazionale in un'ottica federalista, particolarmente importante può essere il richiamo alla Costituzione ed ai suoi principi fondamentali condivisi da oltre un cinquantennio.

Educazione alla pace e al rispetto dei diritti umani, alla legalità internazionale, alla solidarietà economica, educazione alla cittadinanza attiva e solidale in ambito nazionale ed europeo, educazione alla legalità e al rispetto delle norme sono, dunque risposte educative essenziali che la scuola, intesa come luogo di formazione alla socialità, deve fornire. Alla luce di queste considerazioni i sottoscrittori chiedono al Ministro Moratti di considerare fondamentale il rafforzamento dell'insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche in tutti gli ordini di scuole, rivedendo, pertanto, i piani di studio presentati nella bozza di riforma.

Grazia Perrone - 09-03-2005
Con la sottoscrizione il 2.2.2005 della sequenza contrattuale, che ha riscritto l’art. 142 del CCNL 2003 del 24.7.2003, è stato soppressa la normativa prevista dall’art. 25 commi 16 e 17 del CCNL 4.8.1995. [1]

In pratica - mi conferma Libero Tassella coordinatore della Gilda di Napoli - dal 2.2.2005, cioè dall’entrata in vigore della citata sequenza e - a parer mio - con effetto retroattivo ovvero a partire dalla stipula del contratto (24 luglio 2003), sono state soppresse quelle norme che, in caso di impedimento ad assumere servizio, attribuivano alla lavoratrice madre in astensione obbligatoria o in interdizione anticipata, la conservazione del posto (nomina giuridica) ma non gli effetti economici (nomina economica).
Finalmente il nuovo testo dell’art. 142 stabilisce - inequivocabilmente - il principio che alla supplente in astensione obbligatoria o in interdizione anticipata spetta la nomina non solo ai fini giuridici ma anche economici.

Sancito questo principio - si legge in una nota inviata al Direttore Scolastico Regionale dott. Bottino - (...)"alla supplente impedita ad assumere servizio, spetta ora anche la proroga della supplenza, infatti se la supplenza è attribuita non solo ai fini giuridici ma anche economica, allora le si deve riconoscere anche la proroga della supplenza così come accade per tutti i supplenti il cui rapporto di lavoro si sia perfezionato con l’assunzione in servizio (...)". Per ottenere il riconoscimento di questo diritto, dunque, non è più necessario far ricorso al giudice del lavoro.

In allegato la nota in oggetto inviata - non a caso - l'otto marzo a tutela delle lavoratrici della scuola in astensione obbligatoria o in interdizione dal servizio.
Pierangelo Indolfi - 09-03-2005
Segnalo da Repubblica del 4 e 8 marzo 2005 Un decalogo contro l´apatia politica
di GUSTAVO ZAGREBELSKY
La lezione sulla parola democrazia è stata tenuta la settimana scorsa al 34° convegno del Cidi, l´organizzazione degli insegnanti democratici.



Secondo un luogo comune, l´attaccamento alla democrazia si svilupperebbe da solo, causa ed effetto della democrazia stessa: tanta più democrazia, tanta più virtù democratica. Un circolo meraviglioso! La democrazia sarebbe l´unica forma di governo perfettamente autosufficiente, rispetto a ciò che Montesquieu denominava il suo ressort, la molla spirituale. Basterebbe metterla in moto, all´inizio; poi, le cose andrebbero da sé per il meglio.
Ebbene, a distanza di qualche decennio dalla Costituzione, uno scritto famoso di Norberto Bobbio (Il futuro della democrazia, 1984) tra le «promesse non mantenute» della democrazia indicava lo spirito democratico. Invece dell´attaccamento, cresce l´apatia politica. In Italia, e forse non solo, si è democratici non per convinzione, ma per assuefazione e l´assuefazione può portare alla noia, perfino alla nausea e al rigetto. E´ pur vero che la partecipazione può improvvisamente infiammarsi e l´indifferenza può essere spazzata via da ventate di mobilitazione, in situazioni eccezionali. Sono però reviviscenze che non promettono nulla di buono. Gli elettori, eccitati, si mobilitano su fronti opposti per sopraffarsi, al seguito di parole d´ordine elementari: bene-male, amore-odio, verità-errore, vita-morte, patriottismo-disfattismo, ecc., cose che lestofanti della politica spacciano come rivincita dei valori sul relativismo democratico. Parole che potranno forse servire a vincere le elezioni ma intanto spargono veleni, senza che un´opinione pubblica consapevole sappia difendersi, dopo che la routine l´ha resa ottusa. Un difetto e un eccesso: l´uno indebolisce, l´altro scuote alle radici.
Apatia e sovreccitazione sono qui a dimostrare che l´ethos della democrazia non si produce da sé. Monarchie, dispotismi, aristocrazie e repubbliche hanno avuto i loro pedagoghi.
Senofonte, Cicerone, Machiavelli, Bossuet, Montesquieu... Le rivoluzioni hanno avuto i loro catechismi. La democrazia invece ha politologi e costituzionalisti. Non bastano. Il loro compito è studiare e spiegare regole esterne di funzionamento ma ciò che qui importa, il fattore spirituale, normalmente sfugge. Il loro pubblico, poi, non è certo il cittadino comune, come dovrebbe essere, in quanto si sia in democrazia. Naturale dunque è che si guardi alla scuola e al suo compito di formazione civile. Il decalogo che segue è una semplice proposta.

1) La fede in qualcosa che vale.
La democrazia è relativistica, non assolutistica. Come istituzione d´insieme, non ha fedi o valori assoluti da difendere, a eccezione di quelli su cui si basa. Deve cioè credere in se stessa e sapersi difendere, ma al di là di ciò è relativistica nel senso preciso della parola: fini e valori sono da considerare relativi a coloro che li propugnano e, nella loro varietà, ugualmente legittimi. Democrazia e verità assoluta, democrazia e dogma, sono incompatibili. La verità assoluta e il dogma valgono nelle società autocratiche, non in quelle democratiche. Dal punto di vista dei singoli, invece, relativismo significa che «tutto è relativo», che una cosa vale l´altra, cioè che nulla ha valore. In questo senso, cioè dal punto di vista dei singoli, relativismo equivale a nichilismo o scetticismo. Ora, mentre il relativismo dell´insieme è condizione della democrazia, nichilismo o scetticismo sociali sono una minaccia. Se non si ha fede in nulla, perché difendere una forma di governo come la democrazia che vale in quanto le proprie convinzioni possono essere fatte valere? Per lo scettico, democrazia o autocrazia pari sono. Rallegriamoci dunque se la democrazia, come insieme, è relativistica. Solo così la società può essere libera; chi se ne duole, nasconde pensieri autocratici. Impegniamoci però in ogni luogo per scuotere l´apatia, promuovere ideali, programmi e, perché no, utopie.

2) La cura delle individualità personali.
La democrazia è fondata sugli individui, non sulla massa. Come Tocqueville ha antiveduto, la massificazione è un pericolo mortale. Proprio la democrazia, proclamando un´uguaglianza media, può minacciare i valori personali annullando individui e libertà nella massa informe. E la massa informe può accontentarsi di un demagogo in cui identificarsi istintivamente. I regimi totalitari del secolo scorso sono la riprova: una democrazia senza qualità individuali si affida ai capipopolo e questi, a loro volta, hanno bisogno di uomini-massa, non di uomini-individui. Per questo, la democrazia deve curare l´originalità di ciascuno dei suoi membri e combattere la passiva adesione alle mode. Dobbiamo vedere con preoccupazione l´appiattimento di molti livelli dell´esistenza, consumi e cultura, divertimenti e comunicazione: tutti «di massa». Chi non si adegua, nel migliore dei casi è un "originale", nel peggiore uno "spostato". Non è questa certo la prima volta che ci si rivolge proprio alla scuola perché alimenti, e non reprima, caratteri e vocazioni personali delle giovani vite con cui ha a che fare.

3) Lo spirito del dialogo.
La democrazia è discussione, ragionare insieme; è, socraticamente, filologia. Chi odia discutere, il misologo, odia la democrazia, forma di governo discutidora. Alla persuasione preferisce l´imposizione. Maestro insuperabile dell´arte del dialogo, cioè della filologia, è certo Socrate, cui si deve la denuncia di due opposti pericoli. Vi sono - dice - "persone affatto incolte", che "amano spuntarla a ogni costo" e, insistendo, trascinano altri nell´errore. Vi sono poi però anche coloro che "passano il tempo nel disputare il pro e il contro, e finiscono per credersi i più sapienti per aver compreso, essi soli, che, sia nelle cose sia nei ragionamenti, non c´è nulla di sano o di saldo, ma tutto va continuamente su e giù". Dobbiamo guardarci da entrambi i pericoli, l´arroganza del partito preso e il tarlo che nel ragionare non vi sia nulla di integro. Per preservare l´onestà del ragionare, deve essere prima di tutto rispettata la verità dei fatti. Sono dittature ideologiche, quelle che li manipolano, travisano o addirittura creano o ricreano ad hoc. Sono regimi corruttori delle coscienze «fino al midollo», quelli che trattano i fatti come opinioni e instaurano un «nichilismo della realtà», mettendo sullo stesso piano verità e menzogna. Gli eventi della vita non sono più «fatti duri e inevitabili», bensì un «agglomerato di eventi e parole in costante mutamento (su e giù, per l´appunto), nel quale oggi può essere vero ciò che domani è già falso», secondo l´interesse del momento (Hannah Arendt). Perciò, la menzogna intenzionale - strumento ordinario della vita pubblica - dovrebbe trattarsi come crimine contro la democrazia. Né intestardirsi, dunque, né lasciar correre, secondo l´insegnamento socratico. Il quale ci indica anche la virtù massima di chi ama il dialogo: sapersi rallegrare di scoprirsi in errore. Chi, alla fine, è sulle posizioni iniziali, infatti, ne esce com´era prima; ma chi si corregge ne esce migliorato, alleggerito dell´errore. Se, invece, si considera una sconfitta, addirittura un´umiliazione, l´essere colti in errore, lo spirito del dialogo è remoto e dominano orgoglio e vanità, sentimenti ostili alla democrazia.
Anna Pizzuti - 09-03-2005
Perfino Tuttoscuola, solitamente impegnata a dipanare i più intricati bandoli delle matasse ministeriali ed a giustificarli, si sta innervosendo.
La conclusione di un commento, dal titolo “Secondo ciclo. Dibattito: chi fa che cosa?”, apparso in questi ultimi giorni,sta a dimostrarlo:
Quali sono dunque i punti di consenso e di dissenso emersi dal dibattito rispetto alle ipotesi ministeriali? Quali sono le ipotesi alternative? E perché sono tali? In che senso? Che tipo di conseguenze scaturiscono da una scelta invece dell’altra? Quali responsabilità si assume la politica optando per una soluzione al posto dell’altra? Si sono condotti studi di fattibilità a questo riguardo? Se il dibattito non è stato strumentale e rituale, non sarebbe bene rendere pubbliche queste informazioni?
L’assurdo sta nel fatto che una nuova bozza ora c’è. La terza. O seconda, a seconda che si conti o non si conti anche la prima, quella apocrifa, mai riconosciuta come legittima dal MIUR. E dovrebbero essere le variazioni che essa contiene, rispetto a quella del 17 gennaio, a rispondere alle angosciose domande riportate sopra.
Per questo ho cercato di mettere a confronto i due testi, evidenziando in rosso le parti della prima bozza che non si trovano più nella seconda, in blu quelle nuove che la seconda – rispetto alla prima – contiene.

Il Capo del campus

Innanzitutto il Capo I, quello che, in un unico articolo, delinea i principi fondamentali della separazione. Raccolgo le osservazioni per punti.

Punto 1: la questione dei “nomi” con i quali vengono chiamati i due canali (evidenziati in verde nel confronto). Ovvero la questione del come si chiama cosaLa confusione continua a regnare sovrana e questo, come ci ha spiegato Mario Ambel , potrebbe non essere casuale

Punto 2: diminuiscono gli articoli (del capo III) ma aumentano i commi (del capo I). Alcuni sono del tutto nuovi, come quello riguardante il credito formativo conseguiti nelle attività sportive (non potendo restituire ore all’educazione fisica, hanno premiato i possessori di palestre?) altri vengono promossi in “prima linea” da altre posizioni.
Tra questi spicca il comma 14: “I percorsi del sistema dei licei e quelli del sistema di istruzione e formazione professionale possono essere realizzati in un’unica sede, anche sulla base di apposite convenzioni tra le isituzioni scolastiche e formative interessate”. Se non sbaglio è quello che prefigura la prospettiva dei campus.
Arturo Ghinelli - 08-03-2005
Come maestro l’ho sempre saputo, anche prima di vederlo scritto nelle statistiche.
Le bambine sono più brave nello studio, riescono meglio, fanno meno fatica e ottengono risultati scolastici migliori dei loro compagni.
Già da alcuni anni questo ...
Redazione - 08-03-2005
TURCHIA: MANIFESTAVANO PER 8 MARZO, ARRESTATE 59 DONNE

La polizia anti-sommossa turca ha arrestato a Istanbul almeno 59 dimostranti le quali stavano manifestando nel Quartiere Europeo della citta' sul Bosforo a favore della Giornata ...
Roberto Colombo - 08-03-2005
Com’è facile, nel clima commosso e fittizio di un’”unità nazionale” che non esiste, o nell’aspirazione ad una “memoria condivisa” che non è condivisa, dimenticare l’esistenza, nella nostra serva Italia come suppongo in qualunque Paese, di un “ventre molle”, di un lato oscuro della “Gente” con cui, nonostante le molte riflessioni sulla “banalità del male”, stentiamo a fare i conti.
Come fare i conti, del resto, con quella massa di pulsioni oscure, impermeabili a qualsiasi opera civilizzatrice del linguaggio, che esplodeva nei pogrom, e che riaffiora fragilmente mascherata nella barbarie delle platee televisive lobotomizzate, nell’edonismo totalitario della “telecrazia”... Siamo ancora la stessa razza delle antiche plebi spettatrici di circhi sanguinolenti...

Cronaca di ieri mattina, lunedì 7 marzo 2005, in una scuola superiore della Bassa Padana. Cerco di parlare, e di far parlare i miei alunni, di questa vicenda terribile che è la morte di Nicola Calipari. Qualcuno, perfino, non ne sapeva ancora niente (alla faccia della “società trasparente” teorizzata da Gianni Vattimo!). Un silenzio forse ostile, comunque opaco. (Eppure come sono loquaci, questi “giovani” che non sono né la meglio né la peggio gioventù, nelle trasmissioni delle Tv di regime che li allevano nell’idolatria dei propri ombelichi...).
Dico che proporrò alla Preside di far osservare un minuto di silenzio in tutta la scuola, in concomitanza dei funerali di Stato, per onorare la memoria di questa persona che è veramente “una bella persona” (altro che Mike Tyson, caro Bonolis!); e chiedo che cosa ne pensano. Qualcuno timidamente azzarda che non capisce che cosa ci sia di eroico nella sua morte, che ha semplicemente “fatto il suo lavoro”. Qualcun altro finalmente dice quel che pensa: che “è colpa” di Giuliana Sgrena quel che è successo, che la giornalista (e gli altri come lei) “mettono in pericolo” la vita dei poliziotti che devono poi andare a recuperarli, che lei è andata in Iraq “per i suoi interessi”, e che “sta speculando” politicamente sulla vicenda. Sottolineo che le parole virgolettate le ho realmente sentite pronunciare stamattina da alcuni miei alunni. (Sì, non molti, ma neanche pochi – e sempre troppi, comunque – le condividono, almeno credo).
E poi penso che il mio scandalo, la mia indignazione – per quanto cerchi di dominarli contestualizzandoli (sono ragazzi, non leggono nessun giornale, tranne – quando “va bene” – la Gazzetta dello Sport, le Tv di regime sono quello che sono) – sono residui di “anima bella”, tracce superstiti di moralismo (perché in questo Paese cinico e idolatrico questa è l’accusa ricorrente per chi crede ancora al rispetto delle regole, e magari a un minimo senso di umanità: “moralismo”).
Ma almeno non stupiamoci che passino nell’indifferenza generale proposte di concedere la pensione di guerra agli aguzzini di Salò (e perché non qualche monumento?), o che fogliacci basso-intestinali aggrediscano con becera violenza le “vispe Terese” e i “bamba”, o che ci sia questa sistematica prostituzione del linguaggio per cui i più loschi interessi privati vengano spacciati per “il Bene” contro il Male (ah, buon vecchio Tacito, torna e sostituisci a “pace” “democrazia”, il nuovo nome con cui si ribattezzano i deserti e i cimiteri di bambini sventrati dalle cluster bomb!).
No, non stupiamoci, la narcotizzazione di massa sta semplicemente facendo il suo corso, e a volte il legno storto dell’umanità vira decisamente verso la marcescenza, quando gli ultracorpi sono arrivati al potere...
Associazione Docenti Abilitati con Concorso Ordinario - 08-03-2005
COMUNICATO STAMPA A.D.A.C.O.

In data 26 febbraio 2005, il Ministro Moratti ha annunciato di aver ricevuto mandato dal Governo per elaborare un piano di assunzioni di cinque anni per stabilizzare 200.000 precari della scuola. Il piano del governo recepisce la proposta del Senatore Valditara, con il quale l'Adaco ha avuto modo di discutere durante l'incontro organizzato dalla Gilda il 15 febbraio 2005. In quell'occasione i delegati dell'Adaco precisarono che avrebbero atteso la proposta del Governo prima di formulare un giudizio definitivo sull'intera iniziativa politica.
Bene, i termini del programma chiariti dal Governo ci vedono nettamente contrari, e per molte ragioni.
Innanzitutto, ribadiamo il nostro totale dissenso nei confronti della Riforma Moratti e, quindi, dell'art. 5 riguardante il nuovo sistema di reclutamento dei docenti nella scuola, perché viola l'art. 97 della Costituzione che prevede l'accesso ai ruoli della P.A. attraverso il Concorso pubblico. Riportiamo, a tale proposito, la dichiarazione di un magistrato del Tar Veneto, dr. Fulvio Rocco, secondo la quale il decreto sarebbe “viziato da un abuso di delega, in quanto l'articolo 5 della legge 53 assegnava al ministero il compito di regolamentare solo la formazione iniziale dei docenti e non anche il reclutamento”. E aggiunge inoltre che: “Non si può assegnare all'università il compito di fare una selezione sostitutiva del concorso pubblico, sviando così il precetto del legislatore costituzionale”.
Roberto Renzetti - 07-03-2005
Ispettore Tiriticco,

capisco che lei se la prenda molto per le cose che dico, è uno dei distruttori [vedi nei commenti in calce all'articolo In risposta alla lettera aperta, di Alba Sasso - ndr].
Lei parla di disinformazione confondendo la sua con la mia. Dovrebbe capire che non condividere le sue idee non significa essere disinformato, ma solo avere altri riferimenti, culturali e professionali, ma soprattutto politici. Comunque conosco questo modo di liquidare il dibattito. Sono anni che mi scontro con personaggi come lei senza mai apprendere nulla perché non dite nulla al di là di sciatterie sul come comunicare non sapendo bene qual è l'argomento del contendere, cioè il cosa comunicare.
Comunque tralascio la parte offensiva, altrimenti rischio di confondermi con lei, invece voglio discutere.

[Lo vede, Onorevole Sasso, cosa vuol dire pregiudizio e cosa tentavo di dirle a proposito dei tentativi che da otto anni si fanno di farmi tacere. Lei ne ha avuti di uguali ? E neppure vivisezionano, buttano lì due frasette credendo sempre di parlare con Renzo ...]

Ritorno alle cose che l'ispettore diceva, affermando di rispondermi punto per punto, ma riuscendo a darmi risposte solo su tre argomenti, tutte sciatte, come dicevo, frettolose e sbagliate, con insinuazioni sull’io che come mai non ne parlo ? Da ridere.

L'autonomia. E' inutile che le dica, usando lo stesso suo latinorum legislativo (o burocratese scelga lei), che conosco la Costituzione della Repubblica e mi ricordo ad esempio dell'articolo 11 (Ripudio della Guerra) che il Presidente dei DS ha diligentemente violato con l'attacco alla Jugoslavia. Ma anche: l'articolo 33 violato due volte, quando si sono riconosciuti gli oneri per lo Stato per finanziare le scuole confessionali e quando si è vanificato l'esame di Stato. E siamo al Titolo II, a proposito di chi fa stragi di Costituzione! Quindi quando lei viene a spiegarmi che l'autonomia discende dal dettato costituzionale fa torto alla sua intelligenza. Infatti, data l'autonomia costituzionale del Titolo V (che il centrosinistra ha modificato a fini elettorali per venire incontro alla Lega. Ed io non direi nulla, quando neppure vi rendete conto dello sfascio dello Stato prodotto dalla devolution ?! Ma con chi crede di parlare ?), se ne possono fare infinite e voi avete scelto quella che destruttura la scuola, la dequalifica (o non ve ne rendete conto?), la mette sul mercato. Diciamo allora che sono incapaci i legislatori che hanno realizzato questa autonomia tanto è vero che la scuola della Moratti è scuola dell'autonomia (non ci spieghi quale è migliore, prego, anche perché lei stesso non obietta quando il suo amico Guido Armellini glielo dice). E, stia attento, il fatto che queste cose le facciano gli altri e che lor signori abbiano orecchiato cose provenienti da altre culture in tempi recenti, non è in alcun modo giustificazione, semmai una aggravante: non solo non avete ascoltato le forti critiche provenienti proprio da quelle parti - con in testa gli USA (Clinton e lo stesso Bush) - ma non avete fatto un solo passo avanti e siete rimasti alla scuola dibattito, ai percorsi individuali (tutta scuola media!), ai pericolosi coinvolgimenti delle famiglie. Lei dimentica la contestualizzazione ed i livelli di partenza della scuola che, per l'Italia erano, ahimé, importanti. Gli studenti arrivano così agli esami mediamente ignoranti, molto di più che alcuni anni fa. Ma lei li conosce i livelli raggiunti dalla preparazione degli studenti ? La scuola sa cosa è, come è fatta, quali sono le condizioni di lavoro, quali i prodotti ? Avete, in modo sconsiderato, puntato alla quantità e non alla qualità, accreditando quella nefasta equazione scuola di massa = scuola dequalificata. Ma lei dice che è moderno fare la scuola così. Che importano i risultati se i metodi sono moderni ? La pedagogia oggi si presta a tutto ed è il miglior alleato del padrone. Se un gruppo sociale ti permette di giustificare risparmi e lavora per il consenso, merita di essere premiato. Cosa fa la pedagogia? la teorizzazione cavillosa degli enunciati più banali; l'elevazione a scienza ed alla formalizzazione di istanze ideologiche, motivi di moda, comportamenti non definiti . L’idealismo, in questo assolutamente preveggente, l’aveva messa tra le ancelle della cultura. Ma anche Salvemini e Mondolfo se ne tenevano lontani. Oggi è assurta a protagonista accademica avendo prodotto per partenogesi una miriade di insegnamenti (quante cattedre sono discese dall'essersi prestata agli alibi ed al giustificazionismo scolastici ?). Occorre però ammettere che sono particolarmente bravi ad inventare parole vuole che poi obbligano a studiare. Fa parte del sembrare indispensabili e per avere tanto credito devono inventare nomi, strutture, concetti, … senza i quali la didattica dovrebbe essere ridotta un cumulo di macerie. Ed allora nascono: crediti, debiti, fine della riparazione, griglie, test oggettivi, pausa didattica, interdisciplina , antinozionismo , convergenza sul presente, no alla selezione , interattività, multimedialità, comunicazione pluridirezionale, costruzione di percorsi individuali, esami con i professori che hanno preparato quei percorsi, ….Oltre a quella legislazione del non dispiacere (F.C) tanto populista quanto nefasta.
Ma ritorno ai concetti collegati all'autonomia che sono poi diventati leggi o norme o comportamenti, come:
- scuola in termini di “efficienza, efficacia, produttività” (su questo anche lei ha dato contributi)
- i ridicoli POF in concorrenza tra loro per fare scegliere ai clienti il prodotto migliore (non è questa la miglior prova dell'indirizzo che Bassanini-Berlinguer hanno preso ? E chi si trova in scuole isolate a 50 km l'una dall'altra che fa ? non è cittadino come gli altri ? Dov'è la Costituzione ora ?)
- il finanziamento è previsto solo a quelle scuole che fanno un buon lavoro e soddisfano la clientela (sic!)
- la scuola doveva perdere il 2% di lavoratori l’anno fino alla quota di 18 mila
- le classi erano da destrutturare sia nell’orario che nella composizione
- occorre riempire gli orari a 18 ore senza alcun riguardo alla continuità didattica
- finanziare la scuola privata, la nostra dequalificata scuola confessionale
- immettere in ruolo i professori di religione
- rendere gli esami di Stato delle barzellette inutili
- rendere gli insegnanti dei lavoratori a salario variabile
- accettare le sciocchezze di D'Onofrio sull'abolizione degli esami di riparazione senza prevedere nulla di vincolante (quante insufficienze ? a che livello ? se non si recupera ? come si fa nel resto d'Europa) al posto di quegli esami
- inventarsi crediti e debit oltre al prodotto educativo
- valutazione (che nasce da De Mauro ma) che ora ha scandalizzato tutto il centro sinistra solo perché realizzata da Moratti ( a questo proposito sarebbe d'interesse vedere i voli pindarici dei docimologi, anch'essi cresciuti a dismisura senza che sia mai stato possibile sottoporli a critiche e senza che sia stato possibile operare con un feedback accettabile).

[in mezzo al pacchetto dell'efficienza ed efficacia e produttività vi sono anche le abilitazioni riservate a raffica ed i passaggi di cattedra del prima delle elezioni: esempio di gestione fallimentare e populistica della scuola].

Di tutto questo lei, che affermava di avermi dato una risposta puntuale, non ha parlato.
Ma vi è di più, per pretesi sinistri, come lei. Credo che occupati con pedagogisti anglosassoni, vi siate dimenticati di Gramsci. Leggete i Quaderni dal Carcere ( Volume III): vi sono cose che dovrebbero far molto riflettere oggi i pretesi pedagogisti. Anche qui, le regalo un brano di Gramsci: “Oggi la tendenza è di abolire ogni tipo di scuola "disinteressata" (non immediatamente interessata) e "formativa" o di lasciarne solo un esemplare ridotto per una piccola élite di signori e di donne che non devono pensare a prepararsi un avvenire professionale e di diffondere sempre più le scuole professionali specializzate in cui il destino dell'allievo e la sua futura attività sono predeterminati.” che poi aggiunge: “Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. … Occorrerà resistere alla tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato.” E quest'ultima affermazione è fatta proprio per rispondere alle sciocchezze della Sintesi Maragliano. La risposta di tutti voi al bisogno di istruzione qualificata è questa parola priva di significato univoco: autonomia. E' chiaro che lavorate a percezioni ingannevoli indotte dalle positive assonanze semantiche di certe parole come, appunto, "autonomia", dalle fraseologie progressiste con cui voi, pretesi riformatori, siete soliti coprire i contenuti socialmente e culturalmente regressivi dei vostri atti, e dalle idee puramente soggettive sul modo in cui certi provvedimenti possono essere interpretati. Ma tant'è, basta scoprire il gioco e chiamare i lavoratori della scuola (e non solo) a riflettere sui danni che fate ... per una cattedra in più.

La dirigenza. La funzione del dirigente, che porta diritti allo spoil system, è funzionale alla scuola azienda con i suoi clienti che presto pagheranno (ma lei è tanto moderno che salta addirittura Bolkestein ? scusi io mi ero fermato lì). Non confonda, come sembra fare, la funzione con gli imbrogli che vi sono dietro. Lei sa (o no?) come si davano gli incarichi di presidenza? In maggioranza erano suddivisi alla Cencelli tra varie clientele. Si fanno corsi-concorsi sempre riservati agli incaricati. Di modo che il circuito è chiuso ed esclude i lavoratori della scuola che hanno questa come unica possibile uscita per migliorare la propria situazione di carriera e di salario. Non mi dica che è possibile star meglio con quelle sciocchezze delle Funzioni Obiettivo perché quello è altro punto di mia disinformazione: nella maggioranza delle scuole si assegnano con la complicità del dirigente, in modo clientelare (con una miseria di netto a fine anno). Inoltre perché in Italia siamo condannati a fini dicitori che però sono altrettanto provinciali ? Perché sanno guardare solo ad una dimensione ?

Gianni Mereghetti - 07-03-2005
A GIANSANDRO BARZAGHI
ASSESSORE ALL’ISTRUZIONE DELLA PROVINCIA DI MILANO

Gentilissimo Assessore,
ho apprezzato la lettera nella quale esprime la sua preoccupazione per il crollo degli iscritti negli istituti ...
Ipsar Gramsci - 05-03-2005
I docenti dell’IPSSAR «Gramsci» di Monserrato (Cagliari), osservato con preoccupazione il tentativo di cancellazione del tempo pieno e del tempo prolungato nella scuola elementare e media condotto dai provvedimenti del ministro Moratti, e il tentativo di istituire una gerarchizzazione del corpo docente con l’introduzione dell'insegnante «tutor», esprimono altresì totale contrarietà nei confronti del progetto di riforma della scuola media superiore contenuto nella recente bozza di decreto attuativo della legge 53.
Infatti, come già avevano spiegato anche in un precedente documento (in merito alla bozza delle legge 53 del 28.3.2003 e alle proposte del «rapporto Bertagna») approvato dalla riunione del Collegio dei docenti del 13.2.2003, e spedito al Ministro dell'istruzione, oltre che a organizzazioni sindacali, organi d'informazione, istituzioni territoriali, scuole, e reso noto a genitori e studenti, i sottoscritti docenti esprimono un parere negativo sulla bozza di decreto attuativo perché sancisce nel modo più drastico ciò che già emergeva nella legge 53.
Giuseppe Aragno - 05-03-2005
Onorevole Sasso,

credo che abbiamo entrambi anni a sufficienza per poterci confrontare, partendo da un minimo di esperienze comuni ai militanti di questa nostra povera sinistra. Quel minimo che anni fa mi avrebbe consentito di scrivere compagna Sasso e darle del tu, senza dover temere di partire subito col piede sbagliato. Non ci diremo compagni e non ci daremo del tu, ma saremo ugualmente franchi, com’era nostro costume in un tempo che ormai appartiene alla storia. No, non ci nasconderemo dietro un dito: non ho motivo di dubitarne. E non se l’abbia a male, quindi, se intanto sgombro il campo da un ostacolo che lei anticipa ( “so bene che ogni parola che dirò sarà vivisezionata e usata contro di me”) e che io leggo come personalizzazione del dissenso. Io non metto in dubbio – e perché dovrei? – che nella sua vita e nella sua attività lei sia sempre stata disponibile al confronto, al dialogo, all’attenzione verso le ragioni dell’altro. Ma non si discute di questo e non si esigono ammissioni di colpa o pubbliche autocritiche. Né da lei, né dagli altri rappresentanti del centrosinistra, dei sindacati e chi altri voglia associare alle presunte vittime. Nulla di tutto questo e, per quanto mi riguarda, nulla che si chiuda nei confini della scuola. Così fosse, faremmo entrambi veramente torto gli ideali per i quali militiamo. La questione è molto più complessa e concerne le scelte che “storicamente”, sul piano politico come su quello sindacale, sono alla radice di un dissenso che rischia di farsi insanabile e che non può comporsi – lei ne converrà – solo perché all’ordine del giorno c’è il berlusconismo. Non è lei in quanto persona, militante e parlamentare il problema che si pone. Il dissenso la riguarda in quanto rappresentante di un Partito. I sindacati, dice. No, mi creda, non i sindacati. Uno, la Cgil, che ha storia - e dovrebbe avere anima - ben diversa da quella di Cisl e Uil, uno induce a riflettere e probabilmente ci divide. Che lei poi li metta tutti assieme, non è privo di significato....
Lei lo scrive, non lo nega: errori vi sono stati in passato. Il punto è che la via intrapresa rimane – è di nuovo dovrei dire - quella che ci ha condotti agli “errori” del passato. E’ qui il dissenso: lei li chiama errori, io scelte.
Stella sghemba - 05-03-2005
SMETTIAMOLA DI SPERARE NEL BUON SENSO, IN QUESTO MODO CI SIAMO GIA’ GIOCATI LA STORIA, LA VALUTAZIONE UNITARIA, IL TEMPO PIENO E TANTE ALTRE COSE. DOBBIAMO IMPEDIRE CHE CONTINUI QUESTO SFACELO!

Spedisci al Ministero il seguente messaggio:

Aborro il punto 128 della finanziaria 2005.
Voglio una scuola di qualità.

Gianni Mereghetti - 05-03-2005
Due sono le modalità che caratterizzano le gite scolastiche, o più correttamente viaggi di istruzione: la prima è la modalità culturale dove gli studenti vengono portati di peso da una chiesa ad un museo, da un castello ad una pinacoteca, ed ...
Gilda insegnanti - 05-03-2005
Si è tenuto il 3 marzo al Miur un incontro tra il Ministro Moratti e le OO.SS nel corso del quale è stato presentato il nuovo schema di decreto sulla secondaria superiore.
Le novità riguardano i quadri orari del sistema dei licei e soprattutto il ...
Liceo Scientifico-Tecnologico I I S G. Vallauri di Fossano - 05-03-2005
Dopo aver esaminato la bozza dello schema di decreto legislativo per la riforma della scuola secondaria superiore, i docenti del Liceo Scientifico-Tecnologico dell'Istituto di Istruzione Superiore "G. Vallauri" di Fossano si dicono vivamente preoccupati per il futuro della scuola italiana nel settore scientifico e tecnologico. Pare loro infatti che né il Liceo Scientifico né quello Tecnologico prospettati dalla riforma Moratti possano offrire agli studenti una preparazione adeguata al proseguimento degli studi universitari in questo settore, che è cruciale per lo sviluppo del Paese.

"Noi insegniamo in un corso, il Liceo Scientifico-Tecnologico (progetto Brocca), che è unanimemente ritenuto un modello di formazione in ambito scientifico - affermano - e siamo seriamente preoccupati che la Riforma Moratti non dia continuità a questo tipo di esperienza, presente in un numero elevatissimo di scuole in ogni parte d'Italia".

Da queste considerazioni è nata l'iniziativa di scrivere una lettera aperta al Ministro dell'Istruzione, della Ricerca e dell'Università, Signora Letizia Brichetto Moratti. Il senso della proposta vuole valorizzare i residui margini di discussione ancora rimasti e si orienta per una integrazione della struttura definita dei quadri orari dei licei.
Pino Patroncini - 05-03-2005
C’è sempre da divertirsi alle fiere. E quella che si sta svolgendo a Milano sull’educazione non è da meno. Mi è capitato di assistere alla conferenza ivi tenuta della sottosegretaria Aprea , in compagnia di alcuni dirigenti ministeriali e esponenti delle commissioni che hanno lavorato ai programmi della nuova ( si fa per dire) secondaria superiore. Mi hanno spinto a farlo le voci su una nuova bozza di decreto che il ministero starebbe approntando e mi aspettavo che qualche cosa lì sarebbe venuta fuori. D’altra parte la stessa on. Aprea aveva esordito dicendo che avrebbe dato qualche anticipazione, ma solo “qualche”. Ed infatti non ve ne sono state molte, ma, tra giri di parole a vuoto e imbrodamenti da autoincensamento, qualcosa si è potuto capire. Innanzitutto il MIUR starebbe svolgendo in questo momento una consultazione generalizzata di insegnanti, studenti e genitori sullo schema di decreto pubblicato il 18 gennaio. Una consultazione di cui non si è accorto nessuno, mi par di capire, a meno che il MIUR non pensi di avere ingaggiato ai propri ordini quei cattivoni degli attivisti sindacali che in questo momento sono gli unici a girare per le scuole per cercare di spiegare che cosa succederà con quel decreto. In secondo luogo l’on. Aprea ci ha tenuto a dire che la nuova bozza, diversa dalla precedente, non sarà però neppure l’ultima. Il che, per parlare come si mangia, vuol dire: non siamo così cretini da scoprire definitivamente le carte prima delle prossime elezioni regionali, che se poi la gente si accorge delle fregature , chi ci vota più?
Alba Sasso - 05-03-2005
Ho aspettato molto prima di rispondere alla “lettera aperta” che è stata indirizzata a me tramite questo sito. Perché so bene che ogni parola che dirò sarà vivisezionata e usata contro di me, come è stato fatto per chi è intervenuto nel dibattito. ...
Carlo Carzan - 04-03-2005
Il Liceo Failla Tedaldi di Castelbuono Il Liceo Pietro Domina di Petralia Sottana L’ Associazione Così per Gioco Il Carrefour Sicilia Occidentale presentano una mostra interattiva alla scoperta del territorio e degli aspetti geologici del Parco delle Madonie.

L’IDEA
Nell’area del Parco delle Madonie esistono varie iniziative di sviluppo locale che puntano alla valorizzazione delle risorse dell’area. La zona delle Madonie, per via delle sue caratteristiche, è stata recentemente ammessa nella European Geopark Network. La rete europea, nata nel 2001 sotto gli auspici dell’UNESCO e composta da 15 zone di sei paesi europei, ha come obiettivo fondamentale la valorizzazione del patrimonio geologico come mezzo per lo sviluppo di un turismo innovativo e rispettoso dell’ambiente naturale e socioculturale.

Si è, quindi pensato di far partecipare i giovani delle scuole superiori all’attività di valorizzazione ai fini turistici del patrimonio geologico della loro zona.
Questa partecipazione assume particolare importanza se si considera che la valorizzazione dell’ambiente naturale e socioculturale possono diventare in prospettiva concrete attività autoimprenditoriali che i giovani del luogo che potrebbero, in futuro, decidere di intraprendere.

Movimento Studentesco Bergamo - 04-03-2005
Il 18 marzo 2005 il mondo della scuola si ribella. Il 18 marzo 2005 nel giorno dello sciopero nazionale della scuola i professori non si presentano in aula. Il 18 marzo 2005, parallelamente allo sciopero del mondo della scuola indetto da CGIL e ...
Redazione - 04-03-2005
Seganaliamo, da Italia Oggi, il parere negativo del Cnpi


Il Cnpi boccia la riforma delle classi di abilitazione delle medie. Il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, in merito alla revisione delle classi di abilitazione per la scuola ...
Giuseppe Aragno - 04-03-2005
I "Censi"a Secondigliano non esistono più da una vita; li ha cancellati la ruspa alla fine degli anni Settanta quando il Comune avviò il "Piano di recupero delle aree periferiche" che, bella incompiuta, s'è perso sulla soglia di un limbo: dove i sogni muoiono e nascono gli incubi. Sulle macerie dei "censi", tra "recupero" e terremoto dell'Ottanta, vennero su, come per incanto case popolari e una camorra da società dei consumi che non ha niente da spartire con l'onorata società di lazzaroni e guappi. E, d'altra parte, i "Censi" non avevano nulla a che vedere con la periferia napoletana e col vicino deserto cementificato di Scampia, coi palazzi troppo alti per essere considerati semplici caseggiati e troppo bassi per sembrare grattacieli. Nulla a che vedere, in fondo, nemmeno con le bestie che si vanno facendo la pelle per istinto ferino, mentre cronisti di ultima generazione si ingegnano a raccontarceli come fossero uomini che hanno pensieri. E' questo il nostro tempo, questo il futuro che si è fatto presente: un incubo nuovo nato per non aver futuro. Questo è il nostro mondo. I "Censi" no. Fondete in un corpo rachitico la miseria, l'ignoranza e la rassegnazione, radicate nell'ombra di ripugnanti tuguri marciti assieme alla povera gente che ci abitava l'aborto che ne viene fuori, ed ecco i "Censi" come li vidi per la prima volta, negli anni Settanta del secolo scorso, addensati inspiegabilmente tra il cimitero, gli stucchi umbertini, stinti ma pretenziosi, dei palazzoni di Corso Italia e gli alveari anonimi e degradati di Via del Cassano: viuzze parallele nate nel '700 e, tra un vicolo e l'altro, file di casupole affacciate su entrambe le strade, anticamente destinate a depositi e scantinati. Un agglomerato di terranei irregolari che la stagione faceva gelati o bollenti, cupi, asfissiati in dedali scivolosi e grovigli di umanità diffidente che pareva straniera e ti seguiva con la coda degli occhi fino a quando poteva.

Così, con la sensazione d'essere seguito li attraversai per la prima volta - e così ci passai da allora quasi ogni giorno per sei anni, solo che gli sguardi che mi seguivano s'andarono facendo via via affettuosi - così me li lasciai alle spalle, attraversando per la prima volta via Tagliamonte, prima di sbucare su una spianata di terra battuta, coperta di radi e ciuffi d'erba di un verde tendente all'olivastro, che aveva al centro due prefabbricati grigi con mille finestre dai vetri rinforzati, circondati a loro volta da un muro di tufo, preso in mezzo da cumuli d'immondizia, carcasse d'auto, bidoni anneriti dal fumo di notturni falò, tende, roulotte e zingari accampati. Una specie d'inferno, stretto d'assedio da gipponi della celere e agenti in tenuta antisommossa, che facevano da argine a una folla inferocita.
- Non fanno a tempo ad andarsene via questi - mi spiegò poco dopo il direttore didattico - e ne arrivano altri.

La mia vita da insegnante, per me che da studente avevo sbattuto la porta promettendo di non mettere mai più piede in una scuola, cominciò così, tra zingari recalcitranti, mamme inviperite, celerini pronti all'assalto e bambini di prima elementare che entravano in classe e si smarrivano, scavalcando timidamente compagni sdraiati a terra che, avvinghiati alle caviglie delle madri urlanti, singhiozzavano la loro disperazione per quel primo giorno di scuola che ci metteva insieme perché il destino è beffardo. Lo seppi subito, ne fui immediatamente certo, mentre mi perdevo dentro quegli occhi disperati, capaci di parlare molto più che le bocche: la scuola che avevo odiato mi avrebbe ancora profondamente ferito. E però l'avrei amata.

Erano giorni di gran fermento e ad ogni svolta le bombe incrociavano la crescita sindacale, la protesta giovanile e le riforme quasi leniniste che, intaccando le "strutture", avrebbero dovuto condurci per forza - la formula era allora usuale - ad un cambio di sistema. C'era chi già ne vedeva i segnali e chi ci faceva su i conti, sciorinando il bel parlare della sinistra colta, che se ti scegli il tempo e l'occasione, trasforma la piazza e il movimento in palazzi e poltrona.

La grande "vittoria" dei Decreti Delegati stava producendo la scuola di massa. Ai "censi" la "democrazia partecipata" ebbe subito vita animatissima: per un anno i genitori colti - ce n'erano più di quanto pensassi - occuparono il potere sull'onda del voto politicizzato e di una polarizzazione sinistra-destra che consegnò, come assai spesso accade, la direzione dell'orchestra all'equilibrio attendista di che si tiene al centro.


Mario Menziani - 03-03-2005
Tre brevi annotazioni:

Il quindicenne italico, secondo le indagini dell’ Ocse Pisa, è un gran somaro: lo era l’anno scorso in lettura, lo è quest’anno in matematica applicata. E’ talmente preoccupante la situazione che, da parte del ministero, si ...
Cgilscuola - 03-03-2005
Cassazione sentenza n. 3224/05

La sentenza che pubblichiamo in calce è stata emessa dalla Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ed è relativa ad un ricorso proposto dal Ministero dell’istruzione avverso una sentenza che era stata emessa dalla Corte d’Appello di Perugia con la quale era stato riconosciuto il diritto del personale Ata, transitato ai sensi edll’art. 8 della L. 124/99 nei ruoli dello Stato, al riconoscimento degli effetti giuridici ed economici dell’anzianità prestata nell’Ente locale di provenienza.
La suprema Corte, però, respingendo il ricorso del Ministero e confermando la sentenza di Appello ha accolto le tesi sostenute dalla difesa dei lavoratori.
Infatti, sin dalle prime obiezioni sollevate dal Ministero sull’applicabilità dell’art. 8 della L. 124/99, il Sindacato ha da subito precisato che la disposizione dell’art. 8 della L. n. 124/99 era chiara e non consentiva equivoci; tutta l’anzianità maturata presso l’Ente Locale di provenienza doveva essere riconosciuta a tutti gli effetti e l’accordo sindacale del 20 luglio 2000 si riferiva non alle modalità di riconoscimento dell’anzianità (che era disciplinato con la citata norma dell’art. 8), ma alle modalità di trasferimento di detto personale.
La Corte di Cassazione ha dato ragione a noi e torto al Ministro (ed anche a talune organizzazioni che al fine di mettere in difficoltà la CGIL Scuola avevano condiviso la tesi ministeriale!).
La Corte di Cassazione, difatti, ha affermato che “fermo restando il potere attribuito all’Amministrazione dalla legge in ordine alla determinazione dei tempi ed altre modalità del trasferimento di personale, il trasferimento medesimo, una volta divenuto operativo, comporta l’adozione di atti di inquadramento rispettosi dei principi dettati dall’art. 2112 c.c. e dalla conforme legislazione di settore, principi che implicano l’attribuzione della qualifica corrispondente a quella posseduta con l’anzianità già maturata”.
In altri termini ai dipendenti ATA, già in servizio presso gli enti locali, “sono applicati i trattamenti economici e normativi stabiliti dal CCNL del comparto scuola, considerandolo come appartenente a detto comparto sin dalla costituzione del rapporto di lavoro con l’ente locale, e ciò a prescindere dal risultato retributivo finale (favorevole o svantaggioso)”.
A questo punto è auspicabile che l’Amministrazione provveda tempestivamente d’ufficio a rideterminare l’anzianità di detto personale nei ruoli statali ed a corrispondere tutti gli arretrati con i relativi interessi.

Roma, 2 marzo 2005

Arturo Ghinelli - 03-03-2005
Si è capito finalmente perché Forza Italia critica il decreto con cui la Moratti vuole riformare le scuole superiori.

Forza Italia scopre le sue carte a Modena, dove presenta il vero progetto del partito per la riforma della scuola superiore,che ...
A.D.A.C.O. - 03-03-2005
PREMESSA

Il concorso ordinario a cattedre del '99 è stato disatteso: lo Stato è venuto meno all'impegno assunto di fronte a migliaia di cittadini, idonei al Concorso stesso.
Questo è stato uno degli atti illeciti di una serie di interventi che ...
Anna Pizzuti - 02-03-2005
In questi giorni sono impegnata, come altri suppongo, a compilare le schede on line di un monitoraggio dell’ Indire sui corsi serali.
Ho quindi alcuni dati, minimi, naturalmente, perché riferiti solo alla mia scuola, ma che potrebbero essere interessanti. Uno, in particolare: su 79 iscritti nelle tre classi del corso serale della mia scuola (Qualifica di operatore e Diploma di tecnico dei Servizi sociali), ben 59 avevano, come ultimo titolo scolastico, la licenza media. Dato che, a mio avviso va confrontato con quello, preoccupante, del livello di occupazione: solo 14 dei frequentanti sono occupati a tempo indeterminato e 11 a tempo determinato.
Non so quanti arriveranno al diploma: noi lavoriamo perché questo avvenga per tutti, ovviamente, così, oltre ad offrire loro una opportunità in più, ci sentiremo contenti di aver dato il nostro contributo alla strategia di Lisbona che ci consegna un obiettivo ambizioso: il raggiungimento del diploma per l’85% della popolazione, e la partecipazione di almeno il 12% della popolazione adulta ad attività di formazione.

Ma per l'Italia questo sarà ancora possibile? Me lo chiedevo riflettendo sul destino travagliato che attende l’Istruzione Tecnica e, naturalmente, quella professionale.
E’ a questo tipo di Istruzione, infatti, che si rivolge la gran parte, la maggioranza assoluta, anzi, delle persone che desiderano conseguire un titolo di studio vero e che preferiscono l’impegno, la fatica dei corsi serali presso le istituzioni scolastiche alle occasioni fasulle offerte dai diplomifici.
Ed in questo campo, ad onor del vero, il MIUR sta riversando attenzione e fondi per progetti di supporto e di integrazione. Ma fino a quando?
Cosa diventeranno, mi chiedo, questi corsi, con la riforma del secondo ciclo? Se sto all'attuale bozza di decreto (ma non credo che quella futura sarà molto diversa) e tengo conto dell’esperienza fatta in questi due – bellissimi – anni di insegnamento agli adulti, durante i quali ho verificato direttamente le aspettative e le necessità delle persone che ho conosciuto, mi dico che l’educazione degli adulti, quella che si realizza nei corsi serali, scomparirà completamente o si trasformerà – come molti sicuramente sperano, enti privati di formazione in testa – in qualcosa di totalmente diverso.

I miei alunni – e su questo mi piacerebbe confrontarmi con altri che hanno la mia stessa esperienza – si iscrivono e frequentano per ottenere un diploma. Intendono rientrare anch’essi in quell’85% previsto da Lisbona ed al quale si riferisce, quasi quotidianamente nei suoi interventi – il ministro Moratti, l’artefice della riforma che deprofessionalizza i diplomi tecnici e fa diventare qualifica quelli professionali. Intendono farlo per migliorare la loro posizione lavorativa, se lavorano, o per aspirare ad averne una, così come è nel loro pieno diritto.

Ho chiesto in varie sedi informazioni sul destino dei corsi serali, ma nessuno ha saputo darmi una risposta, e nemmeno potevo aspettarmene una, vista la confusione che regna.

Oggi, però, mi sono sentita un po’ meno sola in questa mia richiesta, leggendo in Scuolidea la lettera che riporto, inviata il 22 febbraio scorso al Corriere della Sera. Chissà quando la classe IV AM Sirio, del corso serale Itis Giorni ed io che scrivo anche a nome dei miei alunni, avremo una risposta?

Aldo Ettore Quagliozzi - 02-03-2005
Ma cos’è che irrita più di ogni altra cosa l’egoarca ed i suoi “ stimabili “ accoliti di Azeglio Ciampi?
Di certo la sua “ alterità “, il suo essere “ altro “ rispetto ai canoni della vita politica del bel paese, la sua estraneità ai riti della politica ed ai dei suoi bassi maneggi.
Azeglio Ciampi ha una vita trascorsa illuminata, e senza ombra alcuna, dal principio fondamentale del “ servizio “ reso al Paese, questa volta scritto con la lettera p al maiuscolo; un passato di grande prestigio speso per un interesse collettivo, rappresentando con grande responsabilità il Paese in tutti i consessi internazionali grazie alla sua competenza, alla sua riconosciuta consapevolezza del fare, che nei momenti più difficili della vita sociale ed economica del bel paese ha rappresentato l’ancora a cui aggrapparsi per non soccombere.
Azeglio Ciampi è persona degna di occupare il posto che al momento occupa nell’interesse del Paese; di questa dignità ben pochi, dei teatranti della politica, possono ammantarsi.
E non se ne può ammantare di certo l’egoarca che non ha fatto mai mistero della sua connaturata insofferenza verso le regole che scandiscono la vita associata nel bel paese.
Lui che ha sempre sbandierato la sua estraneità alla politica ed ai suoi riti meno nobili, ha come sempre nascosto un qualcosa al Paese; della politica, e dei suoi trasformismi, e delle sue malversazioni, se ne è convenientemente pasciuto, ingrassando oltre modo le sue fortune personali e del suo gruppo di accoliti.
Una data storica per il bel paese è stata il 12 luglio dell’anno del signore 1990. In quella data storica aveva inizio la discussione della così detta legge Mammì-Craxi-Andreotti-Giacalone, la legge tanto attesa che regolamentasse anche nel bel paese l’uso e l’abuso dell’etere.
Prime schermaglie alla Camera dei deputati finché il 18 di luglio l’onorevole Walter Veltroni nel suo intervento alla Camera dei deputati ebbe a denunciare alla opinione pubblica del Paese che

“ ( … ) Un mese fa – esattamente un mese fa, il 18 giugno – Berlusconi, uno dei soggetti in gioco in questa legge, annunciò nel corso di un’asssemblea dei venditori di pubblicità Fininvest che vi sarebbe stato ( posso mostrare il testo ) voto di fiducia sulla legge Mammì.
Era, lo ripeto, il 18 giugno. Nessuno aveva discusso di questa ipotesi. Eppure Berlusconi l’annunciava come chi sa di poter dettare legge, come chi sa di poter imporre la sua volontà…
Sarebbe paradossale che il nostro Parlamento si trovasse ad operare in una condizione di simile sovranità limitata ( … ).
Si annuncia la fiducia in una sede che a me e alla mia cultura istituzionale appare impropria, come quell’assemblea dei venditori di pubblicità Fininvest.
Così, dopo il “ decreto-Berlusconi “, ci troveremo di fronte anche alla “ fiducia Berlusconi “. Quella fiducia sarebbe null’altro che l’esecuzuione di un ordine dato ( … ).
Ministro Mammì, non so se il Governo porrà la fiducia richiesta e in qualche modo sollecitata un mese fa.
Voglio però dire che si tratterebbe di un atto di prepotenza e, mi si consenta, di irresponsabilità.
( … )

Fuoriregistro - 02-03-2005
Si è svolta a Torino - il 26/27 febbraio - l’Assemblea nazionale di Attac Italia nel corso della quale è stato approvato un importante ordine del giorno, che impegna tutti gli attivisti in una – fattiva – opera di “boicottaggio” e di controinformazione contro il conferimento del TFR (trattamento di fine rapporto) nei fondi pensione integrativi. Una campagna – come ha scritto un collega nella mailing list fondi pensioni – (…) " netta e chiara contro il conferimento del TFR ai fondi pensione e per una pensione pubblica dignitosa per tutti, anche per i precari. E' perfettamente inutile a questo punto - prosegue il ragionamento - mantenere posizioni attendiste ed ambigue che non allargano significativamente il fronte e rischiano di rendere poco efficace e tardiva la campagna (…)”. Aldilà delle forze in campo nel momento in cui si assiste ad una forte spinta, anche da parte sindacale, all'adesione ai fondi negoziali, questa campagna è moralmente e politicamente imprescindibile per un'associazione, come Attac, nata contro la finanziarizzazione dell'economia, le privatizzazioni, il neoliberismo, la precarietà sociale. Non fare o ritardare ulteriormente questa campagna significa - in ultima analisi - rinnegare le ragioni stesse della sua esistenza e avallare un' operazione commerciale e di marketing che farà pendere l'ago della bilancia nuovamente sul piatto dei mercati finaziari.

E’ appena il caso il caso di rammentare che, nella scuola, la pensione complementare – con la costituzione del Fondo Espero – è già una realtà operativa che nel silenzio generale qualcuno sta cercando di contrastare. Illuminante – in questo contesto – la nota prot. 759 del 9/8/2004 con la quale l’INPDAP - dopo aver invitato i dipendenti pubblici a non indirizzare note in cui chiedono il riconoscimento integrale del Tfr - ha chiarito che (…)”
prima dell’emanazione dei decreti di attuazione della legge di riordino del sistema pensionistico non è possibile prevedere se e con quali limiti e modalità i pubblici dipendenti saranno coinvolti dall’istituto del silenzio assenso sulla devoluzione del TFR a previdenza complementare . (…)
Un’irritazione – questa – che traspare ancora più evidente dal comunicato stampa del 18 febbraio, con il quale la segreteria del Fondo Espero denuncia l'attività (la libera esplicitazione del dissenso sociale è, forse, illegale?) di alcuni soggetti che (...)"si organizzano per disinformare i lavoratori e demotivarli nella scelta che si apprestano a compiere (...)" (sic!).

E’ questa la cornice all'interno della quale parte la "campagna antitfr” condotta da Attac Italia, alla quale Fuoriregistro dà spazio, voce e possibilità di confronto.




Mozione approvata il 27 febbraio 2005 dall'Assemblea nazionale di Attac Italia

Giuseppe Aragno - 01-03-2005
Di fatto, la Repubblica Sociale Italiana fu uno Stato. Ebbe il riconoscimento di Francisco Franco, un sanguinario dittatore fascista, di un criminale come Adolf Hitler e del Giappone, alleato di Mussolini, entrato in guerra contro gli Stati Uniti ...
Rolando A. Borzetti - 01-03-2005
Lunedì 21 marzo 2005 Gianfranco Fini e altri esponenti del governo Berlusconi inaugureranno a Castelfranco Emilia il primo carcere privato italiano, gestito direttamente da San Patrignano per conto dell'Amministrazione Penitenziaria. Come gruppo Dentro e Fuori le Mura di Firenze, impegnato da circa due anni nella lotta dei diritti dei/delle detenuti/e, proponiamo a tutti/e di organizzare insieme una mobilitazione il 21 marzo a Castelfranco Emilia per fermare questo gravissimo progetto, che rientra nella più generale politica repressiva del governo (legge Bossi-Fini sull'immigrazione, ddl Fini sulle droghe, ddl Ciriello, ecc. ecc. ecc.)
Maurizio Tiriticco - 01-03-2005
Per il secondo ciclo siamo prossimi ad una svolta? Chissà! La posta in gioco è molto alta e la confusione – io la registro ovunque vada – lo è ancora di più! Si affollano sul mio computer e nella mia testa file su file relativi allo schema di decreto e ai documenti connessi! Il guaio è che è impossibile comprendere quali siano i più attendibili! Forse lo stesso ministro non sarebbe più in grado, ormai, di capirci qualcosa!
Roberto Renzetti - 01-03-2005
(...o a chi si degna di rispondere tra CGIL Scuola, Proteo, Legambiente scuola, Cidi …)

Ho aspettato un mese prima di azzardare questo ultimo intervento (a meno che non sia smentito in quanto dirò). Avevo posto delle questioni in ...
Proteo Fare Sapere - 28-02-2005
Appello degli storici

Ecco l’appello di numerosi storici italiani contro la legge sullo status di militari combattenti ai seguaci della Repubblica sociale italiana

La maggioranza parlamentare di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi ha portato in parlamento e sta per approvare il disegno di legge n.224, presentato dai parlamentari di Alleanza Nazionale, che in soli due articoli rovescia il senso della Resistenza e della contrapposizione tra i giovani che scelsero di lottare contro i tedeschi occupanti, il terrore nazista e i fascisti della «repubblica sociale» e quelli che all`opposto decisero di arruolarsi nelle file dell`esercito di Salò e combatterono per venti mesi contro i partigiani e gli alleati angloamericani.
disegno di legge stabilisce che ai soldati e agli ufficiali che militarono nell`esercito della «repubblica sociale italiana» deve essere riconosciuto lo status di militari combattenti equiparato a «quanti combatterono nei diversi paesi in conflitto durante la seconda guerra mondiale».
Si mette così sullo stesso piano la scelta di chi ha lottato e versato il proprio sangue per costruire in Italia la democrazia parlamentare e la giustizia sociale, e quella di chi non solo non ha rinnegato gli obiettivi politici e ideologici della dittatura fascista, ma ha ritenuto di poter condividere la visione hitleriana e razzista dell`Ordine nuovo nazista, simboleggiato dall`orrore di Auschwitz.
È il primo passo per ottenere che ai fascisti di Salò vengano concesse medaglie al valor militare e decorazioni per la battaglia sostenuta con i nazisti contro l`indipendenza nazionale dell`Italia, contro la democrazia e la libertà.
Invitiamo l`opposizione parlamentare e l`opinione pubblica democratica del nostro paese a reagire con tutti i mezzi per impedire che questo rovesciamento di valori sia sancito dal Parlamento e diventi legge dello Stato. Qui non si tratta, come é giusto, di rispettare i caduti di ogni colore, ma di difendere i valori della Resistenza e della lotta di Liberazione e i principi fondanti della Repubblica e della Costituzione contro una maggioranza che vuole sradicare le basi stessi della nostra convivenza civile e della nostra identità democratica.
Fuoriregistro - 28-02-2005
Pubblichiamo una storia al limite dell'incredibile: da repubblica di domenica 27 febbraio

Caro Augias, ho vissuto una storia incredibile che voglio rendere pubblica. Mi recavo per lavoro, faccio l'antropologo in Senegal, con un charter di una compagnia francese affollato di bambini e famiglie. Dietro di me, un «sans papier» veniva ricondotto in Africa. Le mani dietro la schiena, le gambe bloccate. Ai lati, due poliziotti. Il sans papier urlava con tutto il fiato che aveva in gola. Il charter ritardava per problemi tecnici. Per farlo tacere, i poliziotti gli premevano la testa sotto al mio sedile, spingendo la sua bocca contro un guanto o una superficie nera. Le urla continuavano. Dopo un'ora tutti erano visibilmente turbati. Tutti sapevamo che alla base dell'espulsione c'erano probabilmente ragioni valide. E sapevamo anche che il clandestino si «stava giocando» l'ultima carta. Alcuni di noi ricordavano però che mesi prima una donna ed un uomo erano morti d'infarto in una situazione identica su un aereo in territorio francese. Ad un certo punto tre di noi sono andati a chiedere al comandante di scendere. Due di noi, il sottoscritto ed un cittadino francese, rivendicando il diritto a non dovere essere forzati ad assistere ad uno spettacolo che ci scioccava, il terzo perché aveva problemi cardiaci e temeva di stare male. Il volo sarebbe durato sette ore, sapevamo che la scena sarebbe durata almeno fino a quando l'aereo non avesse lasciato il territorio francese. Abbiamo chiesto di scendere perché pur rispettando la procedura di espulsione (sono figlio e nipote di magistrati e non ho mai pensato che la legge sia per sua natura ingiusta) ci era intollerabile la scena tragica a cui dovevamo assistere. Il comandante dell'aereo ha annunciato al microfono che, dati i suoi poteri, faceva scendere il clandestino e la polizia. Non era quello che gli avevamo chiesto. Poi ci ha domandato i passaporti come solidarietà alla sua decisione. Quando ci ha chiamati perché li riprendessimo, robuste mani ci hanno ammanettato. Siamo stati 12 ore in cella nel commissariato dell'aeroporto Charles De Gaulle, accusati di aver ostacolato un volo, la procedura di espulsione e di avere incitato alla rivolta. Avrò un processo il 26 maggio al tribunale di Bobigny. Abbiamo le testimonianze giurate di venti passeggeri che ci scagionano. Rimane il fatto singolare che per la prima volta dei cittadini europei vengono arrestati per avere manifestato pietà di fronte ad uno spettacolo di dolore. Non credo che sia importante il mio caso personale. Credo che alla base di questa vicenda ci sia una ignoranza delle basi culturali che uniscono Francia e Italia su valori comuni.

Franco La Cecla, Università di Venezia.
A.D.A.C.O. - 28-02-2005
PREMESSA - Il concorso ordinario a cattedre del '99 è stato disatteso: lo Stato è venuto meno all'impegno assunto di fronte a migliaia di cittadini, idonei al Concorso stesso. Questo è stato uno degli atti illeciti di una serie di interventi che hanno condotto al caos le graduatorie. La legalità è un intralcio, nel nostro paese, e non la garanzia di giustizia e di equità.
Nella Legge 143 che riordina i punteggi nelle graduatorie, il titolo ottenuto con il superamento del concorso pubblico è stato l'unico ad essere totalmente ESCLUSO da una valutazione che non dia diritto solo ad essere quella di mero accesso alla graduatoria o di “altro titolo” – per lo più i precari storici – cioè pari a 3 punti. NE CONSEGUE CHE le questioni urgenti e principali per l'a.d.a.c.o. sono due: 1) lo sblocco delle immissioni in ruolo, su tutte le cattedre disponibili e vacanti, attingendo al 50% dalle graduatorie permanenti, e al 50% dalle graduatorie di merito, fino ad esaurimento e secondo la normativa vigente, dopo una accurata rettifica del punteggio errato, illegittimo o illegale che attiene alle singole posizioni degli abilitati inseriti nella graduatoria permanente. 2) la migliore valorizzazione del titolo di abilitazione ottenuta per superamento del concorso a cattedre (trenta punti, almeno pari a quelli attribuiti come “bonus” agli abilitati con le SSIS).
Grazia Perrone - 28-02-2005
Così recita lo slogan di un "vecchio" striscione del Circolo Anarchico "Ponte della Ghisolfa" di Milano. Uno slogan che riprende - sintetizzandola in pillole - una celeberrima analisi politica di Max Weber.

Leggendo questa nota - che vi propongo ...
Gianni Mereghetti - 28-02-2005
Gentilissimo Ministro,

ormai è evidente, sono caduto in un grosso equivoco quando pensavo vicino il momento della rivoluzione nella scuola! In realtà la libertà e la qualità di cui lei è andata a parlare per anni e che avrebbero dovuto essere i pilastri di questo cambiamento epocale erano solo parole al vento, puro suono che infatti ormai s’è perso nell’etere del nulla.
La realtà è un’altra, è quella della conservazione del vecchio sistema, rigido e statalista, il che è molto grave, perché andare all’indietro nel tempo è sempre peggiorativo.
Lei sta facendo marcia indietro su tutto.
Dopo aver promesso un II ciclo con due percorsi, entrambi di qualità, sulle nostre classi incombe la minaccia di una diffusa licealizzazione, che ridurrebbe gli studenti ad unum, proprio come fece Napoleone.
Dopo aver promesso di consegnare ad insegnanti e studenti il lavoro quotidiano della scuola ha presentato degli obiettivi specifici d’apprendimento che chiedono solo di essere eseguiti, con il pericolo che insegnare e studiare al posto di diventare occasioni di una passione per la vita continuino ad essere il grigio e bigio ripetersi del dovere kantiano.
Dopo aver promesso una professionalità docente, non più imbrigliata alle logiche impiegatizie, eccoci ad una nuova cocente delusione. Ci presenta uno schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai fini dell'accesso all'insegnamento, in attuazione della legge 53/2003, nel quale, lungi dal promuovere la professionalità docente, seppellisce i principi di qualità e libertà sui quali sembrava poggiarsi il suo mandato.
Sono tre gli errori che lei ha commesso in questo sciagurato provvedimento, e sono gravi!
Aprile on line - 26-02-2005
Riceviamo e "stancamente" pubblichiamo, con i complimenti ad Agnoletto, almeno lui.


In studio Barbara Palombelli e Marco Rizzo, che purtroppo non abbandonano la trasmissione. Vittorio Agnoletto porta il caso alla Corte di Strasburgo. Il centrosinistra chiede la convocazione della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Lettera del presidente della Camera
Ore 21 giovedì, Raidue, fascia televisiva di massimo ascolto. La trasmissione è "Punto e a capo" (curata da Giovanni Masotti e Daniela Vergara), quella che ha preso il posto della defunta a colpi di Auditel "Excalibur" di Antonio Socci e della mai nata trasmissione che doveva essere curata da Gigi Moncalvo e Anna La Rosa. Ogni giovedì sera, in quella collocazione, ci sono schierate le truppe d'assalto della Casa della Libertà. Forse è la vendetta contro i giovedì sera televisivi di Michele Santoro.
La trappola è ben congegnata. Masotti, che dopo alcuni litigi con la Vergara gestisce solo la prima ora di trasmissione, ha invitato in studio Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione e leader di punta dei no-global, assieme al ministro delle telecomunicazioni Maurizio Gasparri, oltre agli opinionisti fissi Barbara Palombelli (centrosinistra) e Arturo Diaconale (centrodestra). Masotti, vicedirettore di Raidue con delega sull'informazione, ha detto agli invitati che la trasmissione avrà come titolo "Genova G8, lezione di guerriglia urbana".
Agnoletto, che chiede più notizie sul programma, annusa che c'è aria di provocazione e annulla l'impegno, nonostante a Fiumicino ci sia un'autovettura della Rai ad attenderlo per condurlo a Saxa Rubra quando sbarca dall'aereo partito da Strasburgo: declina l'invito perché – dice in una nota – resta convinto che i processi si fanno nelle aule di tribunale e non in televisione. Masotti convince in extremis Marco Rizzo, eurodeputato dei Comunisti italiani, a sostituire Agnoletto.
Emanuela Cerutti - 26-02-2005
Se Galli Della Loggia, ragionando dalle pagine del Corriere sulla recente notizia della bocciatura dell'italiano da parte dell'Unione Europea, doveva ammettere che paghiamo anche errori nostri e citava la svogliataggine, la pigrizia burocratica, la cronica mancanza di stanziamenti agli enti che da decennio interpretano il loro ruolo (come l'Istituto Italiano di Parigi con il quale collabora), mi chiedo quale risposta darebbe oggi il prof. Franco Cambi dell’Università di Firenze, alla domanda che nel luglio 2003 poneva ai docenti in partenza per l'estero: qual è il progetto scolastico (cultural-formativo) che sta alla base della Scuola italiana?
Ortica - 26-02-2005
Sono convinta che agli Italiani, da Nord a Sud, dovrebbe essere data la possibilità di esprimere e di manifestare la propria indignazione nei confronti della legge “salvaPreviti”, che premia tutti i disonesti del Paese ed è per questo che mi rivolgo ...
Collegio Docenti Liceo Pacinotti - 26-02-2005
Per la difesa della Scuola Media Superiore Pubblica
e per l’abrogazione della Legge 53


Il Collegio dei docenti del Liceo Scientifico Statale “Antonio Pacinotti” di Cagliari,
riunito in seduta straordinaria venerdì 25 febbraio 2005,

DENUNCIA

il processo di destrutturazione del sistema scolastico pubblico, aperto a tutti e ricco di saperi, che interessa anche il complesso dell’Istruzione Secondaria Superiore.

In particolare la Legge 53, come dimostra la bozza dei decreti attuativi specifici, prevede:

• la divisione del sistema scolastico e formativo in due canali. Quello liceale , di competenza dello Stato, sostanzialmente finalizzato al proseguimento degli studi universitari. Quello tecnico-professionale, gestito dalle regioni, di durata inferiore, appiattito sulla “formazione professionale” e orientato all’inserimento precoce nel mondo del lavoro;
• una forte riduzione del tempo scuola (25-27 ore settimanali erogate) con gravi conseguenze quantitative e qualitative sul servizio fornito e sugli organici dei docenti;
• un Terzo canale formativo, mascherato dall’alternanza scuola/lavoro (altro decreto);
• la distinzione tra ore obbligatorie e ore facoltative;
• il ridimensionamento dei curricola nazionali (ogni scuola, in nome dell’autonomia, può inventarsi nel monte ore opzionale i percorsi curriculari che desidera);
• privatizzazione dei percorsi curriculari opzionali;
• diminuzione, nei curricula, delle discipline di indirizzo per oltre la metà del monte ore precedente.

Ne consegue un generale impoverimento della scuola.
Si dequalifica il livello culturale e formativo dell’Istruzione Tecnico-Professionale disperdendone il patrimonio specifico che ha rappresentato, nel sistema scolastico italiano, un momento fondamentale per la crescita della scolarizzazione e l’innalzamento della formazione culturale degli studenti.
Si introduce, anche nei Licei, la riduzione del tempo scuola a quattro anni per chi non si iscrive all’Università e si determina una progressiva irregolarità dei curricula.
Si tratta di un’impostazione classista della scuola italiana che consentirà, nella pratica, l’accesso all’Università per una parte degli studenti liceali, determinerà l’eliminazione del valore legale del titolo di studio e ridurrà il valore complessivo della Scuola Superiore Pubblica al fine di favorire la privatizzazione di alcuni percorsi relativi alle discipline facoltative.
Quest’operazione, cosiddetta “riformatrice” che avviene in un contesto generale di tagli e di precarizzazione del lavoro presente e futuro e che ha come assunto l’idea della competizione come idea del mondo, è sostenuta e anticipata da una serie di interventi già in atto, quali:

• la saturazione degli organici a 18 ore con il conseguente stravolgimento delle cattedre e della continuità didattica e la scomparsa di docenti a disposizione, indispensabili per garantire le supplenze brevi;
• l’abolizione dell’obbligo scolastico, il passaggio al diritto-dovere e l’anticipo dell’età alla quale lo studente è obbligato a scegliere l’articolazione del proprio percorso scolastico;
• la possibilità di esternalizzare, e quindi affidare a privati, servizi scolastici sia funzionali alla didattica (pulizie, segreterie, ecc.) sia d’insegnamento;
• l’ulteriore consistente riduzione degli organici

PERTANTO.......
MIIP - 26-02-2005
Egregio Signor Ministro,

in riferimento alla bozza del Decreto Legislativo attuativo dell’art. 5 della legge 53/03, avente per oggetto la formazione iniziale e l’accesso ai ruoli degli insegnanti, e in relazione alle dichiarazioni da Lei rilasciate alla stampa al termine del Consiglio dei Ministri del 25 Febbraio, il MIIP - Movimento Interregionale Insegnanti Precari - valuta come estremamente grave il mancato riferimento ad una qualsiasi fase transitoria che permetta il graduale
passaggio dall’attuale sistema di reclutamento al nuovo, passaggio che invece si prospetta come fortemente lesivo dei diritti acquisiti da quei docenti che da anni svolgono una funzione importantissima all’interno dell’istruzione pubblica, garantendone il regolare svolgimento.
Giuseppe Tizza - 25-02-2005
Sicuramente ci avete pensato anche Voi, subito dopo una partita finita con la sconfitta della squadra che ha giocato meglio, senza avere avuto aiuti straordinari da parte dell'arbitro e senza che la fortuna abbia avuto un ruolo determinante per il ...
Gianni Rinaudo - 24-02-2005
Gli urbanisti della fine del secolo scorso introdussero nelle città la Natura, che fino allora n’ era stata lontana. Costruirono vasti giardini nel cuore delle città, imitando gli architetti del Rinascimento e del Barocco. Aprirono viali, dove file ininterrotte di platani, di olmi e d’ ippocastani proteggevano d'ombra il passo dei viandanti. Sebbene prigioniera, protetta da mille cautele, la Natura viveva così nel cuore delle città moderne d'Europa.
Poi, circa quarant'anni fa, questa vita intensa finì violentemente. Non fu la guerra a ucciderla: ma l'immensa idiozia degli urbanisti e dei comuni degli anni 50 e 60, i peggiori che abbiamo mai conosciuto.

Alba Sasso - 23-02-2005
Il decreto sulle dotazioni organiche del personale docente (il numero degli insegnanti) approvato oggi in VII Commissione alla Camera mostra con chiarezza l'effetto devastante dei tagli al personale della scuola previsti da tutte le finanziarie di questo governo.
Aumentano i bambini e diminuiscono gli insegnanti, diminuiscono gli insegnanti del tempo pieno e persino quelli della II lingua comunitaria (una delle tre I).
Diminuiscono gli insegnanti di sostegno (in organico di diritto), mettendo in discussione la qualità formativa proprio per quei soggetti che più hanno bisogno di attenzione e certezze.

Osvaldo Roman - 23-02-2005
L’edilizia scolastica e le leggi che la regolano possono essere un argomento non alla portata di tutti gli operatori scolastici. È grave che, in una recente risposta in Parlamento ad una interrogazione rivolta in materia al Governo, un sottosegretario all’istruzione abbia risposto in maniera elusiva e disinformata. Riepiloghiamo quindi, per quanti vogliano documentarsi meglio, come stanno veramente le cose.

Pierangelo Indolfi - 22-02-2005
Quando ero io uno studente del Marconi
appena attraversavi il portone
si sentiva il profumo della limatura di ferro.
Ogni lunedì si facevano le otto ore,
a mezzogiorno divoravamo l'enorme panino che mamma aveva preparato
imbottito di mortadella e provolone piccante,
mamma lo incartava in tantissimi
fazzoletti di carta, chissà perché.
Di professori e di professoresse
ce n'erano buoni e canaglie, un po' come ora.
C'erano quelli che per noi erano come persone di famiglia
e quelli che senza particolare motivo ci incutevano terrore.
Ce n'erano anche di quelli che perdevano tempo in classe
senza fare nulla.
Ma quelli che stimavamo di più erano quelli che in classe ti facevano
lavorare sodo e non si risparmiavano loro per primi.
I ragazzi erano di modi rustici, lo sono anche ora,
tutti figli di operai perché i figli dei dottori,
i figli di papà, frequentavano ben altre scuole.
Un po' rozzi sì, ma gente in gamba!
E il piacere di stare insieme era tanto
e ci siamo trovati che eravamo diventati amici davvero
mentre giocavamo a "sguincio" contro la lavagna al cambio dell'ora.
Per questi motivi quando sono rientrato al Marconi
ed ho sentito lo stesso profumo ed il primo ragazzo
mi ha chiamato "Professore"
ho provato una forte emozione e commozione
e negli occhi di quel ragazzo ho rivisto gli occhi miei
e di tutti i compagni di un tempo ormai volato via,
compagni che ora saranno sposati e avranno i figli e
pure se qualcuno di loro ora è laureato, speriamo che
continuino a mandare anche i loro figli al Marconi.

Gianni Mereghetti - 22-02-2005
In questo momento di grande dolore, in cui ci si trova più direttamente davanti al mistero della vita, mi piace ricordare don Giussani con la gratitudine di chi oggi lo riconosce più profondamente padre. Padre, perchè in forza del suo amore ...
Anna Pizzuti - 22-02-2005
Impossibile non ripensare, al termine della faticosa lettura dei due testi sulla formazione, l'assunzione, la carriera - governativo il primo, parlamentare il secondo – che riporto sotto, accostati per consentirne il confronto, all’incipit del fantastico romanzo di Italo Calvino, sostituendo alla voce narrante l’ipotetico futuro insegnate, ed al bosco la “riforma della scuola”, grazie alla quale si vivranno avventure di pari se non maggiore intensità.
un gruppo di docenti - 18-02-2005
Il giorno 15 febbraio 2005, presso l’IPSIA “G.Galilei” un gruppo di docenti di diversi Istituti Tecnici e Professionali della provincia di Frosinone ( ITCG di Anagni; ITIS di Frosinone; ITC di Frosinone; IPSIA di Isola del Liri; IPSCC di Sora; IPSS di Frosinone; ITG di Ferentino; IPSIA di Frosinone; IIS di Alatri; ITPSCT di Ferentino; ISA di Anagni; IIS di Arpino; Agenzia provinciale di Frosinone), dopo ampia discussione su quanto la Riforma Moratti prevede per la scuola di domani e sui nebulosi scenari che la stessa disegna,
nel sostenere che la qualità di un sistema scolastico si giudica dalla sua capacità:
  • di offrire proposte di Istruzione differenziate e di saper leggere, decodificare e gestire il cambiamento delle aspettative delle famiglie, dei ragazzi e delle ragazze
  • di fornire risposte adeguate, in termini di conoscenze e competenze a quanto la società cognitiva richiede
  • di promuovere conoscenze e senso critico, dotando tutti e ed ognuno di strumenti culturali capaci di durare nel tempo, di bussole per orientarsi ed affrontare scelte, compiti e responsabilità
  • di non ridurre la propria complessità e ricchezza che si sostanzia nella diversificata offerta formativa
  • di non disperdere quanto nella scuola reale si è fatto fino ad oggi, soprattutto per le fasce deboli
  • di credere e porre come presupposto imprescindibile che la “Scuola” deve essere l’unico luogo dove i ragazzi e le ragazze, fino a 18 anni, devono crescere, istruirsi e formarsi
  • di credere che lo “Stato” debba garantire il diritto allo studio di tutti ed ognuno e che il frantumare competenze, compiti e ruoli generi come naturale conseguenze disparità e disuguaglianze
  • di delineare un progetto, di investire risorse, di mettere in campo le migliori esperienze ed intelligenze al fine di combattere la dispersione scolastica e di evitare di risolvere il problema relegando i “dispersi” in un canale separato e subalterno

Mario Ambel - 18-02-2005
Forse si comincia semplicemente a capire che quella legge è impraticabile, se non sacrificando e stravolgendo tutta la scuola superiore di questo paese; che quella polarizzazione non giova a nessuno: irrigidisce i licei in una forzatura anacronistica; cancella gli istituti tecnici (sia che li “salvi” o che li “sommerga”, a seconda dei punti di vista: mettendoli di qui o di là, li snatura comunque); fa ripiombare gli istituti professionali nella condizione in cui erano venti/trent’anni fa; non affronta in modo adeguato la realizzazione di un sistema di formazione professionale qualificato e serio, proprio in quanto non parallelo o alternativo, ma successivo, alla scuola. E molti saranno giustamente preoccupati anche dalle iscrizioni di questi anni: è in atto una fuga dagli istituti tecnici (che la politica scolastica di questa maggioranza ha fatto percepire come fragile, dal destino incerto) che potrebbe diventare difficile da recuperare.
Giuseppe Aragno - 18-02-2005
Si dice: le polemiche vanno lasciate fuori della porta.
Lasciamole. Se con esse fuori rimane anche la politica, pazienza. Ma che dico? Va bene. Non è forse questo quello che si vuole? E infatti, se lo dico, faccio polemica e non vale.
Odio la povertà del mio bagaglio lessicale, la miseria della mia mente che non trova modo di volare alto come sento che si dovrebbe, come vorrei che fosse mentre scrivo e faticosamente penso. Odio senza volere odiare. Tutti l’abbiamo vista e ci si è stretto il cuore – questo almeno si potrà dire – Giuliana Sgrena prigioniera nei suoi ceppi invisibili, torturata da insondabili angosce. Tutti l’abbiamo vista. Smagrita, spaurita, coerente nel suo dolore e fatalmente implorante, forte come un gigante ferito e fragilissima come una bimba nel buio: “Aiutatemi tutti voi a salvarmi. Ho sempre lottato con voi” ci ha implorato piangente. Non si rivolgeva, non poteva rivolgersi a questo governo. Ai Fini, ai Berlusconi, ai Follini, ai Calderoli. Non era a loro che si rivolgeva. Loro ce l’hanno condotta a quell’appuntamento. E questo è un fatto, non una polemica. E se lo è, non è colpa mia se i fatti sono polemici con questo governo. La pace non può chiedere aiuto alla guerra. Giuliana Sgrena, tutti l'abbiamo vista, era la pace in catene, costretta con ferocia ad impugnare un’arma. Era la pace trasformata a viva forza e ignobilmente in arma. Un’arma puntata contro il ragionare critico, contro l’ostinata volontà di attestare una verità che non si deve dire. Un monito: ecco che accade ai testimoni, a chi ostinato pensa e fa pensare. Un solo bersaglio: chi si oppone all’impero.
Fuoriregistro per Giuliana Sgrena - 18-02-2005


Anna Pizzuti - 17-02-2005
Oggi, per effetto dell’ ambigua riforma del titolo V della Costituzione, le Regioni hanno un ruolo molto delicato; difatti con la scelta della competenza legislativa "concorrente" rischiano di essere coinvolti nell’ambito delle scelte di politica scolastica nazionale e di diventare strumenti subalterni di tali politiche; di conseguenza se la politica nazionale è, come nel caso della legge della Moratti, una politica eversiva, le Regioni non possono avallarla, ma al contrario devono contrastarla con tutti i mezzi. ” Scrive così Corrado Mauceri, in un suo intervento di pochi giorni fa.
Ed è da tempo che, riflettendo non solo sul decreto, ma anche e soprattutto su come fare per bloccarne l’iter e disinnescarlo, mi sto ponendo domande sul ruolo delle regioni in questa vicenda. Un ruolo autonomo, che affronti il problema nella sua interezza e non solo parzialmente, come accade per la legge regionale dell’Emilia e Romagna o per quella della Campania.
Battaglia di retroguardia? Ammissione che alla “divisione ” si arriverà comunque? Spero proprio di no, perchè l’intenzione è un’altra e nasce dall’esperienza di ciò che si è fatto e si sta facendo per contrastare l’applicazione del decreto sul primo ciclo.
Come in quel caso occorre accompagnare la lotta politica, la contrapposizione di fondo ad una riorganizzazione della scuola superiore funzionale al disegno neo o vetero liberista di questa maggioranza, con il maggior numero di azioni di contrasto su tutti i piani, a partire da quello della costituzionalità del decreto, proprio rispetto al nuovo Titolo V. Che assegna alle regioni l’istruzione e la formazione professionale, non solo la formazione professionale.
E’ lecito quindi, a mio avviso, guardare con molta attenzione al modo in cui esse si muoveranno ed anche chiedere un conto preventivo ai partiti del centrosinistra prima del voto.
Francesco Paolo Catanzaro - 17-02-2005
In un periodo in cui la scuola taglia le spese, taglia gli stipendi, taglia le cattedre, taglia i finanziamenti, burocratizza sempre più il lavoro scolastico, rende sempre più precario il lavoro degli insegnanti, vorrebbe cancellare la "memoria di ...
Maria Teresa De Nardis - 16-02-2005
Si è tenuto il 7 febbraio a Milano, presso l'Istituto Professionale Cavalieri, il convegno "Biblioteche (in)visibili : Le biblioteche scolastiche si raccontano" organizzato dal CONBS - Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici con il patrocinio ...
Grazia Perrone - 16-02-2005
(...)"Aspettavamo la storia ed invece é arrivata la fiction... La realtà io me la sento nel corpo, quest'agglomerato di cellule che hanno geni misti, e solo poco meno di tre quarti sono italiani, gli altri sono sloveni. Misti come le nostre terre e ogni volta che la nostra storia viene lacerata in questo modo, mi sento lacerare anch'io. Una sofferenza difficile da comunicare a parole. (...)". E' quanto scrive Paola Lucchesi a commento della "fiction" televisiva "Il cuore nel pozzo". La questione delle foibe e la “Giornata della memoria”, nonché la già citata fiction televisiva hanno trovato ampio spazio sulle pagine della stampa d’oltremare. Nonostante non ci siano state reazioni ufficiali dei governi, sui quotidiani sloveni e croati sono usciti nei giorni scorsi commenti, interviste, articoli e trafiletti su questo argomento. Ve ne propongo alcuni stralci

Il 9 febbraio, il quotidiano sloveno “Dnevnik” riporta un lungo articolo sulla fiction televisiva. Oltre a riportare dell’alta percentuale di audience ricevuta in Italia dalle due puntate dello sceneggiato, sottolinea la reazione dell’Accademia liberale slovena alla proiezione del film, valutato come “opera di indottrinamento e di propaganda politica”. Dal canto suo l’Accademia slovena – riporta il Dnevnik - ha controbattuto con la proiezione di un altro film dal titolo “Nel mio Paese”. Una pellicola sui crimini commessi dagli Italiani e dai Tedeschi nei confronti degli Sloveni, girata nel 1948. L’Accademia, si legge, ha esplicitamente chiesto al governo sloveno di reagire a questa “manipolazione della storia”.

Sullo stesso tema prende posizione il quotidiano della minoranza italiana in Slovenia e Croazia, “La voce del popolo”, con un articolo intitolato “’Furono giustiziati 284 fascisti’ - I combattenti dell’Istria reagiscono alla ‘campagna denigratoria’”. Nell’articolo la fiction televisiva “Il cuore nel pozzo” viene contestata dall’Associazione regionale dei combattenti antifascisti, la quale dichiara che lo sceneggiato è “falso, denigratorio e fuorviante”. Il pezzo del quotidiano di Pola prosegue citando il commento di Tomo Ravnic, membro dell’associazione, intervenuto durante la conferenza stampa del 9 febbraio.

Da quando in Italia è salito al potere Berlusconi per noi le cose sono cambiate: per certa stampa ogni occasione è buona per dire male di noi. Ci dà fastidio il fatto che incessantemente si dice che i partigiani, cioè i combattenti antifascisti, hanno ucciso gli italiani solo in quanto tali. È un’atroce bugia che non possiamo tollerare”, ha commentato Ravnic.

Nello stesso articolo viene riportata la dichiarazione del giornalista Armando Cernjul, il quale non risparmia critiche ai colleghi italiani e al governo croato: “Noi non riusciamo a scrivere tanti articoli quanti sono i libri che in materia si danno alle stampe in Italia.” E poi: “Non passa giorno che alcuni giornali – Il Piccolo, TriesteOggi – non attacchino il movimento partigiano, esagerando il numero degli infoibati. Si vergogni il Governo (croato, n.d.a.) che non reagisce mai. Noi facciamo da pompieri, reagiamo quando qualcuno ci colpisce, ma le cose vanno chiarite una volta per tutte. Le foibe: non sono invenzione nostra; cent’anni fa l’irredentismo italiano ci minacciava con trattamenti simili.”

Sempre il 9 febbraio, il quotidiano croato “Slobodna Dalmacija” esce con un articolo dal titolo “I media e i politici italiani alla vigilia della celebrazione del ‘Giorno della memoria’ - Sulla tragedia degli esuli italiani: la Zagabria ufficiale tace sulle foibe”. Nell’articolo Senol Selimovic, giornalista del quotidiano croato, riprende ampiamente la corrispondenza inviata al sito Osservatorio sui Balcani da Drago Hedl sulle foibe viste dalla Croazia, nella quale si sottolinea il silenzio di Zagabria sulla questione delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmato.

Il giorno successivo in Slovenia “Delo”, “Dnevnik”, “24 Hur”, riportano una notizia dal titolo, “Studenti italiani non desiderano imparare la cultura croata”.

Cinque studenti di lingua e letteratura croata dell’Istituto per l’Europa centrale e sud-orientale dell’Università La sapienza di Roma, mercoledì scorso (9 feb., ndt.) hanno protestato di fronte all’istituto per cambiare il corso di studi, perché non volevano studiare la cultura di un popolo che ha ucciso gli Italiani solo perché erano Italiani”.

Nel riportare la notizia i quotidiani aggiungono che ciò fa parte di un’isteria collettiva che ha preso forma attraverso i media alla vigilia del “Giorno del ricordo”, indetto dall’Italia per il 10 febbraio. Secondo i quotidiani sloveni, si tratterebbe di una campagna del centro destra, guidata da Silvio Berlusconi, con l’intento di attaccare gli oppositori politici del centro sinistra.

Il 10 febbraio “Slobodna Dalmacija” ritorna sulla questione con un articolo dal titolo “L’Italia si rammarica, e la Croazia non festeggia”, ancora a firma di Senol Selimovic. Un lungo articolo di carattere storico in cui l’autore presenta i fatti del 1947, anno della Conferenza di Pace di Parigi, ossia – come precisa l’autore – della decisione sulla perdita delle “province orientali” dell’Adriatico. Secondo Selimovic, “una perdita dolorosa solo per gli sconfitti fascisti italiani”.

Più ad est, anche i media serbi hanno dato spazio alla notizia della celebrazione in Italia del “Giorno della memoria” e della fiction televisiva. Il 6 febbraio il quotidiano “Politika” ne aveva parlato intervistando l’attore belgradese Dragan Bjelogrlic, che interpreta il ruolo del partigiano sloveno Novak, ne “Il cuore nel Pozzo”. Il giorno stesso della celebrazione, 10 febbraio, la notizia viene battuta da B92, una sottolineatura va alle forti reazioni della Slovenia alla fiction televisiva della RAI. L’11 febbraio ne parla anche il quotidiano di orientamento progressista “Danas”. “Passerella della destra a Trieste” è il titolo dell’articolo del quotidiano belgradese in cui compaiono le parole del ministro Tremaglia in visita a Trieste e le reazioni sollevate in Slovenia, oltre che alle punte di ascolto della fiction sulle foibe. “Danas” ritorna sulla questione con un articolo pubblicato nell’inserto settimanale, “Danas vikend”. “Violazione nelle fosse della morte” è il titolo dell’articolo pubblicato dal settimanale, nel quale viene presentato il quadro storico di riferimento, date e cifre, senza dimenticare i crimini delle camicie nere nei campi di concentramento , in particolare sull’isola di Rab, in Croazia.

Alba Sasso - 15-02-2005

Con l'incontro di oggi (15 febbraio alle ore 17 all'Hotel Exelsior, al quale parteciperà Nichi Vendola) il mondo della scuola pugliese, insieme alle forze sindacali, associative, ai partiti, alle forze istituzionali, sulla base di un documento, ...
Franco Labella - 15-02-2005
Ho preparato l'appello che riporto di seguito. Le adesioni possono essere inviate per e-mail al seguente indirizzo: area2istitutovillari@libero.it.
Chi ritiene di diffonderlo faccia presente che l'appello potrà essere pubblicato su quotidiani o su ...
Roberto Renzetti - 14-02-2005
Credo che da un poco di tempo si faccia polemica politica parlando di cose che non si conoscono; ed io mi metto in questa ipotesi perché l’altra, la vendita di tappeti, neppure la prendo in considerazione.

Diceva Alba Sasso: “Un dibattito … può ...
Paola Fertitta - 14-02-2005
Vi invio copia del comunicato che alcune colleghe di Enna, Angela Accascina e Francesca Valbruzzi, socie dell'associazione disciplinare di italianistica ADI-SD, hanno preparato per il rapimento di Giuliana Sgrena.
Paola Fertitta


Il “diario ...
Marino Bocchi - 11-02-2005
Gli stralci diffusi alle agenzie dell’Ordine del giorno approvato una settimana fa dal congresso dei Ds sono stati troppo in fretta accolti con ingenui gridolini d’entusiasmo. Capisco il senso di sollievo di chi, come me per esempio, era rimasto sconcertato e deluso dal fatto che nella relazione e poi nella replica di Fassino non ci fosse traccia di una richiesta di cancellazione della legge Moratti da inserire nel futuribile programma della Gad (o Unione, come infine è stata battezzata). Ma questo non autorizzava, e tantomeno autorizza oggi, 12 febbraio, dopo le ultime dichiarazioni di Fassino che richiamo in chiusura, a farsi prendere per il naso. Vediamo perché. Intanto l’Ordine del giorno andrebbe letto nella sua integralità. Suggerisco di farlo, per cogliere le altre cose che ci sono e che negli stralci non compaiono.
Precarius - 11-02-2005
A proposito del piano per l’assunzione a tempo indeterminato di migliaia di docenti precari su tutti i posti disponibili e vacanti, di cui abbiamo parlato lo
scorso 31 gennaio ( e che ha stimolato numerosi interventi a commento) , finalmente possiamo "postare" il comunicato delle Organizzazioni Sindacali.
Bisogna diffondere ovunque questo comunicato di mobilitazione dei docenti precari .
Bisogna informare tutti i colleghi che la Moratti è in ritardo sull'attuazione del piano pluriennale relativo alle assunzioni su tutti i posti vacanti esistenti. La stragrande maggioranza degli insegnanti precari ne è incosapevole.
Condizionare e "ripulire" nel miglior modo possibile, l'eventuale DdL Valditara.
I genitori dei nostri alunni invocano giustamente, da anni, la garanzia della continuità didattica. Sono stati invitati, invece, a danzare con noi interminabili "valzer" sulle cattedre...
Diffondiamo anche a loro il comunicato della mobilitazione.
Dobbiamo essere pronti allo sciopero anche se ci toccherà farlo senza i colleghi di ruolo.
Ecco il comunicato ed il volantino.
Nei quattro incontri interregionali bisognerà indicare la strada per obbligare il ministro a firmare.
Bene!
Giuseppe Aragno - 11-02-2005
Casa mia sorge su un vecchio vigneto ch’era un tempo alle spalle d’una casa colonica, nel verde della collina del Vomero, in quello che un tempo fu il piccolo villaggio di “Antignano”, che Salvatore Di Giacomo immortalò nella musica dei suoi versi: “Maggio ‘na tavernella ‘ncopp’Antignano/ Addore d’anepeta novella…"
Nulla di tutto ciò sopravvive: il cemento degli anni Sessanta s’è mangiato tutto. E il Vomero è ormai solo un affollato e opulento quartiere della Napoli di questo inizio di millennio, anonimo e congestionato che non ha più memoria di ciò che siamo stati.
Il 30 settembre del 1943, dov’è oggi casa mia, allo sbocco di Case Puntellate, prima dell’ampio slargo sul quale s’affacciava lo stadio “Littorio”, la “Masseria Pezzalonga” era in subbuglio. Il crepitare dei colpi d’arma automatica, gli ordini secchi e ripetuti, i lunghi silenzi, il rumore dei passi veloci sulle foglie d’autunno tenevano compagnia e atterrivano.
Patrizia Abate - 11-02-2005
Noi insegnanti – si sa – un po’ tradizionalisti lo siamo; molto spesso siamo ancorati alle nostre “abitudini e sovranità disciplinari” (E. Morin) e pertanto le innovazioni ci lasciano perplessi. Ma la bozza della riforma della secondaria superiore oltre a suscitare le solite resistenze ed incertezze, desta forti preoccupazioni per taluni aspetti e contenuti che emergono.
In particolare, appare non condivisibile la scelta di relegare l’insegnamento del Diritto e dell’Economia Politica nel solo liceo economico, e ciò in contrasto con il tentativo – realizzato a partire dagli anni ’90 in poi – di diffondere la cultura giuridico-economica negli istituti tecnici, professionali ed in alcune tipologie di liceo.
La diffusione dell’insegnamento del Diritto e dell’Economia ha cercato di rispondere all’esigenza di trasmettere agli studenti non solo i saperi disciplinari, ma anche i valori ed i principi che sono i fondamenti di una convivenza e di una cittadinanza consapevole, e di far sviluppare negli alunni una responsabile coscienza civica e un’adeguata visione socio-politica del mondo.
Le moderne società globali richiedono conoscenze e competenze basilari in campo economico e giuridico e pertanto si è pensato di fornire ai discenti gli strumenti per comprendere la realtà quotidiana e per poter vivere come protagonisti attivi e consapevoli all’interno del complesso e articolato sistema economico, quale quello attuale.
Eppure nel decreto legislativo sulla scuola secondaria non c’é traccia di tutto ciò!
Dal momento che la formazione delle nuove generazioni è “un problema e un valore generale del Paese” con inevitabili ripercussioni sul tessuto sociale, possiamo chiederci se tutto ciò porterà ad una crescita di futuri uomini, cittadini, lavoratori egualmente consapevoli dei loro diritti/doveri e delle loro attività, e forniti di un’adeguata coscienza civica, di responsabilità sociale e di senso etico.
Spero che la risposta passi ben oltre la logica di riduzione delle spese o a problemi di quadratura del monte ore dei curricoli, quando molteplici voci - dall’interno e dall’esterno della scuola - invocano, anche davanti al pericoloso diffondersi di atti teppistici giovanili nella nostra società, un maggiore impegno di tutte le componenti scolastiche nell’educare ai valori della legalità e della democrazia.
E’ forse eliminando dai curricola obbligatori l’insegnamento del diritto e dell’economia che la nuova scuola, pseudo-riformata, potrà offrire adeguate risposte alle istanze della società?
Gianni Mereghetti - 11-02-2005
Non è un bel segno che FORZA ITALIA prenda le distanze dalle bozze di riforma del II ciclo che il ministro Moratti ha presentato, né può essere considerata una bega di partito, anzi è il segnale di quanto sia decisivo portare a termine in modo ...
Mario Menziani - 11-02-2005
Notizie dalla neoscuola

I riflettori della ribalta illuminano a giorno l’ultimo segmento del sistema scolastico toccato dalla riforma: ci appare essenziale, magro e asciutto come si addice ai tempi, i tempi della neoscuola.
Raggiunto dalla ...
Ilaria Ricciotti - 11-02-2005
Durante gli anni della giovinezza e poi della maturità ho incontrato e conosciuto parecchie persone: alcune belle, altre molto brutte. Belle e brutte dentro. Con o senz’anima. Con o senza principi, ideali, valori e passioni.
Naturalmente il feeling è stato possibile stabilirlo soltanto con le prime, quelle che, come me, si presentavano dinanzi ai vari accalappia-anime completamente nude ed indifese.
Tuttavia questo modo di essere ed apparire, con il tempo ho constatato che, nel quotidiano, non è un atteggiamento vincente. Infatti non vincono mai nulla coloro che non hanno acquisito l’arte del diplomatico o, peggio ancora di chi sa tanto bene mentire e cambiare il vero colore alle cose.
Alba Sasso - 11-02-2005
Ricevuto il 7 febbraio 2005

5 feb. (Apcom) - Il congresso dei Ds, nelle votazioni sugli odg che concludono il III Congresso nazionale, ha approvato un documento che "impegna ad inserire nell'agenda del nuovo governo la cancellazione della legge ...
Professione Docente - 10-02-2005
Riceviamo e diffondiamo un'intervista all'onorevole Alba Sasso [Red]

Ma l'opposizione dice : "Lavoriamo insieme per l'attuazione della L. 143/2004."

"E’ una scorciatoia che divide e che fa presa sulla disperazione delle persone.
Siamo disponibili a lavorare insieme per un piano di attuazione della Legge 143, che non leda i diritti costituzionali".

Onorevole Sasso, come valuta la proposta del senatore Valditara di assunzione immediata di 90.000 precari, in cambio della dilazione di 5 anni della ricostruzione della carriera?

E' indubbio che il problema del precariato rappresenti una dura realtà e per i docenti coinvolti e per tutto il sistema dell'istruzione. La mancanza della continuità didattica mina le garanzie per tutti i soggetti interessati. Questa proposta è prima di tutto una scorciatoia rispetto alla Legge 143 che stabilisce un piano triennale di nomine.

Inoltre…
On. Piera Capitelli - 10-02-2005
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Modifiche all'articolo 10 della legge 3 maggio 2004, n. 112, (4964-5017-5108)

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, il mio sarà un intervento più complessivo, ma non posso esimermi dal rivolgere un vero appello ai colleghi presenti in quest'aula che sono padri e madri, magari anche nonni e nonne, perché almeno votino a favore dell'emendamento in esame. Non possiamo mandare messaggi televisivi così penalizzanti i bambini come quelli che pubblicizzano il consumo di alcol.
Vorrei fare un passo indietro, e mi rivolgo al ancora una volta a padri, madri e nonni. Credo che sarebbe stato meglio non presentare il provvedimento in esame e lasciare le cose come stavano. In modo quasi istintivo il Parlamento aveva intrapreso la strada giusta: la strada della severità, quella delle soluzioni senza «se» e senza «ma», una strada forse poco libera ma necessaria. Vietare spot con protagonisti i bambini è necessario perché si tratta di soggetti che in certe situazioni hanno bisogno di essere tutelati.
Anche se noi non abbiamo un'idea del bambino solo come soggetto di tutela, bensì come soggetto portatore di diritti, tuttavia in certi casi il bambino diventa anche un soggetto da tutelare. Questo ce lo dice la ricerca scientifica. Nel corso dell'iter di questo provvedimento abbiamo cercato di essere collaborativi, entrando molto nel merito. Se avevamo ancora qualche dubbio sulla necessità di mediazioni culturali e pedagogiche inerenti al sistema economico, oggi di dubbi non ne abbiamo più! È stata infatti una ricerca scientifica, ampiamente documentata sulla stampa, a toglierci eventuali dubbi.
Voi tutti sapete che l'Osservatorio sui diritti dei minori e la Società di pediatria denunciano la pericolosità di tutti gli annunci pubblicitari televisivi. Credo dunque che questa ricerca rappresenti un fatto nuovo e dato che la politica non può essere staccata dal mondo della scienza, essa deve anche poter cambiare idea quando il mondo scientifico le fornisce dei dati. Questi oggi noi ce li abbiamo, perché questa ricerca ci richiama drammaticamente alla necessità di tutelare, il più possibile, i bambini dai messaggi pubblicitari, ma ancor più alla necessità di tutelare i bambini che si rivolgono ai bambini. Non esiste infatti che un messaggio pubblicitario negativo possa essere mandato da un bambino verso un altro bambino! Questa è la sostanza. Vi è la necessità di riscoprire bambini che incarnino messaggi positivi da inviare ad altri bambini, anziché di bambini che vengono utilizzati per mandare messaggi ad uso e consumo del mondo economico, animato da logiche che con l'educazione dei bambini non hanno nulla a che fare.
Jasna Tkalec - 10-02-2005
Con il dolore nell'anima ho visto ieri quello che ha trasmesso Rai Uno a proposito della "Giornata della memoria delle foibe".

Dunque una giornata della memoria dei massacri commessi dai partigiani titini e dell'esodo degli italiani dall'Istria e dalla Dalmazia... Mi hanno colpito termini come "violenza cieca", che si sarebbe abbattuta sui cittadini innocenti. Prima di proseguire, per sgombrare ogni equivoco, ci tengo a sottolineare che tutta la mia vita l'ho passata ad occuparmi della cultura italiana e che l'unico figlio che ho avuto ora vive a Roma ed ha finito gli studi in Italia. Quindi per libera scelta l'Italia era ed è tuttora il paese di tutte le mie anzi nostre aspirazioni. Per questo è ancor più insopportabile sentire che si è presa la giornata della firma del trattato di Pace (10 febbraio) nella Conferenza di Parigi del 1947, come giornata della memoria di un ingiustizia e di un lutto subiti, invece di onorarla come la giornata della sepoltura definitiva del fascismo.
I fatti storici però restano quelli che sono anche se gli uomini li interpretano come vogliono.
Balilla Bolognesi - 10-02-2005
Balilla era il soprannome di Giambattista Perasso (Genova 1735 - 1781), il ragazzo che prese parte al celebre episodio del 5 dicembre 1746 avvenuto a Genova occupata e angariata dalle loro prepotenze. In quel giorno, nel rione di Portoria, un gruppo di soldati austriaci stava trainando un pesante cannone, che per il fango presente nella strada si era bloccato. Allora questi soldati obbligarono, a colpi di frusta, molti passanti a spingere e trainare questo cannone, insultandoli e percuotendoli ferocemente. L'adolescente Giambattista, accortosi di questo, prese un sasso e lo scagliò con forza verso i soldati austriaci gridando "Che l'inse ?". Da questo gesto ebbe inizio l'insurrezione popolare che scacciò definitivamente gli austriaci.
Questa è la storia dell'intrepido "Balilla".
La propaganda fascista si impossessò di questo fatto e nell'anno 1926 fondò l' Opera Nazionale Balilla con lo scopo di inquadrare ed istruire i fanciulli Italiani nell'ideologia fascista, inculcando l'idea che i fanciulli italiani dovevano essere tutti come "Balilla ". Io sono stato battezzato con questo nome per due motivi.
Comitato per la Scuola della Repubblica - 10-02-2005
LA RELIGIONE CATTOLICA È UN INSEGNAMENTO FACOLTATIVO; NON PUO’ ESSERE INSERITO NELLA SCHEDA DI VALUTAZIONE UNITAMENTE AGLI INSEGNAMENTI OBBLIGATORI.


L’Associazione "Per la scuola della Repubblica" ha a suo tempo impugnato il D.Lgs. n. 59/04 ...
Cosimo Scarinzi - 09-02-2005
Domani al Lingotto Letizia Moratti, Ministro dell’Istruzione e Roberto Maroni, Ministro del Lavoro intratterranno un pubblico selezionato sulle riforme che stanno imponendo alla scuola pubblica ed al mercato del lavoro, non a caso appaiati.
Intanto, chi nelle scuole studia e lavora guarda con legittima preoccupazione agli effetti della riforma sulla situazione generale della scuola. Nelle assemblee e nei collegi docenti vengono approvate mozioni di critica alla riforma ...
Alessandro Rizzo - 09-02-2005
APPELLO CONTRO IL RICONOSCIMENTO AI REPUBBLICHINI DELLA QUALIFICA DI BELLIGERANTI

In Senato un colpo di mano ha calendarizzato la discussione sulla proposta del "riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica sociale italiana (Rsi)".
E' un vero e proprio schiaffo storico e morale ai tanti uomini e donne, giovani e anziani che hanno combattuto contro il nazifascismo per la libertà e per la democrazia. La questione, già di per sè di estrema gravità, assume toni più pesanti quando si considera che la proposta di finanziamento, dovuto dalle autorità istituzionali alle associazioni di partigiane e resistenziali, in occasione del sessantennale della Liberazione, licenziata dalla Commissione Difesa per l'Aula sin dal 4 febbraio 2004, giace a Palazzo Madama da mesi e mesi, senza che il governo abbia ancora provveduto a renderla attuativa. Non solo: ma non ha avuto risposta la richiesta di interventi "per i cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti".

La gravità di questi fatti indignano le coscienze di coloro che hanno a cuore la difesa della democrazia e delle basi fondanti la nostra Repubblica, sorta dalla lotta di liberazione, condotta da coloro che si opposero con forza e determinazione a coloro che prestavano il proprio servizio alla causa dell'intolleranza e della vastazione civile, della violenza omicida.
Chiediamo pertanto come sezione ANPI "Martiri di Viale Tibaldi" di Milano di richiedere al più presto la cancellazione di questo provedimento, volto ingiustamente a equiparare i morti per la libertà ai morti per la repressione, e di provvedere fin da adesso a garantire i dovuti fondi alle associazioni impegnate a celebrare il 60° Anniversario della Liberazione, momento importante per la nostra Repubblica, nata dalla Resistenza antifascista; nonchè a consentire il giusto riconoscimento della titolarità per i cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti, di beneficiare degli interventi a loro dovuti.

Cidi - 09-02-2005
Un appello del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti sulle “Indicazioni nazionali per la scuola”

Chi considera la cultura una risorsa per tutti, garanzia di convivenza democratica e motore dello sviluppo del Paese, non può che allarmarsi di fronte alla pochezza, alla superficialità e all’assenza di pluralismo culturale con cui sono state improvvisate dal governo le Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati: un documento che, per quanto transitorio, viene imposto con dubbi strumenti giuridici alla scuola dell’obbligo, scuola di tutti, e frettolosamente prescritto all’editoria scolastica.
La stessa strada sta per essere intrapresa per la scuola secondaria superiore.

Compito della scuola è promuovere conoscenza e senso critico, offrendo a tutti e a ciascuno strumenti culturali capaci di durare nel tempo, orizzonti di senso e bussole per affrontare la complessità del mondo, per far fronte ai nuovi saperi e alle nuove responsabilità, per tenere saldi i comuni valori della convivenza.
Il rinnovamento dei contenuti e delle competenze che la scuola deve consegnare alle nuove generazioni non può che essere il risultato di un confronto lungo, articolato e ricco tra diverse posizioni ideali e culturali, sintesi di ciò che la società vuole costruire per sé e per il suo futuro nell’alveo dei principi costituzionali.
Le indicazioni curricolari per la scuola devono dunque essere condivise e di alto profilo culturale in quanto garanzia essenziale di cittadinanza attiva e responsabile.

Le “Indicazioni” volute dal ministro Moratti invece, prive del necessario respiro culturale e progettuale, sono state pensate in pochissimo tempo, in chiuse stanze, da poche persone, che non hanno cercato, né accolto osservazioni, critiche, punti di vista diversi, né hanno tenuto conto delle migliori pratiche scolastiche, dell’esperienza di chi nella scuola opera, delle competenze del vasto mondo della cultura e della ricerca.

È la prima volta che questo accade nella storia della scuola della Repubblica.

Resistenze.org - 09-02-2005
Claudia Cernigoi scriveva qualche tempo prima.

I polemici sostengono che la televisione è l’arma finale del dottor Goebbels. Noi non ci sentiamo di essere così perentori, però è un dato di fatto che dire “l’hanno detto in tivù” dà una patente di veridicità alle fesserie più enormi. Ed è pure un dato di fatto che, quando si vuole influenzare in un determinato modo la coscienza collettiva argomenti specifici, il modo migliore per ottenere il risultato voluto è quello di far passare in televisione ciò che si vuole far entrare nella testa della gente. Ed a questo scopo, un “buon” sceneggiato (adesso lo chiamano “fiction”, che fa più “americano”) è il sistema perfetto per plagiare la testa della gente.
Così, quando in questi giorni leggiamo di quello che si sta preparando come sceneggiato sulle “foibe”, e come esso viene presentato, ci vengono i brividi per quanto danno provocherà questa operazione mediatica.

un lettore da Indymedia - 09-02-2005
Mi chiedo a che punto potrà arrivare questo distillato di odio contro il comunismo: ieri “semplici” censure di alcuni personaggi scomodi, oggi costruzione di memorie catodiche sulle macerie cerebrali degli italiani. Vogliono edificare una nuova Storia. Perché? Domani cosa succederà?
Anche se mi rendo conto che la cosa è quasi impossibile, bisognerebbe fare in modo che chi ha messo in piedi questa vergogna non la passi liscia. Mi piacerebbe che i nostri candidati della sinistra si svegliassero un po’ e mettessero nel “programma di governo” una loro lista di soggetti da fare sparire dalla RAI. Loro sì che hanno il diritto di farlo: Daniele Luttazzi, Michele Santoro, Enzo Biagi e Sabina Guzzanti di falsità non ne hanno mai raccontate. Questi anonimi manipolatori di fatti storici invece fanno della falsità una ragione di vita.

Laura Tussi - 09-02-2005
Le tipologie di pensiero del racconto autobiografico

L’attenzione per la narrazione autobiografica non consta esclusivamente nella cronaca viscerale degli eventi passati, ma nella globale ricostruzione della propria storia esistenziale.
Il narratore è condotto nel processo di rimemorazione dal ricordo quale traccia in trasformazione metabletica, in un percorso mnemonico, tra memoria e realtà, sempre dinamico, in cui i ricordi risultano soprattutto ricostruttivi e non riproduttivi, in una reinterpretazione senza sosta del tempo trascorso.
La memoria è un supporto in evoluzione, in fieri, in itinere nel percorso di rimemorazione in un processo mnemonico di tipologia dinamica nella continua reinterpretazione degli eventi trascorsi, aggiornati da nuove esperienze, che agisce retroattivamente apportando varianti al ricordo.
La memoria individuale collegata ed intrecciata con quella collettiva può fungere da setaccio degli episodi e degli eventi imbrigliati nel ricordo, producendo oltre al naturale processo dell’oblio, la metabletica rimemorativa, ossia la trasformazione dei ricordi, influenzati anche dalle storie di vita altrui.

Roberto Renzetti - 08-02-2005
Dico qualcosa dopo otto giorni dal precedente intervento. Aspettavo pazientemente una risposta che, fino ad ora, non è arrivata. In attesa di tale risposta e visti altri interventi, propongo alcune considerazioni.
E' dal 1968 che lavoro a tempo pieno per una scuola qualificata. Da quando la risposta del governo alle richieste di democratizzazione fu l'orrenda equazione scuola di massa = scuola dequalificata.
Molti, compagni e non, si sono assunti questo ruolo. Hanno fatto lotte importanti che portarono ad un parziale risultato (1974): i decreti delegati (DD<). Da questi purtroppo, per una delega mal intesa da parte dei sindacati confederali, è iniziato il declino della scuola. Quelli che hanno la mia età ricordano che vi furono due punti che mandarono tutto in malora: il DD sulla democrazia (quanto dovesse pesare la rappresentanza delle varie componenti nel Consiglio d'Istituto) e la non approvazione dell'ultimo DD, quello relativo alla retribuzione per la gran mole di lavoro che discendeva per i lavoratori della scuola dagli stessi DD (da quel momento, gestito malissimo dai sindacati, è iniziato il declino economico degli insegnanti).
Ricordo che il 1970 è l'anno della Commissione Biasini, dalla quale nel 1975 vennero prodotti da tutti i partiti politici vari progetti di legge estremamente interessanti. Ricordo che di grande apertura erano (in ordine) quelli di PSI, PCI, PRI.
Tutto morì subito e, mentre la scuola elementare trovava leggi che la qualificavano sempre più, restava aperto il problema, ancora irrisolto, della scuola media, il buco nero mai definito correttamente. Per la scuola secondaria di secondo grado si era di fronte ad un bivio che fece molto discutere: il biennio deve essere unico o unitario? Non rifaccio la storia di quello che potrebbe essere anche oggi un dibattito che farebbe crescere tutti, dico invece che le linee guida che erano emerse prevedevano l'obbligo fino ai 16 anni (fine del biennio); delle materie opzionali che avevano lo scopo di orientare gli studenti per il prosieguo degli studi; una opzionalità che si riducesse drasticamente all'inizio del triennio. Da quel momento scolastico la scuola doveva diventare sempre più professionalizzante per tutti. Per chi sceglieva studi che avevano aperture universitarie, l'ultimo anno era solo un anno di preparazione per la facoltà scelta (ciò avrebbe comportato la liberazione di molti compiti da parte dell'Università). Sullo sfondo vi era l'esigenza di reagire ai tentativi di dequalificazione che, alla lunga, avrebbero portato alla scuola privata. Vi furono tentativi ulteriori di aggiustamenti ma non erano in un quadro complessivo. Ad esempio i progetti Brocca che, pur peccando di enciclopedismo, erano un tentativo serio, da approfondire. Ciò che è emerso tra coloro che si preoccupavano a tempo pieno di scuola pur lavorando nella scuola (questa è ormai una calamità: dappertutto, fateci caso, sono i comandati ed i distaccati da una vita che ci spiegano ...) era la necessità di far crescere i livelli di preparazione delle scuole professionali (maggiore preparazione su tecniche che via via evolvevano nel mondo produttivo); conseguente maggior controllo su di esse togliendole a clientele salesiane e sindacali; finanziamenti adeguati a tali scuole.
Per quel che riguarda gli ITIS il problema è lo stesso con in più la considerazione che una preparazione troppo specialistica rischia di diventare obsoleta rapidamente e quindi vi è la necessità di pensare ad una preparazione che renda i fruitori della scuola più aperti e flessibili (con significato differente dalla flessibilità messa in campo dal centrosinistro Treu !!!). Tra parentesi, occorrerebbe che i nostri legislatori fossero un poco più al corrente di ciò che accade almeno in Europa: il legare scuole professionali direttamente a delle fabbriche è stato un fallimento, ad esempio, in Germania (fabbriche di occhiali) poiché al minimo cambio di modo di produzione non si era in grado di "riciclare" chi aveva preparazioni specialistiche (ma basta guardare anche gli ottimi meccanici di Terni che, nella malaugurata eventualità della chiusura delle acciaierie avrebbero enormi problemi di inserimento. I licei dovevano aumentare la parte sperimentale: laboratori di scienze per rendere in qualche modo effettiva quella cosa chiamata rivoluzione galileiana.
A queste esigenze, quantomeno da discutere, si è sovrapposto il confronto con i diplomati ed i laureati nel resto d'Europa con la sciocca pretesa di riuscire in poco tempo a mettersi in media ma MAI parlando di media con qualità. E così ci siamo ritrovati con la dequalificazione dei governi DC.
Se il problema da risolvere era quello del NUMERO dei diplomati, non si vede perché doveva essere attaccata tutta la scuola. Visto che i sinistri amano i doppi canali, potevano fare una scuola a doppio canale: quella seria e quella all'americana, completamente opzionale (musica, danza, calcio, pallacanestro, ...). Stessi diplomi alla fine, con in più l'elenco delle materie frequentate sul diploma medesimo, senza toccare il valore legale del titolo di studio che è l'unica difesa dei diplomi SERI dei più deboli (ricordo che ciò che vuole la nostra industria stracciona è proprio questo: se ne fece interprete Gelli ed oggi Berlusconi lo sta piano piano realizzando).
Fuoriregistro - 08-02-2005
Riceviamo e pubblichiamo un articolo articolo tratto da Liberazione del 3 febbraio 2005. L'autore è Aldo Nove.

"E' colpa dei pensieri associativi /se non riesco a stare adesso qui", diceva Battiato in una canzone degli anni Ottanta.
In un ...
Maurizio Tiriticco - 07-02-2005
Che bello! Ritornano i Programmi!

C’erano una volta i programmi ministeriali… ora ci sono le Indicazioni nazionali, solo per il primo ciclo, e, chissà quando… quelle regionali… e ci sono anche gli OSA… per tutti i cicli, un diluvio, anzi uno tsunami, direi… Li ho letti… tutti tutti tutti, lo giuro, e con tanta tanta attenzione, ma…
Mi sono chiesto: tra i programmi ministeriali e gli OSA non c’è di mezzo l’autonomia? Ed anche il nuovo Titolo V? Ed anche un ruolo tutto diverso del MIUR, che non è, o meglio non dovrebbe più essere, il vecchio MPI liquidato dal dlgs 300/99, applicativo della legge 59/97?
Il rapporto che corre, o dovrebbe correre, oggi tra le Istituzioni Scolastiche Autonome non può essere quello che correva un tempo tra MPI e le unità scolastiche! L’autonomia, il nuovo Titolo V e il dlgs 300 per gli attuali amministratori del MIUR sembrano assolutamente… non esistere!
Di questa nuova realtà costituzionale, istituzionale e normativa – mi si scusi il crescendo! – gli estensori degli OSA non hanno tenuto alcun conto! O forse chi ha assegnato i compiti ai gruppi di lavoro, anonimi, pur se qualche firmetta qua e là compare… ha dimenticato di dir loro che non dovevano replicare i programmi di buona memoria, ma fare tutt’altra cosaaaaa!!!!
Indubbiamente, ad essere onesti, gli estensori sono stati bravissimi! Ottimi professori di scuola secondaria… di secondo grado, ovviamente, che ormai sanno tutto di come si individuano, definiscono, descrivono obiettivi di apprendimento: i testi classici degli anni Settanta (Mager, i due Nicholls, i due de Landsheere, il duo Vertecchi Maragliano, il Pellerey, la Pontecorvo e… un pizzico del Tiriticco!) indubbiamente hanno fatto scuola.

Vittorio Delmoro - 07-02-2005
Riscriviamole, dice Bertagna!

Ho letto con attenzione l’intervista rilasciata ad Andrea Turchi dal Professor Bertagna, la stessa attenzione che dedico ormai da tre anni e mezzo a tutto quanto il professore scrive (e appare su Internet), sebbene mi sia ormai convinto che questo dibattito sulle Indicazioni Nazionali sia destinato all’oblio, appena scalfito dalla famosa formazione che invaderà a breve le scuole.

Che si tratti di un dibattito sul passato, già quindi morto e sepolto, lo si può intravedere dalle parole stesse del professore, che non riconosce le sue proprie indicazioni in quelle che sono poi diventate le Indicazioni Nazionali allegate al Dl 59/2004. Bertagna parla infatti di eccesso di prescrittività, e di minutaglia delle Indicazioni; critica la fretta con cui sono state redatte da quei tecnici ministeriali da cui rifugge e alla cui persuasione non intende partecipare.

C’è poi un altro elemento, ancora più significativo, che contribuisce a seppellire le Indicazioni : esse sono sì prescrittive – dice il professore – ma allegate in via transitoria, non solo per una questione di tempi tecnici, ma perché non possono certo essere considerate una legge; anzi entro 18 mesi si potrà anche mettere mano a una loro ristrutturazione.

Ristrutturazione che trova il professore già bello e pronto : lui non le conosce solo da un anno le Indicazioni, lui le ha scritte già tre anni fa e questo è un tempo sufficientemente lungo per cambiarle!

Ristrutturarle dal punto di vista del metodo : mettiamo a confronto le Indicazioni – dice – con altri documenti alternativi/integrativi; voi contestatori – sottintende – fate qualcosa di costruttivo, e invece di lasciare il Ministro (e me stesso) solo arbitro delle modifiche da introdurre, presentate delle controproposte organiche, così che, grazie alla comparazione, ne scaturirebbe un contributo al perfezionamento e un atto importante per la cultura, la scuola, i ragazzi…

Corrado Mauceri - 07-02-2005
Vittorie "pericolose" quelle della Regione Emilia – Romagna in materia scolastica.

L’Unità di domenica scorsa ha pubblicato un articolo a firma di Marina Boscaini in cui si dava notizia di un importante "vittoria" della Regione Emilia Romagna; la ...
M. Falco - 07-02-2005
Perché la giornata della memoria all’IPSSCTS “Oriani-Mazzini” di Milano

La giornata della memoria nel nostro istituto è una giornata particolare di attività finalizzate non al semplice ricordo degli eventi che da 60 anni ci costringono a fare i conti con una storia capace di assumere aspetti impensabili di malvagità compiuti dall’uomo, ma volta alla ricostruzione di un percorso della memoria capace di affrontare ricerca documentaria e ricostruzione visiva degli avvenimenti, mettendo in gioco la propria persona, la propria capacità di rievocazione, dirette a riportare alla superficie gli aspetti che più turbano i nostri sentimenti e, proprio perché capaci di commuoverci, idonei a scuotere la sonnolenza dentro cui la quotidianità cerca di affogare le immagini e i suoni di ciò che non può e non deve essere dimenticato.
Il 27 gennaio 1945 è un giorno incancellabile nella nostra memoria, è un giorno di libertà e di dolore, di libertà perché vengono aperti i cancelli dei campi di concentramento, di dolore perché quei cancelli svelano alla storia quanto di più disumano l’uomo possa aver concepito e realizzato.
È davvero importante che la scuola si faccia promotrice di attività che ricordino alle nuove generazioni ciò che è stato perché mai più abbia a ripetersi.
È importante che nella scuola si creino spazi in cui la memoria sia fondamento di nuova civiltà, si sperimentino percorsi di rivisitazione storica che, insieme alla ricerca di documenti, immagini, suoni, faccia rivivere ai giovani quei giorni disgraziati dell’umanità.
Ecco il ruolo che la scuola oggi non può esimersi dal compiere: ricostruire nelle nuove generazioni lo spirito della riaffermazione dei diritti dell’uomo nella sua più genuina umanità, in quel diritto alla vita che sta alla base di ogni successivo diritto e che solo si realizza se siamo capaci di pensare all’altro come parte inscindibile di noi stessi, se siamo capaci di vivere le vicende e le sofferenze dell’altro come angosce che ricadono sulla nostra pelle, sul nostro vissuto.
Rivisitare vuol dire ricreare le condizioni e le situazioni di quegli anni infelici, dei campi dove l’umanità ha vissuto la bestialità condotta a regola.
Marino Bocchi - 05-02-2005
Ricorrenze semantiche

58 cartelle: tanto è durata la relazione di Piero Fassino al congresso dei democratici di sinistra. L’ho ascoltata per radio, a pezzi. L’ho scaricata, intera, dal sito dell’Unità.
Non l’ho letta tutta. Non lo posso fare. ...
Coordinamento Superiori - 05-02-2005
RIFORMA SUPERIORI

Lo schema di decreto legislativo sulla scuola superiore realizza la divisione e la selezione precoce dei ragazzi di 13 anni:
quelli destinati al liceo (durata 5 anni) e quindi all’Università;
quelli destinati alla formazione ...
Pierangelo Indolfi - 05-02-2005
Giacomo è un mio studente che si è diplomato perito informatico due anni fa con 100/100 e l'encomio della commissione.

Ora studia a Roma ingegneria aerospaziale. Mi manda questa email il cui contenuto mi fa piacere condividere.

Salve ...
Anna Pizzuti - 04-02-2005
Come anteprima all’atteso sceneggiato: “Il cuore nel pozzo”, mi sono concessa oggi la visione di un altro film: un film documentario, intitolato Una storia negata. L’esodo dei giuliano-dalmati nel Lazio, realizzato, dalla VeniceFilm Production con ...
Foruminsegnanti.it - 04-02-2005
Il foruminsegnanti.it, portale interattivo per i docenti, propone di spedire il seguente messaggio alle redazioni dei mass media:





Copia e incolla il testo della lettera ed invialo ai seguenti indirizzi e-mail, ricordando di indicare ...
Paolo Rossi - 04-02-2005
Riceviamo una segnalazione da altra lista e volentieri diffondiamo - Red

UNIVERSITA': LA SCENEGGIATA DEL MINISTRO E LA MORTE (ANNUNCIATA) DELL'AUTONOMIA (28.1.2005)

Dobbiamo confessarlo apertamente: per un po' ci avevamo creduto anche noi. Avevamo creduto alla favola bella del Ministro dell'Istruzione (non piu' Pubblica, ormai da tempo) che, folgorato sulla via di Damasco, capisce che nella formazione e nella ricerca risiede il futuro del Paese e in Consiglio dei Ministri si straccia le vesti (firmate), si mette di traverso, minaccia di dimettersi e di ritirarsi a San Patrignano se l'Università non verrà finanziata, se il blocco delle assunzioni dei giovani ricercatori non verrà annullato, se insomma non verrà ripristinata quell'autonomia così importante per tutti da essere perfino oggetto di un articolo della Costituzione.
E in questo slancio di ritrovato entusiasmo ci eravamo anche detti che in fondo il modesto vincolo della Finanziaria, la richiesta che gli Atenei presentassero piani triennali di sviluppo, era una cosa sensata.. Per anni ci eravamo riempiti la bocca con appelli alla programmazione, e ora che ci chiedevano di farla per davvero non potevamo certo lamentarci.
E non sono mancati pranzi e cene per festeggiare i neo-assunti, che accettavano con gioia di svolgere compiti più onerosi in cambio del solito stipendio, perché questa è la natura del docente universitario: vale più un titolo su un pezzo di carta che una cifra maggiore in busta-paga.
Ma ai poveretti era già toccato aspettare per un paio di anni, dopo che avevano vinto i rispettivi concorsi, prima che il Governo vedesse la luce e capisse che il taglio di una spesa (irrisoria) non iscritta nel bilancio dello Stato non aiuta a sanarlo né ad abbassare le tasse (ammesso che questo sia davvero il primo problema del Paese).
Forti della nostra illusione, riuscivamo persino a scandalizzarci solo moderatamente del fatto che le nostre rappresentanze più o meno legittime e più o meno istituzionali, come la Conferenza dei Rettori e il CUN, per dirne due, stessero concludendo a tarallucci e vino una terrificante vertenza sullo stato giuridico dei docenti, e che, ben sazi del classico piatto di lenticchie, aiutassero il Ministro a imbellettare, con una mano di vernice trasparente, un provvedimento il cui iter naturale sarebbe stato invece nella direzione del cestino. In fondo ci era andata comunque meglio che ai magistrati! Potevamo inaugurare gli Anni Accademici senza sfilare con la Costituzione sotto il braccio, e dire ai nostri studenti, ai nostri dottorandi, alle nostre migliaia di precari di ogni genere, specie e varietà che, in fondo, lassù qualcuno li amava.
Non sono passati quindici giorni, e ci siamo svegliati con la notizia che le elezioni per le commissioni dei nuovi concorsi, quasi tutti destinati ai più giovani, e attesi da più di un anno, erano state rinviate dal Ministero, come minimo per sei mesi, e più probabilmente a tempo indeterminato. È stata dura, ma lì per lì siamo rimasti sopraffatti dalle profonde motivazioni tecniche: non c'era stato il tempo di ricontrollare le liste elettorali. Poi qualcuno si è preso la briga di fare una verifica on line (siamo nell'era di Internet, per fortuna), e ha scoperto che le liste erano già perfettamente in ordine, con ritardi massimi di due giorni, grazie alla solerzia di migliaia di vituperati e malpagati funzionari amministrativi locali che hanno passato le vacanze di Capodanno a fare gli straordinari (non sempre retribuiti) per sistemare le pratiche pendenti.
Ma non c'è stato il tempo di metabolizzare il lutto: dopo una settimana si riunisce il Consiglio dei Ministri, e decide che abbiamo due mesi per predisporre una programmazione che nessuno è stato capace di fare in vent'anni. Il tutto stabilito per Decreto-Legge, lo strumento-principe della governabilità craxiana (a volte ritornano!) e col rischio che poi la maggioranza non lo converta in legge in parlamento entro i sessanta giorni di rito (sto scherzando, ovviamente: "questa" maggioranza approverebbe a scatola chiusa e con voto di fiducia anche la Legge del Menga).
Non importa, ce la siamo voluta, e la faremo, anche a costo di rinunciare per l'occasione al nostro sport preferito, la bega accademica.
un gruppo di docenti elementari - 04-02-2005
Leggiamo e e riportiamo quanto scritto sul sito "Tecnica della Scuola" lasciando ai lettori ogni ulteriore commento!

Qualche spiraglio nella vertenza sul tutor
di Reginaldo Palermo

Già a fine novembre l'Aran aveva presentato una proposta che ...
Emanuela Cerutti - 03-02-2005
Un bel film, un film che fa pensare, di produzione tedesca, presentato lo scorso anno a Cannes ed uscito da poco nelle sale.
The Edukators il titolo: e non è strano che chi per mestiere riconosce la parola si senta interrogato.
Uno degli attori ...
Balilla Bolognesi - 03-02-2005
Mi chiamo Balilla Bolognesi , nato il 2 0ttobre 1921 a Esanatoglia ( Macerata ) , risiedo a Esanatoglia (Mc)

Soldato del I° Reggimento Genio , alla data dell’8 settembre 1943 mi trovavo in territorio francese, a Modane , proveniente da Sisteron ( Delfinato ) , dove il mio reparto , facente parte della IV armata , era dislocato dal dicembre del 1942 . Dopo l’avventura del ritorno a casa , sono stato “ sbandato “perciò non ho risposto alla chiamata dell’Esercito della Repubblica di Salò .
A seguito di rastrellamento effettuato a Esanatoglia ed in altri paesi dell’Alto Maceratese , il 5 maggio 1944 , sono stato deportato in Germania e costretto ai lavori forzati nel Lager 1 di Kahla ( Turingia ) . Sono rientrato a casa il 26 luglio 1945 .
Dal 1988 al 2003 ho scritto 3 diari riguardanti la mia vita di soldato e di deportato ; sono la storia di avvenimenti che vanno dal 25 luglio 1943 al 26 luglio 1945 . Questi diari , li ho scritti per uso famigliare , perché destinati ai miei due figli e ai miei due nipoti .
Con molto materiale da me fornito all’Istituto è stato possibile approntare una mostra a Macerata , nell’aprile del 2002 , intitolata “Kahla - L’altra deportazione – Lavoratori forzati da Macerata alla Germania di Hitler “, la mostra poi , nel gennaio del 2003 è stata approntata a Castelnovo ne’ Monti prov. di Reggio Emilia ed in questi giorni , in occasione della Giornata della Memoria , a Tolentino Intanto qualcuno ha letto questi diari e , cosa per me incredibile, sono risultati interessanti perciò mi sono stati richiesti e li ho inviati , prima ancora che venissero pubblicati in un libro, al Sig . Patrick Brion del Ministero della Difesa del Belgio; all'Associazione “ Reimahg Verein “ di Kahla; all' Istituto di Storia Contemporanea di Como; al Comune di Castelnovo ne’ Monti ( Reggio Emilia ); ai famigliari di ex Deportati della prov . di Pisa; ad una studentessa Tedesca , Ulrike Kaiser , laureanda all’ Università di Jena , che è venuta appositamente dalla Germania , fino a casa mia , ad intervistarmi per la sua tesi di laurea .
E naturalmente , all’Istituto Storico della Resistenza “ Mario Morbiducci “di Macerata che grazie al continuo impegno del Suo Presidente avv. Bruno Pettinari , della prof . Adriana Pallotto , della compianta prof . Alessandra Fusco , prematuramente scomparsa , ed infine il paziente lavoro della curatrice prof . Annalisa Cegna , hanno reso possibile la pubblicazione di questo libro , con il contributo finanziario del Comune di Esanatoglia e , credo , di altri enti .
Il libro è stato presentato presso la Sala Consigliare del Comune di Esanatoglia in occasione delle due manifestazioni indette dalla Provincia di Macerata per la ricorrenza del 25 aprile 2004 , in seguito a Matelica , a Tolentino , in Ancona , e sabato 22 gennaio 2005 a Iesi .
E’ stato recensito da diversi giornalisti , molto positivamente . Sono stato intervistato per la T.V da incaricati dell'Istituto di Storia Contemporanea di Como , poi a Kahla nel 2003 , durante l’annuale commemorazione da una T.V. tedesca ed inoltre un giornalista tedesco , venuto a conoscenza della mia storia , ha redatto un articolo con foto sul mio conto . Poi ,per il 25 aprile 2004 sono stato intervistato da Rai 3 Regione . Ho avute anche molte attestazioni di consenso , scritte e telefoniche .
Sono onorato , confuso e meravigliato da tutto questo interesse per il mio modesto lavoro ; sarà perché finora si è scritto, si è visto in T.V. per la maggior parte “ E GIUSTAMENTE “ , dei campi di sterminio, ma nessuno ha mai parlato di quest’altra deportazione , che pure ha avuto migliaia di morti ; basti pensare che nei “ Arbeitslager “ della famigerata impresa “ Reimahg “nella zona di Kahla sono morti circa 6000 deportati su un totale di 15000 provenienti da 9 nazioni europee , e questo in soli 12 mesi , dall’aprile 1944 all’aprile del 1945 .
Erano i nostri compagni di prigionia e di lavoro che non hanno avuto , come noi , il bene del ritorno in Patria ; erano quasi tutti ragazzi nel fiore degli anni . Sono rimasti lassù , sepolti ammucchiati in fosse comuni , senza nessuno che li ricordi , senza un fiore , senza nome : ricordiamoli ora con affetto .
Gianni Mereghetti - 03-02-2005
E' da circa dieci anni che l'Amministrazione Comunale di Abbiategrasso offre agli studenti la possibilità di incontrare exdeportati nei campi di concentramento nazisti. E’ un’iniziativa di grande valore umano, che ha trovato degna collocazione nelle ...
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - 02-02-2005
Come è stata smantellata l’Europa dell’Est: riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Marc Vandepitte che giunge dal Partito del Lavoro del Belgio (PTB)

L’instaurazione del capitalismo ha significato una retrocessione per tutti i paesi dell’Europa dell’Est, tanto sul piano economico come su quello sociale. Una nota della Nazioni Unite dichiara: “Il passaggio dall’economia pianificata a quella di mercato è stata accompagnato da grandi cambiamenti nella ripartizione della ricchezza e del benessere nazionale. Le cifre mostrano che si tratta dei cambiamenti più rapidi mai registrati. Ciò ha portato ad un elevato, drammatico, costo umano.

Dal 1990 al 2002 il prodotto interno lordo (insieme dei beni e dei servizi prodotti in un anno) per abitante dei paesi dell’Europa dell’Est è diminuito del 10%, mentre nei paesi di livello compatibile è aumentato del 27%; ciò rappresenta una perdita effettiva di quasi il 40% . Questa regressione vale per tutti i paesi, salvo Polonia e Slovenia. Oggi il Pil per abitante degli ex paesi comunisti dell’Europa centrale e orientale è inferiore di un quarto rispetto all’America Latina. Per le repubbliche dell’ex Unione Sovietica la situazione è ancora più drammatica. Negli anni ’90 il Pil è sceso del 33%. In Ucraina, dal ‘93 al ‘96, vi è stata una diminuzione del 33%, in Russia del 47%.

Le azioni dell’economia di stato sono state svendute a prezzi ridicolmente bassi. Una gran parte dell’imponente apparato economico e industriale è stato smantellato. In pochi anni la grande potenza industriale che era la Russia, si è convertita in un paese del terzo mondo. Il Pil della Russia (144 milioni di abitanti) è inferiore a quello dei Paesi Bassi (16 milioni di abitanti). L’Unione Sovietica è regredita di un secolo. Ai tempi della Rivoluzione socialista, nel 1917, il Pil rappresentava il 10% quello degli US. Nel 1989, considerando che intanto l’Unione Sovietica era stata grandemente danneggiata nella II Guerra Mondiale, toccava il 45% degli US .Oggi meno del 7%.
Rosanna Vittori - 02-02-2005
Ovvero: Le famiglie di fronte all’ipocrisia della scuola

Il 19 gennaio è toccato anche al Tribunale di Cagliari.

Piovono sul Ministero dell’Istruzione sempre più spesso sentenze e ordinanze di tribunali a causa dell’integrazione scolastica ...
Laura Tussi - 02-02-2005
Risulta possibile raccogliere anche solo oralmente le storie di vita, ma occorre scegliere gli strumenti ricognitivi adeguati, che presentino possibilità e vincoli in base a una diversificazione o una trama di linguaggi, di intrecci verbali, sempre più coerenti e funzionali al setting d’analisi quale contesto operativo di progettualità formativa. L’approccio autobiografico, adattabile ai diversi contesti di ricognizione, non può prescindere dalla metodologia del colloquio, fondamentale per la narrazione di sé e l’ascolto da parte dell’educatore/biografo. Le modalità di conduzione del colloquio non possono prescindere dalle modalità d’ascolto e del racconto di sé nel procedimento di ricostruzione e revisione autobiografica. L’esperienza della narrazione della propria esistenza, facilitata da un ascolto colloquiale discreto, adeguato, favorevole all’esposizione, all’eloquio del narratore, si traduce in una completa rivisitazione della propria vicenda di vita. L’immane, puntiglioso e costante impegno autobiografico supportato dalla facoltà rimemorativa, rimembrativa, rievocativa, non va considerato quale ripiegamento nostalgico e solipsistico, in quanto consiste nella realtà in una rivisitazione che riattualizza il passato in frammenti di emozioni, desideri, certezze, dubbi, quali pieni e vuoti dell'esistenza, che possono aprire nuovi orizzonti di pensiero, innovative frontiere cognitive affascinanti nel dare spazio alla riscoperta e alla progettualità fiduciosa orientata al futuro. L’autobiografia, raccontata e dipanata nel rapporto conversazionale, ingenera modalità di riconoscimento, di svelamento e apprendimento di se stessi, consentendo al narratore di ricostruire la propria traiettoria, la trama vitale, l’intreccio esistenziale così paragonabili metaforicamente ad un intarsio, un mosaico, un tessuto di pensieri, di sentimenti, stati d’animo ed emozioni.
L’alleanza dell’educatore autobiografo con il narratore aiuta a stabilire nessi ed interconnessioni tra indizi, eventi ed episodi descritti. Questi legami consentono di attribuire senso e significato al disegno della trama vitale dell’esistenza, in base ad una continua ritrascrizione e ricomposizione ricomponibile di carattere ermeneutico. La disponibilità alla declinazione flessibile e comunicativa ingenera secondo modalità implicite ed esplicite, in base ad istanze consce o inconsce nuove potenzialità rappresentative e comprensive della propria interiorità, nella facoltà di significazione degli eventi e del loro inesauribile concatenarsi, nell’ineluttabile attribuzione di senso rispetto ai contesti di vita e alle relazioni più belle, più significative, senza dimenticare, facendone tesoro, le situazioni piene di amarezza e di sconforto. La relazione dialogica basata sull’attento ascolto reciproco apre ampi spazi a relazioni collaborative inerenti reciprocità comprensive, quali significative risorse apprenditive per la possibilità di intrattenersi con se stessi e con l’altro da sé, oltre l’apicalità dell’incontro dialogico. La narrazione della propria storia esistenziale appare sempre un’elaborazione di noi stessi incompiuta, circoscrivibile e riscrivibile o reinterpretabile relativamente ai diversi incontri, agli eventi ed agli episodi dell’esistenza, in un racconto che incita e stimola al ritrovamento di un significato, di un senso, a un ripiegamento sul proprio sé quale filo conduttore che riallacci e ricolleghi le apicalità o i momenti più frugali, i tratti e i segmenti salienti, gli spigoli taglienti degli episodi cruciali, dei momenti peculiari in cui si individuano figure significative nella molteplicità delle biografie che ci abitano interiormente. Le continuità e le discontinuità, i momenti di crisi e gli spazi di serenità, le stasi e i processi della nostra esistenza producono conoscenza e ci permettono di intuire i nessi e i collegamenti tra le biografie interiori. La significatività pedagogica di sensibilizzazione al ripensamento autobiografico si rivela sia tramite l'ascolto e il monologo, sia l’attenzione dialogica e ingenera nel soggetto apprendimento a partire da se stesso, comprensione rimotivazionale, in base al cambiamento e alla relazione. Attraverso il percorso formativo, professionale, e la considerazione dei grandi temi vitali, il soggetto viene stimolato ad attivare considerazioni e riflessioni analitiche e critiche in modalità autoreferenziali, con continue elaborazioni, trasformazioni cognitive ed operative. L’incontro dialogico innesca nel soggetto una nuova rappresentazione di sé, nuove pensabilità, investimenti e stili relazionali, in una prospettiva temporale aperta alla possibilità, alla potenzialità del cambiamento e dell’autotrasformatività. Tramite l’esperienza di un ascolto che favorisce la problematizzazione e la riconsiderazione critica di sé, l’individuo si riconosce una maggiore capacità di ascolto introspettivo, in autocomprensione e autoapprendimento, aprendosi la possibilità dell’ascolto dell’”altro”.
Giuseppe Aragno - 02-02-2005
Guerriglia o terrorismo: due parole, un abisso e un dilemma, sebbene il denominatore comune – la violenza – costringa la riflessione sul terreno doloroso del sangue che scorre. Figlia della ragione, tuttavia, benché presa da vertigine sulla soglia ...
Coordinamento ITP di Biella - 01-02-2005
Premessa.

Più volte è stato detto, da parte del Ministero, che questa riforma è stata fatta con gli insegnanti, le famiglie, gli studenti, chiedendo il loro contributo e il loro parere. Desideriamo smentire questa affermazione non veritiera e far notare come anche questa opportunità di esprimere la nostra opinione ci venga offerta solo ora, a cose fatte, il che dimostra come si tratti in realtà di una riforma imposta dall’alto, il cui scopo e le cui finalità ci risultano di assai difficile comprensione. Le riforme imposte dall’alto sono sempre finite male; a meno di radicali cambiamenti di rotta non possiamo che auspicare che anche questa non faccia eccezione, dato l’impatto disastroso che avrebbe sul sistema scolastico nazionale e sull’intero sistema Paese. Le proteste seguite ad ogni tentativo di attuazione della riforma hanno visto schierarsi unanimemente contro la stessa tanto gli operatori della scuola quanto gli utenti, cioè gli studenti e le loro famiglie. Ora tocca alla scuola secondaria. Vorremmo sgombrare il campo da un increscioso equivoco: del complesso della scuola italiana nessuno parla tanto male quanto il ministero dell’Istruzione. Il Paese reale invece, sembra pensarla diversamente, tanto è vero che alcuni mesi fa un sondaggio dava a circa il 70% la percentuali di cittadini italiani che dichiaravano di avere fiducia e apprezzamento nei riguardi dell’operato della scuola pubblica. Tale dato saliva all’80% tra gli studenti, ovvero i diretti interessati e migliori conoscitori del funzionamento del sistema. La nostra scuola primaria e secondaria inferiore è da anni additata come esempio a livello internazionale.
Aldo Ettore Quagliozzi - 01-02-2005
Visti i nuovi manifesti di aennina incredibile, stupefacente trovata? Potranno immergersi ancora in innumerevoli lavacri a venire ma la retorica, la più falsa e la più bolsa, la retorica più squallida, non riusciranno mai a lavarsela di dosso sino ...
Precarius - 31-01-2005
Entro questa sera il Ministro dell’istruzione è obbligato ad adottare, con regolare decreto, il piano per l’assunzione a tempo indeterminato di migliaia di docenti precari su tutti i posti disponibili e vacanti.
Da domani, oltre 100.000 insegnanti ...
pino patroncini - 31-01-2005
Dopo la pubblicazione del decreto applicativo della legge 53 nella secondaria superiore tutti si domandano quali ne saranno le ricadute sugli organici. Molti si industriano a vederne gli effetti sulla propria scuola, ma sono gli effetti complessivi sul sistema quelli che risultano più dirompenti.
Sembrano cifre bibliche, quasi impossibili da gestire in termini di soprannumero, per non dire di licenziamenti. Ma va tenuto presente che esistono altre due cifre bibliche 100.000 docenti precari e una previsione di almeno 300.000 pensionamenti nei prossimi 10 anni ...
Roberto Renzetti - 31-01-2005
Possibile che lei, onorevole Sasso, insieme al suo partito (DS), per non dir della Margherita, non intende che l'origine di tutti i mali è in Bassanini 1997 e nei conseguenti provvedimenti di Berlinguer ?
L'Autonomia è una jattura alla quale si è ...
Maurizio Tiriticco - 31-01-2005
La legge ’53 recepisce il Titolo V, ma ne fa una lettura particolare... Pertanto, quando nella legge 53 si individuano ben otto licei – e con il dlgs si sono moltiplicati gli indirizzi – è evidente che allo Stato viene attribuita una fetta enorme dell’intero secondo ciclo, per cui non si comprende che cosa potrà essere assegnato alle Regioni. La pari dignità, di cui alla stessa legge 53, diventa così una sorta di ectoplasma! Il fatto è che gli estensori della legge 53 “hanno avuto paura” dello sconcerto emergente circa il “pericolo” che gli IT e gli IP “finissero” alle Regioni ed hanno implementato a dismisura l’area dei licei. Tant’è vero che nel dlgs non si legge che gli IT e gli IP “passano” alle Regioni, ed il silenzio è più eloquente della parola scritta, per cui studenti e insegnanti, come è noto, stanno “scappando” tutti dagli IT e dagli IP!
Va allora detto che, se alle Regioni spetterà tutta l’organizzazione e la gestione delle istituzioni scolastiche e formative (assetto ordinamentale), si abbia allora il coraggio di emendare la legge 53 e affidare con decreti mirati la grande maggioranza degli IT e degli IP alle Regioni anche in ordine alle competenze sui curricoli (aspetti operativi).
Il nodo è tutto qui! Il Titolo V affida alle Regioni la grossa partita dell’istruzione e formazione professionale. Ma la legge 53 di fatto “non ha voluto” applicare il Titolo V. Si ha veramente paura delle Regioni? Forse siamo tutti un po’ responsabili di questa “non scelta”! Con una mano abbiamo lanciato il sasso (Titolo V), con l’altra l’abbiamo ripreso (la paura delle Regioni!)
E i nostri giovani saranno sempre meno preparati, il mondo del lavoro e l’Europa aspetteranno ancora!
Grazia Perrone - 31-01-2005
IL giudice monocratico (sezione Lavoro) del Tribunale di Genova ha condannato un dirigente/datore di lavoro (e il MIUR) al pagamento del 100% del periodo coincidente (...)" all'astensione facoltativa per nascita del figlio entro i primi tre mesi di ...
Gaetano Arfè - 29-01-2005
Il giudizioespresso da Rutelli sulla socialdemocrazia, di cui non è difficile identificare - ma non ne vale la pena - il movente tattico e l'ascendenza culturale, ha dato la stura a una sequela di repliche e di dichiarazioni che hanno un tratto comune: l'ignoranza di quello che il socialismo democratico ha rappresentato nella storia della civiltà europea. Perfino un intellettuale, di professione filosofo, e che non è Buttiglione, in una fugace frase celata in una frettolosa intervista si è allineato nella banalità del giudizio con il presidente di quell'originale fiore di cultura politica che è la Margherita.
E' una ignoranza che mette conto di notare e di sottolineare perché in essa sta la ragione per la quale la sinistra italiana ha visto dissolversi la propria autonomia culturale con le conseguenze che vistosamente emergono sul piano politico.
Alba Sasso - 29-01-2005
Riforma Moratti e centro sinistra.

Ricordate la storiella dei due che si incontrano e quando uno chiede all’altro “dove vai” quello risponde “porto pesci”? Ecco, mi pare che chi risponda all’opzione politica, espressa dalla parola d’ordine “abrogare la legge Moratti”, con riserve di carattere tecnico-parlamentare eluda il problema. Nessuno certo vuole un vuoto legislativo, si tratta di ben altro. Si tratta di esprimere una scelta di fondo alla quale far seguire, nel caso di un ritorno del centrosinistra al governo, provvedimenti normativi che vadano a modificare il quadro di regole e principi che oggi stanno stravolgendo il sistema pubblico dell’istruzione. Perciò sono convinta della necessità di indicare già oggi una prospettiva di profonda discontinuità con le politiche del centrodestra, sia per cercare di introdurre i possibili rimedi ai tanti guasti prodotti dagli interventi di questo governo, sia per promuovere quella che è innanzi tutto una battaglia culturale per una idea diversa di istruzione. Un’idea che rimetta al centro l’idea del sapere come bene comune e come diritto universale e che sostenga il carattere laico e pubblico della scuola.
Laura Tussi - 29-01-2005
Le esercitazioni proposte facilitano nell’allievo le facoltà astrattive, le capacità creative dell’astrazione, ossia del saper inventare, creare, fantasticare, inventare ed ideare su del materiale edito, prestabilito, ossia su racconti di narrativa scelti ad libitum, ma che comunque rappresentano un’autorità editoriale e da cui, così praticando, con tracce metodologiche alternative ed innovative, si prendono le distanze, liberandosi ed emancipandosi da tutto ciò che appare istituzionale, autoritario, schematico, rigido, approcciandosi invece al materiale in maniera analitica e costruttiva.
Aldo Ettore Quagliozzi - 29-01-2005
Il traguardo verso il quale ci stiamo avviando a grandi passi è quello di una democrazia puramente negativa, di pura tolleranza. Non si incarcerano né si torturano gli oppositori, ma il controllo decisionale è interamente sottratto ai cittadini ai quali rimane soltanto – beninteso non sui mass media che davvero contano – il “ diritto di mugugno “.
Per un’ Italia nata dalla Resistenza, cresciuta nel miracolo economico e capace ai suoi tempi di sconfiggere il terrorismo e di impostare una coraggiosa lotta contro la corruzione politica, è una prospettiva davvero poco confortante, insomma ‘ l’Italia l’è malada ‘. “
Gli alunni di quinta, Terlizzi - 29-01-2005
Fatti del nostro ieri nell'oggi della memoria e della ricostruzione

"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio,
data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
Giorno della Memoria,
al fine di ricordare la Shoah (sterminio del ...
Michele Sorbara - 29-01-2005
Spesso mi chiedo come può accadere che popoli emancipati ed industrializzati possano permettere che poche centinaia di loro connazionali (i politici), distruggano esclusivamente per propri interessi, il patrimonio di valori etici, morali, religiosi, culturali e tradizionali di un’intera nazione. Si potrebbero dire tante cose, come ad esempio che la gente dimentica che il tal politico è stato in carcere per concussione, truffa, o associazione di stampo delinquenziale e quindi lo vota per proprio tornaconto. La gente dimentica come si è arrivati ad avere un tasso di disoccupazione così alto, dimentica le menzogne dei politici. La gente dimentica le cose che più la fanno vergognare, cioè la rinuncia a fare rispettare i propri diritti e quelli degli altri.
Per quanto riguarda la giornata della memoria, mi viene da dire che non serve a nulla se il mondo intero in quel giorno, non si ferma a meditare in rispettoso silenzio.Non serve che tanti capi di stato partecipano a manifestazioni, se non riusciamo più ad interessare le coscienze dei giovani. La scuola dovrebbe in ogni momento, insegnare ai giovani e alle loro famiglie il rispetto per l’individuo di qualsiasi razza, religione o ceto.
Letizia Indolfi - 29-01-2005
Sono studentessa da tutta la vita, perché è dalla famiglia che è iniziato il mio “fare scuola”.
Scuola per imparare, ma anche per essere. La scuola di oggi però, si sta pian piano allontanando da questo obbiettivo.
Se qualcuno entrasse alle otto di mattina in un istituto della nostra penisola, respirerebbe un’atmosfera carica di indifferenza e di freddezza.
Accade che fra professori e studenti non si instauri un rapporto autentico, ma solo un muro ideologico. Noi studenti non siamo una massa di lobotomizzati dalla pubblicità, dalle mode e dalle firme; viziati, superficiali e ignoranti come dicono. Abbiamo qualche idea confusa su cosa sia giusto o meno fare, che spesso cambiamo completamente, ma alla fine il motivo per cui siamo a scuola è sostanzialmente quello di diventare dei cittadini responsabili e attenti.
Per questo vorrei una scuola che fosse come la mia casa, la mia città.
Vorrei che i professori ci considerassero come figli e ci insegnassero non solo le loro materie, ma anche a vivere e a relazionarci con gli altri. Inoltre mi piacerebbe che i docenti si avvicinassero a noi anche fuori dell’ora di lezione, che ci chiedessero se siamo felici e che si interessassero ai nostri problemi, alle nostre storie di tutti i giorni, magari dandoci dei consigli… Perché non vogliono essere il nostro punto di riferimento?
Oltre ai genitori, agli educatori delle nostre parrocchie, l’insegnante ha il compito di indicarci la strada verso la maturità, dandoci la possibilità di sbagliare e di poter recuperare, offrendoci la sua esperienza per migliorarci, e non per vantare la sua carriera scolastica denigrandoci.
Nel susseguirsi degli anni di scuola in me si è accresciuto il timore che la classe diventasse come una giungla: ognuno lotta per la propria sopravvivenza. È mai possibile che la valutazione ci debba mettere gli uni contro gli altri?
Fuoriregistro - 28-01-2005
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, un articolo di Repubblica , ringraziando indirettamente l'autrice Bianca Fazio, che con sottile acutezza osserva il cambiamento in atto nel paese e nella scuola. Nelle vie e nelle case più che nei palazzi. A ...
Giuseppe Aragno - 27-01-2005
Le ho trovate in Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943), Einaudi, Torino, 2004. Arbe, oggi, è capoluogo dell'omonima ridente isola croata, e Gonars un comune del nostro Friuli.
Nel '41, ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 27-01-2005
Francamente non riusciamo a capire perché lo sforzo di elaborazione e di proposta sulla scuola che vogliamo dovrebbe riguardare le forze politiche e sindacali e non anche i “movimenti” di insegnanti e genitori, la cui funzione secondo alcuni consisterebbe principalmente (se non esclusivamente) nel chiedere l’abrogazione della riforma Moratti. Ma non è nostra intenzione innescare o alimentare polemiche, al contrario. Si tratta, semplicemente, di una posizione che non condividiamo. Al centro-sinistra noi chiediamo di più: chiediamo di esplicitare, almeno a grandi linee, i punti essenziali di una nuova scuola pubblica statale, diversa da quella prospettata dalla legge n.53/2003. In questo senso diciamo che l’abrogazione della legge Moratti da sola non basta: occorre un’idea e un programma alternativi di riforma della scuola, occorre andare “oltre la Moratti”.
Proviamo allora qui, senza pretesa alcuna di esaustività, ad entrare nel merito della discussione avviata indicando quelli che, a nostro modesto avviso, dovrebbero costituire altrettanti punti qualificanti, una possibile piattaforma per un rinnovamento della scuola di base. Una sorta di “nuovo corso”, di New Deal dell’era (auspicabile) del dopo-Moratti.
Cocco - 27-01-2005
Chi ha avuto occasione di leggere la parte conclusiva del libro “La cultura degli Italiani” di Tullio De Mauro edito da Laterza e disponibile in libreria da settembre scorso ha già avuto modo di apprezzare i contenuti ed i riferimenti bibliografici, in quella sede in parte richiamati, di un interessante articolo di cui propongo la lettura, pubblicato sul mensile “Insegnare” (rivista del CIDI) del giugno 2004: Le mani sulla scuola, di Roberto Renzetti
Piera Capitelli - Alba Sasso - Antonio Rusconi - 27-01-2005
Con una lettera evasiva Letizia Moratti ha rifiutato la richiesta delle opposizioni di essere presente in Commissione Cultura per riferire dell’impostazione dei due decreti sul secondo ciclo di istruzione, alla luce del nuovo decreto sulla secondaria superiore non ancora giunto in Parlamento.
Le spiegazioni le potrà dare anche l’on. Aprea, ha risposto il ministro: ma non è di spiegazioni che si tratta.
Le opposizioni hanno raccolto la richiesta venuta da ogni parte – anche da chi è d’accordo con la riforma Moratti – di valutare contestualmente i decreti e soprattutto di darne un’impostazione diversa.
È grave che il ministro rifiuti un’occasione di confronto nelle sedi parlamentari sulla scuola secondaria, una fascia decisiva dell’intero sistema dell’istruzione".
Grazia Perrone - 27-01-2005
Le leggi razziali? Un "incidente di percorso" secondo Domenico Gramazio esponente di spicco del partito postfascista (attualmente al potere) secondo il quale persino il "mazziere" Almirante, segretario di redazione del settimanale "La difesa della razza" salvò degli ebrei. Ebbene per rinfrescare la memoria non certo dei Gramazio e dei similari ma di quanti hanno sincero interesse a conoscere la verità storica propongo ai lettori di Frg la lettura di un'indagine molto approfondita e poco conosciuta su cosa ha significato, in realtà, per le popolazioni civili della Slovenia e della Dalmazia l'occupazione militare italiana nel periodo immediatamente precedente l'armistizio dell'otto settembre 1943. Un'occupazione brutale che ha indotto la commissione internazionale d'inchiesta per i presunti criminali di guerra italiani (1946-49) a deferire alla giustizia alcuni di questi generali unitamente a numerosi (e zelanti) graduati e ufficiali. Il governo italiano però, come già avvenuto per le inchieste sulle stragi nazifasciste "imboscate" nell'armadio della vergogna, ha fatto di tutto per evitare l'estradizione ed il processo. Che non c'è mai stato.
Anna Pizzuti - 26-01-2005
Ancora una volta – quando non si pensava proprio che ce ne fosse più bisogno – ci ritroviamo a dover riandare indietro, ad estrarre dal libro della Storia, alcune delle pagine che vengono sottoposte a “revisione”, durante l’oscura stagione politica che stiamo attraversando.
Gianni Mereghetti - 26-01-2005
Sono le parole che Wladislaw Szpilman, pianista polacco ed ebreo, si sente rivolgere con grande sorpresa dal capitano della Wermacht, Wilm Hosenfeld, il quale poi, al posto di catturarlo come avrebbe dovuto fare, lo porta nella stanza adiacente a quella in cui l’aveva trovato e gli chiede di suonare il Notturno in do diesis minore di Chopin.
Szpilman non fu l’unico ebreo che Hosenfeld salvò; tanti altri trovarono la salvezza grazie a quest’uomo che si vergognava del male di cui la Germania si era resa responsabile, ma nessuno di loro riuscì poi a salvarlo dalla morte. Fu in un campo di prigionia a Stalingrado che Hosenfeld morì, dopo essere stato più volte torturato dai suoi carcerieri.
Anna Pizzuti - 26-01-2005
Cominciano le reazioni al documento di lavoro diffuso dal ministero il 12 gennaio ed alla successiva “bozza vera” diffusa il 17 dello stesso mese sull’organizzazione generale del secondo ciclo, e sono, quasi tutte, quelle che ci si aspettava.
Si lamentano le diminuzioni degli orari delle singole discipline - quelle tecniche nei tecnici, quelle giuridico-economiche negli economici, quelle umanistiche nei licei, per non parlare dell’educazione fisica o della musica – e quella delle attività laboratoriali un po’ in tutti gli indirizzi – saranno direttamente le aziende a sostituirsi ai laboratori, evidentemente - secondo la migliore logica morattiana alla quale siamo ormai abituati.
Ciascuno per sé, come era prevedibile, ma come, forse, anche il ministro si aspetta, per fare in modo, magari, che poi aumentando un po’ qui ed un po’ là, ciascuno si ritenga accontentato e, in qualche modo il decreto passi e si sedimenti. Soprattutto se, come promette, nel secondo/terzo canale si instraderanno – ma staremo a vedere se poi sarà proprio così - i disturbatori ed i reprobi, e il sistema nazionale sarà salvo e non faremo nemmeno più tante brutte figure all’estero in occasioni delle varie rilevazioni PISA, dell’OCSE e di qualsivoglia altra agenzia.

In ogni modo, il grand débat è aperto. "Invito tutti" – così il ministro nel comunicato del 17 gennaio - "a considerare la forte valenza culturale del nostro progetto di ammodernamento della scuola italiana e ad inviare proposte e suggerimenti per migliorare la bozza di decreto" Ed è stato creato anche lo strumento: potentissimo, perché si discuta e si partecipi: il ministro, infatti, ha messo a nostra disposizione – “operazione trasparenza” , l’ha chiamata - un indirizzo di posta elettronica, che però viene definito Forum, ignorando che un forum è ben altra cosa.
Forum Scuola Imola - 26-01-2005
Segnaliamo un articolo tratto dall'Unità

Con queste schede si è aperta la strada del “fai da te”, ci si è avviati verso una sorta di anarchia per cui si avranno differenze di valutazione tra scuola e scuole o tra zona e zone e i giudizi espressi ...
Megachip Liguria - 26-01-2005
Trasmettiamo in allegato la comunicazione di un'importante (e innovativa: leggete con attenzione!) iniziativa dell'Istituto Tecnico "Majorana", chiedendo a tutti di dare la massima diffusione a questa informazione.

Comunicato Stampa

Niente ...
Francesco Paolo Catanzaro - 25-01-2005
Forse
un giorno
anche le pietre essuderanno lacrime
a rievocare immagini e grida
dalla memoria.
E quel giorno sarà apocalisse.
Memoria di un genocidio organizzato
dalla farneticazione umana.
Nel tempo del progresso incipiente
durante il ...
Vincenzo Andraous - 25-01-2005
Pragmatismo non chiacchiere

L'immagine che si ha di una prigione è uno schema freddo e sintetico, uno spazio essenziale, spogliato di ogni riferimento, ove l'anima urla davvero, e potrebbe non esser udita, perché soffocata dalle sue stesse grida, ...
Laura Tussi - 25-01-2005
Traccia metodologica
Un percorso didattico di brani antologici


Solitamente la materia scolastica che prevede l’analisi di brani antologici, raccolti negli appositi volumi didattici per l’insegnamento scolastico, viene svolta e spiegata non sempre come un argomento di importanza fondamentale, ma lasciando ad essa quasi una funzione ludica e distensiva e attribuendole connotati ricreativi per gli allievi. Non che tutto questo sia negativo o rappresenti un orizzonte pedagogico da sottovalutare, ma occorre sollecitare sempre i ragazzi con espedienti didattici efficaci e coinvolgenti così da rendere anche la semplice lezione di lettura, di analisi e di sintesi dei brani quale funzioni ed operazioni necessarie all’esplicazione di un’evoluzione cognitiva completa e per favorire uno sviluppo metodologico competente, all’interno di una didattica cosciente e consapevole delle potenzialità dell’allievo.
Fornendo alla classe delle tecniche specifiche ricognitive d’analisi dei brani sarà possibile far emergere e scaturire un interesse motivato e motivante rispetto ad alcuni percorsi didattici che prevedono la tecnica di comparazione, di sintesi, di analisi paradigmatica di determinate sequenze, la suddivisione dei brani in sezioni consequenziali, il processo di astrazione di concetti narrativi da contesti predisposti, già dati per certi, editi da una logica ministeriale prestabilita.

Mario Piatti - 25-01-2005
Nel documento del Ministro sulla riforma della secondaria è sparita la musica, o meglio è stata relegata nel ghetto del Liceo musicale e coreutico.
Si stanno moltiplicando in questi giorni prese di poisizione di musicisti, insegnanti, associazioni ...
Giuliano Falco - 24-01-2005
Egregio dottor Veneziani,

ho letto il suo articolo “Poveri Prof, peggiori d’Europa”. Mi permetto di avanzare alcune critiche al Suo testo, anche se sono un umile insegnante di sostegno, per di più insegnante elementare (quindi, come vede, non sarà ...
Elena Miglietta - 24-01-2005
Mettiamo in rete l'intervento di Jane Bassett al convegno di Genova. Assolutamente da leggere.

Un’altra scuola è possibile

Introduzione


Sono molto contenta di essere qua, e vi ringrazio da parte della Anti SATs Alliance, l’organizzazione che rappresento a questo convegno. Sono professoressa di Lingua e Lettere inglesi, e pure di Media Studies -lo studio del mass media - in una scuola superiore, in una zona popolare a Londra. Parlerò, ovviamente, da questo punto di vista, ma ho l’intenzione di parlare anche delle scuole elementari, e di altri settori. Sono anche attiva nel sindacato National Union of Teachers, il più grande e progressista dei sindacati nel campo dell’istruzione pubblica.

Due punti da chiarire:

1.
In Inghilterra e Galles la scuola elementare dura da 5 fino a 11 anni e si chiama primary school. C’e anche l’asilo. La scuola superiore dura da 11 fino a 16 anni per tutti. Dopo, gli alunni possono scegliere fra alternative varie. Il sistema è completamente diverso in Scozia.
2. Avrete sentito parlare dei SATs negli Stati Uniti. Sono tests che i ragazzi americani fanno per ottenere l’entrata all’università. In Gran Bretagna si riferiscono ai test impostati dallo stato sugli alunni di 7, 11 e 14 anni e non hanno niente a che fare coi test americani. La Anti-SATS Alliance fa parte della campagna per abolire questi test e ne parlerò dopo.

La Storia

La storia della scuola negli ultimi anni in GB è stata spesso deprimente. E pure di cattivo esempio. Sembra che abbia dato l’ispirazione nociva/malefica, sia, secondo quello che mi avete spiegato, alla legge Moratti, sia sulla cosiddetta riforma No Child Left behind, il programma seguito dall’amministrazione Bush negli Stati Uniti. Nonostante tutto questo, credo che possiamo anche portare una speranza, per combattere questi assalti all’istruzione pubblica e vedere la possibilità di un’altra scuola, una scuola diversa.
Gianni Mereghetti - 24-01-2005
Educatori

E' stata riproposta con forza l’urgenza che si diano delle regole certe alla convivenza scolastica e che si punisca con mano ferma chi tali regole infrange. Sembrano tutti d’accordo, l’unica differenza sta nell’entità delle punizioni, il ...
Giuseppe Aragno - 22-01-2005
Nel più perfetto stile berlusconiano, Antonio Bassolino, ex PCI ed ora presidente diessino della Regione Campania, va inviando a milioni di cittadini un opuscolo di informazione che ha sapore di propaganda più o meno elettorale, tutto luci senza ombre, che costa un patrimonio alle “care cittadine” e ai “cari cittadini” ai quali si rivolge. Son questi i tempi, direte, ed è vero. Per simili cose, tuttavia, l’intera sinistra ha levato gli scudi. Ora perché si tace?
C’è chi si affanna ad affermare, con toni da crociata, che abbiamo una priorità: battere le destre e mandare a casa Berlusconi e compagni.
Peggio facciamo l’opposizione in Parlamento, più si fa ambigua la battaglia sindacale, più condividiamo responsabilità gravissime, insomma, più fatica mettiamo a distinguerci dalle destre, più c’è chi dice che occorre votare per i Bassolino: fanno pena, ma bisogna votarli. Mi vengono in mente Montanelli e il suo celebre invito: “Turiamoci il naso e votiamo DC”.
Per quanto mi riguarda, non mi lascio incantare: trovai insensato Montanelli, non ascolterò i suoi tardi epigoni. E pazienza se tra questi ultimi si trova, dio solo sa perché, persino la Rossanda. Non lo farò.

Non sono disposto - parto dal terreno sul quale mi muovo - a bocciare la Moratti ed a promuovere Zecchino, facendo finta d’ignorare che lo sfascio dell’accademia ha superato da tempo quello della scuola. Non lo farò, e dubito che tacere dell’uno ed attaccare l’altra sia una mossa politica oculata. Dirò di più: dubito che sia una mossa politica. Così come non ha nulla di politico dimenticare oggi quello che è stato ieri.
Non m’importa se qualche naso si storcerà: fare politica è anche storicizzare. Abbiamo barato: “il nuovo è buono e il sistema è malato”. Per una simile menzogna, condivisa coi peggiori nemici della Repubblica, per questo slogan vestito da filosofia, per questa miseria da spot pubblicitario, “pensato” per tener dietro ai ticchi del “consenso” e influire sui suoi impenetrabili meccanismi, abbiamo fatto comunella con l’universo mondo, senza segnare limiti o distinzioni: il naso ce lo turiamo da tempo. E uso il plurale perché è inutile vantarsi di aver dissentito.

Sono stanco di compagni che si turano il naso.
Sono stanco di azienda e di mercato.
Mi sono battuto per i diritti dei lavoratori e la giustizia sociale, sono stato con gli sfruttati contro gli sfruttatori. Ho i miei valori e non ho da difendere null’altro che la mia storia. E qui, autentico, falso o in fotocopia, non c’è Montanelli che tenga: non ho nulla da spartire con Prodi e con Rutelli, con Dini e con Mastella, così come non avevo nulla a che dividere con Ciampi. Non ci credo alla favoletta del lupo cattivo che fa un boccone di Cappuccetto Rosso e so che la vittoria di questi signori non è e non può essere la mia.
Non lo è: abbiamo valori diversi e interessi divergenti. Io mi muovo dal punto in cui questi signori si fermano e non intendo fermarmi con loro. Bassolino tenga per sé gli opuscoli latte e miele copiati dalle agende della Moratti. E’ da tempo che non abbiamo ormai nulla per cui stare insieme: io credo fermamente che la democrazia, anche quando funzioni al meglio, sia ancora un male, sebbene il minore, e non voglio essere più nemmeno “democratico” se la democrazia già borghese si riduce ad una pantomima che non ha radici nella nostra storia. Non ho nulla a che spartire col maggioritario e, lasciatemelo dire, non sono così cieco da difendere fino in fondo una Magistratura che non ha una bella storia o tradizioni nobili e che ha lasciato sempre soli i suoi figli migliori. No, non difendo sino in fondo una corporazione che ha acquistato potere nella crisi della politica e non intende mollarlo. Sì, lo so, lo so bene che sarebbe pernicioso subordinare i pubblici ministeri all’Esecutivo, ma so anche che è strumentale e di parte negare che un avviso di garanzia consegnato a un Presidente del Consiglio ad una riunione di capi di Stato e di Governo è uno stupido atto politico, che fa di un probabile colpevole un innocente perseguitato. In quanto alle carriere, nessun soldato diventa generale solo perché ha indossato l’uniforme. Facciano concorsi e sentenze.

Sono stanco di compagni col naso turato, che quando conviene gridano al lupo. In giro ora ce n’è uno che torna comodo e fa molta audience: il lupo mannaro che sbrana la Costituzione. Anche, qui, però, diciamolo che la Sinistra ha approvato a fine legislatura e con una risicata maggioranza la riforma dell’art. quinto. E’ stato gravissimo, ma non mi sono stupito: con l’avallo al revisionismo storico e gli amorazzi finiti male con Bossi e coi leghisti, l’avevamo già da tempo delegittimata la Costituzione. Ora gridiamo al lupo. Potrei fare un elenco infinito di ragioni per cui non ritengo di poter riconoscere come miei punti di riferimento D’Alema e Giuliano Amato, che ormai sono fuori dalla storia e dagli ideali della sinistra. Io non ho nulla a che spartire con gli Statuti regionali che incoronano sovrani, con i “Governatori” all’americana e le liste personali; io continuo a ritenere che questo governo sia responsabile per l’Iraq quanto D’Alema lo è stato per la Serbia.

Penso, per essere chiari, che senza i bombardamenti italiani in Serbia, noi non avremmo avuto Nassirya. In Serbia come in Irak l’Italia ha operato fuori e contro la Costituzione.
E quando dico Italia, intendo chi l’ha governata. Dov’è il lupo mannaro, in quale dei punti cardinali della nostra vita politica?
In ultimo, e qui chiudo, se voi mi dite Genova, io vi rispondo Napoli, dove abbiamo dimostrato che si possono picchiare le ragazze inermi dei movimenti fin quasi ad ammazzarle.
Quasi. E’ qui ormai la differenza, in questo “quasi”.
A qualcuno basterà. A me non basta.
Io non ignoro Zecchino e dico no a Moratti. Le destre sono anche a sinistra. Forti, agguerrite, infide e pericolose.
No. Io il naso non me lo turo.
Maurizio Tirittico - 21-01-2005
…ma ora sembra che i cattivi siano anche i politici e gli esperti scuola dell’UDC, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega! Nelle loro odierne prese di posizione hanno sparato a zero contro lo schema di decreto legislativo sul secondo ...
Vittorio Delmoro - 21-01-2005
E così la legge Finanziaria approvata a pochi giorni dalla fine dell’anno contiene questa norma : per gli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007 settemilacento insegnanti specialisti di lingua inglese ogni anno torneranno ciascuno nella propria classe, occupando così un uguale numero di posti e permettendo il licenziamento di altrettanti precari.
Il MIUR non ha ancora detto come assicurare l’insegnamento dell’inglese alle classi che resteranno scoperte, o meglio, l’ha detto : facendo imparare la lingua a tutti gli altri docenti.
Ma come? Attivando corsi obbligatori.

Ecco il nuovo fronte che si apre.

Punto primo : nessuno può costringermi a frequentare un corso.
Punto secondo : se la costrizione fosse accompagnata da sanzioni, ne vedremmo delle belle (ricorsi al Tar e altro).
Punto terzo : se anche frequentassi il corso, non è detto che alla fine io sia pronto o che lo frequenti con profitto (e voglia).
Punto quarto : se davvero vogliono che frequenti il corso e che mi impegni pure a imparare l’inglese, devono pagarmi e anche bene.
Punto quinto : se poi vogliono pure che lo insegni, devono incentivarmi in questa direzione.

In sostanza l’operazione recupero insegnanti specialisti e lancio insegnanti normali ha un costo non indifferente, forse vicino allo stesso risparmio che si vorrebbe realizzare per la Finanziaria.

Ecco allora la proposta di piattaforma.

- Un corso di almeno 300 ore, magari suddiviso in due anni.
- Ogni ora di frequenza pagata almeno 25 euro puliti.
- Un incentivo di almeno 1.000 euro per ogni insegnante e per ogni anno di insegnamento della lingua.

La risposta del governo è no?

Allora lasciate le classi senza inglese e poi sentite i genitori!

Gianni Mereghetti - 21-01-2005
In questi anni non mi ha mai sfiorato il dubbio che il ministro Moratti potesse fare marcia indietro rispetto a due principi che mi sembravano essere i pilastri della sua riforma: uno quello di puntare sulla professionalità docente, l’altro quello di ...
Leonardo F. Barbatano - 20-01-2005
E’ stata resa nota dal cosiddetto Ministero dell’Istruzione la bozza di decreto legislativo sul sistema dei Licei contenente, tra l’altro, le indicazioni della scansione dell’orario delle diverse discipline. Ci sarebbe da rimanere sbalorditi se non ...
Elena Miglietta - 20-01-2005
Lettera inviata a Scuolaoggi (e non pubblicata) in risposta all'articolo "E QUALCUNO SPARA GIA' SU PRODI..."

Gentile Redazione di www.scuolaoggi.org, sono una mamma-maestra dei “cosiddetti movimenti che si sono sviluppati all’interno della ...
ilaria ricciotti - 20-01-2005
L'indifferenza è una malattia
che si impossessa dell'anima,
e la fa volar via......

Essa è come l'onda assassina,
travolge esseri e cose repentina.

L'indifferenza è causa di guai,
guai noti e quelli che non sai.

Essa è una velenosa ...
Pino Patroncini - 19-01-2005
Quante ore di scuola farà uno studente nella nuova scuola professionale prevista dal decreto pubblicato martedì scorso? Al massimo 15 ore settimanali! E’ quanto si evince dall’articolo 17. Infatti le ore annue saranno 990, che suddivise per le 33 ...
Mario Menziani - 19-01-2005
Tutt’attorno cadevano gragnuole di osa che ci inchiodavano nelle trincee. Difese improvvisate, troppo fragili che, ben presto, si rivelarono del tutto inutili.
Frastornati dal clamore delle uda, disorientati dalle validazioni estemporaneee di ...
Maria Rosa Pantè - 19-01-2005
27 Gennaio, Giorno della Memoria
dal Liceo Scientifico “G. Ferrari”

Da alcuni anni, con decreto del presidente della Repubblica, il 27 gennaio è stato dichiarato Giorno della Memoria: il 27 gennaio del 1945 infatti i russi liberavano il campo di ...
Giuseppe Aragno - 18-01-2005
Tra i consigli e le benedizioni urbi et orbe che increspano la palude del web in tema di scuola - la morfina della non belligeranza va producendo alla lunga i suoi effetti - colpisce per l’autorevole coerenza e l’inconfondibile buonsenso la duplice ...
Alba Sasso - 18-01-2005
Eleonora, cittadina barese di sedici mesi, è morta di fame e di violenza a 20 chilometri da noi, da una città non certo povera, che concentra, come tante altre, le diseguaglianze più laceranti in quartieri periferici e lontani. Forse a Bari pochi ...
Alba Sasso, Piera Capitelli - 18-01-2005
Inoltriamo di seguito le dichiarazioni delle onorevoli Alba Sasso e Piera Capitelli (Ds) in merito alla proposta del sen. Valditara sull’assunzione dei precari:
L’Ufficio Stampa dell’on. A. Sasso

“La proposta del senatore Valditara ...
Gianni Mereghetti - 17-01-2005
Il Ministero della pubblica Istruzione ha reso pubblico il documento di lavoro con i principi e le linee per la riforma del II ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione a norma della legge 53/2003. Una delle novità più significative ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 17-01-2005
Proviamo a leggere insieme un numero, per esempio 1.000.000.000.000.000.000 : facile? E’ stato facile leggerlo? Bene. Proviamo a rispondere alla domanda: un anno-luce equivale a quanti chilometri? Facile anche questa domanda, o è stato necessario ...
Flc - Cgilscuola Modena - 17-01-2005
Le nuove disposizioni per l'inglese alle elementari

I docenti specialisti di lingua inglese della Provincia di Modena hanno avviato due azioni di protesta contro l'irragionevole disposizione, contenuta nella Legge Finanziaria 2005, della ...
Laura Tussi - 17-01-2005
Traccia di elaborazione: gli aspetti fisici o naturali

Durante questo percorso didattico, ad ogni allievo si assegna una regione, nazione o continente a seconda dell’anno di frequenza rispetto al programma didattico ministeriale. Per ogni ...
Pino Patroncini - 15-01-2005
Se il povero Giovannino Guareschi fosse ancora vivo ne avrebbe di materiale per le sue vignette sui “trinariciuti” che devono all’improvviso cambiare linea! Solo che dovrebbe cambiare anche l’obiettivo della sua satira e mettervi al centro anziché il rigido militante del PCI la nuova Destra che governa il Paese, che in quanto a ordini e contrordini non è seconda a nessuno.

L’ennesimo esempio lo abbiamo avuto giovedi scorso nella cosiddetta audizione sulla riforma della secondaria superiore. I sindacati convocati non si sono trovati ad un tavolo di confronto ma ad un comizio con 200 persone comprendenti l’universo mondo, non escluse le associazioni di caccia e pesca e i quattro gatti del club del ramino, i quali magari sono pure intervenuti pretendendo di rappresentare, che so, i dirigenti scolastici e magari per invocare il ritorno del latino. Ma di fronte a cotanto pubblico e ai pavoneggiamenti dei vertici ministeriali, tutti schierati (in rivista,è proprio il caso di dire) chi si aspettava il testo del decreto ha dovuto subire un’amara delusione, o, meglio, un’amara prolusione della nostra ministra la quale tra voli retorici e voli pindarici è riuscita fornire un’altra versione ancora del progetto, di cui solo pochi giorni fa era stata fatta circolare una bozza del tutto diversa.

Quali sono dunque le principali novità che escono da questo “incontro” rispetto alla bozza già nota?
D.F. - 15-01-2005
E' molto tardi e navigando in rete vengo a sapere che Vespa ha invitato Romano Mussolini a parlare del libro dedicato alla memoria di suo padre. Apparentemente nulla di male un figlio che rievoca il padre facendoci conoscere anche gli aspetti ...
Corrado Mauceri - 15-01-2005
Come era prevedibile, la maggioranza di destra, dopo avere messo in discussione il ruolo istituzionale della scuola statale, si propone ora, con la riforma degli organi collegiali della scuola, di portare a termine il processo di aziendalizzazione del sistema scolastico.
Con tale proposta difatti al dirigente scolastico è assegnato un ruolo preminente nel governo della scuola, nel contempo si ridimensionano fortemente il ruolo del consiglio di istituto che, a parte la competenza relativa al regolamento della scuola, avrebbe soltanto una funzione di indirizzo generale e quello del collegio dei docenti, che avrebbe una competenza decisionale limitatamente all’adozione del POF; per il resto avrebbe funzioni di indirizzo e programmazione, ma non più decisionali in merito all’organizzazione dell’attività didattica; infine si elimina il consiglio di classe e con esso la dimensione collegiale dell’attività didattica che dovrebbe essere il connotato prevalente di una scuola democratica e pluralista...
Ma ancora più gravi sono due scelte di fondo che caratterizzano la proposta della maggioranza di governo; si prevede difatti che ogni consiglio di istituto con il proprio regolamento definirà gli aspetti relativi alla costituzione ed al funzionamento degli organi della scuola; nel contempo però si ribadisce che “gli organi di governo concorrono alla definizione e realizzazione degli obiettivi educativi e formativi ... coerenti con le Indicazioni nazionali adottate in attuazione della legge 28/03/2003 n. 53”.
Quindi ogni scuola fa da sè, ma tutte le scuole devono essere coerenti con le Indicazioni ministeriali; si configura in tal modo un sistema di scuole, fittiziamente autonome, ma in realtà ministeriali.
Le proteste contro tale proposta sono quindi sacrosante ; nell’auspicio di un prossimo cambio di governo è necessario però essere chiari e coerenti.
Che cosa non ci piace della proposta governativa?
Alba Sasso - 15-01-2005
La circolare sulle iscrizioni, emanata dal Ministero dell’Istruzione il 30 dicembre 2004 e resa disponibile su internet lo scorso 3 gennaio, contiene più d’un elemento di preoccupazione per tutti coloro che, nel nostro Paese, hanno ancora a cuore le ...
Patrizia Rulli - 15-01-2005
Il giorno della memoria 2005

DA CINISELLO BALSAMO UN INVITO AD INIZIATIVE


Quest’anno la celebrazione del Giorno della Memoria si inserisce in un lungo percorso di approfondimento della Storia del ventennio fascista che analizzerà la scuola ...
Maurizio Tiriticco - 14-01-2005
Sono sempre schivo dall'intervenire sul terreno politico in senso stretto, però... Ho letto con interesse il pezzo redazionale di Scuolaoggi sul killeraggio antiProdi ed altre cose che riguardano la... non-posizione dell'Ulivo sui temi della scuola. Alle puntuali osservazioni del giornale aggiungerei senza commento questo fiorellino, tratto dalle "idee-chiave per l'Alleanza", una sorta di linee programmatiche (si fa per dire!!!) che Rutelli ha lanciato nell'articolo su "la Repubblica" dello scorso 3 gennaio.
A proposito della scuola Rutelli scrive: "Scuole aperte al servizio della comunità. L'istruzione pubblica - tutta la scuola è pubblica - è il sostegno primario alla crescita di persone e famiglie, non più solo un fatto sociale, ma base della crescita economica moderna. Occorrono più risorse, puntare a tenere aperti 12 ore al giorno e utilizzare al meglio edifici scolastici, far sorgere centinaia di nuovi nidi e materne". E qui finisce! Rutelli non sa che gli edifici scolastici sono già aperti da tempo, certamente in relazione alle iniziative che scuola e territorio svolgono! E non sa che le materne non si chiamano più così! Il resto della proposta è... assoluta ovvietà!
Scuola Futura - MCE - 14-01-2005
La scuola, solo la scuola pubblica, voglio dire proprio solo i 14 mila edifici della scuola pubblica, possono essere qui in Italia i luoghi del sapere e del recupero delle disuguaglianze intellettuali e sociali.” Tullio De Mauro

A quasi un anno dall’approvazione del decreto 59, quello che riguarda la scuola di base, proponiamo una riflessione su alcuni passaggi di questo progetto.
Gianni Mereghetti - 14-01-2005
Sono uno degli insegnanti che fa parte di quel 50% e più che secondo un’attendibile indagine della UIL supera i cinquant’anni.
Questo dato deve far riflettere perché non è certo un bene né che i nostri studenti abbiano ormai una gran maggioranza di ...
Cub Scuola Torino - 13-01-2005
Precariato scuola - Proposta Valditara

La logica che sta dietro la proposta dell’onorevole Giuseppe Valditara - immissione in ruolo dei precari che ne hanno maturato il diritto da anni su buona parte dei posti d'insegnamento vacanti entro il 2006, ...
Alejandro César Alvarez - 13-01-2005
Un racconto su Bagdad


Alla vigilia gli uccelli si staccano tutti insieme dai rami più alti degli alberi, volando inquieti in direzioni contrarie.

Nel mare il canto delle sirene si confonde col grido delle bestie che partoriscono con ...
Francesco Mele - 12-01-2005
Vi mando una lettera che un bidello della mia scuola mi ha chiesto di far girare in rete. Mi sembra giusto che questa denuncia venga diffusa visto che chi avrebbe dovuto dargli la giusta considerazione non l'ha fatto.


Diario di una giornata a Roma da disabile
di Domenico Ciccarelli


Ho mandato questa lettera al sindaco Veltroni, al compagno Veltroni, perchè volevo segnalargli il mio disagio e le difficoltà incontrate nella città da lui amministrata. Volevo farlo solo a lui, senza tanto can can, perchè lo consideravo comunque dalla mia parte. Intanto ho scoperto che nel sito del Comune di Roma non c'è la possibilità di rivolgersi direttamente al sindaco, anche solo attraverso la sua segreteria ad esempio, o se c'è è molto ben nascosta. Allora l'ho mandata a due uffici che mi sembravano i più coinvolti, uno che si occupa delle problematiche dei disabili e l'altro qualcosa del genere legato ai trasporti. Speravo così che la cosa giungesse comunque al sindaco, al compagno Veltroni. In effetti dopo qualche giorno ricevo una mail da uno dei due uffici che per conoscenza mi comunicava di aver girato la mia lettera a: ld.gabinetto@comune.roma.it . e all' ATAC sollecitando loro a rispondermi
Era il 23 novembre e da allora nulla è successo. Ho deciso allora di far arrivare questa mia lettera al primo cittadino di Roma attraverso il tam tam della rete, nella consapevolezza che quanto mi è accaduto non riguardi solo me.

Diario di una giornata a Roma

Dopo tanti anni di lavoro - ho 50 anni – e di militanza all’interno della CGIL, lo scorso anno sono stato eletto RSU all’interno della scuola in cui presto servizio come collaboratore scolastico.
E’ un impegno che ho accettato con gioia e con la consapevolezza di dare un contributo con la mia esperienza personale di portatore di handicap, costretto a vivere su una carrozzina.
Gianni Mereghetti - 12-01-2005
Il 28 dicembre il «Corriere della sera» ha pubblicato un documento del Sant’Uffizio, avallato da Pio XII, che interveniva sulla questione dei bambini ebrei ospitati presso istituzioni cattoliche o famiglie francesi durante la seconda guerra mondiale. A partire da quella pubblicazione si è aperto un dibattito che ha visto numerosi intellettuali intervenire e tra questi Alberto Melloni, Amos Luzzatto, Vittorio Messori, Andrea Tornielli, Peter Gumpel, Giovanni Miccoli, Riccardo Di Segni, Emma Fattorini, Anna Foa, Renato Moro, Daniel Jonah Goldhagen, Lucetta Scaraffia, Giorgio Rumi, Ernesto Galli della Loggia, Claudio Magris. La maggior parte degli interventi ha portato sul banco degli imputati la Chiesa e in particolare il pontefice di allora Pio XII, colpevoli di antisemitismo. Quasi tutti i commentatori però sono incorsi in un errore, perché, al posto di cercare di comprendere le ragioni per cui la Chiesa ha messo in campo una fondata preoccupazione nei confronti di ognuno dei bambini ebrei salvati dall’Olocausto e alcuni dei quali battezzati, ha guardato il tutto con gli occhi del pregiudizio: infatti che aspettarsi di buono da una Chiesa preconciliare, tanto più se guidata da un Papa come Pio XII? Diversa avrebbe dovuto essere la modalità con cui affrontare una questione, com’è questa dei bambini ebrei: don Luigi Giussani nel libro “Perché la Chiesa”, analizzando altre vicende storiche che hanno visto implicata la comunità cristiana, ha indicato a chiare lettere quale debba essere il metodo corretto in simili situazioni: “una minima sensibilità storica – ha scritto - impone di collocare le affermazioni che si prendono in esame nel contesto del tempo in cui sono state pronunciate e di considerare tutte le circostanze che le hanno motivate”.

Sarebbe quindi ora, dopo tanti articoli carenti di criticità, individuare le ragioni storiche che hanno spinto la Chiesa a preoccuparsi del destino di ognuno dei bambini ebrei ospitati in Francia dai cattolici, rifiutando facili soluzioni meccaniche, come quella di restituirli tout court alle comunità ebraiche.
Laura Tussi - 12-01-2005
Riporto l'elaborato dell’incontro con Alfio Maggiolini ed Elena Rosci tenitosi presso LA CASA DELLA CULTURA di Milano lo scorso novembre all'interno del ciclo "IL DISAGIO INVISIBILE"


Il problema “droga” riguarda una certa invisibilità dove si determina e si manifesta l’assenza di regolamenti specifici su come la scuola deve agire e comportarsi per intervenire circa la questione spinelli e droghe. L’assenza di una regolamentazione di questo tipo significa che persiste la mancanza di cultura, di modi di ragionare e di porsi, su come affrontare la situazione “droga” tra i giovani. Gli insegnanti tendono a vedere determinate condizioni e situazioni in modo abbastanza condiviso, ad esempio, per quanto riguarda il problema spinelli: la questione va trattata all’interno dell’interazione e relazione educativa dell’intervento pedagogico, mentre la famiglia va convocata in un secondo tempo, come se il primo passo fosse un trattamento della questione all’interno della relazione educativa con lo studente, che agisce un atteggiamento generale riguardante una “scarsa motivazione”. Il trattamento educativo dovrebbe essere regolato tramite un attento controllo, se la scuola tiene presente che la questione va trattata anche con l’aumento della prevenzione, probabilmente si otterrebbero dei risultati motivanti anche indipendentemente da denunce, da sanzioni, da multe. Le risposte dei ragazzi rispetto a quali provvedimenti adottare sono orientate verso la dimensione sanzionatoria che gli insegnanti esercitano meno, privilegiando appunto l’intervento educativo. I ragazzi sono sempre più rigidi quando si ragiona sulle trasgressioni e si pongono dal punto di vista di chi deve intervenire. Tutti manifestano l’idea che l’intervento della denuncia, delle forze dell’ordine, sia qualcosa che viola la cittadella della scuola e la preziosità della relazione educativa. Spesso l’idea di ricorrere alla denuncia concerne gli spacciatori esterni, fuori dalle mura della scuola e dall’alveo della famiglia. Questo orientamento si scontra con questioni legali molto complesse sul consumo e lo spaccio di droghe.
Mino Rollo - 11-01-2005



Matrigna onda
indifferente
verso gli occhi
di madre
che cerca
invano
la piccola mano
a lei rubata
dal freddo
tuo abbraccio.

Figlia assassina
di quella natura
da sempre benigna
che ti partorì
fra immani travagli
in cui l’umana specie
trovò orrenda sorte.


Annalisa Rossi - 11-01-2005
Reduce da un infernale viaggio in Lapponia.
A parte i -30, sopportabili, per chi , come me, é rotta a qualunque esperienza (o ha una termoregolazione da far invidia a un condizionatore), a parte che sono vegetariana e lì mangiano la renna e il ...
Annalisa Rossi - 11-01-2005



Ovidio racconta che Aracne era nata da famiglia di origini umili e viveva nell'umile Ipepe presso Peonia.
Era figlia di Idmone, tintore di Colofone Lidia, antica regione dell'Asia Minore.
Aveva imparato dal padre il mestiere, ma la creatività nel tessere le tele era tutta sua, così come in tutte le attività correlate al mestiere.
Aveva così grande talento che da lei venivano ad acquistare e a imparare l’arte da tutta la Lidia, tant'è che presso di lei si raccolse una comunità di donne che, come lei, tentarono di emanciparsi con l'arte dallo strapotere dellla società patriarcale.
Aracne qui è ancora molto lontana dalla sfida con Atena.
Tesse e si racconta, raccontando le storie del mondo.



Ho da sempre brividi nel sangue:
mi sembra di sentirlo ammucchiarsi
nelle vene oppure correre
come un treno per prosciugarsi
negli scorci domestici.

Le ragazze che siedono ammirate
vorrebbero imparare la grammatica
del filo, l’emozione della trama,
lo sguardo sottaciuto che diventa
il sentimento del colore nel tessuto
del testo.

Rombi e triangoli fanno la stoffa,
limitata e relativa.

Ma, per me, che osservo al di qua
del telaio la spoletta farsi eco
e destino,
ASSOLUTA e ETERNA è la visione
Per me che cammino solitaria
e sogno.

Voi che mi sedete accanto,
amiche e compagne dei processi
della mano, voi che mi circondate
con la pace del legame della tela
e del telaio, tessitrici anche voi
di parole, RI-MEMBRATE
ed aggiustate le spolette,
che mi cadono, disfatte, dalle mani,
paghe anche solo di questo
umile imparare.
IO descrivo nella morfologia
delle trame dell’ordito la logica
delle vite,affinché nelle tele
s’incarnino le idee, diventando
immagini di storie.

Solo parlarne, concede una qualche
realtà al Mondo.

Antonio Vallario - 10-01-2005
Sul rischio idrogeologico in Campania

Gli ultimi eventi meteorici hanno riaperto il capitolo catastrofe area sarnese del 1998

Il ripetersi sempre più frequente di situazioni d’emergenza in occasione di piogge sostenute, ma non eccezionali, dovrebbe finalmente indurre a porsi domande sulle motivazioni che hanno portato il territorio campano ad una tale fragilità che può identificarsi come elevata potenziale catastroficità. Ciò per le popolazioni coinvolte, porta a condizioni di insicurezza e di vivibilità umanamente insopportabili, senza un benché minimo spiraglio per un futuro migliore.
Grazia Perrone - 10-01-2005
(...) Il funerale di Piero Ferrero segretario provinciale della FIOM di Torino era presto, alle otto. E allora ci troviamo lì, al cimitero, eravamo cinque uomini, undici donne, compresa mia moglie. Ecco, io ho poi commentato in certe interviste, con più di ventimila organizzati dalla FIOM, non c'era un rappresentante della FIOM. (...)" Eccolo l'effetto del terrore fascista.(Maurizio Garino)


Nella testimonianza di Maurizio Garino, uno dei fondatori, introdotta e redatta da Marco Revelli, [1] l'affascinante (e sconosciuta ai più) storia della Scuola Moderna di Torino, nella prima e seconda decade del secolo scorso. Una scuola ideata, progettata e realizzata - sulla falsariga di quella fondata da Francisco Ferrer in Spagna - da operai anarchici e socialisti che sceglievano liberamente la loro cultura senza condizionamento alcuno e che fu spazzata via, nel 1922, dalla violenza fascista. La scuola libera - è questo, in ultima analisi, il succo del pensiero pedagogico della Escuela Moderna di Francisco Ferrer - farà degli uomini liberi, delle coscienze adamantine, degli atleti del pensiero e dell'azione, mentre invece la scuola dogmatica, serva dei pregiudizi e dei privilegi, non ci può dare che degli ipocriti, dei deboli, dei servi, dei codardi, dei ciurmatori della politica e dei mistificatori del giusto e del vero. Nella scuola - scrive Ferrer - si deve al bambino, al giovinetto, all'adulto insegnare a leggere, a scrivere, ad osservare e studiare i fenomeni della natura, delle cose e degli uomini; lasciare che la sua intelligenza conservi tutta la libertà di osservazione e d'iniziativa; non trasportarla dal verismo e dalla realtà dei fatti; non incominciare a inculcare l'odio fra gli uomini e fra i popoli; ma insegnargli invece fin da quando può balbettare la prima parola e scrivere la prima lettera ad amare la verità e la giustizia, le sole figure simboliche ed astratte che si devono far grandeggiare nella mente e nell'animo di tutti.

E per far questo bisogna far sì che la scuola sia libera dalle prepotenze e dai pregiudizi politici, economici e religiosi, e deve essere razionale; vale a dire ispirata ai soli sentimenti che rispecchiano la realtà dei fatti, e deve insegnare a dare a questi il loro significato e il loro valore, senza ricorrere a giustificazioni inique, a ipotesi assurde. Non si potrà quindi in questo genere di scuola giustificare e alterare la genesi della proprietà privata; nobilitare la funzione degli Stati e delle Chiese; fomentare istinti selvaggi di guerra, e di militarismo; elevare inni alla tirannide ed allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. (cfr. Francisco Ferrer in un articolo pubblicato nella rivista, da lui fondata, L'Ecole Renovée e The origin and Ideals of the Modern School opera postuma pubblicata, nel 1913, a New York a cura della Casa editrice G.P. Putnams Sons).

Manlio Comotto - 10-01-2005
Marcello Bernardi, chi era costui?

Chi ha avuto figli negli anni ’70 e ’80 (negli anni del rampantismo la sua popolarità è un po’ calata), chi in quegli anni si è occupato di educazione e del rapporto adulto-bambino, ha certamente incontrato, ...
Anna Di Gennaro Melchiori - 08-01-2005
Segnalo da Tuttoscuola

Maremoto, insegnanti ne parlino a scuola

Parlarne ma soprattutto far parlare loro, i più piccoli, dell'immane tragedia che ha sconvolto il sud-est asiatico, a cui hanno assistito attraverso le immagini proposte dai ...
Le riviste promotrici - 07-01-2005
Le riviste “Aprile”, “Carta”, “Alternative”, il network “Eco Radio”, “Quaderni laburisti” promuovono per domenica 16 gennaio 2005 (presso Angelicum University Press) una giornata di dibattito e confronto.
Lo scopo: avviare una ricerca comune che, a ...
Maurizio Tiriticco - 06-01-2005
Riflessioni per l’audizione del 12 p. v. sul secondo ciclo presso il Miur

Adempimenti di competenza dello Stato
relativi al sistema nazionale di istruzione


Le Indicazioni Nazionali, relative ai diversi gradi ed ordini dell’istruzione (infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, scuola secondaria di secondo grado), devono contenere necessariamente:
A) le norme generali sull’istruzione (ex art. Cos. 117, c. 2, lettera n), così ordinate:
- motivazioni e finalità dei processi di istruzione in ordine ai principi e alle responsabilità civili e sociali, di cui alla Costituzione repubblicana;
- gli obiettivi generali del processo formativo (ex art. 8, c. 1, punto a del dpr 275/99), distinti per i diversi gradi;
- gli obiettivi specifici apprendimento relativi alle competenze degli alunni (ex art. 8, c. 1, punto b del dpr 275/99), distinti per i diversi gradi ed ordini;
- gli altri punti c, d, g, del comma 1 dell’art. 8 del dpr 275/99, distinti per i diversi gradi ed ordini;
B) la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) che le istituzioni scolastiche sono tenute ad erogare perché i diritti civili e sociali dei cittadini siano garantiti su tutto il territorio nazionale (ex art. cos. 117, c. 2, lettera m), in termini di standard relativi alla qualità del servizio (ex art. 8, c. 1, lettera f, del dpr 275/99).

Adempimenti di competenza dello Stato
relativi al sistema di istruzione e di formazione professionale


Riguardo all’istruzione e formazione professionale, lo Stato non ha competenza in materia di norme generali, ma ha competenza in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti dal sistema di istruzione e formazione professionale su tutto il territorio nazionale.
Pertanto, spetta allo Stato la legislazione in materia di:
- motivazioni e finalità dei processi di istruzione e formazione professionale in ordine ai principi e alle responsabilità civili e sociali, di cui alla Costituzione repubblicana. Valgano a questo adempimento – in forza della pari dignità dei due percorsi – le finalità comuni dell’intero secondo ciclo, di cui all’art. 2, c. 1, lettera g della legge 53/03, che così recita: “Il secondo ciclo, finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l’agire e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale; in tale ambito, viene anche curato lo sviluppo delle conoscenze relative all’uso delle nuove tecnologie”. Giova anche ricordare che il Profilo Educativo, Culturale e Professionale dei giovani all’uscita del secondo ciclo (PECUP) – a prescindere da qualsiasi giudizio in merito ai suoi contenuti – riguarda tutti i giovani all’uscita di ambedue i sistemi, fatta esclusione della durata dei percorsi e degli strumenti culturali;
- determinazione degli standard minimi formativi (SMF) in quanto occorre: a) evitare differenziazioni in materia tra regione e regione; b) considerare la necessità di un progressivo adeguamento con gli standard europei;
- definizione del profilo professionale degli insegnanti della IFP.

Giuseppe Aragno - 06-01-2005
- Ancora Bergamasco e Brambilla! - esclamava mio figlio - ma quando la smetti con i tuoi “sovversivi”? Vivi fuori del tempo.
Ero giovane allora, lui ragazzo, e sorridevo ancora. Oggi, se mi guardo attorno, l’amara conclusione è che avesse ragione. Mi rimangono, dei percorsi intricati che segue la ricerca, il poco che ho scritto e il molto che ho incontrato. Che faccio, lo porto con me? Eppure, se la Storia è alla fine un insieme di storie, uomini ne ho incontrati da non far morire e storie ne ho ricostruite da voler raccontare.

Una - si lega per vie traverse ad una Epifania persa nella nostra corta memoria storica - una mi vien voglia di raccontare, perché non muoia del tutto il caso singolare di un calzolaio milanese che a fine Ottocento qui, nella nostra città disoccupata trova lavoro e mette radici. Napoleone Brambilla, calzolaio socialista - circolo operaio di Milano, scuola Turati e un cognome che lombardo di più non si può - ti viene ancora oggi incontro come prendi la via che conduce alla nascita del sindacato a Napoli; ed è un bel vedere, oggi che Bossi e compagni cianciano di Padania, con quanto cuore e passione stringe rapporti d’amicizia con operai socialisti d’altra scuola, più spinta, più rivoluzionaria, come accade ovunque c’è grande disgregazione, che intendono però la storia nella stesso modo e sentono sulla pelle i colpi di un capitalismo che - la storia si ripete - vive di leggi del mercato e fa guerra allo stato sociale: Cetteo De Falco, Ferdinando Colagrande, Gaetano Balsamo, nomi che non dicono più nulla, uomini ai quali la questura “fa la posta”. Sindacalisti. Quanto basta nella Napoli “liberale” per finire in galera o al domicilio coatto. Come cambiano i tempi e quante volte occorre perdere ciò che si ha per riconoscerne il valore!

Il 6 gennaio del 1894 - chi vuoi se ne ricordi? - nasce a Napoli la Camera del Lavoro. Brambilla ne è qualcosa in più che un semplice dirigente. Compare come altri nella Commissione Esecutiva che ne firma l’atto di nascita in Via Banchi Nuovi, ma se la Camera nasce quel giorno è perché, assieme ad un manipolo di compagni napoletani, ci ha perso il sonno e la salute. Firma in quel 6 gennaio, Brambilla, la firma è ancora leggibile nell’atto notarile, ma ha l’animo in tumulto: troppe strane manovre, troppi sguardi indagatori, troppi questurini in borghese per sentirsi tranquilli. E non ha torto a starsene defilato e a non tornare a casa quella sera. Il giorno dell’Epifania del 1894, che vede nascere a Napoli ufficialmente il sindacato, è il giorno di una “retata” micidiale, che coglie nel sonno dirigenti e militanti anarchici, socialisti e repubblicani. Tutti dentro: Crispi fa a Napoli le prove generali delle leggi speciali che si accinge a varare. Brambilla sfugge all’arresto e ricompare quando l’aria torna respirabile, ma al processo ci va e rintuzza l’accusa che vuole i socialisti in galera per complicità con gli anarchici in un inesistente “progetto rivoluzionario”: “socialisti e libertari - spiega pacato al giudice - sono divisi da inconciliabili differenze teoriche e separati da profonde divergenze nell’azione concreta. Tra loro non può esserci comunanza”. E’ la cultura operaia che si presenta al giudice borghese, uomo di parte e servo del potere - così lo vorrebbero oggi certi riformatori - e il magistrato non ha che opporre, se non una condanna ingiusta sulla base di prove costruite ad arte.

L’uomo trovato morto sotto i portici di San Carlo ieri notte è il noto Brambilla”. Così annota per il Questore la Squadra Politica la mattina dell’otto luglio 1899. Poco prima della mezzanotte il cuore l’aveva tradito. Tornava da un comizio la sera del 7 luglio, quella che chiudeva la campagna elettorale: poche ore dopo migliaia di voti avrebbero premiato il lavoro dei militanti operai.
Non fece in tempo, Brambilla, non lo vide sorgere il sole dell’avvenire, ed ogni volta che ci passo, sotto i portici del San Carlo, mi pare di vederlo e lo saluto: " Non hai avuto la gioia del successo - gli faccio - questo è vero, ma non t’è nemmeno capitata la vergogna della disfatta nella quale rischiamo di affondare". Mi pare che annuisca.
Sarebbe bello se alla Camera del lavoro, nata cento e undici anni fa per merito di uomini come lui, qualcuno trovasse un po’ di spazio per un nome su una targa: Napoleone Brambilla, un operaio milanese tra tanti napoletani.

Fuoriregistro - 06-01-2005
... nell'indifferenza generale ... ci verrebbe da aggiungere, leggendo il Manifesto (Red)

Maresciallo, esperto missilistico, 36 anni, ha un tumore inguaribile. E' stato in Somalia. Accusa: «Tanti soldati muoiono per l'esposizione a sostanze come l'uranio impoverito»

VILLAMASSARGIA (Cagliari) «I somali correvano per Mogadiscio sui pick up. Si spostavano da un quartiere all'altro con gran rapidità. Su quei furgoni sgangherati trasportavano i mortai. Non erano grandi tiratori. Lanciavano quasi alla cieca e fuggivano via. Quando i Black Hawck americani arrivavano sul punto da dov'erano partiti i proiettili, non trovavano più nessuno. Ma i piloti Usa sparavano lo stesso. Dagli elicotteri veniva giù una pioggia di fuoco. Radevano al suolo tutto. A volte si alzavano anche gli AC 130, oppure, dal mare, sparavano i cannoni della Us Navy . Le bombe delle navi, un fischio sinistro; ti passavano sopra la testa e cadevano poche centinaia di metri più in là, con un frastuono infernale. Si alzava una nuvola bianca che arrivava fino al porto, dove stavamo noi italiani. In pochi minuti la polvere candida copriva volti, mani, uniformi». Marco Diana la guerra l'ha ancora negli occhi. Occhi scuri, fermi. In Somalia ci arrivò nel dicembre del 1993, con la divisa di maresciallo dei Granatieri di Sardegna, uno dei corpi scelti dell'esercito mandati a combattere dietro l'ipocrita copertura della missione internazionale di pace. Oggi Marco Diana ha un tumore che i medici considerano inguaribile. A trentasei anni, ha pochissime possibilità di sfuggire alla morte. Il suo è un cancro rarissimo. Una delle cinque forme tumorali più rare al mondo: un carcinoide all'intestino. Le metastasi ormai sono dappertutto. Lui però non molla. Combatte contro la malattia. Combatte per far sapere che a condannarlo non è stata una fatalità, ma l'esposizione alle stesse sostanze cancerogene che hanno ucciso, o che stanno uccidendo, tanti altri militari che hanno partecipato alla missione in Somalia e alle guerre nei Balcani e in Iraq. Resta un soldato, Marco Diana, convinto che il mestiere delle armi abbia una sua etica. Combatte per far sapere che quell'etica lui l'ha vista violare, la vede violare. A star zitto, ad ubbidire in silenzio, non ci riesce più.

Chiedi al soldato Diana che cosa pensa della guerra e lui ti risponde con la formula del giuramento che ha prestato quando è entrato nell'esercito: «Giuro d'essere fedele alla repubblica italiana, di osservarne la costituzione e le leggi». La costituzione, sulla guerra, dice cose molto chiare. E colpevolmente dimenticate.
Pierluigi Nannetti - 05-01-2005
Mario Luzi ha subito e sta subendo una vera e propria aggressione squadristica, per aver espresso una sacrosanta opinione sulla vicenda del treppiede lanciato da un turista contro Berlusconi. Condivido pienamente l'opinione di Luzi, che ha visto ...
Alberto Biuso - 05-01-2005
Segnalo:

Gentile signora, egregio signore,

progetti di ristrutturazione presso l'Università di Neuchâtel prevedono la prossima soppressione della cattedra di Lingua e letteratura greca: i mezzi di informazione ne hanno parlato ...
Giuseppe Aragno - 04-01-2005
Certo, ognuno può intenderla come vuole. Di fatto, che il “grande vecchio” del nostro giornalismo di sinistra approdi, in tema di laicità, sulle rive che gli furono opposte di un ciellino, ha un preciso valore politico e può fare da specchio al ...
Gianni Mereghetti - 03-01-2005
Eugenio Scalfari in un articolo dal titolo “La fede dei laici contro i nichilisti” evidenzia – e giustamente – che è il nichilismo il vero cappio al collo della laicità. Quanto sostiene Scalfari è sacrosanto: infatti se laicità significa concepire la ...
una voce - 03-01-2005
Apriamo il nostro cuore
al dolore apriamolo
alla gioia di esserci
di esserci ancora con loro
che non ci sono più
di esserci ancora
col cuore in gola
e gli occhi sgranati
dinanzi alla morte
che ci appartiene
come il mare
come la terra ...
Anna Pizzuti - 03-01-2005
Dalla newsletter n.33 di Legambiente scuola

Roma, 20 dicembre 2004
Egregio………, la legge 53/2003 - art.2 lettera g) - prevede che siano definite le norme generali relative al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione e i conseguenti piani di studio.
Si tratta di atti la cui predisposizione ha visto la partecipazione di oltre duecentocinquanta esperti di diversa estrazione culturale e professionale e l'impegno della struttura ministeriale, la quale ha esaminato la realizzabilità delle proposte dal punto di vista strutturale ed organizzativo.
Prima che i documenti possano iniziare il loro articolato percorso di formazione, secondo un metodo che ho assunto come principio ispiratore della mia azione, è mio intendimento proseguire nel percorso di coinvolgimento e di ascolto di quanti a vario titolo sono interessati al rinnovamento della scuola.
A tal fine ho ritenuto opportuno programmare una. serie di incontri per promuovere momenti di confronto e occasioni di suggerimenti e di riflessioni utili al successivo iter dei provvedimenti di attuazione della delega. In tale contesto La invito a partecipare all'incontro indetto per il giorno ……..gennaio 2005 alle ore 9,00 presso questo ministero, Sala delle Conferenze, piazzale Kennedy, 20.
Confido nella Sua presenza e nella Sua preziosa collaborazione e, ringraziandola fin d'ora, Le porgo i miei più cordiali saluti. Letizia Moratti”

Questa la lettera inviata poco prima di Natale ad associazioni professionali, sindacali…
Sarà ancora una volta una consultazione che alla fine lascerà inalterate le decisioni ministeriali come è successo finora o sarà vero confronto? Quanto sarà disposto il Ministro ad ascoltare e accogliere i pareri che ora richiede? I tempi stringono e una manciata di mesi che ancora restano per l’approvazione dei decreti rimanenti non potranno far recuperare un dibattito vero che possa incidere sulle scelte strutturali presenti nelle bozze dei testi ufficiosi. Un decreto come quello che investe la riforma della scuola superiore non può essere concluso in breve tempo. Ecco perché questo coinvolgimento ci appare tardivo e di facciata!


Riprendo le domande che si pongono i redattori della newsletter, per aggiungerne un’altra: quali sono le posizioni che i destinatari dell’invito sosterranno negli incontri? O meglio, quali le contro-proposte?

Su questa parte della riforma, sia su quanto trapelato – i pochi documenti sul sistema dei licei – sia su quelle che definirei “le mosse del cavallo - i decreti che faranno da paracadute alla determinazione di quel sistema di istruzione e formazione professionale che è il vero nodo su cui si gioca tutta l’impostazione della scuola secondaria superiore che verrà – nei mesi scorsi e fino alla diffusione della bozza di decreto, molte le analisi delle problematicità e le denunce di inadeguatezza e di arretramento. Utilissime, sicuramente: ma solo preliminari alle proposte alternative.
Il modo ideale per arrivare a questa consultazione sarebbe stato quello di costruire dal basso i modelli, le idee, le rappresentazioni da proporre, selezionando le esperienze, raccogliendo le critiche all’esistente provenienti dalla scuola e trasformandole in rappresentazioni di una svolta.

La rete, con i suoi mille fili, ha offerto occasioni di questo tipo, ma certo, anche attraverso le sue maglie, ben poco è passato.
Vittorio Delmoro - 03-01-2005
Nel leggere le bozze ufficiali del Decreto approntato dal Governo sulla scuola superiore, balza agli occhi un numero, il 30.
Si riferisce alle ore settimanali previste per i primi 4 anni, visto che nel quinto si torna alle 27.
Cosa stupisce in ...
Laura Tussi - 03-01-2005
LA CONDUZIONE DEL PENSIERO ATTRAVERSO LE DISCIPLINE SCOLASTICHE.

Primo percorso lineare di produzione scritta in area storica



La metodologia, (dal greco meta odos, attraverso il percorso) riconduce alla possibilità logica di intraprendere percorsi di impostazione cognitiva e di apprendimento relativi alle materie dell’insegnamento, ossia alle scienze didattiche (dal greco didactein e dal latino didasco insegnare, trasmettere ai discepoli). In questo scritto si tratterà delle materie inerenti il campo umanistico e l’orientamento dell’allievo rispetto a tali argomentazioni, con l’ausilio di strumenti appunto didattici, con il supporto della costruzione ermeneutica e gnoseologica di brani e paragrafi in base a degli schematismi che possono orientare appunto l’applicazione pratica verso il contenuto, che così potrà assumere una forma, una valenza, una morfologia facilmente assimilabile e strutturabile in costanti interpretative, in chiavi di lettura ermeneutiche e memorizzabili in tracce schematiche di apprendimento.
Spesso si riscontrano difficoltà nei ragazzi rispetto al processo di assimilazione dei concetti, alle dinamiche cognitive di memorizzazione di dati ed eventi, all’immagazzinazione dei passaggi tramite meccanismi spontanei, all’interpretazione di eventi, di fatti, di episodi.

- Se si tratta di una lezione di storia con alcuni paragrafi da esplicare in termini più semplici e facilmente assimilabili occorre procedere con una sintesi globale della spiegazione anche con l’ausilio del testo. Il riassunto generale dei paragrafi permetterà di far propria una visione d’insieme dei contenuti di fatti, avvenimenti ed eventi storici.

- In seguito l’allievo procede con la suddivisione della sintesi globale in piccoli paragrafi a cui si attribuiranno ulteriori sottotitoli ed un titolo generale di inizio. Questo procedimento è necessario per visualizzare l’insieme di tematiche che vengono affrontate da una serie di paragrafi consequenziali, compresi all’interno di un capitolo modulare, suddiviso in unità d’apprendimento, appunto paragrafate. L’esercizio della titolazione è necessario per visualizzare una panoramica d’insieme di uno specifico e determinato passaggio storiografico, compreso a grandi linee in un arco di tempo anche rappresentabile in uno schema lineare a base temporale.

- Un procedimento consequenziale consiste nel trascrivere tutti i sottotitoli attribuiti al riassunto globale, formando così un breve brano a cui si attribuirà un ulteriore titolo generale. Con questa esercitazione si tende a sviluppare nel ragazzo il senso d’autonomia nel manipolare il testo, in quanto è l’allievo stesso che costruisce e trascrive dei concetti e dei contenuti ricavati dal testo, ma sviluppati da una propria autonoma riflessione a livello individuale. Il brano ricavato dai sottotitoli costituisce un veloce strumento di consultazione del testo storico a cui viene attribuito un titolo generale che permette di acquisirne il significato contenutistico.
Mario Menziani - 03-01-2005
I giovani, gli immigrati e il Mezzogiorno sono le nostre grandi risorse per il futuro. Sono le risorse più preziose sulle quali investire. Nel quadro dell’Europa e con l’aiuto dell’Europa. Che fare allora? Scuola, scuola, e, poi, ancora scuola. E’ da qui che si parte. Scuola che trasmetta con equità il sapere e, soprattutto, la capacità di apprendere. Scuola, con tutti i progetti Erasmus possibili, per mettere i nostri ragazzi in contatto e su un piano di parità con i loro coetanei negli altri paesi. Scuola e università che sappiano riconoscere il merito e promuovere l’eccellenza.” R. Prodi, Milano 11 dicembre’ 04

Poche ore all’anno nuovo. E allora facciamo così: facciamo finta che ci siano solo due o tre cose da sistemare prima di partire con questo nuovo anno. Solo due o tre cose, e piccole per giunta.
In realtà lo sappiamo bene che queste due o tre cose le dobbiamo estrarre da una vera e propria montagna. Ma di vedere l’intera montagna, a questo punto, proprio non ci va, preferiamo vedere solo due o tre cose, possibilmente piccole.

Ecco, facciamo così. In modo da surrogare, con questo piccolo stratagemma, la necessità di sistemare ogni cosa prima di chiudere l’anno vecchio, mettendo tutto in ordine per ripartire con le idee più chiare. Ne abbiamo bisogno, sia per non essere sommersi dal caos che ci attornia, sia per costruirci delle piccole tappe, avere un’idea di quanto è stato fatto, fare mente locale su quanto resta da fare. E’ un modo che chiamiamo “razionale”, ma in realtà lo è perché ci aiuta, ci aiuta a tirare avanti. Ci aiuta a darci ritmi, ad accettare sconfitte, a dare la giusta dimensione a vittorie e sconfite, a non farsi prendere la mano da stati umorali, a razionalizzare. A trovare la nostra strada, da bravi occidentali.

La prima cosa da sistemare è confermare l’opposizione alla neoscuola. La seconda è considerare che per continuare ad opporci c’è bisogno di un progetto. La terza è considerare che se si vuole parlare di scuola, allora si deve parlare di mondo.
Del mondo, oggi.
No, non vogliamo rinunciare a parlare del mondo, oggi più che mai.

Brandelli di comunicazioni dal mondo. Dal Burkina Faso: “Già fatto l’albero? Ci credi se ti dico che ne vendono anche qua, di plastica e già addobbati? Che immagine surreale, un africano scalzo nella nebbia di polvere rossa e due alberi di natale in mano” .
Dal Bangladesh: “Comunque non preoccupatevi troppo. Domani vado in campagna dove la gente non sa niente, continua a vivere normalmente. Un pregiudizio che abbiamo è che questa gente viva in un perpetuo stato di terrore. La mancanza di notizie non è sentita come una paranoia. Probabilmente siete più spaventati voi di loro”.
Che cosa c’entrino due piccoli brandelli di tal fatta con la scuola lo lasciamo spiegare alle belle pagine che Raffaele Iosa pubblica su Scuola Oggi (“Buon Natale da ariosa berosa” 29.12.04): “C’è bisogno di pensare altro e alto, di tornare alla politica non solo della scuola, ma dell’educazione complessiva, di ripensare al patto tra società adulta e società dei bambini e giovani che in questo ventennio si è per me frantumato in un mare di adultismi, spot, pedagogismi narcisi. Alla paura di futuro che domina l’attuale presente adulto (quasi terrore) proporre un pensiero “borghigiano” (grazie, De Rita) che ci aiuti a riprendere la nostra città della vita come polis e agorà quasi perdute. Nei non luoghi del presente progettare nuove piazze, nuove aule, nuovi sguardi. Si può se si va oltre il rincorrersi di un decennale traumatico quasi flop delle politiche educative, sociali e scolastiche”.
Concetta Centonze - 03-01-2005
C’era una volta una regione del mondo che tutti amavamo.

L’amavamo perché era giovane e i giovani, si sa, sono amabili per
natura; ai giovani si perdonano volentieri gli errori perché sono errori
d’impulsività e di inesperienza: mai di ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 03-01-2005
E come al solito è partita a spron battuto la “carità pelosa “ del bel paese; è tutto un fiorire di opere altamente benefiche finalizzate ad aiutare le popolazioni colpite dall’immane forza della natura.
E’ forse irriverente in queste circostanze, o fuor di luogo, accennare solamente a questa abitudine da postulanti per cui, depositato il soldino, ora possibile anche con un sms, nel cappellaccio del povero sventurato di turno, il tutto torna al prima, con i pensieri rivolti altrove?
E mi viene anche in questa occasione di pensare alle altre volte in cui come abitatori del bel paese ci siamo impegnati in grandi opere umanitarie nel mondo; il più delle volte, l’esito finale è sempre stato l’intervento di un magistrato.
E non ci voglio proprio pensare più di tanto, per la grande vergogna che ancora riesco a provare. E’ divenuto quasi uno sport nazionale indire gare di beneficenza in ogni occasione; non siamo ancora riusciti ad imparare che sarebbe meglio “ insegnare a pescare “ che fare doni, o come nella circostanza, fare appello al pietismo del bel paese.
Fuori da ogni metafora, quel costo di vite umane è un prezzo troppo alto perché lo si possa alleviare con il soldino trasmesso con il telefonino, magari con il videotelefonino ricevuto a natale.
Quelle morti non possono non pesare sulla coscienza del cosiddetto mondo progredito e cristianizzato.
Lorenzo Picunio - 03-01-2005
1. Il sistema dell’istruzione pubblica in Italia è organizzato in scuole autonome, coordinate a livello nazionale dal Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e delle Ricerca. Le scuole autonome sono gestite democraticamente da organi di gestione di carattere didattico, Collegi dei Docenti, e di carattere organizzativo, Consigli di Scuola. È fatta salva l’autonomia dell’Università, regolata da leggi specifiche.

2. Il ruolo dei docenti è unico, per la scuola d’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado. È ammessa una differenziazione salariale non superiore al 10% per gli insegnanti della scuola secondaria. Gli orari di insegnamento sono di 22 ore settimanali e 2 di coordinamento didattico per gli insegnanti della scuola d’infanzia e primaria, 18 ore d’insegnamento e 4 di coordinamento didattico e preparazione dei compiti per gli insegnanti della secondaria. Le ore di preparazione e correzione dei compiti sono forfettizzate nella misura di 3 settimanali.

3. Le scuole sono organizzate secondo un orario settimanale dalle 28 alle 40 ore settimanali, con un massimo di 34 ore per la secondaria. La scuola d’infanzia è organizzata su un orario da 36 a 40 ore settimanali, per 39 settimane l’anno. La scuola primaria è organizzata su un orario da 32 a 40 ore settimanali, per 35 settimane l’anno. La scuola secondaria è organizzata su un orario da 28 a 34 ore settimanali per 35 settimane l’anno.

4. Ad ogni sezione di scuola d’infanzia sono assegnati due insegnanti. Ad ogni coppia di classi di scuola elementare sono assegnati 3 insegnanti, salvi i casi indicati dall’articolo successivo. Ad ogni classe di scuola secondaria è assegnato il numero di insegnanti risultante dalla tabella elaborata dal Collegio docenti ed approvata dal Consiglio di Circolo, all’interno dei criteri minimi e massimi elaborati dal Ministero, sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, e del rispetto del numero minimo di alunni per insegnante, indicato dagli stessi criteri.

5. Laddove in un Circolo di scuola primaria più di 15 genitori richiedano l’istituzione di una classe prima a tempo pieno sono assegnati per quella classe 2 insegnanti. Sono assegnati due insegnanti anche laddove prosegua un’esperienza di tempo pieno in una classe successiva alla prima. L’orario settimanale delle classi a tempo pieno è fissato in un minimo di 38 e in un massimo di 40 ore settimanali. La scuola può, con mezzi propri, con l’apporto degli enti locali o con il contributo delle famiglie disporre attività di accoglienza anticipata o posticipata per un massimo di 2 ore giornaliere complessive.

6. I criteri di cui all’articolo precedente si applicano per l’istituzione di classi a tempo prolungato nella scuola media, dove l’orario può svolgersi dalle 30 alle 34 ore settimanali, anche prevedendo attività su base opzionale (ma queste ultime per un orario non superiore a 2 ore settimanali).

7. Nelle scuole d’infanzia o primarie di minore dimensione possono essere adottati criteri organizzativi di unione di più classi in determinati orari, tali da consentire l’assegnazione di un numero di docenti inferiore a 3 per 2 classi (o 2 per una classe se a tempo pieno o 2 per una sezione se di scuola d’infanzia). Tali soluzioni devono essere attivate in classi inferiori a 15 alunni, o in scuole aventi una media per classe inferiore a 13 alunni............
Dedalus - 03-01-2005
Quest’anno ne vedremo di tutti i colori. In senso non metaforico. Stiamo parlando del documento di valutazione o scheda personale dell’alunno. Con la circolare ministeriale n. 85 del 3 dicembre 2004 si apre la strada infatti al “fai da te”, alla devolution spinta in fatto di attestazione dei risultati raggiunti e/o di certificazione delle competenze. Ma riepiloghiamo quel che è successo negli ultimi tempi ripercorrendo rapidamente il cammino degli anni passati.

C’era una volta… la pagella.....
Redazione - 03-01-2005
Da Italia Oggi:

LA RIFORMA DELLA SECONDARIA

Parabola discendente per la classe di concorso A019.

Le materie economiche e giuridiche cedono spazi alle lingue.


La riforma Moratti mette all'angolo i docenti di diritto ed economia. Il ...
Pierangelo Indolfi - 03-01-2005
Segnalo da da Ecole - Dicembre 2004


Può la mannaia dei tagli alla scuola del governo Berlusconi compattare idee della formazione diverse e renderle concordi? È possibile pensare che il marcio della privatizzazione e confessionalizzazione della ...
Gabriele Boselli - 03-01-2005
A tutti

L’assedio che ormai da molti anni la contingenza ha posto a istituzioni della Tradizione e dell’Avvenire come la scuola si è fatto negli ultimi tempi sempre più stringente. Non pochi di noi sono tentati di ignorare la storia e la ...
Gianni Mereghetti - 01-01-2005
I festeggiamenti di Capodanno hanno evidenziato ancora una volta le difficoltà di noi, uomini appartenenti ad un tempo segnato dal nichilismo, a stare di fronte alle contraddizioni della vita, come quella tragica del maremoto che ha colpito le coste ...
Pierangelo Indolfi - 31-12-2004
Segnalo dal Corriere della Sera

La preghiera di Assisi «Capodanno silenzioso»

Il Custode della basilica: donate i soldi alle vittime dell’Asia Il cardinale di Napoli: no ai botti. I Comuni riducono le feste

«A Capodanno non spendete soldi in ...
ilaria ricciotti - 30-12-2004



Morti.
Migliaglia di morti.

Corpi sparsi
qua
e là,
senza nome,
senza volto.

Corpi inghiottiti
dalla grande onda
assassina,
in cui
migliaglia di corpi
poco prima,
si erano immersi
cavalcandola.

Vittorio Delmoro - 27-12-2004
In questi giorni vacanzieri, in cui pur sarebbe meglio tenere il pensiero libero dalle preoccupazioni scolastiche (e politiche), la mente torna purtroppo sempre lì, attratta quasi da un’irresistibile calamita; qualcuno ha detto che quando si è ...
Maurizio Tiriticco - 27-12-2004
<Agli inizi di gennaio, per graziosa volontà del principe, si apriranno più tavoli di discussione sul secondo ciclo. Non vorrei, non vorremmo, che il confronto fosse solo sui dettagli e non sulle linee fondanti.
Occorre volare alto! Di qui le argomentazioni che seguono.


Sul secondo ciclo si possono versare fiumi di inchiostro, scrivere migliaia di OSA, decine di discipline, quadri orari obbligatori e non, e tutto all’infinito perché… chi più ne ha, più ne può mettere, ma…
… non bisogna dimenticare che le questioni fondamentali sono essenzialmente due: quella degli standard e quella della ricerca e definizione di un asse culturale che dia corpo all’intero sistema di istruzione. Esplicitiamole.

La questione degli standard

Stiamo faticosamente passando da un sistema di istruzione tutto governato dall’alto – la scuola di ieri – ad un sistema autonomistico. Questo si fonda, da un lato, sulle scelte pedagogico-culturali degli istituti scolastici e degli istituti di formazione, dall’altro sulle scelte istituzionali, organizzative e gestionali delle Regioni – il sistema descritto e sancito dal nuovo Titolo V.
Perché il nuovo sistema funzioni, è necessario mettere in piedi un serio e forte dispositivo di controllo. Lo esplicita chiaramente Giorgio Allulli (“Il Sole 24 ore” del 18 u. s.): “Qualunque sistema viene governato in due modi: o attraverso la definizione e il controllo delle modalità di funzionamento, o attraverso la definizione e il controllo dei risultati che devono essere conseguiti. I paletti del sistema vanno cioè collocati a monte (in questo caso si parla di controllo degli input del sistema) oppure a valle (in questo caso si parla di controllo degli output)”.
In altri termini, il buon funzionamento della scuola di ieri era garantito a monte da una fitta rete di norme, dai programmi ai quadri orari alle circolari esplicative! Quella di domani dovrà essere garantita a valle da “oggetti” assolutamente nuovi per la nostra tradizione – e non solo scolastica – cioè dagli standard e da un efficace sistema di valutazione esterna.
Gli standard non sono oggetti misteriosi, ma proprio per questo l’amministrazione deve metterci mano con un’ottica assolutamente diversa da quella con cui era solita scrivere decreti, ordinanze e circolari. Si tratta di una svolta a 180 gradi! Pensare e fare in termini di standard richiede cambiamenti profondi nella cultura e nei comportamenti giuridico-istituzionali ed economico-funzionali sia da parte di chi è tenuto a scriverli sia da parte di chi li dovrà considerare come fine e volano delle sue azioni.
Per quanto riguarda il sistema nazionale di istruzione, gli standard devono riguardare essenzialmente due ambiti di questioni, strettamente interrelate:
a) i risultati degli apprendimenti, in termini di quelle competenze terminali che i singoli ordini e gradi di istruzione propongono e richiedono ai fruitori;
b) le modalità del funzionamento degli istituti, in ordine ai contesti operativi, alle risorse, alle strutture e alle attrezzature, alle dotazioni didattiche, ai servizi.
Si tratta di ambiti che andranno affrontati e “lavorati” con larghi criteri di contestualizzazione, considerando che non c’è un prima e un dopo tra le competenze proposte agli studenti e la garanzia di un servizio efficiente ed efficace. L’esito di un apprendimento è pur sempre legato alle risorse adottate! Didattica e organizzazione sono sì concetti distinti, ma le operazioni per realizzarle sono strettamente intrecciate!
In una nota della scorsa estate, a proposito della necessità della riscrittura delle Indicazioni nazionali relative al primo ciclo, le quali, com’è noto, hanno a tutt’oggi (e per quanto tempo ancora?) carattere transitorio, scrivevo: “Le Indicazioni dovrebbero dare indicazioni – appunto! – su due versanti: a) quello culturale, educativo e pedagogico didattico, quello dei macroobiettivi, cioè degli obiettivi generali del processo formativo e degli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni – come si esprime il dpr 275 – proposti come traguardi per gli studenti; b) quello delle risorse di cui le istituzioni scolastiche devono disporre per garantire i livelli essenziali del servizio – in ordine all’adempimento dell’articolo Cos. 117, c. 2, lettera n. Com’è noto, il punto b) nelle Indicazioni è totalmente assente! Quando, invece, avrebbe dovuto costituire l’elemento forte, caratterizzante, innovatore, in relazione al nuovo ordine che deriva dal Titolo V”.
Un discorso analogo vale per le Indicazioni nazionali del secondo ciclo. Ma, stando ai documenti e allo schema di decreto che sono in circolazione, nulla si ritrova di quanto ci dovrebbe essere, fatta eccezione per il sistema di istruzione e formazione professionale (capo III dello schema di dlgs).
Gli anonimi si sono sperticati a riscrivere ancora una volta nuovi/vecchi programmi di un tempo! Mi sembra che si siano detti: siccome ci troviamo nella società della conoscenza, moltiplichiamo le conoscenze, aumentiamo il numero delle discipline, ed anche quello degli OSA! Non sia mai detto che non attendiamo puntualmente al compito assegnatoci dal Ministro! Ma gli OSA, dico io, non possono essere la lista della spesa della puntigliosa massaia! Se volessimo, di obiettivi ne potremmo scrivere a migliaia! Ma gli OSA devono essere macroobiettivi, indicatori standard, quindi, per loro natura, debbono essere pochi, essenziali, chiari, e di lettura non ambigua! Spetterà alle istituzioni scolastiche autonome “leggerli” e “curvarli” alle specificità dei loro progetti. Altrimenti gli obiettivi formativi – non se ne parla nel DPR 275, ma nelle Indicazioni per la scuola di base costituiscono un adempimento delle scuole – diventano un rimasticamento, se non un inutile copio copias degli OSA. E i suggerimenti che ci vengono con la nuova scheda di valutazione per il primo ciclo vanno proprio in questa direzione! Che è offensiva per le scuole!
Ma i nostri anonimi estensori si sono anche dimenticati almeno di due dati essenziali.
Dietrich Bonhoeffer - 25-12-2004
Riceviamo e pubblichiamo


Resta un’esperienza di eccezionale valore l’aver imparato infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli ...
Vincenzo Andraous - 25-12-2004

Natale corre al centro dell’universo, verso l’Uomo che ha cambiato la nostra esistenza.
Persino il generale inverno delle nostre interiorità piega di lato, quando inizia il conto alla rovescia per Natale. Senza più la maschera del tempo, il cielo ...
Gianni Mereghetti - 25-12-2004
L’unica gioia al mondo
È cominciare. E’ bello vivere
Perché vivere è cominciare,
sempre, ad ogni istante.

Cesare Pavese


Il Natale è il ricordo del modo
In cui il Signore si è reso presente.
Il Signore non è mai un passato.
Il ...
Carlo Carzan - 24-12-2004
Come sempre arriva il natale ed il momento degli auguri; quest'anno ho deciso di fare gli auguri con le parole di Barbara Hofmann, che ho avuto il piacere di conoscere per la sua eccezionale attività con i ragazzi in Monzambico.
Ho visto il suo gruppo ad Ostuni durante la "settimana del bambino nel mediterraneo" e sono rimasto affascinato dalla forza e dalla voglia di vivere che i ragazzi trasmettevano.
Barbara mi ha regalato un suo libro di poesie e riflessioni, quella che propongo è un inno all'infanzia, ad un "mondo salvato dai bambini":

RADICI DEL MONDO

Come le piante s'intristiscono
E poi muoiono
Se non si ha cura delle radici,
così non può vivere un mondo che trascura i suoi bambini.


Gianni Mereghetti - 23-12-2004
Mons. Luigi Giussani ha scritto che "il Natale è il ricordo del modo con cui il Signore si è reso presente". In giorni come questi, nei quali una cultura laicista, e non laica, sta tentando di ridurre il Natale ad una festa dei valori comuni, questa ...
Sara Menafra - 22-12-2004
Picchetto d'onore ieri mattina a Genova per il funerale di Emilio Di Zazzo, brigadiere in servizio al battaglione Piemonte stroncato a 46 anni da un tumore alle tonsille, probabilmente collegato all'esposizione ai proiettili di uranio impoverito durante i conflitti nei Balcani. Di Zazzo era stato uno dei primi a partire, nel 1999, per la missione italiana in Kosovo voluta dal governo D'Alema. Da allora era stato più volte anche in Albania e in Bosnia. L'ultimo incarico all'estero nel novembre del 2003: tre mesi a Nassiriya. La malattia, scoperta solo nell'agosto di quest'anno, ha avuto un decorso rapidissimo. Anche se la moglie del brigadiere ripete a tutti che «L'Arma ha spiegato che tra le missioni in Kosovo e la malattia non c'è nessun collegamento», secondo l'Osservatorio militare, quella di Di Zazzo è la trentatreesima morte da uranio impoverito nelle nostre forze armate.
Ilaria Ricciotti - 22-12-2004
L’anno 2004 per molti è ancora un anno nero,
la menzogna ogni giorno è scambiata con il vero.

Conviviamo con dei bravissimi giullari,
che ci ipnotizzano con i loro atti amari.

Le vicende accadute negli emisferi del nostro ...
una voce - 22-12-2004
Un giorno
come un altro
un bimbo nasce
un altro muore
una voce chiama
una voce tace
una goccia d'acqua
penetra la terra
d’albero la radice
stringe la pietra
il dolore del parto
finisce col pianto
del vecchio passano
senza ...
Laura Tussi - 22-12-2004
Come colloca la Sua storia di formazione rispetto al Suo impegno politico e culturale?

La mia formazione è classica tramite la frequentazione del liceo, l’università e poi la specializzazione post-laurea al College of Europe a Bruges, finalizzata ...
Gianni Mereghetti - 20-12-2004
Sembra che la riforma della scuola sia vicina all’ultimo passo, quello che riguarda la scuola superiore, finora nemmeno sfiorata dal suo processo che invece ha toccato il primo ciclo. Le avvisaglie di quello che succederà sono però preoccupanti, ...
Laura Tussi - 18-12-2004
L’Italia è un grande mondo al plurale. Dalle statistiche risulta anche la presenza dell’Islam Albanese quale identità religiosa annacquata e differente, per esempio, dalla realtà Egiziana, Algerina e Senegalese. Quando si tratta di Islam sovviene sempre alla mente il mondo Arabo, soprattutto dopo l’11 Settembre, in quanto come religione monoteista è inoltre la seconda in Italia. Nella quantità di immigrati a livello europeo, l’Islam rappresenta una cospicua percentuale di persone. In Italia si attesta un notevole ritardo nei confronti delle politiche migratorie, per la presenza esigua e molto differenziata di stranieri rispetto ad altri Paesi europei. Il modello di politica migratoria in Francia è di matrice assimilazionista, ossia lo straniero deve diventare uguale, omologarsi all’elemento autoctono e tralasciare la propria memoria, il proprio passato identitario, quando molti autori hanno trattato dell’importanza del ricordo, dello scambio di memoria, nell’ambito del confronto tra le diversità (Ricoeur).
Francesco Mele - 18-12-2004
Estratto da: Tullio De Mauro “La cultura degli italiani” a cura di Francesco Erbani, Editori Laterza

D. Lei si è fatto un’idea di Letizia Moratti?

R.
Sì, ma non mi pare troppo rilevante esprimerla. Sia chiaro: a mio avviso, e non solo a mio avviso, è una persona poco competente in fatto di scuola. Quando ne parla, fa veri e propri errori di grammatica. Per esempio ha affermato una volta che il rapporto Pisa (Programm for International Student Assessment) dimostra il «crollo» (le scappò detto proprio così) della nostra scuola elementare. Ma il Pisa riguarda i livelli di preparazione dei quindicenni, non si occupa di scuola elementare e questa, la nostra scuola elementare, secondo le ultime indagini comparative internazionali del 2001, continua a rivelarsi una delle più buone del mondo, per giunta in ulteriore miglioramento rispetto a precedenti indagini. Letizia Moratti ha una gran paura di incontrarsi con insegnanti ed esperti in un confronto libero. Si sottrae a questo e predilige il farsi intervistare in televisione, al chiuso, da giornalisti più o meno ignari di cose scolastiche, e spendere in spot pubblicitari. Ma il punto è un altro: anche con questi suoi comportamenti si rivela una eccellente interprete della complessiva politica scolastica e culturale che l’intero governo sta cercando di sviluppare. Non è una politica di poco conto, non poggia sulle scelte dei personaggi che oggi sono riusciti ad andare al governo, ma fa corpo con un orientamento che ha una dimensione internazionale.
Vincenzo Andraous - 18-12-2004
a seguito dell'arresto dei due giovanissimi a Lecco...

Quando un minore o un giovanissimo diventano fatto di cronaca, lasciando sul terreno il rumore sordo del dolore delle vittime, la domanda è già risposta, così evidente da sembrare sociologia spicciola parlarne.
Di certo non c’è sempre malavita organizzata dietro questo schiantarsi della ragione, neppure professionisti del crimine.
C’è solamente una periferia invisibile in un territorio vivo.
Un bullismo che si è trasformato in gangs, una generazione di maledetti per vocazione che a forza irrompe nell’agglomerato umano lasciato senza custodi educazionali.
Giuseppe Aragno - 18-12-2004
Se non avete altro da dirci, tranne che un barbaro successe a un altro barbaro sulle rive dell’Oxo e del Jaxartes, che cosa c’importa di ciò che narrate?”. Penso a Voltaire, che chiede agli storici di interrogare i fatti, mentre dalla rete filtrano atroci dettagli sull’attacco a Falluja e Gino Strada accusa: una strage nazista. Stavolta, però, dalla parte dei nazisti, insieme in un tempo aberrante, ci sono gli ebrei, sotto gli occhi nostri narcotizzati dai giorni della memoria equamente divisi tra sinistra e destra: la Shoa e le Foibe. A ciascuno il suo e su ciò resta un silenzio che non ha memoria, un silenzio a futura memoria. Cosa racconteranno i nostri figli di questo nostro tempo che non ha passato, che è un eterno presente dopo il “secolo breve”, una incomprensibile cesura? Cosa narreranno, se Luzzatto decreta che “dopo il passaggio di secolo e di millennio, non si intravede sul ring neppure più l’ombra del fascismo”, e l’antifascismo “rischia di somigliare a un pugile rimasto solo sul ring”, se tutti consentono, da destra e da sinistra e a nessuno basta il cuore per dire che il secolo della storia non nasce e non muore sui confini d’un calendario.
Collegio Docenti 10° Circolo - Bologna - 18-12-2004
Delibera del 10° circolo didattico di Bologna

Vista la circolare 85, considerato quanto precedentemente deliberato per l’a.s. in corso ed in coerenza con la programmazione indicata nel Pof d’Istituto, il Collegio dei docenti del X° circolo ...
Pino Patroncini - 18-12-2004
Ecco dunque in circolazione una bozza del decreto relativo alla secondaria superiore. Che cosa ci dice di nuovo che non sapessimo già? Certamente non il fatto della separazione del secondo ciclo in due sistemi ( licei e sistema professionale). Lo sapevamo già dalla legge. E neppure che i licei fossero otto (artistico, classico, economico, linguistico, musicale, scientifico, tecnologico e scienze umane). Anche questo lo sapevamo già dalla legge. E neppure che l’artistico, l’economico e il musicale avrebbero avuto indirizzi al loro interno. Anche questo lo diceva la legge, anche se qualche consigliere del ministro si sbracciava sostenere l’indivisibilità dei saperi, cosa per cui 8 licei bastavano e avanzavano. E anche che il settore professionale sarebbe stato di tre o quattro anni, e non di cinque come quello liceale, era scritto nella legge. Ciò che non si sapeva erano i tempi dell’operazione. Adesso si conoscono. Per il prossimo anno tutto tranquillo, ma dal 2006-2007 si parte sia con i nuovi licei, sia con il passaggio dell’istruzione professionale ( beni, risorse, personale) alle regioni. Graduale, dice il decreto. Purché nessuno si allarmi. E che vuol dire? che passeranno le prime mentre le altre classi saranno statali? E i docenti? Saranno per due ore statali e per le altre sedici regionali? E i dirigenti? E gli Ata? Improbabile! Un’altra cosa che non si conosceva e che viene chiarita sono gli indirizzi dei licei artistico, tecnologico ed economico. Una terza cosa che si chiarisce è l’orario. Non sarà unico, ma in compenso non sarà così ridotto come si temeva. Anzi per i vecchi licei crescerà mentre si ridurrà per i vecchi tecnici.
Una quarta cosa........................
Anna Pizzuti - 18-12-2004
Per ora in bozza, poi chissà, ma ormai ci siamo: il decreto sul secondo ciclo inizia a circolare. Tra sussurri – molti – e grida – pochissime. Questa volta trovo, però, comprensibili e condivisibili silenzio e prudenza. E non perché si tratti “solo” di una bozza e non di un testo di norma; sappiamo bene, infatti, che per il MIUR questa differenza non esiste, e che ormai il concetto di bozza è una categoria, pervasiva, dello spirito.Trovo comprensibili silenzio e prudenza per due ordini di motivi: il primo di natura difensiva, il secondo di ordine strategico. Se c’è una competenza che abbiamo acquisito in questi anni, è quella di guardare “attraverso” le scelte ministeriali, per risalire ai motivi veri che le dettano e mai come in questo momento è ad essa che dobbiamo ricorrere, per non commettere errori. Il primo dei quali potrebbe consistere nel non assegnare il giusto valore esplicativo ai tempi delle ultime vicende relative a questo decreto.
Comitato per la Scuola della Repubblica - 17-12-2004
Secondo la Corte Costituzionale le norme regolamentari di 80 anni fa non contengono alcun obbligo per le scuole.

Non essendoci una legge specifica, lo Stato e le Scuole devono applicare il principio supremo di laicità dello Stato.
Quindi le ...
Alba Sasso - 17-12-2004
Chi sa che cosa avrebbe pensato san Francesco se avesse potuto prevedere che il presepe, da lui immaginato come simbolo di umiltà e come occasione di riflessione raccolta, si sarebbe trasformato ottocento anni più tardi in arma di una crociata ...
Gianfranco Claudione - 17-12-2004
Tengo il conto delle mie spese da persona prodiga, ma attenta.
Non posso dire che non perdo niente,
ma posso dire che cosa perdo e perché e come.
(Seneca, Lettere a Lucilio, I,1)

Il Portfolio esiste. Io l’ho visto, l’ho toccato, ho sfogliato ...
A. - 16-12-2004
Non si sono ancora spenti gli echi provenienti dal Liceo Parini di Roma, in tutto il paese monta la protesta di studenti e docenti contro la riforma e il sistema scolastico, ognuno sente l’esigenza di salire in cattedra e dire la sua opinione pro o ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-12-2004
“ ( … ) Si tratta di capire se un personaggio indagato fino alla nausea e accusato dalle procure di spergiuro, lavaggio di denaro, falsificazione di documenti e corruzione di giudici possa rappresentare degnamente un Paese dell’Unione Europea. ( … ) ...
Pino Patroncini - 15-12-2004
In una riforma della secondaria superiore in cui tutte le specializzazioni restano sconvolte, i pronostici per il liceo classico erano i più rosei: i più pensavano che il liceo classico, sarebbe stato al sicuro da una trasformazione della scuola così ...
Grazia Perrone - 15-12-2004
Il contratto collettivo di diritto comune (come quello instaurato nella scuola pubblica in seguito alla privatizzazione del rapporto di lavoro ai sensi e per effetto della legge n. 29/93 e successive modifiche e integrazioni) puo' avere non solo una ...
Leonardo F. Barbatano - 14-12-2004
I motivi di scoramento che l’attuale situazione di questo nostro sfortunato Paese ci offre quotidianamente sono molteplici e non si fa in tempo a riflettere su uno di essi che subito la fertilissima fantasia di questo governo ne propone un ...
Monica Pigni - 13-12-2004
27 ore "vere" o comprensive dell'intervallo?

Il materiale che vi invio in allegato consiste in una proposta presentata al collegio docenti della mia scuola sull'orario da attuare nel prossimo anno scolastico. La proposta è stata rifiutata dalla ...
Giovanni Cocchi, Mirco Pieralisi - 13-12-2004
La circolare 85 sulla scheda di valutazione conferma la GRANDE RIFORMA, quella cominciata una decina d’anni fa e culminata con la legge Moratti. Impugnando la filosofia dell’autonomia gestionale e coniugandola con l’aziendalismo idealista del profilo educativo e professionale dell’alunno, la circolare affida alle scuole i criteri della certificazione delle competenze, aprendo la strada a una deregulation in cui scuole private e pubbliche rilasceranno pezzi di carta in libertà.
In realtà un’indicazione precisa c’è, anche se, ad una lettura affrettata, non “troppo” prescrittiva: un modello di scheda che si può scaricare, fotocopiare (o ordinare a stampatori preveggenti, come nel caso dei libri di testo questa primavera) e inserire nel portfolio (che grazie al cielo molte scuole non prendono nemmeno in considerazione). Prima di entrare nel merito di questo modello ministeriale va però ricordato che le scuole sono richiamate ad alcune “prescrizioni” tra cui, la prima che grida vendetta, alla valutazione del comportamento.

Su questo punto bisogna essere chiari. Il voto di condotta è l’antitesi di quanto è stato costruito faticosamente nella scuola di base in tanti anni. La contestazione, culminata con l’abrogazione, del voto di condotta aveva a che fare con la lotta contro gli svantaggi socioculturali, contro i pregiudizi radicati tra tanti docenti e famiglie. Può darsi che il voto di condotta sia ancora popolare, come dice qualcuno, popolare come l’isola dei famosi o il grande fratello. Se avessimo dovuto tener conto della popolarità forse non avremmo costruito la scuola a tempo pieno, il team docente, la programmazione. Forse saremmo ancora alla maestra unica e al doposcuola per i “poveracci”. Del resto ancora oggi ci allarma, nel raccontare la partecipazione delle bambine e bambini alla vita scolastica, la sensazione di entrare in una pericolosa zona di confine, con il rischio di esprimere giudizi sulla personalità o sul carattere. Figuriamoci ridurre anche solo questioni come queste (per non parlare del problema della relazione con i compagni e gli adulti) ad una parola in un rettangolino di tre centimetri quadrati.
Già solo per questo le schede personali indicate dal ministero, ragionando molto pacatamente, meriterebbero il rogo… (Il nostro legale sosterrebbe naturalmente che si tratta di una metafora). Ma c’è dell’altro.

Nella scheda ministeriale si dovrebbe esprimere il giudizio anche sulle attività svolte nelle ore opzionali, mentre noi sosteniamo e pratichiamo, al contrario, il carattere unitario, dal punto di vista pedagogico, didattico ed organizzativo dei modelli educativi delle scuole. Questa valutazione a sé delle ore opzionali è inquietante e pericolosa, anche in considerazione del fatto che il decreto 59/04 apre la strada all’ingresso di agenzie private per la gestione di queste ore. Poi ci sono “aggiustamenti” che paiono solo “nominalistici” (da “Educazione all’Immagine” ad “Arte e immagine”, da “Storia, geografia e studi sociali” a “Storia”, “Geografia”) ma in realtà rimandano fedelmente a quelle “Indicazioni nazionali” che noi abbiamo rifiutato ritenendole, oltre che provvisorie, illegittime e raffazzonate. Ancora, nella scheda ministeriale, non si sa sulla base di quale ragione (se non di tipo propagandistico), si chiede il giudizio anche su “tecnologia ed informatica”, come materia a sé stante, cosa ben diversa da un necessario utilizzo trasversale interdisciplinare dell’uso della tecnologia informatica (come del resto si spiegava in un’apposita circolare lo scorso anno quando fu introdotta obbligatoriamente fin dalla prima). Infine la religione cattolica, che dal 1985 in realtà è l’unica vera materia opzionale, ma che figura da sempre nell’orario obbligatorio, ora, finalmente, scortata dai 9.000 neo assunti dalla curia tramite stato, entra a pieno titolo nella scheda di valutazione e non più come scheda a sé stante.
Ma è il caso di scavare anche più a fondo.

Anita - 11-12-2004
Dopo acquisti e programmi per le feste la notizia è di quelle che fanno venir voglia di buttare via tutto.


" VICENZA - Una ragazzina di 14 anni, di Nanto (Vicenza), si è tolta la vita impiccandosi ad un albero poco distante da casa. Il suo corpo ...
Pino Patroncini - 11-12-2004
Non c’entra la religione, se non quella del denaro stavolta. Ma il fatto è che il “latinorum” sembra essere diventato il prezzemolo del nostro ministro che ha deciso di metterlo anche nella minestra, sicchè la scuola delle tre I diventerà la scuola delle tre I e una L. Dopo il liceo tecnologico ecco che la lingua degli antenati fa capolino anche nel liceo economico, che, come si sa, è un altro degli otto licei previsti dalla legge 53.


Virginia Mariani - 11-12-2004
Ciò che ha caratterizzato la mia carriera di studente è stata l'intuizione, oltre naturalmente alla cura per il suo contrario, lo studio, finalizzato purtroppo alla sola verifica, orale o scritta che fosse.
Di questo me ne sarei accorta soltanto ...
On. Piera Capitelli - 11-12-2004
CAPITELLI, SASSO, GRIGNAFFINI, INNOCENTI e RUZZANTE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

- Per sapere -

se ritenga ancora vigente l'impegno sottoscritto il 4 febbraio 2002 dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Gianfranco Fini, a nome del Governo e riaffermato nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o marzo 2002, secondo la quale è da «evitare anche nel rapporto con il Parlamento, che si producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione».


Mario Menziani - 11-12-2004
CORO: Noi siamo gli insegnanti/ faziosi e paraculi/ quasi mai presenti/ praticamente evaporati/ oh Nostra Signora Cotonata/ alla vostra grazia/ noi domandiamo/ asilo, asilo.
MARCELLO: Io sono Marcello/quando ero piccolo/ sognavo di fare il bidello/ io sono Marcello/ e sapete che vi dico?/ questa scuola/ senza testa e senza braccia/ non crediate che mi piaccia.// O stormo nauseabondo di cocorite/ di che vi lamentate? Siete voi/ che dietro all’asino vi affaticate/ che per lo straniero vi intenerite!/ Io voglio la scuola d’allora/ che fu gentile ed ora lieta. / Per il papà, la mamma ed il fratello/ per il professore e per lo scolaro/ per il dirigente e per il bidello/ come Caron sarò demonio/ traghettatore e spia!/ Oh quanta nostagia,/oh quanta nostalgia/ è tutta sudata l’anima mia!
(Marcello V. - Da grande volevo fare il bidello – ed Rai)


Fuori il buio di un pomeriggio inoltrato di dicembre, dentro la luce sbiadita dei neon che inchioda alla loro malinconica tristezza l’incolore degli intonaci e l’essenzialità degli arredi: banchi appena appena sufficienti a contenere l’esplosione vigorosa di corpi in crescita, sedie traballanti, decisamente scomode.
Intrecciamo semplici frasi, seduti uno di fronte all’altro, separati dal breve spazio di un banco di formica verde.
I colloqui con gli insegnanti, o meglio i colloqui generali, sono “cosa antica”. Fanno parte della scuola come gli arredi. Penzolano minacciosi nell’aria almeno due volte all’anno, generalmente mal sopportati dai docenti, dai genitori, dagli alunni.

Aldo Ettore Quagliozzi - 10-12-2004
Nel paese del tubo catodico monopolizzato e della carta stampata asservita o distratta, un fatto minimo può ben essere ignorato e quindi non comunicato.
Ma quel fatto, all’epoca, fece un clamore enorme, della stessa enormità che caratterizza l’assordante silenzio di questi giorni che circonda lo sviluppo processuale del fatto steso.
Tutti i megafoni dettero la notizia nelle forme più eclatanti, convinti che potesse la reazione energica al fatto da parte dell’egoarca essere pedagogica ai tanti che nel tempo successivo si sono come ostinati, in tante pubbliche occasioni, a contestare l’unto; chi non ricorda la ‘ faccia di … ‘ sollecitamente profferita nei confronti di una signora dall’egoarca, offeso dall’invito della stessa a tornarsene nei suoi lussuosi appartamenti?
Ha ragione Piero Ricca: in quell’urlo milioni e milioni di italiani si sono come riconosciuti, ed è bene ora che siano messi in condizione di sapere.


“ Cari Amici, con serenità vi dò la notizia che il 26 novembre prossimo si terrà la prima udienza del processo intentato dal Cavalier Silvio Berlusconi nei miei confronti per la nota contestazione individuale del 5 maggio 2003 al Tribunale di Milano, altrimenti definita da qualcuno "agguato mediatico studiato con il Tg3".
L'accusa è di "ingiuria aggravata", ma il querelante lamenta anche il reato di "offesa alla Presidenza del Consiglio".
Forse per questo ha scelto di farsi rappresentare dall'Avvocatura dello Stato. Superfluo dire che questa scelta mi sembra assai discutibile.
E' evidente che ci troviamo di fronte all'ennesima, inquietante dimostrazione di confusione fra persona e carica, oltre che di intimidazione del dissenso.
In quel corridoio, come ho sempre ribadito, ho criticato un preciso personaggio politico che utilizza un'enorme concentrazione di poteri pubblici e privati per sottrarsi alla Giustizia, tentando nel contempo di zittire ogni voce critica.
Le Istituzioni sono fuori causa. E non sono certo io a offenderle. Per il reato di cui sono imputato la pena prevista varia dal minimo di una multa al massimo di una sanzione di sei mesi di reclusione.
In caso di appello il processo di secondo grado verrà celebrato davanti al Tribunale di Milano. Preciso che sono incensurato. Per la verità non ho mai "preso" nemmeno una multa perché non ho l'automobile e, non avendo la tv, non sono obbligato a pagare il canone alla Rai del dott. Flavio Cattaneo, un tipo che invia ispettori nella redazione di un telegiornale che ha mandato in onda una notizia.
Più sobriamente del querelante, mi faccio assistere da due liberi professionisti: l'Avvocato Beniamino Ricca (mio fratello) e l'Avvocato Umberto Ambrosoli, conosciuto in occasione di una commemorazione del padre Giorgio, barbaramente assassinato l'11 luglio del 1979 da un sicario al soldo del bancarottiere piduista Sindona.
L'udienza, che probabilmente non sarà conclusiva, si svolgerà presso la sede del Giudice di Pace di Milano..."

Dedalus - 10-12-2004
E’ finalmente stata emanata dal MIUR la circolare sulla valutazione degli alunni - Circolare n.85, prot.n.17005 del 3 dicembre 2004 - che conferma nella sostanza quanto contenuto nella bozza presentata ai sindacati verso la fine di novembre. E al ...
Gianni Mereghetti - 10-12-2004
E' stato un Dirigente Scolastico di Treviso a portare alla luce il problema vero sotteso al tentativo di eliminare dalla scuola i segni del santo Natale. Per questo dirigente il fatto che i bambini abbiano messo in scena Cappuccetto rosso, invece di ...
Laura Tussi - 09-12-2004

VIAGGIO E TRANSIZIONE: LA METABLETICA IDENTITARIA

Nella scuola si gioca “il tutto” dei processi d’integrazione dell’adolescenza e dell’inserimento scolastico. All’interno del mondo dell’immigrazione il numero più alto di persone è quello che si ...
Arci - 08-12-2004
Codice militare di guerra anche per i giornalisti che raccontano le "missioni di pace"

L'Arci considera il disegno di delega al Governo per la riforma dei codici militari approvato nei giorni scorsi al Senato un gravissimo attacco alla libertà di ...
Assemblea dei coordinamenti in difesa della scuola pubblica - 08-12-2004
Ai Presidenti dei Consiglio di Circolo
Ai Collegio Docenti
Ai Dirigenti Scolastici
Ai Comitati dei Genitori

Oggetto: Appello per una scuola pubblica di qualità

L'Assemblea nazionale dei coordinamenti in difesa della scuola pubblica riunita ...
Arturo Ghinelli - 08-12-2004
« Modenese albanese »c’era scritto sul muro all’altezza del n°47 di Via Emilia Levante,dove l’altra sera è stato insultato e picchiato Alauddin Khan, immigrato regolare che lavora all’aeroporto di Bologna. Guardando ai numeri e non alla rima gli ...
Claudia Fanti - 07-12-2004
A Forlì, si è tenuto il convegno “Oltre le riforme…La qualità della scuola domani”, il 3, 4 dicembre, organizzato dall’Università degli Studi di Bologna, dal Comune di Forlì, Assessorato alle politiche educative e formative.
Con il patrocinio del CSA, con il supporto delle riviste “I diritti della scuola”,, “La rivista pedagogica e didattica”, “Notizie della scuola”.

I materiali e il programma del convegno sono visionabili in www.delfo.forli-cesena.it

Vittorio Delmoro - 06-12-2004
Due degli ultimi interventi, quello di Fabrizio Dacrema e di Giancarlo Cerini, (ambedue pubblicati su Fuoriregistro), ci invitano a riflettere sul percorso fin qui fatto dalla controriforma morattiana e dal movimento antiriforma e sulle prospettive prossime e future.
Dopo lo slittamento dei decreti sulla secondaria, gli interventi normativi del MIUR saranno molto ridotti : la prossima circolare sulla valutazione degli alunni, poi quella sulle iscrizioni, poi, forse, ancora sui libri di testo.
Di fatto cioè viene tutto rinviato a settembre 2005, puntando molto sulla formazione che sta partendo.
Presupponendo dunque che il movimento riuscirà a tenere sul fronte delle iscrizioni (poche opzioni al ribasso, mantenimento dell’offerta formativa) e magari anche sui libri di testo, almeno nella misura dello scorso anno, occorre domandarci in quali condizioni giungeremo al prossimo settembre e cosa ci dovremo aspettare.

Antonella Minucci - 06-12-2004
I LAVORI DEL SEMINARIO DI MONTECATINI SULLA VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI

I giorni 25, 26, 27 novembre si è tenuto a Montecatini Terme un Seminario organizzato dal MIUR sulla valutazione dei Dirigenti Scolastici. Un Seminario più volte annunciato dall’Amministrazione (dal maggio di quest’anno) fino alla decisione di non tenerlo più comunicataci il 5 ottobre. Dietro la nostra protesta, avanzata insieme con le altre Organizzazioni Confederali, il MIUR ha ritenuto opportuno rivedere la sua decisione e procedere alla convocazione dello stesso.
Al Seminario hanno partecipato, oltre ai tecnici del MIUR che hanno seguito il Sivadis a livello nazionale, anche un folto gruppo di Direttori Regionali e di Ispettori e i rappresentanti sindacali, due per Organizzazione.
Registriamo che il dibattito svoltosi a Montecatini ha fatto fare dei passi in avanti su alcune questioni che riteniamo fondamentali per una valutazione condivisa e promotrice di professionalità:
- pluriennalità della valutazione legata alla durata dell’incarico;
- istituzione di un nucleo di valutazione;
- partecipazione al nucleo di Dirigenti Scolastici;
- spostamento della valutazione sulle prestazioni e sulle competenze e non sui risultati e conseguente necessità di distendere nel tempo il percorso sperimentale;
- necessità di una sperimentazione pluriennale anche per consentire la preparazione dei valutatori;
- necessità di ridurre il rapporto numerico tra valutatori e valutati
Per quest’anno la sperimentazione rimane volontaria e senza esiti e deve incominciare ad introdurre gli elementi elaborati a Montecatini.
Va detto che l’Amministrazione considera le conclusioni di Montecatini un prodotto tecnico che essa deve necessariamente sottoporre al decisore ministeriale.
Per questo, nella consapevolezza che l’esito di Montecatini è un esito di un seminario di studio e non un tavolo contrattuale, FLC Cgil CISL Scuola e UIL Scuola, riservandosi un apprezzamento di merito nella traduzione pratica di quelle conclusioni, hanno comunque consegnato un documento finale unitario che ribadisce ciò che connota sul piano politico e contrattuale la posizione dei Dirigenti Scolastici confederali:
- la necessità della firma del Contratto preliminare ad una valutazione a regime;
- il ripristino della sovranità contrattuale anche nella durata degli incarichi che renda coerente l’idea di Montecatini su una valutazione pluriennale;
- la revisione di alcuni tratti dell’articolo 27 del CCNL che ribadisca la valutazione delle prestazioni;
- la valutazione per nucleo;
- la pluriennalità della sperimentazione;
- la ridiscussione sugli esiti della valutazione che deve mantenere un carattere di descrittività.

gabriella garofalo - 04-12-2004
29/05/'04


Di tuo freddo fuoco, madre Luna,
mi arsero i grembi, inaspettati
sparirono senza lasciare luce, o verbo.
Di altre risposte fu parola:
del cielo dopo la pioggia,
eterno blu ...
Chiara Moimas - 04-12-2004
Caro Babbo Natale, quanti doni!
Noi insegnanti non siamo così buoni.
Non speravamo in simili regali,
persino il riordino degli organi collegiali!
Non ci aspettavamo tante sorprese,
addirittura il taglio delle spese!
Siamo esterrefatti,
ci hai ...
Fabrizio Dacrema - 04-12-2004
Dopo lo straordinario successo degli scioperi del 15 e 30 novembre si apre una fase decisiva per il movimento impegnato nella lotta contro la politica scolastica della Moratti.
Le due giornate di lotta, distinte nel tempo ma unite nelle motivazioni oltre che dal marchio politico confederale, aprono un ciclo di iniziative con l’obiettivo di ottenere concreti risultati nei confronti delle scelte sbagliate del governo.
Lo sciopero generale, paradossalmente condiviso da sindacati e imprenditori, ha mostrato un fronte dei produttori unito nel ritenere inutile e dannosa la riduzione dell’irpef e nell’individuare la priorità degli investimenti in ricerca e formazione, del sostegno ai redditi bassi e alle imprese che innovano.
L’ampia adesione della scuola allo sciopero del 15 novembre ha definitivamente chiarito, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che il Ministro sta tentando di attuare la legge 53 non tanto senza, ma contro gli insegnati.
Un’impresa che non può riuscire a nessuno, nemmeno alla Lady di Ferro, che poi così tosta non è se si è messa nelle condizioni di “bere” altri tagli alla scuola nella stessa giornata in cui campeggiavano su un importante quotidiano nazionale le sue ultimative dichiarazioni contrarie ad ogni tipo di ulteriore decurtazione.
Una vera e propria delegittimazione per il Ministro, non la prima ma quella definitiva, visto che ormai è evidente proprio a tutti gli 8,4 miliardi di euro promessi dall’ineffabile Burlesconi non arriveranno mai, la riforma è, infatti, progettata per ridurre la spesa, per dare forma ad una scuola che funziona con meno risorse umane e finanziarie.

Mara - 04-12-2004
Ieri sono arrivati a scuola due opuscoli da parte del Ministero.
Un volume, più grande, contiene tutte le norme emanate fino a questo momento (legge, decreti, indicazioni..), l'altro, più piccolo, si occupa di inglese ed informatica. Entrambi ...
Pino Patroncini - 03-12-2004
...o viceversa?

Il ricorso alla proroga della delega prevista dalla legge 53 suona come una sconfitta per il Ministero, tanto più cocente se si pensa che essa riguarda l’incapacità di proporre in due anni una riforma della scuola secondaria, cioè dell’unico segmento scolastico che aveva realmente bisogno di una riforma, dal momento che la riforma di quello primario era andata a regime appena 9 anni fa. Ma l’idea che l’operazione lì fosse più facile (niente discipline, niente indirizzi, niente classi di concorso) era assai seducente per i nostri governanti in termini di propaganda. Se non che il movimento di insegnanti e genitori ha mandato a monte anche quel piano.
Nonostante ciò il Ministero persevera e va avanti come dimostra la pubblicazione, ufficiosa ma pilotata, degli OSA (obiettivi specifici di apprendimento) del liceo tecnologico.

Il liceo tecnologico è uno degli otto licei previsti dalla legge 53. Ma il clima di segretezza in cui si sono svolti finora i lavori intorno a questo argomento non hanno consentito di definire come questo dovesse realmente essere.
Dal fatto che oltre al liceo tecnologico esistesse un liceo economico si è potuto arguire che le tecnologie del caso fossero limitate essenzialmente a quelle di natura produttiva, industriale e/o agricola. La legge 53 stessa individuava poi la possibilità che il liceo tecnologico potesse essere suddiviso in sub-indirizzi. Ma successive indiscrezioni sulle aree del sistema dell’istruzione e della formazione professionale, che - ricordiamo – è cosa diversa e separata dal sistema dei licei, assegnavano la totalità degli attuali indirizzi (una quindicina circa) dell’istituto tecnico industriale, agrario e per geometri a questo sistema.
A ciò si aggiungeva il fatto che il primo documento di carattere generale sui licei delineava un liceo inteso come luogo della teoria, del sapere “unico” e astratto. Da cui la difficoltà di capirne e giustificarne l’articolazione in sub indirizzi e, nello stesso tempo, di caratterizzarne la natura tecnologica. Ne conseguiva anche la possibilità di una forte riduzione di orario conteggiata tra le 25 e le 28 ore conseguente ad una parallela riduzione delle discipline di insegnamento e foriera di una corrispondente riduzione di personale docente. Era chiaro infatti che non ci sarebbero stati né laboratori né una forte articolazione tecnica.

Ciò aveva provocato reazioni sia tra i docenti maggiormente interessati sia tra i sindacati sia, persino, nella Confindustria, che temeva un appiattimento delle preparazioni tecniche sulla formazione professionale e un indebolimento del tessuto produttivo intermedio. E questo lasciava intendere che qualche ripensamento o almeno qualche correzione di rotta ci sarebbe stata e aspetti già scontati (basti pensare alla periodica riproposizione alla stampa del fatto che i licei sono otto, cosa già consolidata e prevista dalla legge, che non scioglie il nodo della questione degli indirizzi tecnologici) venivano rivenduti in tal senso.

Invece allo stato attuale, alla luce di quanto in via di emanazione sul liceo tecnologico, non stiamo assistendo a niente di tutto ciò.
Grazia Perrone - 03-12-2004
"Il diritto alla salute prevale sull’obbligo (stabilito anche contrattualmente) di restare a casa nelle ore della “fascia di controllo”. L'assenza alla visita di controllo, per non essere sanzionata dalla perdita del trattamento economico di malattia ...
Gianni Mereghetti - 03-12-2004
Emanuele Severino ha voluto esprimersi sulla questione della fecondazione, ma che per farlo abbia arruolato Aristotele e lo abbia fatto contro il suo pensiero è un segno di debolezza culturale.
Aristotele non sarà certo contento di essere stato ...
Osvaldo Roman - 02-12-2004
Intervista al Ministro Moratti
di Osvaldo Roman

L’intervista alla Stampa del 26 novembre è uno di quei documenti che meritano di essere letti, meditati e conservati per questo lo ripropongo alla comunità di Fuoriregistro con a seguire commento alla legge finanziaria e con una premessa in con cui voglio precisare:

1) Rispetto al disegni di legge di bilancio 2005 presentati dal governo il conto di competenza 2005, che è di 50.797 milioni di euro, registra una diminuzione rispetto al bilancio assestato 2004 di 602,5 milioni di euro(-1,2%).
2) Il ministro si vanta di aver innalzato “l’obbligo di tre anni”!!! Ma di che cosa parla? La formula del diritto dovere per cancellare l’obbligo l’ha inventata lei! Il decreto delegato non ha ancora operato in alcun modo: é un desparecido privo di ogni finanziamento se si esclude quello per un anno di tasse scolastiche per altro mai erogato. Questi ragionamenti dimostrano il delirio inconcludente di chi ignora la più elementare verità.
Non può inoltre ignorare che delle medesime tasse scolastiche, per gli iscritti al biennio delle superiori, il governo se ne dimentica del tutto: In finanziaria non c’è più la copertura per il prossimo anno!!!
3) Il Ministro sproloquia per i non addetti ai lavori sull’introduzione dell’informatica e dell’insegnamento dell’inglese: Dove? Con quali finanziamenti? Con l’abolizione dei maestri specialisti e con la formazione fai da tè?
Con quali insegnanti e con quali spazi orari nella media?

MINISTRO Letizia Moratti, nelle ultime settimane, sembra finita sull'ultima spiaggia dell'Isola dei Famosi. Sorpresa mille miglia lontana dalla Capitale, in missione a Tokyo, ha detto di non saper nulla dei tagli di spesa al suo ministero, una riduzione del 2% delle risorse nella Finanziaria. Poche ore dopo, mentre si moltiplicavano le inquietudini sulla sorte di 14 mila docenti, ha lanciato il suo messaggio: «Quei tagli non sono accettabili». Ma l'allarme nel mondo della scuola e dell'università non è cessato. Sembra costretta a muoversi in un habitat - tra silenzi, punzecchiature, sciabolate - a lei sempre più ostile. Basti pensare al successo, il 15 novembre, dello sciopero nazionale voluto da Cgil-Cisl e Uil contro la sua riforma. Insomma, ministro Moratti non si sente una naufraga?

«Nel modo più assoluto no. E' chiaro che quando si lavora sulla Finanziaria ci possono essere dei momenti in cui si fanno delle ipotesi tecniche che poi cambiano», risponde persino un po' stupita il ministro dell'Istruzione, uno dei tecnici di punta del governo Berlusconi. E' noto che Letizia Moratti non è tipo da arrendersi facilmente alle critiche e agli ostacoli. Una cosa non riesce però ad accettare: che si parli tanto (al ministero sussurrano che certe notizie sono circolate per scaldare gli animi alla vigilia dello sciopero) per quella che adesso definisce una semplice «ipotesi di lavoro», in altre parole una nota tecnica della ragioneria dello Stato. Nota che, comunque, per lei era «inaccettabile». Lamenta il ministro che, invece, non si parla mai dei risultati ottenuti dal governo. Per esempio, gli accordi internazionali nel settore della ricerca - con reciprocità di fondi - che Moratti ha sottoscritto negli ultimi mesi con alcune tra le più importanti università dal Mit all'università di Harvard, all'università di Tokyo. «Vi rendete conto», attacca il ministro, «che per la prima volta il Giappone investe soldi in un settore avanzatissimo, la robotica umanoide, nei nostri laboratori...».
claudia fanti - 02-12-2004
Segnalo

Scuola legale, scuola reale
di
Giancarlo Cerini

La legge di delega n. 53 del 28 marzo 2003 (conosciuta come “riforma Moratti”) si presenta sulla scena come un ambizioso progetto di ampia ricostruzione istituzionale del sistema scolastico e formativo italiano, alla luce del nuovo Titolo V della Costituzione e della diversa dislocazione dei poteri legislativi ed amministrativi di Stato, Regioni, Autonomie locali, in materia di istruzione e formazione. Tale è anche la motivazione ufficiale - per gli estensori - dell’abrogazione della precedente legge di riforma dell’ordinamento scolastico (la legge n. 30 del 10 febbraio 2000, la c.d. “riforma Berlinguer”), che non sarebbe stata più compatibile con il nuovo quadro costituzionale delineato dalla Legge Cost. n. 3 del 18 ottobre 2001), in particolare con il nuovo concetto di legislazione “concorrente” nel campo dell’istruzione attribuito in via generale alle Regioni.
In effetti, il titolo del provvedimento legislativo che delinea il nuovo ordinamento scolastico non è “Riforma della scuola”, né “Riordino dei cicli”, ma più prosaicamente “Norme generali in materia di istruzione e livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”. C’è quindi coerenza tra gli enunciati di partenza ed il prodotto normativo realizzato, anche se resta il dubbio “costituzionale” di norme generali affidate ad una legge di delega (cioè ad una sorta di sistema di scatole cinesi, in grado di produrre molteplici effetti “collaterali”, anche non previsti nel mandato iniziale della delega: si pensi, nel caso in questione, alla particolare configurazione del docente-tutor ed alla nuova organizzazione del tempo scuola).
Evidentemente, però, non è in gioco solo un assetto costituzionale, per altro ancora in buona parte da scrivere ed in via di evoluzione (con l’annunciata devolution di ulteriori competenze esclusive alle Regioni). Una riforma della scuola racchiude sempre, in modo esplicito o implicito, un progetto culturale, un’idea di società, un patto tra generazioni, un investimento non solo simbolico, sul futuro di un Paese… Per questo motivo la politica scolastica dovrebbe usufruire di un’area di rispetto, di una piattaforma culturale condivisa dai diversi attori politici e sociali del sistema. La riforma della scuola dovrebbe essere un’impresa corale in cui possono variare le soluzioni tecniche, ma in cui alcuni valori di fondo vanno tenuti fermi. Oggi queste condizioni sembrano non esserci; il livello del conflitto sociale, politico, sindacale sulla scuola è talmente aspro da far pensare ad una irrimediabile frattura tra scuola legale (quella che sta scritta sulle Gazzette Ufficiali, nei decreti, negli atti amministrativi) e scuola reale (quella alle prese con nuove domande, nuove esigenze, nuove sfide formative). Come mai siamo arrivati a questa “frattura”, che già si era manifestata negli ultimi anni della legislatura precedente ?
Esiste, non da oggi, un acuto problema di metodo, di strategia di costruzione di riforme che coinvolgono centinaia di migliaia di operatori. Non c’è stato in questi ultimi anni un dibattito aperto e pubblico sul futuro della scuola; gli insegnanti si sono sentiti “scavalcati” dalle campagne informative mediatiche, rivolte prioritariamente all’opinione pubblica, ai genitori, ai ragazzi. Chi lavora nella scuola lamenta l’assenza di un confronto sui contenuti delle proposte, la scarsa trasparenza delle procedure adottate per l’elaborazione dei nuovi indirizzi culturali e pedagogici e per le conseguenti scelte organizzative.
E’ mancata, e tuttora manca, una diagnosi condivisa sullo stato di salute della nostra scuola. Le valutazioni sono discordanti. Mostrano l’apprezzamento dei genitori (con una persistente buona credibilità della scuola elementare), ma anche gli esiti deludenti delle prove di apprendimento (ove però a fianco dei disastrosi risultati ottenuti dai 15enni stanno le buone prestazioni degli allievi che frequentano la quarta elementare), l’insoddisfazione degli studenti (che lamentano una cattiva relazione con i docenti). Le prove OCSE-PISA ci vedono nei posti di coda, ma in compagnia di grandi paesi come Francia, Germania, Inghilterra, quasi a testimoniare che i problemi dell’educazione oggi sono di natura sociale e culturale, piuttosto che legati alle architetture degli ordinamenti scolastici.
Roberto Sconocchini - 02-12-2004
Oggi nella Direzione del nostro Istituto Comprensivo e' arrivato un plico dal Ministero dell'Ambiente contenente un saluto del Ministro Matteoli agli insegnanti in occasione dell'inizio dell'anno scolastico ed un'elegantissima brochure contenente ...
Giuseppe Aragno - 01-12-2004
Dopo l’inferno di ferro, fuoco e veleno rovesciato sulla sventurata Falluja, dopo la strage compiuta in nome della democrazia made in USA ferocemente esportata, veline americane consegnate a Gianfranco Fini hanno chiesto e ottenuto che un silenzio ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 01-12-2004
Reed Brody è il consigliere speciale della organizzazione ‘ Human Rights Watch ‘ e di recente ha scritto sull’ “ International Herald Tribune “ a proposito della involuzione subita dalle regole e dalle norme giuridiche della democrazia americana a seguito della tragedia dell’11 settembre:

Il prigioniero è stato portato via nel cuore della notte 19 mesi fa. E’ stato incappucciato e condotto in una località segreta. Da allora non si è saputo più nulla di lui.
Gli incaricati degli interrogatori hanno usato la forza in maniera graduata ricorrendo anche alla tecnica dell’annegamento, nota in America Latina con il nome di ‘ submarino ‘, con la quale il detenuto viene immerso con la forza sott’acqua e indotto a ritenere che sta per affogare.
Insieme al prigioniero sono stati prelevati anche i suoi due figli di 7 e 9 anni, presumibilmente per indurlo a parlare.
Era l’esercito guatemalteco? Erano i paramilitari colombiano ? No, era la Cia. Il prigioniero si chiama Khalid Sheikh Mohammed ed è il principale architetto degli attentati dell’11 settembre.
E’ uno di una dozzina circa di operativi di vertice di Al Qaeda semplicemente spariti dopo essere stati arrestati dagli americani.
Dopo gli attentati dell’11 settembre l’amministrazione Bush ha violato le più elementari norme giuridiche in materia di trattamento dei detenuti.
Molti sono stati trasferiti in prigioni fuori del territorio americano, la più nota delle quali è quella di Guantanamo Bay, a Cuba.
Come sappiamo i prigionieri sospettati di terrorismo e molti contro i quali non esiste alcuna prova, sono stati maltrattati, umiliati e torturati.
Ma probabilmente nessuna pratica è così fondamentalmente contraria alle fondamenta del diritto americano e internazionale quanto la detenzione per lunghi periodi dei sospetti membri di Al Qaeda in ‘ località segrete ‘.
( … ) Come ha detto la commissione dell’11 settembre: ‘ le affermazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero maltrattato i prigionieri in loro custodia hanno reso più difficile il compito di costruire le alleanze diplomatiche, politiche e militari di cui il governo avrà bisogno ‘.
In secondo luogo, la tortura e la sparizione dei prigionieri ad opera degli Stati Uniti invita tutti i governi più riprovevoli del mondo a fare altrettanto. Di fatto paesi che vanno dal Sudan allo Zimbawe hanno già citato Abu Ghraib e altre azioni degli Stati Uniti per giustificare le loro pratiche o soffocare le critiche.
Ma anzitutto deve preoccuparci l’accettazione di metodi antitetici ad una democrazia e che tradiscono l’identità degli Stati Uniti come Stato di diritto.
Se gli Stati Uniti dovessero accettare la tortura e la sparizione degli oppositori, abbandonerebbero i loro ideali e diventerebbero una nazione degna di meno rispetto.


E’ il mondo nuovo che ci attende e che gli Stati Uniti vogliono esportare sulla punta dei loro missili intelligenti ? Opporre orrore ad orrore ? E’ questa la nuova pedagogia nell’era del terrore senza confini ?
Che per la grande ed unica potenza del mondo è cosa ben facile esportare ovunque le sue teorie pedagogiche all’insegna della novella dottrina degli ‘ stati canaglia ‘, da punire esemplarmente perché il resto inorridito dell’umanità abbia di conseguenza come regolarsi.

Gianni Mereghetti - 01-12-2004
Il ministro Moratti secondo giornali e televisione avrebbe salvato la scuola da un’operazione indiscriminata di tagli che il ministro Siniscalco stava facendo ai suoi danni. Tagli ce ne saranno comunque, ma il merito del ministro è stato quello di ...
Alberto Biuso - 30-11-2004
Un’amica di Roma, Amelia Caselli, mi ha regalato il dvd di un film dal titolo Le monde selon Bush del regista William Karel. E ho capito perché questo film non è stato distribuito in Italia. E non lo sarà. Attraverso l’analisi di vari eventi e una ...
Vittorio Delmoro - 30-11-2004
Qualche avvisaglia c’era già stata, come si è letto nei puntuali resoconti fatti da ScuolaOggi sulle conferenze di servizio tenute in Lombardia, ma non mi ero reso conto della portata dell’attacco, finché non ho letto un documento di cui invero non si è ancora sentito parlare in rete : il documento di sintesi del seminario di studio tenutosi a Roma il 7 e 8 luglio scorsi su INFORMAZIONE E FORMAZIONE SULLA COMUNICAZIONE DELLA RIFORMA.

Si tratta, come del resto per tutti i documenti del MIUR, di un testo davvero illuminante, volto a fornire a tutti gli attori gli strumenti adeguati a far digerire la riforma anche a chi fosse mal disposto di stomaco.
Quel che più impressiona è il dispiegamento delle forze : un vero e proprio esercito pronto a partire da Roma per piombare in tutte le regioni italiane e da lì raggiungere capillarmente ognuna delle 10.500 scuole; un esercito costituito da Direttori Generali, Ispettori centrali, Direttori regionali, Ispettori periferici, Esperti, Tecnici, Dirigenti scolastici e persino docenti (a trovarne…), coadiuvati da INDIRE, INVALSI, RAI EDUCAZIONAL, IRRE e quant’altro.

L’esercito è stato ben indottrinato a luglio, fornito di vettovagliamento tra agosto e settembre ed ha incominciato a muoversi all’inizio di ottobre. Non se n’è finora sentita l’eco perché ha confinato le proprie attività all’interno di stanze insonorizzate, perforate solo da alcune spie lombarde, ma sta mettendo a punto regione per regione l’attacco finale sulle scuole e fra breve cominceranno i cannoneggiamenti da lontano, volti a radere al suolo le ultime resistenze, per poi dilagare in campo aperto alla conquista di ogni scuola alla riforma.

La metafora potrebbe apparire forzata e fuorviante, ma la lettura del documento non lascia dubbi : bisogna fare ogni sforzo per convincere fino all’ultimo docente.
L’esercito morattiano si compone di una task-force nazionale, che si configura come Gruppo centrale di regia, costituito dai Direttori Generali dell’Amministrazione centrale e dai Gruppi tecnici centrali di studio e di supporto, che assieme al Gruppo Operativo e all’Osservatorio Nazionale guiderà da Roma lo spostamento delle truppe, nonché tutto il supporto tecnico-logistico-linguistico-psicologico necessario sul terreno di battaglia. In ogni regione poi si riproduce l’organigramma periferico copiato sulla struttura nazionale : Gruppo regionale di regia – Gruppi tecnici regionali di studio e di supporto – Rete di comunicazione - Referente per la comunicazione.
Non manca il livello provinciale, dove bisogna badare all’operatività : Gruppo provinciale Operativo di consulenza e di supporto – Gruppo Ispettivo tecnico.

Maurizio Tirittico - 30-11-2004
Sembra che l’incontro tra Miur e sindacati scuola dello scorso 26 novembre sulla nuova scheda di valutazione non abbia sortito nulla di positivo, stando almeno allo scarno comunicato della Cgil-scuola. Leggiamo testualmente: “Sugli strumenti di valutazione, per le classi seconde e terze della secondaria di primo grado verrebbe confermato l’utilizzo delle schede precedentemente in uso, da duplicarsi a cura delle singole scuole. Per le restanti classi prime e per le classi della primaria i modelli dovrebbero essere predisposti dalle singole scuole, che potrebbero liberamente ispirarsi ai modelli precedentemente in uso (le vecchie schede, insomma) integrandoli con gli indicatori di apprendimento desunti dalle Indicazioni Nazionali”.
Siamo veramente allo sfascio! Ma occorre ripercorrere brevemente la storia della valutazione nella nostra scuola dell’obbligo per comprenderne meglio la portata!
Dopo la legge 517 del 1977, con cui si abolivano i voti e si introducevano i giudizi, c' è stato un faticoso cammino volto ad individuare criteri e strumenti di valutazione in grado di dare corpo all’innovazione. Va ricordato che negli anni successivi furono profondamente modificati i programmi della scuola media (1979) e quelli della scuola elementare (1985) e che le Direzioni generali dell’allora Mpi procedevano in parallelo a definire nuovi criteri e strumenti valutativi. Il percorso della scuola media si concluse – anche se con aperture ad ulteriori apporti – con la cm 167 del ’93, quello dell’elementare con la cm 288 del ’95. I tempi così lunghi – diciotto anni dal ’77 al 95! – erano dovuti al fatto che nella nostra scuola si doveva recuperare un grosso ritardo in fatto di valutazione rispetto al percorso compiuto dalla ricerca docimologia, anche a livello internazionale! Per non dire del balzo in avanti compiuto nel ’97 con la riforma degli esami di Stato, con cui venne introdotta la valutazione delle competenze (anche se fino ad oggi solo di nome e non di fatto) con l’adozione dei punteggi!

Grazia Perrone - 29-11-2004
Passa in Senato una riforma del codice penale militare che prevede pene molto pesanti per chi darà informazioni relative alle missioni militari cui partecipa l'esercito italiano. Questa norma, già grave di per sè, sarebbe poco influente in un ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 29-11-2004
Pongo a bruciapelo una scomoda domanda: ‘ E’ più detestabile un impostore o lo è ancora di più il suo pubblico?
Risposta di non facile formulazione, lo capisco. Proviamoci comunque. Nell’avventurarci nell’ostica impresa, mi pare giusto offrire ai lettori meno avvertiti, ed a me stesso innnanzitutto, delle chiavi di lettura, un percorso facilitato come oggi suol dirsi, ovvero il bel saggio della dottoressa Clotilde Buraggi, che facilitino l’individuazione, come in un gioco di società, di quelle persone pubbliche o private che facciano in un certo qual modo incetta di alcune o di tutte delle caratteristiche fondamentali per la ‘ costruzione ‘, inconsapevole sempre, di una prorompente personalità di impostore.
Per la qualcosa al termine della lettura del saggio ciascuno dei lettori potrà farne una facilitata individuazione o addirittura scriverne un elenco di tutti coloro che a vario titolo possano permettersi di essere riconosciuti compiutamente come gli ‘ impostori del nostro tempo ‘.
E se poi si dovesse scoprire che non poche sono le personalità pubbliche assommanti in sé il maggior numero di ‘ attributi dell’impostore ‘, si raccomanda di rendere pubblica la personale discoverta e di metterne in guardia il maggior numero di persone che non abbiano ancora avuto sentore delle ingannevoli figure.
Ma ancor più importante sarà la discoverta da parte di ciascun lettore del proprio personale ruolo nel rapporto perverso con l’impostore, ruolo certamente non secondario per la sopravvivenza stessa dell’impostore come tale.

Guida alla lettura:

Prima chiave
: “ ( … ) quello dell’impostura è un problema non semplice: appartiene alla classe delle perversioni e la personalità del perverso è sempre molto complessa da capire anche per gli addetti ai lavori. ( … ) “
Secanda chiave: “ ( … ) L’impostore è una persona che si autodefinisce, proprio come il bambino che si dice da solo ‘Sono bello, sono buono’, indipendentemente dalle opinioni degli altri.( … ) “
Terza chiave: “ ( … ) L’impostore dedica molto tempo a costruire la propria immagine. Come ogni attore, egli recita sempre una parte e cambia il suo aspetto con acconciature e abbigliamento adeguati a far credere di essere quello che gli piacerebbe essere e che vuole che gli altri credano che lui sia. ( … ) “
Quarta chiave: “ ( … ) Quando parla agli altri, l’impostore ha uno stile ampolloso e un tono autocelebrativo molto lontano dallo stile ironico e dimesso delle persone veramente intelligenti che conoscono le molte sfaccettature del reale e non sostengono fanaticamente nessuna ipotesi.
( … ) “
Quinta chiave: “ ( … ) L’impostore ha bisogno di essere accettato e a questo scopo cerca di farsi simile al suo pubblico. Se parla a dei professionisti esibisce uno straordinario (quanto dubbio) curriculum di studi, se parla agli artigiani dice di avere fatto per un certo periodo l’apprendista falegname. ( … ) “
Sesta chiave: “ ( … ) Ogni bambino e bambina nel suo processo di sviluppo cerca di rendere simile la propria personalità a quella del padre (o della madre) imitandolo/a e poi identificandosi; ma questo non è il caso dell’impostore. Egli, infatti, assume una personalità diversa dalla propria non per identificarsi con la persona che finge di essere ma per appropriarsi della potenza di un altro perché egli non ne ha nessuna. L’impostore è in cerca di un Io. (Greenacre 1958).( … ) “
Settima chiave: “ ( … ) L’impostore cerca con tutte le forze di convincere se stesso e gli altri che sia vera la personalità che egli esibisce e che indossa come un costume mascherato per nascondere la propria debolezza. ( … ) “
Ottava chiave: “ ( … ) Secondo Helen Deutsch (1955), la personalità dell’impostore ha una basso livello di organizzazione dell’Io ed è costituita da identificazioni multiple non sintetizzate.( … ) “
Nona chiave: “ ( … ) Secondo la Greenacre (1958), l’impostore avrebbe un narcisismo patologico, un senso disturbato della realtà e della propria identità, la sindrome del piccolo pene, e una ammirazione esagerata per la madre.( … ) “
Decima chiave: “ ( … )Per Gaddini (1974) l’impostore “ha massivamente sviluppato le possibilità dell’imitazione, non avendo alcuna capacità di identificazione e alcun senso di sè “.( … ) “
Undicesima chiave: “ ( … ) La Argentieri (2000), che ha affrontato il problema della malafede, molto affine all’impostura, ritiene che in tale patologia vi sia un difetto nella organizzazione mentale di base descritta da Gaddini (1981), con una angoscia di integrazione che si oppone difensivamente all’integrazione del Sé e che congela grosse quote di aggressività.( … ) “
Dodicesima chiave: “ ( … ) Un’altra delle caratteristiche dell’impostore, legata alla sua difettosa gestione della aggressività è la sua incapacità di tollerare i conflitti.( … ) “
Tredicesima chiave: “ ( … ) L’impostore ha una prodigiosa capacità di sedurre (Finkelstein 1974), di affascinare, di stregare, di illudere, di rassicurare; di scoprire quello che il suo pubblico è pronto a credere ed è avido di sentirsi dire.( … ) “
Quattordicesima chiave: “ ( … ) E’ un luogo comune ritenere che gli impostori siano molto numerosi fra i politici: Mazzini scriveva: “Il mondo governativo di oggi non è che ipocrisia, impostura più o meno sfacciata” ( … ) “
Quindicesima chiave: “ ( … ) Chi sono le persone che vengono ingannate dall’impostore? Sono persone semplici e ingenue che si lasciano abbindolare o sono invece persone che fanno il suo stesso gioco, che gli assomigliano caratterialmente, che come lui aspirano a cambiare la loro posizione senza tenere conto dell’onestà del metodo e dei limiti imposti dalla realtà ?( … ) “
Sedicesima chiave: “ ( … ) Secondo Leopardi, la responsabilità è tutta dell’impostore e non del suo pubblico: “Gli uomini impostori - ha scritto - hanno insegnato agli uomini bonari delle menzogne per ispogliarli di roba e di libertà” (1-1370). ( … ) “
Diciassettesima chiave: “ ( … ) …gli individui che sono avidi di fare da audience all’impostore (Finkelstein 1974), soffrirebbero come lui per problemi di bassa autostima. A ragione delle proprie ferite narcisistiche (Olden 194I), avrebbero bisogno di sentirsi in contatto con un oggetto potente da idealizzare, sperando di ricevere magicamente salvezza e valore attraverso il contatto con una persona sentita onnipotente.( … ) “
Diciottesima chiave: “ ( … ) Se però il leader è un impostore, il pubblico può servirsi della negazione, o addirittura del diniego per non vedere questa sua realtà. Se il pubblico si sente rassicurato dall’impostore, anche l’impostore ha bisogno del suo pubblico per confermare la propria grandiosità illusoria; è infatti il pubblico con la sua conferma che lo aiuta a tramutare la sua menzogna in una struttura relativamente stabile.( … ) “
E’ un gioco facile, facile e tutti sono invitati a cimentarsi con esso.
Mario Menziani - 27-11-2004
Dopo aver frequentato la scuola dell’infanzia e il Primo Ciclo di istruzione, grazie anche alle sollecitazioni educative nel frattempo offerte dalla famiglia e dall’ambiente sociale, i ragazzi sono nella condizione di:(…)
avvertire interiormente, ...
Alba Sasso - 27-11-2004
Dai banchi dell’opposizione abbiamo più e più volte segnalato le conseguenze rovinose per la pubblica istruzione delle previsioni contenute nella Legge Finanziaria 2005. Con questa ulteriore manovra, arriva il vero e proprio colpo di grazia: il ...
Isa Cuoghi - 27-11-2004
Beh, io ho aderito allo sciopero dei CUB, forse sarò l'unica nella scuola ma mi sembra che allo sciopero generale di tutte le categorie dei lavoratori, in questo momento così significativo bisognasse proprio partecipare.
Sciopero generale è di tutte le categorie dei lavoratori, e mi sembra che in un momento come quello che stiamo vivendo sia un atteggiamento perdente quello di non aderire come confederazione scuola.
Non so come spiegare la rabbia e la delusione di questa scelta dei sindacati scuola, compresi cobas, gilda.
Forse non è chiaro che questo governo sta facendo i comodi e gli interessi di una sola categoria? La categoria dei ladri, degli evasori fiscali, dei prepotenti, dei padroni, degli autoritari, di quelli che non hanno altro valore che quello del proprio arricchimento, degli sprezzanti verso i più emarginati, della chiusura verso i diversi, della cancellazione della laicità, dello scontro istituzionale... ma li avete ascoltati i vari Brunetta, Gasparri, Fini, Giovanardi.. ma lo avete capito che con i soldi delle nostre tassazioni vogliono finanziare gli sgravi fiscali ai più ricchi ? ma lo sapete che nella scuola ci saranno 14.000 tagli, ma le avete lette tutte le riforme, oltre che quella della scuola? e tutte le deleghe che si sono prese, le vediamo? e l'atteggiamento denigratorio e offensivo verso l'oposizione lo vediamo? e il ricorso continuo ai condoni, il discorso davanti ai finanzieri di Berlusconi per fare capire che i poveri evasori vanno capiti e perdonati.. e e il decreto salva-Previti, e Castelli, e Fini.. Ma non ce n'era forse abbastanza perchè la scuola aderisse allo sciopero contro l'azione di questo governo?
E invece no, hanno prevalso i soliti discorsi sul fatto che abbiamo già dato allo sciopero del settore scuola, sul fatto che una partecipazione minoritaria della scuola sarebbe perdente.. mentre perdente è, da sempre, l'atteggiamento sempre rinunciatario.. e devo dire che mi sento offesa da una scelta, quella delle assemblee in orario di lavoro nel 30.11 per manifestare la solidarietà allo sciopero generale dei lavoratori.. la solidarietà si manifesta aderendo allo sciopero assieme a loro!
Possibile che una volta che c'è l'occasione di manifestare assieme, di sentirci veramente dei lavoratori con pari dignità e con gli stessi problemi di tutti, proprio i sindacati più rappresentativi lo impediscano?
E perchè tutti i dirigenti sindacali e politici hanno parole di forte opposizione all'azione di questa specie di governo e poi quando è l'ora di trovarci tutti insieme in piazza, una categoria, che oltre tutto è spesso considerata come molto distante dagli altri lavoratori, viene esclusa dal diritto di scioperare e manifestare contro ?
Beh, io mi spiace ma non ci sto, e il 30 sciopererò come faranno molti genitori dei miei alunni, e se posso andrò in manifestazione con loro, dicendo che io sono in sciopero ma i confederaliscuola, i cobas, la gilda... no.

I Confederali, nel settore delle Scuole Private e nella Scuola Professionale hanno aderito allo sciopero generale del 30.11.
Ma quante divisioni all'interno del'organizzazione scuola dei confederali.
In compenso io, che voglio aderire allo sciopero, nonostante sia una del comparto scuola non posso farlo con i confederali.. devo scioperare con i CUB .. ma se hanno paura che la partecipazione della scuola allo sciopero sia un fallimento per le scarse adesioni, se pensano di dover dosare le forze per non si sa quale prossimo evento.. ma come mai invece le scuole private e i professionali sì.. e noi della scuola statale no... questi sì che sono sono i misteri..

Certo che è un'andazzo generale quello della sinistra di avere paura a parlare troppo forte.. e così, alla rincorsa dei moderati (ma lo vogliono capire che i moderati ce l'hanno già la loro casetta? si chiama centro e ci stanno bene perchè una volta vanno di là e una volta di qua.. hanno sempre disponibili stanze, loro.. e ci mancava solo la sinistra a rincorrerli..) ecco che si lasciano da parte le istanze di chi vuole sentirsi a sinistra, si tagliano le ali della contestazione ed opposizione all'azione di questo governo, si fa segno di silenzio perchè non si possono dire parole troppo dure, troppo sinistrorse, ennò perchè poi i bravi moderati italiani si spaventano e si scandalizzano..e mica ce lo danno il voto.. Sì ma poi vorrei sapere io, nel caso ce lo dessero il voto, questi benedetti moderati, ma poi...faremmo una politica moderata? Cioè una politica simile a quella del governo? Quindi, per quanto riguarda la scuola, sarebbe come quello che dice Rutelli? che gli insegnanti delle private li paghi lo Stato, che la Riforma Moratti si tenga perchè c'è del buono, che regni la confusione in tutto, compreso nei programmi, nei metodi, nei finanziamenti, nelle decisioni che saranno diverse da scuola a scuola ???

Leggete il seguito, è molto indicativo...
Laura Tussi - 26-11-2004
Per un’evoluzione cognitiva del soggetto in formazione.

La scrittura di sé, della propria storia di vita o autobiografismo consiste essenzialmente in una pratica pedagogica, comunicativa, di lunga tradizione, già utilizzata, in tempi antichi da Marco Aurelio, S. Agostino, Pascal, Rousseau ed, in seguito, anche da tutta la letteratura femminile relativa alla tematica di emancipazione della donna nel ‘900 (Cfr. De Beauvoir, Cardinal, Aleramo, Weil).
Il metodo (auto)biografico inizia a svilupparsi come corrente educativa, in situazioni di grande povertà e miseria esistenziale, intorno alla figura dello studioso Paulo Freire, che approntava una nuova pedagogia sociale, “della strada”, raccogliendo e utilizzando le tragiche storie di vita dei campesinos nelle favelas brasiliane (anni ‘60 e ’70). Letteratura personale attiva, racconto in prima persona è l’autobiografia (dal greco), oppure letteratura personale passiva o biografia, quando gli autori scrivono storie di vita altrui.
Il racconto, la narrazione della personale storia di vita emancipa il soggetto da ogni rischio di manipolazione, di “revisionismo storico” della propria esistenza. L’autobiografia risulta un metodo pedagogico ricognitivo che pone una storia di fronte al legittimo autore, ricostruendo e rimembrando una memoria personale, nel desiderio di autorappresentazione che genera uno specchio di eventi condivisi da altri. Il segreto dell’altruità e alterità a cui attende il biografo consiste nella capacità di essere nel “qui e ora” e nei topoi del passato, ingenerando e suscitando la reminescenza di sé (anamnesi), in una prospettiva di bi-locazione cognitiva: capacità di scoprirsi dotati della possibilità di “dividersi senza perdersi”, nel rimembrare ri-evocativo degli eventi. L’autobiografia non rappresenta solo la sede del ritorno a ciò che si è stati in passato, ma il desiderio di nuove esplorazioni nei meandri dell’esistenza, dove la memoria risulta depositaria dell’esperienza, consentendo al ri-cordo di prendere forma.
La narrazione di sé consiste in un metodo cognitivo che include la memoria, la reminescenza nella prospettiva di percorso auto ed etero-educativo per una autodidattica dell’intelligenza, nel cui ambito la retrospezione attua un’educazione della mente attraverso il pensiero attivo, evolutivo, prima condizione per un lavoro di scavo interiore, introspettivo.
Raccontare la propria biografia educativa, in una nuova prospettiva didattica dell’intelligenza, attraverso il metodo autobiografico finalizzato allo sviluppo cognitivo del discente (soggetto), significa riappropriarsi di un personale potere autoformativo (facoltà di dominio), confrontando, anche in ambito scolastico, le esperienze di educazione istituzionale con processi di autoformazione, emergenti da diversi tipi di legame emotivo/affettivo con gli altri, le cose, se stessi.
L’autobiografia educativa possiede un valore regolativo, perché esplicita al soggetto narrante le modalità per cui ha acquisito, tramite processi cognitivi di apprendimento, nozioni e capacità (apprendimento cognitivo). L’autonarrazione risulta una presa di distanza per rivedere e verificare lo sviluppo evolutivo personale e raccontarlo all’alterità/altruità, in una prospettiva di riappropriazione della responsabilizzazione individuale rispetto alla propria autoformazione.
L’attenzione per i processi mentali non deve rappresentare un’occasione episodica in ambito didattico, ma un’occupazione costante di ogni singolo docente, per esplicitare al discente quali operazioni mentali compiere al fine di risolvere compiti e problemi di natura teorica e pratica.
Il nostro modello di attività mentale è sistemico: ogni manifestazione del pensiero può essere studiata solo in correlazione con le altre.
“Pensare” significa mettere in relazione diverse componenti del pensiero, nella loro intrinseca dinamicità e interattività, in una prospettiva di rivalutazione della natura processuale e dinamica dell’esistenza mentale.
L’intelligenza è l’identità stessa del soggetto: significa approssimarsi all’”altro”, al suo modo di attribuire senso e significato alla realtà: le cose, gli altri, il mondo, se stessi. Secondo Bruner l’intelligenza è ricerca continua di significati per “leggere dentro” ai vari aspetti ontologici dell’esistenza.
Il potenziale intellettivo è contrassegnato da una macro-attività: il potere metacognitivo. Il soggetto intelligente per assolvere al compito di significatore della realtà, utilizza tutte le risorse a disposizione, quindi la facoltà metacognitiva, per poter descrivere il lavoro della mente rispetto ai singoli domini mentali, potenziandoli attraverso la pratica intellettiva.

Grazia Perrone - 26-11-2004
A proposito di autobiografie segnalo dal Corriere della Sera - 25 novembre 2004 - pag. 37


Nel tardo pomeriggio del 5 maggio 1937 al primo piano di Plaza dell'Angel 2, Barcellona, Camillo Berneri dedicava il suo sincero sorriso schivo di sempre ...
Gianni Mereghetti - 26-11-2004
Livia Pomodoro, Presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, in un’intervista a tutto campo chiarisce in modo efficace quale sia il disagio dei giovani d’oggi. E’ vero che hanno tutto, il dramma però è che non hanno l’essenziale, e ...
Beniamino Sidoti - 25-11-2004

Annalisa Strada ed Elena Giorgio sono le autrici del piccolo cartonato illustrato, edito da Ape Junior, Milano 2004; costo 11,00 euro; età consigliata tra i tre e i dieci anni: parrebbe un'esagerazione, ma.....

Enrica ha una particolarità anatomica rara: è del tutto priva di sedere: le mutande le sono dunque inutili, fino a quando viene l'inverno, e capisce che possono servirle come utile copricapo.
Le mutande in testa non sono estetiche, ma si rivelano assolutamente funzionali!
Tanto da diventare subito di moda, e, come sappiamo, le mode portano dritte dritte fino al trono.

Una favola divertente e illustrata in modo piacevole: a un certo punto si sente perfino aria di rivoluzione, ma "il formicaio è un posto molto organizzato. Per evitare problemi si fa sempre quello che la maggioranza decide di fare: si evitano inutili liti e la maggioranza delle formiche può dirsi contenta".

Interessante, dice il mio amico Andrea. Ma non dimentichiamo - aggiunge - che la democrazia è anche rispetto e tutela delle minoranze...

Infatti, io sono rimasto deluso da tale fatto conciliante... ma, che dire? Alla fine la regina va in pensione, quindi significa che fra le formiche la pensione c'è ancora! Ach!
Lasciando perdere le impressioni personali, credo che questa domanda, cioè sapere quanto comandi la maggioranza, sia un problema comunque interessante da discutere con ragazzini e bambini. E forse troppo complesso per una questione di mutande...

Comunque, le formiche sono nere, e le mutande rosse. Non so quindi collocarle politicamente. Anarchiche?
In ogni caso, sottolineo ad Andrea, una formica senza sedere non può manifestare alcun attaccamento alla poltrona (e infatti così nel libro risparmiano sul trono). Che culo! Sottolinea con francese eleganza Andrea, e direi che ha colto nel segno…

Al di là delle facili battute, la gestione delle decisioni è decisamente un tema attuale e importante, direi perfino urgente. Voi cosa fareste, mutande o meno?

Silvia Malavolta - 25-11-2004

Il mio nome è Cheesy Adams.
Sono basso, cicciotello e con capelli che sembrano tagliatelle. La mia specialità sono i
mostri.
Vi racconterò quello che è successo il mese scorso. Io e Chiara (Chiara è la mia miglior amica) stavamo passeggiando per il Viale dei Soldati, era una giornata limpidissima, senza neanche una nuvola.
Noi stavamo chiacchierando quando il cielo si oscurò. Molte persone si affacciavano alla finestra. Iniziò a piovere , ma non di acqua ma di
coca-cola.
Io e Chiara corremmo fino a casa e visto che la sua casa è dall’altra parte della città, la invitai a casa mia.
La mamma ci accolse amichevolmente e offrì a me e Chiara una tazza di cioccolata calda.
Noi gli raccontammo cosa era successo.
Lei ci guardò stupita e prese un bicchiere e lo lasciò cinque minuti sul balcone, dopo lo prese, ne assaggiò il contenuto e .......
vide che era proprio coca cola !.......
Prese un libro di fisica e cominciò a leggerlo. Telefonammo alla mamma di Chiara e le chiedemmo se poteva (Chiara) rimanere a dormire. Lei acconsentì. Mia mamma disse: “Tu Cheesy puoi dormire sul divano in camera tua e Chiara sul tuo letto”. Cenammo e andammo a letto.

Mi svegliò verso mezzanotte un rumore. Andai in camera mia e vidi che anche Chiara era sveglia. Ci vestimmo in fretta e uscimmo: vedemmo una ventina di lattine di coca-cola con la testa, i piedi e le braccia.
Era una invasione di
alieni.
Dovevamo fare assolutamente qualcosa. Uno di loro sbatté Chiara contro un idrante. Un ondata d’acqua andò contro l’alieno: lui si sciolse all’istante. Io e Chiara capimmo che l’acqua per loro è come per noi l’olio bollente. Accendemmo tutti gli idranti della zona. Si sciolsero tutti all’istante. La pioggia di coca-cola cessò e venne una pioggia normale.
Solo io e Chiara sapevamo cos’era successo quella notte.


Giampaolo Sprocatti - 24-11-2004
Per quanto riguarda gli scioperi nel mondo della scuola vige una equazione che a mio parere non funziona. L'equazione è la seguente.

Governo o chi per lui: più persone fanno sciopero più risparmia, di conseguenza ben vengano. Tutto di ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 23-11-2004
Con lo stile inconfondibile di un intellettuale non formato alla democrazia compiuta, con il linguaggio proprio da caserma della cui filosofia di vita il nostro si è abbeverato negli anni, così si esprimeva l’intellettuale Marcello Veneziani assurto suo malgrado alle responsabilità di consigliere di amministrazione di una agenzia culturale quale può ben considerarsi, ahimé, la Rai, nel corso di una dotta disquisizione sul quotidiano ‘Libero ‘ – libero da cosa ?, libero da chi ?, libero per fare cosa ? Scandalo evidentemente – il giorno 18 novembre:

“ ( … ) I due partiti di maggioranza dei docenti sono i faziosi e i paraculi, ovvero quelli che sono infarciti di ideologia, femminismo e menopausa acida e quelli che scansano la fatica, hanno altre attività o si danno malati per andare in vacanza. ( … )

L’unico ad essere in vacanza o meglio ‘ libero ‘ dai pensieri concreti, sensati e responsabili è proprio l’intelletuale in quota Alleanza Nazionale Marcello Veneziani.
E’ il solito ritornello sgradevole, alla ‘Tremaglia‘ tanto per capirci, ministro, si fà per dire, della seconda o terza o defunta Repubblica italiana; uno stile di pensiero, di linguaggio, di vita, un proponimneto pedagogico per rinnovare la cultura italiana ormai stantia.
Cultura che ha bisogno, a detta della bella compagnia di cui sopra, di rinnovarsi ad iniziare dalla sua storia recente, ma anche rinnovarsi con la storia passata, con salti clowneschi alla Gianfranco Fini allorquando sprovvedutamente e con bella faccia tosta, da buontempone più che da fine intellettuale e storico, di cui non possiede le competenze né tantomeno le disponibilità alla ricerca paziente e non legata alla demagogia del momento, ha rivisitato la storia all’epoca di Francesco di Assisi e l’ opera umana del ‘ poverello ‘.
Ne ha scritto bene, come sempre , Umberto Galimberti in un suo pezzo apparso giorni addietro su di un supplemento del quotidiano ‘la Repubblica‘, cogliendo appieno la sconfortante condizione in cui versa la cultura nel bel paese, lo sconcerto per una scuola oramai allo sbando e sulle cui ceneri chiunque, un Veneziani di passaggio o un Fini all’occorrenza, possono poggiare la loro rivisitazione della cultura e della storia. Con quali prospettive è facile immaginare, dopo avere apprezzato cotali e cotanti maestri di libero pensiero.

Più l’istruzione di una nazione decade, come è il caso dell’Italia attuale dopo le riforme di Berlinguer e della Moratti, più si può fare scempio della storia, perché i documenti sono inaccessibili e, dove lo sono, nessuno li legge.
Questa è la ragione per cui il 4 ottobre, in occasione della festa di San francesco, patrono d’Italia, Gianfranco Fini ha potuto compiere la sua revisione storica facendo passare San Francesco come un crociato che legittimava la guerra di difesa della cristianità.
( … ) Passano otto giorni e prende avvio la celebrazione di Cristoforo Colombo che qualcuno vuole elevare agli altari. E in effetti Colombo di croci e di battesimi in America ne portò, ma leggiamo anche nel suo ‘ Giornale di bordo ‘ una lettera in data 13 dicembre 1492 indirizzata ai Reali di Spagna..."


Gianni Mereghetti - 23-11-2004
Marco Lodoli grazie alla sua sensibilità umana ci propone un’altra questione centrale nella vita dei giovani d’oggi, il fatto che non vogliano soffrire più, neanche per un momento, e che molti dei loro comportamenti derivino dal tentativo di evitare ...
Mirco Pieralisi, Giovanni Cocchi - 23-11-2004
Un percorso possibile nella scuola elementare per continuare la lotta contro la riforma

La posta in gioco

La lotta contro la riforma Moratti si trova di fronte ad una scadenza fondamentale: le iscrizioni alle nuove classi prime elementari. E’ evidente che questo tema è in primo luogo legato alla disponibilità di risorse in termine di organici che avremo di fronte successivamente, derivante dalla legge finanziaria e dalle sue applicazioni successive, ma non solo: occorre strappare un organico che mantenga la qualità della nostra scuola e non solo il suo puro funzionamento tecnico (es, in una classe a tempo pieno due insegnanti per 44 ore comprensive di compresenze e non 1,8 insegnanti per le lezioni frontali, dove l’1 diventerebbe automaticamente il tutor e lo 0,8 i “nienter”).
In questa sede ci occuperemo di quello che è possibile fare dentro le scuole sia in termine di pressione dal basso sia in termini istituzionale negli organi collegiali. Va ricordato che parlare di iscrizioni significa non solo parlare di come funzioneranno le future prime classi ma di come funzionerà (orari, organizzazione didattica, compresenze e altro) un’intera scuola.

Ricordiamoci che siamo cittadine e cittadini, non sudditi. Anche nelle riunioni istituzionali con i genitori siamo tenuti ad esporre le nostre idee, perché sono pedagogicamente motivate e non certo sanzionabili. E va anche detto ai genitori, in maniera chiara ed inequivocabile, che il nostro progetto didattico e le loro scelte dovranno fare i conti con l’assegnazione degli organici. Quindi informazione, vigilanza e mobilitazione!
Nelle prossime settimane i collegi dei docenti e consigli di circolo dovranno approvare mozioni “di indirizzo” sulla politica delle iscrizioni. Ricordiamoci che queste mozioni non possono essere oggetto di sanzione, tanto meno da parte delle direzioni regionali. E’ opportuno far riferimento, come abbiamo fatto lo scorso anno, alla normativa esistente non abrogata, alla legge sull’autonomia, al POF di Istituto e, se lo si ritiene opportuno, si possono citare quelle righe della circolare 29 che abbiamo ricordato in precedenza.

Salvatore Nocera - 22-11-2004
Alla Dott.ssa Letizia Moratti
Ministro dell’Istruzione

On. Valentina Aprea
Sottosegretario all’Istruzione con delega per l’integrazione scolastica

Dott. Pasquale Capo
Capodipartimento per l’Istruzione
Ufficio Legislativo ...
Vittorio Delmoro - 22-11-2004
In barba alle mie davvero esigue relazioni, limitate ai corrispondenti virtuali e ai colleghi dell’istituto dove lavoro, voglio tentarne una classificazione con l’intento di capirne le ragioni e vedere se esista la possibilità di recuperarli al ...
Arturo Ghinelli - 20-11-2004
20 NOVEMBRE 1969: I DIRITTI DELL’INFANZIA

Prima di tutto il diritto al tempo, il tempo dell’infanzia.Il diritto a vivere la propria infanzia e poi ad essere adolescenti. Vivere il proprio tempo da ragazzi.
Per trascorrere il tempo in compagnia ...
ilaria ricciotti - 20-11-2004
Per la giornata dedicata all'infanzia

Sono stata invitata dal Sindaco del Consiglio Comunale Giovanile di un Istituto scomprensivo, sezione scuola media di Morrovalle, per partecipare all'inaugurazione di un parco attiguo alla loro scuola.
I ...
Giuseppe Aragno - 20-11-2004
Sciopero o no? Su Fuoriregistro è la polemica che tiene banco. Sul sì o sul no si accalorano consenzienti e dissenzienti e sembra quasi che la discussione sulla riforma sia qui davanti a noi, tutta aperta, tutta da definire. Sembra, intendo, che la ...
ilaria ricciotti - 20-11-2004
Loro ci osservano, ci giudicano, hanno paura, non capiscono e piangono, aspettando che qualcuno comprenda ...

Gennaro Capodanno - 19-11-2004

Resto sconcertato quando un alto funzionario dello Stato, nel caso in questione, il direttore regionale dell’ufficio scolastico per la Campania, Bottino, dimostra palesemente, nelle sue dichiarazioni alla stampa, ma anche nelle circolari che emana ...
Cosimo Scarinzi - 18-11-2004
Nelle scuole meno insegnanti ed ata?
C'è già chi pensa a sostituirli con i gendarmi

Sembra che qualcuno pensi che le telecamere nelle scuole, le timbratrici per gli studenti e, comunque, i mezzi di controllo informatici non ...
Gianni Mereghetti - 18-11-2004
Secondo il ministro Moratti gli stipendi degli insegnanti ormai sono “prossimi alle medie europee, visto che un insegnante di scuola superiore arriva ai 1.450”.
Sarebbe stato corretto che il ministro avesse precisato che 1450 euro li guadagna un ...
Pino Patroncini - 18-11-2004
Non si può dire che il tema della scuola e dell’educazione in genere sia stato al centro del confronto elettorale americano. Se si andava al sito dell’ambasciata americana di Roma alla voce Elezioni 2004 si potevano trovare due riassunti esaustivi dei programmi elettorali dei due candidati, ma è significativo che i titoli che comparivano come temi del confronto riguardassero l’Iraq, il terrorismo, il Medio Oriente, gli “stati canaglia” ( in sigla WMD = world most dangerous, countries sottinteso), il ruolo degli USA nel Mediterraneo, il commercio, la salute, la sicurezza, l’immigrazione, l’economia. Ma non l’educazione.
Questo tuttavia non vuole dire che l’educazione sia stato un tema assente dalla competizione. Solo che non è stato presente come in campagne passate o in campagne minori. Tra queste ultime vale la pena di ricordare la recente sfida tra Rudolph Giuliani e Hillary Clinton per il seggio senatoriale di New York giocata con molte polemiche sulla proposta repubblicana del buono-scuola e sulla contrapposizione tra valutazione degli insegnanti (Giuliani) e valutazione della scuola (Clinton).
Indubbiamente ha pesato sulla marginalità del tema, non solo l’attualità e la spettacolarità degli altri, ma anche il fatto che, dopo le aspre e a quanto pare vincenti polemiche dei senatori democratici Kennedy e Libermann contro la promozione repubblicana dei buoni-scuola, il tema scolastico è stato oggetto di appeasement e di scelte politiche bipartisan con l’appoggio democratico al piano governativo noto come “No child left behind”.
Aldo Ettore Quagliozzi - 18-11-2004
Ovvero: corsi e ricorsi delle cronache nel bel paese

Cronaca completamente ( ?? ) fuori dal senno di domenica 19 maggio 1991 dello scrittore Stefano Benni dal titolo ‘ Siamo nella normalità ‘

“ Era una bella giornata di primavera. Il nevischio mummificava le rondini e raffiche ai duecento orari schiantavano gli alberi.
— Siamo nella normalità — disse l’infallibile Meteorologo — poiché un tempo simile, anzi peggiore, si ebbe nel marzo 1626 e non c’è da allarmarsi se per qualche settimanella dal Polo arriva uno spifferino di aria fredda. In quell’istante attraverso la finestra aperta un refolo di vento trasportò un tricheco di una tonnellata, che piombò sulla scrivania del meteorologo uccidendolo.
— Averlo saputo prima... — sospirò il meteorologo, prima di esalare l’anima sotto forma di cirro-cumulo.

Era una tranquilla domenica calabrese. Le pallottole ronzavano pigre e solo ogni tanto un colpo di bazooka interrompeva il monotono frinire dei mitra.
— Siamo nella normalità — disse l’incorruttibile Magistrato — in quanto molti dei presunti mafiatori erano in realtà pacifici agricoltori, l’uso della tangente camorristica è un normale meccanismo promozionale, e non è vero che il danaro mafioso abbia invaso banche, case cinematografiche e settori immobiliari: come giustamente disse Gava, la mafia va conosciuta, prima di combatterla. In quell’istante un consorzio di quattro cosche irruppe nel suo ufficio, lo decapitò e iniziò a giocare a calcio con la sua testa, e poiché non si mettevano d’accordo su chi doveva stare in porta, si uccisero tutti vicendevolmente.
— Averlo saputo prima — sentenziò la testa del magistrato mentre la sua anima faceva ricorso contro i seimila anni di inferno in prima istanza.

Era un tranquillo pomeriggio nella fosca e turrita Bologna. I benzinai attendevano i clienti nelle loro trincee e gli armaioli controllavano i Patriot.
— Siamo nella normalità — disse il Ministro dell’Interno — questa Falange armata non è certo nata dai gloriosi patrioti della Gladio o dai nostri ormai trasparentissimi servizi segreti, la strategia della tensione e le squadracce sono un ricordo del passato, trattasi di zingarelli che si disputano pochi etti di cocaina. In quel momento la solita Fiat Uno apparve in fondo alla strada e crivellò il ministro, la scorta e dodici passanti tanto per gradire.
— Averlo saputo prima — disse il Ministro, mentre la sua anima, grazie a raccomandazioni, scendeva all’Ade in Business class.

Era una tranquilla giornata di primavera. Il Bangladesh non c’era più, il colera decimava il Sudamerica e Saddam si riarmava, ma la Borsa era stabile. L’economia italiana vagava sorridendo nella nebbia tra abissi e voragini.
— Siamo nella normalità — disse Cirino Pomirino — abbiamo un deficit tra il milione o il miliardo di miliardi, ma tasseremo i generi di lusso come le aragoste, lo champagne, le pensioni e le malattie tropicali. Nel nostro paese non c’è spreco, né povertà. In quel momento alcuni bruti senza-casa, senza-lavoro, senza-patria e senza-pensione piombarono su Cirino Pomicino, lo divorarono vivo e gli succhiarono anche le chele.
— Averlo saputo prima — disse il ministro, mentre la sua anima volava nel limbo degli Incompetenti.
Paolo Mesolella - 17-11-2004
Un convegno sul Campo di concentramento tedesco

Arrivammo al campo di concentramento di Sparanise nel pomeriggio del 23 ottobre 43. Nel campo vi erano già 5000 prigionieri. Il campo era ubicato a monte della linea ferroviaria Napoli - Roma, aveva tre ingressi, ed era esteso almeno 250 metri di lunghezza per 200 di larghezza. Distava una cinquantina di metri dalla stazione ferroviaria ed era in posizione strategica ideale per il trasferimento dei prigionieri in Germania. Reticolati e cavalli di frisia recintavano il perimetro del campo, sorvegliato da un nutrito numero di sentinelle che impedivano eventuali tentativi di fuga. All’interno del campo esisteva una sola baracca di legno, coperta da una lamiera metallica, adibita ad infermeria. Non c’erano cucine da campo, né una fontanina per attingervi acqua. Si andava ad attingerla ad una cisterna, oltre i reticolati, scortati dalle sentinelle del campo. Non esistevano servizi igienici, per cui ognuno andava a soddisfare i propri bisogni fisiologici lungo il perimetro del campo. Non esisteva alcun tipo di carta. Il fetore era insopportabile, l’aria pestifera. Guai ad inzaccherarsi le scarpe, camminando su quei cumuli di escrementi che coprivano tutta la fascia perimetrale del campo. Il senso del pudore era scomparso, essendo costretti a soddisfare i propri bisogni all’aria aperta ed alla vista di tutti. Uno spettacolo veramente degradante e vergognoso. Eravamo ridotti a livello delle bestie, con la biancheria intima sporca e maleodorante, la barba non rasa da giorni ed i pidocchi che infestavano ogni parte del corpo”.

Il prof. Giuseppe Spera di Sarno, nonostante i suoi 82 anni e la voce rotta dall’emozione, ricorda ancora chiaramente il campo di concentramento tedesco di Sparanise e i giorni vissuti, senza mangiare, in piccole baracche di legno dove si poteva stare soltanto seduti. Lo fa spesso, quando lo invitano nelle scuole, e lo ha fatto il 19 novembre scorso, nel Cinema delle Palme, durante la giornata della memoria dedicata al campo di concentramento tedesco di Sparanise. Un campo dove sono passati migliaia di deportati, prima di essere inviati ai campi di lavoro e di sterminio. E’ il caso del prof. Spera , ma anche del Generale Alfonso Cascone di Pompei, di Giovanni Desiderio di Castellammare di Stabia, deportato a Dacau, di Padre Gaspare Tessarollo di Napoli, del maresciallo Walter Scialdone di Sparanise e di tanti altri, tutti venuti a Sparanise per dare la loro testimonianza di deportati nel campo sparanisano.
Pino Patroncini - 17-11-2004
No, non si tratta dell’ennesima edizione filmica del romanzo di Lja Ilf e Eugeni Petrov, già portato sullo schermo da Lucignani (Una su 13) e da Mel Brooks (Il mistero delle 12 sedie). Anche perché con 14.000 sedie ci si potrebbe fare un serial ...
Grilloparlante - 17-11-2004
Il DPR n.275/99 (“Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”) attribuisce agli istituti scolastici autonomi poteri di gestione sul piano organizzativo e didattico. Vale a dire competenze esclusive in materia di ...
Mauro Bulgarelli - 16-11-2004
La manifestazione di oggi è la prova che tutto il mondo della scuola è unito in un inedito coro contro l'insostenibilità della gestione Moratti. Non si tratta solo di una resistenza alla miseria della politica culturale della pseudo riforma Moratti ...
Piera Capitelli, Alba Sasso, Giovanna Grignaffini - 16-11-2004

Care amiche e cari amici maestri, docenti, ricercatori
non vi sembri strana questa lettera aperta delle deputate Ds che si occupano di scuola. Sì, siamo proprio noi, quelle di cui ogni tanto parlate dicendo «ma l’opposizione che ci sta a fare?». ...
Alba Sasso - 15-11-2004
ncredibile che il ministro Moratti continui a sostenere di essere all'oscuro sulla scelta di ridurre gli organici

La riduzione di oltre 14 mila unità del personale docente della scuola è un fulmine a ciel sereno.

E’ noto infatti che la legge ...
Pino Patroncini - 15-11-2004
Uscirà il decreto attuativo della legge per la scuola secondaria?

Le scommesse sono aperte. Il termine della delega scade l’11 aprile e per farcela dovrebbe uscire almeno entro Natale. E’ il pezzo strutturalmente più complicato: materie, indirizzi, insegnanti diversi tra loro. Ed è anche il pezzo più impegnativo visto che si vuole dividere in due il sistema: i licei, la serie A, allo Stato (devolution permettendo), i professionali, la serie B, alle regioni.
E se la riforma della superiore, che ha avuto finora solo riforme parziali, non va in porto il fatto che il Ministero abbia puntato subito sull’elementare, riformata globalmente nell’85, si rivela come il tentativo di affondare il bisturi non dove c’era più bisogno ma dove l’operazione sembrava strutturalmente più facile da praticare e soprattutto da usare in termini di propaganda. Se non fosse che la reazione di insegnanti e famiglie ha mandato all’aria anche questo piano.

Cosa dirà questo decreto?

Dovrà chiarire molte cose, anche se la legge dice già che il percorso successivo alla media sarà diviso in due sistemi: quello dei licei e quello dell’istruzione e della formazione professionale. Per quello che si sapeva finora da cose che Bertagna e altri avevano detto ai giornali si parla di 8 licei (classico, scientifico, artistico, musicale, linguistico, scienze umane, tecnologico e economici) e di 10 aree nei professionali (agro-ambientale, tessile-moda, meccanica, chimico-biologica, grafico-multimediale, elettrico-elettronico-informatica, edile-del territorio, turistico-alberghiera, aziendale-amministrativa, socio-sanitaria). Vediamo già da queste denominazioni che più che del professionale si tratta di tutto il settore tecnico-professionale.
Sappiamo infatti che i licei avranno un profilo squisitamente teorico ( pre-bocconiano per gli economici, pre-politecnico per i tecnologici che non saranno perciò né i nuovi Itc né i nuovi Itis con un altro nome) e che quindi il sistema professionale potrebbe coprire non solo lo spazio oggi coperto dall’istruzione professionale ma anche da quella tecnica .
Sappiamo inoltre che per un’interpretazione estremistica del titolo V della Costituzione tutto il potere sul sistema professionale o, meglio, tecnico-professionale (titolarità, programmi, contenuti, organizzazione , amministrazione) andrà alle regioni. Vanno fatte salve le ulteriori novità contenute nel terribile testo di riforma costituzionale in corso di approvazione: dal punto di vista del rapporto di lavoro livellerebbe al ribasso mettendo tutti quanti alle dipendenze delle regioni, ma manterrebbe comunque una differenziazione forte tra i due sistemi, i licei, la scuola vera, e la formazione professionale.

Ma su questo punto non c’è stato un dissenso anche di Confindustria?

Su questo punto equivoci e contraddizioni si sono sviluppate nella maggioranza e tra la maggioranza e persino Confindustria che, timorosa di vedere gli Itis schiacciati sulla formazione professionale propone solo di cambiargli il nome in licei tecnologici e di lasciarli allo Stato. La proposta aggrava il problema dei professionali sempre più soli e marginalizzati, ma è una bomba sul modello liceale astratto che la Moratti e Bertagna vorrebbero.
Sappiamo inoltre che al Ministero le lobby interne, di materie di indirizzo, si stanno dando da fare per non finire in serie B.
Con tutte queste contraddizioni anche tra loro il decreto definirà di che morte bisogna morire. Dove passerà la linea divisoria tra i vari pezzi. Chi andrà di qua e di là.
Dovrà definire anche come si procede col personale che fra riduzioni di orario, annualità soppresse e passaggi di competenza alle regioni verrà tolto dai ranghi dello stato. La cosa si scaricherà sicuramente sui precari. Ma solo su loro? Troverà applicazione il decreto 212/2002 sulla messa a disposizione dei soprannumerari e sui licenziamenti?

Perché si scaricherà soprattutto sui precari?

Innanzitutto la perdita di posti assoluta dovuta alle riduzioni di annualità e di orari impedirà di rinominare tutti quei precari che sono stati nominati in questi anni, mentre i docenti di ruolo vanno in soprannumero ma non perdono lo stipendio, anche se su di loro incombe quel decreto 212 che dice: riconversione o messa a disposizione poi licenziamento.
A ciò occorre aggiungere i passaggi di amministrazione ( dei docenti del professionale secondo la “vecchia” costituzione, di tutti secondo la “nuova”). Non si sa ancora come si procederà col personale di ruolo, se ci saranno meccanismi di opzione o altro. Ma se per esempio ci fosse il mantenimento in carico ad una amministrazione fino ad esaurimento dei docenti per andata in pensione questa si eserciterebbe solo sul personale di ruolo, non su quello precario. I precari si troverebbero a dover affrontare subito un numero minore di opportunità secondo le vecchie norme, graduatorie, punteggi ecc. e dovrebbero misurarsi con nuovi meccanismi e regole regionali. Il sindacato potrebbe rivendicare, come ha già promesso, alcune garanzie ( validità delle “vecchie” graduatorie, reclutamento con regole nazionali ecc.) ma allo stato attuale nulla è garantito.

Salvatore Nocera - 13-11-2004
Sempre più frequenti si fanno le denunce di uso improprio degli insegnanti per il sostegno in un numero crescente di scuole.Vengono denunciati preoccupanti episodi di richieste, anche con ordine di servizio, rivolte dai dirigenti scolastici ai docenti per il sostegno, di ruolo e precari, a lasciare l’alunno con disabilità nella classe e recarsi in altre classi per supplire colleghi assenti.
Siccome però alcuni genitori si sono lamentati per l’abbandono della classe ove è inserito l’alunno, altri dirigenti sono stati più burocraticamente raffinati, dicendo ai docenti di ‘portarsi dietro’ l’alunno con disabilità. Questa prassi di abbandono dell’alunno come se fosse un oggetto insignificante o di trasporto al seguito, come se fosse un bagaglio-presso, non solo viola apertamente lo spirito della riforma-Moratti tutta imperniata, forse in modo un po’ troppo enfatico (perché mancano norme certe per la sua attuazione), sul valore della persona, viola altresì la normativa per l’integrazione.
On. Piera Capitelli - 13-11-2004
Presento i miei interventi in aula nella Camera dei Deputati nel giorno 11 novembre 2004. Per motivi di tempo non ho potuto esprimere altre considerazioni in merito alla questione riguardante i dirigenti scolastici e sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Di seguito agli interventi allego i miei appunti.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, intendo richiamare l'attenzione su una questione relativa ai dirigenti scolastici. La legge n. 59 del 1997 ha riconosciuto alle scuole l'autonomia didattica, finanziaria e organizzativa, e un successivo decreto ha attribuito alla funzione di capo d'istituto il ruolo dirigenziale.
La scuola avrebbe potuto far scaturire al suo interno profonde e positive trasformazioni e questo non è accaduto a causa della politica miope e contraddittoria di questo Governo, che non ha favorito né la cultura dell'autonomia, né il normale processo di progressivo affrancamento delle scuole dal ministero previsto dal decentramento della legge n. 59 del 1997. Quindi, dall'alto è stato impedito un reale processo di profonda e proficua innovazione e trasformazione della scuola.
Al processo di decentramento si è opposta una politica centralizzatrice della quale ha fatto le spese tutta la comunità scolastica ed in particolare la dirigenza. Essa è stata privata della sua autonomia e della sua libertà perché assoggettata, con la legge Frattini, alla gerarchia ministeriale, a sua volta strettamente legata al ministro. Ebbene, assoggettata a tutto questo, non è stata nemmeno premiata dal precedente contratto, che ha tolto anziché dare ai dirigenti scolastici. Noi chiediamo che venga riconosciuto che nella legge finanziaria ci sia una postazione per il rinnovo contrattuale dei dirigenti scolastici

[...]
Gianni Mereghetti - 13-11-2004
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli studenti possono accusare per iscritto i loro insegnanti e non commettono reato anche se le accuse si rivelano «infondate».
Non mi fa nessun problema che uno studente possa criticare un suo insegnante, e ...
Grazia Perrone - 13-11-2004
Ovvero: processo a un film mai fatto

La più pungente rappresentazione satirica della figura del censore ci viene forse da Renato Rascel calato in Gran Varietà di Domenico Paolella (1954) nei panni di un grigio funzionario del Minculpop (il Ministero fascista della Cultura Popolare) incaricato della revisione preventiva di uno spettacolo di rivista, Fascino d’oggi: il sesso non dà problemi, mentre i suoi strali si abbattono impietosi sul titolo, che potrebbe leggersi "Fasci… no" o sulla canzone "È arrivata la bufera…" che può indurre a commenti antipatriottici. I tempi cambiano, ma i ligi funzionari dello stato continuano pervicacemente a compiere il loro "dovere". Nel dopoguerra la compagnia, che continua a tenere in cartellone lo stesso spettacolo, si ritrova dunque alle prese con lo stesso censore, ora implacabile "copritore di vergogne", ma molto più elastico sulle battute politiche: "C’era quella su Togliatti! Che risate! E quella su Nenni! Che risate! Quella su De Gasperi… un po’ meno".
La satira, situata storicamente, sembra un po’ meno innocente, se si pensa che il 10 settembre dell’anno precedente Renzo Renzi e Guido Aristarco erano finiti in carcere militare per aver pubblicato su "Cinema Nuovo" L’armata s’agapò, un soggetto sull’esercito italiano in Grecia. I due episodi esemplificano le facce di una concezione della censura come strumento "di lotta e di governo", che da un lato usa la leva dei contributi finanziari per scoraggiare autori e produttori dall’affrontare temi ritenuti scomodi e dall’altro fa sostituire la figura intera del David di Donatello dalla sigla dei cinegiornali della Settimana Incom con un più casto mezzobusto.
Alessandro Ameli - 13-11-2004
Con questa parola d’ordine la Gilda chiama all’appuntamento del 15 novembre gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Concretamente tradotta nei fatti la volontà di non rompere il fronte sindacale dinanzi alle scelte del governo in materia ...
ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà - 12-11-2004
La morte del Presidente Yasser Arafat lascia un grande vuoto nelle lotte, nelle speranze e nelle vite di tutto il popolo palestinese e delle migliaia di uomini e donne che da anni in tutto il mondo si battono pacificamente per il riconoscimento dello ...
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 12-11-2004
Di seguito, inoltriamo il testo dell'intervento svolto ieri 11 novembre alla Camera dall'onorevole Alba Sasso, nel corso della discussione sulla Legge Finanziaria 2005, e precisamente durante l'esame dell'articolo n. 16 della Finanziaria, avente a ...
Rete Nazionale Ricercatori Precari - 12-11-2004
Anche i precari dell'università saranno in piazza con le scuole lunedi 15 novembre a Roma.

LUNEDI 15 novembre la scuola sciopera e scende in piazza contro le riforme dell'istruzione. Ma i progetti del ministro Moratti non toccano solo la scuola: ...
Comitato genitori ed insegnanti di Soliera - 11-11-2004
E’ DIFFICILE CREDERLO, MA STANNO REALMENTE TENTANDO DI ABOLIRE IL VALORE LEGALE DEI TITOLI DI STUDIO.

CI VOGLIONO RIUSCIRE ATTRAVERSO IL COSIDDETTO “PORTFOLIO DELLE COMPETENZE”, CHE NEI DOCUMENTI DELLA MORATTI ASSUME VALENZE E CONNOTAZIONI PROFONDAMENTE DIVERSE RISPETTO ALL’IDEA DEL PORTFOLIO/RACCOGLITORE PRESENTE IN ALCUNE SCUOLE DELL’INFANZIA. IL MINISTRO INFATTI, CON L’ INFELICE USO DI UNA TERMINOLOGIA PIÙ ADATTA AD UNA AGENZIA DI COMMERCIO CHE AD UNA SCUOLA DI BAMBINI E RAGAZZI, DICE : “E’ UNA SORTA DI CATALOGO DEI PROPRI PRODOTTI PER DIMOSTRARE L’ABILITA’ IN UN DATO SETTORE.

Ma il Portfolio nella Legge 53 di riforma dell’istruzione non c’è! E allora come mai compare nelle scuole? Sembra uno dei tanti misteri italiani.

La CGIL SCUOLA spiega :

“Un nuovo strumento oggi non c’è.
Tale, infatti, non può essere considerato il portfolio.
Non nominato né nella legge 53 né nel decreto 59 attuativo della legge, è descritto solo nelle Indicazioni Nazionali allegate in via transitoria al decreto stesso.
Nel merito, inoltre, presenta il grave difetto di voler essere lo strumento unico che assolve due funzioni distinte: la valutazione/certificazione da un lato e l’orientamento/documentazione dall’altro. Riguardo l’aspetto certificativo è allo stato attuale completamente inesistente. Dove sono infatti gli indirizzi generali sulla valutazione? Chi li ha stabiliti? Dove sono i modelli? Chi li ha stabiliti? Ciò che è presente sul mercato è solo, per l’appunto, un prodotto mercantile delle case editrici che si sono liberamente ispirate a quanto scritto nelle Indicazioni Nazionali.”

Il problema è che diversi dirigenti scolastici, in “pieno spirito democratico”, minacciano sanzioni disciplinari ai docenti che non vogliono applicare da subito queste contorte disposizioni. Tutto ciò avviene nonostante il Ministro a Luglio, nella Direttiva Ministeriale n.56, abbia ufficialmente disposto che le Indicazioni Nazionali, che come si è letto nella nota sindacale su riportata sono un semplice documento di lavoro allegato al Decreto, diverranno obbligatorie dall’Anno scolastico 2005/2006.
Fuoriregistro - 11-11-2004
Riportiamo la replica del Ministro Moratti ad una
interrogazione parlamentare presentata dell'on. Titti De Simone, sul ritardo dello stipendio per i supplenti, sui ritardi nella compilazione delle graduatorie, sui disagi per gli studenti dovuti all’avvicendamento degli insegnanti. Ovvero su un inizio d’anno scolastico che, nonostante le ingannevoli dichiarazioni in conferenza stampa, fa acqua da tutte le parti
.


(Iniziative per garantire che siano rispettati i diritti del personale scolastico nonché degli studenti ad avere una scuola di qualità - n. 3-03880)

PRESIDENTE. L'onorevole Titti de Simone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03880

Interrogazione n. 3-03880 - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:

- ci sono 84 mila pratiche relative a docenti precari, che hanno cominciato a lavorare sin dall'inizio dell'anno scolastico e che non hanno ancora
ricevuto lo stipendio;

- il mancato disbrigo delle pratiche sarebbe da imputare al cattivo funzionamento del sistema informatico del ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca;

- risulta che, al momento, in questo anno scolastico ci sarebbero circa 110mila figure precarie, tra docenti e Ata, con contratti di assunzione fino al termine delle lezioni o dell'anno scolastico, a cui si aggiungono circa 50mila precari con contratti temporanei;

- a questo si aggiunge il fatto che i ritardi nelle definizione e compilazione delle graduatorie di istituto determinerà disagi sia ai docenti che agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, in quanto le attuali
assegnazioni sono state effettuate fino all'arrivo degli aventi diritto, che non si sa quando avrà luogo, con relativo successivo avvicendamento sulle cattedre di docenti diversi e conseguente ripercussione sulla continuità didattica ad anno scolastico ormai avviato;
- risulta in crescita la popolazione scolastica, con un incremento di circa 20/40 mila alunni l'anno;

- l'amministrazione scolastica ha elaborato la dotazione organica regionale per l'anno scolastico 2004/2005 sulla base di dati di previsione tesi solo a
dimostrare la necessità di ridurre il numero dei docenti, ma questi numeri si sono dimostrati da subito inattendibili nella maggioranza delle regioni;

- del piano pluriennale delle assunzioni del personale precario di cui alla legge n. 143 del 2004 non si hanno notizie e non risulta essere previsto alcun finanziamento;

- le classi risultano sempre più numerose ed affollate, anche in presenza di alunni portatori di handicap, con conseguenti ripercussioni sulla qualità
della didattica e sulla possibilità per i docenti di seguire in maniera accurata e approfondita il percorso scolastico degli alunn

- quali soluzioni intenda adottare perché siano garantiti e rispettati i diritti del personale docente e non docente, nonché quello degli studenti ad
avere una scuola di qualità per tutti e per tutte.
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-11-2004
Scriveva nel suo articolo “ Vespa e il fascismo eterno “ Roberto Cotroneo sul quotidiano “ l’Unità “ del 23 ottobre 2004:

“ ( … ) Il fascismo eterno è qualcosa che non ci si leva di dosso, e che i revisionisti e i terzisti hanno cercato in qualche modo di nascondere.
E’ quello che con i distinguo cerca di celare quel disprezzo per le regole democratiche che ha fondato per anni le istituzioni di questo Paese.
Il fascismo fu tutto, purtroppo. Opportunismo, dittatura, autoritarismo, fronda, debolezza istituzionale, parate ridicole e tragedia, violenza brutale e bivacco per manipoli.
Fu confino e persecuzione degli oppositori, ma anche bagliori di cultura e qualche tollerante distrazione. Ma non per merito, solo per incapcità, pochezza, e dilettantismo.
I totalitarismi, vedi Stalin e Hitler, furono una cosa terrificante e assai più seria. Ma il fascismo fu soprattutto un’ideologia conforme allo status del nostro Paese. Nessun rispetto per alcunché, parole a vuoto, rimangiate il giorno dopo, demagogia e retorica.
Il fascismo eterno è classista, anche se è espressione della piccola borghesia, ossessionato dalle sinistre, dalle rivoluzioni, dagli scioperi, dal disordine sociale.
Il fascismo eterno ha paura dei diversi, degli stranieri, delle altre religioni, degli omosessuali, di tutto quanto non rientrerebbe secondo loro nella sana tradizione del nostro popolo.
E soprattutto il fascismo eterno ha il culto della guerra, del cercar la bella morte, della difesa dei confini, e della grandezza della nostra civiltà, a cominciare dalla romanità per finire con la padania. ( … )


Sono di questi giorni le notizie ultime che giungono dalla Casa delle ( il ) libertà sulle iniziative di riforma costituzionale che non poco scalpore ed allarme hanno disseminato per tutto il bel paese.
Ma con quale ritorno? Nella pubblica opinione, in quale misura le iniziative illiberali del governo dell’egoarca creano apprensione vera e diffusa?
Di recente Raniero La Valle, già senatore della Sinistra Indipendente dal 1976 al 1992 e tra i promotori dei Comitati contro la riforma, ha concesso una intervista ad Adista il 19 ottobre 2004. Rileggiamola per riflettere.
Luigi Gaudio - 10-11-2004
Perché so che l’attuale Finanziaria non prevede tagli nell’organico (Art. 16. Disposizioni in materia di organizzazione scolastica), invece la Finanziaria '98 (legge n. 449/97, art. 40, comma 1) dispose un taglio di posti pari al 3% (circa 23.000, da effettuarsi nel biennio 98-99). Dopo la pausa del '99, la Finanziaria del 2000 (legge n. 488/99, art. 21, comma 1) previde un ulteriore taglio dell'1%, pari a 7.500 posti, da sommare al precedente 3%. Tagli disposti dal precedente Governo di centro-sinistra.
Come mai in quelle occasioni i confederali non hanno indetto scioperi, anche in presenza degli ingenti tagli di personale previsti?
Inoltre, nel 2000/01 i posti di sostegno in Italia erano 65.615; nel 2003/04 sono stati 75.611 (dati statistici MIUR). Quindi in tre anni sono aumentati di 10.000 unità. Con 7.678.505 alunni frequentanti complessivamente il sistema di istruzione statale, nell’a.s. 2003/04 il rapporto è di un docente di sostegno ogni 101,6 allievi, ben al di sotto dell’1 a 138 stabilito dalla legge n. 449/97. E allora: chi davvero ha fatto del male alla scuola pubblica? Secondo me i governi di centro-sinistra. E chi invece si sta rimboccando le maniche per la scuola pubblica? Secondo me il ministro Moratti, con il quale, per la prima volta dopo decenni, noi insegnanti siamo stati nominati tutti prima dell'inizio delle lezioni.
Ilaria Ricciotti - 10-11-2004
Se il 15 in piazza non si scenderà:
la signora sempre più trionferà,
la nostra scuola tanto amata
diverrà una cosa imbrattata,
insomma la nostra cara, amata e “vecchia” scuola
se non la difenderemo diverrà una raggrinzita “sola”,
in cui tutti coloro che la abiteranno
grandi motivazioni non troveranno.
On. Piera Capitelli - 10-11-2004
Poiché le pratiche e i valori dello sport costituiscono una positiva opportunità di socializzazione per i nostri bambini e ragazzi, a maggior ragione la scuola è uno dei primi luoghi di indirizzo degli atteggiamenti e delle pratiche sportive di ...
Paolo Cendon, Francesco Bilotta - 10-11-2004
Il 4 novembre scorso, il Consigliere Domenico Maltese, dalle colonne de “Il Piccolo” di Trieste, ha messo in evidenza una circostanza vera: nel nostro attuale codice civile non è contemplato il matrimonio tra due persone dello stesso sesso.
Viene in ...
Cub Scuola Roma - 09-11-2004
COMUNICATO STAMPA

La Cub scuola aderisce allo sciopero della scuola del 15 novembre

Da più di 10 anni assistiamo ad una sistematica azione di sgretolamento del diritto all'istruzione pubblica, pilastro delle grandi conquiste dei lavoratori nel ...
Francesco Mele - 09-11-2004

clikka per ingrandire


Questo è il manifesto che CGIL scuola, CISL scuola, UIL scuola della provincia di Modena hanno concordato di inviare a tutte le scuole della provincia per lo sciopero del 15 novembre.
L'aspetto importante è che tra i ...
Salvo Bascone - 08-11-2004
LETTERA APERTA AI COLLEGHI DEL PARINI

I 22 sono i professori del “Parini” (liceo) che vorrebbero espellere dalla loro scuola i quattro rei di allagamento colposo, la ministra è ovviamente lei, Donna Letizia, mentre la vergine cuccia (sì, proprio la cagnetta viziata del noto episodio de Il Giorno del Parini, quello vero questa volta) qui diventa amara allegoria dei quattro pargoletti incriminati.
Tanto clamore, inutile dirlo, è dovuto al fatto che stiamo parlando del liceo bene, per antonomasia, di Milano e non già della periferia dell’impero, dell’ultima disastrata scuolina da eterno mezzogiorno d’Italia.
Di questa storiella del Parini francamente non se ne può più: roba da voltastomaco. Quello che mi colpisce è la solita commedia ipocrita delle parti e la stupidità dei più.

Cari 22 colleghi del Parini, se ho capito bene, voi avete chiesto a un ministro della repubblica o di derogare a una legge dello stato o quantomeno di fornire una sorta di interpretazione autentica della norma.

Silvia Zetto Cassano - 08-11-2004
C’era un posto, alla periferia della mia città. Si chiamava campo – campo San Giacomo – perché era uno spazio attorno alla chiesa. Non era granché, aveva alcune panchine, una fontanella, neanche il lusso di un prato o delle aiuole. Era un posto povero, in un rione da poveri, asfalto e panchine dure e brutte, di cemento, assediate da automobili parcheggiate. Però c’erano dei grandi alberi, non molti, ma alti ed eleganti come lo sono i platani. I pensionati dei cantieri, i rari bambini sfuggiti alla televisione si contentavano.
Pochi giorni fa sono arrivati i camion e le motoseghe. Come scrisse il poeta “dov’era l’ombra or sé la quercia spande”, al posto dei platani c’è un’assenza percepita con inquietudine anche da chi, quegli alberi li guardava soltanto, passando. Com’è possibile? Che avete fatto? scrivono i cittadini al quotidiano locale, scrivono al sindaco (da loro stessi eletto) e lui si irrita, lo volevate il parcheggio, vi lamentavate del traffico impossibile, c’è una regolare delibera, i documenti sono tutti a posto. Ma non ce l’avevi detto che avrebbero tagliato gli alberi, ribattono i cittadini. Noi vi avevamo avvertito, scrivono quei quattro gatti dei verdi, degli ambientalisti, quegli scocciatori ecologici. Non avete mosso un dito, neanche uno straccio di forma su una petizione, in fondo mi serve un posto per l’auto, dicevate, non diventerò più matto a cercar posteggio, il parking sotterraneo è giusto.
E’ adesso? Adesso i platani non ci sono più, è troppo tardi. Campo San Giacomo non c’è più, è uno dei tanti non-luoghi.
Qualcuno si sta già adattando, il parking serve sul serio, dicono, ci aggiusteremo, ci hanno promesso delle panchine moderne e l’erbetta e le aiuole con le begonie, il campo sarà bello anche così. E’ la modernità, qualcosa bisogna pur sacrificare. Dipende da cosa. L’ombra dei platani era bella, quella bellezza uccisa manca a tutti, anche ai più insensibili, quelli che non badano agli uccellini e ai giochi d’ombra del sole tra le foglie. Non è vero che i cespuglietti tisici che le ditte di giardinaggio pianteranno saranno in grado di riparare il danno di una bellezza costruita in anni e anni, come quella dei grandi alberi.
Solo la bellezza rende intelleggibile il mondo” ha detto un poeta. Anche i poeti, come i grandi alberi, sono poco compatibili con la modernità. Pochi li frequentano. Ma quando la poesia non c’è, quando la bellezza è sparita, manca perfino a chi non ci faceva caso. Quelli che ci facevano caso, pensano, desolati “Metterò gerani sul mio davanzale, cambierò rione, cercherò una casa con un orticello davanti, hanno vinto loro, vincono i più forti, i più furbi, farò anch’io come loro”.

Mario Menziani - 06-11-2004
Come può accadere che si possa precipitare in un abisso di tempo, perdersi nei meandri di anni luce e conficcarsi là dove l’attimo assume l’insipida dimensione dell’infinito? Come può accadere che anche solo l’ieri si snaturi e perda il suo concretissimo senso di banale insieme di accadimenti, quel quotidiano susseguirsi così sempre apparentemente uguale e stabile, ma pur sempre diverso e nuovo, che conferisce al nostro stare nel tempo un aspetto famigliare, caldo, pacato e tranquillo?

Vittorio Delmoro - 06-11-2004
Esistono dunque due Americhe : quella di Moore e quella descritta da Moore. L’equazione iniziale potrebbe dunque specchiarsi in una più casalinga? Vincerà l’Italia di Moretti o quella descritta da Moretti? Quanto in profondità si è diffuso il cancro berlusconiano? Quanti vedono in lui il difensore dei propri valori, oltre che del proprio profitto? Quanti, non ancora stanchi di promesse mai mantenute, si faranno prendere da altre, più mirabolanti, prospettive? Siamo un popolo oramai vaccinato e maturo, oppure dobbiamo ancora curare il nostro infantilismo socio-culturale?

Gianni Mereghetti - 06-11-2004
Il 15 novembre è sciopero generale, molte sono le ragioni per cui si dovrebbe protestare contro l'attuale gestione della scuola italiana, ma soprattutto una, l'indecisione a fare una riforma nell'alveo dei due pilastri posti da Berlinguer, ossia l'autonomia e la parità.
Questo sciopero invece chiede sostanzialmente una cosa, che non si faccia la riforma! Infatti non ci sarà riforma della scuola senza un nuovo stato giuridico degli insegnanti, senza un'autonomia che arrivi ad essere libertà dei diversi soggetti che vivono la scuola, senza una reale parità scolastica che finalmente liberalizzi il sistema, senza un sistema dell'istruzione e formazione professionale che sia effettivamente nuovo, senza dare alle regioni la loro funzione nel sistema scolastico, senza attribuire agli insegnanti uno stipendio che premi la loro professionalità.

Alejandro Cesar Alvarez - 06-11-2004
Los hombres gritan y las mujeres lloran. Todo es confusión y terror.

Por un instante ya no hay más cantos, ni sirenas, ni nada. Rompe el estruendo. Los niños abrazan los vientres exclamando: ¡Mamá !

Ya es tarde y los presuntos ángeles nuevamente se enojan. Vuelven las sirenas.

Angelo Arrabito - 06-11-2004
Mi sembra ancora blanda l'azione della sinistra nel contrastare l'immondo sfacelo che ormai ha colpito tutte le articolazioni della vita umana in Italia. Alla luce degli ultimi avvenimenti, compresa la rielezione del bush americano, e dunque della continuazione pericolosa della strada già esperita dall'umanità negli ultimi quattro anni, come si muovono gli esponenti della cosidetta alternativa?
Ripetono, secondo moduli vocali simili a quelli che si sentono in un pollaio, il verso di questa destra italiana ringalluzzita dalla vittoria americana, assecondandola nel commento inutile e velleitario delle elezioni americane e non trova ancora la determinazione di riportare l'attenzione della pubblica opinione sulle realtà disumane e, ormai, inesprimibili in cui la condizione della maggioranza degli italiani versa.

Giuseppe Aragno - 06-11-2004
Così Carlo Azeglio Ciampi ha definito a Trieste il primo conflitto mondiale: una guerra di liberazione. E’ incredibile, ma è così: l’orrore di una vergogna senza fine che chiamiamo ambiguamente “Grande guerra”, ha sempre esercitato un fascino terribile su animi e culture le più disparate. Tardo epigono di sovversivi pentiti, il moderato capo dello Stato pronuncia oggi, in contrasto con la storia e con l’ethos che è alla radice di quella Costituzione della quale dovrebbe essere supremo garante, parole che inducono a riflettere.
Per quanto tempo ancora ci sarà possibile spiegare la storia ai nostri ragazzi, per farne cittadini ed uomini in grado di sottrarsi al fascino della retorica patriottarda e di saper dire di no alla logica della guerra? Non ci resta molto tempo...
Comitato per la Scuola della Repubblica - 06-11-2004
L'appello su cui si è costituito il "Comitato Provinciale per la Difesa della Costituzione e per il NO nel referendum costituzionale" è dettato da un profondo allarme per le possibili conseguenze del progetto di riforma costituzionale del governo Berlusconi/Fini. Noi siamo convinti che non cambierebbe solo la forma di governo, ma anche la forma di Stato. L'Italia non sarebbe più uno stato democratico o, se vogliamo, della democrazia rimarrebbe solo la forma.
Il progetto della destra prevede peraltro la "devolution" che comporta la regionalizzazione della scuola e la degradazione dei diritti universali come il diritto alla salute ed all’istruzione.
Riteniamo quindi necessaria un’ampia mobilitazione per un rilancio dei valori della Costituzione e la sua difesa.
Il ruolo della Scuola e dell’Università in questa opera di sensibilizzazione e di mobilitazione per la democrazia del nostro Paese è fondamentale; per questo lanciamo un appello al mondo della Scuola e dell’Università a sottoscrivere l’allegato appello ed a collaborare con il Comitato "per la difesa della Costituzione"; vi invitiamo per intanto a partecipare alla manifestazione pubblica promossa per il giorno 8 novembre alle ore 16,30 a Palazzo Vecchio Salone dei Cinquecento ed attendiamo la vostra adesione.
Ilaria Ricciotti - 06-11-2004
Yasser, in coma a Parigi, lontano dalla sua terra spezzettata, dal suo popolo disorientato.
Lontano dai suoi sogni e dagli sforzi per vederli realizzati. I suoi occhi grandi, profondi e penetranti , forse non vedranno più tutto questo, né le nefandezze che lo hanno e ci hanno fatto soffrire. Il sangue versato per essere liberi. Le case rase al suolo da un nemico più forte, più ricco, più ascoltato, anche se a sua volta ha conosciuto gli orrori di un olocausto, causato da un prepotente e gli attentati di coloro che, per rivendicare i loro diritti, hanno usato non carri armati, ma corpi umani. Giovani corpi, consapevoli di essere ridotti in mille brandelli. Perché?

Aldo Ettore Quagliozzi - 06-11-2004
Scriveva Umberto Galimberti in un suo articolo apparso sul quotidiano ‘ la Repubblica ‘ del 21 febbraio 2004:
( … ) Le nostre procedure “ democratiche “ hanno trasferito dagli individui alle nazioni e dalle nazioni alle civiltà i sentimenti più primitivi e bestiali che nel tempo antico albergavano solo nell’animo dell’individuo. Il risultato è che oggi abbiamo individui abbastanza riflessivi e Stati o addirittura civiltà scatenate. Gli effetti sono catastrofici e sotto gli occhi di tutti.
Ed il bel paese, in quale misura ha subito una involuzione del tipo così puntualmente descritto e precisato dall’illustre pensatore? Anche il paese Italia, che magari è riuscito a rimanere indenne nelle singole persone dei suoi abitatori, nel contempo si avvia ‘ all’odio di stato ‘ così come potrebbe prefigurare lo scritto di Umberto Galimberti?
La corrispondenza che segue è della giornalista Nacéra Benali del quotidiano El Watan e della radio algerina. Risiede e lavora a Roma dal lontano 1994.
In essa viene fatta una ampia panoramica sulla condizione dello straniero nel bel paese e di come lo stesso viene visto e presentato dal servizio pubblico radiotelevisivo. Con buona pace di tutte le false politiche dell’accoglienza!
Arturo Ghinelli - 05-11-2004
“Non pensavano che noi li leggessimo davvero! Chi ha scritto questi documenti non pensava che li leggessero le maestre”. I documenti di cui parlava la mia collega erano quelli allegati al Decreto 59 e cioè le Indicazioni nazionali e il Profilo ...
Anna Pizzuti - 05-11-2004
Accade per tutte le polemiche: passati i giorni della discussione accesa, durante i quali ciascuno sostiene con forza le proprie posizioni e prefigura sviluppi che dall’altro vengono contestati, finiamo per dimenticarcene, anche quando i fatti ...
Grazia Perrone - 04-11-2004
Riporto dal sito La voce

In dicembre verranno resi noti, a livello internazionale, i risultati di Pisa 2003.
Il Programme for International Student Assessement è il più vasto studio comparativo internazionale sul rendimento scolastico degli studenti mai realizzato fino ad ora. Promosso dall´Ocse e affidato per la gestione a un consorzio internazionale di istituti di ricerca, coinvolge quasi tutti i paesi dell´organizzazione e molti altri che non ne fanno parte. È organizzato in cicli triennali e si propone di rilevare le competenze degli studenti quindicenni in comprensione della lettura, matematica e scienze. In ciascuna delle rilevazioni (la prima è stata realizzata nel 2000), l´attenzione è focalizzata su uno di questi ambiti, con una parte di domande, numericamente meno rilevante, anche sugli altri due.
La rilevazione del 2003 ha posto al centro le competenze in matematica.

Un silenzio tutto italiano

Al di là dei rilievi e delle osservazioni critiche di cui può essere oggetto, è comunque indubbio che, per ampiezza e caratteristiche, Pisa rappresenta una fonte notevolissima di dati sui sistemi scolastici. E offre l´opportunità di un confronto di grande utilità per capire meglio quali caratteristiche di ciascun sistema scolastico siano alla base di risultati migliori o peggiori in tre aree fondamentali della formazione scolastica.
Non a caso, a partire dalla pubblicazione dei risultati di Pisa 2000, in molti paesi si è sviluppata una discussione ampia e spesso aspra sulla loro interpretazione, sulle cause dei livelli di rendimento degli studenti considerati insoddisfacenti, sulle decisioni da adottare per migliorare i sistemi scolastici. L´attesa per i risultati di Pisa 2003 è già alta: ne sono prova il numero degli articoli apparsi sulla stampa specializzata (ma non solo), i dibattiti pubblici, le iniziative adottate in preparazione della presentazione dei risultati.
In Italia, niente di tutto questo. Non è stato mai pubblicato alcun rapporto sui risultati di Pisa 2000, niente si sa di che cosa si intenda fare per la presentazione dei risultati di Pisa 2003. Molto probabilmente, a parte qualche articolo sulla stampa a ridosso della presentazione dei risultati internazionali, anche questa volta tutto verrà messo in sordina.
Le cause di questo atteggiamento sono molteplici.
Grilloparlante - 03-11-2004

Parafrasando il titolo di un romanzo di Manuel Vasquez Montalban si potrebbe, a ragion veduta, parlare di solitudine del dirigente scolastico. Per essere ancora più espliciti, si può dire che i dirigenti scolastici, di questi tempi, sono stati ...
Cub Scuola - 03-11-2004
La CUB Scuola sostiene i colleghi della formazione professionale lombarda licenziati il 30 giugno per "esubero di personale" e fa rilevare che:

- l'Enfap è legato alla UIL e che sperimentiamo nei fatti cosa significhi, per i lavoratori, la ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 02-11-2004
Comincia ad affiorare e divenire convinzione diffusa tra gli opinionisti, anche di fede diversa, che l’era del ‘ berlusconismo ‘ stia volgendo al termine.
Si cominciano a tirare le cosiddette somme, al fine di determinare lo stato dello sfascio generale del bel paese, non solo sul piano della economia ma soprattutto sul piano del vivere sociale, ché di certo è stata la voce più passiva di questo decennio maturato all’ombra ingombrante del nostro egoarca.
Quella opinione beneagurante avrà di certo le sue solide, sfuggevoli al momento, fondamenta, ma non basta di certo un solo augurio affinché un fatto, politico in questo caso, possa essere considerato già bello e compiuto; occorrono tutte quelle operazioni di grande lena affinché quel tale liberatorio evento s’abbia a verificare.
Aiuterebbe in questo senso allora che le due schiere storicamente contrapposte nel bel paese, la destra e la sinistra, riuscissero, per il bene superiore del bel paese, a costruire un ponte di dialogo fondato sulle solide basi del reciproco riconoscimento, della lealtà politica, del buon affare e del rispetto delle regole condivise; è assurdo che nel bel paese, per come avviene oramai da un buon decennio, ad ogni cambio di maggioranze parlamentari si abbiano a scardinare le istituzioni stesse, le burocrazie e le amministrazioni ai loro più alti livelli, alla messa in mora di un sistenma educativo nel suo complesso, all’annichilimento della funzione autonoma ed insostituibile della magistratura, alla devastazione del patrimonio artistico, archeologico e paesaggistico del bel paese, allo svilimento e snaturamento del vivere civile del bel paese insomma, con grande disorientamento dei cittadini che difficilmente, nelle predette circostanze e condizioni, potranno maturare, al di là dei diritti, i doveri propri della cittadinanza.
Non mancano, anche storicamente parlando, i fatti e le condizioni affinché quel ponte di dialogo tra le due contrapposte anime della politica del bel paese abbia ad essere costruito, con il dichiarato intendimento di porre fine ad una esperienza politica e di governo tra le più deludenti, sconsiderate e disastrose mai vissute nel bel paese, e con la reciproca convinzione, pur nel rispetto delle proprie identità storiche, che la ricerca comune delle regole basilari del vivere civile consentirà in tutte le occasioni future di affrontare i mutamenti, sempre auspicabili degli schieramenti, non come cataclismi ma come un normale avvicendarsi di esperienze e competenze messe al servizio del bel paese.
Sorregge in questo antico convincimento la lettura dei ‘ sacri testi ‘ di quegli uomini che sono stati e sono tuttora i veri rappresentanti della moderna destra del bel paese; di una destra aperta, non accidiosa, ma soprattutto consapevole della propria limitatezza, in quello che oggi viene ben definito ‘ relativismo ‘, a fronte di cambiamenti nel mondo che non hanno più bisogno dei decenni per affermarsi e per cambiare radicalmente la vita a miliardi e miliardi di uomini e donne di questo pianeta chiamato Terra.


Tuttoscuola - 02-11-2004
Nessuno dei 450 articoli che compongono la Costituzione dell'Europa a 25, sottoscritta venerdi' scorso a Roma, e' dedicato in modo specifico al tema dell'educazione (salvo nostre omissioni o errori, sempre possibili di fronte ad un complicato testo di 270 pagine). Di istruzione e formazione professionale si parla qua e la', ma mai in maniera organica, salvo che all'art. II-74, che sanziona il “diritto di ogni persona all'istruzione e all'accesso alla formazione professionale e continua”.
Non e' una sorpresa, perche' gia' fin dal trattato istitutivo della Comunita' europea a sei (Roma, 1957), e poi ancora nei trattati successivi, fino a quello di Maastricht (1992), c'e' sempre stata grande cautela nell'assegnare a un'autorita' sopranazionale come la Commissione di Bruxelles competenze in un settore, come quello dell'istruzione, che molti Paesi considerano legato alle proprie radici culturali e identitarie, e percio' in nessun modo delegabile.
Gli art. 126 e 127 del trattato di Maastricht, relativi a istruzione e formazione professionale, pur prevedendo “azioni di incentivazione”, escludono infatti esplicitamente “qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri”. Questa formula e' ripresa pari pari nel testo della Costituzione agli art.
III 282 e III-283.
Classe IB commerciale IPSC - 02-11-2004
Le poesie che abbiamo letto sono state scritte sia da poeti bambini che da grandi poeti.

Alcune poesie usano i colori per descrivere lo stato d’animo dovuto al terrore della guerra o alla speranza che la guerra possa finire.

I poeti ...
Lorenzo Picunio - 30-10-2004
Gli insegnanti sono consumatori, ed anche forti induttori di consumi.
Determinano le scelte proprie e delle loro famiglie, in materia di libri, cancelleria, software, abbonamenti; talvolta incidono sulle scelte dei ragazzi e delle famiglie per ...
ilaria ricciotti - 30-10-2004
Un mare pulito
dove continuare
ad immergersi
ancora.

Un'alta montagna
da cui guardare la Terra
lontana
e avvolta da nubi.

Incontrarsi.

Rapporti
deteriorati,
che ritornano
a vivere.
Raffaele Grande - 29-10-2004
Favola da racontare ai telespettatori la sera, prima di dormire


C’era una volta, nel cuore della vecchia Europa, un paese felice in cui tutti avrebbero voluto vivere. In questo paese non si commetteva nessun reato, in quanto i reati erano stati aboliti dal Governo che aveva avuto il 45 % dei voti, quindi era stato legittimato dal Popolo Sovrano a fare tutto (ma proprio tutto!) e aveva varato la Grande Riforma. In questo paese non c’erano disoccupati, infatti tutti i cittadini erano stati assunti dal capo del Governo (sempre quello del 45 %, d’ora in poi Premier). Tra gli assunti c’erano ovviamente tutti i giornalisti, gli avvocati, i medici, gli insegnanti, e così via, e ogni categoria era stata destinata a uno specifico ruolo nella Grande Riorganizzazione:

· Gli avvocati formavano il Parlamento, depositario sovrano della volontà popolare.
· I giornalisti erano stati destinati alla Pubblicità (davano i Consigli per gli Acquisti). In effetti il Grande Consigliere per gli Acquisti aveva svolto un ruolo chiave nella costruzione del Paese Felice apparendo per 18 ore al giorno in TV (le altre sei erano coperte dalla moglie che aveva dato un contributo determinante alla crescita culturale delle nuove generazioni).
· I medici svolgevano in parte la loro attività nelle cliniche del Premier (intra moenia) e in parte in quelle dell’opposizione (extra moenia), molti però, sotto sotto, erano bypartisan (vedi oltre).
· Gli insegnanti erano stati divisi in due grandi gruppi: quelli che lavoravano nelle scuole Regionali Autonome e quelli che svolgevano la loro missione nelle scuole Federali del Papa; a quelli in soprannumero fu offerto di fare i calciatori nelle squadre del Premier, non tutti accettarono per ragioni di età e di fiato, ma non fu una gran perdita: dopo tutto facevano parte del 55 %.

Mario Menziani - 29-10-2004
C’è una cosa innanzitutto, una cosa precisa e chiara ed è che tutto pare, o meglio, sembra che sia, ma in realtà chi lo sa come è? Ecco, ad esempio: sembra che non ci sia la scheda di valutazione. Pare che nessuno la stampi. Sembra che a qualcuno … ...
Alba Sasso - 29-10-2004
La giornata nazionale di mobilitazione del personale della scuola prevista per oggi 29 ottobre rappresenta, insieme agli scioperi regionali che si stanno susseguendo in tutta Italia, una ulteriore tappa di quell’itinerario che culminerà con lo ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 29-10-2004
Riandando con la memoria alla storia politica del bel paese, all’indomani della tragica conclusione della guerra e della dittatura fascista, i più attempati abitatori del bel paese ricorderanno un manifesto elettorale di un certo schieramento politico che intimava ai cittadini-sudditi un profondo esame delle coscienze loro al momento del voto, pena tutte le disgrazie dell’inferno.
Grosso modo quel tale manifesto tirava in ballo due grandi figure del tempo, ovvero Dio in persona ed il dittatore della allora U.R.S.S. Giuseppe Stalin; per la qualcosa gli ideatori del manifesto di una certa parte politica attribuivano alla onnipotente figura dell’Iddio la possibilità di poter sorvegliare pienamente tutti gli elettori nel momento magico e tragico della apposizione delle fatidiche croci sui simboli partitici, opportunità invece negata alla seconda delle due figure essendo limitate le sue potenzialità data la finitezza sua dell’essere solamente un umano.
In un altro tempo ed in un altro contesto, sopravvivendo solamente una delle figure predette, eccola tirata nuovamente in ballo in un nuovo epocale scontro elettorale.
“ Dio non vota “ è la graffiante prosa di Beppe Grillo.

Laura Tussi - 28-10-2004
Il Novecento è stato il secolo degli estremi, degli opposti, mai capaci di un equilibrio definitivo, quali gli archetipi di democrazia e dittatura, ricchezza e miseria, progresso e barbarie. L’ambivalenza più devastante, il paradosso che ancora oggi ci paralizza è la contraddizione tra l’onnipotenza dei mezzi tecnici a disposizione e la drammatica incapacità dimostrata dal secolo di raggiungere, senza pagare un prezzo sproporzionato, tutti i propri fini etici, politici, sociali.
Il secolo passato è stato il più distruttivo, ma non è solo nella dimensione quantitativa del massacro che ritroviamo la violenza come tratto distintivo dell’epoca, piuttosto nella sua dimensione qualitativa. La violenza tecnicizzata eppure selvaggia sofisticatezza tecnica del delirio politico praticato nel cuore dell’Europa del nazismo e del fascismo. La violenza ha dato vita a una sistematica “eterogenesi dei fini” inaspettata in un’epoca che ha fatto della calcolabilità il proprio dogma: esiste una contraddizione tra la natura programmata e pianificata della sua strumentazione e quella incontrollata dei suoi esiti, rivelando come gli attori della storia quasi non fossero capaci di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. (L.T.)

Ma potremmo chiederci: Il Novecento è il secolo degli opposti o sono gli opposti a fare la storia? Eraclito da millenni ci racconta di opposti in conflitto. La storia è questo, non il Novecento secco, solo e isolato, il secolo breve, quello in cui muore la storia, quello del paradosso o dello squilibrio paralizzante.
La storia è questo, non il Novecento secco, solo e isolato, il secolo breve, quello in cui muore la storia, quello del paradosso o dello squilibrio paralizzante. In fondo in quel Novecento a cui neghiamo dignità, è nato un patrimonio di valori, che avranno magari bisogno di essere ripensati, ma che rappresentano allo stato dei fatti il solo baluardo contro la barbarie del mercato che detta le regole alla politica. (Red)
Pierluigi Nannetti - 28-10-2004
La convinzione che “il” comunismo sia crollato sotto le macerie del muro di Berlino del 1989 è ormai convinzione generale. Si tratta, al contrario, di una delle più incredibili deformazioni della realtà storica mai avvenute. E, quel che è più grave, una tale deformazione non si trova solo nel senso comune ma, perfino, negli scritti degli “addetti ai lavori”.
Eppure basterebbe riflettere almeno su un aspetto essenziale per capire l’enorme superficialità che sta dietro quella convinzione.
La prima confusione da eliminare è tra "socialismo in un solo paese" e "socialismo in un paese non capitalista", quindi "socialismo nella sola Russia". Il socialismo scientifico ha sempre sostenuto, fin da Marx, che il socialismo è storicamente possibile sulla base di due condizioni, necessarie entrambe. La prima è che la produzione e la distribuzione si svolgano generalmente in forme capitalistica e mercantile, ossia che vi sia largo sviluppo industriale, anche di aziende agricole, e mercato nazionale generale. La seconda è che il proletariato e il suo partito, nel corso di una rivoluzione, pervengano a rovesciare il potere borghese e ad assumere il potere politico. A tutti è arcinoto che, nella Russia del 1917, la prima condizione mancava del tutto, tanto che le polemiche interne tra bolscevichi e menscevichi, fin dall’inizio del secolo, riguardavano il ruolo da assumere nell’ambito di un’auspicata rivoluzione in Russia di tipo borghese capitalistica, ma non il carattere della stessa rivoluzione, che a nessuno sarebbe mai passato per la testa considerare socialista e finalizzata alla “costruzione del socialismo” nella sola Russia.
Sono note le vicende storiche che portarono il Partito Bolscevico ad assumere il potere in Russia nell’Ottobre del 1917. Meno noto è ciò che rappresentò per la Russia e per l’intero movimento comunista mondiale lo spartiacque databile intorno al 1925/26. E, poiché sosterrò che le vicende di quel biennio stravolsero completamente il significato dell’esperienza comunista legata alla Rivoluzione d’Ottobre, dovendo sostenere una tesi completamente controcorrente e poco nota, la debbo sostanziare con riferimenti ai testi (in particolare di Lenin), a costo di rendere la lettura un po’ più pesante.

Grilloparlante - 28-10-2004
La famosa “qualità” della scuola la fanno gli insegnanti. Sono loro, nel bene e nel male, che svolgono una funzione decisiva all’interno del sistema educativo. In generale, si dice, la scuola italiana non è male, anzi si colloca tra le migliori in ...
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 28-10-2004
Un colpo di mano che modifica pesantemente il reclutamento

Nella prima seduta di discussione in Settima Commissione alla Camera sulla legge sullo stato giuridico degli insegnanti, le onorevoli Capitelli e Sasso (DS) hanno ribadito ancora una volta ...
Fuoriregistro - 28-10-2004
Riforma delle superiori nei tempi della delegadichiara il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, a margine della presentazione dei risultati del sistema Nazionale di Valutazione.
"Si sta concludendo una fase preparatoria”, ha proseguito. spiegando che sono alle ultime battute i lavori delle commissioni che studiano i programmi per i licei. "Inziera' poi, intorno alla fine di novembre - ha aggiunto - un percorso di consultazione molto ampio con tutto il mondo della scuola e con le regioni che sono gli attori principali per quanto riguarda la formazione professionale”.

Vogliamo credere al Ministro, anche se le informazioni che ci arrivano sul modo in cui il si sta preparando il decreto non ci rassicurano molto.
Vogliamo crederle e, proprio per questo, intendiamo dare il nostro contributo all’ ”ampio percorso di consultazione” raccogliendo documenti, riflessioni e considerazioni prodotte in questi ultimi anni, da quando cioè la legge 53 ha mosso i suoi primi passi.
Con un incipit che, da solo, era già un programma.

Don Milani era solito ricordare che nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali. Dare di più e meglio a chi ha meno e peggio è uno dei principi generali cui il Grl ha cercato di ispirare la proposta di riforma del sistema educativo di istruzione e di formazione. La giustizia intesa come equità non si promuove, infatti, con l'uniformità distributiva, ma con la differenziazione individualizzata degli interventi e dei servizi. Ciascuno deve essere posto nelle condizioni di sviluppare al meglio le proprie capacità e di trovare una pertinente valorizzazione delle proprie attitudini. Ciò che vale per i soggetti, vale anche per le istituzioni, nel senso, ad esempio, che le istituzioni del sistema di istruzione e quelle del sistema di formazione non possono svolgere il loro servizio educativo negando, o comprimendo, le specificità epistemologiche, metodologiche e pedagogiche che le devono caratterizzare, bensì avvalorandole, per porle a disposizione del massimo sviluppo possibile dei soggetti che le scelgono”.

Un programma che ha preso forma con la legge delega in generale ed in particolare con gli articoli che definiscono la separazione del sistema di Istruzione da quello della formazione professionale,anche se la dicitura rimane sempre un po’ vaga, perché spesso è sostituita dall’espressione “Istruzione e formazione professionale”.


Fuoriregistro - 28-10-2004
Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi in via definitiva, su proposta del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti, il decreto legislativo attuativo della legge 53/2003 relativo alla istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema di istruzione e di istruzione e formazione professionale nonché al riordino dell'Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione.

Arturo Ghinelli - 27-10-2004
La scuola elementare e la scuola media navigano a vista nel mare forza otto della riforma Moratti, non potendo contare su punti di riferimento certi e sicuri.
Ad esempio una domanda gira per le scuole in questo momento:quest’anno ci sarà ancora la ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 27-10-2004
Ha scritto Anna Maria Ortese in un suo saggio apparso sul periodico ‘ Il Mondo ‘ nel lontano 30 agosto dell’anno del signore 1960:

“ ( … ) L’angoscia, ( … ), per lo meno la madre delle angosce, viene semplicemente dal governo: un governo che rappresenti solo due o tre cittadini, mette automaticamente gli altri novantasette in angoscia, e la ragione è chiara. Mentre quei due o tre avranno radici ben salde nel terreno, cioè nella legalità, cioè nella socialità, gli altri novantasette, privati morbidamente di tutto questo, non avranno diritti che non siano immaginari, vivranno sempre in una mezza realtà, si crederanno ombre: ed essendo la loro buona fede ( o debolezza ) infinita, mai oseranno dichiarare al governo il loro diritto a un diritto autentico, non formale, ad una realtà di cose e non di parole.
Ed una volta rinunziato ad essere cittadini autentici, ecco non si è neppure uomini autentici, professionisti autentici, cristiani autentici, e così via. Perché la realtà base, perché un uomo possa diventare un uomo, è quella civile, e comporta dei doveri, che tutti abbiamo, ma anche dei diritti, che sono invece di due o tre persone.
E a non capirlo, nasce la sensazione continua di essere trasportati, o spostati in eterno, come un tappeto magico, che è l’arbitrio dei pochi. Il difetto di Kierkegaard applicato, per così dire, al Mediterraneo, o per lo meno all’Italia, stava nel dare a questa alienazione una radice cosmica, e soltanto cosmica, mentre era per buona parte amministrativa, e avrebbe potuto porvi rimedio un onesto contabile. ( … )


Fine prosa di autore o invero una realtà agghiacciante dei giorni nostri a ben un quarantennio dalle cose scritte dalla Ortese?
Il paese è in angoscia, in un torpore quasi preagonico, non ‘ deluso ‘ come vorrebbero quasi farci credere gli imbonitori prezzolati dell’occasione, ma tradito e sprofondato in una condizione allarmante di angoscia collettiva.
Ma è una angoscia che stenta ancora a trovare una sua via di emersione, come da un profondo abisso, emersione che consentirebbe peraltro la ricerca collettiva delle responsabilità e dei giusti rimedi.
Scrive per l’appunto Corrado Stajano sul quotidiano ‘L’Unità ‘ del 22 ottobre:

“ ( … ) Non si riesce a capire bene, in quest’Italia dubbiosa, se esiste oppure no, nella maggioranza delle persone, coscienza del clima equivoco in cui viviamo e dei pericoli che corre la Repubblica.
I fatti parlano da soli: la Costituzione stracciata, la riforma dell’ordinamento giudiziario che mette in ginocchio i magistrati, il debito pubblico che pesa come una montagna, i condoni fiscali e quelli edilizi che puniscono gli italiani onesti e distruggono, in nome della speculazione, quel che resta del bel paese, la Finanziaria che sembra il gioco truccato di Monopoli, la promessa ossessionante di tagliare le imposte: un delirio quando in cassa non c’è un centesimo.
E questo mentre il governatore Fazio dichiara allarmato: ‘ La situazione è grave ‘; mentre l’avvocato generale della corte di giustizia dell’Unione europea accoglie il ricorso del sostituto procuratore Gherardo Colombo e chiede alla Corte la bocciatura della legge sul falso in bilancio, in nome della normativa del resto d’Europa; mentre la Commissione europea respinge la proroga della Tremonti-bis incompatibile con le regole dell’Unione sugli aiuti di stato. Un colpo grave. ( … )


Laura Tussi - 27-10-2004
La forma dell'articolo ricevuto, sintesi di un incontro certamente più ampio ed articolato, non facilita la comprensione di tutti i concetti espressi.
Pubblichiamo però il pezzo perchè ci pare uno sguardo esterno che si posa sul mestiere ...
Grazia Perrone - 26-10-2004
Per il tutor la legge non è sufficiente o, meglio: "E' possibile disapplicare la legge per contratto"? E' quanto si chiede Tuttoscuola Focus n. 74/170 (del 25 ottobre 2004) nella nota che segue. Il quesito - in un momento in cui non mancano tensioni ...
Maurizio Tirittico - 26-10-2004
Ho sempre sostenuto – e sostengo – la necessità di una valutazione esterna del sistema di istruzione, degli apprendimenti e degli insegnamenti nonché degli standard cosiddetti di servizio. Non possiamo permetterci di non sapere che cosa conoscono e sanno fare i nostri studenti, limitarci soltanto ai dati statistici, e lasciare che poi siano le indagini internazionali a farci le pulci sulle conoscenze e sulle competenze dei nostri giovani. Né possiamo permetterci di non sapere come funzionano i nostri istituti scolastici in termini di strutture, organizzazione, gestione, servizi, uso delle risorse, ecc. Ed ancora! Ho sempre apprezzato le attività del CEDE: pochi ma preziosi esperti, scarse risorse, prodotti sempre di eccellenza. Quindi nessuna acrimonia!
Ma, mi domando, e tutti ci domandiamo con preoccupazione: come provvederà l’INValSI nel prossimo mese di aprile alla valutazione obbligatoria (sic!) degli apprendimenti di tutti gli studenti della II e IV classe della scuola primaria e della I classe della secondaria di primo grado per l’anno scolastico 2004-05?
Nihil obstat circa il rigore scientifico delle prove e dell’efficienza della organizzazione: tutto andrà per il meglio! Ma efficienza non è sinonimo di efficacia! Mi spiego meglio.
In ogni procedura valutativa dell’apprendimento, perché sia affidabile, attendibile e valida, devono essere chiari almeno i seguenti fattori:
a) la certezza del contesto di riferimento;
b) quali conoscenze e/o competenze si intendono accertare;
c) quali criteri e strumenti si adottano per la costruzione e la somministrazione delle prove;
d) quali criteri si adottano per la loro misurazione/valutazione e quali siano le soglie di accettabilità.

Sono soddisfatti tali requisiti? Vediamoli!

Flc - Cgilscuola Lombardia - 26-10-2004
Un nuovo dilemma assilla le scuole lombarde

La domanda si accompagna sempre ad un'altra ("è obbligatorio adottare il portfolio?") ed ha cominciato a serpeggiare già dall'approvazione del decreto legislativo 59 (il primo e sinora unico attuativo della legge 53), diventando scottante all'inizio del corrente anno scolastico e dopo gli interventi in Lombardia di illustri funzionari del Miur i quali, intervenendo in distinte occasioni, hanno comunicato che:
- le schede di valutazione sono abolite,
- il poligrafico dello Stato non le stamperà
- le scuole non se le aspettino e provvedano autonomamente a dotarsi di strumenti per la valutazione.
Dicono sul serio?
La materia è intricata, per le molte incongruenze presenti nei provvedimenti del Miur, ma non è impossibile saldare il ragionamento ad alcuni punti certi.
Il ministero vorrebbe far credere alle scuole che esiste uno strumento di valutazione chiamato portfolio e che ad esso bisogna fare riferimento.
In realtà non è così: il portfolio è nominato e descritto (per quanto riguarda la struttura, la funzione e la compilazione) solo nelle Indicazioni Nazionali; la legge 53 e il decreto 59, in tema di valutazione, non parlano di portfolio: abbozzano una cornice e non entrano nel dettaglio degli strumenti.

È arcinoto che le Indicazioni Nazionali sono allegate in via transitoria al decreto 59 e che la circolare 29, ancorché strumento di legislazione secondaria e quindi di minor valore giuridico rispetto al decreto, ha tuttavia precisato che le Indicazioni sono inderogabili solo per quanto riguarda gli obiettivi di apprendimento. In questa fase, dunque, il portfolio delle Indicazioni non è altro che un'occasione di riflessione e di confronto con quanto già le scuole hanno elaborato in tema di valutazione.
Del resto, non esiste neppure una modulistica ufficiale: le case editrici hanno supplito "motu proprio" all'assenza di modelli ufficiali e hanno offerto sul mercato proprie elaborazioni che si ispirano a quanto descritto nelle Indicazioni Nazionali.
Devono le scuole adottare il modello proposto dalle case editrici? Devono autonomamente costruirsi un modello di portfolio?
Per non perdere la tramontana, è opportuno tenere sempre a mente la distinzione tra processi di valutazione degli apprendimenti e strumenti che si adottano per valutare e per certificare le competenze possedute dagli alunni. Se lo strumento portfolio non è obbligatorio, è tuttavia preciso compito dei docenti procedere alla valutazione degli alunni.
Con quali strumenti?




Cub scuola Torino - 25-10-2004
Un Ministero che è riuscito a cambiare tre volte nel corso dell’estate la normativa per le graduatorie, che non ha trovato le risorse per avviare una riforma, meglio sarebbe chiamarla controriforma, presentata come un evento epocale, che non ...
flc-cgil - 25-10-2004
Sintesi della relazione introduttiva di Enrico Panini

Presentazione

La Cgil e la Federazione Lavoratori della Conoscenza della Cgil (un nuovo sindacato di categoria che mette insieme in una casa comune tutti coloro che operano nella conoscenza a partire dalla scuola, dall’università e dalla ricerca) sono convinti che occorra definire rapidamente un programma sulla conoscenza in cui siano chiaramente esplicitati gli obiettivi su cui ci si impegna e che solleciti un contributo ampio e partecipato.
Intendiamo avviare questo percorso e dire quanto vogliamo fare, con l’autorevolezza che ci deriva dall’essere, insieme, la maggiore confederazione ed il maggiore sindacato di categoria.

Il tema della conoscenza è fondamentale

siamo di fronte ad un blocco di interventi su scuola, università e ricerca tali da delineare una delle peggiori riforme della storia della nostra repubblica;
ci sono centinaia e centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate e che hanno diritto ad una risposta.

Il bivio

Scuola, università e ricerca sono di fronte ad un bivio.
Si tratta, infatti, o di rassegnarsi ad assistere ad una progressiva delegittimazione della scuola pubblica, dell’Università, alla riduzione della ricerca a settore servente del mercato, con tutti i drammi sociali che ciò comporterà, o delineare una nuova politica della conoscenza in grado di interagire con lo sviluppo del mondo contemporaneo e dare una prospettiva di sviluppo al nostro Paese.
L’Italia sta scivolando inesorabilmente nella serie B dell’economia planetaria, fuori dal G7.
Ma già oggi siamo fuori da qualsiasi G7 della cultura, della scuola, dell’università, della ricerca e dell’innovazione: la Cina, nel 2002, ha speso 60 miliardi di dollari per la ricerca .
Solo Usa e Giappone hanno speso di più. Noi abbiamo speso meno che nel 2001.
Da tre anni, l´economia italiana è in panne. Francia e Germania non stanno meglio ma c´è una differenza sostanziale. Fra il 2000 e il 2004, la Germania, nonostante la crisi, ha aumentato le esportazioni del 15%. La Francia del 12%. In Italia sono diminuite del 7%. In Germania nel 2000 sono stati concessi 459 brevetti ogni 100.000 abitanti, in Francia 631, in Italia solo 70.

Perché tanta sensibilità alla congiuntura?

Perché nei settori più dinamici del commercio mondiale (farmaceutica, elettronica di consumo, ecc.) la quota italiana nel commercio mondiale si è ridotta negli ultimi anni di circa la metà.
Fra i paesi che compongono l’Ocse solo Polonia, Grecia e Turchia stanno peggio.
Una graduatoria Ocse relativa allo stato di cultura di un Paese misura gli «investimenti in sapere».
Il nostro tasso di aumento in questi investimenti è stato il più basso di tutto il mondo sviluppato.
Portogallo, Polonia, Messico e Grecia sono partiti più indietro di noi, ma i loro investimenti in conoscenza aumentano dell’´8% l´anno, i nostri dell’1,8%.

Il nostro giudizio sui provvedimenti del Governo

Consideriamo inaccettabili le politiche di questo Governo che riscrivono la storia di scuola, università e ricerca trasformandoli da luoghi in cui si dovrebbero superare le disuguaglianze e favorire il progresso a luoghi che affidano la regolazione dei diritti al mercato.
Riteniamo che sui provvedimenti del Governo e del Ministro Moratti non siano possibili mediazioni e che vadano abrogati.

I valori

Mettere in campo una proposta programmatica sulla conoscenza significa, innanzitutto, partire dai valori ed essere su questi molto netti e determinati.
La pace e il rifiuto della guerra e della violenza. Conoscere, accettare, ascoltare sono risorse di pace.
Il diritto alla formazione e alla conoscenza per tutto l’arco della vita.
La dimensione pubblica e laica della scuola, dell’università e della ricerca, come garanzia del pluralismo, della democrazia e delle pari opportunità.
La tutela delle persone da ogni mercificazione delle proprie condizioni in una società sempre più globale, in cui il ruolo della conoscenza e della ricerca diventano fondamentali.
Il riconoscimento e la valorizzazione delle professionalità di tutto il personale.
La professionalità dei lavoratori della scuola è garanzia del diritto ad una formazione di qualità.
L’autonomia della ricerca come condizione perché il nostro Paese diventi un punto di riferimento qualificato sui terreni delle risorse, energie, ambiente, innovazioni compatibili con la dignità ed il rispetto dell’essere umano e dell’ambiente che lo circonda.
L'Europa. Abbiamo proposta al Social Forum di Londra pochi giorni fa di dare vita ad un movimento europeo su questi temi.
Ma è anche necessaria una dimensione solidaristica più generale con decine di Paesi in via di sviluppo nei quali la Banca Mondiale costringe a tagliere le spese per il sapere. Sarà fondamentale l’impegno dell’Italia a non mandare soldati (rispettando l’art.11 della Costituzione) ma a mandare materiali e risorse per sostenere le culture locali e liberare dalla miseria dell’analfabetismo...

Grazia Perrone - 25-10-2004
La descrizione di scenari politici formulata da un economista è sempre istruttiva. Assetti, strategie, decisioni e cambiamenti ai quali, di solito, fa velo il fumo della politica e dell'ideologia (e spesso della retorica) si rivelano in una luce nuova e abbagliante. Il terrorismo non fa eccezione. Parlarne in termini esclusivamente politici significa entrare in un labirinto di distinguo, sottigliezze, sfumature che lasciano un senso di spossatezza e di impotenza. Ma se qualcuno prova a ricucire i fili economici che tengono insieme il terrore andandoli a ricercare dalla guerra francese in Indocina "intrecciarli" fino alla Guerra fredda e risalire, infine, fino ad Al Qaeda, cambia tutto. Cambia la percezione del mondo.

E ci si accorge che il problema fondamentalmente sono i soldi. Una marea di soldi, il 5% del Pil mondiale. Un bilancio illegale - per intenderci - che supera di due volte il PIL di un Paese tecnologicamente avanzato come la Gran Bretagna. Questa è quella che Loretta Napoleoni chiama la new economy del terrore: un'economia tesa al finanziamento del terrore che, a sua volta, punta a distruggere l'economia di uno Stato per sostituirvi la propria.
Giuseppe Aragno - 23-10-2004
Non è cosa di tutti i giorni che per la morte di uno storico italiano si provi un acuto senso di dispiacere non solo in Italia, ma anche in America Latina. Così come non è usuale che, girovagando su internet, si possa scoprire di aver perso un forte e caro riferimento.
Per la morte di Enzo Santarelli è stato così e che sia morto me l’ha detto oggi una notizia vecchia di venti giorni giuntami con un ritardo che assume per me i contorni inquietanti di un indice puntato.
Un’amica mi ha scritto: mi sai dare notizie approfondite su Enzo Santarelli, di cui ho letto su Rinascita?
A condurmi a Google è stato un riflesso automatico. Non me lo sono detto, ma sapevo già bene quello che ci avrei trovato.

Agência EFE @ 4-10-2004 14.47
El historiador y escritor Enzo Santarelli, fundador de la revista italiana Latinoamérica, murió el pasado sábado, a los 82 años, en su casa de Roma, después de una larga enfermedad, informaron hoy los redactores de la publicación.
Poco più sotto, chiaro e inequivocabile: “il 2 ottobre è morto nella sua casa di Roma lo storico Enzo Santarelli”.


La sua casa di Roma, dalla quale una sera andai via, ricco del suo “Dossier sulle Regioni” e di un libro di Emilio Falco su Borghi, impreziosito da una lucida prefazione.
Via di Villa Emiliani: non avrei mai immaginato, quella sera, che non ci sarei mai più tornato. E ho la morte nel cuore.
Il comunicato dei redattori di “LatinoAmerica” ha il tono e le parole che lui avrebbe voluto.
Avevo scritto per lui una recensione alla “Storia critica della repubblica”: rimasta fino ad ora nel mio cassetto. Val la pena di tirarla fuori oggi come un dono tardivo. E’ quanto posso fare per salutarlo e ricordarlo a chi avrà tra le mani Fuoriregistro.

Aurora Leone - 23-10-2004
C. mi stringe a tal punto da farmi male. Quando sono tornata a scuola, dopo essermi assentata per due giorni, era tutto imbronciato e non mi ha neanche chiesto se stavo meglio: non mi devo ammalare!

All'inizio dell'anno scolastico, mi avevano ...
Grazia Perrone - 23-10-2004
Le libertà sindacali - cara Rsu ( da leggere nei commenti) - attengono alla sfera dei diritti soggettivi costituzionalmente garantiti e giuridicamente tutelati.

In quanto tali sono inalienabili ... "a prescindere" dal ruolo elettivo o ... dalla ...
Alba Sasso - 22-10-2004
L’iniziativa del primo forum nazionale dell’educazione e dell’istruzione, che si terrà nei prossimi giorni a Firenze, è significativa e importante sia perché va incontro ad una esigenza di unità, sia perché risponde al bisogno di un luogo di ...
Simona D'Alessio - 21-10-2004
European Social Forum di Londra
15/17 ottobre 2004


L’incontro che si terrà a Firenze il 23 e 24 ottobre sull’educazione e l’istruzione, nasce proprio in risposta allo European Social Forum di Londra, arrivato alla sua terza edizione dopo Firenze (2002) e Parigi (2003). L’intenzione dell’incontro di Firenze è quello di informare il pubblico italiano su quanto è emerso nel forum internazionale e con la speranza di mettere al più presto in pratica le proposte per la creazione di un mondo e un’educazione migliori formulate a Londra. La capitale inglese, immersa nella sua fitta pioggerella invernale, comunque, non sembra essersi scomposta più di tanto come afferma Susan George, sulla testata giornalistica del The Guardian, nell’edizione di venerdì 15 ottobre, in cui si lamenta la scarsa pubblicità data a questo evento mondiale. Nonostante ciò, il movimento dei no-global di Seattle (1999) è riuscito comunque a garantire la partecipazione di tantissimi delegati e di altrettante persone giunte da tutto il mondo ad ascoltarli, sotto l’insegna di ‘Another World is possible’ (Un mondo diverso - migliore?- è possibile).
Le tantissime organizzazioni, i sindacati (per l’Italia CGIL e Cobas in particolare) e i partiti politici che vi hanno partecipato (in due seminari è intervenuto Fausto Bertinotti) hanno cercato di dare voce alla possibilità ‘reale’ di creare un mondo alternativo a quello esistente. L’evento la cui sede principale è stato l’Alexandra Palace, nella zona a Nord della capitale, ha visto anche lo svolgersi di incontri culturali e di workshop nel quartiere centrale di Bloomsbury, caro a Virginia Woolf, con tante altre iniziative che spaziavano dall’economia all’ecologia, dal cinema all’informazione, dall’educazione alla sanità ecc…
Nelle varie sessioni plenarie si è dibattuto principalmente sulla necessità di creare delle reti di alleanze a livello internazionale tra le diverse organizzazioni, sindacati e partiti politici in modo da stabilire delle modalità di resistenza e di azione per combattere la distruzione dello Stato Sociale, per contribuire al rafforzamento della solidarietà tra i popoli, per opporsi al processo di privatizzazione dell’educazione e del servizio sanitario, per sconfiggere la crescente precarietà dei posti di lavoro, per cancellare il debito pubblico ai paesi del terzo mondo, per favorire lo sviluppo di un commercio equo e solidale, per dare voce ai diritti fondamentali delle persone disabili e la lista potrebbe proseguire ancora.
Moltissimi i seminari rivolti al mondo dell’educazione.
Per citarne alcuni:
Crisi dell’istruzione superiore? Accesso, costi, privatizzazione e democrazia’ ,
‘Globalizzazione, educazione ed Unione Europea’,
‘Un’altra educazione è possibile. Opposizione e resistenza al neo-liberalismo’,
‘Combattere il razzismo a scuola
’.

Alessandro Di Benedetto - 21-10-2004
Documento di adesione allo sciopero del 15 novembre

Il 15 novembre tutta la scuola italiana, dalla materna alle superiori, sciopererà contro la “Riforma” Moratti e contro la politica scolastica del governo. Finalmente, dopo anni di divisioni, lo ...
Alba Sasso - 21-10-2004
La mobilitazione regionale delle scuole pugliesi prevista per oggi con la sospensione delle attività didattiche per un’ora, rappresenta una delle tappe della costruzione, a partire dal territorio, di un percorso sempre più ampio e sempre più ...
Pino Patroncini - 21-10-2004
Può un film cambiare le scelte politiche di un ministero? In Francia è successo, proprio al Ministero dell’Educazione.
Il film si chiama “ Les Choristes”, da noi uscirà a fine mese e si dice che in Francia lo abbiano visto sette milioni di ...
Gianni Mereghetti - 21-10-2004
Carissimo Marco Lodoli,

quanto le ha detto una sua studentessa è da considerare con grande attenzione, non solo perchè è una delle espressioni del nulla di cui sono vittime molti giovani d’oggi, ma soprattutto perchè è un grido d’aiuto che proprio dal fondo di questo nulla si alza fino a lei.

I jeans a vita bassa non rappresentano, come molti vogliono farci credere, una moda neutrale, una sorta di ribellione senza bandiera, ma, come i capelli lunghi dei giovani degli anni sessanta, esprimono una cultura, quella che la sua studentessa ben identifica. Nella vita si realizza solo chi ha successo, per gli altri, cioè per il novantanove per cento dei giovani, l’unica prospettiva è la possibilità di comprarsi un paio di mutande di Dolce e Gabbana! Questo è il trionfo del nulla, che la vita sia ridotta al puro apparire, e a chi il caso non riserva la possibilità di farlo in televisione o in un concerto o allo stadio non resta altro che tentare la sorte con un paio di jeans a vita bassa!

Se i nostri studenti, ancor prima i nostri figli, stanno lentamente precipitando nel nulla – e di questo noi siamo responsabili, di questo noi dobbiamo chiedere loro perdono – mi pare allora decisivo per lei, per me capire come sia possibile aiutarli.

Mi permetto allora farle presente che per aiutare una persona, qualsiasi persona, sia giovane sia adulto, è fondamentale capire la domanda che pone, anche se non pienamente consapevole.

E forse lei è proprio la domanda della sua studentessa che non ha colto nella sua profondità, o ancor di più - ma è probabile che mi sbagli - non ha avvertito che dentro la sua determinazione nell’affermare una vita senza prospettive in realtà si nascondeva una domanda a lei, un disperato grido d’aiuto.

La sua studentessa non mi pare abbia il problema della cultura di massa, tanto meno desideri essere diversa dagli altri. Vuole comprarsi “un paio di mutande di Dolce e Gabbana con quei nomi stampati sull'elastico che deve occhieggiare bene in vista fuori dai pantaloni a vita bassa”, perchè non ha altre possibilità che qualcuno la guardi, visto che non può andare in televisione dove tutti la guarderebbero.

La sua studentessa non ha opposto alla sua cultura la filosofia del nulla, ma le ha posto una domanda, l’ha implorata di offrirle uno sguardo di simpatia totale, a lei come persona con un destino di felicità impresso nel DNA. A questa domanda lei ha risposto con una giusta analisi di stampo pasoliniano, quella che vede l’incombenza dell’omologazione, e con un’incitazione a diversificarsi dalla massa. Qui, mi permetta, lei l’ha tradita, perchè al posto di mettere in campo la sua umanità ha risposto con un’analisi, che, quand’anche fosse giusta, non tocca minimamente l’esigenza che la sua studentessa, come ogni ragazza che si compra un paio di jeans a vita bassa, porta dentro il cuore. E’ l’esigenza di Cesare Pavese, quella di uno sguardo di simpatia totale, uno sguardo che tolga l’uomo dal nulla e gli restituisca l’amore al suo “io”.

Su questo io e lei dovremmo interrogarci. I suoi studenti, i miei studenti è questo che domandano e si ficcano più profondamente nel nulla se al posto di trovare il nostro sussulto umano trovano quattro indicazioni di buona condotta o il richiamo moralistico ad avere una personalità. Ma come può un giovane d’oggi avere una personalità se non ha mai incontrato degli uomini appassionati alla vita?

Per questo la sua studentessa ha sfidato lei, me sulla vita. Ci ha chiesto se abbiamo da offrirle qualcosa di più interessante di un paio di mutande di Dolce e Gabbana.

Lei è indietreggiato, lei che è più intelligente, più sensibile, più capace di insegnare di me. Io non indietreggio, accetto la sfida, perchè nella mia povertà, nel mio limite, nel mio fallimento, qualcosa da offrire alla sua studentessa, a chiunque incontri, ce l’ho, è l’esperienza di uno sguardo di simpatia totale a me, quello di Cristo. Uno sguardo per il quale la vita diventa tutta appassionante, in ogni suo aspetto, in quanto segnata da una positività reale che la realizza. E questo è così vero che si può andare a comprarsi un paio di mutande di Dolce e Gabbana senza che questo gesto diventi l’ultima spiaggia di una sconfitta!
On. Piera Capitelli - 20-10-2004
Questa finanziaria certifica una politica di progressivo impoverimento generale che dura da quattro anni.

Un INTERO paese è ostaggio di un Governo e di una maggioranza parlamentare di centro destra che ossessivamente ripetono a chi dimostra la gravità della situazione: voi non dite il vero: siete bugiardi.

Dopo tre finanziarie di tagli e sottrazione di diritti acquisiti ora gli uni ora agli altri, con questa manovra finanziaria per il 2005 abbiamo la soprannaturale situazione in cui tutti, veramente tutti: genitori, studenti, lavoratori autonomi e dipendenti, precari, disoccupati, comuni, province e regioni, ospedali, scuole, militari avranno minori risorse e un ridotto potere d’acquisto e d’investimento. Un po’ di giustizia. Tagli veramente per tutti?

A parte la riconoscenza di alcune decine di migliaia di italiani che si sono visti aumentare la resa dei profitti e delle rendite – grazie alle finanziarie precedenti, il Governo che ha sempre cercato di porre gli interessi dell’uno contro quelli dell’altro con un linguaggio e uno stile di perenne invito allo scontro, dovrà incassare l’ira e lo sconforto degli italiani.

Abbiamo già visto chi sono i bugiardi.

Ma veniamo alla scuola: il piano finanziario a sostegno della legge 53/2003 prevedeva 8.320 milioni di euro per il periodo 2004-2008, ma dei primi 4 miliardi di euro che sarebbero dovuti provenire dalle due precedenti leggi finanziarie, è difficile oggi trovarne traccia in quanto tali economie di spesa o sono state impiegate nella copertura del contratto della scuola o sono andate in economia a compensare il disavanzo e ciò in assenza di una specifica previsione legislativa circa la loro collocazione in uno speciale fondo di investimento.
Franco Lacoppola - 20-10-2004
Ringraziamo il Dirigente del 2° circolo Aldo Moro di Rutigliano (Bari), che ci ha dato autorizzazione a dare visibilità su Fuoriregistro al sito della Sua scuola. Si tratta, a nostro parere, di un lavoro particolarmente utile e stimolante ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 20-10-2004
Il mondo progredito degli uomini è divenuto un mondo dalla attenzione breve, una attenzione limitata alle quotidiane novità della cronaca, ma lesta a disfarsene delle novità come di un intenso e doloroso fastidio, di una emicrania, tanto quel che accadrà dopo di un fatto, di una tragedia, non importerà proprio a nessuno.
E forse questo atteggiamento rappresenta pur sempre uno strumento di autodifesa consolatoria della attenzione collettiva, sommersa quotidianamente da una immane valanga di notizie, il più delle volte inutili o dannose, per la qualcosa l’uomo del cosidetto mondo progredito, che corrisponde grosso modo al mondo che si professa cristiano, è un uomo che mal si combina con questa era della comunicazione globale; è forse l’uomo del ventunesimo secolo abitatore del mondo occidentale e cristianizzato un “ uomo paleolitico “ di fronte alla aggressività propria dei moderni mezzi di comunicazione ed al loro uso spregiudicato da parte dei detentori del potere politico ed economico.
Può quindi accadere che fatti anche tragici e dirompenti della cronaca vengano prontamente rimossi dalla attenzione collettiva, senza che l’uomo-cittadino del mondo occidentale e cristiano eserciti e gridi forte il suo diritto-dovere di conoscerne il seguito, se non imbattendosi in “ nicchie della cronaca “ particolari, marginali, non essendo orientati i grandi mezzi di comunicazione, anche come servizio pubblico, a farsene opportunamente carico.
La cronaca che segue di Gabriele Romagnoli è apparsa sull’ultimo numero del supplemneto dedicato alle donne del quotidiano “ la Repubblica “.
E’ il seguito, che l’occhio spento della televisione non ha avuto la volontà e la forza di andare a scoprire e svelare, di un fatto di cronaca angosciante avvenuto sui lidi assolati del bel paese, di un paese incompiutamente democratico, di superficiale e abitudinaria osservanza religiosa, immemore della propria storia di paese di emigrazione, che ha rimosso il dramma dei padri costretti in altri tempi a varcare gli oceani per costruire una speranza di vita per sé stessi e per le loro famiglie.
Speranza di vita che oggi, secolo ventunesimo, il bel paese per mezzo delle sue disumane leggi vuole negare alle migliaia e migliaia di cittadini del mondo non progredito, diversamente religioso, che sfuggono alle tragedie della fame, delle malattie e delle guerre debitamente alimentate con il commercio delle armi costruite dal cosiddetto mondo occidentale e cristiano.
E’ un mondo, il mondo occidentale e cristianizzato, che senza attenzione diverrà puranche un mondo senza memoria.
Dir - 20-10-2004

I criteri di reclutamento del personale docente sono stati recentemente oggetto di diversi provvedimenti legislativi che, nonostante si siano proposti di riordinare in maniera definitiva una materia complessa, non hanno saputo soddisfare le ...
Gruppo di lavoro - 20-10-2004
Lo scorso marzo, mentre nelle scuole venivano somministrate da parte dell’Invalsi le “prove di apprendimento” – così vengono denominate dagli esperti del Gruppo di Lavoro – del Progetto Pilota 3, Furiregistro ospitò numerose analisi ed osservazioni sul quel sistema di valutazione in generale e sulla tipologia delle prove in particolare.
Nel frattempo la riforma della scuola - della quale l’Invalsi ed il Sistema di valutazione nazionale che su di esso è stato costruito e decretato sono parte integrante –ha mosso i suoi primi e contrastati passi nella scuola elementare e media.
Ci sembra utile offrire alla lettura ed ai commenti le pagine conclusive del rapporto finale sul PP3, nel momento in cui i risultati stanno arrivando nelle scuole che - a loro volta - li stanno “valutando”
.
Rolando A. Borzetti - 19-10-2004
Sono 81.200 gli insegnanti di sostegno nell'attuale anno scolastico,
il 3,8% in più, a fronte di 160.400 alunni disabili (+4,6%).
Una crescita che ha interessato solo l'organico 'di fatto'. Inchiesta del ''Sole 24 Ore''


Primo consuntivo nazionale sugli insegnanti di sostegno nel 2004-2005. A realizzarlo ieri il quotidiano “Sole 24Ore”, che dopo le tante polemiche delle scorse settimane sui ventilati tagli, si è preso la briga di condurre un’indagine che ha coinvolto tutte le Regioni italiane.
E l’esito è oggettivamente in controtendenza rispetto a quanto paventato, mentre, come evidenziato dal giornale, ricalca quanto evidenziato dal Ministro Moratti “il numero di posti di sostegno e quindi degli insegnanti ha subito un incremento continuo e rilevante, passando da 74mila unità del 2001-2002 alle oltre 79mila del 2003-2004”. E, ricorda ancora il Sole 24Ore citando il Ministro, “per l’anno scolastico in corso saranno circa 2800 i posti in più”.
Ciò premesso, il giornale ha dunque condotto un’indagine regione per regione, con numeri effettivi forniti dagli uffici scolastici regionali.
In definitiva: il numero degli insegnanti di sostegno in Italia è arrivato per il 2004-2005 ad oltre 81mila unità (per la precisione 81.262, uno ogni due ragazzi con problemi), segnando un incremento del 3,8% rispetto allo scorso anno. Un incremento che ha seguito, di fatto, l’aumento degli alunni disabili nelle scuole che, sempre secondo il quotidiano, quest’anno sono 160.455, il 4,6% in più rispetto al 2003-2004.
Tale risultato è tuttavia assicurato quasi esclusivamente dall’organico “di fatto” degli insegnanti, quello cioè che ricomprende anche i posti assegnati in deroga. L’organico di diritto, vale a dire quello che è determinato sulla base del rapporto di un insegnante ogni gruppo di 138 alunni complessivamente frequentanti le scuole statali della provincia è rimasto praticamente uguale allo scorso anno.
Sempre secondo l’indagine del Sole 24Ore, una delle stuazioni più critiche si è verificata in Provincia di Caserta, dove mancano ben 200 delle deroghe previste lo scorso anno (dove c’era un invidiabile rapporto di 1,29). Tanto che, dopo le proteste, è scattata un’ispezione ministeriale. Si tratta solo di un riequilibrio regionale dovuto all’aumento di alunni disabili in altre aree? A Napoli, per esempio, gli alunni portatori di handicap sono aumentati quest’anno addirittura di 600 unità. In generale, tuttavia, in Campania gli insegnanti di sostegno sono quest’anno 300 in più.
Ma, secondo l’indagine, le difficoltà non mancano nemmeno al nord. Evidenziato, infatti, come in Piemonte sia definita, dai responsabili regionali, scarsa la dotazione dei posti di sostegno in organico di diritto, mentre in Emilia Romagna si lamenta la presenza di “pochissimi insegnanti con titoli ad hoc. E, per finire, in Val d’Aosta la Regione impiega 95 ‘operatori di sostegno’ assunti con contratto a tempo determinato; con una selezione aperta a tutti i diplomati. Per un personale privo di formazione specifica.
L’indagine, infine, riporta le considerazioni di Cgil scuola e Fadis (Federazione delle associazioni di docenti per l’integrazione scolastica). Secondo l’organizzazione sindacale, “mantenere basso l’organico di diritto degli insegnanti di sostegno è una scelta politica, per avere maggiore libertà di restringere le autorizzazioni e, di conseguenza, di ridurre i costi del sostegno”.
Per la Fadis, non è solo questione di numeri. “L’impegno di personale non di ruolo – si precisa – oscilla nella scuola italiana tra il 5% e il 10%, mentre nel caso degli insegnanti di sostegno raggiunge in alcune regioni anche il 50%. In questo modo la continuità didattica diventa un miraggio”.



Situazione in Italia degli alunni disabili e degli insegnanti di sostegno - Regione per regione





Fonte: Elaborazione del Sole 24 Ore su dati raccolti dagli uffici scolastici regionali


I Ds incontrano le associazioni dei disabili. Battaglia: ''Nella Finanziaria 2005 il tema dei disabili è stato rimosso: come tutti gli anni, il nulla, forse qualche ulteriore taglio''


Nella Finanziaria 2005 “il tema dei disabili è stato rimosso: come tutti gli anni, il nulla, forse qualche ulteriore taglio”. È la denuncia di Augusto Battaglia, parlamentare diessino, che stamattina – insieme a Luigi Giacco, responsabile politiche dei disabili per i Ds – ha incontrato presso la Camera dei Deputati (nella Sala delle Colonne in via Poli) i rappresentanti delle associazioni dei disabili per un confronto sulle politiche del Governo a loro favore.

G.Gandola, G.Melone, F.Niccoli - 19-10-2004
Le “scuole-polo” per gli stranieri

Come è noto, nell’area milanese consistenti sono stati i tagli subiti in questi ultimi anni dai Progetti stranieri, vale a dire i posti docenti riservati all’integrazione degli alunni stranieri, i cosiddetti ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-10-2004
Scrive un cittadino abitatore del bel paese una lettera apparsa sul settimanale “ Il Venerdì “ del 15 ottobre dell’anno del signore 2004, significando compiutamente quanto hanno da pensare tutti gli altri abitatori del bel paese, a ben ragione, ma in pari tempo diffondendo ancora un erroneo convincimento per il quale l’impoverimento materiale, e non solo materiale del bel paese, è da attribuirsi agli ideatori di una maligna moneta che in quanto tale sembra quasi avere avuto insufflata un’anima perversa, e non perversi e malignamente furbi essere stati tutti coloro che nell’occasione hanno provveduto ad arricchirsi svuotando bellamente le tasche degli italioti, senza colpo ferire, sotto lo sguardo distratto ma in fondo benevolo dei governanti del momento, anch’essi della partita, come suol dirsi; ché se della partita non li si può tutti quanti imputare, allora sono stati solo degli sciagurati incompetenti per la qualcosa…

Mi piacerebbe diventare ricco per poter realizzare dei sogni incredibili che però, fino a qualche anno fa, nel periodo pre-euro, riuscivo tranquillamente a realizzare.

Non sto certamente parlando di un cottage in montagna o di una villa in riva al mare, sarebbe troppo.

Desidererei invece essere ricco solo per il semplice gusto di pagare il bollo della macchina, cambiare pneumatici, procedere al famoso bollino blu antinquinamento.

Vorrei essere ricco per poter pagare l’Irpef qualche giorno prima della scadenza e non qualche mese dopo e pagare perfino l’Ici e la tassa dei rifiuti e inoltre le bollette della luce, dell’acqua, del gas, del telefono.

Aggiungo le spese del condominio e la mensa scolastica, gli zaini, i quaderni, le tasse scolastiche ed i libri dei ragazzi che vanno a scuola, uno alle elementari e l’altro al liceo classico.

Insomma, vorrei essere tanto ricco per poter fare tutte quelle cose che fino a qualche anno fa non mi intimorivano mentre ora ( grazie a Prodi e all’euro ) mi mettono in apprensione.


Ed affiora sempre, anche in questa accorata lettera dell’abitatore del bel paese, la memoria corta degli italioti, dimentichi che il mestatore Prodi era di già stato disarcionato dai suoi compagni stessi di viaggio - 1998 - all’entrata in circolazione della moneta maledetta – 2002 –, ovvero nell’anno primo dell’era nefasta dell’egoarca tuttora governante. Al cui buon cuore per le sorti degli abitatori del bel paese si deve la lettera di circostanza che segue.

Michele de Pasquale - 18-10-2004
PER STUDENTI DELLA SCUOLA SUPERIORE ALLE PRESE CON LA RIFORMA
DELLA SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE

Il processo di riforma costituzionale in atto è pressoché sconosciuto ai nostri studenti tranne, forse, che per alcune informazioni di ...
Rosa Maria Lombardo - 18-10-2004
Chi insegna lingue straniere ai bambini, anche piccoli, ha modo, dopo poco tempo, di rendersi conto della valenza formativa di questa esperienza. L’esperienza di accostamento del bambino alla L2 consente di lavorare sui suoi processi conoscitivi e ...
Giuseppe Aragno - 16-10-2004
Il paese, a poco più di trecento metri sul mare, su uno spunto tra Salerno e Policastro, si raccoglie indolente, e non rincorre certo la globalizzazione. Sul depliant della pro loco tracce di cavalieri e di Angioini, con un Guido d'Albert che vi giunse al seguito di Carlo I, e di passaggi da un padrone all'altro: i Sanseverino, la badia di Cava, i d'Alemagna che l'acquistarono - non è chiaro se per fatto d'armi - ma lo vendettero in breve ai principi Capano, che lo tennero a lungo sino a che - vuole l'araldica - si estinsero alla fine del secolo dei lumi, di cui la pro loco non dice, perché non si sa bene se sia passato mai per questi monti.
Seguendo poi la via legale delle successioni legali, il paese finì non si sa bene come in mano ai De Liguoro e fu così che ebbe in qualche modo a che fare con il paradiso: quell'Alfonso che si occupò di abitudini pagane del Cilento fu il santo de' Liguoro, che in paese trascorse parte delle stagioni della sacra sua vita. Feudo fino al 1806, quando la tardiva modernità della politica - ci sono terre in cui il ritardo è norma - impose al borgo l'eversione della feudalità, la gente e le case incantate tra il verde, quasi non se ne accorsero. Il paese tuttavia, non s'è mai del tutto scosso da una sua inspiegata sospensione del tempo.
La sentiva, questa tregua prolungata, e gli pareva addirittura ristagno, Sebastiano Neghelli persino nel motore dell'auto, mentre saliva su per gli ultimi tornanti che lo conducevano in alto.
Quando fu nell'abitato dalle vie domenicali strette e solitarie, Sebastiano si perse: la storia di una eterna nobiltà feudale gli si era parata davanti e aveva tempi suoi lunghi e sfasati. Con la spia della benzina al rosso non aveva avuto dubbi: s'era diretto nel centro che ospitava il Municipio.
L'uomo che se ne stava seduto su un muretto basso, davanti alla massiccia torre quadrangolare ch'era stato palazzo Capano si mostrò sinceramente stupito...
Grilloparlante - 16-10-2004
Sembra essere questo uno dei nuovi slogan del movimento di opposizione contro la riforma Moratti.. La parola d’ordine in sé è accattivante, ma si presta a varie interpretazioni, ha diversi risvolti. In una scuola lunga otto ore come l’attuale Tempo ...
Osvaldo Roman - 16-10-2004
Gratuità dei libri di testo

Che Berlusconi e la Moratti raccontino grandi bugie ormai è noto a tutti. Ecco l’ultimo clamoroso esempio:
La finanziaria che non taglia la scuola taglia di netto i 103 milioni di euro che dal 1998 la legge ...
Francesco Mele - 15-10-2004
Segnalo il progrmma del Forum di Firenze




Aldo Ettore Quagliozzi - 15-10-2004
“ ( … ) Purtroppo Buttiglione ha perso. Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza . ( … ) “
( Diligentemente ponderata e vergata con ferma mano per la diffusione del suo nobile pensiero da uno statista del calibro di certo Tremaglia Mirko ...
Gianni Mereghetti - 14-10-2004
Giuseppe Savagnone ha pubblicato su Avvenire alcune interessanti riflessioni a margine della presentazione, da parte del ministro Moratti, dei risultati dell'indagine condotta dal Servizio nazionale di valutazione sui livelli di apprendimento nella ...
Aniat - 14-10-2004
Inviamo il Testo Unificato del nuovo stato giuridico e diritti dei docenti in discussione in Parlamento e il testo integrale della legge finanziaria 2005, richiamando l'attenzione rispettivamente sugli articoli 3 e 4 (Stato giuridico) e sull' art.16 (Legge finanziaria).

Dal Testo Unificato del nuovo stato giuridico

Art. 3.


(Articolazioni della professione docente).

1. È istituita l'articolazione della professione docente nei tre distinti livelli di docente iniziale, docente ordinario e docente esperto. In particolare, il docente esperto ha anche responsabilità in relazione ad attività di formazione iniziale e di aggiornamento permanente dei docenti, di coordinamento di dipartimenti o di gruppi di progetto, di valutazione interna ed esterna e di collaborazione col dirigente dell'istituzione scolastica o formativa. La collocazione in livelli è riconoscimento di professionalità maturata ed opportunamente certificata e non implica sovraordinazione gerarchica. All'interno di ciascun livello professionale è disposta la progressione economica automatica per anzianità, secondo aumenti a cadenza biennale, da quantificarsi in sede di contrattazione collettiva, così come disposto dall'articolo 9, comma 3. Il passaggio da un livello al successivo comporta l'attribuzione della relativa differenza stipendiale iniziale tra i due livelli e il mantenimento della retribuzione di anzianità fino a quel punto maturata. Non è ammesso il passaggio da un livello al successivo prima di aver maturato un'anzianità di almeno cinque anni nel livello di appartenenza. L'accesso ai livelli superiori a quello iniziale è programmato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che, con proprio decreto, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, determina annualmente il contingente massimo di personale docente per ciascun di tali livelli professionali. .......


Dalla Legge finanziaria


Art. 16: Disposizioni in materia di organizzazione scolastica

1.
Per la proroga delle attività di cui all’articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è autorizzata, per l’anno 2005, la spesa di 375 milioni di euro.
2. Per l’anno scolastico 2005/2006, la consistenza numerica della dotazione del personale docente in organico di diritto, non potrà superare quella complessivamente determinata nel medesimo organico di diritto per l’anno scolastico 2004/2005 .
3. L’insegnamento della lingua straniera nella scuola primaria è impartito dai docenti della classe in possesso dei requisiti richiesti o da altro docente facente parte dell’organico di istituto sempre in possesso dei requisiti richiesti. Possono essere attivati posti di lingua straniera da assegnare a docenti specialisti, solo nei casi in cui non sia possibile coprire le ore di insegnamento con i docenti di classe o di istituto. Al fine di realizzare quanto previsto dal presente comma, sono attivati corsi di formazione, nell’ambito delle annuali iniziative di formazione in servizio del personale docente, la cui partecipazione è obbligatoria per tutti i docenti privi dei requisiti previsti per l’insegnamento della lingua straniera.
4. A partire dall’anno scolastico 2005 – 2006, al fine di ampliare la disponibilità e fruibilità a costi contenuti, di testi, documenti e strumenti didattici, da parte delle scuole, degli alunni e delle loro famiglie, i libri di testo scolastici possono essere prodotti in via sperimentale ai fine della loro adozione nelle scuole del primo ciclo dell’istruzione di cui al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59 e negli istituti di istruzione secondaria superiore, nella doppia versione, a stampa, e “on-line” scaricabile da Internet.
5. I libri di testo sviluppano i contenuti essenziali delle indicazione nazionali dei piani di studio e sono realizzati in fascicoli o in sezioni tematici a sé stanti corrispondenti ad unità di apprendimento, di costo contenuto e possibilità di successivi arricchimenti e aggiornamenti. Essi sono composti in materiali leggeri, in modo da ridurre il peso trasportato dagli alunni.
6. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca determina, con decreto non avente natura regolamentare, le caratteristiche tecniche dei libri di testo ed il prezzo massimo dei libri stessi nelle due versioni di cui al comma 4, assicurando comunque il compenso per il diritto d’autore e la copertura dei costi di produzione.
7. A decorrere dall’anno scolastico 2005 – 2006, i dirigenti scolastici adottano le disposizioni organizzative idonee a consentite la conservazione, presso la scuola, di libri e del restante materiale didattico in uso agli studenti.
8. Per l’attuazione del piano programmatico di cui all’art. 1, comma 3, della legge 28 marzo 2003, n. 53, è autorizzata, a decorrere dall’anno 2005, l’ulteriore spesa complessiva di 110 milioni di euro per i seguenti interventi: anticipo delle iscrizioni e generalizzazione della scuola dell’infanzia, iniziative di formazione iniziale e continua del personale, interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare la realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione.
9. Per la realizzazione di interventi di edilizia e per l’acquisizione di attrezzature didattiche e strumentali di particolare rilevanza da parte delle istituzioni di cui all’art. 1 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, è autorizzata a decorrere dall’anno 2005 la spesa di 10 milioni di euro

Anna Pizzuti - 14-10-2004
Il tempo pieno svuotato, e la prevalenza del tutor sono stati e sono i punti catalizzatori del contrasto alla riforma della scuola.
Di pochi, invece, l’ attenzione su altri aspetti, per seguire i quali - ad onor del vero - occorrerebbe un lavoro simile a quello degli artisti bizantini che componevano con perizia i mosaici più complessi, accostando, pazientemente, tessera dopo tessera.
Immaginiamo che uno di questi artisti provi a comporlo oggi, un mosaico, con le schegge impazzite di quella che alcuni, ancora, chiamano riforma della scuola.
Umberto Novelli - 13-10-2004
Leggevo la bozza di progetto che ha il governo a riguardo della tripartizione in fasce degli insegnanti. Bisognerà restare nella fascia di attribuzione almeno 5 anni a prescindere dai titoli. Solo dopo tale periodo si potrà sperare di far valere i ...
Dedalus - 13-10-2004
Che differenza c’è tra figura (docente) e funzione? Dicesi FIGURA “la persona stessa, in rapporto alle caratteristiche che riassume in sé, in rapporto al ruolo, alle funzioni che deve svolgere”.
Si intende per FUNZIONE “un’attività che una persona ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 13-10-2004
“ ( … ) Chi si vergogna del ministro italiano quando i disperati in fuga dalle nostre guerre e dalle nostre carestie, vengono caricati come pacchi sugli aerei della deportazione appena approdano sfiniti a Lampedusa;

chi non sopporta di vederli ...
ilaria ricciotti - 12-10-2004
Il paesotto

Sei come un cerbero sempre affamato
ti ingozzi di ciarle
persino di chi non è ancora nato.

Dune

Silenzi interminabili.

La pace regna
sovrana
in uno spazio
dove lo sguardo
e l'anima si perdono.
Aniat - 12-10-2004
Questa Associazione invita Sindacati e Associazioni

• a sollecitare il MIUR ad aprire un tavolo di trattativa sulla revisione della classi di concorso contemplando quella relativa a tecnologia e informatica da assegnare agli attuali docenti di educazione tecnica;
• a prevedere, nell'ambito della revisione delle Indicazioni Nazionali, entro i diciotto mesi dall'entrata in vigore della riforma Moratti, l'aumento delle ore a Tecnologia scorporandola dall'area disciplinare matematica-scienze-tecnologia;
• a promuovere un incontro con il sig. Ministro per discutere l'intera tematica sulla educazione tecnica con trasparenza, sincerità, realtà, verità, autenticità, oculatezza e senso del dovere, credenziali necessarie per la carica che ricopre e per la funzione che svolge.

ed invita il Ministro Moratti

• ad aprire un tavolo di trattativa sulla revisione della classi di concorso contemplando quella relativa a tecnologia e informatica da assegnare agli attuali docenti di educazione tecnica;
• a prevedere, nell'ambito della revisione delle Indicazioni Nazionali, entro i diciotto mesi dall'entrata in vigore della riforma, l'aumento delle ore a Tecnologia scorporandola dall'area disciplinare matematica-scienze-tecnologia;
• a promuovere un incontro con l'Aniat per discutere l'intera tematica sulla educazione tecnica con trasparenza, sincerità, realtà, verità, autenticità, oculatezza e senso del dovere, credenziali necessarie per la carica che ricopre e per la funzione che svolge.
Grazia Perrone - 12-10-2004
Ancora una "picconata" sulla legge 148/90 già, implicitamente, abrogata dal decreto n. 59 per quanto concerne il "team" docente avente pari dignità giuridica e professionale. Ad essere - implicitamente - abrogato dalla legge Finanziaria 2005, questa volta, è l'articolo 10 (al quale fa seguito il decreto ministeriale attuativo del 28 giugno 1991) che introduce l'insegnamento obbligatorio - operato da docenti appositamente formati e preparati in raccordo con il team docente - di una lingua comunitaria a partire dalla classe seconda. E' un ulteriore passo avanti (o indietro?) verso il/la maestro/a tuttologo/a antecedente il 1990. Un bel tuffo nel passato spacciato - in nome della razionalità del sistema - per modernità. Riporto, di seguito, il commento di Tuttoscuola Focus n. 72/168 dell'11 ottobre 2004 che - tanto per cambiare - fa intendere, dal titolo, che l'iniziativa "siniscalense" di formare tutti i docenti della scuola primaria (in maniera "generalista" e non in modo approfondito e specialistico) sia cosa nuova, buona e giusta ... smentendosi, nella stessa news, poche righe dopo. E' un modo scorretto di fare "informazione" che va stigmatizzato. E denunciato.

Gianni Mereghetti - 11-10-2004
In alcune scuole sta succedendo una cosa “strana”, quella della limitazione dell’apertura pomeridiana. E’ per ora un intervento soft, in quanto, contro la prassi consolidata dell’apertura della scuola tutti i pomeriggi, riduce a due o tre giorni la ...
Gennaro Capodanno - 11-10-2004
Una buona notizia per gli studenti napoletani. Con circolare prot. 17520/P del 6 ottobre scorso il direttore generale scolastico per la Campania, Bottino, ha emanato le disposizioni indirizzate a tutti i Dirigenti scolastici della scuole statali e ...
Giuseppe Aragno - 09-10-2004
La ricerca storica ti fa giramondo. Non tanto perché, dietro le tracce di uomini e cose, ti metti talora materialmente in viaggio - e il percorso ti è ignoto: lo dettano i fatti e le passioni che ricostruisci - quanto perché, dal tuo osservatorio locale, segui l’itinerario ammaliante delle idee e degli ideali: non hanno confini. Un viaggio uin po’ amaro, m’è capitato di farlo pochi giorni fa in archivio. Seguivo Federico Zvab, un istriano, incontrato alla testa di insorti nelle Quattro Giornate, e mi è parso assurdo che di un uomo della sua tempra si sappia poco o nulla e che nessuno abbia pensato di intitolargli una strada. Una strada come quella che si propone a Napoli per Giorgio Perlasca.
Non è questione di toponomastica, e nemmeno del fatto che Perlasca fu volontario in Spagna dalla parte opposta a quella in cui si schierò Zvab, benché sia inevitabile pensare che, in Spagna, i Perlasca avrebbero potuto ammazzarli i miei Zvab. E allora, mi domando, chi avrebbe fatto poi le Quattro Giornate. Ma non è questo il punto.E’ che Perlasca, non più fascista e non antifascista, tiene per sé, se mai la sente, la ripulsa morale per le leggi razziali e, scoppiata la guerra, è incaricato d’affari nei paesi dell’Est con lo status di diplomatico: rappresenta il regime. Vive così, in una condizione ambigua la tragedia dell’Olocausto sino alla soluzione finale, e in extremis, con un moto di pietà, risolve un sopraggiunto confitto interiore; non scioglie però il nodo cruciale della responsabilità personale nei confronti del fascismo, contro il quale non si schiera mai apertamente.
E’ per questa sua condizione di ambiguità che, quando i tempi sono parsi maturi, Perlasca è diventato strumento di una sottile e pericolosa operazione di “maquillage” politico, di recupero di immagine del fascismo, attraverso quella “dottrina della pacificazione”, per la quale, di fatto, il revisionismo vince la partita.
Giuseppe Aragno - 09-10-2004
Le donne: un mondo - il mondo - messo a fuoco in una camera oscura e rivoltato -quella sì, quella davvero fu rivoluzione - un, mondo nato ai margini dell’altro in cui vivevo, e diventato d‘un tratto l’occhio della terra.
Le donne, vetri e pietruzze rilucenti, d’età diversa, condizione varia, eppure equivalenti, solidali, senza ufficiali e soldati: stesse parole di un linguaggio antico.
Non lasciatevi incantare dall’inganno del tempo. Lo so, voi le vedete oggi, piegate su stesse dal saldo in rosso che abbiamo accumulato con la vita. Peggio, assai peggio. Voi le vedete disanimate, neutralizzate, nelle dosi prescritte di pellicola tagliata, ridotta, censurata, stravolta e montata con inesorabile perizia tecnica, dagli eterni soldati di ventura della manipolazione televisiva, che prestidigitano la storia nei documentari o raccontano chi fummo e insieme che facemmo. Voi le vedete, come pupazzi abbigliati secondo comune regole formali, intruppate nei cortei della protesta, bocche che urlano, ma non hanno la voce o le parole, stereotipi al femminile d’una generazione ridotta a merce di consumo intellettuale, simboli commerciabili di un eterno luogo comune: il contrasto tra generazioni.
Ma è una bestemmia.
Chi le ha viste lo sa: fu come sognare. Anna Kuliscioff, Maria Rygier, Angelica Balabanof, Maria Verone: mi sembrò che incarnassero i modelli che avevo dell’universo ribelle femminile. E loro no, loro ostinate e nuove, mi cambiarono l’universo e mi tolsi dalla testa la tentazione di fare accostamenti. Non c’era modello che tenesse: facevano politica secondo libertà, opponevano il riso e il pianto, le unghie e i denti all’antica bestialità di lacrimogeni e manganelli. Donne, come finalmente le vidi in un pianeta unico in cui vivere insieme - e pensai fosse per sempre - corali, uguali, dignitose pensarono un mondo nuovo e ci strapparono tutta quanta la parità che si poteva.
Nulla di tutto questo resta. Nelle manipolazioni dei soldati di ventura le donne sono pupazzi vestiti secondo una maniera, intruppati nei cortei della protesta, con le bocche che urlano senza voce o parole. Furono invece bellezza trasparente, corpi lievi che ballavano tenendosi sottobraccio senza toccare terra, furono dita veloci su corde di chitarra, sfrontate mani in alto sopra la testa, i pollici contro i pollici, gli indici contro gli indici, e trovarono parole che hanno scalato montagne.

Grazia Perrone - 09-10-2004
Rocco Buttiglione c'è cascato un'altra volta. All'indomani della vittoria elettorale del centrodestra con una (malaccorta) intervista concessa - il 16 maggio 2001 - al quotidiano La Stampa di Torino si è "giocato" la potrona di ministro della (non più pubblica) Istruzione.

Oggi, con avventate esternazioni integraliste (cattoliche), rischia di giocarsi la poltrona di vice presidente della Commissione europea con un portafoglio "pesante": Giustizia, libertà e sicurezza.

Ma quale "giustizia e libertà" può assicurare un soggetto (...)"bollato da Cuore con l'appellativo di cleropositivo? (...)". Che considera un prioritario obiettivo "cuturale" (sic!) la reintroduzione della sanzione penale per le donne che praticano l'aborto con la - logica dal suo punto di vista - conseguenza di considerare la revisione della legge 194 più importante della devolution?

E che considera gli omosessuali dei peccatori il cui comportamento è - da un punto di visto "tecnico" (!?) - "indice di disordine morale"?

Ma è sulla concezione della Storia, espressa nella già citata intervista, che vorrei soffermarmi un attimo per il - dichiarato e ostentato - rifiuto nei confronti di una cultura (quella di Sinistra ... o presunta tale) che (testuale) "ha sognato una società perfetta dimenticando che gli uomini stanno sotto il segno del peccato originale".
Aldo Ettore Quagliozzi - 09-10-2004
Ha scritto Umberto Galimberti nei giorni più afosi di questa ultima estate, allorquando il clap-clap nazionale era al meglio del suo dirompere, e l’onda lunga della trasgressione ispirata dalla torrida stagione coinvolgeva magnificamente le genti del bel paese, impegnatissime in statuarie esposizioni al sole delle affaticate membra, incuranti o perlomeno dimentichi delle afflizioni passate ma comunque incombenti al ritorno dei primi refoli freschi , forieri questi di ben altre tempeste:

“ ( … ) Dopo vent’anni di televisione commerciale, la cultura, per diffondersi, deve fare i conti con la pubblicità e con il mercato, e quindi, per via di questi conti, deve abbassare paurosamente il livello e diventare sempre meno “ cultura “ e sempre più “ spettacolo “.
E questo perché abitiamo un mondo che i media hanno reso più visivo che riflessivo, più emotivo che ponderato.
Se ad esempio un uomo di pensiero va in televisione è bene che non parli più di 10 secondi e soprattutto che sia capace di riempire quel tempo con slogan efficaci e con dettati ipnotici, che non sono cultura ridotta in pillole, ma riflessi narcisistici che riverberano non tanto l’efficacia del pensiero, quanto la prontezza dei riflessi.
( … ) A questo punto all’intellettuale non resta che prodursi in una sorta di “ schizofrenia funzionale “ che gli consenta di dividersi tra l’uomo di spettacolo per far arrivare al pubblico qualche scampo culturale, e l’uomo di studio capace di chiudersi rigorosamente e per la maggior parte del suo tempo nello spazio confortante dei suoi libri, per recuperare, non davanti agli altri, ma davanti a se stesso, quel minimo di dignità che gli consente di maturare qualche degno pensiero da destinare a quella volgarizzazione che si chiama “ divulgazione “.
Questo compito non è mortificante per l’intellettuale, che ha comunque il vantaggio di condurre una vita non alienata. E’ mortificante per la cultura che, per sopravvivere, ( … ), deve rivestire i panni della spettacolarità.


Il brano riportato è tratto da uno scritto di Galimberti dal titolo “ L’applausometro del pensiero “ ed è apparso sul quotidiano “ la Repubblica “ del 3 luglio.
La omologzione della televisione pubblica ai caratteri propri della televisione commerciale è il peccato più grande compiuto, nel corso degli anni, da tutti coloro che si sono avvicendati nella sua gestione.
Non esiste colorazione politica o di schieramento alcuno che possa in qualche modo accampare una differenziazione di atteggiamento e di comportamento, tanto che tutti i gruppi dirigenti, di qualsiasi schieramento politico che abbiano avuto responsabilità dirette, hanno fattivamente concorso alla creazione dello sfascio odierno del servizio pubblico televisivo.
Da occasionale spettatore di spettacoli di intrattenimento è potuto accadere anche a me, nel pomeriggio di una recentissima domenica, assistere alle scempiaggini di una trasmissione condotta allegramente su di una rete Rai che, nell’occasione, si era premurata di fare intervenire un intellettuale di grande risonanza, il poeta Tonino Guerra; la sua presenza era di certo la necessità di dare alla trasmissione una parvenza di intelligenza e credibilità.
Il tutto è filato incentrando l’essenza e l’attenzione della vacua orrenda trasmissione sulla presenza di un altro ospite e delle di lui avventure amorose, stante la celebrata e riconosciuta dai più sua capacità di conquistare i cuori delle più celebri bellezze femminili.
Quanto sarà costata al cittadino utente quella sbalorditiva ed inutile partecipazione? E’ potuto accadere che l’intellettuale di turno, rompendo forse gli schemi consolidati e le abitudini imposte, abbia al momento del congedarsi “ strigliato “ sia i responsabili della trasmissione sia i partecipanti della stessa, con un parlar fuori dai denti meritevole di essere ripreso, nei giorni successivi, dalla libera stampa del bel paese. Ed invece il nulla sullo scabroso episodio.
E spiando nel giardino altrui, dove l’erba del vicino è sempre più verde, riporto la corrispondenza di Udo Gumpel, tedesco, ma che vive e lavora a Roma come corrispondente del servizio pubblico di quel paese dal lontano 1984. E’ come spiare attraverso il buco della serratura altre realtà tanto vicine a noi geograficamente, ma distanti anni-luce nella conduzione e nella considerazione sociale, e scoprire che il verde degli altri è effettivamente un verde diverso.
Fuoriregistro - 09-10-2004
Oggi, in nessuna nazione civile il distacco tra possibilità vitali e la condizione attuale è così grande: tocca a noi di colmare questo distacco e di dichiarare lo stato di emergenza
Era il 28 novembre del 1943 quando Giame Pintor scriveva la sua ultima lettera al fratello Luigi, prima di cadere, a ventiquattro anni, in uno dei primi episodi della guerra partigiana.
E sembrano parole rivolte anche a noi, alla nostra condizione attuale.
E’ la prima volta, nella storia dei nostri ultimi sessanta anni, che siedono al governo forze del tutto estranee alla nascita della nostra democrazia e della nostra Costituzione. Ed anche forze che l’hanno apertamente combattuta.
Non è un dato puramente cronologico. Bisogna tenerlo presente, analizzando qualsiasi loro scelta, qualsiasi atto.
…… se imparare vuol dire non apprendere, ma “conoscere insieme” togliere agli altri la parola propria” .
E’ ancora Giaime Pintor a parlarci, ed è stata la sua felice intuizione che ci ha accompagnato in questo lavoro di raccolta delle riflessioni sulle Indicazioni nazionali relative alla Storia. Prescrizioni, più che Indicazioni, che consideriamo riflesso evidente e traccia profonda di come si intenda formare il pensiero e determinare le scelte che segneranno il futuro.
Dichiariamo perciò lo stato di emergenza per l’insegnamento della storia
Con un profondo e consapevole spirito di parte: quello che ci fa stare dalla parte della scuola.
Ilaria Ricciotti - 08-10-2004
La pioggia ha ceduto il suo posto
ad un sole
luminoso,
che riscalda
esseri
e
cose.
Claudia Fanti - 08-10-2004
LA STORIA NELLA SCUOLA DI BASE: UNA DISCUSSIONE

Una vasta mobilitazione di insegnanti e docenti universitari, che criticano le indicazioni ministeriali sui programmi di storia nella scuola di base, e discutono sulle forme di insegnamento della disciplina. Le Voci ne rendono conto, pubblicando il testo di un appello e alcune osservazioni di Rolando Dondarini, seguiti dalle indicazioni normative.
È un piccolo contributo alla discussione aperta e documentata; nella convinzione che, al di là delle diverse posizioni, nella riforma in corso manca proprio la ricerca di un confronto pubblico - ed è una mancanza grave. Nella rubrica delle segnalazioni sono indicati anche i prossimi incontri su questo tema.
Chi aderisce all'appello può rispedire il testo all'indirizzo: rolando.dondarini@unibo.it specificando i propri dati. Il testo e l'elenco delle adesioni anche all'indirizzo web:
http://xoomer.virgilio.it/festastoria/Appello.html
(Rolando Dondarini è docente di storia medievale e didattica della storia all'università di Bologna).
Osservazioni e commenti - e benvenuti i discordi - a insegnare@iger.org


Pino Patroncini - 07-10-2004
Brutta faccenda la Storia. Non quella che si studia a scuola, che anzi serve a capire tante cose (come si vedrà anche qui), ma quella vera che si vive e che si è vissuta, che altri hanno vissuto prima di noi. E questo vale anche per la storia della scuola o dell’educazione in ciascun paese.
Sì, perché spesso quando si sente parlare di innovazioni da introdurre nei sistemi scolastici, nel nostro in particolare, si magnificano le virtù di questo o quel meccanismo prescindendo non solo dai contesti sociali politici economici e culturali ma anche dalla storia di ciascuna istituzione scolastica e della società che l’ha prodotta così come è. Invece siccome la scuola non è un ufficio dell’anagrafe ( eppure anche questi hanno la loro storia!) bensì è ambiente di relazioni vitali, essa vive di relazioni interne e dell’effetto di relazioni esterne assai più di quanto molti improvvisati tecnocrati ( non sono neppure tali per davvero!) vogliano credere e far credere.
E la scuola italiana, piaccia o non piaccia agli amanti della valutazione all’ultimo grido, ai fautori del cambiamento-non-importa-quale ad ogni costo, agli architetti dei modelli organizzativi, agli individuatori degli sbocchi a-ciascuno-il-suo, agli spregiatori della categoria docente ( che ha tutti i difetti, ne convengo, tranne quello di farsi abbindolare dal mito liberista) – la scuola italiana ha una sua storia. O meglio ce l’ha la società che così l’ha prodotta nel tempo.
O meglio ancora che ne ha prodotto gli handicap. E due, in particolare, qui ci interessano.

Maurizio Tirittico - 07-10-2004
Ovvero natura e fini degli Obiettivi Specifici di Apprendimento

Su “Azienda Scuola” di martedì 5 ottobre c. a., a pag. 35, nella tabella relativa al Glossario delle Indicazioni nazionali che accompagna l’articolo di Giorgio Sciotto, Nuovi programmi solo indicativi, leggo che gli Obiettivi Specifici di Apprendimento afferiscono a Conoscenze o abilità di una disciplina che lo studente deve possedere al termine della classe o del biennio.
Si tratta di una definizione non corretta, che rischia di aggravare ulteriormente lo stato di confusione che la legge 53 ed il primo decreto applicativo hanno già creato nelle scuole.
Lungi da me una difesa d’ufficio della riforma, ma è doveroso ricordare quanto segue.
L’epigrafe della legge 53/03 recita testualmente: Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale. Si tratta di una definizione indotta dalla applicazione del nuovo assetto costituzionale di cui alla legge costituzionale 3/01. Com’è noto, l’articolo 117 (attualmente oggetto di riforma nell’attuale Parlamento) recita testualmente che “lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie”; e, tra queste, ai punti n) ed m) ritroviamo le “norme generali sull’istruzione” e la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Si tratta dei due punti recepiti dalla legge 53/03: pertanto la legge detta le norme sull’istruzione nel suo complesso, e detta quali sono i livelli essenziali delle prestazioni che i servizi scolastici e formativi devono garantire su tutto il territorio nazionale.
Le Indicazioni nazionali che sono allegate in via transitoria al dlgs 59/04, applicativo della legge per quanto concerne la scuola che lato sensu possiamo chiamare di base, non possono non richiamarsi ad uno dei suoi fondamentali principi ispiratori: il fatto, cioè che le istituzioni scolastiche autonome (e l’autonomia è oggi anche precetto costituzionale) devono garantire ai fruitori del servizio livelli tali di prestazioni al di sotto dei quali non possono scendere.....

...Subito dopo Sciotto afferma che “gli obiettivi di apprendimento riguardano gli studenti”. Ma è una sua deduzione, una sua estrapolazione. Si tratta di una affermazione che non compare mai nelle Indicazioni!

Che il tutto sia un gran pasticcio non dipende da me né da Sciotto, che, come tanti altri, con tanta buona volontà cerchiamo di leggere e comprendere le fumisterie, i gliommeri e le farse di queste tediose Indicazioni, anche perché le scuole chiedono lumi in questo gran bailamme! E lo spirito di servizio a volte è più forte dello spirito critico! Er pasticciaccio, detto alla romana, l’ha combinato Viale Trastevere. Sarebbe ora che gli anonimi del fantomatico GdL venissero allo scoperto e, come i servi dell’antica Roma, da veri ministri, ci facessero luce in questi angiportus transtiberini!!! E se lo facessero pedissequamente, alla lettera, sarebbe l’optimum!

Laura, 9 anni - 06-10-2004

C’era tanto fumo, dei lampi e si sentivano i rumori. C’erano i buoni e c’erano i cattivi. Ma anche in mezzo ai cattivi c’erano i buoni, forse anzi sicuramente. Allora mi chiedo: come fanno i soldati buoni a sapere dove sono i cattivi? Come fanno a essere sicuri a non bombardare i buoni? E se non lo sanno come fanno ad essere buoni?

Francesco Mele - 06-10-2004
Mi rendo conto che l'unità sindacale richieda la ricerca di equilibri non sempre facili da raggiungere.
Forse per questo nel volantino di proclamazione non è resa esplicita la richiesta di abrogazione della legge 53 e il ritiro del decreto 59.

Ritengo d’altra parte che il movimento, pur proseguendo i percorsi già avviati e da avviare, debba appoggiare questa mobilitazione, questo sciopero, che possono rappresentare un punto di snodo rilevante per la lotta alla politica scolastica del governo. Per questo penso che dobbiamo impegnarci a fondo per la riuscita complessiva della mobilitazione, promuovendo al massimo la partecipazione dei lavoratori, dei genitori, degli studenti, dei cittadini.

Penso però che queste parole d'ordine, ABROGAZIONE, RITIRO, BLOCCO, debbano arrivare forti e chiare a chi avrà, prima o poi, la responsabilità di decidere se tradurle o no in programma politico.

Comitato Genitori ed Insegnanti di Soliera - 06-10-2004
E’ di spessore e variegato il movimento che ormai dall’anno scorso chiede in diverse forme e in sostanza l’abrogazione della “Riforma Moratti”.

Dall’inizio dell’anno scolastico sono continue le iniziative di raccolta firme che vedono, in generale ...
un'insegnante - 06-10-2004
Il problema per cui vi scrivo è certamente piccolo piccolo, tuttavia è ugualmente significativo del clima che si respira in Italia.

Mi riferisco al diffuso malessere di noi insegnanti a causa della riforma Moratti.

Non si tratta di volersi ...
Mario Menziani - 06-10-2004
Si stava lì, malinconici in quella malinconia di stazione e nebbia.
Si attendeva il treno in un silenzio quasi irreale, senza guardarsi neppure in faccia. Nessuno aveva il coraggio di parlare. Come se un non so che di ritegno, o peggio, un senso di vergogna per quella sensazione di impotenza e di sconfitta, costituisse una barriera di incomunicabilità tra chi per quella sconfitta doveva partire e chi, pur sconfitto ma più fortunato, almeno per il momento, l’aveva scampata bella.
C’erano tutti i colleghi alla stazione, con tanto di bandierine colorate per i saluti. La mattina, piuttosto uggiosa, s’intonava alla mesta cerimonia dei saluti. Fu Tarozzi a rompere quel silenzio.

Pierluigi Nannetti - 06-10-2004
Mi pare lodevole l’intenzione di chi sostiene che il Parlamento debba fare leggi che non siano solo e semplicemente compatibili con la Costituzione, ma che ne attuino concretamente e finalmente i principi, specialmente per ciò che riguarda i diritti dei lavoratori, che negli ultimi anni sono stati alquanto trascurati. E non solo dall’attuale governo: i Co.co.co., la flessibilità (che significa semplicemente precarietà) etc. sono state invenzioni del precedente governo.
Le condizioni generali, di vita e di lavoro, dei lavoratori dipendenti sono talmente peggiorate, che c’è chi ritiene addirittura che sia nuovamente in agguato un rigurgito di lotta di classe!
Le tesi che prevalgono, a destra e a sinistra, consistono nel sostenere che la migliore soluzione di ogni problema sociale sarebbe data dal mercato; perfino il rapporto tra pubblico e privato sarebbe risolvibile con un’efficiente regolamentazione dello stesso mercato. Destra e sinistra si distinguono solo per gli strumenti, che vorrebbero utilizzare, ma non per le convinzioni di fondo sulla bontà di “Sua Maestà”: il Mercato.
Ecco perché a nessuno interessa riesumare la Costituzione e i suoi principi.
Invece è molto interessante conoscere esattamente quello che la Costituzione sostiene in materia di diritti dei lavoratori, anche perché tutti quelli che assumono funzioni di governo debbono giurare fedeltà alla Costituzione; ed una ragione ci sarà.
Così si può scoprire che, secondo la Costituzione, il rapporto tra pubblico e privato non va letto sull’efficienza dello stesso mercato, ma va inquadrato dal punto di vista della tutela del lavoro e della preminenza dell’interesse pubblico su quello privato.
I primi 4 articoli enunciano principi molto forti, principi che non hanno avuto mai piena attuazione, così come del resto è accaduto a quegli articoli, che non si limitano ad enunciare principi generali, ma che entrano anche nel merito e nei dettagli.
Se la Costituzione ha da essere attuata, ciò dovrebbe essere vincolante soprattutto per quelle parti che indicano al legislatore, in maniera abbastanza precisa, che cosa deve fare. Ad esempio proprio per quegli articoli che trattano del sistema economico e dei diritti dei lavoratori.

Gloria Sica - 05-10-2004
Spettabile redazione,

forse potrebbe essere utile divulgare la notizia relativa al comportamento antisindacale del CSA di Frosinone, secondo decreto del Giudice del lavoro del Tribunale di Frosinone, dr.ssa Marini, datato 9 settembre 2004, che ha ...
Cub Scuola - 05-10-2004
Le scuole di La Spezia sono ridotte a chiedere, per garantire il rientro pomeridiano, da 12 a 20 euro al mese alle famiglie

Come è noto, il Ministro dell'Istruzione (non più pubblica) Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti ha garantito che la sua ...
Pierangelo Indolfi - 05-10-2004
Con una certa delusione nel volto, mia figlia Letizia mi mostra un passaggio del suo libro di letteratura latina del primo liceo classico.

Su di esso è presente il seguente passo:
"Un'analisi accurata del lessico latino nella sua fase ormai ...
Pierangelo - 04-10-2004
Oggi è San Francesco.

In questi tempi difficili, un solo episodio della vita di San Francesco d'Assisi diventa più importante di tutti gli altri: l'incontro con il Sultano. Lo riporto dalla lettera che il recentemente scomparso Tiziano Terzani ha ...
Gianni Mereghetti - 04-10-2004
Intervenendo sul fatto che metà degli abitanti di Milano sceglie la cremazione il prof. Emanuele Severino ha messo in evidenza che questa scelta non è motivata solo da esigenze pratiche, ma ha dei chiari fondamenti culturali. Per il prof. Severino la diffusione della cremazione è il segno preoccupante di un lento abbandono al nulla, abbandono che è davanti alla morte perchè rappresenta il modo normale di affrontare la vita. La cremazione sarebbe quindi un indizio del nichilismo dominante, tanto che vita e morte alla fine hanno lo stesso valore, il nulla! Però per Severino più forte di questo cadere nel nulla è presente nel nostro cuore "un’altra voce - quella autentica - che dice che l’uomo non è cenere, ma è eternamente salvo dal nulla e che la sua è la morte di chi, pur morendo, in quella salvezza eternamente permane”.

Ha ragione il prof. Severino! Se la pratica della cremazione fosse l’affermazione del nulla sarebbe da rifiutare perchè significherebbe la negazione del giudizio ultimo della ragione, quella della positività dell’essere. Del resto la Chiesa stessa permette la cremazione “se tale scelta non mette in questione la fede nella resurrezione dei corpi” (Catechismo della Chiesa Cattolica).

Grazia Perrone - 04-10-2004
La memoria storica - in epoca di revisionismo imperante e di "epurazione" dei testi storici - fa paura. Non solo in Italia. In Spagna, negli ultimi mesi, la "riscoperta" delle fosse comuni nelle quali sono state sepolte decine di persone (uomini e donne compromessi/e nella Seconda Repubblica ) sta riproponendo un tema a lungo rimosso dalla memoria collettiva: il carattere di massa della sollevazione popolare seguita all'Alzamiento di Franco che vide il popolo di Barcellona (e della Catalogna) in prima linea contro i golpisti. Unitamente al ruolo, preponderante, svolto dagli anarchici nella - iniziale ed effimera - vittoria delle forze democratiche. Riporto, di seguito, un significativo estratto di un articolo pubblicato sul Corsera del 3 ottobre 2004 (firmato da Aldo Cazzullo) che riporta alcune (e non nuove) inesattezze storiche la prima delle quali è rappresentata dal fatto che gli "anarchici non vuotarono gli arsenali" militari quel 19 luglio del 1936 ... come sostiene il giornalista.

Aldo Ettore Quagliozzi - 04-10-2004
Sol chi difetta della memoria storica ha potuto illudersi che attorno alla vicenda delle due Simona si potesse cementare la solidarietà senza etichette, propria di un vero e grande paese.
Ma questo bel paese non ha mai vissuto della solidarietà vera e disinteressata, non ha mai riposto la sua litigiosità se non all’interno degli ambiti del più deleterio familismo, delle sue varie sacrestie e confraternite, che ricoverano convenientemente, all’occorrenza, anche i figuri più spregevoli che possano in esso liberamente circolare.
E’ un paese disgraziato in verità, poiché non riesce a gioire nel suo più profondo neanche in presenza delle sventure le più tragiche e strazianti; esse servono invece a cementare la solidarietà all’interno delle opposte fazioni, a far sì che i vincoli, anche i più abietti ed incoffessabili, trovino modo di rinsaldarsi per esere pronti alla controffensiva alla occasione prossima ventura.
le vicende di questi nostri giorni sconfortanti confermano come non possa esserci nel bel paese fatto, avvenimento o qualunque altra cosa che siano apportatori di disinteressata, vera solidarietà.
E’ il bel paese la culla dei “ pacificatori in armi “ che dileggiano i “ pacifisti senza armi “, i quali ultimi accorrono ovunque armati solo delle loro idee, del loro disinteresse, del loro grande animo, e con quelle armi faticano, aiutano e muoiono.
Non c’è spazio per loro nel pensiero unico dominante nel bel paese; a loro viene richiesta l’abiura, in cambio di una loro ammissione sul palcoscenico unico e dominante dei moderni mezzi di disinformazione. E se l’abiura non perviene nel tempo utile e stabilito il dileggio è d’obbligo...

Arturo Ghinelli - 02-10-2004
Nella società dei consumi e dell’abbondanza preferiamo comprare qualsiasi cosa ” per il bene” del bambino, anche le medicine più pericolose. Quasi sempre però ciò che servirebbe al bambino sarebbe una migliore relazione con lui, stare col bambino in modo intenso, non distratto, per cercare di capirlo, per cercare di capire anche quello che non riesce ad esprimere con le parole, ma che ci fa capire magari con l’iperattivismo. Credetemi, oggi tutti i bambini soffrono di irrequietezza, difficoltà di concentrazione, sbadataggine, impulsività, svogliatezza, poca disponibilità all’ascolto.
Se i vostri figli sono già grandi, potete chiedere alle maestre e alle professoresse, specialmente quelle che hanno iniziato una prima da qualche giorno e vi diranno che per ogni generazione che arriva aumentano a dismisura: l’irrequietezza, l’impulsività, la svogliatezza… Diamo a tutti la pillola dell’obbedienza?
Non meravigliamoci poi se qualche anno dopo ci diventano drogati, i primi spacciatori, per loro, siamo stati noi. In particolare quelli tra di noi che fanno di mestiere il neuro psichiatra infantile e pensano di tacitare le ansie delle mamme prescrivendo la medicina, anche se pericolosa. In realtà mettono a tacere solo il bambino. Non sarebbe meglio se il neuropsichiatra chiedesse alla famiglia e alle insegnanti di mettersi insieme,unendo gli sforzi di tutti, per migliorare le relazioni con il bambino e non solo del bambino? Anche quest’anno io ho uno scolaro che chiunque, a occhio, definirebbe iperattivo. Da tre anni è seguito dai servizi di neuropsichiatria infantile, che però non hanno mai parlato con gli insegnanti. Vogliamo chiamarla poca disponibilità all’ascolto? Non ci toccherà prescrivere Ritalin ai neuropsichiatri?
Ilaria Ricciotti - 02-10-2004
Scuola mia, scuola mia,
per piccina che tua sia,
tu mi sembri in balia,
in balia di un cattivo orco,
che ha spezzato il tuo corpo.
Fidati di noi, cara scuola,
non ti lasceremo mai sola.
Omer Bonezzi - 02-10-2004
L’ intervista di Fassino su Repubblica mi induce ad alcune riflessioni.
Il ragionamento si basa sul principio che è inutile chiedere il ritiro delle truppe italiane, ora, in questo momento, perché anche gli americani si stanno convincendo a trovare un'altra soluzione. Propone l’allargamento ( quindi se ci allarghiamo vuol dire che “stiamo”!) ad altre forze che non hanno partecipato alla guerra (quali ?) anche se il principio chiaro, affermato dal segretario del mio partito è che: “non è realistico fare senza gli americani” e non ritiene di presentare mozioni per il ritiro poiché in parlamento perderemmo (quindi per ora stiamo?), ma se entro ottobre non si muove nulla proporremo al parlamento di andarcene e voteremo contro il finanziamento delle truppe italiane in Iraq ( anche se perderemo?).
Purtroppo (dobbiamo dirlo per amor di verità) anche il comportamento degli USA, illegale ed irrispettoso delle regole e del diritto, ha alimentato, giustificato e legittimato agli occhi di masse enormi di diseredati un terrorismo feroce.
Non so se la pace fermerà il terrorismo, so però che il terrorismo avrebbe meno alibi se la questione Palestinese e la vicenda Irachena trovassero una soluzione politica.

Il terrorismo va debellato con azioni politiche, per questo non aiutano a prendere decisioni corrette coloro che vogliono a tutti costi confondere il terrorismo feroce ed ignobile con la resistenza legittima di un popolo contro l’occupazione militare illegale degli Usa e dei famosi “volenterosi”. Usando categorie di giudizio politico, questo sillogismo regala al terrorismo la resistenza degli iracheni. Di conseguenza così si alimenta il conflitto anziché disinnescarlo.
L’unica pre-condizone per evitare di far precipitare l’occupazione militare Usa in una guerra di civiltà e religiosa non può che essere:
una conferenza per la pace, un mandato internazionale dell’Onu per governare l’Iraq, la sostituzione, non l’allargamento (l’Italia da quel pantano se ne deve andare!), con forze provenienti da paesi islamici, finanziate a spese di chi oggi ha invaso illegalmente un paese sovrano, libere elezioni senza la pistola alla tempia agli elettori da parte degli invasori, ed annullamento dei contratti petroliferi che gli Usa ed altri occupanti hanno stipulato con sè stessi.

Di certo il messaggio che fa bene all’Italia è che uno schieramento ampio, maggioritario nel paese, anche se non ha la maggioranza in Parlamento, da subito, vuole il ritiro delle truppe. Secondo me aiuterebbe anche gli americani a rendersi conto che devono andarsene, che sono sempre più isolati nel mondo: Se si illudono invece di potercela fare con l’associazione di altri all’occupazione, davvero quella vicenda rischia di non finire più. Non aiuta l’Italia far sapere al mondo che siamo tutti uniti in attesa di godot. Quindi via, via subito di lì. Ogni occasione per affermarlo va sfruttata.
E se si perde in parlamento, almeno nel paese è chiaro chi vuole che cosa. Il nostro “andiamo”, “stiamo” , “stiamo un pochino” “andiamo forse”,. non aiuta e non serve al paese, così come alla guerra permanente e preventiva di Bush non possiamo contrapporre i penultimatum permanenti e preventivi del listone.

Non è un ragionamento politico quello che faccio? Non so, attenzione che per eccesso di politicità si rischia di diventare surreali! E assemblee costituenti permettendo, c’è ancora la Costituzione italiana, prima parte: in Iraq c’è una guerra e l’Italia la guerra, la ripudia.

Grazia Perrone - 02-10-2004
Oggi 1 ottobre: giornata nazionale contro la riforma Moratti. In tutta Italia si stanno organizzando manifestazioni, feste e scioperi per protestare contro i decreti attuativi (quello già pubblicato in G.U. e quelli preannunciati ma non ancora ufficializzati), chiedere il loro ritiro e abrogare - in ultima analisi - una riforma che stravolge la scuola statale dal punto di vista didattico e da quello dell’organizzazione sociale.
L'onda lunga della protesta inizia dalle elementari (che protestano per il taglio al tempo pieno e per la "messa in mora" del team docente introdotto, appena un decennio fa, dalla Legge 148/90), prosegue alle superiori e si estende ... fino all'università.
L'opposizione sociale che, per tutto l'anno scorso, ha attraversato le scuole e le piazze italiane e che unisce genitori, studenti, personale docente e non docente ai ricercatori universitari ha rallentato, ovunque ha potuto, l'applicazione della riforma Moratti.
E non è poco.
Molte scuole (ex) elementari sono riuscite a difendere gli organici, il tempo scuola, i piani dell'offerta formativa, a rifiutare o "diffondere" la figura del tutor e sono - come mi ha confidato un collega con una battuta che, in questi giorni tristi per i tragici "eventi" irakeni, mi ha fatto sorridere- in attesa delle sanzioni.
Quella che, per la Moratti, doveva essere una marcia trionfale celebrata dai media e osannata dai fans e’ diventata una strada irta e tormentata, e infatti non sono mancate reazioni spropositate che poco hanno a che fare con la democrazia. E che ci rappresentano una compagine governativa sull'orlo di una crisi di nervi.
Dei circa 10 decreti attuativi che - ai sensi della legge n. 53/03 - devono, necessariamente, accompagnare la "riforma" (e che devono essere approvati a tutti gli effetti entro il 19 marzo 2005, pena la decadenza di tutta la legge), solo 1, quello sulle materne-elementari-medie, e’ stato effettivamente varato.
Ed è su questo che si concentra, ora, lo sforzo maggiore del, rinnovato e mai domo, dinamismo sociale.
Nei giorni scorsi i sindacati confederali rompendo gli indugi che hanno contraddistinto la loro azione lungo tutta la primavera scorsa hanno diramato un comunicato nel quale (tra le altre cose) si evince chiaro e netto il (testuale) (...)"rifiuto della proposta di tutor definita dall’Atto di Indirizzo che gerarchizza la funzione docente, rompe la collegialità, indebolisce il rapporto con studenti e famiglie (...)".
L'auspicio è che, rinunciando alla retorica della "trattativa difficile", la smettano con la finzione sociale che ha ne ha contraddistinto, finora, l'azione e, questa volta, facciano seguire - alle parole - i fatti.

Cristina Contri - 02-10-2004
Durante i tre giorni del festival della filosofia, tra una lezione di un filosofo ed un’altra, ho distribuito i volantini con i quali il Comitato Provinciale Scuola Pubblica ricorda i punti cruciali della politica scolastica del Ministro Moratti e annuncia un autunno di fermento.
Mentre avvicinavo questi fogli alle mani delle persone incontravo i loro sguardi e vi intuivo alcune domande, perplessità. Due di questi dubbi si sono tradotti in parole, e hanno continuato ad abitare i miei pensieri durante tutta la durata del festival.
La prima domanda: c’è una guerra, il terrorismo, i sequestri… e noi stiamo qui ad occuparci delle piccole cose di casa nostra, della riforma della scuola italiana?
La seconda è questa: certo che bisogna essere ottimisti per fare quello che fate. Come potete pensare di ottenere ancora qualcosa? Ormai la riforma è arrivata nelle scuole, o no?
La risposta alla prima perplessità è venuta proprio dai filosofi....
Io da questi filosofi che ho ascoltato, ho capito che possiamo parlare di mondo solo come uno spazio e un tempo che è condiviso, il mondo insomma è un luogo comune. Per ragionare sul mondo bisogna fare i conti con l’altro da me: convivenza, comunità, abbraccio, partecipazione, relazione; queste le parole che ritornavano nel cercare i modi possibili di stare al mondo, di starci possibilmente tutti, e di starci in un modo che possa essere sopportabile per tutti.
Allora ho capito che la riforma della Moratti è proprio dentro a questo tema, ma lontano da quello che hanno detto tutti i filosofi. Nella riforma della scuola italiana infatti si pensa in termini individuali, la personalizzazione, che è il pensiero cardine di tutto l’impianto morattiano, si traduce nell’idea che chi ti sta intorno è un potenziale nemico. E come possiamo educare al mondo come luogo e tempo comune se la nostra scuola ha questi presupposti?
Mi sono quindi convinta che il movimento contro la scuola della Moratti deve essere a fianco di tutti i movimenti che chiedono la pace, ci deve essere perché pensare alla pace significa progettare una scuola capace di pensare al mondo come ad un posto che è di tutti; capace di pensare che la persona che hai di fianco non è necessariamente un tuo nemico.
La seconda domanda era legata all’idea che tanto ormai….
Certo, ci vuole davvero dell’ottimismo. Per chi, come molti di noi, si occupa di educazione, l’ottimismo è condizione indispensabile. Perché educare ha a che fare con il futuro, e non potremmo occuparci di futuro se non avessimo speranza. Siamo ottimisti, e questa speranza di poter in qualche modo incidere sulla storia è un progetto politico. È politica lo sforzo che facciamo per non abituarci alla riforma della Moratti, perché la riforma non c’è, e la Moratti tenta di passarla liscia proprio giocando sul fatto che tutti pensano che la riforma ci sia, e si sono già assuefatti a questa scuola. Una scuola che per ora ci è stata solo raccontata alla televisione, negli spot e negli opuscoli. È politica avere il coraggio di pensare che non tutto è già stato fatto. E allora forse ci vuole del coraggio a manifestare ancora. Sì, ci vuole del coraggio ad andare in piazza a Modena, il 2 ottobre, alla manifestazione contro la scuola della Moratti, e noi questo coraggio ce lo abbiamo!
Dedalus - 01-10-2004

“La Riforma una cosa positiva l’ha prodotta: ha scatenato in genitori e insegnanti la voglia di confrontarsi sulla miglior scuola possibile, che non è quella della Moratti, ma forse nemmeno quella che c’era prima”. E ancora: “Il tempo pieno va ...
Piera Capitelli - 01-10-2004
La volontà del centro destra di modificare la parte II della Costituzione - (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 4862) – è contrapposta all’opposizione del parlamento e anche ai pareri degli esperti costituzionalisti.

Occorre ricordare che le modifiche già apportate all’articolo 117 della Costituzione prevedono che restino di competenza esclusiva della legislazione statale la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e le norme generali sull’istruzione.

Sono invece materie di legislazione concorrente quelle relative all’istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale.
Inoltre viene stabilito che spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.

Aldo Ettore Quagliozzi - 01-10-2004
Una prima vita

“ ( … ) Magari guadagnassi 1300 euro netti al mese. Sono dipendente del Comune di Siena dal ’98, come istruttore programmatore a tempo pieno e guadagno qualche manciata di euro oltre i 1000. In più il potere di acquisto è relativo ...
Cub Scuola - 30-09-2004
"In dirittura di arrivo alla Camera dei Deputati la devolution.
Un'altra picconata alla scuola pubblica italiana. Venerdì 1° manifestazione a Piazza Vittorio"


Per quel che riguarda la scuola il disegno di legge assegna alle Regioni la potestà ...
Francesco Mele - 30-09-2004
Carpi, 29/09/2004

Riporto dal sito della Cgil Scuola una news del 28 settembre di cui pare nessuno si sia accorto.
A mio avviso è una notizia molto importante perchè finalmente si decide una mobilitazione della scuola articolata che culmina in ...
Raffaele Ibba - 29-09-2004
Ricevo da Alberto Masala, poeta sardo che vive a Bologna, una richiesta di solidarietà per la lotta dei pescatori di Teulada, e non solo, contro le basi militari.
Sottoscrivo questa lotta che mi pare giusta e legata alla necessità di pace.

Raffaele Ibba - 29-09-2004


Cos’è rischio di vita?
onore di sorte e certezza di morte?

Sottile scudo di pelle di cuore
narra, nel peso di vento,
nomi d’eroi ai figli del tempo
nomi di morti abbuiati di vita
di sangue perduto in gesti
di morte di suppliche a ...
Grazia Perrone - 29-09-2004
Lo avevamo già scritto tempo fa.
Giuseppe Aragno era stato ancor più esplicito
Ora è ufficiale
Le mie previsoni più fosche in merito all'applicazione "dorotea" della norma si stanno avverando e la riforma Moratti sta passando.
Gradualmente si premurano di dirci. Ma sta passando ... nonostante gli appelli alla "resistenza" che proliferano in rete.
E' sufficiente leggere i comunicati sindacali (anche del "mio") per comprendere che la "trattativa difficile" è - in realtà - solo una foglia di fico dietro la quale si cela l'ennesima finzione sociale che ha - nel sindacato che concerta il principale (e consapevole) attore protagonista.
Con la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego (ai sensi e per effetto della legge 29/93 e successive modifiche ed integrazioni) [1] il legislatore ha rinunciato a regolare autonomamente taluni aspetti della legislazione secondaria (quali ad esempio la retribuzione, i compiti e l'orario di servizio del personale docente) avocando a sé la determinazione esclusiva della norma primaria.
Banalizzando molto potrei dire che - al Parlamento - spetta il computo di formulare le leggi; ai Sindacati quello di regolamentarne taluni aspetti.
E che quanto affermo sia vero, lo riconosce implicitamente lo stesso Dacrema quando scrive che prima c'è stata la legge Finanziaria (la n. 662 del '96) e dopo il contratto (del '99 e del 2003).
Quali sono le leggi formulate dal Parlamento sulle quali la contrattazione può intervenire per addolcirne gli effetti senza stravolgerne l'impianto?
Esse sono:
1) La legge 53 del 28 marzo 2003 che - contrariamente a quanto affermato da molti - contiene un, labile, riferimento alla figura del tutor nell'articolo 5, comma 1, lett. g laddove si legge che i docenti appositamente formati possano (testuale) (..)"assumere funzioni di supporto, di tutorato, e di coordinamento dell'attività educativa, didattica e gestionale delle istituzioni scolastiche e formative ;
2) Il 1° decreto attuativo della riforma Moratti, ovvero: la legge n. 59 del 19 febbraio che - all'art. 7 - esplicita e regolamenta giuridicamente la figura del tutor nella scuola primaria (ex elementare);
3) la circolare n. 29 del 5 marzo 2004 che "addolcendo" un po' i toni chiarisce (ma, in realtà, inquieta ancor più) che la figura del tutor non sarebbe una nuova figura professionale ma ... rientra nel profilo professionale docente.
Fin qui la norma primaria votata - a maggioranza e senza un'opposizione sociale e politica degna di questo nome - dal Parlamento.
La norma secondaria affidata alla contrattazione, ovvero il numero dei "fortunati" destinati ad assolvere la funzione tutoriale, le modalità di selezione, l'orario di servizio, le funzioni da espletare, la retribuzione ecc. la stanno ... concertando.
Se ci metteranno poco o tanto non è dato sapere (anche perché i ... "piccioli" sono pochi) ma ... ci informeranno.
Spero.
Ah! Dimenticavo. Ci avevano parlato di un referendum da sottoporre al parere (vincolante? boh!) dei lavoratori. Qualcuno di voi ne sa qualcosa?

[1] Ai sensi di questa norma il contratto - stipulato in regime "privatistico" - non solo è soggetto alle leggi del diritto privato ma assume, immediatamente, il valore di norma cogente avente valore erga omnes senza, ulteriori, atti di recepimento da parte dell'Amministrazione centrale.


Cosimo Scarinzi - 29-09-2004
Il Ministro Siniscalco ha, con ogni evidenza, deciso di tentare di farci rimpiangere il suo predecessore, il mai troppo vituperato Tremonti.
Si propone, infatti, di “congelare” i cosiddetti gradoni, quanto resta degli scatti di anzianità aboliti nel ...
un pentito di essere iscritto alla cgil scuola - 29-09-2004
Da Italia Oggi del 28.09.2004
"Sul tutor ora si cerca l'accordo"

"Tutti fermi, senza contratto non c'è tutor a scuola che tenga. È ´opportuno' attendere la conclusione delle trattative relative all'articolo 43 dell'intesa nazionale, che prevede ...
On. Piera Capitelli - 29-09-2004
In questi giorni la settima Commissione della Camera ha concluso l’esame della proposta di legge n° 2113 presentata dai parlamentari del centro destra. Essa prevede l’introduzione di buoni -scuola per la copertura, in tutto o in parte, dei costi di ...
Giuseppe Aragno - 28-09-2004
Ringrazierò tutte le divinità in cui non credo, se in Irak gli ostaggi torneranno liberi e non ci saranno più rapimenti: Budda, Allah, il padre di Cristo e persino Manitù, che - è vero - non seppe impedire ai civilissimi United States of America di ...
Ilaria Ricciotti - 28-09-2004
Io che non sono vissuta durante il periodo del fascismo, conosciuto tuttavia dai racconti dei nonni, dei genitori, di altri uomini e donne incontrate e di numerosi storici, purtroppo ho avuto la disavventura di imbattermi con un assertore di ...
Fabrizio Dacrema - 28-09-2004
NUOVE OPPORTUNITA’ PER FERMARE LA MORATTI E PROPORRE ALTERNATIVE

L’ultimo incontro Governo-Sindacati (23 ottobre) ci consegna il messaggio di un Ministro, sempre oscillante, ma ora più propenso ad evitare lo scontro frontale.
In sintesi queste sembrano essere le ultime posizioni sull’attuazione della legge 53:

 dopo le circolari intimidatorie, la minaccia di sanzioni e il “tintinnar di sciabole” all’ingresso delle scuole disobbedienti, ora il Ministro è tornato al più morbido linguaggio della flessibilità, della gradualità e della sperimentazione;
 sta cercando risorse per la scuola dell’infanzia (nuove professionalità per l’anticipo e generalizzazione) e per l’attuazione del decreto sul diritto-dovere all’istruzione;
 anche per il prossimo anno scolastico i criteri di determinazione degli organici saranno quelli attuali;
 in relazione al tutor sembra prevalga l’orientamento a considerare sperimentale l’anno scolastico in corso, a non obbligare le scuole all’attribuzione dell’incarico ad una parte dei docenti e a rispettare, comunque, le competenze della contrattazione nazionale per decidere in merito alle modalità attuative.

Al di là della credibilità degli impegni presi nella ricerca di nuove risorse e delle promesse a non modificare in senso restrittivo le modalità di determinazione degli organici (dove troveranno le risorse per realizzare i pesanti tagli facilmente prevedibile per la finanziaria 2005?), dalle affermazioni del Ministro si possono desumere le seguenti conseguenze:

 anche per il tutor, come per l’anticipo nella scuola dell’infanzia, nulla può essere deciso nelle scuole fino a quando non sarà conclusa la contrattazione tra Aran e Organizzazioni Sindacali;
 le scuole non saranno comunque obbligate ad attribuire l’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte dei docenti (sperimentazione significa che i docenti possono scegliere);
 le scuole potranno continuare ad assicurare agli alunni le funzioni tutoriali (tutoraggio, orientamento, documentazione, relazione con le famiglie e con il territorio, coordinamento delle attività) attribuendo la responsabilità a tutto il gruppo docente e affidando le modalità di organizzazione didattica e professionale alla scelta autonoma dei collegi e dei gruppi docenti;
 anche nell’anno scolastico 2005/06 (l’ultimo di questa legislatura) le scuole potranno progettare un’offerta formativa unitaria di almeno 30 ore senza divisioni interne tra quota oraria obbligatoria e quota facoltativa (traduzione: senza fare lo “spezzatino”) perché gli organici saranno determinati su un tempo scuola di 30 ore, con l’aggiunta eventuale del tempo mensa (è comunque grave che il Ministro non abbia assicurato nulla sulle compresenze).
Alba Sasso - 28-09-2004
Si è acceso in questi giorni un dibattito in rete che ha visto gli interventi di diversi genitori e docenti preoccupati per alcuni contenuti dei nuovi testi di storia. All’origine, il brano di un manuale per le scuole medie, che nell’analizzare il ...
Grazia Perrone - 27-09-2004
Non sono affatto sorpresa nell'apprendere (cfr. corsera 25 settembre nota a firma di Beppe Severgnini) che il libro più apprezzato dai ragazzi (e dalle ragazze) sarebbe "1984" di Gerge Orwell.

Non ne sono sorpresa perché Orwell (da sempre) è uno ...
Teo Orlando - 27-09-2004
Segnalo che su "La Stampa" del 25 settembre, nella prima pagina dell'inserto "Tuttolibri", è stata pubblicata l' introduzione di un libro intitolato " Tre più due uguale zero": si tratta di un'impietosa analisi non solo della riforma universitaria, ...
Pierluigi Nannetti - 25-09-2004
Condivido pienamente quanto sostenuto la scorsa settimana da G. Aragno. Vorrei aggiungere che la riforma costituzionale, che questa maggioranza si appresta a fare, é da considerare illegittima, perfino nel caso in cui venga rispettato l'art.138. Mi ...
Comitato Provinciale a sostegno della Scuola Pubblica - 25-09-2004
Il Comitato Provinciale a sostegno della Scuola Pubblica ha indetto una manifestazione provinciale per sabato 2 ottobre nell'ambito della mobilitazione promossa dall'Assemblea Nazionale dei Coordinamenti Cittadini in difesa della Scuola Pubblica.
In allegato troverete il volantino a cui chiediamo di dare massima diffusione.

Arturo Ghinelli - 25-09-2004
Alla Presidente dell’ANPI di Modena
Aude Pacchioni

Sono nato quando la guerra, la II°guerra mondiale, era già finita, perciò non ho potuto fare il partigiano, malgrado ciò chiedo di iscrivermi all’ANPI per alcune ragioni, che cercherò di spiegare ...
Francesco Mele - 25-09-2004
Con alcuni colleghi abbiamo deciso di assumere questa presa di posizione contro la disponibilità a sforare le 18 ore per supplenze brevi.
Se credete può essere proposta in altre scuole superiori e forse anche alle medie. Che ne ...
Piera Capitelli - 25-09-2004
Mercoledì 22 settembre si è svolto il “Question time” sulla situazione per l’inizio dell’anno scolastico, con la seguente interrogazione:

(Sezione 8 - Adozione di un piano triennale di assunzioni del personale docente)

Per sapere - premesso che:

- in questo inizio di anno scolastico le nomine del personale docente sono state effettuate sulla base di graduatorie provvisorie e sbagliate e, quindi, da rifare;
migliaia e migliaia di ricorsi sono stati presentati;
migliaia di alunni disabili non hanno più l'insegnante di sostegno, di cui avevano potuto godere fino allo scorso anno;
- molte grandi città - il caso di Torino è il più grave - lamentano la drammatica mancanza di nuove sezioni di scuola dell'infanzia in grado di rispondere alle esigenze dettate dal recente incremento demografico;
- migliaia di richieste di posti di docenti di sostegno, avanzate dalle direzioni regionali sulla base di esigenze reali e certificate, sono state rigettate;
- si è proceduto alla soppressione di ogni progetto per l'inserimento e l'integrazione di bambini stranieri;
- il Ministro interrogato insiste nell'attribuirsi, tra gli altri, il merito delle 60.000 assunzioni fatte nel 2001, che, invece, secondo gli interroganti, sono state rese possibili sulla base del piano triennale deciso e finanziato dal Governo precedente, che, tuttavia, ne prevedeva complessivamente 90.000, solo per il personale docente;
- il Governo, tra i suoi primi atti, ha cancellato le 30.000 assunzioni già previste e finanziate per il 2002-2003 - terzo anno del piano triennale - in seguito, per i due anni successivi, sono state bloccate le assunzioni di docenti e di personale Ata;
- quest'anno sono state effettuate solo 15.000 nuove assunzioni: del tutto insufficienti a colmare i posti vacanti della scuola, che ammontano ormai a più di 200.000 unità;
- gravissimi per la scuola pubblica sono i tagli dei posti in organico operati dal Governo in questi ultimi anni, che rischiano di essere aggravati dagli ulteriori interventi nella legge finanziaria per il 2005 -

se lo schema del disegno di legge finanziaria per il 2005 in discussione in questi giorni preveda il mantenimento degli impegni presi con il Paese (articolo 1-bis della legge n. 143 del 2004), al fine di emanare il decreto necessario all'attuazione di un piano triennale di assunzioni che copra tutti i posti vacanti, e se terrà nella dovuta considerazione la questione relativa alla crisi delle scuole dell'infanzia.


Carla Casalini - 24-09-2004
Non c'è dubbio, «un gran pasticcio» ma un pasticcio mefitico quello che il centrodestra sta cucinando sulle «riforme», per stravolgere la Costituzione. E le critiche di alcuni esponenti del centrosinistra che così lo definiscono, attribuendolo alla ...
Dedalus - 24-09-2004
A quanto pare, dopo una fase improntata alla cautela, il Sole24ore-Scuola ha deciso di “scendere in campo” con maggior determinazione sulle questioni più spinose della Riforma Moratti, in particolare sulla questione del tutor, figura sulla quale si ...
Grazia Perrone - 24-09-2004
Due articoli del 21 settembre 2004.

Il primo pubblicato su l'Unità, il secondo sul Corsera che - stranamente - non sono riuscita a trovare in versione web. Si tratta di un articolo firmato da Lorenzo Cremonesi intitolato: La Croce rossa italiana: ...
Valerio Pedrelli - 23-09-2004
PC ai docenti a prezzi stracciati: è il nuovo slogan pubblicitario di chi vuole fare della scuola e dei suoi operatori un mercato di incompetenti. Per fortuna gli insegnanti non sono cosi' sprovveduti per cadere in questi imbrogli. Basta leggere alcune delle innumerevoli e-mail della lista specializzata di docenti e-tutor (ANITEL), prove alla mano, per rendersene conto. Qui non centra la politica, qui si parla di competenze e quindi, per fortuna, tutto è dimostrabile! I messaggi originali sono archiviati da Yahoo in http://it.groups.yahoo.com/group/anitel/

Un qualsiasi lettore super partes puo' autonomamente trarne le conclusioni (grazie per avercele risparmiate!)
Valerio Pedrelli
Presidente Anitel


Francesco Di Lorenzo - 23-09-2004
Con questa intervista Enzo Spaltro ci aiuta a riflettere attraverso alcuni pensieri sulla scuola italiana, dando un contributo utile a smuovere 'coscienze', a scardinare concezioni superate e a dare più ordine all'universo scolastico che offre spesso risposte inadeguate agli inevitabili cambiamenti che sono in atto nella nostra società.
Egli ci indica alcune strade per il presente e per il futuro parlandoci di 'sviluppo della soggettività', che significa avere a che fare con più idee e più conflitti che generano più ansia, e ci invita ad accettare che più soggettività, più idee, più conflitti creano più ansia ma anche più possibilità di cambiamenti. Compiere questo importante 'passaggio' significa sfidare la volontà di chi domina con l'ortodossia e agisce distruggendo - oppure oscurando - qualsiasi alternativa di pensiero.
Insomma, c'è bisogno di smascherare "coloro che temono di stare meglio oggi e peggio domani e così facendo diventano oppositori di ogni possibile benessere".
Ci parla, inoltre, di una “ BELLA SCUOLA ” che si trova oltre i molti dogmi ancora esistenti sull’argomento (e non solo), rendendo esplicito il concetto che il bello deve ancora arrivare e sarà una fonte di “futuro” e di benessere per chi nella scuola vorrà continuare a crederci e a lavorare.






Genitori di Carpi - 23-09-2004
Alla c. a. della Stampa e delle Emittenti locali

COMUNICATO STAMPA


Iniziano la scuola all’insegna della dequalificazione i 50 alunni delle due classi prime a tempo pieno della scuola elementare “Giotto” di Carpi.

All’iscrizione dei propri figli alla prima elementare per l’anno scolastico 2004/2005, i genitori di 50 bambine e bambini hanno optato per il tempo pieno ed hanno scelto la scuola elementare “Giotto”, essendo previste ormai da anni, in questo plesso, due sezioni a tempo pieno, effettivo, ovvero con due insegnanti in ogni classe per un orario complessivo di 40 ore e un certo numero di ore di compresenza.
A fronte di notizie circa la difficoltà a garantire il tempo pieno così come sempre inteso, i rappresentanti dei genitori delle classi della scuola elementare “Giotto”, insieme ai genitori degli alunni delle future classi prime, hanno manifestato la propria profonda preoccupazione al Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Carpi 2, di cui la scuola “Giotto” fa parte, e al CSA di Modena (ex provveditorato), chiedendo ed ottenendo un incontro con la D.ssa Scavone e il dirigente D.r Guarro per avere informazioni precise e rassicurazioni circa la garanzia dei propri diritti.
.......................................................................................

Il tempo pieno è garantito, ma non a tutti coloro che l’hanno richiesto, bensì ad un numero di alunni (e famiglie) pari a quello che lo richiese cinque anni fa, quando iniziarono la prima elementare gli alunni che sono usciti quest’anno dalle quinte.

…Guardare avanti per un Paese che scommette sul futuro!

THIS IS THE MORATTIAN LW (LOW QUALITY) SCHOOL, ISN’T IT MISTRESS MORATTI?


I Rappresentanti di Classe dei Genitori anno scolastico 2003/2004
I Genitori delle classi prime dell’anno scolastico 2004/2005
della Scuola Elementare “Giotto”
Istituto Comprensivo Carpi 2



LEGGI IL COMUNICATO SCRITTO DA UN GRUPPO DI GENITORI


Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 23-09-2004
“Nonostante le rassicurazioni formali e nonostante l’immagine di efficienza che questo governo vuole ‘venderci’, il caos in cui è partito il nuovo anno scolastico è sotto gli occhi di tutti”. Così le deputate diessine Alba Sasso e Piera Capitelli, ...
Grazia Perrone - 23-09-2004
Avevo già rivolto - in rete qualche anno fa - il medesimo quesito. Ora la riproposizione - su Italia Oggi del 21 settembre 2004 - della stessa domanda e l'esauriente risposta fornita dall'esperto mi spinge a riparlarne. Anche perché la materia è ...
Attac Italia - 22-09-2004
Lunedi 20 settembre 2004 a New York, alla vigilia dell'Assemblea Generale dell'ONU e davanti ad una cinquantina di capi di stato, il presidente francese ha presentato, a nome dei presidenti Lula da Silva, J. Luis Zapatero e Ricardo Lagos, i risultati di un Rapporto quadripartito Francia, Brasile, Spagna e Chile, dove per finanziare gli "Obiettivi di sviluppo del millenio" (i Millenium goals tracciati dall'ONU nel 2000) si propone di istituire quattro possibili tasse internazionali:

- una tassa sulle transazioni finanziarie
- una tassa ambientale sul trasporto aereo e marittimo
- una tassa sui profitti delle multinazionali
- una tassa sulla vendita di armi.

ATTAC Italia per questo primo importante risultato si congratula con tutti/e coloro che l'hanno sostenuta nella proposta di legge popolare per l'istituzione di una tassa nazionale ed europea sulle speculazioni e transazioni finanziarie (Tobin Tax).
Aldo Ettore Quagliozzi - 22-09-2004
Ammiccano da una immagine apparsa di recente sui maggiori settimanali del bel paese tre belle e oneste facce di tre famosi conduttori di programmi televisivi di approfondimento o di intrattenimento.
A quelle loro facce belle e oneste la terza rete del tubo catodico del servizio pubblico si affida per un rilancio o meglio in qualche caso per una riconferma presso la gente dei programmi prodotti, e che vengono fortunatamente riproposti nella imminente stagione televisiva, ché una volta le stagioni in verità erano legate a ben altri avvenimenti e scenari della natura; ai tre programmi, che saranno condotti come sempre magistralmente dalle belle ed oneste tre facce, si affida il compito, ahimè invero ingrato, di raccontare il bel paese, tanto è che l’immagine in questione si presenta con un titolo che la dice lunga sulla sua filosofia di fondo, “ L’Italia in cui viviamo “ e con un sottotitolo “ Tre programmi che danno voce al Paese ”.
Il proposito è dei più meritevoli di incoraggiamento e di gratificazione da parte del pubblico, e così si spera.
Sono anni oramai che il servizio pubblico ha di fatto rinunciato a svolgere convenientemente e doverosamente il suo ruolo direi istituzionale, essendosi posto in concorrenza alla televisione commerciale con la stessa sua spregiudicatezza ed insensatezza; per i soccombenti utenti è rimasta pur tuttavia una nicchia di salvezza nella terza rete del che, sfidando in tante occasioni l’ordine televisivo costituito, ha cercato di assolvere al meglio la propria funzione di voce del servizio pubblico.
I guasti creati da una fallimentare politica di programmazione del servizio pubblico ha fatto sì che lo stesso sia deperito in fatto di ascolti e di raccolta pubblicitaria, a tutto vantaggio della concorrenza commerciale che si è ingrassata sino all’inverosimile e con i ben noti ed enormi ritorni finanziari. E non poteva che essere altrimenti.
Torna allora utile e saggio rileggere ad oltre trenta anni dalla loro pubblicazione, ancorché attualissime, le parole scritte da Pier Paolo Pasolini il 9 dicembre 1973 sul quotidiano “ Il corriere della sera “ a proposito di acculturazione e dell’ uso dei moderni mezzi di comunicazione per la creazione del consenso popolare.
Mario Menziani - 22-09-2004
Preceduto da un rosario infinito di primi giorni di scuola, eccolo il secondo giorno. Sarà ignorato come tutti gli altri che seguiranno? E’ già un po’ logoro, comunque grigio.

La vertigine dell’attenzione del mondo ci ha sfiorato a lungo. Sui ...
Gilda degli Insegnanti - 22-09-2004
Lo ha chiesto la Gilda degli Insegnanti con una lettera inviata ai presidenti delle Regioni. L’appello è stato rivolto ai governatori, perché facciano da tramite con i Consigli regionali per promuovere l’indizione della consultazione popolare.

L’articolo 75 della Costituzione, infatti, dispone che i referendum possano essere indetti, oltre che con la presentazione di 500mila firme di cittadini, anche con una richiesta di 5 Consigli regionali.

L’invito a promuovere la cancellazione della riforma è stato motivato dalla Gilda con una serie di argomentazioni. Tra queste, la riduzione oraria delle discipline, e la soppressione di insegnamenti fondamentali. La Gilda degli insegnanti contesta, inoltre, la distinzione delle materie in facoltative e opzionali, l’introduzione di gerarchie tra i docenti e l’abbandono della concezione della scuola come istituzione della Repubblica in favore di una scuola supermercato deregolata e autoreferenziale. La lettera si conclude con un invito ai presidenti delle Regioni a fermare la riforma che, secondo la Gilda, determinerà, tra l’altro, un progressivo abbassamento qualitativo dei processi di apprendimento e di insegnamento.

L’invito al livello politico regionale a promuovere un referundum ha inoltre l’obiettivo di richiamare alle loro responsabilità sia la classe politica sia la società civile. La scuola non può né deve essere solo un problema degli insegnanti e dei loro sindacati.
Nadia Superina - 21-09-2004
A proposito della pubblicazione della mia lettera sulle 3 I, vorrei solo precisare che la versione pubblicata da Repubblica e da voi citata era stata tagliata. Vi invio l'originale, pubblicato integralmente da Il secolo XIX, poichè ritengo che la ...
Enrico Panini - 21-09-2004
Il ministro parla della missione degli insegnanti, intanto le forze politiche della maggioranza li mettono sotto tutela


Il Ministro Moratti, durante la cerimonia di apertura del nuovo anno scolastico, ha parlato degli insegnanti come di ...
Redazione - 21-09-2004
Riceviamo da altra lista e pubblichiamo, ponendoci la stessa domanda.

AIUTO!

Fate circolare, per favore, e segnalate analoghe perle dai libri dei vostri figli!

"Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi proprietari terrieri. ...
Grazia Perrone - 21-09-2004
I comunisti non cambiano mai. Che si definiscano rivoluzionari o si travestano da "pacifisti imbelli" - Fini docet - questi figuri di dubbia moralità e dalla lingua (o penna?) biforcuta approfittano degli spazi di agibilità democratica concessi loro dalla Costituzione (e che il governo Berlusconi - dopo averla modificata ad personam - vuole "esportare" all'estero) per sparare a zero contro la politica di "pace" del governo più longevo dal secondo dopoguerra. Leggete un po' cos'ha la spudoretezza di scrivere uno di loro in uno dei settimanali più "sovversivi" presenti sul ... mercato. Fossi Bondi suggerirei al presidente/operaio (a mani giunte ... naturalmente) di mandare l'autore della nota - in compagnia dei suoi lettori - in "vacanza" a Ponza (o Ventotene).

Così impara a scrivere quello che pensa.

Coord. Naz. per la Jugoslavia - 21-09-2004
Il sequestro dei volontari del “Ponte per” aggiunge un ulteriore drammatico tassello all’escalation della sporca guerra in Iraq. Il Ponte è una delle organizzazioni non governative presenti in Iraq da più tempo. Si è sempre adoperata contro l’embargo che ha decimato per più di un decennio la popolazione irachena, ha in campo da anni progetti di solidarietà, si è sempre schierata apertamente contro la guerra ed è stata il motore di numerosi convogli di aiuti umanitari diretti alle città irachene bombardate e assediate dalle truppe statunitensi e del governo fantoccio iracheno. Quest’ultimo ruolo sembra essere quello che ha portato prima il giornalista italiano Baldoni e poi le due Simone e i cooperanti iracheni del “Ponte per” nel mirino degli squadroni della morte.
Una ricostruzione attenta del sequestro e della “morte” del giornalista Enzo Baldoni aiuta meglio a comprendere il perché siano stati colpiti i volontari del “Ponte per”. Baldoni e il suo collaboratore, il palestinese Ghareeb, erano stati tra gli organizzatori di quei convogli umanitari che in questi mesi hanno forzato gli assedi di Falluja e Najaf, portando acqua, viveri, medicine alle popolazioni assediate. Questi convogli sono nati spessi nella sede del “Ponte per” a Bagdad, diventata un punto di riferimento per tanti giornalisti, volontari, attivisti che cercano di documentare la vita quotidiana nell’Iraq occupato militarmente ma non certo normalizzato. Spesso devono forzare l’inattività della Croce Rossa Italiana che il commissario governativo Scelli sta privando della sua neutralità e credibilità facendone uno strumento collaterale e non indipendente delle forze militari di occupazione. Ma questi convogli umanitari alle città assediate non sono più tollerati dai comandi militari statunitensi. Il settimanale “Diario” del 9 settembre, basandosi sulle corrispondenze di Baldoni, riferisce la frase di un ufficiale americano “Noi vogliamo prenderli per fame e voi andate a portargli i viveri?”. Il collaboratore di Baldoni, il palestinese Ghareeb, era un organizzatore infaticabile di questi convogli e conosceva e collaborava con i volontari del “Ponte per” a Bagdad.
In Iraq si sono susseguiti omicidi orribili, attentati suicidi o autobomba che in alcuni casi si attagliano alla categoria del terrorismo, ma in larghissima parte ci sono state e continuano ad esserci iniziative armate o di massa (vedi i movimenti dei disoccupati o delle donne) dirette contro le forze militari occupanti che rientrano nella categoria della resistenza. Confondere soggetti e progetti diversi in una unica categoria (il terrorismo islamico) è ingiusto e fuorviante.
Maurizio Tirittico - 20-09-2004
Pasquale D’Avolio interviene con un interessante articolo, Licei: bisogno di continuità (n. 1 del 2004 di “Nuova Secondaria”) nel dibattito sulla nuova configurazione da dare ai Licei dopo il varo della legge 53 ed in attesa della redazione finale dei documenti a cui stanno lavorando in gran segreto (sic!) le commissioni ministeriali.
Com’è noto, nella legge 53 si afferma che le finalità del secondo ciclo di istruzione, pur se distinto nei due percorsi del sistema dei licei ed in quello dell’istruzione e formazione professionale, sono comuni. Testualmente si legge: “Il secondo ciclo, finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l’agire e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale; in tale ambito, viene anche curato lo sviluppo delle conoscenze relative all’uso delle nuove tecnologie (art. 2, c. 1, lettera g)”.
In ordine a tale affermazione, gli estensori dei documenti relativi al secondo ciclo ed alle conseguenti Indicazioni nazionali, si sono prodigati per immaginare dei percorsi che, se pur distinti e differenziati, procedessero verso quelle finalità comuni sancite dalla legge.
Ne consegue che, quando andiamo a leggere le prime due “Bozze di discussione elaborate dalla Commissione Moratti”, quella dell’istruzione liceale e quella dell’istruzione e della formazione professionale, constatiamo che le due premesse sono identiche, identiche le finalità, identici i paragrafi relativi al secondo ciclo ed alla educazione permanente, identiche le articolazioni del profilo, identici i paragrafi relativi alla convivenza civile. Ciò che cambia – e qualcosa, ovviamente, deve pur cambiare – è il paragrafo relativo agli strumenti culturali, all’articolazione disciplinare.
A proposito del documento di base, D’Avolio scrive: “Il punto che a mio parer appare più debole è il nesso tra teoria e pratica, tra sapere e saper fare nei Licei. Mentre da una parte si afferma che la contrapposizione tra teoria e pratica è superata, che non è più sostenibile che la teoria sia identificabile con la scienza pura immune dagli aspetti applicativi delle tecnologie, dall’altra si opera una subordinazione dell’una all’altra in ciascuno dei due percorsi. Nei licei si afferma che il fare e l’agire sono funzionali al sapere, nella formazione il sapere è funzionale al fare e all’agire”. E D’Avolio ama anche ricordare che una distinzione simile è tipica di una certa cultura – quella che da lungo tempo giustifica una divisione tra le classi sociali, una che pensa intellettualmente ed una che esegue manualmente – e che non è sempre ravvisabile in altre culture, come nell’antica Grecia, ad esempio. “Non dimentichiamo che il fare è contenuto nella poesia (da poièo) come nella tecnica è contenuta l’espressione artistica (tèchne = arte)”.
Fin qui il ragionamento di D’Avolio è corretto, ma… L’autore prosegue: “E’ indubbio che il momento concettuale o dell’astrazione è caratteristico della licealità, mentre nel percorso professionale si tende a privilegiare quello procedurale. Le competenze non possono non essere diverse: così è indubbio che nell’istruzione liceale ci debba essere una prevalenza dell’analisi, del pensiero lineare dichiarativo su quello modulare e contestuale. Sottolineo la prevalenza e non l’esclusivismo, come purtroppo avviene ancora oggi in molte realtà scolastiche, soprattutto nei Licei”.
Ed è su questo punto che non sono d’accordo con l’amico D’Avolio! Non esiste nell’essere umano una separazione tra il pensare e il fare, tra il conoscere e l’agire.


Pierluigi Nannetti - 20-09-2004
Incredulità, rabbia, orrore. Chi non ha provato questi sentimenti di fronte alla tragedia della scuola dell'Ossezia?
Qualcuno ha anche detto, del tutto giustamente, che il mondo e' pieno di orrore e che molti orrori, che non hanno visibilita' mediatica, tendiamo un po' colpevolmente a dimenticarli.
Io vorrei aggiungere che tutti noi abbiamo avuto notizia, almeno una volta, che il rapporto annuale della FAO prevede, nella migliore delle ipotesi, piu' di 400 milioni di morti per fame entro pochi anni. E' una cifra spaventosa e molti saranno proprio bambini. C'e' qualcuno che vuole sostenere che cio' fa meno orrore dello sterminio dell'Ossezia?
Si accomodi pure. Oppure qualcun altro vuol sostenere che nessuno ha responsabilità per i 400 milioni, mentre i 600 della scuola hanno uno o alcuni precisi colpevoli? E sarebbe proprio cio' a fare la differenza e a generare orrore in un caso e solo tristezza nell'altro? Si accomodi pure. Se vogliamo venirne a capo in maniera non sfacciatamente superficiale, dobbiamo superare il livello della pura emotivita' e cercare di dare spiegazioni razionali, perche' e' solo su tale base che e' possibile proporre soluzioni o tentativi di soluzione. Invece, purtroppo, abbondano reazioni solo emotive e, dunque, inconcludenti. Non citerò nessuno, perché non voglio nemmeno ignorare l'alto senso di umanità e di partecipazione che generalmente accompagna tali espressioni di dolore. Esse, spesso, sono associate a dichiarazioni, del tutto giustificate, di disprezzo per chi ha ideato ed attuato un cosi orrendo crimine; pero' dolore e disprezzo, che, purtroppo, fanno perdere i contorni oggettivi di ciò che accade e ne rendono piu' difficile la comprensione.

Antonio C. - 20-09-2004
Ricevo dal forumscuolemilano e vi giro questa mail:

Io ho saputo da un collega delegato cgil :
che la proposta economica Aran per il tutor era di 9,50 euro mensili....;
che i rappresentanti si sono alzati e se ne sono andati...
di più non ...
Cosimo Scarinzi - 20-09-2004
Carabinieri a scuola per controllare il comportamento del personale rispetto alla Riforma Moratti

Lunedì 13 settembre, in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, gli insegnanti, il personale amministrativo e i collaboratori scolastici della ...
Emanuela Cerutti - 18-09-2004
Mentre nelle aule francesi si (ri)accende tra gli adolescenti il dibattito sull'uniforme ("la vorrei, così non sarebbe più importante se non mi vesto firmato" "non la voglio, voglio essere libero di vestirmi secondo il mio stile"), il Piano per l'offerta formativa che ho tra le mani cerca di trovare una sua ragion d'essere.
Consulto documenti e progetti, nel tentativo di ristabilire un legame coerente tra l'esercizio del mio lavoro e le sue motivazioni più profonde, attraversando altri territori chiamati "Visione", "Missione", "Valori". Mi chiedo quanto vicini.







Mi distraggo, pensando alla ragazza siciliana incontrata su un treno, in fuga da una famiglia che la terrorizza. O a Gianni, che crede sufficiente un impeto intimo di buona volontà per affidare a Paolo ( o a se stesso?) le chiavi di casa.
Si fa tardi. Il telegiornale parla di 200 intellettuali ammazzati in Iraq "perché filosaddam", dall'inizio della guerra.
Sul Pof chioso a margine, velocemente:

SCUOLA= universo simbolico abitato da mondi in relazione:

  • il mondo delle intelligenze, plurali e sfaccettate, numerose quanto i nessi tra gli eventi o le ipotesi sui fenomeni
  • il mondo delle emozioni, capaci di trasformare in gesti i sentimenti e in conseguenze i fatti quotidiani
  • il mondo dei linguaggi, infinite traiettorie che permettono ai significati di emergere, incontrarsi, condividere speranze……

Mi interrompo: dobbiamo parlarne. Perchè continuare abbia un senso e cambiare una possibilità.
Quanto potrebbe pesare uno solo dei nostri sogni?


Domenico Chiesa (Cidi) - 18-09-2004
Nell’assenza totale di un piano di attuazione, con le risorse che subiscono una continua erosione, con gli insegnanti informati dalla pubblicità televisiva e dopo mesi in cui è emersa un’opposizione che ha coinvolto insegnanti e genitori in modo forte e diffuso, è partito il “vascello fantasma”.
Cosa succederà?
È fondamentale non cadere da un lato nella rassegnazione dando per acquisito che la nostra scuola sia ormai destinata ad una inversione di rotta controriformatrice ormai in fase di attuazione e dall’altro in forme di opposizione rinunciataria: la scuola non può fermarsi né tanto meno tornare indietro e la partita è ancora aperta.
La scuola ha bisogno che sia riattivato e ulteriormente sostenuto un processo profondo e condiviso di innovazione all’interno di una prospettiva alta che non può non basarsi sul mandato che le deriva dalla Costituzione.
Un processo innovativo che deve svilupparsi da un dibattito ampio nel Paese, che deve individuare i punti critici su cui intensificare il cambiamento, che deve poter disporre delle risorse necessarie verso cui orientarsi in modo condiviso, che deve vedere protagonisti attivi e responsabili i soggetti della scuola.
Nello sviluppo della logica cooperativa e dell’integrazione, nella condivisione delle responsabilità educative per accompagnare ogni ragazza e ogni ragazzo a costruirsi una piena e alta cittadinanza, è possibile rilanciare un processo virtuoso che mantenga e rilanci un sistema formativo democratico nel rispetto del mandato costituzionale.


Aldo Ettore Quagliozzi - 18-09-2004
Se i numeri mantengono ancora una loro validità ed esprimono al contempo come vanno le cose nel mondo, illuminante è la pagina tratta dal volume “ Che cosa ci siamo persi “ scritto dall’americano Graydon Carter e pubblicato presso i tipi dell’editore Little Brown all' antivigilia del terzo anniversario della orrenda strage delle due torri.
I numeri, nella loro aridità e spietatezza, riescono forse meglio a rendere del successo o dell’insuccesso delle azioni degli umani; nel caso in esame è il successo o l’insuccesso di una amministrazione americana che si concede il privilegio di determinare la storia del mondo e le sorti di milioni e milioni di esseri umani.
Ma anche un grande e veritiero spessore conservano ancora le parole, se ascoltate con umiltà e spirito di umana comprensione.
"...Siamo andati oltre ogni ragionevole limite... “Afferma Stephen Roach, capo economista della Morgan Stanley, il massimo in fatto di banche di investimento e di attività finanziarie.
Ma questo è il senso della guerra globale e mimetizzata sotto la formula magica della lotta al terrorismo che la superpotenza intende portare avanti ed intensificare oltre ogni ragionevole limite.
Sono quelle prerogative economiche e di benessere anche solo effimero, proprie di una super potenza, che devono essere difese ad ogni costo, costi quel che costi, e che hanno un prezzo in fatto di sicurezza interna ed esterna, di degrado ambientale e marginalmente ma non tanto, a seconda dei punti di vista, con la scelta non determinata dal caso, ma obbligata ed imposta, di scacciare dal godimento delle risorse della Terra le moltitudini che farebbero scoppiare gli equilibri con una deflagrazione tale che la vita terrestre ne verrebbe definitivamente compromessa, con grande rammarico in special modo per una dissennata parte della specie ( dis ) umana, che l’altra parte, la stragrande maggioranza, vive di già nel suo inferno di fame, emarginazione e morte.

Giuseppe Aragno - 18-09-2004
Gli insegnanti, schierati contro la riforma Moratti, attendono dichiarazioni di guerra aperta e senza quartiere, battaglie campali, scioperi generali che difendano la scuola dello Stato e coprano le spalle a chi resiste. Attendono invano: oggi la ...
Piera Capitelli - 17-09-2004
Avevamo chiesto in un’interrogazione al ministro dell’Istruzione (Capitelli, Sasso, Grignaffini) se il ministero, senza nessun intermediario territoriale, ha deciso autonomamente a quali comuni dovessero essere assegnate nuove sezioni di scuole ...
Alba Sasso - 17-09-2004
Nel corso di un’intervista radiofonica il ministro Moratti ha non solo ribadito che la funzione del tutor è prevista per legge e quindi va applicata, ma ha anche dichiarato che una delle principali caratteristiche di questa figura sarà quella di ...
Fuoriregistro - 16-09-2004
In risposta alle doverose perplessità di Sergio D.C. Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Spettabile redazione
Donna Moderna

Oggetto : Richiesta di rettifica

Le condizioni concrete in cui parte l’anno scolastico sono sempre state una ...
Mirella Albano - 16-09-2004
Al quesito "Ci si può rifiutare di essere nominati coordinatore di una classe?" rispondo decisamente "non solo si può, ma si DEVE"

Vi racconto quanto accaduto lo scorso anno a me e ad un mio collega: io rifiutavo perché in part time, il collega ...
Antonio Schiavon - 16-09-2004
La storia, in sintesi, è questa: nel Luglio dello scorso anno a D., viene diagnosticata una grave malattia, una di quelle che richiedono cure costanti e impongono lo stravolgimento delle solite abitudini. Prima fra tutte quella di frequentare la scuola.
Gli insegnanti della II D del Liceo “Roberto Valturio”, all'apertura del nuovo anno scolastico, apprendono la notizia e si attivano subito per offrirgli l'opportunità di proseguire gli studi. Per evitare che le sue condizioni di salute peggiorino però al ragazzo viene sconsigliato di frequentare le lezioni di classe con i compagni.Ed é a questo punto che la tecnologia viene in suo aiuto.
Nasce il progetto Valturio, affidato, nella sua realizzazione tecnica alla Didachè Edutech. La società, gratuitamente, appronta un corso on – line per l'apprendimento a distanza appositamente per lui e per sua la classe.
Viene attivato il materiale didattico per sviluppare le competenze informatiche e adeguarlo a uno strumento così innovativo.Gli insegnanti e gli alunni rispondono con entusiasmo a questa sfida e frequentano un corso di formazione per affrontare questa nuova esperienza. In pratica , D., può seguire le lezioni da casa , interagire con gli insegnanti e i compagni di classe,eseguire i compiti che gli vengono assegnati, sino ad arrivare alla promozione. Un esperimento concluso con successo, che la scuola di Rimini potrà applicare in futuro non solo a fronte di analoghe problematiche, ma sempre più come metodo di insegnamento.


Fuoriregistro - 15-09-2004
Al di là del, tragico, epilogo "l'affaire" Baldoni non è solo la struggente storia di un'amicizia vera sbocciata nel deserto nel bel mezzo di una guerra crudele e poco compresa.

E documentata.

E', anche, la drammatica rappresentazione in tempo ...
Fuoriregistro - 15-09-2004
Quello che riportiamo ora è una sintetica cronistoria di quello che hanno pubblicato i maggiori quotidiani italiani nel periodo, cruciale del 20/24 agosto. Ogni, ulteriore, commento ci appare superfluo


Le prime notizie di quella che resta per ...
Grazia Perrone - 15-09-2004
"Enzo non c'è più e nessuno potrà mai ridarcelo,
però è anche qui in mezzo a noi.
Enzo andava incontro alla vita con un sorriso,
continueremo a farlo per lui.
Enzo era innamorato della vita, era un inguaribile ottimista.
L'insieme di queste cose ...
Cosimo Scarinzi - 15-09-2004
La scuola dell’autonomia manifesta ormai da tempo la sua vera natura: uno dei tratti più inquietanti è la subalternità al mondo dell’impresa, da cui, con insistenza crescente, si mediano gerghi e modelli di comportamento.
Parallelamente, la necessità di monitorare e misurare ogni aspetto della vita scolastica nasce da un delirio di controllo che si esprime con strumenti che vanno dai fumosi portfolio per la certificazione delle competenze alle telecamere nei locali scolastici.
La soluzione adottata dall’I.T.I.S. “G. Peano” di Torino per rilevare le assenze e i ritardi degli studenti - un computer centrale che gestisce tutto il sistema e stampa ogni giorno il registro delle presenze, sei postazioni ordinarie, piazzate sui vari piani dell´istituto, con dodici lettori ottici e una postazione speciale in segreteria, collegata anch´essa a una stampante - è un ottimo esempio che sintetizza entrambi gli aspetti di questa deriva.


Fuoriregistro - 15-09-2004
Nessuno - scrive Enrico Deaglio - (...)"ha chiesto scusa per l'inspiegabile ritardo nelle informazioni sul rapimento di Enzo Baldoni, né per aver diffuso notizie distorte o addirittura false, né ancora per non essere stato capace di trattare con ...
Sergio Delli Carri - 15-09-2004
Solo il 2 settembre Fabrizio Dacrema della Segreteria Nazionale della CGIL Scuola ci rassicurava sulle possibilità che abbiamo di resistere sulla faccenda del tutor, nonostante le minacce di sanzioni contro i Dirigenti Scolastici che non hanno ancora ...
Gennaro Capodanno - 15-09-2004
Le responsabilità del pessimo stato nel quale versano molte scuole pubbliche, specialmente nel meridione d’Italia, rispetto ai problemi della sicurezza non sono solo degli Enti locali proprietari, vale a dire Comune o Provincia, ma anche dei ...
Salvatore Nocera - 14-09-2004
L'integrazione scolastica dei disabili spiana la strada a quella degli stranieri

L'esperienza del passato è un modello, a patto di aumentare le risorse. Da evitare, gli errori delle classi separate o dei contingenti prestabiliti per zone o quartieri o scuole.

La presenza di alunni stranieri nelle nostre classi è fenomeno non nuovo; eppure quest’anno, si stanno sempre più frequentemente leggendo notizie di statistiche, di lamentele da parte di alcuni genitori di studenti italiani e pure proposte per evitare il sovraffolllamento nelle classi. Si parla di classi con il 10% sino ad un massimo di quasi il 50% a Brescia; alcuni servizi parlano di genitori di italiani che spostano dalle scuole pubbliche i loro figlioli per portarli nelle private; si legge pure che taluno propone le “quote” di ammissioni per singole scuole; qualche mese fa, a Milano, era stata proposta la creazione di classi per soli stranieri, o addirittura per soli appartenenti ad una sola etnia.
I criteri dettati dall’esperienza di integrazione di alunni “diversi”, potrebbero essere applicati, con qualche aggiustamento anche all’integrazione di alunni stranieri.
Essi eviterebbero il sovraffollamento in alcune classi o il ricorso al criterio odioso del contingentamento per quartiere e faciliterebbero così un’accoglienza non traumatica.
Aldo Ettore Quagliozzi - 14-09-2004
Mesi addietro è potuto straordinariamente accadere che nel bel paese del tubo catodico monopolizzato sia stato mandato in onda, ad una ora impensabile e senza uno straccio di informazione-pubblicità, uno dei tanti servizi divulgativi, pregno di una certa attendibilità scientifica, sulle attuali condizioni delle risorse e dei consumi del pianeta Terra e del suo drammatico divenire.
In questo momento mi difetta tanto la memoria sia per il titolo del servizio, quanto per gli autori dello stesso. La qualcosa non fa perdere però di importanza al succo stesso del servizio allora presentato e clandestinamente trasmesso dal tubo catodico monopolizzato; con poche parole, nel servizio si prospettavano gli scenari futuri sul pianeta Terra in fatto di consumi energetici e di equilibrio nel biosistema terrestre.
Piera Capitelli - 14-09-2004
Dalla stampa locale di Pavia si apprende che il ministero della Pubblica istruzione ha assegnato alla Direzione Regionale della Lombardia venti sezioni della scuola statale. Che efficienza! Sono venti sezioni rispetto al fabbisogno di 176. È uno ...
Grazia Perrone - 12-09-2004
La prima appresa dalla lettura dei quotidiani e, quindi, con il crisma dell'ufficialità.

La seconda, ufficiosa, poiché affidata alla ben più subdola (e collaudata) vox populi.

Cominciamo dalla prima. Secondo quanto riportato da Antonello Caruso ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-09-2004
L’8 di aprile dell’anno 2003 in Bagdad venivano abbattute le effigie del sanguinario dittatore, tra il tripudio degli operatori televisivi, dei fotoreporter, degli amanuensi della stampa e della folla allo scopo raccolta nelle adiacenti vie cittadine e nella famosa piazza opportunamente convogliata.
Ma qualche giorno prima della fatidica gloriosa data il “ Von Clausewiz all’italiana “, senatore Umberto Bossi, così arringava le falangi padane pronte alla lotta al saraceno ed allo straniero tutto:

( … ) La guerra? Boh… il tempo di fumare un toscano ed è finita. ( … )

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Giuseppe Aragno - 11-09-2004
Il destino dei popoli è talora beffardo. Meniamo vanto per i natali dati a Machiavelli - nasce con lui una scienza della politica autonoma dalla morale - e dobbiamo dolerci per aver messo insieme la peggiore accozzaglia di politicanti che la storia ricordi: mercanti del tempio camuffati da cristiani centristi di destra e di sinistra, che farebbero arrossire persino quell’anima santa di Ignazio da Loyola, e una patacca che si dice destra, riciclata e transfuga, indecorosa e prona dinanzi a padroni indigeni e stranieri, che balbetta di economia, contrabbanda tradizioni golpiste per riforme istituzionali e insegue sogni militari di miserabile grandezza americana. Una patacca che si dice destra, ma non sa chi sia Croce ed avrebbe le vertigini all’altezza di un qualunque Gentile; questa destra di governo che esprime la sua esatta cifra culturale nella doppiezza di Fini, nel rigore orbo di Fisichella e negli sbracamenti di Giuliano Ferrara e copre di vergogna non dico Einaudi, ma il ben più modesto Malagodi. Al confronto, Rudinì e Pelloux acquistano grandezza di statisti.
Il destino dei popoli è davvero beffardo. Ci onoriamo di aver dato i natali ad Antonio Labriola - maestro del pensiero marxista in Europa - e ci troviamo a fare i conti con una sinistra infingarda, senz’anima e dottrina, che naviga a vista, dopo aver venduto per meno del prezzo di Giuda storia e valori agli usurai del capitale.

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Marino Bocchi - 11-09-2004
Faccio la domanda che Bertinotti, come ha dichiarato ai giornali, non vuole porsi, a proposito della violenza sanguinaria dei tagliatori di teste irakeni. E credo di capire perché egli la respinga, dato che si tratta di un giustificato timore. Quello di finire per semplificare e banalizzare un fenomeno complesso come il terrorismo. Occultarne le cause. Scinderlo dalle radici di miseria, sfruttamento e disperazione che ne sono spesso all’origine. Il rischio dunque è che la ricerca di chi ci sta dietro finisca per distogliere l’attenzione da un’analisi concreta dei fatti e delle ragioni che aiutano a comprenderli. Credo che Bertinotti, che non è mai stato in sintonia con la linea del PCI, provenendo da altra tradizione, tema il riprodursi della chiave di lettura che i dirigenti comunisti impiegavano per rimuovere il conflitto sociale degli anni ’70, che ormai era sfuggito al loro controllo e disegno strategico. E di cui, in una certa misura, il terrorismo invece si fece interprete. Per questo essi definirono le Br e gli altri gruppi bande di fascisti mascherati, agenti delle forze reazionarie impegnate ad ostacolare l’ingresso del PCI al governo e l’intesa con i cattolici. Se si prende questo schema di interpretazione e lo si trasferisce, puramente e semplicemente, all’analisi del terrorismo irakeno o di quello palestinese, ceceno, ecc. si perdono di vista i caratteri e le dinamiche del conflitto globale tra Nord e Sud del mondo. Con il non secondario effetto di delegittimare ogni altro attore di quel conflitto, compresi i movimenti che ad esso cercano di trovare una soluzione con la pace e con le lotte civili e non con le armi.
Per questo la dietrologia è sicuramente un’arte pericolosa, da evitare. Però Bertinotti dimentica una cosa. E cioè che esiste un’obbiettiva convergenza di interessi tra certo terrorismo e certo potere.

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Comitato per la Scuola della Repubblica - 11-09-2004
Durante l’ultima riunione, che si è svolta il giorno 8 settembre 2004, il Comitato fiorentino FERMIAMO LA MORATTI, si è confrontato sulla situazione delle scuole a pochi giorni dall’inizio del prossimo anno scolastico. La presenza alla riunione di molti coordinamenti genitori e di molti insegnanti, oltre alle associazioni, ha segnalato lo stato di profondo disagio con il quale ci si avvia a ripartire.

Emerge, dalla discussione, un quadro generale di dequalificazione e precarietà.

Il blocco degli organici, garantito per questo anno scolastico (anche grazie alle mobilitazioni) non è infatti riuscito a contenere lo sconvolgimento, organizzativo e didattico, introdotto dal primo decreto attuativo.
Il nostro convincimento è che solo attraverso un’azione unitaria tra il mondo sindacale e le associazioni/comitati dei genitori e degli insegnanti si possa provare concretamente a cambiare la situazione.

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Cosimo Scarinzi - 11-09-2004
Il signor Giovanni Quartini, dirigente scolastico dell'Istituto Parificato Capitanio di Bergamo, ha reso noto di aver installato un sistema di telecamere che controlleranno 24 ore su 24 tutto quello che accade nelle aule, nei corridoi e perfino nei ...
Brunella Presbiteri de Lassis - 11-09-2004
Immissioni effettuate su graduatorie fasulle, ventimila ricorsi ed un'intera classe docente infuriata: questi i risultati dell'operato del MIUR.
Le graduatorie permanenti, il canale principale di reclutamento dei docenti precari, risultano così ingestibili; non ci vuole un genio per capirlo. E in un contesto già reso difficile dalla scelta del governo che aveva bloccato le assunzioni un anno dopo aver espletato le prove del concorso ordinario a cattedre, bandito peraltro a distanza di dieci anni dal precedente.
Il quadro è perfettamente coerente alla cornice: il processo di decadimento della scuola italiana partito con l'abolizione degli esami di riparazione e, passando per l'estensione dell'obbligo scolastico, arrivato al diploma di massa. Questa è soltanto la conclusione naturale della storia: dal “ diamo un diploma a tutti ” al “ diamo un'abilitazione a tutti ” il passo è davvero breve.

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Anna Pizzuti - 10-09-2004
Sento , dalla tv, l'appello che, ultimamente, è diventato un'ossessione.
Uniti contro il terrorismo.


E non sento questo altro appello: uniti contro la guerra.

Che è, per me, invece, l'unico obiettivo perseguibile.

Non abbiamo bisogno di altre vittime, per comprendere fino in fondo gli effetti tremendi dell'errore costruito sulla bugia.

Ciascuno secondo le proprie competenze: i politici in parlamento, i cittadini nelle piazze (ed anche viceversa, si può e si deve). Contro la guerra

Terrorismo e guerra sono due facce della stessa medaglia. E non scelgono le
proprie vittime.

Pace e guerra non possono convivere.
Rolando A. Borzetti - 10-09-2004
Invio da Rivista del Volontariato numero 8-9/2004
Mensile di informazione a cura della FIVOL Fondazione Italiana per il Volontariato. Bellissima.


Intervista a Lucia De Anna, docente di Pedagogia Speciale e direttore del Dipartimento di Scienza della formazione dell’attività motoria e dello sport all’Iusm, Istituto universitario di scienze motorie.

Qual è secondo lei la funzione della scuola rispetto l’attivazione di processi d’integrazione, e la riforma Moratti assolve a tale compito?

«La scuola deve venire incontro ai bisogni speciali dei diversi, che possono essere riferiti ad una situazione di disabilità o di diversa cultura, di diversa mentalità o di svantaggio socio culturale. Mi sembra che la riforma Moratti non abbia costruito niente per venire incontro a queste diversità: il modello proposto dalla riforma non tiene conto delle differenze, delle diversità.
La mia preoccupazione è che la riforma vada nella direzione di dare risposte su misura, che poi è anche il discorso di fondo della Moratti: la scuola su misura. Ebbene, secondo me la scuola su misura può avere anche dei rischi, perché questo presuppone che io debba dare risposta direttamente alla persona, senza creare un contesto educativo, senza lavorare sul contesto. Lavoro sulle persone, mi concentro sul singolo, che sono comunque cose importanti, ma credo che la scuola debba partire essenzialmente dalla costruzione del contesto, per poi dare eventualmente risposte anche al singolo».
Redazione - 10-09-2004

Non sappiamo se (e quando) sarà possibile recuperare i resti di Enzo Baldoni per esaudire le sue ultime volontà
Del suo ultimo viaggio ci rimane una testimonianza ed una foto pubblicata su un sito internet. Un fotogramma che rende tutta la drammaticità degli ultimi istanti e che Frg non pubblicherà. E questo non (o, meglio, non solo) perché lo ha chiesto la famiglia. Ma perché preferiamo ricordarlo per quello che era: un uomo che amava la vita e ne affrontava le avversità senza prenderla troppo sul serio.
Ciao Enzo



09.09.04 - IO, ENZO E L'ULTIMO VIAGGIO


Su "Panorama" di questa settimana e' uscito un mio articolo su Baldoni. Una testimonianza che mi e' stata chiesta e che ho molto volentieri espresso. Mi hanno chiesto di parlare soprattutto delle nostre differenze: e differenze c'erano. L'ho scritta come amico di Enzo, non come giornalista. Insomma non per mestiere, per una volta. A corredare l'articolo hanno pubblicato la solita foto di noi due insieme, quella che proprio non mi piace nonostante le correzioni apportate dai bravissimi amici di Bloghdad.


Allora qui ne metto un'altra che mi ha scattato Enzo lo stesso giorno, in ospedale. La preferisco, anche perche' sono i suoi occhi in quel momento a vedermi.






Redazione - 10-09-2004
Riceviamo da Carta.org e pubblichiamo


Con queste parole, ³un assordante silenzio², quelli di ³Un ponte per² definiscono la situazione: si aspetta [scriviamo alle 17 di giovedì] un video, un messaggio, da parte dei rapitori delle due cooperanti ...
Diana Cesarin - 10-09-2004
La scuola e in generale il lavoro educativo coi bambini sono nell’occhio del ciclone: a Beslan nell’orrendo massacro che si è svolto in luogo della festa di inizio anno, nel rapimento delle “Due Simone” che sono in Iraq per lavorare coi bambini

Ci sono bambini di Beslan i cui occhi si sono chiusi per sempre: non potranno più vedere nè vivere nel mondo. Altri continuano a tenerli chiusi: non lo vogliono più vedere un mondo cosi’.

E ci sono bambini e bambine di tutto il mondo che hanno visto infrangersi la possibilità della sicurezza nei corpi nudi e sporchi, negli occhi sgranati e attoniti dei loro coetanei sopravvissuti a quell’incubo.

Gli adulti sapranno aiutarli ad andare oltre, ad elaborare, a capire che nel mondo possono accadere anche cose di questo tipo e che bisogna impegnarsi e lottare perché non accadano più, come ha invitato a fare Giovanni Bollea?
flc-CGIL - 09-09-2004
Comunicato stampa di Gugliemo Epifani segretario generale della Cgil


“L’anno scolastico sta partendo malissimo perché le risorse economiche per scuola, università e ricerca sono in costante diminuzione. L’azione del Ministero sta determinando ...
Comitato genitori per la scuola pubblica - Brescia - 09-09-2004
DIFENDIAMO LA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE

Inizia un nuovo anno scolastico. La scuola che troverete sarà un po’ più povera di risorse rispetto a quella che avete lasciato. Questo per effetto della “riforma” Moratti e delle leggi finanziarie degli ...
Alba Sasso - 09-09-2004


Il ministro Moratti apre l’anno scolastico come fosse in un consiglio d’amministrazione. Elenca dati, cifre, dividendi. Affida alla stampa il suo bilancio: virtuale e in cui tutto torna. E lancia il suo slogan felice: un nuovo Rinascimento. ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 09-09-2004
Lentamente, ma molto lentamente e mestamente, si spegne nell’aria del bel paese l’assordante clangore nazionale del clap-clap di zoccoli, ciabatte, sandali, che ha ritmato il periodo obbligato delle ferie, questa volta più brevi del solito in quanto le disponibilità delle famiglie sono state falcidiate, a detta dell’egoarca, dal solo percepito e quindi inesistente carovita.
E lentamente si spegne pure, nelle orecchie dei vacanzieri sparagnini del Bel paese, il vuoto melenso ed inutile ritornello di un estivo spot televisivo “ …, la luna, ci poterà fortuna … “ che la fortuna l’avrà di certo portata solo alla multinazionale dei telefonini che avrà bravamente invogliato tanta gente del Bel paese a tagliare, magari a malincuore, un gelato, ma non le solite, inutili, inconcludenti telefonate fatte ciabattando per le vie di borghi e città.

Redazione - 08-09-2004
Da Aprile online riportiamo stralci di un articolo che commemora una data importante per la storia Italiana.
L'italia si ribella al Nazifascismo continua il titolo e ci colpisce soprattutto una parola, ribellione.
Non crediamo nelle memorie chiuse ed incasellate nel loro passato, incapaci di aprirsi al cambiamento. Crediamo invece, e ce ne sentiamo responsabili come cittadine e cittadini, come insegnanti, come donne ed uomini calati nel loro presente, alla possibilità di navigarlo, questo presente, alla luce di un passato che sa confrontarsi con se stesso.
"Fu un momento drammatico" ci dice Nicola Tranfaglia, e sotto gli occhi abbiamo i drammi di oggi.
"Ma quel giorno" continua l'articolo "nacque nei partigiani l’abbandono della vecchia patria fascista": una lacerazione, come quella che deve provare chi, tentando alternative nei territori di guerre non volute, contraddice una "patria" difficilmente cancellabile.
I passati si ripetono sempre e ci chiedono di accostare, alla pietas profondissima e silenziosa, la testarda, lucida, capacità di comprendere, che significa “scoprire, vedere, percepire, rendersi conto di qualcosa, catturare, afferrare” , ma "insieme".


Antonio Pistillo da Meridiano Scuola - 08-09-2004
del primo giorno di conferimento delle supplenze annuali a Milano

Milano, ore 9.00, primo giorno di convocazione per le supplenze annuali.

Aria acre di mille respiri. La calca sempre la stessa, i locali, l’organizzazione, tutto identico ...
Appello istruzione Bari - 08-09-2004
Quello che segue è un appello elaborato in vista di un incontro che si terrà a Bari il prossimo 13 settembre: un'iniziativa pubblica pensata per discutere tra forze politiche, istituzionali, sindacali e associative, tra cittadine e cittadini sui temi della scuola, per dar vita a un confronto, il più ampio possibile, e per iniziare a costruire, a partire dal basso, un progetto diverso di scuola pubblica, adeguato ai bisogni di saperi e conoscenza della società contemporanea e in grado di garantire il diritto di tutti all'istruzione.

Segnaliamo che è possibile aderire all'appello per via telematica, inviando la propria adesione all'indirizzo appelloistruzione@virgilio.it

Pensiamo che la scuola italiana debba cambiare. E vogliamo costruire già da subito un percorso di cambiamento. Non certo quel pericoloso ritorno indietro rappresentato dalla proposta Moratti: un’idea di scuola selettiva, che non fa crescere cultura e sapere per tutti, che non offre pari opportunità a ognuna e ognuno, che precarizza il lavoro dei docenti, che mette in discussione il carattere pubblico della scuola, che risparmia sul futuro dei giovani. Una proposta inadeguata ai bisogni di sapere e conoscenza della società contemporanea e dannosa per il Paese: una proposta da cancellare. Una riforma, infine, imposta dall’alto col metodo della decretazione e che ha sempre rifiutato sedi pubbliche e trasparenti di elaborazione pedagogica e culturale.

Noi la pensiamo diversamente. Non crediamo possibile né oggi né mai imporre una riforma della scuola con un’operazione burocratica che non ascolti le esigenze del mondo della scuola e che soprattutto non parta dallo straordinario patrimonio di esperienza finora accumulato grazie all’operato dei tanti docenti e dei dirigenti scolastici e grazie allo spirito di ascolto, attenzione e disponibilità degli operatori della scuola nei confronti degli studenti e delle famiglie e viceversa. E perciò riteniamo necessario mettersi da subito al lavoro, con una grande campagna di discussione sulla scuola che vogliamo.

Crediamo necessario costruire un progetto per la scuola pubblica a partire dalla volontà di confrontarsi e di mettersi in rete di tutti quei soggetti che nella scuola operano e che per la scuola hanno messo a disposizione le proprie energie, la propria passione, la propria intelligenza.

Vogliamo ripartire da alcuni punti fermi, per noi irrinunciabili: la laicità della scuola, il suo carattere pubblico, il prolungamento dell’obbligo scolastico, la qualità della didattica, il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro di tutti i docenti e di tutti i lavoratori della scuola.

È su questi temi che intendiamo confrontarci in un appuntamento che vuole coinvolgere e mobilitare insegnanti, lavoratori non docenti, studenti, genitori e in generale tutte quelle forze e quei soggetti sociali, politici e istituzionali, che hanno voglia di lavorare a un progetto comune e condiviso per la nostra scuola.

Vediamoci lunedì 13 settembre a Bari, presso l’Hotel Excelsior alle ore 17. Insomma diamo inizio
all’anno scolastico…

Seguono firme
Anna Pizzuti - 08-09-2004
Sul che fare, dopo Beslan – anche se molto più bello e vivo sarebbe stato interrogarsi sul che fare, prima di Beslan, come prima di tanta, tutta, l’altra violenza – ci si sta interrogando.

Come cittadini e come insegnanti. Ammesso che il binomio sia scindibile.

Dalla strage in una scuola, ai gesti nelle scuole, quelle serene e salve.

Portare un fiore, come ci suggerisce questo comunicato , o, come sentivo oggi da un tg, portare la sagoma di un bambino, per scriverci sopra un pensiero. Io stessa, un gesto in qualche modo analogo lo avevo suggerito.

Ma i gesti passano e l’orrore resta. Perciò ho continuato ad interrogarmi, e a non accontentarmi.

Corrado Mauceri - 07-09-2004
IL MINISTERO NON PUÒ IMPORRE ALLE SCUOLE IL TUTOR; OGNI INTIMIDAZIONE DA PARTE DEL MINISTERO DEVE ESSERE RESPINTA E DENUNCIATA.

Il Ministero minaccia sanzioni per imporre il tutor


Nei giorni scorsi la stampa ha dato la notizia di una nota riservata del Ministero del 30/06 con cui si attribuisce ai direttori generali degli uffici scolastici regionali il compito di vigilare per l’integrale applicazione dei provvedimenti attuativi della Legge Moratti e, se nel caso, di adottare "interventi adeguati anche di carattere disciplinare".
Tale nota si riferisce ovviamente anche alla designazione del tutor.

Perché il Ministero non può imporre il tutor

La Costituzione all’art. 117 ha espressamente "costituzionalizzato" l’autonomia delle istituzioni scolastiche; quindi le "norme generali" dello Stato possono e devono definire l’ambito dell’autonomia scolastica così come è stato fatto con l’art. 21 della L. n. 59/97 e con gli artt. del DPR n. 275/99; definito tale ambito, le modalità di esercizio dell’autonomia didattica ed organizzativa rientrano, per dettato costituzionale, nel potere esclusivo degli organi collegiali della scuola e specificatamente per quanto riguarda l’attività didattica al collegio dei docenti.
Nè il legislatore statale o regionale, nè la contrattazione possono legittimamente intervenire per disciplinare le modalità di esercizio dell’autonomia didattica e/o organizzativa.
Spetta quindi al collegio dei docenti decidere, in piena autonomia, come organizzare l’attività didattica con il solo limite del rispetto delle prerogative di ciascun docente; difatti a sua volta anche il collegio dei docenti, nell’esercizio sul suo potere deliberante in materia didattica, deve rispettare la professionalità di ciascun docente e quindi tenere conto che la cd "funzione tutoriale" è implicita nella stessa funzione docente.
Nè peraltro il collegio dei docenti ha il potere di organizzare l’attività didattica prevedendo forme interne di gerarchizzazione che sarebbero lesive del principio fondamentale della libertà di insegnamento e della conseguente posizione paritaria di tutti i docenti.
Con il D.Lgs. n. 59/04 agli art. 7 e 10 è stato invece previsto che nell’ambito dell’attività didattica sia affidata "ad un docente in possesso di specifica formazione" la cd funzione tutoriale.
A parte il fatto non irrilevante che il Parlamento non aveva conferito alcuna delega al Governo di istituire tale figura professionale (e quindi il Governo ha arbitrariamente disciplinato una materia che non era stata delegata), la normativa che prevede che nell’ambito dell’attività didattica si debba affidare tale attività ad uno specifico docente, contrasta in modo palese con la norma costituzionale dell’art. 117, prima richiamata, che salvaguarda l’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Tutte le leggi si devono osservare, ma in primo luogo la Costituzione

Il Ministero ricorda che le leggi si devono osservare, ma si devono osservare tutte le leggi ed in primo luogo la legge fondamentale dello Stato che è la Costituzione.
Le scuole che hanno deliberato di non designare un tutor non hanno quindi violato la legge, ma hanno correttamente interpretato ed applicato una legge di dubbia legittimità costituzionale, riconducendola nell’ambito della Costituzione.



>>> continua...
Gianni Mereghetti - 07-09-2004
A Beslan, mentre imperversava la furia cieca del terrorismo mietendo vittime innocenti, un'insegnante, facendo scudo con il suo corpo, salvava David, un bambino di undici anni.

Questo gesto umano, piccolo, sproporzionato rispetto all'immane ...
Vincenzo Andraous - 07-09-2004
Quand’è che un uomo si prepara alla sua morte? Quando uccide un suo fratello? Quando tortura il suo prossimo? Quando inganna la sua natura per uno spicchio di potere destinato al fallimento?
L’uomo può essere assassino spietato o miserabile ...
Grazia Perrone - 07-09-2004
Grande è la confusione sull’istituzione della figura del tutor nella scuola primaria (ex elementare) fin dal primo settembre. Lo si evince dalla lettura dei comunicati sindacali, dai messaggi postati nelle mailing list contenenti dubbi e richieste di interpretazioni autentiche dalle, contraddittorie, direttive ministeriali, dalle note di scoramento e di invito al proseguo della "lotta" lanciate nei siti ... militanti. Dalle telefonate che ricevo. Per cercare di fare un po’ di chiarezza (e per stimolare il dibattito) propongo - sul tema in oggetto - la lettura di ampi stralci di Tuttoscuola Focus n. 67/163 del 6 settembre 2004.


Riforma: 240 mila potenziali tutor, tra disciplina e ribellione

Un aspetto significativo della riforma Moratti che parte da questo anno scolastico è il docente tutor, una figura non ancora pienamente definita, al centro di discussioni, critiche e voglia di disubbidienza.

Secondo la normativa di riforma vi dovrebbe essere un docente incaricato di funzione tutoriale per ogni gruppo-classe. Nella scuola dell’infanzia le funzioni tutoriali sono più ridotte ed entrambi i docenti di sezione sono considerati tutor. Proprio per questo nella scuola dell’infanzia non vi è stata la turbolenza registrata invece nella scuola primaria dove il docente tutor è stato visto con diffidenza e, a volte, con vera e propria ostilità.

Dal 30 agosto proprio sul docente tutor e sui suoi impegni di servizio è stata aperta una trattativa sindacale per definire riconoscimenti giuridici o economici per le responsabilità e i carichi di lavoro determinati dalla nuova funzione.

Non si sa ancora se l’accordo che uscirà dalla trattativa comporterà l’erogazione di compensi accessori per tutti i tutor oppure solamente per una parte di essi costretti a prestazioni aggiuntive, mentre un’altra parte potrebbe beneficiare solamente di riduzione dell’orario di insegnamento per svolgere la funzione tutoriale.

Né si sa se la contestazione serpeggiante in diverse scuole con minaccia di non dare attuazione alla norma andrà in porto.

L’unica cosa che si sa con certezza è il numero delle classi, in ognuna delle quali dovrebbe operare questa nuova figura tutoriale: 41.450 sezioni di scuola dell’infanzia, 136.696 di scuola primaria e 26.029 prime classi della secondaria di I grado che dovrebbero comportare, potenzialmente, 241.768 docenti tutor. Un piccolo esercito, tutto ancora da addestrare e incentivare.


>>> continua...
Giuseppe Aragno - 06-09-2004
Teniamo in serbo, per favore, che torneranno utili di qui a poco, le candele che si spengono una dietro l’altra nelle nostre città distratte: avremo ancora bisogno delle loro flebili luci per pacificare le nostre coscienze.
Teniamole in serbo per ...
Rosa Maria Lombardo da Meridiano Scuola - 06-09-2004
Gli sguardi si incrociano lungo un corridoio stretto e illuminato da una lampadina artificiale appesa ad un filo che riflette ombre sui muri adorni di fogli bianchi tra cui danzano timbri , sigle e firme frettolose. Un uomo e una donna si guardano, ...
Gianni Mereghetti - 06-09-2004
Guardando le immagini della distesa di sacchi neri che avvolgono i corpi dei bambini di Beslan è naturale domandarsi come sia possibile che siano stati degli esseri umani a compiere tanta atrocità.

Se quegli uomini incappucciati avessero guardato negli occhi uno ad uno i bambini che stavano uccidendo com’è avrebbero potuto spegnere la loro vita?

Eppure lo hanno fatto, e quei corpi richiamano quelli che i soldati americani e sovietici hanno trovato nei campi di sterminio che incontravano nella loro avanzata verso Berlino.

Come gli aguzzini nazisti hanno potuto uccidere senza pietà, così oggi se ne rendono responsabili i terroristi. E possono continuare a farlo, perchè non hanno di fronte il volto di colui che uccidono, ma il loro progetto di potere. E’ per questo che il terrorismo è aberrante, perchè rapisce, violenta e uccide in nome di un’idea, e per farlo non considera le sue vittime persone. Non le può considerare, altrimenti butterebbe a terra le sue armi e scapperebbe via.

Il terrorista non sa più riconoscere la realtà, fa il male, ma non lo riconosce come tale.

Il dramma è che questa incapacità a condannare il male ha preso anche il mondo occidentale e rischia di albergare anche nel cuore di tutti noi, che condanniamo il terribile rituale di un terrorismo aberrante e spregiudicato.



>>> continua...
Grazia Perrone - 06-09-2004
Non è possibile fare della morte di Enzo Baldoni un'occasione di scontro politico - scrive Beppe Del Colle su Famiglia Cristiana (n. 36 del 5 settembre) perché - (...)" nella guerra in Iraq essere pacifisti significa aver capito, e fin da prima che scoppiasse, che essa avrebbe enormemente aggravato i problemi del Medio Oriente e quindi del mondo intero (...)". E' molto difficile non essere d'accordo con una simile impostazione. Eppure, talune affermazioni - a dir poco - avventate e "incaute" di un ministro della Repubblica inducono all'inquietudine e alla riflessione. Le riporto, senza commento, così come sono state pubblicate sul corsera di oggi 5 settembre.

Le parole del ministro sollevano nuovi dubbi sulla vicenda. L’opposizione: il governo chiarisca i punti oscuri

Martino: «Baldoni ucciso subito dopo l’agguato»

In serata il responsabile della Difesa precisa: «Assassinato un paio di giorni dopo il rapimento»


>>> continua...
ilaria ricciotti - 06-09-2004
Quella scuola , gremita di vite,
si ritrova con morti , e tante ferite.

Ferite nel cuore e nella mente,
bambini atterriti, violentati per niente.

Quanto orrore in quella scuola!
Il cuore ti sale pian piano in gola.

Perchè infierire con ...
Uil Scuola - 04-09-2004
Agli iscritti, ai rappresentanti RSU, ai delegati, a tutti i docenti e Dirigenti

Viste le numerosissime richieste in relazione alla questione "tutor", fermo restando che, in assenza di conclusione del negoziato contrattuale sull'art.
43, rimane vigente per tutti gli aspetti l'attuale contratto di lavoro, forniamo ulteriori strumenti di lavoro che possono consentire, ove lo riteniate opportuno ed in relazione alle situazioni di ogni singola scuola, di dare supporti ai colleghi, utilizzando le opportunità offerte dall' autonomia scolastica.
Pertanto vi alleghiamo nuovamente i tre documenti richiesti da numerosi docenti:

Funzione tutoriale nella scuola primaria: schema di delibera
Funzione tutoriale nella scuola secondaria: schema di delibera
Comunicato sulla Riforma

Invitiamo i Dirigenti a far rispettare le regole consentendo la divulgazione degli stessi.

La Segreteria regionale



Dall'autonomia la soluzione

Testo integrale dell'intervento di Massimo Di Menna.

L'estratto di questo documento è stato pubblicato martedì 31 agosto su Italia Oggi


L'assenza di un confronto vero sulla riforma sta determinando contrasti e molta confusione. Di certo non se ne avvantaggia la scuola e le problematiche si scaricano sugli insegnanti già oberati di lavoro e di responsabilità.

La questione 'tutor' è tra quelle maggiormente discusse.
La critica più forte che rivolgiamo attiene alla eccessiva rigidità, in particolare per la scuola primaria - quel minimo di 18 ore di attività didattiche rivolto agli alunni - che sta determinando contrasti e forti discussioni nei collegi dei docenti, perché si potrebbe determinare dovunque la rottura del team, che, da più parti ha funzionato bene e trova riscontro positivo anche tra le famiglie.

La domanda viene evidente: perché obbligare a scelte che invece attengono alla progettualità delle scuole e alla didattica?


>>> continua...

Corrado Mauceri, Comitato Scuola della Repubblica - 04-09-2004
L'autonomia è un'infrazione disciplinare (parola della Moratti)

Nei giorni scorsi la stampa ha dato notizia di una nota riservata del Ministero del 30.06 con cui si attribuisce ai direttori generali degli uffici scolastici regionali il compito di ...
Antonio Pistillo da Meridiano Scuola - 04-09-2004
Il primo settembre, come di rito, si sono svolti presso le scuole di tutta Italia, i collegi di inizio anno scolastico. Però quest’anno, in molte province italiane, tali collegi si sono svolti in modo inusuale, e cioè dimezzati.
Se stessimo parlano ...
Vittorio Delmoro - 04-09-2004
Ah, come diceva bene il nostro Alessandro!

Solo che al posto del povero Don Abbondio, che pur ne faceva una questione di sopravvivenza, oggi ci ritroviamo nientemeno che dei dirigenti scolastici!

Già una volta sono stato oggetto di feroci ...
Rolando A. Borzetti - 04-09-2004
Mettere alle finestre questa sera e domani sera una candela accesa in solidarietà con i bimbi dell'Ossezia coinvolti nella strage di Beslan. E' l'iniziativa di un gruppo di donne, docenti universitarie a Roma, che in queste ore si sta diffondendo a ...
Reginaldo Palermo da Tecnica della Scuola - 04-09-2004
Non è più univoca la posizione dei sindacati confederali sulla questione del tutor.
Cgil-FLC continua a sostenere che fino alla conclusione della trattativa i collegi dei docenti non possono deliberare alcunchè sulla materia. Uilscuola formula ...
Alessandro Citro - 03-09-2004
La redazione di Meridiano scuola ci segnala:

pensieri orizzontali di un fu professore

Alzo le chiappe dal divano ormai affossato ma ci impiego un'eternità.

Davanti agli occhi si sovrappongono le immagini televisive di gioia della festa ...
Manifesto dei 500 - 03-09-2004
Al termine delle assemblee di maggio e giugno di discussione della "Lettera Aperta della scuola Sibilla Aleramo di Torino", un gruppo di insegnanti e genitori di Torino, Milano, Varese e Parma è stato incaricato di redigere la seguente proposta per ...
Arturo Ghinelli - 02-09-2004
Vi mando una sorpresa estiva

Nato in Ghana, vive a Modena. È considerato una promessa dell’atletica italiana

Stefania Prandi

MODENA. Jens Amanfu è un campione che viene da lontano, dalla terra del Ghana. È arrivato il Italia da piccolo, ...
Manuela Carloni - 02-09-2004
Segnalo un documento unitario che abbiamo predisposto oggi assieme a cisl, uil e snals e spedito a tutte le scuole per fare chiarezza su quali sono gli ambiti di decisione dei collegi in questi giorni. Già oggi, primo giorno di settembre, si sono ...
Francesco Paolo Catanzaro - 02-09-2004
E le graduatorie provinciali provvisorie sono state pubblicate in quasi tutta Itala..
Si rileva quanto irrazionale sia stata la direttiva di supervalutare le scuole di montagna. Molti colleghi si sono visti cadere questa “ manna “ dal cielo dal ...
Fabrizio Dacrema - 02-09-2004
Il tavolo contrattuale che si è aperto lunedì scorso tra sindacati scuola e ARAN è molto complicato. Più del solito: da esso dipende la possibilità di mettere in atto un elemento essenziale del progetto del governo sul primo ciclo dell’istruzione.
Questo accade perché il governo sta tentando di fare il passo più lungo della gamba: cerca di imporre la figura del tutor alle scuole senza averne la forza giuridica.

Le forzature sono tre:

1. la figura del tutor è stata introdotta dal decreto delegato (Dlgs 59/04), pur non essendo presente nella legge delega (L. 53/03);
2. l’istituzione di questa figura invade esplicitamente le prerogative delle istituzioni scolastiche in materia di organizzazione didattica, mentre la recente riforma della Costituzione ne impone la salvaguardia;
3. quanto previsto dal decreto 59 sul tutor non è applicabile senza cambiare il contratto nazionale di lavoro su punti fondamentali (profilo professionale del docente, orario di servizio, retribuzione, …).

>>> continua...

Paolo Oddone - 01-09-2004
Riceviamo dal sito www.warnews.it:

Ci hanno detto che Enzo è morto.

Al Jazeera ha dato la notizia in un ticker scorrevole sotto lo schermo. Praticamente un trafiletto. Nessun particolare.

Le speranze sono volate via di colpo, spazzate ...
Vittorio Delmoro - 01-09-2004
Quando nel gennaio scorso chiesi di essere iscritto alla formazione ministeriale sulla riforma (DM 61) ero mosso da sincera curiosità nei confronti di colleghi che si accostavano fiduciosi ai notevoli cambiamenti previsti.

Avendo infatti studiato ...
Pino Patroncini - 01-09-2004
Se continua così il sant’uffizio che presiede alle beatificazioni avrà molto da lavorare ancora per molto. Dopo Padre Pio da Pietralcina e Madre Teresa di Calcutta non c’è dubbio che toccherà anche alla nostra Ministra dell’istruzione ...