Tutor, un tavolo decisivo
Fabrizio Dacrema - 02-09-2004
Il tavolo contrattuale che si è aperto lunedì scorso tra sindacati scuola e ARAN è molto complicato. Più del solito: da esso dipende la possibilità di mettere in atto un elemento essenziale del progetto del governo sul primo ciclo dell’istruzione.
Questo accade perché il governo sta tentando di fare il passo più lungo della gamba: cerca di imporre la figura del tutor alle scuole senza averne la forza giuridica.

Le forzature sono tre:

1. la figura del tutor è stata introdotta dal decreto delegato (Dlgs 59/04), pur non essendo presente nella legge delega (L. 53/03);
2. l’istituzione di questa figura invade esplicitamente le prerogative delle istituzioni scolastiche in materia di organizzazione didattica, mentre la recente riforma della Costituzione ne impone la salvaguardia;
3. quanto previsto dal decreto 59 sul tutor non è applicabile senza cambiare il contratto nazionale di lavoro su punti fondamentali (profilo professionale del docente, orario di servizio, retribuzione, …).

Sui punti 1 e 2 si pronuncerà la Corte Costituzionale, a seguito del ricorso dei sindacati confederali della scuola, mentre sulle competenze contrattuali il governo, dopo incertezze e tentennamenti, ha dovuto riconoscere le ragioni dei sindacati ed aprire la trattativa all’Aran, predisponendo finalmente l’atto di indirizzo.
Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti: il governo prima ha cercato la prova di forza, poi è venuto a più miti consigli ed ha aperto la trattativa, ma ormai siamo fuori tempo massimo. Chiunque si rende conto che una trattativa che parte da posizioni di merito contrapposte o comunque molto distanti, con risorse irrisorie e, oltre tutto, non certe (dipendono dall’assestamento di bilancio) non può concludersi in fretta, ammesso che possa concludersi.
Quanto previsto dal decreto sul tutor in questo anno scolastico non si farà perché, indipendentemente dall’esito della trattativa, non si potrà attuare ad anno scolastico ampiamente iniziato.
Questo vicolo cieco in cui si è infilato il governo spiega il nervosismo crescente del Ministro e dell’Amministrazione, che traspare con evidenza nell’insostenibile scivolone della lettera riservata del Capo Dipartimento del MIUR, già argutamente commentata da Federico Niccoli, nella richiesta isterica dell’Atto di Indirizzo all’Aran di concludere la trattativa “in tempo utile per l’avvio dell’anno scolastico” (dovrebbe già essere chiusa e invece si è appena aperta), oltre che nelle pressioni diffuse volte a far attribuire l’incarico a svolgere la funzione tutoriale anche in assenza della conclusione della trattativa.
Su quest’ultimo punto occorre fare molta attenzione: sono oggetto della trattativa i criteri per l’individuazione dei docenti incaricati a svolgere la funzione tutoriale, l’orario di servizio, l’organizzazione del lavoro, la retribuzione e probabilmente altre materie che saranno definite attraverso il confronto tra le parti.
Quanto è scritto nella circolare 29/04, in alcune note dell’amministrazione o in altre indicazioni di vario tipo (spesso verbali) inerente le materie oggetto della contrattazione non può più essere applicato: su questi temi decide esclusivamente la contrattazione appena avviata.
Se in qualche scuola si avviassero le procedure per l’attribuzione ad una parte dei docenti dell’incarico a svolgere la funzione tutoriale, si violerebbe il contratto nazionale del lavoro, anche se il collegio dei docenti fosse favorevole ad istituire la figura del tutor. I sindacati sarebbero, comunque, costretti a ricorrere al giudice del lavoro in difesa del contratto nazionale.
Il contratto nazionale non può nemmeno essere aggirato da eventuali intese con le RSU di scuola, le quali, sulle materie di loro competenza, sono tenute al pieno rispetto del contratto nazionale.
Quanto detto vale anche per il docente tutor nelle prime tre classi della scuola primaria: non è possibile ridurre l’orario di insegnamento a 18 ore, e, conseguentemente, le compresenze, per svolgere attività funzionali all’insegnamento connesse all’attività tutoriale.

Il vigente contratto nazionale di lavoro prevede, infatti, 22 ore di insegnamento più due di programmazione settimanale di team: le compresenze sono disciplinate dal contratto con le modalità note, programmate per attività di recupero/arricchimento o, in assenza di programmazione, disponibili per le supplenze fino a cinque giorni.

La prevalenza di un insegnante nella stessa classe non è, invece, materia di contrattazione, ma prerogativa dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole. Il decreto non introduce nessun obbligo in materia (parla infatti di attività di insegnamento agli alunni - e non alla classe - non inferiore a 18 ore) e le Indicazioni Nazionali, che nel capitolo “Vincoli e Risorse” parlano di almeno 18 ore con lo stesso gruppo di alunni, su questo punto non sono vincolanti, visto che, a parere dello stesso Ministero, le Indicazioni Nazionali sono inderogabili solo a riguardo “degli obiettivi di apprendimento” (CM 29/04).
Riassumendo: la parte del decreto 59 riguardante la possibile riduzione di orario di insegnamento a 18 ore non è applicabile perché il Ministero ha riconosciuto che è di competenza contrattuale e la prevalenza tra 18 e 21 ore settimanali in una stessa classe non è obbligatoria perché lo stesso Ministero ha riconosciuto che le Indicazioni Nazionali, introdotte in via transitoria dal decreto, non sono vincolanti su questo punto.
Si tratta sul filo del rasoio: se il Ministro intende trattare e contemporaneamente tentare di imporre il tutor nelle scuole lo scontro è assicurato.


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 Grazia Perrone    - 02-09-2004
(...)"Il vigente contratto nazionale di lavoro prevede, infatti, 22 ore di insegnamento più due di programmazione settimanale di team: le compresenze sono disciplinate dal contratto con le modalità note, programmate per attività di recupero/arricchimento o, in assenza di programmazione, disponibili per le supplenze fino a cinque giorni (...)".

Mi siano consentite alcune precisazioni in merito alla nota di Dacrema.

L'orario di servizio citato rispecchia l'organizzazione modulare (recepita dal Contratto) che scaturisce dall'applicazione della Legge 148/90.

Ora questa legge - nell'indifferenza generale e senza che fosse fornita alcuna motivazione plausibile che ne giustificasse la "messa in mora" - è stata semplicemente abrogata dalla Moratti (leggere, per credere, l'art. 19 - norme finali e abrogazioni del decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004).

Ragione per la quale ho buone ragioni per ritenere che ci troviamo di fronte ad un vuoto normativo: un vero e proprio "salto nel buio" nel quale il Governo "ci marcia".

Per quanto attiene, poi, il "maestro prevalente": è vero che questa è una scelta che rientra nell'autonoma decisione della singola istituzione scolastica ... come esplicitamente previsto dall'art. 5 c. 5 della Legge 148/90 e limitatamente alle classi prime e seconde. Questa legge, però, è stata, implicitamente, abrogata dal legislatore.

Due parole, infine, sulle compresenze nella scuola elementare (ora primaria): la normativa di riferimento (recepita dal Contratto 98/2001 e successivo) è la legge Finanziaria 1996.

Articoli n. 72 e 78.


 sergio delli carri    - 02-09-2004
Fabrizio Dacrema ha scritto:“Chiunque si rende conto che una trattativa che parte da posizioni di merito contrapposte o comunque molto distanti, con risorse irrisorie e, oltre tutto, non certe (dipendono dall’assestamento di bilancio) non può concludersi in fretta, ammesso che possa concludersi.
Quanto previsto dal decreto sul tutor in questo anno scolastico non si farà perché, indipendentemente dall’esito della trattativa, non si potrà attuare ad anno scolastico ampiamente iniziato.”


Certo che la trattativa non può andare avanti e la prospettiva che possano concludersi non esiste allo stato attuale. Si parla di risorse irrisorie ma meglio sarebbe dire ridicole. I calcoli sono belli e fatti. 139 euro lordi l’anno secondo Legaambientenews di fine giugno e 10 euro al mese netti secondo Italia Oggi di oggi.

Non ci sono soldi questa è la canzone ma poi i soldi si sprecano.
Solo un esempio. L’istallazione delle parabole e decoder per ricevere nelle scuole RAI Educational 1 e RAI Educational 2 (accordo tra MIUR e RAI).
Ogni impianto installato costa intorno ai 4.500 euro e si possono ricevere solo i 2 canali satellitari suddetti. A casa mia parabola + istallazione + decoder che prende centinaia di canali satellitari tra i quali RAI Educational 1 e RAI Educational 2 e centinaia di segnali radio sempre satellitari mi è costato 130 euro.
Ho apprezzato l’indagine fatta fare dalla CGIL Scuola ma quello che manca sono soprattutto i dati della sperimentazione della riforma nelle due scuole prescelte per ogni provincia.
Una sola volta ho letto qualcosa in merito e si diceva che gli insegnanti impegnati lamentavano un grande stress.
Perché non si chiede al MIUR i dati della sperimentazione che, potranno pur essere manipolati, ma comunque ci dovrebbero dire qualcosa di più.
Intanto noi continuiamo la lotta anche se Rutelli e Mastella navigano contro.
Intanto l’anno scolastico comincia con una riduzione del numero dei collaboratori scolastici e con tanti altri problemi di gestione quotidiana delle scuole.
Solo per esempio e non volendo coinvolgervi in una faccenda tecnica.
Abbiamo problemi organizzativi irrisolvibili. Se prima i moduli 4 su 3 erano un problema difficilmente risolvibile ora gestire l’orario di un modulo di questo tipo è praticamente irrisolvibile perché l’orario a 30 ore per tutte le classi della primaria rende la cosa impossibile. 3x30=90 ma 22x4=88 e poi ci sono le ore delle mense. Senza compresenze mancano sempre circa 6 ore (pure riducendo la mensa a 30 minuti).
Se nella media i docenti possono aumentare il loro servizio di 6 ore la settimana questo nella primaria non è possibile e non è possibile in alcun modo coprire queste ore. Dovremo inventarci qualcosa ma non so cosa.
"Speriamo che me la cavo"

Sergio Delli Carri

Istituto Comprensivo "G.Fiorelli " Napoli

 ilaria ricciotti    - 03-09-2004
Perchè questo governo ancora non cade?
Perchè il mondo della scuola tace e la maggior parte degli operatori accettano ciò che viene, quasi quotidianamente loro propinato?
Perchè i movimenti non si muovono più?

Evidentemente non si è abbastanza uniti riguardo all'obiettivo da raggiungere e molti aspettano ancora che cada la manna dal cielo, o nel peggiore dei casi a molti piace ciò che questo governo, va proponendo, facendo e disfacendo.

 gp    - 03-09-2004
Posto - a beneficio di quanti non l'avessero letta - la nota di Italia Oggi citata da Sergio.

Ai docenti prescelti andranno appena 10 euro in più al mese.

FONTE: ItaliaOggi dell'1/9/2004


Uno scontro per un pugno di euro. Sull’introduzione nelle scuole della figura del tutor, una delle novità previste dalla riforma Moratti, che parte oggi con l’avvio dell’anno scolastico, si sta consumando l’ennesima frattura governo-sindacati. In gioco, il ruolo del docente e la sua carriera e, dal punto di vista economico, una manciata di euro in più.

Ammonta infatti a circa 10 euro al mese il compenso che un docente delle elementari e delle medie potrà ricevere come tutor. Secondo una stima fatta da ItaliaOggi, in base al numero di classi coinvolte e ai finanziamenti disponibili per il 2004 e il 2005, il lordo dipendente annuo per un docente con funzioni di tutor delle elementari potrà arrivare a 197,27 euro, alle medie a 262 euro. il che, tolte le tasse e diviso per 12 mensiità, significa un incremento in busta paga rispettivamente di 9,53 euro e 12,66 (si veda tabella).

Le carte sono state scoperte lunedì scorso, quando, in base a quanto prevede l’articolo 43 del contratto di lavoro, si è aperta all’Aran la trattativa per l’introduzione di figure apposite per accompagnare l’inserimento dei bambini di due anni e mezzo alle materne e, appunto, il tutor alle elementari e al primo anno delle medie. Per finanziare il tutor saranno impiegati 63,81 milioni di euro per il 2005, a cui si aggiungono 21,27 milioni per gli ultimi quattro mesi del 2004. Complessivamente circa il 70% di quanto messo a disposizione per l’intera riforma Moratti.

Le classi coinvolte dalla nuova figura sono 137.500 alle elementari e oltre 80 mila alle medie (circa 26 mila se si considera solo il primo anno della secondaria inferiore).

L’atto di indirizzo inviato all’agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, all’articolo 4, delinea la figura del nuovo insegnante: «Oltre a essere in possesso di specifica formazione deve svolgere, in costante rapporto con le famiglie e il territorio, e avvalendosi del contributo degli altri insegnanti, compiti di orientamento in ordine alla scelta delle attività e degli insegnamenti rientranti nell’offerta opzionale/facoltativa organizzata dalle scuole... di tutorato degli allievi, di coordinamento delle attività educative e didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e della documentazione del percorso formativo compiuto dall’allievo».

Le funzioni in questione saranno «affidate in ogni classe a un docente». Se dunque dovesse trovare seguito nell’articolato finale la previsione di un tutor per ogni classe si arriverebbe appunto a un compenso per la funzione che oscilla sui 10 euro netti al mese. Molto meno di quanto oggi i docenti possono guadagnare per lo svolgimento di funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa: una funzione vale circa 1.500 euro lorde annue.

«Le risorse sono esigue e aleatorie, visto che la loro copertura è affidata all’approvazione della legge di assestamento di bilancio del 2004 e alla Finanziaria per il 2005», commenta Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, «il tutto per inserire nella scuola una funzione che è in contrasto con l’autonomia scolastica, che intacca pesantemente la collegialità, la corresponsabilità e la contitolarità del team docenti», dice Scrima.

«L’avvio della riforma avviene in un clima di caos assoluto. Grazie alla superficialità ministeriale la trattativa all’Aran è partita in ritardo e le scuole non sanno che cosa fare», aggiunge Alessandro Ameli, coordinatore del sindacato autonomo Gilda. «Soprattutto al la scuola primaria l’introduzione del tutor determinerebbe la rottura del lavoro di team, che da più parti ha funzionato bene», spiega Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, che chiede un’integrazione dell’atto di indirizzo, «per disciplinare tutti gli aspetti previsti dall’articolo 43». «il tutor rappresenta un ritorno al passato, con un impoverimento per le scuole, che vedrebbero ridotta la loro capacità di risposta rispetto alle esigenze degli studenti e delle famiglie», puntualizza Enrico Panini, numero uno della Cgil scuola.

Insomma, la trattativa, che riprenderà il prossimo 6 settembre, si annuncia in salita. Nonostante l’invito contenuto nell’atto di indirizzo all’Aran a concludere in fretta, pare difficile che il tutor possa essere inserito dalle scuole nella normale organizzazione didattica almeno in tempo utile per l’inizio delle lezioni. «I tempi della trattativa non possono essere imposti dalla controparte, ma saranno determinati dalla complessità delle scelte da assumere in via contrattuale», dice profetico il segretario della Cisl scuola.

Supplenze. Intanto ieri con un comunicato il ministero dell’istruzione ha reso noto che sono state assegnate le supplenze annuali in otto regioni. Le ultime operazioni di conferimento degli incarichi saranno concluse in tempo utile per l’avvio regolare delle lezioni in tutte le scuole.


Alessandra Ricciardi

 Fabrizio Dacrema    - 03-09-2004
Risposta a Grazia Perrone:

Quanto affermo nell'articolo circa l'orario di servizio degli insegnanti e il maestro prevalente non si basa sulla legge 148/90, ma sul contratto nazionale di lavoro e sul DPR 275/99 (Regolamento autonomia scolastica): due norme pienamente vigenti indipendentemente dalla L.148.
I contratti nazionali di lavoro del 1999 e del 2003 sono successivi alla legge finanziaria '97 (non '96), pertanto la disciplina delle compresenze si fonda sulla norma contrattuale, visto che due contratti successivi hanno riconfermato la disposizione che la finanaziaria aveva modificato (vedi Testo Unico 165 sulla contrattualizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego).

 Grazia Perrone    - 04-09-2004
Capita ... quando si fanno citazioni a memoria. La Finanziaria alla quale alludevo e del '97, la legge che racchiude è la n. 662 ... del '96.

Per il resto la sostanza del mio intervento non cambia: con la privatizzazione del rapporto di lavoro il legislatore ha rinunciato a regolamentare (in maniera autonoma) le materie attinenti la retribuzione e l'orario di servizio attribuendole alla contrattazione tra le parti sociali. Il che obbliga l'Amministrazione a non agire unilateralmente in tal senso.

Cionondimeno, però, al legislatore spetta il compito (costituzionale!) di operare direttamente sulla formazione della norma primaria: ovvero la legge (alla quale i contratti, attenendosi nello spirito e nella lettera, ne formulano l'aspetto regolamentare) "la fa" il Parlamento.

E nessun altro soggetto.

Comprendo benissimo le ragioni di chi cerca di accreditare la tesi di una Moratti che ha abrogato la riforma Berlinguer (mai operativa ... peraltro) "occultando" il fatto che, ad essere stata abrogata, in realtà, è un altro sistema di scuola, ovvero il sistema modulare nella scuola elementare (che scaturisce dalla legge 148/90).

Ovvero quel sistema di scuola che, più di ogni altro, si era distinto per bontà ed eccellenza ... come dimostrano i lusinghieri risultati di un'indagine comparativa promossa dalla IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) la quale - nel 2003 - ha pubblicato i risultati di un'indagine internazionale sui livelli di alfabetizzazione in lettura che ha accreditato la nostra "vecchia" scuola elementare tra i primissimi posti in "classifica" con un punteggio (541) decisamente superiore alla media (500) dei 35 Paesi dell'Ocse in esame. Una prestazione di professionalità che attesta il buon lavoro svolto - negli ultimi dieci anni - dalla, già citata, "vecchia" scuola elementare. Organizzata per moduli (o per team se si preferisce) nei quali i docenti hanno pari dignità professionale e giuridica.

Duole dirlo ma ... questa scuola - questa è la percezione che ne hanno molti ... "operatori scolastici" come la scrivente - non è stata sufficientemente apprezzata e difesa dalle forze politiche ... e sociali.

E' una verità amara. Ma va detta.


 ilaria ricciotti    - 04-09-2004
Se la scuola precedente a quella morattiana non è stata accettata tenetevi ben stretta quella che vi si propina. E gli alunni? Ed i genitori? Non hanno forse voce in capitolo?

 gp    - 05-09-2004
I genitori degli alunni - poiché quelli che sono scesi in piazza a Milano, Roma, Napoli ... sono tutti "comunisti" - hanno chiaramente inteso salvaguardare il "team" docente (così come formulato dalla legge 148/90) basato (lo ripeto affinché Ilaria comprenda) sulla pari dignità giuridica e professionale del corpo docente.

Una parità (giuridica e professionale) che il tutor cancella "ope legis" e che i Sindacati stanno ... "concertando socialmente.

Spero di essere stata chiara perché non risponderò più alle "provocazioni dialettiche" di Ilaria & C.

 Grazia Perrone    - 05-09-2004
Non amo autocitarmi ma ripropongo alla cortese attenzione dei lettori di frg quanto scrivevo replicando ad una lettera aperta dei Segretari Confederali - il 2 febbraio scorso.




Con l'introduzione - ope legis - del docente tutor nella scuola (ex) elementare non solo viene modificata la parità della funzione docente (ai sensi e per effetto della Legge 148/90 implicitamente "abrogata" dal primo decreto attuativo della Legge 53/03, infatti, tutti gli insegnanti di modulo sono in posizione di parità giuridica e professionale) ma, anche, l'orario di servizio.

Materia contrattuale per eccellenza ...

In altre parole le parti sociali dovrebbero riscrivere totalmente l'art. 26, c. 5 del "buon" contratto sottoscritto il 24 luglio scorso che recita:

(...)"L'attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell'infanzia , in 22 ore settimanali nella scuola elementare (...)".


La strada per una possibile gerarchizzazione tra docenti nella scuola primaria passa modificando e diversificando l'orario di servizio ... al quale non potrà non seguire una diversificazione stipendiale.

Se il sindacato cede su questo punto la gerarchizzazione della professione docente sarà un passo compiuto.

Sottoporranno anche questo accordo al referendum vincolante tra tutti i soggetti sociali coinvolti, faranno valere i risultati delle elezioni RSU oppure - non condividendo nel metodo e nel merito la figura del tutor - chiameranno il personale docente alla mobilitazione e al contrasto sociale?

 ilaria ricciotti    - 06-09-2004
Io non sono abituata a provocare nessuno, ma semplicemente ad esternare le mie opinioni in riferimento a quanto leggo. Se agire in questo modo susita irritazione in te, Grazia, be' non posso farci nulla.
La tua risposta piuttosto, e non è la prima volta, è una continua provocazione nei miei confronti e, in questo caso, nei confronti di quel " Ilaria e &", che tu citi con disinvoltura?
Ci tengo ad informarti che io non ho una società, nè un'associazione di cui sono presidente. Sono Ilaria e basta.
Un'altra cosa che in nome della chiarezza voglio farti
sapere: l'ultima parola non può essere sempre la tua,
anche se, ho notato che, a differenza di me sei molto
conosciuta.
Questa tuttavia non è una prerogativa perchè tu possa esplicitare ciò che ritieni opportuno e gli altri no.


 Mara    - 06-09-2004
Ho appreso poco fa che la trattativa sul tutor è stata sospesa. Qualcuno pensava che potessero risolvere qualcosa?
Proprio questa mattina abbiamo avuto un Collegio dei Docenti; siamo riusciti a non farci imporre la funzione tutoriale, a non dare criteri, abbiamo "tenuto duro". Nella provincia dove vivo solo poche scuole resistono, la maggioranza sta mollando su tutto. Forse occorre fare qualcosa al più presto!