Veramente “intrigante” lo spunto di
Vittorio Delmoro sui, possibili, futuri scenari socio/sindacali nel Belpaese dal quale è difficile sottrarsi.
Ragione per la quale nel momento in cui il primo decreto delegato “targato” Moratti diventa
legge dello Stato cercherò di esplicitare il mio, personalissimo, punto di vista in merito all’evoluzione futura del confronto sociale.
Innanzi tutto giova premettere che, per quanto riguarda l´attuazione della riforma, per il prossimo anno scolastico, ne è esente la scuola secondaria di secondo grado. Questa attuazione in tempi diversi della legge delega ovviamente racchiude al suo interno una precisa strategia governativa che, pur nell´ambito della gradualità dovuta alla complessità di sistema della messa a regime di una riforma e alla nota penuria dei finanziamenti per attuarla, frammenta l´utenza della riforma e gli “attori sociali”che la dovranno
subire.
Insomma gli insegnanti delle superiori non ne sono per il momento toccati. Ovviamente ci sono tutti gli elementi per disegnare davanti ai loro occhi scenari a tinte fosche, tuttavia sappiamo che la nostra categoria si mobilita allorquando intuisce l´imminenza, non solo il compimento, di una "catastrofe", ma anche il pericolo di un immediato "danno" personale.
E´ triste dirlo, ma questo vale almeno per la maggior parte.
All´epoca del concorsaccio, l´applicazione dell´art. 29 del CCNL del `99 e dell’art. 38 dell’integrativo con i relativi decreti direttoriali attuativi, riguardava tutti gli insegnanti e dopo qualche giorno sarebbe scaduto il termine per presentare le domande di ammissione al “bonus” economico.
La considerazione successiva da fare dopo questa premessa, è quella dettata dalla recente cronaca. Dopo l´annuncio del decreto c´è stata una rivolta in alcune parti del Paese contro la Riforma, soprattutto contro un aspetto della stessa: la modifica del tempo scuola con la riduzione o lo "spezzatino orario" che certo liquida le esperienze del tempo pieno e del tempo prolungato.
Si è taciuto al lungo, invece (sbagliando a parer mio), sulla scomparsa del “team” docente insito nel sistema modulare introdotto dalla legge 148/90, sulla riduzione dell’orario “obbligatorio” delle lezioni, sulla scomparsa delle “compresenze” nella scuola elementare, sulla facoltà (attribuita ai dirigenti/manager) di avvalersi di collaborazione esterna attraverso “contratti” ad hoc formulati in regime di … “prestazione d’opera” ecc.
Una “rivolta” comunque c’è anche se, spesso, risulta oscurata dalle televisioni ma che ha avuto un´ampia risonanza sulla stampa. Una "rivolta" che ha avuto momenti di grande partecipazione (cito, e non me ne vogliano le altre realtà locali coinvolte, la manifestazione di Roma e quella recente di Milano) e che ha coinvolto anche gli insegnanti, ma soprattutto la società civile e l´associazionismo ad essa legato. Risulta – ma è solo apparenza – assente da questo “ribellismo” (con qualche eccezione) il Sud.
Questo scenario, conseguenza di una reazione alla Riforma penso già preventivata dallo stesso Governo, ha caratterizzato "la comunicazione" governativa in questi ultimi giorni. La parola d´ordine, dopo aver diviso gli insegnanti dei vari ordini e gradi di scuola, sembra essere quella di rassicurare tutti, "indorare la pillola". La rassicurazione verbale però non basta; tra l´altro i “grandi comunicatori” (Berlusconi, Moratti, Aprea, e quanti altri ne volete aggiungere) non sono affatto credibili; e allora per rassicurare e creare consenso si ricorre ad un interlocutore sociale tenuto finora ai margini: il sindacato. Rispolverando “un ferro vecchio” dei bei tempi andati: la concertazione.
Ecco i due incontri concertativi (quelli ufficiali per intenderci … perché quelli “sottobanco” non ce li racconteranno mai!) per la definizione dei provvedimenti amministrativi applicativi del decreto delegato.
All´interno di questo scenario presente quale potrebbe essere l´evoluzione futura?
Coprendo fino in fondo il ruolo della "futurologa" da strapazzo, permettetemi queste brevi congetture, pronta ad essere smentita dai fatti.
Penso che assisteremo nei prossimi mesi ad un´attuazione graduale - nonché concertativa - della riforma; insomma un´attuazione "alla democristiana" … come ipotizza Vittorio, un iter morbido nell´immediato con piccole concessioni nei dettagli per farla metabolizzare al meglio, lasciata nella fase iniziale all´attuazione delle singole scuole autonome sotto lo stretto controllo ed indirizzo dei Direttori Regionali, degli Ispettori e dei Dirigenti scolastici. Si lascerà scivolare lentamente la riforma verso il mare profondo della sua vera attuazione tra ambiguità, incertezze e "fai da te", circolari e contrattazioni.
Col tempo poi si realizzerà il vero progetto,
il taglio del tempo scuola, la riduzione del personale docente, l´apertura della scuola pubblica al privato, la realizzazione del controllo delle famiglie o meglio di certe famiglie, la gerarchizzazione della docenza, la scuola a misura del cliente.
Insomma un processo che potrà vedersi confermato con i relativi aggiustamenti,
anche in caso di cambio dell’attuale maggioranza governativa. L´odierna opposizione - prima al governo - condivide come sappiamo, per passata esperienza, anche alcuni di questi obiettivi.
In questo scenario, lo SNALS (come, giustamente, rammenta Vittorio) ha già trovato una sua collocazione politica, basta leggere le dichiarazione "aperturiste" di Ricciato; i Confederali sono ancora uniti nella loro opposizione politica alla Riforma, ma fino a quando Vittorio?
Intanto i confederali si impegnano solo in scioperi provinciali che non hanno alcun significato politico di rilievo se non venir incontro per interesse di bottega alla piazza locale ovvero con manifestazioni locali o nazionali.
Per le ragioni già chiaramente esplicitate da
Tuttoscuola (vedi commento) a loro non conviene sparare il colpo dello sciopero, mentre in questo momento è più utile tenerlo in canna e usarlo come minaccia. La Moratti, e con lei il governo, sarebbe preoccupata di uno sciopero generale della scuola contro la riforma, mentre certamente non lo sarà, purtroppo, quello del primo marzo, che raggiungerà – come prevedono i “gufi” ampiamente presenti in rete e, anche qui, su Frg - una media nazionale del 15-20% massimo.
Nel frattempo l´orizzonte politico è scosso dalle novità sulle pensioni. Su questo versante sappiamo che per i lavoratori non c´è nulla di buono negli anni futuri, anche per questioni che travalicano la politica e sconfinano nella demografia. Gli insegnanti tuttavia, che fanno un lavoro usurante non riconosciuto come tale, la maggior parte dei quali si vede vicina al sospirato traguardo che viene spostato come l´acqua nel deserto in un miraggio, vedono il ritiro dalla "vita attiva" (come dice Prodi) dopo quarant´anni di lavoro come una mazzata finale, soprattutto quelli che guardavano la riforma come una matassa da lasciare sbrogliare ai giovani.
Quale sarà l´effetto combinato della Riforma e di questo nuovo obbligo al servizio nell’età in cui diventa faticosa e impegnativa una passeggiata col nipotino?
Sempre lo stesso: una scuola pubblica inadeguata, povera, spesso invecchiata e sicuramente lontana dal recepire le innovazioni che la società richiede. Il fine ultimo della richiesta del ritiro del Decreto e della modifica radicale della riforma è la salvaguardia della scuola pubblica, in qualità e quantità; l´opposizione al progetto riformatore sulle pensioni è certamente la lotta per salvaguardare situazioni personali, ma in ultima analisi diventa di buon diritto la difesa ideologica di una scuola statale democratica, o meglio che almeno vuole esserlo.
Lo sciopero da chiedere quindi non è solo quello per il ritiro del Decreto attuativo ma per la salvaguardia della scuola statale (statale ... Vittorio, non pubblica!) in ogni aspetto e di fronte ad ogni cambiamento radicale che il Parlamento propone, spesso contro il Paese stesso.
Nel frattempo una scadenza c’è già … ed è il 1° marzo.
Probabilmente non servirà a nulla ma …
è un autobus che intendo prendere.
Ciascuno faccia – in tutta libertà e onestà - la propria “scelta di campo” ma non consentirò a nessuno (sia pure fornito di … “grandecuore”) di tacciarmi di … “deviazionismo”.