Interrogazione a risposta immediata
On. Piera Capitelli - 11-12-2004
Sulla possibile interferenza di norme legislative riguardanti il personale docente della scuola in ambiti di competenza riservati alla contrattazione collettiva - n. 3-03959

PRESIDENTE
. L'onorevole Capitelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03959 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, il 27 ottobre 2004, in Commissione cultura, i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra - e di tutta l'opposizione - hanno chiesto fermamente al Governo e alla maggioranza di interrompere l'iter della proposta di legge recante nuove norme sullo stato giuridico dei docenti. Si tratta di una proposta dannosa, nel merito, per il sistema scolastico e in gran parte irricevibile, perché inerente materia di natura contrattuale.
L'iter della proposta di legge è ora in una fase molto avanzata: è, quindi, ormai improcrastinabile una decisione, un parere autorevole del Governo, che fino ad ora si è espresso in modo contraddittorio e ambiguo. Il ministro Moratti non ha ancora dato seguito ad una richiesta di chiarimenti, da tenersi in sede di audizione presso la Commissione cultura. Aspettiamo una risposta inequivocabile. L'approvazione di questo provvedimento costituirebbe un grave precedente per tutto il pubblico impiego. Si configurerebbe, infatti, come un'operazione di ripristino del regime pubblicistico del rapporto di lavoro dei docenti. In tal modo, inoltre, si riporterebbe la burocrazia più esasperata nella scuola: nella scuola dell'autonomia e della libertà di insegnamento, nella scuola che di tutto ha bisogno tranne che di gerarchia, di ordine dall'alto, nella scuola che ha bisogno di trovare uno slancio culturale per l'innovazione.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, si tratta di una materia in cui è difficile dare risposte inequivocabili e definitive.
Da una parte, il Governo intende rispettare totalmente gli impegni assunti con il protocollo di intesa Governo-sindacati del 4 febbraio 2002. In tale protocollo è stato riaffermato - leggo testualmente - «(...)il carattere centrale ed irrinunciabile di una chiara ripartizione di ambiti tra legge ed atti pubblicistici, da un lato, e contrattazione collettiva e sistema delle relazioni sindacali, integrato da altre forme di partecipazione sindacale, dall'altro, secondo le linee di generali consolidate dalla legge e dai contratti collettivi. Inoltre, è stato posto l'impegno, anche nel rapporto con il Parlamento, ad evitare che si producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione. Anche per quanto riguarda il processo di riforma in atto nella scuola, il Governo conferma l'impegno, già assunto in tale sede, di un tavolo permanente di confronto sugli organici, il personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, sul piano pluriennale di investimento e su tutti gli aspetti di applicazione della riforma che hanno ricadute sul personale e sull'organizzazione del lavoro(...)».
Per quanto riguarda il testo di legge cui faceva riferimento l'interrogante, recante nuove norme sullo stato giuridico degli insegnanti delle istituzioni scolastiche e formative, il testo proposto per la discussione parlamentare, dal punto di vista del Governo, non intende contraddire gli accordi presi nel suddetto protocollo del 2002. Intervenire sulla materia che riguarda lo stato giuridico degli insegnanti è nella piena facoltà del Parlamento. Gli eventuali profili che abbiano riflessi su materie oggetto di contrattazione con le parti sociali saranno oggetto di adeguato approfondimento nel prosieguo dei lavori parlamentari.
Non è così facile - o tassativo - distinguere, in materia, tra le competenze del Parlamento e le competenze - sacrosante - della contrattazione tra le parti sindacali. Del resto, si vive sempre una contraddizione: quando la scuola diventa autonoma - e, magari, regionale - se ne lamenta l'eccessiva differenziazione tra regione e regione, tra scuola e scuola, rispetto ad una visione centralistica e di scuola statale valida per tutti. Quando si parla di un equilibrio tra legge, che vale per tutti, contrattazione sindacale e autonomia delle singole scuole, bisogna trovare un punto di equilibrio. Il Governo intende trovare tale punto di equilibrio all'interno degli accordi sottoscritti - in particolare, quello ricordato del 2002 -, lasciando alla libertà del dibattito e all'iniziativa parlamentare di trovare, nell'ambito della legge che si sta discutendo, il bilanciamento efficace tra diritti del Parlamento - ossia della legislazione e del pubblico - e diritti che spettano alla contrattazione sindacale.
PRESIDENTE. L'onorevole Capitelli ha facoltà di replicare.
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, non sono del tutto soddisfatta per la risposta, ma prendo atto che da parte del Governo vi è un interesse a riaffermare il valore della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri.
Tuttavia, siccome i punti di vista su questa materia sono due, quello formale e quello politico, credo mi sia stato risposto più sul piano formale che su quello politico, sul quale, invece, vorrei ritornare.
Sappiamo tutti che l'iniziativa parlamentare è sovrana e si deve sostanziare in un iter impugnabile solo dall'Assemblea. Noi, però, ci aspettavamo una più ferma e chiara posizione politica del Governo tradotta in una richiesta di stralcio della proposta di legge rispetto a tutta la materia contrattuale.
Signor ministro, era necessario dare agli insegnanti una risposta più esplicita. Tra loro vi è allarme circa il permanere di un sistema pubblico dell'istruzione; perciò, forse, si sarebbe dovuta dare una risposta caratterizzata da minore tecnica parlamentare, una risposta più semplice e più politica.
Questo allarme riguarda il permanere di un sistema pubblico dell'istruzione e la proposta di legge incardinata sembra proprio il tassello di un progetto più ampio del quale la legge di riforma degli ordinamenti è solo una parte: mi riferisco ad un progetto finalizzato a privatizzare la scuola pubblica.
Vorrei prescindere dal merito di ciò che riguarda la carriera dei docenti, perché mi sembra di aver capito che non si voglia trattare tale materia in un progetto di legge. Vi sono, però, altri punti di grave crisi nel progetto presentato: un'idea individualistica della professione docente, un modello organizzativo fortemente gerarchizzato, elementi di governo della scuola che contrastano con l'autonomia scolastica. Infine, vi è il sistema di reclutamento, questo sì ammissibile per materia, perché non disciplinato dall'articolo 29, ma del tutto illegittimo perché anticostituzionale, in quanto non rispondente al principio dell'assunzione per pubblico concorso.

Sezione 6 - Possibile interferenza di norme legislative riguardanti il personale docente della scuola in ambiti di competenza riservati alla contrattazione collettiva.

CAPITELLI, SASSO, GRIGNAFFINI, INNOCENTI e RUZZANTE
. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

- Per sapere -

premesso che:
da tempo le organizzazioni sindacali dei lavoratori della scuola stanno esprimendo, inascoltate, forti contrarietà rispetto alla possibile adozione, da parte del Governo, di iniziative legislative riguardanti materie fino ad oggi regolate dalla contrattazione, quali la formazione iniziale e in servizio, gli inquadramenti, le progressioni di carriera;
se così fosse, secondo gli interroganti, si interverrebbe in modo unilaterale su materie che ridefinirebbero la figura del docente ed esproprierebbero il ruolo di rappresentanza delle organizzazioni sindacali, sconvolgendo sedi e funzioni degli stessi organismi di rappresentanza, oggi definiti con le rappresentanze sindacali unitarie;
inoltre, si prevederebbe un meccanismo di assunzione diretta degli insegnanti da parte delle scuole, che contrasterebbe gravemente con l'articolo 97 della Costituzione;
si configurerebbe, quindi, un'operazione di ripristino del regime pubblicistico e la conseguente trasformazione del rapporto di lavoro dei soli docenti, reintroducendo una gestione unilaterale dei docenti stessi da parte dell'amministrazione;
tutto ciò, ad avviso degli interroganti, sarebbe funzionale al perseguimento dell'obiettivo di eludere la stessa Costituzione, violando gli impegni assunti dal Governo con l'intesa sottoscritta il 4 febbraio 2002 con le confederazioni sindacali. Tali scelte minerebbero alla radice la libertà d'insegnamento, costituzionalmente garantita, e l'autonomia professionale dei docenti, nonché le legittime prerogative e gli inviolabili diritti di rappresentanza e di tutela dei lavoratori della scuola -:

se ritenga ancora vigente l'impegno sottoscritto il 4 febbraio 2002 dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Gianfranco Fini, a nome del Governo e riaffermato nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o marzo 2002, secondo la quale è da «evitare anche nel rapporto con il Parlamento, che si producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione». (3-03959)

(Presentata il 7 dicembre 2004)


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