Narrare di sè
Laura Tussi - 02-02-2005
LA RICOGNIZIONE BIOGRAFICA.
Il colloquio e gli strumenti ricognitivi.
I nessi tra le biografie interiori


Risulta possibile raccogliere anche solo oralmente le storie di vita, ma occorre scegliere gli strumenti ricognitivi adeguati, che presentino possibilità e vincoli in base a una diversificazione o una trama di linguaggi, di intrecci verbali, sempre più coerenti e funzionali al setting d’analisi quale contesto operativo di progettualità formativa. L’approccio autobiografico, adattabile ai diversi contesti di ricognizione, non può prescindere dalla metodologia del colloquio, fondamentale per la narrazione di sé e l’ascolto da parte dell’educatore/biografo. Le modalità di conduzione del colloquio non possono prescindere dalle modalità d’ascolto e del racconto di sé nel procedimento di ricostruzione e revisione autobiografica. L’esperienza della narrazione della propria esistenza, facilitata da un ascolto colloquiale discreto, adeguato, favorevole all’esposizione, all’eloquio del narratore, si traduce in una completa rivisitazione della propria vicenda di vita. L’immane, puntiglioso e costante impegno autobiografico supportato dalla facoltà rimemorativa, rimembrativa, rievocativa, non va considerato quale ripiegamento nostalgico e solipsistico, in quanto consiste nella realtà in una rivisitazione che riattualizza il passato in frammenti di emozioni, desideri, certezze, dubbi, quali pieni e vuoti dell'esistenza, che possono aprire nuovi orizzonti di pensiero, innovative frontiere cognitive affascinanti nel dare spazio alla riscoperta e alla progettualità fiduciosa orientata al futuro. L’autobiografia, raccontata e dipanata nel rapporto conversazionale, ingenera modalità di riconoscimento, di svelamento e apprendimento di se stessi, consentendo al narratore di ricostruire la propria traiettoria, la trama vitale, l’intreccio esistenziale così paragonabili metaforicamente ad un intarsio, un mosaico, un tessuto di pensieri, di sentimenti, stati d’animo ed emozioni.
L’alleanza dell’educatore autobiografo con il narratore aiuta a stabilire nessi ed interconnessioni tra indizi, eventi ed episodi descritti. Questi legami consentono di attribuire senso e significato al disegno della trama vitale dell’esistenza, in base ad una continua ritrascrizione e ricomposizione ricomponibile di carattere ermeneutico. La disponibilità alla declinazione flessibile e comunicativa ingenera secondo modalità implicite ed esplicite, in base ad istanze consce o inconsce nuove potenzialità rappresentative e comprensive della propria interiorità, nella facoltà di significazione degli eventi e del loro inesauribile concatenarsi, nell’ineluttabile attribuzione di senso rispetto ai contesti di vita e alle relazioni più belle, più significative, senza dimenticare, facendone tesoro, le situazioni piene di amarezza e di sconforto. La relazione dialogica basata sull’attento ascolto reciproco apre ampi spazi a relazioni collaborative inerenti reciprocità comprensive, quali significative risorse apprenditive per la possibilità di intrattenersi con se stessi e con l’altro da sé, oltre l’apicalità dell’incontro dialogico. La narrazione della propria storia esistenziale appare sempre un’elaborazione di noi stessi incompiuta, circoscrivibile e riscrivibile o reinterpretabile relativamente ai diversi incontri, agli eventi ed agli episodi dell’esistenza, in un racconto che incita e stimola al ritrovamento di un significato, di un senso, a un ripiegamento sul proprio sé quale filo conduttore che riallacci e ricolleghi le apicalità o i momenti più frugali, i tratti e i segmenti salienti, gli spigoli taglienti degli episodi cruciali, dei momenti peculiari in cui si individuano figure significative nella molteplicità delle biografie che ci abitano interiormente. Le continuità e le discontinuità, i momenti di crisi e gli spazi di serenità, le stasi e i processi della nostra esistenza producono conoscenza e ci permettono di intuire i nessi e i collegamenti tra le biografie interiori. La significatività pedagogica di sensibilizzazione al ripensamento autobiografico si rivela sia tramite l'ascolto e il monologo, sia l’attenzione dialogica e ingenera nel soggetto apprendimento a partire da se stesso, comprensione rimotivazionale, in base al cambiamento e alla relazione. Attraverso il percorso formativo, professionale, e la considerazione dei grandi temi vitali, il soggetto viene stimolato ad attivare considerazioni e riflessioni analitiche e critiche in modalità autoreferenziali, con continue elaborazioni, trasformazioni cognitive ed operative. L’incontro dialogico innesca nel soggetto una nuova rappresentazione di sé, nuove pensabilità, investimenti e stili relazionali, in una prospettiva temporale aperta alla possibilità, alla potenzialità del cambiamento e dell’autotrasformatività. Tramite l’esperienza di un ascolto che favorisce la problematizzazione e la riconsiderazione critica di sé, l’individuo si riconosce una maggiore capacità di ascolto introspettivo, in autocomprensione e autoapprendimento, aprendosi la possibilità dell’ascolto dell’”altro”.

L’ANALISI AUTOBIOGRAFICA E LE CATEGORIE ARCHETIPICHE Le peculiarità caratteristiche dell’esistenza

L’educatore/insegnante autobiografo ha la possibilità di adottare l’analisi delle scritture spontanee, avvalendosi di determinate e definite categorie analitiche, quali i biografemi o eventi fondamentali considerati episodi cardine e punti di riferimento, momenti importanti, svolte, tappe, episodi che segnano un passaggio nell’esistenza dell’individuo. I biosemantemi sono le attribuzioni di senso e di significato riguardanti il racconto o il ricordo, cercando di spiegare ed esplicitare il significato di un evento, ripensando al valore e all’attribuzione di senso, in chiave metacognitiva, del proprio vissuto. Questo procedimento apicale è appunto di natura autoriflessiva e metacognitiva, ossia imperniata sulla facoltà di pensare e riflettere su ciò a cui abbiamo già attribuito un senso, come la propria esistenza.
I bionoemi sono affini ai biosemantemi, ma questi consistono nelle riflessioni che il soggetto utilizza per concettualizzare l’esperienza in modalità riflessive, analitiche, critiche, argomentative, metacomunicative. I biomitemi costituiscono i miti personali presenti in ogni esistenza. Il mito può assumere le sembianze di un personaggio descritto come particolarmente importante, può essere un oggetto, una condizione esistenziale, una semplice persona, un luogo, che assumono una rilevanza particolare, un senso quasi magico, quali presenze narratologiche archetipiche. I biotemi consistono in tematiche ricorrenti quali sensazioni, desideri, situazioni, temi, esempi che si ripetono anche inconsapevolmente, ma che riemergono quali elementi fondamentali nella storia di una vita, in quanto sono fili emotivi conduttori di sensazioni e di esperienze all’interno dell’esistenza di ogni persona che permette loro di riemergere nel corso della trattazione scritta e orale. Tali elementi di conduzione primaria nell’esistenza possono essere di matrice erotica, etica, estetica, pulsionale.
I biocoinemi rappresentano le immagini, le metafore, le figure che il soggetto dispone per esemplificare il suo pensiero, attribuendo maggiore enfasi al racconto. Tutte queste categorie narrative consentono a chiunque di approcciarsi alle storie di vita in modalità orale e scritta. Ognuna di queste tipologie narratologiche può corrispondere a una similare zona critica, ad un’equivalente spazio apicale della storia stessa, vale a dire un frammento momentaneo di attenzione riproponibile al narratore autobiografo tramite quesiti che sollecitino ulteriori precisazioni, chiarimenti, approfondimenti e rilanci rispetto ai biografemi, fatti che si possono raccontare oralmente o in grafia; ai biosemantemi, indicatori, precisazioni puntigliose sulla narrazione; i bionoemi, la ricerca di un senso e di un significato ultimi e imprescindibili; i biomitemi, i miti dell’esistenza, gli archetipi della psiche; i biotemi, tematiche e argomenti di riflessione ricorrenti e i biocoinemi, immagini di paragone, esempi simbolizzabili e paragonabili tra un presente, un passato e un futuro.
Dialogare, discutere, parlare e ricavare biografie da queste modalità comunicative e raccogliere la personale autobiografia, costituiscono un’antica forma culturale, consueta, di incoraggiamento e autoriconoscimento, svelando la natura pedagogica delle parole, quando, dai racconti, dalle storie, si impara sempre di sé, degli altri, del mondo, in eventi di pensiero.
Il pensiero è l’ambito profondo dei giochi discorsivi e conversazionali, rivolgendo le attività della mente a orizzonti, possibilità, sfide, in salti cognitivi, in variazioni di mentalità, nell’emergere di immagini diverse dalla realtà: narrare e far narrare costituiscono, innanzitutto, una tecnica visionaria, in un contesto quotidiano in cui troppo spesso si disperdono il senso e l’esperienza delle modalità narrative che rappresentano la storia di uomini e donne, la storia della trasmissione di sapere.
Nell’attuale crisi della narrazione e dell’oralità, si vive di suggestioni e immagini volte ad impressionare. La narrazione è una memoria in una trama da raccontare nelle intenzioni, negli scopi, nelle azioni dei protagonisti, nel significato di sequenze di storie, oltre gli stimoli, le impressioni, i segni chiusi in se stessi, suscitando emozioni, sviluppando interrogativi, pathos, enigmi, mistero.
La norma analogica della narrazione presenta un valore metaforico, simbolico, mitico. Il motivo logico è la morale nell’intrinseca pedagogia che insegna, consiglia, dimostra. Il metodo autobiografico ha capacità di promuovere desideri di conoscenza e trame di storie che sappiano educare e stupire.
Il senso biografico si evolve in antichi criteri narrativi dell’attività retrospettiva della mente. La memoria, il ricordo, l’evocazione, costituiscono un itinerario di indagine sulle cronologie, le stagioni della vita, i ricordi più significativi che si sviluppano nella didattica autobiografica con chiari scopi di carattere cognitivistico, dove il ricordare è produzione di racconto in una sorta di “teleologia retrospettiva” elaborata, secreta, suturata insieme da molteplici insegnamenti.

LA CAPACITA’ RIFLESSIVA
I livelli metodologici di espressione autobiografica


L’approccio autobiografico esercita sul soggetto scrivente e pensante degli stimoli narrativi che aprono il pensiero e la riflessione verso motivi rimossi dalla coscienza, sospendendo ogni giudizio ed ogni interpretazione rispetto a tutto quanto viene assorbito dall’oblio e dalla dimenticanza. L’educatore, proprio per la presenza di codeste latenze inconsce, fornisce materiale prezioso all’analisi dello psicoterapeuta. Gli scritti, il materiale prodotto tramite la metodologia autobiografica appartengono alle zone profonde e complesse della psiche del narratore, agendo soltanto su ciò che appartiene alla consapevolezza e alla preconsapevolezza.
L’inconscio viene accettato nella sua latenza e insondabilità, per cui l’educatore/insegnante opera in relazione allo sviluppo narrativo che riesce a visibilizzare. L’insegnante/educatore si trasforma nella figura di sollecitatore di narrazioni e guida nell’evoluzione di risorse narrative e nello sviluppo delle possibilità dell’attività di scrittura, contribuendo così con altri specialisti a rinforzare un elemento compositivo delle potenzialità identitarie a livello cognitivo per poter migliorare le capacità rappresentazionali del suo mondo. Il meta-ego della capacità autoriflessiva, automeditativa affiora con il tramite di termini e vocaboli autoriflessivi e delle esperienze che il soggetto attribuisce a se stesso nel circolo vizioso del lavoro educativo. Incrementare le funzioni del meta-ego significa educare ad un’attività endofasica che concerne lo sviluppo delle condizioni del comprendersi per accettare, tollerare, integrare e assimilare la solitudine, la sofferenza, l’errore, ma anche al fine di incrementare la personale relazionalità, allo scopo di esperire rapporti interpersonali più significativi e maturi, per cui il meta-ego cerca di comprendersi nel suo insieme e a tal fine la metodologia autobiografica si prefigge di fornire una rappresentazione d’insieme, un tracciato olistico, un percorso globale di una storia, assolvendo completamente a questa sua funzione.
Sussistono dei livelli metodologici per esprimersi in senso autobiografico come con la saturazione fattuale, domandandosi il sufficiente grado di esplicitazione del testo autobiografico e quali esperienze sono state tralasciate e dimenticate. Un altro elemento fondamentale risulta essere l’opacità che indica le zone oscure, latenti, implicite ed enigmatiche del testo, eludendo segreti, misfatti e desideri. E’ importante considerare in quali parti il testo potrebbe essere condiviso con altri, attuando il principio della comunicabilità. Il livello dell’ulteriorità indaga in quali momenti, rispetto a quali persone o a quali scelte esistenziali, il testo solleva quesiti ed interrogativi a cui andrebbe data una risposta…
Quando il testo autobiografico cresce anche nel corso di incontri laboratoriali o momenti personali di riflessione intima, accade di notare l’emergere di ricorsività tematiche e mnestiche che forniscono all’insegnante/educatore informazioni che non gli interessano rispetto all’analisi della personalità del narratore coinvolto, ma rispetto all’analisi del valore che costui attribuisce alla propria storia e alle modalità con cui ha scelto di rappresentarla. La valutazione attiene pertanto alla decodificazione delle presenze o delle assenze appartenenti ai due livelli di testualità considerati. Gli scopi e le abilità che un allievo dovrebbe conseguire in seguito alla frequenza di un laboratorio o di un lavoro individualizzato di autobiografia coincidono con lo sviluppo di comportamenti ed attitudini narrative-cognitive, volte ad accrescere le modalità di autorappresentazione della propria esistenza e storia di vita e delle pratiche di autoconoscenza delle proprie tematiche esistenziali, al fine di indurre forme di progressiva autonomizzazione, tese ad accrescere la ricchezza della vita interiore che costituisce per il particolare approccio in questione, il vero scopo dell’impegno pedagogico autobiografico. La vita interiore di ogni soggetto, di ogni persona è inattingibile e deve rimanere tale, ma la sua dinamica trapela e la scrittura ne è una chiave di manifestazione interpretativa. La metodologia autobiografica si pone l’intento di confermare i meta-ego deboli o indebolitisi in relazioni di crisi, di sofferenza, di dolore, nella consapevolezza che tali manifestazioni si traducono attraverso l’esercizio del pensiero narrativo e della meditazione riflessiva.

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