I piccoli miracoli di Letizia Moratti
Pino Patroncini - 01-09-2004
Se continua così il sant’uffizio che presiede alle beatificazioni avrà molto da lavorare ancora per molto. Dopo Padre Pio da Pietralcina e Madre Teresa di Calcutta non c’è dubbio che toccherà anche alla nostra Ministra dell’istruzione non-più-pubblica. Proponente il Sole-24 Ore il quale sabato 28 agosto parla dei “piccoli miracoli di Letizia Moratti”, che ci consentiranno di sostenere la sfida con l’Estremo Oriente, unica area mondiale dove la scuola sarebbe pienamente integrata agli obiettivi di sviluppo (fuor di metafora: al mercantilismo globale avanzante e alle sue leggi spietate, soprattutto con i lavoratori).
In Italia infatti, dicono i nostri, ci si dibatte tra scelte di modernizzazione (leggi: il mercato) e scelte di ammortizzazione sociale (leggi: i diritti dei lavoratori) e alla fine prevalgono sempre questi ultimi, o per lo meno hanno sempre prevalso finché c’è stato al governo il centro-sinistra, il quale sarebbe anche partito bene ma poi, nel caso specifico, si è fatto subissare dalla pressione di precari.
Infatti dove risiederebbe la causa di tutti i mali? Nel sistema delle graduatorie, troppo complicato per consentire i tempi rapidi degli incarichi. Naturalmente nessuna parola del fatto che un mese dopo il suo arrivo al Ministero la signora Moratti abbia immediatamente sabotato le graduatorie esistenti modificandone per decreto la struttura, abbia poi bloccato le assunzioni in ruolo per due anni determinando il raddoppio del precariato, abbia introdotto clausole capestro tali da non garantire non solo l’efficienza degli uffizi preposti alle nomine, ma neppure l’efficacia delle modifiche che via ella stessa e i suoi collaboratori modificavano, abbia pasticciato il tutto con norme contraddittorie che un giorno danneggiavano alcuni e il giorno dopo altri, abbia trasferito le competenze amministrative sulle graduatorie dagli uffici ministeriali al parlamento, contro qualsiasi logica di buon senso, velocità e praticità (alla faccia della”modernità”!).
In che cosa consisterebbero allora questi piccoli miracoli? Nel fatto che come dice il Ministro ci saranno 15 mila immissioni in ruolo e tutti i posti all’inizio delle lezioni saranno coperti sicché le lezioni partiranno regolarmente.
L’articolo non dice che ci sono quasi 200.000 posti vacanti, non dice che le graduatorie sono zeppe di errori, che in alcune province neppure sono pronte, non dice che le indicazioni ministeriali dicono di nominare nonostante gli errori, e che nonostante ciò su alcune graduatorie proprio non ce la si farà nominare (strumento musicale a Milano per esempio), che la mancata nomina in ruolo o l’errore di nomina in ruolo comporterà la perdita di un anno di stipendio per l’avente diritto, che alle supplenze sui restanti posti vacanti si sta cominciando a procedere ora e che nella grandi città (Milano inizia l’8 settembre) non si finirà l’opera per il primo giorno di scuola, non dice che le domande per le graduatorie di istituto scadono il 10 settembre e quindi che neanche le scuole hanno graduatorie aggiornate per tappare i buchi.
Dice solo che sono i sindacati a sostenere che ci sono parecchi casi di disordine, ma che alla fine questi si ridurranno a Palermo e a Catania (sic!). Già. i sindacati, perché questi sono, a detta dell’articolo, i veri demoni tentatori che sbarrano la strada al paradiso della modernizzazione. Per consolarci però non solo in Italia, ma “anche in Francia, Gran Bretagna e negli Stati Uniti i sindacati degli insegnanti tendono a frenare la modernizzazione, contrastando scelte meritocratiche” . Insomma gira e rigira la questione è sempre quella di dividere gli insegnanti in bravi e meno bravi, ma come la meritocrazia si coniughi con la mancanza di diritti e gli errori nelle nomine l’articolista dovrebbe spiegarcelo.
Per la verità, ammettono al Sole “il sindacalismo degli insegnanti italiani è anche meno radicale di quello di altri paesi occidentali”. Merito di direzioni sindacali serie e responsabili? Nooo!!! Merito del “suo pluralismo”: come dire alcuni si, altri no.
Peccato che al Sole dimentichino che oltre ai sindacati e ai ministri esistono anche i lavoratori i quali pure hanno dei diritti e delle opinioni, che manifestano con o senza l’azione dei sindacati: meglio con, ma, se necessario, anche senza. E sono soprattutto loro a denunciare ogni giorno il macello in cui viene a trovarsi la scuola italiana, come succede in questo inizio d’anno scolastico.
Naturalmente si è sempre saputo che la nostra Ministra aveva alle spalle Confindustria, e quindi è naturale che anche il suo giornale si sbilanci. Ma il nuovo corso di Confindustria che ha tirato le somme della cosiddetta linea di Parma, farebbe bene tirare le somme anche dei suoi prodotti.


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