La “ Patria “ di AN
Aldo Ettore Quagliozzi - 01-02-2005
Visti i nuovi manifesti di aennina incredibile, stupefacente trovata? Potranno immergersi ancora in innumerevoli lavacri a venire ma la retorica, la più falsa e la più bolsa, la retorica più squallida, non riusciranno mai a lavarsela di dosso sino in fondo; rimarrà a loro appiccicata come una sottile perniciosa pellicola.
Prestare conveniente attenzione alla scrittura che compare in quei compassionevoli manifesti che ingombrano tutte le vie e le piazze del bel paese, che riporto a memoria:

Eravamo in pochi a chiamare Patria l’Italia. Ora siamo la maggioranza “.

Patria scritta con la lettera p al maiuscolo. Compassionevole! Ma di quale patria si ciancia? E di quale maggioranza ci si chiama a fare da paladini?
Sarebbe bene che gli aennini si mettessero d’accordo: è la patria scoperta nell’anno del signore 1995 in quel di Fiuggi? Orbene, quella è una patria un tantino più vecchiotta, proviamo a farla risalire almeno al 1945.
Ché non vanno bene gli anni dal 1945 al 1995, anno quest’ultimo dei lavacri inutili e solenni in quel di Fiuggi?
Nella patria di quel cinquantennio si riconoscerebbero di certo tanti e tanti abitatori del bel paese.
Come le ife fungine vivono sottoterra ed ogni tanto fanno esplodere all’esterno il loro corpo fruttifero, così nei sotterranei oscuri degli aennini vive un tale intreccio di ife che non vale molto il dimenarsi del loro presidente affinché sia resa credibile la loro recente e tardiva resipiscenza alla democrazia.
Che ne fanno dell’altra patria, quella per intenderci del ventennio e sino all’anno 1945? Ché forse quella non è una storia che li riguarda?
Accoccolati sugli scranni della seconda o terza repubblica, pensano di avere così risolto il loro debito verso la Patria, questa volta scritta con la lettera p al maiuscolo?
Forse ignari o dimentichi della storia della “loro patria“, quella delle leggi razziali, del confino, delle purghe all’olio di ricino, degli ammazzamenti vari anche degli esponenti più in vista delle opposizioni, della guerra e dell’impero di latta e di fame, dell’otto di settembre e della repubblica sociale, vanno ora allegramente a braccetto con alleati infidi in fatto di fedeltà e riconoscimento della “loro patria“, tanto per intenderci quegli alleati che in altri momenti hanno consigliato la bandiera della “loro patria“ per un uso indecoroso e disdicevole; ma si conviene non gridare allo scandalo, allorché si concorre tutti alla occupazione sconsiderata dello Stato in tutti i suoi anfratti.
Ed ignari o dimentichi della storia della “loro patria“ concorrono con altri avidi alleati di governo a legiferare in un tale mostruoso ed indecoroso stile che tante leggi del bel paese rappresentano di fatto la negazione dello stato di diritto e della uguaglianza dei cittadini, al pari delle orrende leggi razziali che nel ventennio concorsero a decretare l’ostracismo per una componente importante, laboriosa ed acculturata del bel paese, per la qualcosa al tempo d’oggi l’attacco è verso il popolo italiano tutto, che si riconosca o non si riconosca nel governo dell’egoarca, e ne subisce le terribili conseguenze in tutti i settori della vita associata, nella scuola, nella sanità, nelle inique scelte economico-finanziarie, con un impoverimento costante e progressivo del bel paese non solo economico ma nella pubblica moralità.
Ha scritto uno storico della patria, Walter Barberis, nel suo lavoro “ Il bisogno di patria “:

( … ) L’Italia è una comunità nazionale leggera: ha scarso senso civico e non si riconosce in interessi generali.

Si accende episodicamente come una comunità di sentimenti: il cordoglio per una scomparsa, la gioia per un successo sportivo talvolta denunciano il desiderio di condividere emozioni e sentire momenti di unità.

L’unità, quando non sia frutto di conformismo, è un valore; ma raramente la storia italiana ha visto perseguito questo obiettivo.

La patria ha sempre stentato a diventare una categoria del senso comune, perché gli italiani hanno coltivato con particolare passione l’interesse privato, perché sono spesso caduti nella tentazione delle lotte di fazione e delle guerre civili, perché sono soliti ignorare la loro storia e dividersi in estenuanti rese dei conti. ( … )


Ed allora signori di An, in quale delle “ vostre patrie “ vi riconoscete? Immagino in tutte, in quella ante-1945 ed in quella post-1995.
Ma è la storia questa del bel paese, dei saltimbanchi che lo popolano, che non dismetteranno mai la loro maschera a due facce o più, che vale in tutte le occasioni buone per la conquista e la conservazione del “ posto a sedere “, non di un posto al sole, per la qualcosa a pagare furono allora come sempre i più deboli.
Ora vi accompagnate con coloro che hanno irriso il simbolo della “ vostra patria “, e con coloro che deliberatamente concorrano a frazionare e contrapporre le genti del bel paese, senza sentimento alcuno di appartenenza e di identità, se non quello della salvaguardia dei soli loro interessi materiali personali, familiari o di gruppo più allargato. A voi quale patria rimane?


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Pierangelo    - 02-02-2005
da Repubblica del 2.2.2005

BELPAESE

L´ASTICELLA
di ALESSANDRA LONGO

In tutti questi anni è mancata un'immagine che potesse riassumere la marcia di Gianfranco Fini verso la definitiva legittimazione del suo partito. L'ha fornita, forse senza nemmeno rendersene conto, lo stesso presidente di An, in occasione del decennale da Fiuggi. È un'asticella. Sì, come quelle per il salto in alto che, ai campionati del mondo, si alzano sempre di più, lasciando indietro gli atleti più scarsi. Fini ha descritto con la mano quell´asticella che saliva, quando ha ricordato che la destra era andata sempre più lontano dal Msi. Dieci centimetri più in alto con l'emendamento sull'antisemitismo e la dichiarazione sull´antifascismo come «momento essenziale per il ripristino della democrazia (Pino Rauti non volle superare la prova e fu squalificato); altri dieci centimetri più su con la proposta di dare il voto agli immigrati regolari; trenta centimetri di stacco ulteriore con il viaggio in Israele e la visita al museo dell'Olocausto. Adesso, annuncia il leader di An, quell'asticella si sposta ancora più in alto con il sogno di una destra addirittura «multietnica e multireligiosa». Dentro il partito si stanno già allenando, ma non è roba per tutti.

 ilaria ricciotti    - 04-02-2005
Quale patria, quale nazione, si vuole creare?
Non certo quella che si evince dai Principi Fondamentali della nostra Costituzione. C'è chi osa ancora dividere l'Italia in due, quella degli uomini attivi, con uno spiccato senso degli affari, quell'Italia dei ricchi signori che hanno saputo usare il loro ingegno per essere quello che sono, ed un'altra Italia, quella dei terroni, degli sfaticati, quella dove regna sovrana l'arte di arrangiarsi, e si limita a sfruttare i soldi pubblici vivendo di rendita, alle spalle dell'Italia che produce.
Be' cari signori, l'Italia è unica pur nella sua diversità e chi vorrebbe una sua diversa configurazione geografica e politica dovrebbe trasferirsi in qualche altro stato.

 Giuseppe Grasso    - 06-02-2005
E' nata la patria dove si dà il carcere duro, durissimo, ai rubagalline e si fanno le leggi salvacollettibianchi; è nata la patria dove è un onore chiamarsi Craxi, o Previti, e dove si parla con imbarazzo di Berlinguer; è nata la patria dove si smonta la scuola pubblica con due chiari obiettivi: rafforzare la scuola privata, da sempre fucina di consensi elettorali ricattatorii, e ribadire che l'istruzione DEVE ESSERE UN BENE DI CLASSE. E' nata la patria in cui la bandiera serve da misero paravento ai culi e alle tette delle veline; è nata la patria dove i forcaioli di un tempo devono, come si dice dalle mie parti, chiamare papà chi gli dà il pane, nella fattispecie concreta il Cavaliere neotricoimplementato... certo, poveri vertici di AN, dovranno pur sfogare con qualcuno i loro pruriti un tempo forcaioli, la loro voglia di giustizia un tempo ad ogni costo.... e per questo restano bene a disposizione immigrati, consumatori di droghe di varia pesantezza (purchè lo spacciatore non sia lo stato, come nel caso dei monopoli sul fumo o sui giochi d'azzardo), diversi...
Un tempo si poteva contare almeno sul livoroso ma certo giustizialismo a 360 gradi della destra, si poteva star certi che se c'era da dare dei soldi a Craxi loro l'avrebbero fatto utilizzando gli spiccioli, oggi...
E' nata una patria, ho il vago terrore che sia quella in cui abito io.

 Giorgio Di Sacco    - 06-02-2005
Il fatto che anche la sinistra abbia ricominciato ad utilizzare la parola patria, dopo averne evitato sistematicamente l'uso per più di quarant'anni (durante la resistenza i partigiani facevano continuamente riferimento alla patria), sicuramente dà fastidio ad AN che ne rivendica il monopolio.
Andrebbe però ricordato che il significato del termine Patria proprio dei missini non includeva la costituzione; al contrario il senso di quella parola serviva ad addensare sensazioni e passioni che erano radicate nella tradizione nazionalista che da Crispi è giunta sino alla catastrofe del 1945.
AN ora ed i fascisti prima rivendicano la funzione di detentori della memoria delle foibe; ma assieme a quella anche della rimozione delle violenze perpetrate dagli italiani a partire dal 1918 fino al 1943 tanto in quelle terre quanto nelle colonie.
Di quale patria si parla, di quali identità?
Il tedesco usa sia Heimat sia Vaterland per designare la patria. Heimat è la patria intesa come casa, come luogo cui si desidera ritornare. Designa il proprio paesaggio, il luogo in cui ci si sente a casa. Vaterland è la Patria nel senso pubblico, ufficiale. Il primo ha rimandi materni, femminili; il secondo paterni, maschili.
Mi sento italiano, mi riconosco nella costituzione repubblicana, e mi sento a casa mia nei paesaggi di questo paese, come negli innumerevoli ed insopportabili difetti dei suoi abitanti. Ma non mi riconosco nella patria dei fascisti e dei post fascisti, il cui concetto appare obsoleto, oltre che parziale acritico e poco democratico.
Spero solo che i nuovi militari di carriera non vengano formati con questo vecchio arnese ideologico, che non ha niennte a chje vedere con il patriottismo statunitense o britannico.