Insegnanti: grandezze e miserie
Gianni Mereghetti - 25-06-2005

  1. Marco Lodoli ha perfettamente ragione! Noi insegnanti siamo sempre più sommersi da pratiche insensate, boccheggiamo tra inutili scartoffie, finendo con il credere che ciò che vale dentro la scuola sia la compilazione di verbali, di registri, di programmazioni. L'esame di stato porta alla luce questa aberrazione della vita scolastica, ma purtroppo si tratta della pratica quotidiana, lo sanno bene quelle scuole, come la mia, che sono cadute nel tranello del Progetto Qualità, dove ciò che conta non è quello che fai in classe, ma se compili correttamente un modulo. Marco Lodoli ha ragione, e verrebbe da dire con Jurij Galanskov che dentro le aule scolastiche "l'uomo è scomparso, insignificante come una mosca egli si muove appena" tra gli adempimenti burocratici che fanno della scuola un meccanismo così perfetto da rendere superflua la presenza di insegnanti e studenti.

    Lodoli ha ragione, e non solo a denunciare questa arroganza delle inutili scartoffie, anche a metterci in guardia da una riforma che rischia di tradire sia le aspettative degli studenti sia quelle degli insegnanti, disegnando un sistema scolastico in cui prevalga il meccanicismo delle regole sulla libertà.
    Non finirò allora di ripetere che sono con Lodoli, che la sua analisi è perfetta, che è uno dei pochi insegnanti a cogliere dove stia la questione seria della scuola, ma poi i verbali devo redigerli, i registri devo tenerli in ordine e i maledetti moduli del Progetto Qualità devo compilarli!
    Ripetendo la mia vicinanza a Lodoli, non posso allora far tacere il grillo parlante che bussa alla mia coscienza: "Lodoli ha ragione, e allora?"
    Sì, perché che Lodoli abbia ragione è fondamentale, ma un insegnante non può fermarsi lì. Se lo facesse lascerebbe in balia delle scartoffie i propri studenti, con la conseguenza che il loro desiderio di vero, bello, buono sarebbe soffocato. Per questo essere insegnanti oggi è certo denunciare la grave crisi della scuola, la preponderanza della burocrazia, l'inutilità di questi esami di stato, la spudoratezza di tanti Progetti vuoti, ma soprattutto liberare la domanda umana che giace sotto tanta cartaccia. Insegnare oggi è far rivivere l'io attraversando le condizioni disumane in cui la scuola ristagna, è questa la sfida che urge. Non possiamo aspettare domani, quando la burocrazia sarà morta, quando ci sarà la riforma delle riforme. No, non possiamo aspettare, perché non possiamo sapere se le condizioni saranno migliori, ma soprattutto perché Valentina, Cristina, Alice, Carlo ......... uno sguardo di simpatia totale lo aspettano ora, durante questi esami, e non in un domani di cui non potranno, quando mai ci fosse, godere.
    La grandezza di un insegnante oggi è una sola, sta nella sua capacità di raccogliere il grido umano di ogni studente, in queste condizioni del tutto sfavorevoli!


  2. Il ministro Moratti ha annunciato l'assunzione di quarantamila precari storici, come la panacea della scuola italiana! Nulla di più inopportuno, anche se in realtà queste prossime assunzioni rappresentano un segnale positivo, perchè, contrariamente a quanto predicato dai sindacati, dimostrano che nella scuola possibilità di lavoro ce ne sono, minime ma ce ne sono! Non è vero quindi che vi saranno licenziamenti, né che gli organici saranno drasticamente ridotti, anzi nuovo personale verrà assunto.
    Il problema serio è come verrà assunto! Il ministro Moratti, il quale all'inizio del suo mandato aveva annunciato la rivoluzione del reclutamento, con queste quarantamila assunzioni dei precari storici annuncia di fatto la sua sconfitta. Ciò che risulta evidente infatti è il suo cedimento alla logica sindacale, quella del sistema di reclutamento per graduatoria. Siamo tornati a Canossa, non è stato fatto un passo in avanti verso un sistema di reclutamento nuovo che premi il merito, che valorizzi le capacità. Tutto sarà come prima, per entrare nella scuola come insegnante, come bidello, come segretario bisognerà continuare a mettersi in fila, come durante la guerra per prendere un pezzo di pane. E per un giovane oggi mettersi in fila, aspettando che si esaurisca la coda dei precari storici, non può rappresentare certo una bella prospettiva, per il semplice motivo che non sa quando sarà il suo turno che anno sarà e se sarà avanzata qualche briciola.

    Quarantamila precari assunti in questo modo significano quindi la fine del rinnovamento della scuola e il mantenimento del potere sindacale, quello che ha mandato al macero il sistema scolastico. Che il ministro arrivi invece a dire che con queste assunzioni si rilancerà la scuola non è un buon segno, perché significa o che non ha capito nulla o che ci prende in giro. Siamo seri, la scuola non si rinnova se il reclutamento rimane un meccanismo! Certo potrebbero questi precari storici essere gli insegnanti migliori che oggi ci sono in Italia, ma che siano i migliori, questo è da verificare in un reclutamento che abbia a cuore il bene degli studenti.

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 Precarius    - 25-06-2005
Inopiae desunt multa, avaritiae omnia.
La regolarizzazione di 35000 docenti precari è ben poca cosa rispetto al totale degli insegnanti che vengono assunti il 01 settembre e licenziati il 31 Agosto, da anni.
Occorre portare più rispetto per i colleghi che in media hanno 15 anni di insegnamento precario alle spalle e a cui è negata finanche la possibilità di aprire bocca con un consulente bancario, magari per acquistare la prima abitazione.
Una buona parte è a due passi dalla pensione, e c'è il pieno diritto di pressare il Ministro attraverso i sindacati.

 Paolo Freschi    - 26-06-2005
mmmmmmm... E se dalla critica passassimo alla fase propositiva? Voglio dire, caro Mereghetti, quali parmetri proponi di prendere in considerazione per l'assunzione di un precario? L'umanità, la disponibilità ed altre consimili, necessarissime qualità hanno il brutto difetto di non essere quantizzabili... Non voglio pensare che ci si affidi ai capi d'istituto per valutare i colleghi precari: troppi i rischi di favoritismi. Appena minori tali rischi sarebbero con una commissione (eletta? Nominata? Da chi?).
Ottimo e degno è colui che critica, ma ancor più degno di lode è chi propone soluzioni nuove, giuste e praticabili.
Cordiali saluti

 Alfredo Tifi    - 26-06-2005
Non condivido la fiducia nei giovani. La scuola ha bisogno di un grande cambiamento di rotta, non andrà da nessuna parte continuando a riproporre se stessa, mentre mi pare che nei giovani, contrariamente a quanto ci si potrbbe aspettare, il senso di conformismo sia più accentuato che nei "matusa" della scuola. D'altra parte il sistema delle SSIS non ha portato l'innovazione nella scuola, ma solo saccheggiato le tasche degli stessi giovani e delle loro famiglie. Questo non significa che la Moratti faccia bene a infilare un contingente di soli precari storici.
Un sistema dei "meriti" e della selezione non è realizzabile. Tutte le volte che il discorso è stato tentato da persone di buon senso, si è arenato (tranne nel caso di alcuni presidi, convinti di poterlo fare). La soluzione non sta nella selezione che divide, ma nella discussione che unisce e fa tentare nuove strade. Ogni scuola dovrebbe avere un 20% di laboratorio dove inserire sia precari che "nuove leve", a realizzare progetti per sperimentare nuovi modelli educativi, col supporto di esperti e pedagogisti. Dei soldi che ora vanno all'INVALSI e alla formazione postuniversitaria. Ogni scuola potrà rinnovare se stessa dall'interno se ogni insegnante rinuncerà a un pezzetto del proprio ego e si mettrà in discussione, anche solo non ostacolando il confronto con le proposte del "laboratorio". Una delle ragioni per cui i progetti hanno scarsa efficacia, è che per chi li fa essi sono una specie di secondo lavoro (semi gratuito) che limita il corretto svolgimento del primo. L'altra è che si inseriscono in scuole dove non abita l'idea della ricerca continua. Entrambe le difficoltà si risolvono con adeguati investimenti e politiche che non favoriscano la discriminazione, ma la discussione e il confronto.

 Precarius    - 27-06-2005
Vedo che c'è parecchia disinformazione sulle pratiche del reclutamento.
In "soldoni" : prima dell'applicazione concreta della riforma, su queste tematiche, si applica un regime transitorio nelle assunzioni.
I 35.000 docenti che verranno assunti saranno divisi tra i vincitori per merito dei concorsi del 2000(50%) e gli iscritti nelle Grad. Permanenti provinciali(50%).Nelle "permanenti" sono iscritti i vincitori degli ultimi due concorsi più gli abilitati dei corsi riservati, più gli specializzati SISS.
Quindi tra i prossimi (veramente pochi se si considera che gli incaricati annuali sono 125.000) che godranno di un contratto a tempo indeterminato ci saranno anche i "giovani".

 Cocco    - 28-06-2005
Sì. Indubbiamente parecchia disinformazione. Del resto, cosa pretendi Precarius!
L’informazione che “passa” nella mente di ciascuno è quella che i “macchinisti del vapore” vogliono far passare, e per sapere esattamente come stanno le cose bisogna starci dentro. Il resto è un mondo fittizio fatto di parole, di idee convincenti e poi di fatti che emergono a scelte premeditate e studiate per tempo e lasciano scoperte macerie individuali e sociali.
Legge 124, SSIS, Costituzione, concorsi, dirigismo, gerarchizzazione dei sistemi, clientelismo, art. 5 della riforma... cosa vuoi che ne sappiano i non precari!
Forse bisognerebbe che leggessero la storia di Pignatelli, ma forse riuscirebbero a passare sopra anche a quella ritenendola un fatto occasionale, individuale, che non fa storia.
Gliela raccontiamo? Anzi è proprio lui che la racconta ad una giornalista che con una storia apparentemente particolare fa vendere più copie al suo giornale.
Per inciso è mia opinione che si tratti di uno sfruttamento dello sfruttamento.
Analisi politica: zero. Scelte di mercato: sottozero.
Ma intanto la storia è questa:

«Io, prof stagionale da 25 anni»
di Silvia Mastrantonio
ROMA — Si definisce ‘lavoratore stagionale’ ma al paragone con il bagnino non crede, preferisce pensare ad un ‘caporalato di Stato’ che si mette in moto a settembre per chiudersi a giugno.
Gianfranco Pignatelli ha compiuto da poco cinquant’anni, anche se portati bene, ed è un insegnante precario da 25. Metà della vita passata con un piede fuori e uno dentro la scuola nonostante una laurea in architettura e sei concorsi ordinari, oltre a due riservati, superati a pieni voti. Figlio di una maestra di scuola elementare, fratello di due docenti di ruolo, marito di un’insegnante anche lei stabile. La passione per l’insegnamento (storia dell’arte) per lui non è mai venuta meno.
Con l’immissione di 40mila precari, ce la farà?
«Non credo, onestamente. Ho una posizione alta in graduatoria. Ma c’è un marchingegno tale che finirà come al solito...».
Che cosa significa?
«Che la legge prevede la facoltà anche per chi è di ruolo di iscriversi nelle altre graduatorie. Ma gli stabili hanno più punti e finiscono per scegliere per primi».
Ma liberano posti per quelli dietro. O no?
«Non è proprio così. Faccio un esempio: le insegnanti di scuola elementare ambiscono a lavorare negli ordini superiori. La spinta è verso l’alto e vengono sottratti posti a chi è abilitato per quell’ordine di istruzione».
Sembra folle...
«E non è certo l’unica follia. Abbiamo chiesto ai sindacati Cgil, Cisl e Uil un impegno in questo senso in modo da tutelare i precari, per sensibilizzare i colleghi. Se ne fregano».
La prospettiva, quindi, resta quella del lavoro stagionale?
«Siamo dei vecchi panchinari. Perdipiù malvisti dai colleghi di ruolo e persino dal ministero. Ci considerano quelli poveri. Ma lo sa che i docenti che ti trovi come colleghi a inizio anno ti guardano storto? Quando arrivi in un istituto, a lezioni avviate, i progetti didattici sono già fatti, i test di ingresso già effettuati. Tu sei l’ultimo arrivato e te lo fanno pesare: ti mettono a scrivere i verbali. Poi, magari, alla fine dell’anno, quando si rendono conto che sei uno che lavora, che i ragazzi contano su di te, si dispiacciono perché te ne vai».
Ha mai insegnato due anni di seguito nello stesso istituto?
«No. Quest’anno ero in uno Scientifico. Quello prima in un alberghiero. E così via».
E’ pesante, psicologicamente?
«Molto. Con i ragazzi, quando fai il tuo lavoro con impegno e coscienza, si creano legami di tipo anche affettivo. Poi escono i quadri e tu sparisci. Loro non capiscono la burocrazia, la questione degli incarichi. Li incontri e ti chiedono: perché ci hai lasciati? E tu che rispondi? E’ un discorso complicato. Inutile farlo».
E nella vita questa condizione ha inciso su progetti, bisogni, sogni?
«E’ una questione di equilibrio. Non solo di tipo economico, anche se esiste anche questo problema. C’è un fattore psicologico importante. Ti senti in una condizione di inferiorità. I colleghi ti guardano con sufficienza, con te non fanno squadra. I ragazzi, all’inizio, non ti prendono sul serio. Alla fine dell’anno le cose cambiano ma tu sai che te ne dovrai andare, ricominciare daccapo...».
Senza considerare i problemi per gli alunni dal punto di vista didattico...
«Manca la continuità. Il ragazzo del quale ti sei conquistato la fiducia se non addirittura l’affetto, ti vede e poi non ti vede più. La sintonia non è soltanto un fatto umano: il coinvolgimento incide sul tuo successo professionale che significa il suo scolastico».
Fa anche l’architetto?
«Occasionalmente. Sono in balìa di due precarietà che, quando va bene, si alternano. Ma la scuola è un’altra cosa. Ci sono entrato per caso ma è un lavoro maledetto, un lavoro che ti conquista. Non è questione di busta paga ma della luce che vedi negli occhi dei ragazzi. E quando si accende non ci sono dubbi: sei sulla strada giusta».
FINE


Vorrei sapere a cosa corrisponde, nell’immaginario dei non addetti ai lavori, l’espressione “precario storico”.
E’ per caso un incapace che ha sfruttato le situazioni? Uno che non ha mai fatto un concorso e vuole il posto a tempo indeterminato? Uno che non si è mai sottoposto ad un meccanismo di selezione?
Io lo so chi è. Sono stata precaria per tredici anni e continuo ad esserlo anche oggi che ho avuto l’incarico a tempo indeterminato e non sto a raccontare come e perché….senza quel “perché” avrei potuto fare concorrenza a Pignatelli ….e non sto esagerando.
E poi - l’ha lasciato intendere Precarius, che si sarà stancato di rispiegare ai sordi la legge 124/99 sul reclutamento - : da anni i “giovani” non sono tagliati fuori dal reclutamento. Semmai, da anni, si continua ad assumere e licenziare vecchi e giovani secondo i bisogni di chi gestisce ed utilizza la precarietà dei lavoratori.
Quello che dà molto da pensare sono tutti i discorsi eruditi sulla critica alla direttiva Bolkenstain quando non si riesce invece a soffermarsi sui fondamentali del precariato scolastico.

Concetta



 Gianni Mereghetti    - 28-06-2005
Il ministro Moratti, con una lettera al Corriere della Sera in risposta al prof. Sabino Cassese, spiega che il motivo per cui si è deciso di immettere in ruolo 40.000 dipendenti sarebbe “il diritto delle scuole di poter contare su personale stabile per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’offerta formativa”. Perché il ministro Moratti ha fatto una simile affermazione così evidentemente falsa? Chiunque conosce minimamente la realtà della scuola ben sa che non si realizzano gli obiettivi educativi e conosciti in forza della stabilità del personale, ma per la sua qualità! Tra l’altro le 40.000 assunzioni, come lo stesso ministro riconosce, non sono fatte in base a criteri di qualità, ma attraverso il meccanico scorrimento delle graduatorie. E che un insegnante sia valido solo perché ha insegnato, questa è la madre di tutte le menzogne. Sarebbe stato più sincero da parte del ministro dire: “queste assunzioni le dobbiamo fare perché sono un prezzo da pagare al vecchio sistema di reclutamento e ai sindacati”. Avremmo apprezzato la sua sincerità, il riconoscimento della sua incapacità a piegare il sistema amministrativo-sindacale alla libertà che lei aveva annunciato come pilone portante del nuovo sistema e che lentamente sta tradendo. Invece oltre al danno le beffe, quale quella di sentirsi dire che basta un insegnante stabile a rendere migliore la scuola. Che poi il ministro rincari la dose facendo presente che queste 40.000 assunzioni fanno parte del vecchio sistema, perché il nuovo premierà il merito, è insopportabile. Siccome il ministro conosce la scuola sa bene che queste 40.000 assunzioni restringono le possibilità dei giovani e dei meritevoli. Per loro ci sono anni e anni di attesa, perché il ministro Moratti ha deciso di fare la Riforma con personale “vecchio”. Cioè ha deciso di farla solo sulla carta! Che tristezza!

 Cocco    - 28-06-2005
Chiedo scusa Prof. Mereghetti, ma lei, che non è precario ma di ruolo…. che senza offesa alcuna è molto probabilmente più "vecchio" dei 35 mila che saranno immessi in ruolo secondo l'ultimo decreto... che sarà stato, come loro (solo al 50% storici delle GP... ma la 124 non la volete proprio conoscere e posso capire che sia più semplice e piacevole leggere distrattamente l’articolo di un quotidiano) immesso in ruolo a seguito di un concorso, quale merito maggiore di chi nella scuola ci lavora da precario da 15 anni ritiene di avere per meritare di stare dentro al sistema di reclutamento rinnovato?
Nonostante non sia cattolica io lo vedo il suo diritto, ma perché mai lei non riesce a vedere negli altri lo stesso diritto che implicitamente recrimina per sé?
Perché pecca di superbia?

Concetta