Precarius - 25-06-2005 |
Inopiae desunt multa, avaritiae omnia. La regolarizzazione di 35000 docenti precari è ben poca cosa rispetto al totale degli insegnanti che vengono assunti il 01 settembre e licenziati il 31 Agosto, da anni. Occorre portare più rispetto per i colleghi che in media hanno 15 anni di insegnamento precario alle spalle e a cui è negata finanche la possibilità di aprire bocca con un consulente bancario, magari per acquistare la prima abitazione. Una buona parte è a due passi dalla pensione, e c'è il pieno diritto di pressare il Ministro attraverso i sindacati. |
Paolo Freschi - 26-06-2005 |
mmmmmmm... E se dalla critica passassimo alla fase propositiva? Voglio dire, caro Mereghetti, quali parmetri proponi di prendere in considerazione per l'assunzione di un precario? L'umanità, la disponibilità ed altre consimili, necessarissime qualità hanno il brutto difetto di non essere quantizzabili... Non voglio pensare che ci si affidi ai capi d'istituto per valutare i colleghi precari: troppi i rischi di favoritismi. Appena minori tali rischi sarebbero con una commissione (eletta? Nominata? Da chi?). Ottimo e degno è colui che critica, ma ancor più degno di lode è chi propone soluzioni nuove, giuste e praticabili. Cordiali saluti |
Alfredo Tifi - 26-06-2005 |
Non condivido la fiducia nei giovani. La scuola ha bisogno di un grande cambiamento di rotta, non andrà da nessuna parte continuando a riproporre se stessa, mentre mi pare che nei giovani, contrariamente a quanto ci si potrbbe aspettare, il senso di conformismo sia più accentuato che nei "matusa" della scuola. D'altra parte il sistema delle SSIS non ha portato l'innovazione nella scuola, ma solo saccheggiato le tasche degli stessi giovani e delle loro famiglie. Questo non significa che la Moratti faccia bene a infilare un contingente di soli precari storici. Un sistema dei "meriti" e della selezione non è realizzabile. Tutte le volte che il discorso è stato tentato da persone di buon senso, si è arenato (tranne nel caso di alcuni presidi, convinti di poterlo fare). La soluzione non sta nella selezione che divide, ma nella discussione che unisce e fa tentare nuove strade. Ogni scuola dovrebbe avere un 20% di laboratorio dove inserire sia precari che "nuove leve", a realizzare progetti per sperimentare nuovi modelli educativi, col supporto di esperti e pedagogisti. Dei soldi che ora vanno all'INVALSI e alla formazione postuniversitaria. Ogni scuola potrà rinnovare se stessa dall'interno se ogni insegnante rinuncerà a un pezzetto del proprio ego e si mettrà in discussione, anche solo non ostacolando il confronto con le proposte del "laboratorio". Una delle ragioni per cui i progetti hanno scarsa efficacia, è che per chi li fa essi sono una specie di secondo lavoro (semi gratuito) che limita il corretto svolgimento del primo. L'altra è che si inseriscono in scuole dove non abita l'idea della ricerca continua. Entrambe le difficoltà si risolvono con adeguati investimenti e politiche che non favoriscano la discriminazione, ma la discussione e il confronto. |
Precarius - 27-06-2005 |
Vedo che c'è parecchia disinformazione sulle pratiche del reclutamento. In "soldoni" : prima dell'applicazione concreta della riforma, su queste tematiche, si applica un regime transitorio nelle assunzioni. I 35.000 docenti che verranno assunti saranno divisi tra i vincitori per merito dei concorsi del 2000(50%) e gli iscritti nelle Grad. Permanenti provinciali(50%).Nelle "permanenti" sono iscritti i vincitori degli ultimi due concorsi più gli abilitati dei corsi riservati, più gli specializzati SISS. Quindi tra i prossimi (veramente pochi se si considera che gli incaricati annuali sono 125.000) che godranno di un contratto a tempo indeterminato ci saranno anche i "giovani". |
Cocco - 28-06-2005 |
Sì. Indubbiamente parecchia disinformazione. Del resto, cosa pretendi Precarius! L’informazione che “passa” nella mente di ciascuno è quella che i “macchinisti del vapore” vogliono far passare, e per sapere esattamente come stanno le cose bisogna starci dentro. Il resto è un mondo fittizio fatto di parole, di idee convincenti e poi di fatti che emergono a scelte premeditate e studiate per tempo e lasciano scoperte macerie individuali e sociali. Legge 124, SSIS, Costituzione, concorsi, dirigismo, gerarchizzazione dei sistemi, clientelismo, art. 5 della riforma... cosa vuoi che ne sappiano i non precari! Forse bisognerebbe che leggessero la storia di Pignatelli, ma forse riuscirebbero a passare sopra anche a quella ritenendola un fatto occasionale, individuale, che non fa storia. Gliela raccontiamo? Anzi è proprio lui che la racconta ad una giornalista che con una storia apparentemente particolare fa vendere più copie al suo giornale. Per inciso è mia opinione che si tratti di uno sfruttamento dello sfruttamento. Analisi politica: zero. Scelte di mercato: sottozero. Ma intanto la storia è questa: «Io, prof stagionale da 25 anni» di Silvia Mastrantonio ROMA — Si definisce ‘lavoratore stagionale’ ma al paragone con il bagnino non crede, preferisce pensare ad un ‘caporalato di Stato’ che si mette in moto a settembre per chiudersi a giugno. Gianfranco Pignatelli ha compiuto da poco cinquant’anni, anche se portati bene, ed è un insegnante precario da 25. Metà della vita passata con un piede fuori e uno dentro la scuola nonostante una laurea in architettura e sei concorsi ordinari, oltre a due riservati, superati a pieni voti. Figlio di una maestra di scuola elementare, fratello di due docenti di ruolo, marito di un’insegnante anche lei stabile. La passione per l’insegnamento (storia dell’arte) per lui non è mai venuta meno. Con l’immissione di 40mila precari, ce la farà? «Non credo, onestamente. Ho una posizione alta in graduatoria. Ma c’è un marchingegno tale che finirà come al solito...». Che cosa significa? «Che la legge prevede la facoltà anche per chi è di ruolo di iscriversi nelle altre graduatorie. Ma gli stabili hanno più punti e finiscono per scegliere per primi». Ma liberano posti per quelli dietro. O no? «Non è proprio così. Faccio un esempio: le insegnanti di scuola elementare ambiscono a lavorare negli ordini superiori. La spinta è verso l’alto e vengono sottratti posti a chi è abilitato per quell’ordine di istruzione». Sembra folle... «E non è certo l’unica follia. Abbiamo chiesto ai sindacati Cgil, Cisl e Uil un impegno in questo senso in modo da tutelare i precari, per sensibilizzare i colleghi. Se ne fregano». La prospettiva, quindi, resta quella del lavoro stagionale? «Siamo dei vecchi panchinari. Perdipiù malvisti dai colleghi di ruolo e persino dal ministero. Ci considerano quelli poveri. Ma lo sa che i docenti che ti trovi come colleghi a inizio anno ti guardano storto? Quando arrivi in un istituto, a lezioni avviate, i progetti didattici sono già fatti, i test di ingresso già effettuati. Tu sei l’ultimo arrivato e te lo fanno pesare: ti mettono a scrivere i verbali. Poi, magari, alla fine dell’anno, quando si rendono conto che sei uno che lavora, che i ragazzi contano su di te, si dispiacciono perché te ne vai». Ha mai insegnato due anni di seguito nello stesso istituto? «No. Quest’anno ero in uno Scientifico. Quello prima in un alberghiero. E così via». E’ pesante, psicologicamente? «Molto. Con i ragazzi, quando fai il tuo lavoro con impegno e coscienza, si creano legami di tipo anche affettivo. Poi escono i quadri e tu sparisci. Loro non capiscono la burocrazia, la questione degli incarichi. Li incontri e ti chiedono: perché ci hai lasciati? E tu che rispondi? E’ un discorso complicato. Inutile farlo». E nella vita questa condizione ha inciso su progetti, bisogni, sogni? «E’ una questione di equilibrio. Non solo di tipo economico, anche se esiste anche questo problema. C’è un fattore psicologico importante. Ti senti in una condizione di inferiorità. I colleghi ti guardano con sufficienza, con te non fanno squadra. I ragazzi, all’inizio, non ti prendono sul serio. Alla fine dell’anno le cose cambiano ma tu sai che te ne dovrai andare, ricominciare daccapo...». Senza considerare i problemi per gli alunni dal punto di vista didattico... «Manca la continuità. Il ragazzo del quale ti sei conquistato la fiducia se non addirittura l’affetto, ti vede e poi non ti vede più. La sintonia non è soltanto un fatto umano: il coinvolgimento incide sul tuo successo professionale che significa il suo scolastico». Fa anche l’architetto? «Occasionalmente. Sono in balìa di due precarietà che, quando va bene, si alternano. Ma la scuola è un’altra cosa. Ci sono entrato per caso ma è un lavoro maledetto, un lavoro che ti conquista. Non è questione di busta paga ma della luce che vedi negli occhi dei ragazzi. E quando si accende non ci sono dubbi: sei sulla strada giusta». FINE Vorrei sapere a cosa corrisponde, nell’immaginario dei non addetti ai lavori, l’espressione “precario storico”. E’ per caso un incapace che ha sfruttato le situazioni? Uno che non ha mai fatto un concorso e vuole il posto a tempo indeterminato? Uno che non si è mai sottoposto ad un meccanismo di selezione? Io lo so chi è. Sono stata precaria per tredici anni e continuo ad esserlo anche oggi che ho avuto l’incarico a tempo indeterminato e non sto a raccontare come e perché….senza quel “perché” avrei potuto fare concorrenza a Pignatelli ….e non sto esagerando. E poi - l’ha lasciato intendere Precarius, che si sarà stancato di rispiegare ai sordi la legge 124/99 sul reclutamento - : da anni i “giovani” non sono tagliati fuori dal reclutamento. Semmai, da anni, si continua ad assumere e licenziare vecchi e giovani secondo i bisogni di chi gestisce ed utilizza la precarietà dei lavoratori. Quello che dà molto da pensare sono tutti i discorsi eruditi sulla critica alla direttiva Bolkenstain quando non si riesce invece a soffermarsi sui fondamentali del precariato scolastico. Concetta |
Gianni Mereghetti - 28-06-2005 |
Il ministro Moratti, con una lettera al Corriere della Sera in risposta al prof. Sabino Cassese, spiega che il motivo per cui si è deciso di immettere in ruolo 40.000 dipendenti sarebbe “il diritto delle scuole di poter contare su personale stabile per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’offerta formativa”. Perché il ministro Moratti ha fatto una simile affermazione così evidentemente falsa? Chiunque conosce minimamente la realtà della scuola ben sa che non si realizzano gli obiettivi educativi e conosciti in forza della stabilità del personale, ma per la sua qualità! Tra l’altro le 40.000 assunzioni, come lo stesso ministro riconosce, non sono fatte in base a criteri di qualità, ma attraverso il meccanico scorrimento delle graduatorie. E che un insegnante sia valido solo perché ha insegnato, questa è la madre di tutte le menzogne. Sarebbe stato più sincero da parte del ministro dire: “queste assunzioni le dobbiamo fare perché sono un prezzo da pagare al vecchio sistema di reclutamento e ai sindacati”. Avremmo apprezzato la sua sincerità, il riconoscimento della sua incapacità a piegare il sistema amministrativo-sindacale alla libertà che lei aveva annunciato come pilone portante del nuovo sistema e che lentamente sta tradendo. Invece oltre al danno le beffe, quale quella di sentirsi dire che basta un insegnante stabile a rendere migliore la scuola. Che poi il ministro rincari la dose facendo presente che queste 40.000 assunzioni fanno parte del vecchio sistema, perché il nuovo premierà il merito, è insopportabile. Siccome il ministro conosce la scuola sa bene che queste 40.000 assunzioni restringono le possibilità dei giovani e dei meritevoli. Per loro ci sono anni e anni di attesa, perché il ministro Moratti ha deciso di fare la Riforma con personale “vecchio”. Cioè ha deciso di farla solo sulla carta! Che tristezza! |
Cocco - 28-06-2005 |
Chiedo scusa Prof. Mereghetti, ma lei, che non è precario ma di ruolo…. che senza offesa alcuna è molto probabilmente più "vecchio" dei 35 mila che saranno immessi in ruolo secondo l'ultimo decreto... che sarà stato, come loro (solo al 50% storici delle GP... ma la 124 non la volete proprio conoscere e posso capire che sia più semplice e piacevole leggere distrattamente l’articolo di un quotidiano) immesso in ruolo a seguito di un concorso, quale merito maggiore di chi nella scuola ci lavora da precario da 15 anni ritiene di avere per meritare di stare dentro al sistema di reclutamento rinnovato? Nonostante non sia cattolica io lo vedo il suo diritto, ma perché mai lei non riesce a vedere negli altri lo stesso diritto che implicitamente recrimina per sé? Perché pecca di superbia? Concetta |