I comunisti non cambiano mai. Che si definiscano rivoluzionari o si travestano da "
pacifisti imbelli" -
Fini docet - questi figuri di dubbia moralità e dalla lingua (o penna?) biforcuta approfittano degli spazi di agibilità democratica concessi loro dalla Costituzione (e che il governo Berlusconi - dopo averla modificata
ad personam - vuole "esportare" all'estero) per sparare a zero contro la politica di "pace" del governo più longevo dal secondo dopoguerra. Leggete un po' cos'ha la spudoretezza di scrivere uno di loro in uno dei settimanali più "
sovversivi" presenti sul ...
mercato. Fossi Bondi suggerirei al presidente/operaio (a mani giunte ... naturalmente) di mandare l'autore della nota - in compagnia dei suoi lettori - in "vacanza" a Ponza (o Ventotene).
Così impara a scrivere quello che pensa.
C'è qualcosa di perverso nelle analisi fatte in questi giorni sul rapimento di Simona Torretta e Simona Pari. Qualcuno ha tuonato a favore della guerra, come peraltro fa da tempo, giustificando la scelta dell'intervento armato in Iraq con un nuovo motivo: il terrorismo ha rapito perfino le pacifiste. Per costoro le due volontarie di "Un ponte per ..." sarebbero dunque "vittime della pace" (e del pacifismo), e non della guerra e delle sue inevitabili conseguenze.
L'affermazione è meschina. Simona & Simona non erano pacifiste. Erano cooperanti, si occupavano dei poveri, dunque lavoravano per la pace.
E' ora di smetterla di disprezzare chi lavora per la pace, è ora di smetterla di chiedersi se chi lavora per la pace vota Destra o Sinistra. Questo rapimento non c'entra niente con il rapimento dei quattro italiani.
E' semplicemente diverso. I quattro giovani italiani rapiti, il povero Fabrizio Quattrocchi ucciso e gli altri liberati, erano andati in Iraq in cerca di fortuna.
Simona Pari e Simona Torretta erano andate a portare qualcosa di più ai più sfortunati tra gli irakeni. L'aver messo sullo stesso piano, in questi mesi, cooperanti, giornalisti, guardie del corpo, soldati combattenti è frutto della logica della guerra e della macchina che la gestisce, dove dentro vengono tutti stritolati, chi porta il cibo, chi sgancia le bombe, chi guida i carri armati, chi i convogli dei medicinali.
Il nostro governo ha interpretato da qualche anno le operazioni militari di imposizione e di mantenimento della pace come intervento umanitario, scavalcando a volte il lavoro delle Ong.
Ciò ha creato confusione.
Anche dal punto di vista finanziario assistiamo a qualche pasticcio. L'anno scorso il governo aveva tentato di girare l'intero pacchetto di soldi destinato alla cooperazione per lo sviluppo (530 milioni di euro) all'operazione militare in Iraq. L'Italia è il Paese al mondo che sostiene di meno le proprie organizzazioni non profit nel campo della cooperazione internazionale .
Spendiamo 10 volte meno della Germania e dell'Olanda.
Eppure vogliamo un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Nota a margine
Il settimanale "
sovversivo" che ha pubblicato questa nota è
Famiglia Cristiana n. 39 del 19 settembre 2004 (pag. 28). La nota è firmata da
Alberto Bobbio