LETTERA APERTA
Carissimi,
sono in molti a dirvi che gli esami di stato sono una passeggiata, che una volta sì che erano una prova seria, oggi invece che a esaminarvi sono i vostri insegnanti chi può mai credere che possiate incontrare delle reali difficoltà! Invece avete ragione voi, gli esami sono pur sempre esami, e se di certo non è giustificabile temerli più di tanto, sono pur sempre una prova e una certa tensione la provocano.
Non si può negarlo, con gli esami di stato vi trovate ad affrontare una delle prime prove della vita e c'è un solo modo per farlo, giocare voi stessi, la vostra umanità.
Io su questo sono con voi, a rompere la routine che rende questo tipo di esame una fiera dell'estraneità , dove si fanno domande e si danno risposte tenendo l'io a distanza. .
Questa è infatti la prova seria dell'esame, come del resto di tante giornate scolastiche, far diventare l'io protagonista della conoscenza, soggetto del giudizio. Il problema non è quindi quanto riusciate a ricordarvi di ciò che noi insegnanti vi abbiamo ficcato nella mente, ma quanto sia diventato vostro.
Per me esaminarvi ha un unico significato, verificare se siete in possesso di un criterio sintetico con cui giudicare tutto ciò che avete imparato; per ciascuno di voi prepararsi all'esame e sostenerlo è implicare il proprio io.
E' per questa ragione che l'esame di stato è in continuità con il normale percorso scolastico, perché si può rischiare qualcosa di sé solo se lo si è sempre in qualche modo tentato. Se questo non è mai accaduto la prima responsabilità è di noi insegnanti, noi ligi servitori di una scuola in cui che l'io ci sia o non ci sia è in fondo lo stesso.
L'esame è quindi un'occasione irripetibile, in un modo o in un altro è una possibilità perché l'io si affermi come il terminale della vita scolastica.
E' questo il mio augurio per ciascuno di voi, per me.