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I giovani, gli immigrati e il Mezzogiorno sono le nostre grandi risorse per il futuro. Sono le risorse più preziose sulle quali investire. Nel quadro dell’Europa e con l’aiuto dell’Europa. Che fare allora? Scuola, scuola, e, poi, ancora scuola. E’ da qui che si parte. Scuola che trasmetta con equità il sapere e, soprattutto, la capacità di apprendere. Scuola, con tutti i progetti Erasmus possibili, per mettere i nostri ragazzi in contatto e su un piano di parità con i loro coetanei negli altri paesi. Scuola e università che sappiano riconoscere il merito e promuovere l’eccellenza.” R. Prodi, Milano 11 dicembre’ 04
Poche ore all’anno nuovo. E allora facciamo così: facciamo finta che ci siano solo due o tre cose da sistemare prima di partire con questo nuovo anno. Solo due o tre cose, e piccole per giunta.
In realtà lo sappiamo bene che queste due o tre cose le dobbiamo estrarre da una vera e propria montagna. Ma di vedere l’intera montagna, a questo punto, proprio non ci va, preferiamo vedere solo due o tre cose, possibilmente piccole.
Ecco, facciamo così. In modo da surrogare, con questo piccolo stratagemma, la necessità di sistemare ogni cosa prima di chiudere l’anno vecchio, mettendo tutto in ordine per ripartire con le idee più chiare. Ne abbiamo bisogno, sia per non essere sommersi dal caos che ci attornia, sia per costruirci delle piccole tappe, avere un’idea di quanto è stato fatto, fare mente locale su quanto resta da fare. E’ un modo che chiamiamo “razionale”, ma in realtà lo è perché ci aiuta, ci aiuta a tirare avanti. Ci aiuta a darci ritmi, ad accettare sconfitte, a dare la giusta dimensione a vittorie e sconfite, a non farsi prendere la mano da stati umorali, a razionalizzare. A trovare la nostra strada, da bravi occidentali.
La prima cosa da sistemare è confermare l’opposizione alla neoscuola. La seconda è considerare che per continuare ad opporci c’è bisogno di un progetto. La terza è considerare che se si vuole parlare di scuola, allora si deve parlare di mondo.
Del mondo, oggi.
No, non vogliamo rinunciare a parlare del mondo, oggi più che mai.
Brandelli di comunicazioni dal mondo. Dal Burkina Faso: “
Già fatto l’albero? Ci credi se ti dico che ne vendono anche qua, di plastica e già addobbati? Che immagine surreale, un africano scalzo nella nebbia di polvere rossa e due alberi di natale in mano” .
Dal Bangladesh: “
Comunque non preoccupatevi troppo. Domani vado in campagna dove la gente non sa niente, continua a vivere normalmente. Un pregiudizio che abbiamo è che questa gente viva in un perpetuo stato di terrore. La mancanza di notizie non è sentita come una paranoia. Probabilmente siete più spaventati voi di loro”.
Che cosa c’entrino due piccoli brandelli di tal fatta con la scuola lo lasciamo spiegare alle belle pagine che Raffaele Iosa pubblica su Scuola Oggi (“Buon Natale da ariosa berosa” 29.12.04): “
C’è bisogno di pensare altro e alto, di tornare alla politica non solo della scuola, ma dell’educazione complessiva, di ripensare al patto tra società adulta e società dei bambini e giovani che in questo ventennio si è per me frantumato in un mare di adultismi, spot, pedagogismi narcisi. Alla paura di futuro che domina l’attuale presente adulto (quasi terrore) proporre un pensiero “borghigiano” (grazie, De Rita) che ci aiuti a riprendere la nostra città della vita come polis e agorà quasi perdute. Nei non luoghi del presente progettare nuove piazze, nuove aule, nuovi sguardi. Si può se si va oltre il rincorrersi di un decennale traumatico quasi flop delle politiche educative, sociali e scolastiche”.
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Che fare allora? Scuola, scuola, e, poi, ancora scuola” dice Prodi, a Milano l’11 dicembre. Quale scuola? “
Scuola che trasmetta con equità il sapere e, soprattutto, la capacità di apprendere”.
Mi basta.
L’equità rappresenta il limite oltre il quale non è possibile scenderre a patti e, al tempo stesso, il punto di partenza, della ripartenza, quindi del progetto.
Certo, la montagna è grande. Il progetto richiama la politica, che, a sua volta, ci ricorda che le parole di Prodi, sempre a Milano, furono anche queste: “
Questo non è più il tempo delle gelosie, delle vecchie discussioni tra partiti e società civile, della ricerca di piccole rendite di posizione. Oggi come sessant’anni fa siamo chiamati ad una nuova ricostruzione. Il tempo corre più veloce dei ritmi della politica. E allora, senza lasciare indietro nessuno, dobbiamo cambiare marcia e dare un grande segnale di unità. Questo oggi ci viene chiesto dalla parte migliore del paese, che non tollera più un mondo politico litigioso e diviso”.
Eh già, rilette oggi, seppure siano passati solo pochi giorni, fanno sembrare la montagna ancor più grande, addirittura insormontabile.
Allora quanto più opportuna e necessaria, seppure straziante, è la visione di questa montagna dall’osservatorio-mondo!
Oggi più che mai.
Mentre l’attuale governo si gratifica del carattere epocale delle proprie opere, a tutto campo, ben altri scenari meriterebbero termini così altisonanti.
Ma i flussi della terra, dei suoi corpi fluidi più interni così come dei miliardi di corpi esterni che la percorrono, entrando nella quotidianità di ciascun individuo, ne costruiscono la storia, individuale e collettiva, e lasciano agli sciocchi il vuoto delle parole urlate, per cercare nella profondità del gesto senso e condivisione. E il dono sarà l’albero di Natale e la polvere della savana. La mancanza di notizie e l’assenza di terrore.
Ecco perché scuola, scuola e ancora scuola. Ecco perché una scuola equa, cioè giusta, per prima cosa. Punto di partenza di un progetto che, tenendo conto di tutta la sofferta e faticosa riflessione fin qui prodotta da tanti, sia capace di imprimere la svolta che tutti ci auguriamo. Buon anno.
Mario Menziani - Modena
olindo - 13-01-2005
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Dopo i sostanziosi vantaggi fiscali possiamo affrontare l'anno nuovo con spinta intravedendo anche le montagne di cose da fare. olindo |