Con occhi di maestra...sintesi di un convegno molto affollato
Claudia Fanti - 07-12-2004
A Forlì, si è tenuto il convegno “Oltre le riforme…La qualità della scuola domani”, il 3, 4 dicembre, organizzato dall’Università degli Studi di Bologna, dal Comune di Forlì, Assessorato alle politiche educative e formative.
Con il patrocinio del CSA, con il supporto delle riviste “I diritti della scuola”,, “La rivista pedagogica e didattica”, “Notizie della scuola”.

I materiali e il programma del convegno sono visionabili in www.delfo.forli-cesena.it

Il convegno è stato una boccata di “aria scientifica” di alto livello.
Nessuno dei relatori della prima giornata si è lasciato andare a critiche sterili alla Riforma. Ognuno di essi, invece, l’ ha affrontata pezzo a pezzo dal punto di vista scientifico, culturale, professionale, di metodo…lasciando intendere la difficile fattibilità, applicabilità di una Riforma che nel suo DNA (testo di legge, decreti arrivati e in via di scrittura) tiene in poco conto il riferimento scientifico agli studi più avanzati in materia di educazione, istruzione, didattica, metodologie...

Nella mattinata di sabato si sono tenuti workshop su nuove sfide nella scuola di tutti, dinamiche affettive e cognitive nel gruppo classe, apprendimenti tra saperi e competenze, Ricerca-Azione a scuola, nuove tecnologie, rapporto scuola-territorio…

Le introduzioni ai lavori dei relatori del pomeriggio (i laboratori si sono svolti con la collaborazione di AIMC, CIDI, ACLI, anche per dare voce agli insegnanti ed alle loro associazioni in un rapporto con l'Università che dovrebbe essere paritario) hanno visto la presenza di un pubblico foltissimo di operatori scolastici e hanno portato il contributo della ricerca universitaria sui temi proposti; inoltre i conduttori hanno ascoltato un attento e motivato pubblico proveniente da ogni parte d’ Italia sulle problematiche che emergono dalla scuola reale spesso schiacciata da normative e imposizioni (senza risorse) di cui pochi capiscono il senso a fronte delle buone pratiche presenti attualmente nelle scuole.

E così sono balzati alla ribalta i problemi scottanti: Indicazioni nazionali senza alcuna paternità scientifica; unità di apprendimento di dubbia interpretazione (interpretazioni diverse in ogni scuola); una scarsa attenzione ai problemi degli stranieri e all’integrazione; una Riforma che rischia di affrettare i tempi della relazione a favore di saperi in pillole e spezzettati; tecnologie viste come programmini divertenti piuttosto che come stimolo al pensiero logico nella direzione della scoperta della rete cognitiva; una Riforma che non offre risorse per il rapporto delle scuole con il contesto territoriale, che porta all’abbassamento del livello della Ricerca-Azione anche in relazione alla continuità dei diversi ordini di scuola, che non tiene in alcun conto la didattica dell’imprevisto rischiando di far tornare i docenti a una didattica cumulativa indotta dalla struttura delle Indicazioni declinate in modo minuto e non rispettoso dell’Autonomia delle scuole.

I docenti presenti fra il pubblico si sono mostrati assetati di risposte nel marasma che li vede all’opera, tuttavia hanno constatato che risposte non ve ne sono, piuttosto hanno ricevuto “consigli” da relatori e conduttori per la tenuta e la continuazione delle buone pratiche in corso. Quelle pratiche che hanno dato buoni frutti e che, come ha sostenuto il Professor Beniamino Brocca, sarebbero dovute essere il punto di partenza per innovare quella parte di scuola che è restia al cambiamento.

L’azzeramento delle pratiche in atto non è certo possibile; tuttavia diviene altamente probabile senza risorse, senza un tempo scuola adeguato a una didattica della ricerca cooperativa , senza una edilizia scolastica innovativa, con il ritorno dell’insegnante quasi unico e il conseguente probabile declino dell’aggiornamento disciplinare in più direzioni e sui nuclei fondanti delle discipline nelle mani di un unico tutor tuttofare.

Anche sul cammino dei decreti che riguardano le Superiori c’è molta preoccupazione e c’è timore della divaricazione culturale tra licei e istituti tecnici e professionali.

Una buona notizia c’è: Il convegno continuerà perchè i promotori, insieme con l’Università, si sono impegnati anche ad alimentare il dibattito sul sito a disposizione e pubblicando un testo (non solo con gli atti) a partire dagli spunti offerti dal dibattito.



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 Comune di Forlì    - 07-12-2004
Comunicato alla stampa


Oltre 250 partecipanti provenienti da molte regioni d’Italia hanno seguito con attenzione ed interesse il convegno “Oltre le riforme. La qualità della scuola, domani” tenutosi il 3 e il 4 dicembre a Forlì.
I promotori dell’iniziativa, l’Università di Bologna, Facoltà di Scienze della formazione ed il Comune di Forlì traggono un bilancio positivo dal convegno forlivese, che ha visto un fitto intreccio di relazioni, laboratori di discussione, tavole rotonde, con l’apporto delle associazioni professionali dei docenti Cidi, AIMC, Acli cittadino.
Lega Loretta, assessore alle politiche educative del Comune, sottolinea il positivo rapporto instauratosi tra saperi accademici (dell’Università ) e saperi professionali (della scuola), come elemento per lo sviluppo della qualità dell’insegnamento, attraverso la ricerca didattica, la formazione permanente dei docenti, la continuità dei percorsi nella scuola di base. Durante il convegno sono state gettate le basi per future collaborazioni tra Università e scuola anche nell’ambito del nostro territorio.
“Alcuni limiti della riforma Moratti, come l’anticipo scolastico o il rischio di una precoce differenziazione dei percorsi formativi e delle opportunità – precisa l’Assessore Lega Loretta – possono essere superati anche attraverso le buone pratiche didattiche, la professionalità dei docenti e l’autonomia delle scuole nel costruire un efficace ambiente di apprendimento per tutti i ragazzi”.
Da Forlì è venuto un segnale forte anche ai politici. “La migliore riforma è quella che parte dalle “buone” scuole, come quelle dell’Emilia Romagna, da un atteggiamento rivolto alla ricerca, all’innovazione, dall’entusiasmo di insegnanti e allievi” afferma Franco Frabboni, Preside della Facoltà organizzatrice del convegno ed instancabile animatore del convegno.
“In questa due giorni romagnola, con i miei colleghi e collaboratori presenti al convegno, ho coniato la metafora di un “MARE PULITO (com’è l’Adriatico)”, aggiunge il professor Frabboni, noto anche per la sua effervescenza linguistica “per mettere in evidenza alcune parole chiave di una scuola di qualità. Ecco allora M = metaconoscenza, A = ambiente, R = relazioni, E = estetica, P = progetto, U = unità di apprendimento, L = laboratorio, I = individualizzazione, T = team (non tutor), O = orientamento”.
Particolarmente appassionato l’intervento di Beniamino Brocca, a Forlì in veste di docente universitario, ma –tra l’altro- responsabile scuola dell’ UDC (una delle forze politiche di maggioranza) e interprete di molte delle passate riforme: da quella della scuola elementare ai programmi delle superiori, che portano proprio il suo nome.
Brocca è sembrato rivendicare la bontà del metodo della “concertazione” seguito in passato nel costruire riforme a prova di Costituzione (cioè capaci di ampliare le opportunità per tutti i ragazzi), con un disegno pedagogico condiviso e in grado di appassionare perché interprete dei bisogni veri delle scuole.
Pur difendendo la Legge 53/2003 (riforma Moratti), soprattutto nella scelta di due canali a 14 anni equivalenti per dignità (liceale e tecnico-professionale), il relatore ha preso le distanze da certi eccessi “riformistici” (visibili nei primi decreti applicativi della riforma), che mettono a disagio una scuola elementare ancora di buon livello e introducono programmi didattici (le Indicazioni nazionali) senza il necessario coinvolgimento dei docenti.
Da tutti è venuto l’impegno a rinnovare l’appuntamento di Forlì, come occasione per costruire una grande alleanza per la scuola – ha ricordato il Sindaco di Forlì Nadia Masini nell’aprire i lavori – che metta al centro la formazione di bambini e giovani, come elemento decisivo per la qualità della vita, il benessere e lo sviluppo personale e sociale, sapendo andare al di là di una visione miope che rischia di ridurre le risorse e gli impegni pubblici verso l’educazione delle nuove generazioni.