Pera e l'autonomia...non solo della magistratura
Maurizio Tiriticco - 20-07-2005
Confesso che non mi ha sorpreso più di tanto l'attacco del Presidente del Senato al Consiglio Superiore della Magistratura: è l'ulteriore conferma della vocazione politica della attuale maggioranza, assolutamente sprezzante delle regole della democrazia e sempre orientata per vocazione al regime.
La spia di questo atteggiamento è ravvisabile nelle parole del Presidente soprattutto quando accusa il CSM di agire fuori della Costituzione e di voler dar vita ad una terza camera legislativa. Il che significa che per Pera, quando un organismo, una istituzione, un singolo cittadino esprime un suo parere su una iniziativa riformatrice della maggioranza, vorrebbe in effetti sostituirsi al Parlamento che, com'è noto, è l'unica istituzione a cui spetta il potere legislativo. Ed ovviamente tale sostituzione sarebbe da respingere! Il retropensiero di Pera è chiarissimo: non disturbate il manovratore!
Che questo sia il retropensiero di tutta l'attuale maggioranza ci è chiaro da sempre, ma la cosa gravissima è che un Presidente del Senato si faccia uomo di parte e paladino esplicito di un tale atteggiamento. Il CSM non ha operato nessuna invasione di campo, ha espresso tutte le sue perplessità - ed è suo dovere farlo - a proposito di una riforma della giustizia. D'altra parte, tale riforma può procedere comunque, perché la maggioranza la può realizzare con il voto parlamentare. Per tali ragioni il discorso di Pera non solo è assolutamente gratuito e non richiesto sotto il profilo costituzionale, ma sotto il profilo politico assume il peso di un macigno!
Emerge con estrema chiarezza la linea politica dell'attuale maggioranza, che è quella di procedere in tutti suoi disegni riformatori anche e sempre contro i rilievi, le critiche, i dissensi di quelle istituzioni e di quei soggetti che delle riforme sono i primi destinatari! Così è accaduto ed accade per tutte le riforme intraprese dall'attuale maggioranza, quali quella del lavoro, della giustizia, della scuola.
La cosa spaventa soprattutto quando pensiamo che dalla Costituzione del '47 ad oggi la nostra Repubblica ha fatto passi da gigante sul terreno del rinnovamento di tutta la nostra organizzazione statuale, improntato al progressivo sviluppo di una sempre più diffusa iniziativa democratica, che in larga parte si concretizza nell'istituto della autonomia.
Con l'attuale maggioranza questo sviluppo è stato bloccato, e per di più con tutta una serie di sottesi equivoci di fondo: da un lato la vocazione neocentralizzatrice e autoritaria di Forza Italia e di AN, dall'altra la deriva secessionista della Lega. Ed in questo impasse uno sviluppo "normale" della prospettiva regionalista e delle autonomie risulta fortemente pregiudicato.
In questo scenario, ciò che può veramente contrastare il disegno conservatore ed antidemocratico dell'attuale maggioranza è una forte iniziativa delle autonomie, a tutti i livelli, della magistratura, delle Regioni, degli Enti locali, delle comunità territoriali nonché delle istituzioni scolastiche e formative.
La scuola e la formazione professionale non sono pezzi isolati di un insieme eterogeneo, sono parti attive di un sistema complesso che, in forza della Costituzione del '47 e del 2001, si struttura e si configura come un sistema di autonomie. L'attacco continuo e forsennato contro il CSM non è diverso dalla arrogante invadenza di una riforma della scuola condotta contro il parere della stragrande maggioranza dei suoi operatori.
L'autonomia delle istituzioni che attendono all'istruzione e alla formazione dei nostri giovani è un fattore indispensabile per un rinnovamento reale dei curricoli all'interno di un sistema in cui poteri dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali e delle stesse istituzioni scolastiche e formative siano in un bilanciato equilibrio. A tutt'oggi questo equilibrio non c'è! La legge 53 e i decreti applicativi vanno oltre le competenze che la Costituzione affida allo Stato ed invadono competenze che sono delle istituzioni del territorio e delle scuole.
A questo proposito, si vedano le recenti posizioni assunte dalle Regioni nelle loro sedi istituzionali il 7 ed il 14 luglio scorso riguardo allo schema di decreto legislativo sul secondo ciclo. Si vedano le perplessità espresse da tanti parti delle associazioni sia sullo schema di decreto che su un possibile anticipo della riforma del secondo ciclo a partire dal prossimo settembre, contrabbandato come sperimentazione.
Insomma, esiste una reale sintonia tra l'autonomia della magistratura e l'autonomia dell'istruzione. Come la magistratura fa sentire la sua voce contro l'invadenza di un ministro della giustizia, la scuola fa sentire costantemente la sua contro l'invadenza di un ministro dell'istruzione.
E' per tutto questo insieme di ragioni che andrebbe ribadito il concetto dell'Educazione come "quarto potere" di uno Stato moderno, accanto ai tre poteri disegnati dagli Illuministi, dell'Esecutivo, del Legislativo e del Giudiziario. E non è un'utopia, è una necessità derivante dal fatto che l'educazione oggi - a differenza di quanto accadeva nel Settecento - come la giustizia, interessa tutti i cittadini, come si suol dire, dalla culla alla tomba!

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 Giuseppe Aragno    - 20-07-2005
Premetto che ritengo il governo Berlusconi una vera iattura: di moderato ha solo la maschera e l’attacco che porta alla Costituzione e alla Magistratura è di una pesantezza inaudita. Prima se ne va a casa e meglio è. Aggiungo che fu di livello assai scarso il governo di centrosinistra spedito a casa nel 2001 e faccio rilevare che quella attuale è forse la peggiore opposizione che abbia mai calcato le scene parlamentari. Roba da Circo Barnum.
Passo all’argomento: la magistratura che non sta alle regole. Un giorno orba e un altro cieca. E non è cosa che non c’entri con quanto detto sopra.

La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica.
Ne fanno parte di diritto il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione.
Gli altri componenti sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie, e per un terzo dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio.
Il Consiglio elegge un vice presidente fra i componenti designati dal Parlamento.
I membri elettivi del Consiglio durano in carica quattro anni e non sono immediatamente rieleggibili.
Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati.
Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso.
La legge sull’ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli.
Su designazione del Consiglio superiore della magistratura possono essere chiamati all’ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati che abbiano quindici anni d’esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori.
I magistrati sono inamovibili. Non possono essere dispensati o sospesi dal servizio né destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione del Consiglio superiore della magistratura, adottata o per i motivi e con le garanzie di difesa stabilite dall’ordinamento giudiziario o con il loro consenso.
Il Ministro della giustizia ha facoltà di promuovere l’azione disciplinare.
Le norme sull’ordinamento giudiziario e su ogni magistratura sono stabilite con legge.
La legge assicura l’indipendenza dei giudici delle giurisdizioni speciali, del pubblico ministero presso di esse, e degli estranei che partecipano all’amministrazione della giustizia.
L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria.
Ferme le competenze del Consiglio superiore della magistratura, spettano al Ministro della giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia.

Questo è ciò che dice la Costituzione a proposito del Consiglio Superiore della Magistratura. Uno legge e, quale che sia il suo “colore politico” si domanda: ma come si permettono questi signori di entrare nel merito dell’attività legislativa del Parlamento?
Se poi, fatto salvo l’onore di qualche caso eccezionale, quasi mai longevo, lo sconcertato lettore pone mente alla durata media dei processi, agli insabbiamenti, alla preparazione (?) dei Magistrati, agli avvisi di garanzia stupidamente spediti con la puntualità necessaria a fare di un gaglioffo un eroe e all’eroismo democratico storicamente dimostrato dai giudici in Italia, bhé, allora va anche oltre. Anzi no. Se ne sta zitto. Un Pierino togato lo trovi ovunque e comunque.
Non sono difendibili, anche se vanno difesi. Solo che una difesa cieca dà ragione a chi attacca. Non sono difendibili, ma se il governo esagera bisognerà difenderli. Turandosi il naso.
Una domanda. Facciamo finta che il CSM possa interferire nell’attività legislativa del Parlamento: perché non ha parlato quando Pisanu ha proposto il consistente taglio di diritti approvato da buona parte del bestiame votante parlamentare, in nome della “lotta al terrorismo”? Perché non ha detto che meglio sarebbe ritirare i soldati? Meglio anche per ragioni costituzionali: c’è di mezzo una guerra. D’aggressione per giunta. Perché se n’è stato zitto il Consiglio? Tutto in regola con la Costituzione? Anche l’interrogatorio senza avvocato? Un… gran Consiglio davvero! E tutto in regola anche con la moschea chiusa a Gallarate in nome del federalismo avviato da D’Alema?
A proposito. Il titolo V e la Costituzione!?! del 2001, che ci ha fato civili, evoluti ed autonomi: Piero Fassino, bontà sua, ha ammesso il tragico errore del centrosinistra che ha approvato le modifiche del titolo V senza consenso dell’opposizione. Non diversamente da Fassino – e come potrebbe? – si è espresso il coordinatore della segreteria della Quercia, Vannino Chiti, che è stato di una chiarezza olimpica ''L’articolo V votato solo dal centrosinistra? Fu un errore!
Un errore sul piano dell’ortodossia costituzionale. Perché il CSM in quella occasione non si è mostrato così preoccupato? Forse perché non si trattava di carriere, stipendi e poteri della corporazione?
Considerazione conclusiva per Tirittico e per la sua… autonomia: quando la smetteranno i DS di rubare le pecore e poi gridare “al lupo!”?



 la Repubblica    - 20-07-2005
L'annuncio del vicepresidente di Palazzo dei Marescialli Rognoni

Oggi alla Camera il voto. Scontro tra Cdl e opposizione Giustizia, il Csm ritira il parere "La fiducia lo rende inutile"


ROMA - La fiducia posta dal governo alla Camera sulla riforma dell'ordinamento giudiziario fa venir meno "l'utilità" del parere del Csm. Il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, annuncia con una nota la cancellazione dall'ordine del giorno del plenum di Palazzo dei Marescialli del parere sulla riforma. Parere che nei giorni scorsi ha suscitato la reazione del presidente del Senato Marcello Pera che ha accusato il Csm di ingerenza nei confronti del Parlamento e di violazione della Costituzione.

Ieri durante il colloquio con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il capo dello Stato ha difeso invece il ruolo del Csm sottolineando che l'organo di autogoverno dei magistrati ha il compito sancito dalla Costituzione di "esprimere pareri al ministro competente".

Intanto è previsto per oggi pomeriggio alle 16 alla Camera il voto di fiducia che il governo ha posto sulla riforma dell'ordinamento giudiziario per blindare il provvedimento. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 14 e dopo la fiducia avranno luogo le dichiarazioni di voto e il voto finale.

L'iniziativa del governo è stata contestata dall'opposizione che ha accusato la Cdl di non voler discutere un testo che è stato rinviato alle Camere dal presidente della Repubblica.


 Cocco    - 20-07-2005
Considerata l'esiguità del numero di interventi in periodo di ferie, mi permetto di esternare un pensiero che mi passa per la mente ogni volta che leggo Giuseppe Aragno:
Complimenti per la chiarezza di forma e contenuti Giuseppe!....per la capacità di esprimere ciò che molti pensano ma in cui, frastornati dalla complessità del momento che viviamo, si perdono anche quando cercano di non farlo.....per il lucido e coerente pensiero.........per la capacità di non essere al servizio di nessuno pur rimanendo a contatto con la realtà.
Buone vacanze
Concetta

 ilaria ricciotti    - 21-07-2005
Nonostante le pecore abbiano belato, il lupo come è sua consuetudine se le ha mangiate.
Richiediamo subito un referendum abrogativo per questo assurdo "scambiamanto" e per altri.
La Costituzione non può essere quotidianamente stracciata da chi ha perso nelle ultime elezioni regionali, provinciali e comunali milioni di consensi da parte degli elettori. Questi politici tanto "INNOVATIVI"non rappresentano più nessuno se non se stessi.

 ilaria ricciotti    - 21-07-2005
Ho dimenticato di dichiarare che ....nonostante tutto....sono d'accordo con quanto espresso da Tiriticco e non da Giuseppe Aragnoi che come sempre attribuisce colpe a chi, come in questo ed in altri casi, a mio avviso non se le merita.

 Giuseppe Aragno    - 21-07-2005
Vedi, Ilaria, io sono convinto - e posso naturalmente sbagliare - che condannare Torquemada e l'Inquisizione non significhi rinnegare Cristo. Se questo non basta a scusarmi per il reato di lesa maestà che per te commetto ogni volta che muovo critiche alla sinistra, provo ad affidare la mia difesa ad uno dei nostri maggiori storici, Gaetano Arfè, partigiano, senatore e grande personalità della sinistra, il quale scrive:

"Da alcuni anni a questa parte, afflitta già da sue contraddizioni interne e da processi di avanzata sclerosi, colpita da eventi che l'hanno direttamente e indirettamente investita - il crollo del sistema sovietico, il collasso del partito socialista - la cultura di sinistra è diventata oggetto e non soggetto di egemonia, in un quadro generale che vede tutta la cultura politica italiana caduta e scaduta a livelli mai prima toccati. Si festeggia trionfalmente la fine delle ideologie, mentre in realtà si vive in un clima di orge ideologiche, non più partorite con dolore da grandi esperienze storiche, ma costruite e propagandate secondo le tecniche della pubblicità di massa. Farne una ragionata anche se sommaria analisi ci porterebbe lontano. Gli esempi del resto sono sotto gli occhi di tutti. La cultura di sinistra, per indigenza cuturale e inintelligenza politica, non ha avuto che fievoli guizzi di autonomia, ha inseguito stancamente tutte le demagogie; è stata battuta senza neanche accorgersi che battaglia c'è stata.
C'è forse da piangere, non da rimpiangere. Una cultura incapace di autocritica e priva di autonomia non ha titoli per sopravvivere e un sistema incapace di autoriforma firma la propria condanna".


 ilaria ricciotti    - 21-07-2005
Caro Giuseppe, conosco diversi politici di sinistra, alcuni sono come vorrei, altri non dovrebbero occupare più quei posti che in molti gli abbiamo assegnato. Essi hanno perso la nostra stima, la nostra fiducia. Hanno deluso noi diversi che abbiamo ancora l'idea che i politici di sinistra debbono portare avanti battaglie per difendere i diritti soprattutto di chi non ha, di chi non può. Ed allora questi errori costruiti ad hoc debbono lasciare un segno ed avere un seguito: tali politici non essendo più rappresentativi vanno catapultati da dove sono venuti.
Ma gli altri, quelli che hanno ancora idee sane, quelli vanno valorizzati, sostenuti e non possono essere mescolati nello stesso calderone.
Non è giusto e sarebbe molto pericoloso farlo.
Chi generalizza, a mio avviso, non possiede più nè la critica nè l'autonomia.

Io non mi arrendo ed agisco seguendo la strada indicata sopra e tu?

In questo momento non mi vengono in mente degli storici importanti, ma soltanto qualche nome comune: i partigiani Balilla, Giovanni, Pietro, Francesco ed altri che fortunatamente esistono ancora e possono testimoniare che cosa significa vivere in uno stato illiberale, oligarchico e dalla parte dei potenti.

 Emanuela Cerutti    - 22-07-2005
Ringrazio Giuseppe Aragno per il rigore e gli chiedo un parere sulla breve riflessione che esprimo.
Da troppo tempo ho la sensazione che si affermino e neghino principi, mettendoli sullo stesso piano di opinioni : questo non solo genera confusioni da cui poi difficilmente ci si districa, ma induce anche il dubbio che le scelte avvengano per comodi interni.
Un esempio sta proprio nell’intervento di Tiriticco e nella sua equazione giustizia-scuola: al di là dei valori etici o dell’impressione, appunto, di jattura governativa, mi chiedo se sia corretto porre una simile analogia, proprio tenendo conto della differenza istituzionale, ad esempio, tra organismi, quali il Csm e Cnpi. Il Consiglio nazionale pubblica istruzione, che dice no alla sperimentazione, fa parte della struttura organizzativa del Ministero, fa riferimento al Ministro ed il suo parere è pertinente e vincolante. Non ingerisce, dal punto di vista formale, e pretende correttezze.
Il Consiglio superiore della magistratura è invece garante dell'indipendenza della magistratura ed ha un rapporto “libero” con il Parlamento. Non si dà obbligo ma potrebbe darsi ingerenza.
Ora: dire che il Ministro o il Governo non tengono conto delle opinioni della base è sacrosanto ed innegabile, ma lasciando quei distinguo che evitano, appunto, generalizzazioni pericolose.
Come quelle per cui le Regioni arrivano a mettere in discussione la competenza legislativa dello Stato. Così poi succede come in Emilia, dove l’ente locale sta privatizzando le scuole dell’infanzia.
La confusione legale genera mostri.

 Anna Pizzuti    - 22-07-2005
Confusione, come dice Emanuela, o anche intreccio perverso, per cui ci sono regole che saltano, principi che si intrecciano con altri e diventano vani, errori che attengono a norme pregresse e ne traggono legittimazione. E così - aggiungo ancora - ti ritrovi a difendere qualcuno o qualcosa che la tua storia personale, politica, umana, ti aveva fatto avvertire come avversario o come inaccettabile. Penso ai giudici, ma penso anche alla scuola.

Sulla giustizia. Il ruolo e il compito del CSM ce li ha ricordati Giuseppe Aragno e, mi sembra di aver capito, nel momento stesso in cui questo organismo si pone come “giudicante” nei confronti del Parlamento, è esso stesso che dichiara decaduta la propria indipendenza, oltre che determinare una ingerenza. Bene, ma se il Parlamento sta legiferando in modo da torglierla, questa indipendenza? Se sta attuando il piano Gelli? Se sta facendo una legge ad hoc per fare in modo che qualche giudice giudicato scomodo non rientri ad intralciare interessi? Vale ancora, la regola?
E il Parlamento difeso da Pera, è il Parlamento organo supremo o è “questo” parlamento?
E quale è la rotta giusta? Considerare le Istituzioni come dei contenitori e rispettarle in quanto tali, o andare a guardare cosa c’è dentro di esse e regolarsi di conseguenza? E sempre, dico, non solo ora?
Ho seguito, da radio radicale, tutto il dibattito e, per quanto completamente digiuna di questi argomenti, sono rimasta, ancora una volta, orripilata.
Mentre ascoltavo i discorsi dell’opposizione, però – ed ecco un esempio del corto circuito – mi veniva in mente che – qualora cambiasse il governo – i resoconti in corso di seduta di quella difesa coerente e documentata della Costituzione, della democrazia, dovrebbero essere ristampati e fatti ristudiare ai futuri governanti, così, giusto per capire se quelle posizioni erano albero e frutto di coerenza destinata a continuare o solo frutto della situazione anomala che stiamo vivendo.
E guarda caso, pensavo anche io all’ormai quasi ossessivo Titolo V riformato, la cui approvazione – e fa bene Giuseppe Aragno a ricordarlo – fu concitata e confusa, come concitata e confusa ne era stata la stesura. E puramente elettoralistica, come ho interpretato con il senno di poi: l’assurda speranza di potersi presentare come “federalisti” a chi usa questa bandiera per ben altri motivi.
Per cui, per quanto gelliane siano, riforma della giustizia e riforma costituzionale di questa maggioranza, non è sul metodo che ci si può opporre.
Ma quando si trattò di andare a votare il referendum costituzionale – anche questo lo ricordo – lo si fece più per reazione alla sconfitta cocente, che in maniera meditata o consapevole (almeno io feci così, spero di non sembrare presuntuosa trasferendo ad altri la mia baldanzosa inconsapevolezza)
Per cui ora non c’è giorno che qualcuno non ricordi: “ma è il titolo V approvato dalla sinistra” ed ha tutto il diritto di farlo, soprattutto riguardo alla scuola.

Sulla scuola, appunto. Qui l’intreccio è ancora più perverso. C’è un organismo, il CNPI, legittimato al parere, che lo dà , ma questo resta lettera morta. Sul primo ciclo come sul secondo. E si vede poi costretto ad esaminare richieste di sperimentazione su decreti dei quali ha chiesto il ritiro.
Ci sono poi le Regioni, autorizzate a loro volta, proprio dal titolo V; si esprimono anche loro e chiedono il ritiro. Più per il metodo, sembra di capire, che per il merito. E sempre sul metodo si esprime la Corte Costituzionale, con la solita sentenza (è la terza, se non sbaglio) che ciascuno sta interpretando a modo suo, a seconda che si legga la parte iniziale (tutte rigettate le critiche sui contenuti e quindi: “La riforma va…”,) o la parte finale ( tutte accolte quelle sulla mancata consultazione delle regioni e quindi “La riforma non va …”)
Ma fino a che punto poi possiamo fidarci delle Regioni? L’esempio di Bologna (nato da questioni puramente economiche, mi sembra di aver capito, il che non è certo una giustificazione) ma soprattutto i primi esempi di leggi regionali sulla scuola non sono affatto tranquillizzanti.
Per cui Corrado Maceri invita a perseguire esclusivamente l’obiettivo dell’abrogazione della legge ed a lasciar perdere questo tipo di contrasto. Che però – nel caso del secondo ciclo - potrebbe essere l’unico a rallentare e contrastare l’attuazione, in particolare, del decreto. Ammesso che non venga superato utilizzando qualche norma pregressa (che esiste ed è già stata utilizzata) che consente comunque al ministero di procedere, anche con mille pareri negativi.
Ci sono poi le proposte di quello che, per brevità e non proprio esattamente, chiamo movimento. Tre proposte che si ignorano l’una con l’altra. Quella considerata “secca” di abrogazione (Comitato per la scuola della Repubblica), quella “aperta” del CIDI, quella di legge popolare di Rete scuole.
E infine ci sono i sindacati ai quali, se stiamo alle regole, non sarebbero consentite ingerenze sul piano propositivo, ma lascio stare qui questo argomento – come quello dei partiti - che mi farebbe allontanare dalla discussione più di quanto non abbia già fatto.

Ma mi è venuto spontaneo per due motivi che sono - almeno, stando al mio modo di vedere – comunque attinenti alla discussione:
il primo, è per chiedermi, riprendendo il discorso di Emanuela, come far coincidere opinioni e principi in una unica visione: se è una utopia o è qualcosa di sbagliato;
il secondo è che mi è tornata in mente una posizione espressa all’inizio della legislatura dalla maggioranza. “Le scelte politiche si fanno solo in Parlamento, è questo l’unico organismo legittimato”, posizione che, in un Parlamento quasi bulgaro e che va avanti a colpi di fiducia (e su cosa poi …) continua a sembrarmi estremamente pericolosa.
Ancora più pericolosa della divisione tra tutti i soggetti che chiedono di essere ascoltati, divisione che a me piacerebbe non ci fosse, ma che rimane ancora, e per fortuna, un aspetto della democrazia.

 Giuseppe Aragno    - 22-07-2005
Per comodi interni dice Emanuela. Certe scelte avvengono per comodi interni. E come darle torto?
Servirà forse, per una volta, esser chiari fino alla brutalità. Occorrerà, per una volta, chiarire a noi stessi, prima che agli altri, cosa pensiamo e cosa speriamo.
Stasera, in nome della lotta al terrorismo, la maggioranza e buona parte dell'opposizione si sono ritrovate per l'ennesima volta unite. Uniti, dico, chi fa la riforma istituzionale di Gelli e chi dice di volerla contrastare. Devo fare l'elenco delle mille volte in cui è già accaduto? Devo dire che se la maggioranza fosse davvero Gelli, la minoranza è Giacomo Matteotti che stende la mano a Mussolini?
Mille volte è già accaduto dicevo.
Accaduto cosa? Uno potrebbe chiedere. Accaduto che i nemici della Costituzione repubblicana e quelli che la difendono fortemente concordino su tutta la linea. Non importa che tu hai voluto la guerra, contro la Costituzione e contro il diritto internazionale, non importa che io t'ho avvertito: questo fa il gioco di quello che chiami terrorismo. Non importa più. Ci mettono le bombe e dobbiamo difenderci. E come difenderci? Non ritirando i soldati che aiutano i carnefici di Falluja. No. Non dicendo: guarda, i morti che farà la bomba, quando la metteranno, sei tu che li fai, staranno sulla tua coscienza. No. Noi che siamo Matteotti ma stendiamo la mano a Mussolini accettiamo di ridurre le nostre libertà costituzionali. Interrogatori senza avvocato, fermo di polizia raddoppiato, posta elettronica controllata, schedatura per chi usa carte telefoniche, Dna preso con la forza solo per un sospetto. Su questo tutti d'accordo. Gelli e i suoi integerrimi nemici, la guardia e il ladro, il gatto e la volpe. Tutti o quasi.
Le regole e i principi. Quali? Non è questione di titolo V, no. E' la bicamerale, è la legge sul conflitto d'interesse, sono i voti della lega per andare avanti, è la parificazione paritigiani-Salò, E' filosofia di vita, scelta di campo. Avremmo potuto dire che è ora di smetterla coi trucchi, con le guerre vestite da pace e il diritto internazionale lacerato. No. La guerra al terrorismo tutti insieme. Bene. Allora a me pare chiaro, chiarissimo: io ho un nemico. Uno visibile, palpabile, concreto, fatto come me di carne ed ossa. Si rifiuta di distribuire più equamente la ricchezza, non riconosce regole e principi, massacra, usa armi proibite, chiama terrorismo la guerra che gli fanno gli aggrediti e pace la guerra che egli porta in terre di conquista. Ho un nemico. Non m'importa come ami etichettarsi: destra, sinistra centro. Chiacchiere. Io non lo volevo, ho cercato di evitarlo fin quando ho potuto, ma questo nemico mi ha dichiarato guerra e mi costringe alla difesa. Non posso usare un fucile perché sono vecchio, ma le forze che ho le uso per combatterlo. Tutte e con tutte le armi possibili. Lo combatto e sono dalla parte di chi lo combatte.