La terza prova: un'assurdità
Gianni Mereghetti - 24-06-2005
Terminata la II prova degli esami di stato si entra in un breve periodo di pausa apparente, tre giorni nei quali i docenti iniziano la correzione degli elaborati scritti e gli studenti si buttano a capofitto nello studio per prepararsi alla III prova, la prova più estranea alla scuola che una mente umana abbia potuto concepire. Infatti questo tipo di prova non nasce dall'insegnamento quotidiano, ma da una forzatura ministeriale, che ha imposto una prova scritta in cui gli studenti debbano contemporaneamente rispondere a domande di diverse discipline. Questo tipo di prova che chiede di accatastare conoscenze varie più che ad una verifica scolastica assomiglia ad un grande quizzone! E' così una prova senza senso, ma con conseguenze deleterie sulla scuola. Infatti come ben si sa gli esami condizionano l'insegnamento, tanto che l'introduzione forzata di una prova nozionistica ha fatto trionfare l'idea che ciò che conta sia avere delle conoscenze in tutto, e non che le si sappia giudicare o che si sia capaci di servirsene. La III prova è l'esaltazione di un insegnamento analitico, mentre è evidente che l'urgenza educativa della scuola è un approccio sintetico.

Anche quest'anno - e sembra per tanto tempo ancora - dobbiamo sopportare questa prova assurda, tra l'altro con grosse difficoltà noi insegnanti a predisporla, gli studenti a prepararvisi. Se è questo lo stato della questione, faremo comunque il nostro meglio perché anche nella prova più assurda della storia della scuola emerga non la capacità di adattarsi ad un meccanismo, ma quella di personalizzare un contenuto.

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