Non ho intenzione di farle niente
Gianni Mereghetti - 26-01-2005
Non ho intenzione di farti niente” sono le parole che Wladislaw Szpilman, pianista polacco ed ebreo, si sente rivolgere con grande sorpresa dal capitano della Wermacht, Wilm Hosenfeld, il quale poi, al posto di catturarlo come avrebbe dovuto fare, lo porta nella stanza adiacente a quella in cui l’aveva trovato e gli chiede di suonare il Notturno in do diesis minore di Chopin.

Szpilman non fu l’unico ebreo che Hosenfeld salvò; tanti altri trovarono la salvezza grazie a quest’uomo che si vergognava del male di cui la Germania si era resa responsabile, ma nessuno di loro riuscì poi a salvarlo dalla morte. Fu in un campo di prigionia a Stalingrado che Hosenfeld morì, dopo essere stato più volte torturato dai suoi carcerieri.

Quella di questo capitano tedesco è la storia commovente di uno dei tanti uomini semplici e nello stesso tempo straordinari che durante la tragedia della Shoa sacrificarono la vita per mettere in salvo altri uomini come loro.

La Giornata della Memoria ha senso per questi uomini. Infatti memoria significa certamente guardare al male che si è abbattuto sul popolo ebreo e su tanti altri popoli, ed anche prendere coscienza che il male è proprio dell’essere umano, ma sarebbe disperante se non significasse soprattutto guardare a questi uomini che con la loro vita hanno affermato il Bene.
Sono i vari Hosenfeld, Schindler, Perlasca, Kolbe, Korczac ….. di cui oggi riempire la nostra memoria, perché in loro è stato evidente quanto ha scritto Hannah Arendt, che “solo il Bene ha profondità e può essere radicale”.

Questa è quindi la forza della memoria, la certezza che il male non è l’orizzonte della vita umana, nemmeno quello più orrido, perché il Bene esiste ed è entrato ed entra nel mondo grazie alla libertà di uomini che vi aderiscono.
Sarebbe quindi una debole memoria quella che si fermasse ad analizzare anche in ogni particolare il male prodotto dalla disumana ideologia nazista e alla fine di questo replay riecheggiasse la disperata domanda che la cultura nichilista ha formulato, ossia dove fosse mai Dio ad Auschwitz.

Debole e contraria alla realtà, che invece mostra in uomini capaci di amare fino al sacrificio di sé che Dio non ha mai abbandonato l’uomo, anzi è una presenza amica che in ogni situazione gli tende la mano per trarlo dagli abissi del nulla.
Così fare memoria incrementa la certezza che la presenza del bene è l’unica strada per sconfiggere il male che incombe e che tutti possiamo fare.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Massimo D. Follaro    - 28-01-2005
Ho appena finito di vedere in TV "Il Pianista", una storia che non conoscevo affatto, e sono rimasto colpito da entrambi i personaggi, il pianista e l'ufficiale tedesco. Anch'io credo che non sia stato dato il giusto risalto a quest'ultimo, artefice degli eventi alla pari del pianista stesso. Il fatto è che la storia la scrivono sempre i vincitori, e questo grava pesantemente sulla formazione delle generazioni successive... ho 42 anni, e mi sarebbe piaciuto avere insegnanti come Gianni Mereghetti e Daniela Giovannini, capaci di dare davvero una visione complessiva degli eventi ai propri alunni. Ma negli anni '70, in piena contestazione di sinistra, la parola "foiba" o "gulag" non l'ho mai letta né sentita! Il "Male Assoluto" era il Nazismo, e ciò ha contribuito - a mio avviso anche in malafede - a nascondere altri Mali (leggasi crimini compiuti da regimi totalitari comunisti) che seppur minori, avrebbero dovuto essere citati, per verità storica. Del resto è umanamente impossibile che un'intera categoria di persone (i Tedeschi o i Sovietici, o i rispettivi soldati ed ufficiali) possa essere colpevole "in blocco" di un qualsiasi reato. Hosenfeld portava la svastica sul petto, ma ciò non gli impediva di essere una persona giusta e sensibile, e come lui ce ne saranno stati anche altri; e sono certo che lo stesso vale per gli addetti dei gulag sovietici, o dei campi Maoisti, o delle prigioni di Pinochet ecc., poiché - come è stato osservato - il Male non annulla mai del tutto il Bene, e ci sarà sempre qualcuno che sarà capace di farne, anche nella situazione più sfavorevole. "Se non avesse saputo suonare il piano"... non è questo il punto: ci sarebbe comunque stato un Hosenfeld che salvava uno Szpilmar, anche se non sapeva suonare il piano, ed avremmo visto un altro film. Certo, nel nostro film il protagonista è il pianista, ma non è il solo a ricordare, a scrivere, a pensare ed a descrivere la realtà; anche Hosenfeld scriveva, teneva un diario, pensava e descriveva la "sua " realtà: ma lui la guerra l'ha persa, ora è uscito un libro ma dubito se ne faccia un film...