TFR nei fondi pensione? No, grazie!
Coordinamento RSU - 07-05-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Cominciamo ad organizzare la campagna contro il trasferimento del Tfr ai fondi pensione

Se non ci saranno novità dell'ultimo momento tutto sembra ormai orientato perchè dal prossimo settembre, scatteranno i 6 mesi entro i quali andrà espressa la scelta tra il lasciare la propria liquidazione in azienda (come è sempre stato) o se trasferirla ad un fondo pensione. Sono i famosi 6 mesi del cosiddetto "silenzio - assenso", un meccanismo contestatissimo ed ambiguo mediante il quale i lavoratori che non esprimessero per scrittura formale il loro dissenso si troveranno senza saperlo ad aver aderito ad un fondo pensione integrativo.

L'introduzione, con il consenso di Cgil Cisl e Uil del meccanismo del "silenzio - assenso" è già nel metodo un fatto gravissimo. Si introduce un meccanismo che giocando sulla disinformazione dei più, e/o sulla mala informazione da parte dei soggetti economici interessati (assicurazioni e associazioni sindacali ed imprenditoriali gestori di fondi categoriali) capovolge il diritto alla libertà di scelta dei singoli. Ma l'adesione di Cgil Cisl e Uil allo sviluppo delle pensioni integrative, ora rafforzata e caricata dalla procedura del "silenzio - assenso", denota anche e sopratutto una scelta di fondo che da già per scontata la marginalizzazione della pensione pubblica e la disponibilità di lotta ed iniziativa sindacale per un suo rafforzamento e rilancio come pilastro del sistema principale del sistema previdenziale e come base per l'affermazione del diritto alla pensione.

Possiamo dire che Cgil Cisl Uil, con l'adesione del progetto di trasferimento del TFR ai fondi pensione hanno di fatto ormai scelto di puntare tutto sulla crescita delle pensioni integrative (gestite da privati o da fondi chiusi categoriali poco cambia).

Hanno di fatto accettato la preoccupazione dei mercati finanziari che avendo puntato tutto in questi anni al lancio della pensione integrativa hanno dovuto constatarne la debolezza finanziaria.

L'investimento in borsa dei soldi dei lavoratori, da parte dei fondi pensione, ha prodotto in questi anni margini inferiori alla normale rivalutazione del TFR (i lavoratori ci hanno guadagnato di più tenendosi il Tfr). Inoltre è ancora scarsa la quantità di lavoratori che vi hanno aderito. La nuova forza lavoro (precaria e senza soldi) non può neppure volendo eccedervi.

I fondi pensione, così come sono ora, devono assolutamente accedere a nuovi finanziamenti se non vogliono collassare in breve tempo. E' da qui che è nata l'idea di trasferire il Tfr ai fondi pensione. Ora, che a questa operazione si prestino le compagnie private (Assicurazioni e Finanziarie) è cosa comprensibile (siamo o non siamo in un epoca di capitalismo da rapina?), ma che a questa ipotesi aderiscano anche Cgil Cisl Uil non ha alcuna giustificazione.

A settembre scatteranno quindi i 6 mesi di tempo entro i quali i lavoratori che non intendono trasferire il loro Tfr ai fondi pensione dovranno darne comunicazione scrittra. Entro settembre dovrebbe quindio essere emanato il decreto Ministeriale che dovrà definire le modalità di questa procedura.

Abbiamo tempo per prepararci ad una campagna che ci impegnerà, da settembre per almeno 6 mesi, per informare i lavoratori sulla rapina che si sta cercando di realizzare a loro danno, per riaprire tutto il discorso sulla previdenza pubblica, distrutta e manomessa in questi anni di offensiva liberista e di accordi sindacali irresponsabili.

Nel frattempo è giusto (come già sta avvenendo) che tutte le realtà critiche verso questa ipotesi comincino ad organizzarsi, ad incontrarsi, a preparare i materiali, a costruire una rete per dare alla campagna di settembre le caratteristiche di una iniziativa nazionale.

Molte forze e realtà si sono già espresse in questo senso, diverse Rsu, il sindacalismo di base ecc. Più debole (speriamo solo per ora) la voce di "Lavoro e Società (la sinistra sindacale in Cgil) che ha però l'obbligo di una discesa in campo a fianco di chi si oppone al trasferimento del Tfr ai fondi pensione, pena la perdita di credibilità e di coerenza rispetto a quanto sostenuto in tutti questi anni.

Ma è anche importante che l'indicazione ai lavoratori su come rispondere alla truffa sul Tfr e del silenzio - assenso, venga anche e sopratutto dai delegati e dalle delegate sindacali, non solo in quanto militanti sindacali (indipendentemente dalle sigle di appartenenza) ma come rappresentanti eletti dai lavoratori.

Per questo proponiamo di costruire, a partire dalle prossime settimane, assieme alle altre iniziative, un volantone che spieghi il perchè essere contrari alla truffa e che rilanci la necessità di una vera e forte vertenza generale per le pensioni. Un volantone da far firmare a centinaia di delegate e delegati Rsu perchè i lavoratori vedano come, sopratutto i rappresentanti, da loro liberamente eletti, siano i primi a chiamarli ad una risposte forte e di massa all'ennesima operazione per smantellare definitivamente i diritto ad un sistema previdenziale pubblico.

Nei prossimi giorni prepareremo uno schema del volantone da mettere in rete in modo da verificarne poi, sulla base dei contributi di tutti, la versione più definitiva su cui iniziare la raccolta delle adesioni.

30 aprile 2005

delegate e delegati che aderiscono al movimento "Per un Coordinamento nazionale RSU"

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 Il Manifesto    - 08-05-2005
Scatta la battaglia del Tfr
Cobas, Rdb, Cub lanciano la campagna sui fondi pensione

I Cobas della scuola hanno invitato ieri a discutere a Roma tutto il mondo del sindacalismo di base, dell'associazionismo (Attac), la Fiom e i partiti della sinistra radicale. Tema: le pensioni. Obiettivo: lanciare una grande campagna di sensibilizzazione dei lavoratori sulla cessione del Tfr. I Cobas, insieme alle Rdb e alla Cub invitano cioè i lavoratori a rifiutare il ricatto del silenzio-assenso. Secondo Piero Bernocchi, leader dei Cobas della scuola, non sarà difficile convincere i lavoratori in tutti i settori a tenersi il loro Tfr. C'è molto diffidenza anche nella nostra categoria di insegnanti, spiega Bernocchi. La gente non si fida dei fondi pensione sindacali e non si fida - è sempre la tesi dei Cobas - delle proposte dei sindacati confederali che cercano di spiegare le differenze positive tra fondi pensioni e assicurazioni private. I Cobas pensano insomma che in una situazione di incertezza come quella attuale e in un quadro in cui i fondi pensione coprono (e copriranno) solo una parte del mondo del lavoro e non riescono a dare una risposta a tutto il vasto mondo del precariato e dei giovani, la cosa migliore da fare è quella di tentare di far fallire il lancio dei fondi pensione. E il modo per riavviare un vero ripensamento di tutta la materia previdenziale è quello di bloccare il silenzio-assenso in modo tale che anche i sindacati e la sinistra nel suo complesso saranno obbligati a ripensare anche le riforme degli anni Novanta.

Il nodo, infatti, non sono tanto i fondi pensione, quanto le riforme che hanno abbassato il grado di copertura della pensione pubblica. Si tratterebbe, sempre secondo i rappresentanti del sindacalismo di base, di ripensare in particolare la riforma Dini. Su questo punto però si riscontrano impostazioni diverse tra i rappresentanti dei Cobas e i rappresentanti dei partiti della sinistra radicale: ieri mancavano i Verdi, ma all'assemblea dei Cobas c'erano sia Rifondazione che il Pdci.

La difficoltà di tutti i partiti della sinistra sembra essere dunque quella della riforma della riforma. In vista del nuovo governo una riscrittura della Dini sembra cioè fuori dall'orizzonte delle cose praticabili. Un'altra difficoltà di trovare un posizione unitaria di lotta sta nella scelta dei sindacati, di tutti, Fiom compresa, di creare e sviluppare fondi pensione di categoria. Ieri Cremaschi ha spiegato le contraddizioni che la stessa Fiom vive. Un discorso che rimane dunque tutto aperto.


 Confederazione Cobas    - 08-05-2005
Si è tenuta il 6 maggio, a Roma, nell´aula magna dell´Eastman, l´Assemblea nazionale indetta dalla Confederazione Cobas in difesa delle pensioni e del TFR.

Numerose le presenze e gli interventi da Cremaschi (Fiom) a Paolo Ferrero, da Leonardi (Cub) a Sabatini (S.in Cobas), da Tebaldi (Pdci) a Lutrario (Attac), da Carelli (Coordinamento nazionale Rsu) a Delle Donne (Slai Cobas), Da Maurizio Donato (docente Università di Teramo) a Martelli (Usi),...

Il tentativo di estendere a tutti i settori del lavoro dipendente i fondi pensione, portato avanti da governo, confindustria, CGIL-CISL-UIL, sostenuto
dalla grande maggioranza del centrosinistra, si inserisce in un quadro di finanziarizzazione crescente dell´economia e di attacco generale al welfare, ai
diritti e alle conquiste sociali di lavoratori e lavoratrici.

E´ largamente emerso dall´assemblea che non è la crisi del sistema previdenziale la causa della nascita dei fondi pensione, bensì la ricerca di nuove fonti di profitto, connesse al lancio dei fondi, provoca la crisi del sistema previdenziale pubblico.

L´utilizzazione del tfr per far decollare i fondi rappresenta un autentico scippo del salario differito dei lavoratori.

Il meccanismo capovolto, rispetto alla prassi tradizionale, del silenzio/assenso (per cui se non dici nulla il tuo TFR viene automaticamente trasferito nei fondi pensione) costituisce un´autentica truffa ai danni di milioni di lavoratori, che, per disinformazione e/o isolamento, vedranno il proprio tfr volatilizzarsi verso i fondi pensione.

Si distruggono in tal modo l´universalità e le basi solidaristiche del sistema previdenziale pubblico, diffondendo l´individualismo e la competizione tra i
lavoratori e indebolendo alla fine il loro potere di contrattazione.

Occorre operare un´inversione di tendenza; l´ultima controriforma previdenziale di Berlusconi per le parti riguardanti l´elevamento dell´età pensionabile e la
riduzione delle finestre d´uscita entrerà in vigore solo dal 1° gennaio 2008, per cui c´è il tempo necessario per ribaltarla.

Puntare sull´eclatanza della truffa antidemocratica del silenzio/assenso (su ciò il giudizio dell´assemblea è stato unanime), può essere la leva per sollevare il problema dei fondi pensione (aperti o chiusi che siano); va organizzato il loro boicottaggio per provocarne il fallimento e rilanciare la previdenza pubblica.

CGIL-CISL-UIL hanno deciso insieme alle organizzazioni padronali e al governo di farsi promoters dei fondi e gestori dei soldi dei lavoratori, che squallore!

Va pertanto lanciata una campagna di massa per denunciare la truffa del silenzio assenso, difendere il tfr e riaprire la battaglia generale in difesa della previdenza pubblica.

Di qui la possibilità/necessità di avviare la costruzione di comitati nei luoghi di lavoro e a livello cittadino in difesa del tfr e della previdenza pubblica, in vista di una giornata di mobilitazione nazionale, prevedibilmente nella seconda metà di giugno, contro il decreto attuativo dei fondi pensione la cui uscita è prevista nelle prossime settimane.



Confederazione cobas

Per la confederazione Pino Gianpietro e Federico Giusti


 Fuoriregistro    - 09-05-2005
Riteniamo utile socializzare le risposte (consultabili nel sito Espero) alle domande più frequenti


POSSO RECEDERE DALL'ISCRIZIONE AD ESPERO?
No.
In costanza dei requisiti di partecipazione ad ESPERO non è possibile recedere dall’iscrizione né richiedere il riscatto della posizione maturata.

IN COSTANZA DI RAPPORTO DI LAVORO POSSO TRASFERIRE LA POSIZIONE MATURATA PRESSO ESPERO?
Dopo almeno cinque anni di partecipazione ad ESPERO, nei primi cinque anni di vita del fondo, e successivamente, con almeno tre anni di iscrizione sarà possibile trasferire la propria posizione individuale presso un’altra forma pensionistica complementare.
In questo caso si perde il diritto al contributo del datore di lavoro, al versamento del TFR e all’eventuale quota aggiuntiva dell’1,5%.

POSSO SOSPENDERE LA CONTRIBUZIONE AD ESPERO?
È consentito, in costanza del rapporto di lavoro, sospendere unilateralmente la propria contribuzione.
La domanda di sospensione dovrà essere presentata all’istituto scolastico, che provvederà a trasmetterla al fondo entro il 30 novembre di ciascun anno, con effetto dal 1° gennaio dell’anno successivo.
Con le stesse modalità sarà possibile riattivare, in qualsiasi momento, la contribuzione.La sospensione della contribuzione non è, però, possibile nei primi cinque anni di vita di ESPERO.

IN CASO DI BISOGNO, POSSO RISCUOTERE ANTICIPATAMENTE QUANTO ACCUMULATO?
Con almeno otto anni di anzianità di iscrizione ad ESPERO è possibile richiedere l’anticipazione dell’intera posizione individuale maturata (con esclusione delle contribuzioni figurative: TFR e quota aggiuntiva dell’1,5%) per i seguenti motivi:
• spese sanitarie per terapie ed interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche
• acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i propri figli
• spese sostenute durante i periodi di fruizione dei congedi per la formazione continua.
• L’anticipazione non interrompe la contribuzione.
È data facoltà all’iscritto di reintegrare, con le modalità che saranno individuate dal C.d.A., la propria posizione individuale.

COSA ACCADE IN CASO DI DIMISSIONI O LICENZIAMENTO?
In questi casi è possibile scegliere tra le seguenti possibilità:
• trasferire la propria posizione maturata presso ESPERO ad un altro fondo pensione in relazione alla, eventuale, nuova attività lavorativa
• trasferire la propria posizione individuale maturata presso ESPERO ad una forma pensionistica individuale (FIP)
• riscattare integralmente la posizione maturata presso ESPERO
• mantenere l’iscrizione ad ESPERO in assenza di contribuzione.

COSA ACCADE IN CASO DI SOSPENSIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO?
ESPERO prevede che, in caso di sospensione del rapporto di lavoro senza diritto alla retribuzione, sono contestualmente sospese le contribuzioni comprese quelle conferite figurativamente e contabilizzate dall’INPDAP.

COSA ACCADE IN CASO DI ASSENZE PER MALATTIA, INFORTUNIO O MATERNITA'?
In caso di mancata prestazione dovuta a malattia, con corresponsione totale o parziale della retribuzione, a infortunio o ad assenza obbligatoria o facoltativa per maternità la contribuzione è calcolata sulla base retributiva a cui il lavoratore avrebbe avuto diritto in caso di normale svolgimento della prestazione lavorativa.
Negli stessi casi il lavoratore interessato può decidere di sospendere la contribuzione a proprio carico. Contestualmente viene sospesa anche la contribuzione a carico del datore di lavoro, ad eccezione di quella figurativa contabilizzata dall’INPDAP.

COSA ACCADE IN CASO DI MORTE DELL'ISCRITTO IN ATTIVITA' DI SERVIZIO?
In caso di morte dell’iscritto in attività di servizio la posizione individuale maturata presso ESPERO è riscattata:
• dal coniuge
• in mancanza del coniuge, dai figli in parti uguali
• in mancanza dei figli, dai genitori se a carico dell’iscritto
• in mancanza dei genitori, dal beneficiario designato dall’iscritto
in assenza anche del beneficiario designato, la posizione individuale resta acquisita al Fondo.

COSA ACCADE IN CASO DI MORTE DELL'ISCRITTO DOPO IL PENSIONAMENTO?
In questo caso dipenderà dalle scelte che avrà fatto al momento del pensionamento.
Qualora avesse deciso di rendere reversibile la rendita, la stessa verrà corrisposta alla persona da lui designata.
Se, invece, avesse scelto di non rendere reversibile la sua rendita, dopo la sua morte non sarà corrisposta alcuna prestazione.


QUALI PRESTAZIONI PENSIONISTICHE POSSO OTTENERE DA ESPERO?
Il fondo pensione ESPERO eroga essenzialmente pensioni complementari al sistema previdenziale pubblico ed in particolare:
• pensione di vecchiaia, che si consegue al compimento dell’età pensionabile stabilita nel regime obbligatorio e con almeno cinque anni di partecipazione al fondo
• pensione di anzianità, che si consegue, in caso di cessazione dell’attività lavorativa, al compimento di un’età di non più di dieci anni inferiore a quella prevista per la pensione di vecchiaia secondo il regime obbligatorio e con almeno quindici anni di partecipazione al fondo.

POSSO RISCUOTERE LA PRESTAZIONE SOTTO FORMA DI CAPITALE?
È possibile riscuotere parte del montante maturato sotto forma di capitale per un importo non superiore al 50%.
Solo se la rendita risultante dal rimanente 50% fosse inferiore al 50% dell’assegno sociale è possibile riscuotere l’intera posizione maturata sotto forma di capitale senza alcuna penalizzazione fiscale.
Inoltre è importante sapere che la tassazione è agevolata solo se la prestazione in capitale non è superiore al 1/3 del montante maturato.

SE DOVESSI CAMBIARE AMMINISTRAZIONE QUALI POSSIBILITA' HO?
In tal caso, se la nuova Amministrazione rientra nell’area di ESPERO, nulla cambia e l’interessato resta iscritto al fondo e prosegue normalmente il flusso contributivo. Qualora, invece, l’Amministrazione di destinazione dovesse appartenere ad altri comparti pubblici o privati è possibile:
• trasferire l’intera posizione maturata presso ESPERO al fondo pensione relativo alla nuova attività lavorativa
• trasferire la propria posizione individuale ad una forma pensionistica individuale (FIP)
• riscattare l’intera posizione maturata
• mantenere la posizione individuale presso ESPERO in assenza di contribuzione.

LA RENDITA E' REVERSIBILE?
La rendita può essere resa reversibile solo a seguito di specifica richiesta dell’interessato al momento del pensionamento.
L’importo della rendita, per il titolare e per l’eventuale beneficiario della reversibilità, sarà il frutto di un calcolo attuariale basato sull’attesa di vita del beneficiario più giovane.


LA RENDITA E' RIVALUTABILE?
La rendita aumenterà di anno in anno in base al rendimento ottenuto dalla gestione speciale della compagnia di assicurazione a cui il fondo avrà affidato, sulla base di apposita convenzione, la gestione delle rendite.

COME VIENE TASSATA LA RENDITA?
La rendita vitalizia erogata da ESPERO viene assoggettata a tassazione ordinaria solo per la parte che deriva da:
• contributi dedotti
• TFR
• la quota aggiuntiva dell’1,5%*
E’ invece totalmente esente da imposizione la parte che origina da:
• contributi non dedotti
• Rendimenti
* In via di definizione in attesa di una risposta all’interpello rivolto all’Agenzia delle Entrate

ANCHE LE RIVALUTAZIONI DELLA RENDITA SONO TASSATE?
Si.
Le rivalutazioni annuali della rendita sono assoggettate ad un’imposta sostitutiva del 12,5%.


QUALI SONO GLI ORGANI DI ESPERO?
Gli organi di ESPERO sono:
• l’Assemblea dei delegati
• il Consiglio di Amministrazione
• il Presidente e il Vice Presidente
• il Collegio dei Revisori Contabili
Tutti gli Organi sono a composizione paritetica tra rappresentanti dei lavoratori e rappresentanti dei datori di lavoro.

DA CHI SONO ELETTI GLI ORGANI DI ESPERO?
• L’Assemblea dei delegati è eletta da tutti gli iscritti ad ESPERO
La prima Assemblea sarà eletta al raggiungimento dei primi 30.000 aderenti al Fondo
• Il Consiglio di Amministrazione e il Collegio dei Revisori Contabili sono eletti dall’Assemblea dei delegati
• Il Presidente ed il Vice Presidente sono eletti dal Consiglio di Amministrazione

COME SONO GESTITE LE RISORSE DI ESPERO?
Lo scopo esclusivo di ESPERO è quello di erogare trattamenti pensionistici complementari. Le risorse disponibili, quindi, non sono gestite con finalità speculative ma secondo criteri di prudenza.
La gestione delle risorse dovrà, quindi, ispirarsi:
• alla diversificazione degli investimenti
• ad una efficiente gestione del portafoglio
• alla diversificazione del rischio
• al contenimento dei costi
• alla massimizzazione dei rendimenti

CHI GESTISCE LE RISORSE DI ESPERO?
Lo statuto di ESPERO prevede che le risorse disponibili devono essere gestite, integralmente, mediante convenzioni con gestori finanziari specializzati e autorizzati (Banche, Compagnie di Assicurazioni, Società di Gestione del Risparmio, Società di Intermediazione Mobiliare), scelti dal Fondo a seguito di apposita selezione pubblica.

COME SARANNO GESTITE LE RISORSE DI ESPERO?
Durante il primo esercizio ESPERO adotterà una gestione monocomparto, mentre, successivamente, il CdA proporrà all’Assemblea dei delegati di attuare un assetto di gestione pluricomparto, con le conseguenti modifiche statutarie, ovvero di mantenere la gestione in monocomparto.

COSA SI INTENDE PER GESTIONE MONOCOMPARTO ?
Per gestione monocomparto si intende una gestione finanziaria delle risorse di ESPERO che si caratterizza per avere un unico portafoglio di gestione; tale gestione produrrà, quindi, un unico tasso di rendimento uguale per tutti gli aderenti al Fondo.

COSA SI INTENDE PER GESTIONE PLURICOMPARTO?
Per gestione pluricomparto si intende una gestione finanziaria che si caratterizza per avere più comparti (diversi portafogli) con diversi profili di rischio.
Con il pluricomparto è possibile corrispondere alle diverse attese degli aderenti in relazione ai rispettivi orizzonti temporali d’investimento, al personale grado di avversione al rischio, ecc.
Tale gestione produrrà, quindi, più tassi di rendimento, uno per ciascun comparto.

NELL'EVENTUALE PASSAGGIO AL PLURICOMPARTO POTRO' DECIDERE LA LINEA D'INVESTIMENTO?
Nel passaggio al pluricomparto saranno definite le modalità più adeguate affinché ogni singolo iscritto ad ESPERO possa effettuare la scelta della linea d’investimento in modo informato e rispondente alle proprie esigenze.


PUO' FALLIRE ESPERO?
No.
ESPERO non può fallire perché è gestito in base alla tecnica della capitalizzazione che comporta l’erogazione delle prestazioni esclusivamente nei limiti della consistenza del patrimonio in gestione. Non è quindi possibile che si verifichino squilibri gestionali per quanto riguarda il patrimonio destinato alle prestazioni.Lo stesso legislatore ha escluso qualunque procedura fallimentare.

COSA ACCADE SE DOVESSE FALLIRE IL GESTORE DI ESPERO?
In primo luogo, occorre considerare che il fondo pensione avrà più di un gestore e che tutti i gestori devono rispondere a requisiti di solidità, professionalità e dimensioni tali da mettere ESPERO al riparo da sgradite sorprese.
Inoltre, per espressa previsione di legge:
• il patrimonio che ESPERO affida ai diversi gestori finanziari si configura giuridicamente come un patrimonio separato ed autonomo che resta, comunque, nella totalità del Fondo. Ciò comporta che in caso di fallimento del gestore il patrimonio gestito per conto del fondo pensione non rientra nell’attivo fallimentare e, quindi, non è interessato dalla procedura fallimentare o concorsuale relativa al gestore.
Il patrimonio affidato in gestione non è consegnato materialmente al gestore ma alla banca depositaria che certifica, sotto la propria responsabilità, l’esistenza e la consistenza del patrimonio di ESPERO, che resta comunque autonomo e separato rispetto al patrimonio della banca stessa.

QUALE E' IL VERO RISCHIO CHE CORRO?

Il vero rischio finanziario che l’iscritto ad un fondo pensione complementare può correre consiste nella possibilità di non riuscire a difendere il potere d’acquisto dei contributi versati e, quindi, nel ricevere una prestazione inferiore a quella attesa.