dal blog di Beppe Grillo - 15-06-2005 |
11° comandamento: non ti astenere Il Referendum del 12 giugno è relativo a questioni complesse e delicate. I quattro quesiti risultano essere di difficile comprensione per chi ha un diploma superiore o la licenza media, e quasi incomprensibili per chi ha la licenza elementare. Figuriamoci per chi ha una laurea. Più del 30% delle parole utilizzate per formularli (invasività, impeditive, eterologa, crioconservazione, ecc.) non si trovano nel "Vocabolario di Base della lingua italiana" di Tullio de Mauro. Questa disinformazione non deve impedirci di andare a votare. Chi incita a non votare commette un reato. Esistono due leggi, l'art 98 del Dpr. 30 marzo 1957 n°361 e successive modifiche Titolo VII, relativo alle elezioni alla Camera e al Senato e la legge del 25.5.1970 n. 352 che estende l'art. 98 ai referendum, che puniscono la propaganda astensionista se fatta da persone che ricoprono un incarico pubblico o da ministri di culto. La pena è la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Chiedo pertanto l'incriminazione per chi incita a non votare come la destra (Fini no perchè ha cappottato all'ultimo momento), Rutelli, il Clero e il Papa. Facciamo una pena intermedia: un anno e mezzo, due Pater Noster e un'Ave Maria per tutti. Beppe Grillo |
dal Manifesto - 15-06-2005 |
Nostro figlio si chiama Martino. È nato il 15 novembre 2004 dopo un parto meraviglioso. Naturale e doloroso come spesso sono i parti, con un travaglio relativamente breve e con un'espulsione rapida ma faticosa. Martino è nato con la camicia, perché le acque si sono rotte «da sopra» e quando lui è uscito sembrava l'uomo mascherato. Martino è simpatico, sveglissimo, curioso e ride sempre. La notte dorme, di giorno osserva il mondo intorno a sé parlottando e cinguettando. L'unica sua stranezza è che a soli sei mesi e mezzo ha già sei denti. Ma non credo che sia a causa del suo concepimento, che è avvenuto nel laboratorio di un ospedale con una provetta e una siringa. Se Martino è nato lo si deve al fatto che fino a poco più di un anno fa era possibile accedere alle tecniche di fecondazione assistita senza troppe restrizioni. Anche se si trattava di un'esperienza difficile e poco accettata culturalmente. La legge 40 limita ancora di più la possibilità di concepire a chi non può. E non è un problema che riguarda soltanto le donne, perché ci sono tecniche come per esempio l'Icsi che funzionano anche nei casi in cui siano gli uomini ad avere problemi di procreazione. Sono tutti quei casi definiti con il termine sterilità, che poi spesso significa: pigrizia, scarsa motilità, scarso volume o breve sopravvivenza degli spermatozoi. Martino è stato concepito nei giorni in cui è stata approvata la legge 40 e se la gravidanza non fosse partita al primo tentativo probabilmente anche noi avremo dovuto continuare a provarci andando all'estero, perché in Italia le possibilità sarebbero diminuite notevolmente. Per prima cosa io avrei dovuto sottopormi a un altro ciclo di cure ormonali, ossia a una serie di iniezioni sulla pancia eseguite ogni sera alla stessa ora, per chissà quanto tempo. Poi avrei dovuto continuare ad andare ogni giorno in ospedale a fare un'ecografia per capire quando sarebbe stato il momento giusto per la fecondazione, ossia per vedere quanto si erano ingrossate le mie ovaie. Al momento giusto (due giorni, una settimana, due?) con un'altra anestesia totale avrei dovuto fare un altro day hospital per farmi prelevare gli ovociti (uno, cinque, dieci?). Intanto il papà di Martino avrebbe dovuto rinchiudersi ancora una volta in una bagnetto poco accogliente per produrre spermatozoi. Dopo tre giorni, avrei dovuto praticare un altro transfer, ossia farmi inserire nell'utero quell'embrione che dopo nove mesi nel caldo di una pancia femminile - passando attraverso nausee, aumento della taglia, gioia e pianto immotivato, stanchezza, sonno, gonfiore degli arti, fatica a muoversi, un corso pre-parto, tanti dubbi e paure - sarebbe diventato un individuo. Il giorno in cui quell'embrione mi è stato impiantato, io ho iniziato a curarlo come se fosse un bambino; sono stata a casa i tre giorni canonici consigliati dai ginecologi, ho smesso di fumare, stavo attenta alle cunette quando andavo in macchina e temevo ogni giorno di perderlo. Prima di cominciare la trafila, lunga e faticosa, provavo un grande senso di frustrazione; non volevo sottopormi a tutti gli esami (alcuni dolorosi come l'isteroscopia) dettati dal protocollo, non volevo gonfiarmi con dei farmaci, avevo paura delle siringhe. Non volevo andare tutti i giorni in ospedale a farmi monitorare e temevo una gravidanza plurigemellare, o semplicemente di non rimanere incinta. Poi mi sono rassegnata, mi sono sentita forte della nostra scelta e per fortuna è andato tutto bene, perché sono bastati due soli monitoraggi prima del prelievo e al momento dell'impianto avevo 11 embrioni formati, più alcuni ovociti buoni da fecondare. Con tutta questa roba nel giro di pochi anni avremmo potuto avere un sacco di figli. Pensavamo che sarebbero rimasti lì ad aspettarci nel freezer (qualcuno dirà che i comunisti congelano gli embrioni per poi mangiarli quando diventano bambini). Quando i medici ci hanno detto che avrebbero impiantato d'ufficio tre embrioni (anche se la legge non era ancora sulla Gazzetta Ufficiale) e che avrebbero eliminato tutti quelli che avevano già cominciato a triplicarsi in cellule, allora mi sono sentita usurpata. Molto di più rispetto a quando ogni sera dovevo iniettarmi gli ormoni sulla pancia. Se quegli embrioni fossero stati congelati forse, più avanti, Martino avrebbe potuto giocare con un fratello, o magari una coppia gay avrebbe potuto allevare un figlio, oppure ci sarebbe stata qualche speranza in più per una persona malata. Quegli embrioni erano nostri. Con la legge 40 gli embrioni vengono eliminati, contrariamente a come vogliono far credere. Anche perché con l'obbligo di impiantarne tre e se (come in genere si spera) ne attecchisce uno solo, gli altri due che fine fanno? Vengono assorbiti nell'utero insieme ai loro diritti. Quando leggo le ragioni di chi ha deciso di astenersi o di votare no a questo referendum mi rendo conto che da un lato molte cose non sono state spiegate nel modo giusto e dall'altro che regna molta ipocrisia. Non posso e non voglio credere che chi sceglie di avere un figlio attraverso l'aiuto della medicina debba essere discriminato. A chi dice che «se dio ha deciso che qualcuno non può avere figli non bisogna ribellarsi», mi viene voglia di rispondere «che allora bisogna soltanto sperare di non incontrare quel povero iellato». Per quanto sia avanzata la scienza oggi i figli continuano a farsi unendo un uomo e una donna e se uno di questi due, maschio o femmina che sia, non è stato predisposto dalla natura per concepire che cosa dovrebbe fare, divorziare? (sempre che non venga messa in discussione anche quella legge). A chi invece se la prende con quelle «donne che vogliono diventare madri a tutti i costi, anche se non possono» va spiegato che non sempre il problema è delle donne, anche loro sono state punite divinamente e fatte accoppiare con un uomo che non potrebbe avere figli? Comunque, detto più seriamente, sia in un caso che nell'altro la medicina è in grado di trattare l'infertilità come una normale malattia e curarla, senza chiamare in causa dio; perché la religione qui non c'entra nulla. Concepire è un fatto umano e per di più privato e nessun governo si può intromettere e decidere chi e quando può avere figli. Infine, a quelli che sostengono che la legge 40 è per la vita voglio dire che anche noi, come tutti quelli che ricorrono alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita, amiamo la vita: quella di chi può guarire attraverso lo studio delle cellule embrionali, quella delle madri e dei bambini che con una gravidanza imposta dalla legge potrebbero rischiare di non arrivare al termine e quella che potrebbero avere un domani i bambini nati dalle migliaia di embrioni congelati. BARBARA SORRENTINI |
Giuseppe Zonno - 19-06-2005 |
Lei mente, sapendo di mentire! Altrimenti le stesse cose le avrebbe dovute dire quando fu per l'aborto! Ma allora si vinse e per godere di tutta la gioia della vittoria contro la Chiesa cattolica non ci fu tempo di fare gli stessi commenti di oggi. Si, perchè anche allora la Chiesa si comprtò allo stesso modo di oggi. |
Concetta Centonze - 21-06-2005 |
Mi chiamo Concetta Centonze docente presso il liceo scientifico di San Donà di Piave. Pur essendo iscritta Cgil non ho mai avuto tutela in situazioni molto delicate in cui mi sono trovata nei confronti di soprusi subiti. Tuttavia, dovesse mai arrivarvi ed essere letta questa e-mail, affermo a nome di tutta la categoria che non dovete battervi solo per gli aumenti, ma mettere come primo argomento la mancanza di democrazia nelle scuola: democrazia che si potrà ripristinare solo rendendo nuovamente elettivi i collaboratori del preside. Ditelo ai quattro venti che gli insegnanti sono oramai alla mercé di individui prezzolati che fanno quadrato comunque attorno al dirigente. Non so come ve lo dobbiamo fare capire che é questo l'aspetto che più ci sta a cuore. Tanti saluti Concetta Centonze |