Aracne
Annalisa Rossi - 11-01-2005


Ovidio racconta che Aracne era nata da famiglia di origini umili e viveva nell'umile Ipepe presso Peonia.
Era figlia di Idmone, tintore di Colofone Lidia, antica regione dell'Asia Minore.
Aveva imparato dal padre il mestiere, ma la creatività nel tessere le tele era tutta sua, così come in tutte le attività correlate al mestiere.
Aveva così grande talento che da lei venivano ad acquistare e a imparare l’arte da tutta la Lidia, tant'è che presso di lei si raccolse una comunità di donne che, come lei, tentarono di emanciparsi con l'arte dallo strapotere dellla società patriarcale.
Aracne qui è ancora molto lontana dalla sfida con Atena.
Tesse e si racconta, raccontando le storie del mondo.






Ho da sempre brividi nel sangue:
mi sembra di sentirlo ammucchiarsi
nelle vene oppure correre
come un treno per prosciugarsi
negli scorci domestici.

Le ragazze che siedono ammirate
vorrebbero imparare la grammatica
del filo, l’emozione della trama,
lo sguardo sottaciuto che diventa
il sentimento del colore nel tessuto
del testo.

Rombi e triangoli fanno la stoffa,
limitata e relativa.

Ma, per me, che osservo al di qua
del telaio la spoletta farsi eco
e destino,
ASSOLUTA e ETERNA è la visione
Per me che cammino solitaria
e sogno.

Voi che mi sedete accanto,
amiche e compagne dei processi
della mano, voi che mi circondate
con la pace del legame della tela
e del telaio, tessitrici anche voi
di parole, RI-MEMBRATE
ed aggiustate le spolette,
che mi cadono, disfatte, dalle mani,
paghe anche solo di questo
umile imparare.
IO descrivo nella morfologia
delle trame dell’ordito la logica
delle vite,affinché nelle tele
s’incarnino le idee, diventando
immagini di storie.

Solo parlarne, concede una qualche
realtà al Mondo.


Nel cortile della casa le donne
vengono a stupire e parlare,
intrecciando le loro alle mie
di storie, costruendo alveari in grado
di produrre l’ unica cera che può
aggiustare ciò che fuori di qui
ci s’ostina a disgregare.

Qualcuna mi chiede il perché
di quest’urgenza del racconto.

Talaltra mi interroga sulla ricerca
smodata della perfezione del disegno.

MA IO NON SAPREI, NON SAPREI
dire che cos’è che davvero voglio
inserire con forza dentro questa mia
scrittura di figure.
Non memoria, non vita vissuta, né sognata.

Eppure, anche se di corto fiato,
c’è in qualche perduta geografia
o - chissà! - anche al fuori del mondo
che capiamo un attimo che si coglie
appena, e che io cerco, combinando
le sfumature di colore della lana,
di rendere alla vista di voi tutte,
chiaro come acqua di fontana.

Molte chiedono ch’io disegni
di amanti e di amori.

Spesso rifiuto.

Quale sarà la scuola se mai
raccontassi l’ordine che alla storia
imposero altri, diversi da me e da voi,
di opposto raggio,maschi per fantasie,
che delle parole hanno paura?
Bambini che si ribellarono alle Madri
stuprandole nelle loro Figlie,
ciechi al faro che solo la Bellezza
potrebbe riscattare?

IL FERMO PENSIERO DELLA MORTE
E DEL POSSESSO FA PER LORO,
GLI UOMINI, SOSTANZIALE OGNI GUERRA.

Io, invece, IO v’insegno che
il disegno e il tessuto
son costruzioni, sonore architetture.

RUMORI DI BOMBE E DI MACERIE
FANNO BEN POCA POESIA..

Io, invece, IO v’insegno
che la spola deve smuovere una forma
in grado di placare le tensioni,
ma solo dopo averle prima sofferte
per voi e trasportate, in accordo
di colore, in sospiro di voci segrete,
che ha orrore da se stesso
della sua armoniosa prudenza.

Io, invece, IO disegno l’ordinario
della vita, l’importanza
del vaso d’origano
o geranio alla finestra,
della rosa sul balcone a primavera,
delle vostre esistenze fatte di scadenze
e nuvole basse, ma anche di briciole di pioggia che ristora.

Io, invece, IO nel tessuto
del testo del telaio arguisco
lo sguardo, accedendo una luce
solo mia su questo spazio di fili
che combino suggerendo i legami
tra di noi, attraverso questa forza
attrattiva che è la gravità
dell’universo.
Che io conosco ed è mia e sarà vostra
attraverso la tecnica strutturata
dell’intreccio del disegno.

IO per me vorrei una esistenza
senza rabbia.
Perché far vibrare le mie storie
insieme al cuore del mondo
è gran fatica.
Perché ho paura che un giorno
qualcuno vi farà partire,
così come ho paura che qualcuno
di me abbia paura.

Quante cose!
Oh!
Quante cose mi hanno devastato
e attraversato!!!!!,
Perciò so che questa ribellione
del telaio e dell’intreccio
mi consegnerà presto al supplizio
del cielo e Dio farà piovere
sulle mie tele i tram che vanno
solo in periferia.

Ma fino ad allora statemi vicino
e guardate: i passeri si nutrono
di poco eppure san volare!


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