pino patroncini - 18-11-2004 |
Oggi ci avviciniamo alle medie europee perchè nell'Unione sono entrati 10 stati il cui reddito medio è un quinto del nostro e dove un insegnante di scuola superiore è pagato all'incirca 200-250 euro ( prendo ad esempio un ungherese al top della carriera). Le medie europee si sono perciò abbassate ( anche a a parità del potere di acquisto, sia chiaro). Insomma non siamo noi che gudagnamo tanto sono loro che guadagnano poco. Forse è ora che nella media UE si introduca non solo la variabile del numero di stati ma anche quella della quantità di popolazione e di conseguenza del corpo docente ( esempio in Italia siamo 800.000 insegnanti, in Ungheria sempre per stare sull'esempio, saranno al massimo 150.000, anzi sicuramnente di meno) e l'incidenza dei nuovi sarebbe grosso modo pari a 2/9 anziche a 2/3. |
Anna Di Gennaro Melchiorri - 24-11-2004 |
Gentile redazione, a seguito della solita diatriba sugli stipendi più o meno "europei", ritengo utile inviarvi il lavoro dell'illustre svizzero Norberto Bottani, profondo conoscitore della tematica che ho avuto il piacere di incontrare alla Casa della Cultura durante la mia partecipazione al corso FSE assieme al dr. Lodolo D'Oria citato dallo studioso durante la sua esposizione ed anche nella bibliografia. Infatti è noto che la problematica del disagio mentale degli ins. è assai diffusa in ogni parte del mondo, ma è stata studiata scientificamente solo qui a Milano e a Torino dalla dott.ssa Franca Vizzi che da anni riscontra risultati sovrapponibili a quelli di Milano! Ormai è risaputo che in Francia esiste una clinica psichiatrica specifica per ins.! Non penso si possa pubblicarla interamente; noi l'abbiamo studiata ed esaminata al corso e ci siamo resi conto di quanta "ignoranza" in materia ci sia sull'argomento. Potreste estrapolare alcuni grafici utili a ridimensionare il vittimismo dilagante della classe docente italiana che, come leggerete, non è poi così messa male quanto a retribuzione, in proporzione alle settimane effettivamente impegnate scolasticamente. Buona lettura e grazie per l'efficienza del v/s lavoro. |
Redazione - 24-11-2004 |
Per ragioni di completezza preferiamo mettere a disposizione dei lettori l'intero file, facendolo precedere da un passo dell'intervistarilasciata dallo stesso Bottani durante la medesima occasione. a NORBERTO BOTTANI SU “LA CONDIZIONE DEGLI INSEGNANTI” a cura di Alessandra Cenerini 24 Aprile 2003 Il concetto di “retribuzioni europee” è una favola che circola solo in Italia. Non ci sono retribuzioni europee, non c’è una scala di stipendi europei, nemmeno a cercarla con il lumicino. Ne è la prova il fatto che in nessun altro paese i sindacati dei docenti o i gruppi politici che cercano di accaparrarsi il voto degli insegnanti alludono a livelli retributivi europei. Ognuno fa i conti in casa propria perché tutti sanno che è difficilissimo comparare gli stipendi della funzione pubblica pagati da amministrazioni scolastiche diverse tra loro. Nonostante gli sforzi compiuti per raccogliere informazioni comparabili sugli stipendi dei docenti (i progressi sono stati sensibili in questi ultimi anni) si è ancora ben lontani dal conoscere in maniera dettagliata quella giungla retributiva che è il terreno di caccia privilegiato delle organizzazioni sindacali dei docenti in tutti i paesi del mondo. Il sottobosco delle retribuzioni è un groviglio di norme ed eccezioni nelle quali è bravo chi riesce a districarsi. Per esempio, è parecchio complicato giungere a stimare il valore dei compensi in natura che i docenti ricevono in certi paesi o in certe regioni. Non si tratta di bazzecole, quando si ha a che fare con contributi per l’affitto, con deduzioni fiscali oppure con sostanziali riduzioni nelle quote da versare per il servizio sanitario. Non parliamo poi di quel che succede con le trattenute per le pensioni. Dunque, quando si parla di retribuzioni dei docenti icomparate a livello europeo bisogna essere molto prudenti e modesti. Questa è una premessa da non scordare. |