La scuola italiana non è un Rinascimento
Alba Sasso - 09-09-2004


Il ministro Moratti apre l’anno scolastico come fosse in un consiglio d’amministrazione. Elenca dati, cifre, dividendi. Affida alla stampa il suo bilancio: virtuale e in cui tutto torna. E lancia il suo slogan felice: un nuovo Rinascimento.
“Alla scuola va il bambino e nei campi il contadino… canticchiavano le nonne. Ma neanche la stagionale e incontestabile regolarità dei tempi della scuola può nascondere la realtà di un disagio profondo. Alcune criticità le definisce Moratti.
Sì certo, si riaprono i battenti. Ma non va tutto bene e se la scuola non precipita in una crisi di nervi, come scrive sulla Repubblica di Bari Anna Grittani, lo si deve solo all’enorme senso di responsabilità dei suoi operatori.
Non è un nuovo Rinascimento, ministro, se si minacciano sanzioni contro quei dirigenti scolastici che non nomineranno i tutor. Se la scuola vive con disagio, con conflitto o con disinteresse l’avvio di una riforma non condivisa, non partecipata, che mette in discussione l’autonomia didattica e il dettato costituzionale. Che sono anch’esse leggi della Repubblica.
Non è un nuovo Rinascimento se gli effetti delle ultime finanziarie riducono risorse, tagliano sul numero degli insegnanti, se la gestione dissennata del reclutamento (neanche una parola ministro per quelle migliaia di insegnanti che quest’estate a Bari, come in tante altre città, hanno patito il caos delle graduatorie nell’attesa drammatica di sapere se avrebbero lavorato o no) rimette in discussione diritti acquisiti e crea nuove ingiustizie. E invece il ministro -nella conferenza stampa di oggi- si attribuisce il merito di aver ridotto il precariato. Non dice che l’immissione in ruolo di 60.000 docenti nel 2001 era stata già decisa dai precedenti governi, di centrosinistra, e che le immissioni in ruolo di quest’anno sono solo 15.000 a fronte di centomila posti vacanti. E non dice che la percentuale dei precari è in aumento continuo rispetto al numero degli occupati (docenti e non docenti).
Dov’è il nuovo Rinascimento se l’incertezza sui destini della secondaria superiore (che ne sarà dei tecnici, dei professionali) fa aumentare a dismisura le iscrizioni ai licei che aprono, certo, ma senza sapere in quali aule faranno lezione, come nel caso dello Scacchi?
E dov’è il nuovo Rinascimento se si taglia sugli insegnanti di sostegno, sui mediatori culturali per i bambini immigrati , insomma su tutte quelle esperienze che rendono la scuola più ricca, più qualificata, più capace di rispondere alle sfide difficili dell’oggi? Il ministro dice di aver ridotto la dispersione scolastica. Certo, se ridurre la dispersione vuol dire occultarla riducendo l’obbligo scolastico e lasciando agire indisturbati i diplomifici.
Dov’è il nuovo Rinascimento se si impone dall’alto una riforma che ha sempre rifiutato sedi pubbliche e trasparenti di elaborazione pedagogica e culturale, basti pensare alle indicazioni per la scuola elementare e media definite per legge?
No, non ci convince una proposta che guarda al passato e che ignora la scuola reale e perciò in tanti, partiti, sindacati, associazioni,istituzioni, enti locali, popolo della scuola, abbiamo deciso di avviare una discussione su un diverso progetto di scuola che guardi al futuro e che garantisca il diritto di tutti a un’istruzione pubblica e di qualità. Cominciamo così il nuovo anno scolastico.
L’appuntamento è per lunedì 13 a Bari all’Hotel Excelsior alle ore 17.

Articolo apparso sulla Repubblica di Bari, 9 set 2004

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 Cgil scuola    - 09-09-2004
Comunicato Stampa di Enrico Panini

Oggi in Lombardia l’anno scolastico è partito male.

Inoltre il 50% delle scuole della regione non ci sono i supplenti nominati per l’intero anno scolastico, tutte le province sono piene di ricorsi avverso gli errori nelle graduatorie permanenti e, nei CSA più grossi, si stanno ancora individuando i nominati in ruolo.

Operazione, questa, che il Ministro assicura essersi conclusa il 25 agosto.

La Lombardia non è l’unica regione in queste condizioni.

Lo sforzo mediatico del Ministro Moratti è paradossale perché la realtà è sotto gli occhi di tutti ed è molto diversa, purtroppo, da quella descritta dal Ministro.

In questi giorni matura il fallimento delle politiche del governo sul versante istituzionale, perché le leggi “di riforma” non hanno consenso nella società e sul versante organizzativo perché il caos segna l’inizio di questo anno scolastico.

Infine, osserviamo che il Ministro riesce a contraddire se stessa sul Tutor perché prima afferma che bisogna aspettare la chiusura della trattativa, mentre ora – messa in difficoltà dalla trattativa - afferma che le scuole possono già decidere.

E’ giusta la prima: si aspettino gli esiti della trattativa in corso.


 Andrea Bottino    - 13-09-2004
Decisamente non posso che essere d'accordo. Nei bla bla dei giornali che riportano interviste alla First Lady non trovo la verità se non quella del tono pacato di chi mente con dignità... attenzione però mente... "L'anno scolastico inizierà e tutti saranno in classe." Tutti chi? Perchè le cattedre di sostegno sono state tagliate in modo pericoloso moralmente e socialmente. "Siamo per una scuola dell'eccellenza" (consapevole che la F. L. non proferì tale verbo ma i contenuti mi sembrano quelli) quindi i diversamente abili li educhiamo ghettizzandoli, ma per non fare preferenze già dalle elementari segnamo un percorso scolastico che formi due classi sociali, e che nessuno si permetta di mischiarle, tanto gli eletti del danaro saranno nelle loro scuole private lontani da virus umanistici ma a contatto con le sovvenzioni statali.
Non dimentichiamoci però che le nomine, in alcune zone sono state fatte su graduatorie vecchie e prossimamente si mischieranno gli insegnati, nuovamente, come in un altro giro di carte, ma beccati sta Regina, le proposte di legge sulla scuola presumo vengano da persone competenti come la nostra F. L. che gentilmente è riuscita a proporre una legge retroattiva, sul punteggio maturato nelle scuole di montagna, in tal modo chi per primo scelse le cattedre l'anno scorso (in zona più comoda e in ottemperanza ad una graduatoria) si ritroverebbe a scivolare indietro e a sorridere sulle decisioni e le proposte del ... di chi? Abbiamo finito di fare gli italiani perdona-tutti e lo troviamo il colpevole? Possibile che non saltino i posti dei dirigenti del CSA che si ritrovino a fare errori su errori? O almeno che non gli si attribuiscano le spese dei differenti ricorsi al TAR? No, non sarebbe carino ma diventa "caruccio" per un docente spendere € 2500,00 per farsi sentire dire: "Avevi ragione".
Bhé... ho detto tutto? No ma non ho più tempo e un poco di confusione... devo aver visto per troppo tempo quella trasmissione dove si litigano e non concludono niente... un pomeriggio in parlamento?
Un ringraziamento sentito alla Signora Dandini: si faccia avanti nell'istruzione che così ci da una mano.