Giornata Mondiale del Rifugiato
Marco Mayer - 21-06-2005
Segnalo:

UNHCR
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
COMUNICATO STAMPA


19 giugno 2005

RAPPORTO STATISTICO UNHCR: RIFUGIATI AL LIVELLO PIÙ BASSO DAL 1980, RIMANE ALTO IL NUMERO DI SFOLLATI E APOLIDI

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha annunciato oggi che durante il 2004 il numero complessivo dei rifugiati nel mondo è diminuito del 4 per cento,scendendo a quota 9,2 milioni, la cifra più bassa da quasi 25 anni. Il rapporto statistico annuale, pubblicato dall'Agenzia a ridosso della Giornata Mondiale del Rifugiato - che sarà celebrata il 20 giugno - mostra tuttavia come il numero degli sfollati e degli apolidi resti alto.

Dal rapporto di 90 pagine emerge che, nonostante il calo del numero dei rifugiati, che ha toccato il livello più basso dal 1980, il numero totale di persone che rientrano nella competenza dell'UNHCR - cifra che include anche richiedenti asilo, rifugiati rimpatriati, apolidi ed una parte degli sfollati di tutto il mondo - è aumentato nel corso del 2004 da 17 a 19,2 milioni di persone.

"Dietro ogni numero c'è un essere umano" ha dichiarato António Guterres, il nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, insediatosi mercoledì scorso. "Se da un lato possiamo rallegrarci del fatto che vi sia stata una riduzione nel numero di rifugiati ed un aumento in quello dei rifugiati rientrati nei propri paesi d'origine, dobbiamo allo stesso tempo ricordare che ognuno di questi 19,2 milioni di uomini, donne e bambini ha subito il trauma dell'esodo forzato e che nel mondo vi sono ancora diversi milioni di sfollati interni che al momento non ricevono assistenza".

La diminuzione del numero complessivo di rifugiati per il quarto anno consecutivo si può in gran parte attribuire ad un livello di rimpatri volontari praticamente senza precedenti. Complessivamente, dalla fine del 2001 più di 5 milioni di rifugiati hanno potuto fare ritorno nei loro paesi d'origine - 3,5 milioni dei quali nel solo in Afghanistan.

Nel 2004, 1,5 milioni di rifugiati hanno fatto volontariamente ritorno nel proprio paese, con un incremento di circa 400mila unità rispetto all'anno precedente. La cifra relativa ai rimpatri avvenuti nel 2004 comprende 940mila rifugiati rientrati in Afghanistan e 194mila in Iraq. Anche l'Africa ha visto tornare in patria un consistente numero di rifugiati, dei quali 90mila in Angola, altrettanti in Burundi, 57mila in Liberia, 26mila in Sierra Leone, 18mila in Somalia, 14mila in Ruanda e 13.800 nella Repubblica Democratica del Congo. In tutto, sono 27 i paesi che nel corso dell'anno hanno visto rimpatriare più di 1.000 persone.

Durante lo scorso anno il numero di persone 'di competenza' dell'UNHCR è cresciuto di poco più di 2 milioni di unità, toccando quota 19,2 milioni. Tale aumento è stato determinato principalmente dalla crescita del numero di sfollati interni, apolidi e di altre categorie di migranti forzati, passato dai 5,3 milioni della fine del 2003 ai 7,6 milioni della fine del 2004.

Il numero di sfollati di cui si occupa l'UNHCR è aumentato in parte a seguito di due nuovi sviluppi verificatisi nel 2004: la nuova responsabilità dell'Agenzia di assistere 660mila degli 1,8 milioni di sfollati del Darfur ed un incremento nella stima governativa del numero di sfollati in Colombia - aumentato di 240mila unità toccando quota 2 milioni.

Il numero di apolidi e altre categorie di migranti forzati in simili difficili condizioni che rientrano nel mandato dell'Agenzia nel 2004 è aumentato a 2.053.000 persone, dalle 912mila dell'anno precedente.
Tale incremento è dovuto per la maggior parte all'importante sforzo compiuto dall'UNHCR per migliorare l'accuratezza dei dati relativi agli apolidi.

Tuttavia, una parte significativa della popolazione mondiale degli apolidi non è ancora stata identificata in modo sistematico, nonostante gli sforzi messi in atto dall'Agenzia per accrescere la conoscenza a livello internazionale di questa numerosa, ma spesso trascurata, categoria di persone che vivono senza essere riconosciuti cittadini da alcuno stato.

Considerando i dati per aree geografiche, la maggiore diminuzione nel numero di rifugiati durante il 2004 si è registrata in Africa meridionale e occidentale, rispettivamente del 20 e del 12 per cento.
Questo calo è dovuto principalmente ai rimpatri volontari dei rifugiati in Angola, Liberia e Sierra Leone. Complessivamente, in tutto il continente africano il numero dei rifugiati è diminuito del 4 per cento, in Europa del 5,6 per cento e nelle Americhe del 4,1 per cento. Seppure in misura minore, quasi tutte le altre aree regionali hanno registrato riduzioni ad eccezione dell'Africa centrale ed orientale e della regione Asia-Pacifico, in cui si sono verificati aumenti inferiori al 2 per cento.

Anche se gli afghani si confermano di gran lunga il più numeroso gruppo di rifugiati al mondo con 2,1 milioni di persone, il maggior incremento nel 2004 è stato registrato tra i sudanesi. Durante lo scorso anno infatti 125mila persone sono fuggite dal Sudan, per la maggior parte dalla regione del Darfur verso il confinante Ciad. Il numero totale del rifugiati sudanesi in tutto il mondo alla fine del 2004 è così salito a 731mila, per un incremento del 20 per cento rispetto ai 606mila del 2003.

Oltre ai sudanesi, tra i primi dieci gruppi nazionali di rifugiati, solo i congolesi (della Repubblica Democratica del Congo) hanno fatto registrare un aumento - del 2,4 per cento - toccando quota 462mila.
Gli altri gruppi principali - burundesi (485mila), somali (389mila), i palestinesi che rientrano nel mandato dell'UNHCR (350mila), vietnamiti (350mila), liberiani (335mila), iracheni (312mila) e serbo-montenegrini (250mila) - sono rimasti invariati o hanno registrato diminuzioni. Le statistiche globali dell'UNHCR sui rifugiati non includono gli oltre 4 milioni di rifugiati palestinesi che rientrano nell'area di operazioni dell'Agenzia di soccorso e lavori delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi del Vicino Oriente (UNRWA), limitata a Libano, Siria, Giordania, Cisgiordania e striscia di Gaza.

I paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati sono l'Iran - che ospita 1.046.000 rifugiati soprattutto afghani - e il Pakistan, con 961mila, anche in questo caso per la maggior parte afghani.
Nonostante il significativo numero di rimpatri verificatisi nel 2004, la cifra relativa all'Iran risulta maggiore di quella dello scorso anno a seguito di un'accurata registrazione dei rifugiati presenti. La cifra relativa al Pakistan invece comprende solo gli afgani che vivono nei campi profughi, mentre non include i circa 1,9 milioni di afghani che vivono in altre località del paese - alcuni dei quali potrebbero essere dei rifugiati - così come risulta da un censimento svolto all'inizio del 2005. Gli altri principali paesi d'asilo sono la Germania - con 877mila rifugiati, l'8,7 per cento in meno rispetto alla fine del 2003 - la Tanzania (602mila, meno 7,3 per cento) e gli Stati Uniti (421mila, meno 7 per cento).

L'Alto Commissario Guterres partirà oggi per la sua prima missione sul campo, diretto nel nord dell'Uganda, e trascorrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato nell'insediamento di rifugiati di Ikafe.
Ha dichiarato di ritenere assolutamente appropriato che la Giornata mondiale del rifugiato di quest'anno sarà dedicata al tema del 'Coraggio'.

"Rendo merito al coraggio dei molti milioni di rifugiati, sfollati e tutti coloro che si trovano in simili condizioni" ha aggiunto. "Ogni giorno queste persone affrontano sfide che noi non possiamo neanche immaginare".

Il messaggio dell'Alto Commissario António Guterres per la Giornata Mondiale del Rifugiato è disponibile sul sito italiano dell'UNHCR, alla pagina http://www.unhcr.it/new_site/unhcr_news/showNews.asp?id=634

Il rapporto dell'UNHCR "2004 Global Refugee Trends" è disponibile sul sito internazionale dell'UNHCR , nella sezione 'Statistics'.

Per ulteriori informazioni consulta la sezione 'Tutte le notizie' sullo stesso sito.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 da Peacereporter    - 21-06-2005
Amnesty International: Italia fuorilegge per le detenzioni dei richiedenti asilo

Il 20 giugno, ogni anno, è una data importante: la giornata mondiale dei diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei profughi. Una data spesso dimenticata, che quest'anno Amnesty International (AI) ha deciso di dedicare alla presentazione di tre diversi rapporti sui diritti degli stranieri in Regno Unito, Spagna e Italia.

Nel Regno Unito, AI stima che decine di migliaia di persone richiedenti asilo siano state detenute solamente in virtù dell'Immigration Act. La loro detenzione è in molti casi prolungata, inappropriata, sproporzionata e illegale. Per molte persone che hanno cercato asilo nel Regno Unito, attendere una decisione in detenzione ha causato squilibri mentali, manifestazioni di autolesionismo, addirittura tentativi di suicidio. Il rapporto, basato su visite effettuate nella maggior parte dei centri di detenzione inglesi, fornisce dettagli su casi di persone che, pur presentando un rischio molto basso di fuga, sono rimaste a lungo in condizioni di detenzione deplorevoli.

In Spagna, AI afferma che i rigidi controlli all'immigrazione e all'ingresso di cittadini stranieri nel paese che il governo spagnolo sta effettuando sembrano avere come conseguenza l'estinzione del diritto d'asilo. Persone in fuga da gravi violazioni dei loro diritti umani sono state scoraggiate dal raggiungere la Spagna per cercare asilo e ottenere protezione. Il rapporto condanna le gravi mancanze di attenzione manifestate nei confronti di cittadini stranieri, sia in termini di recuperi in mare che di strutture di accoglienza all'arrivo. Amnesty International ha anche documentato l'espulsione illegale di minorenni stranieri in violazione delle legge spagnola.

In Italia, l'atteso rapporto "Presenza temporanea, diritti permanenti", sui Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta), è il primo dedicato interamente al nostro paese da parecchi anni (anni nei quali, comunque, non sono mai mancate le denunce di AI sulla situazione dei diritti umani in Italia). Frutto di un lavoro di ricerca pluriennale, reso difficile dal diniego di accesso ai Cpta da parte del governo italiano, il documento intende contribuire a fare chiarezza sulla situazione in cui, ogni anno, vengono a trovarsi migliaia di cittadini stranieri in Italia, in quanto destinatari di decreti di espulsione per avere tentato di entrare illegalmente in Italia o di avervi soggiornato irregolarmente. Nell'attesa dell'espulsione, molte di queste persone sono detenute nei Cpta, a volte anche fino a 60 giorni.

Nel caso dei richiedenti asilo, la detenzione è una sanzione sproporzionata per persone che non hanno commesso alcun reato, spesso in fuga proprio da detenzioni arbitrarie e prolungate. In base al diritto internazionale, i richiedenti asilo dovrebbero essere detenuti soltanto in circostanze eccezionali.
Il rapporto, inoltre, contiene dettagliate denunce secondo cui persone detenute nei Cpta sarebbero state sottoposte ad aggressioni fisiche da parte di agenti delle forze dell'ordine e del personale di sorveglianza e alla somministrazione eccessiva e abusiva di sedativi e tranquillanti. Molte persone incontrano difficoltà nell'accedere alla consulenza di esperti e legali, necessaria a contestare la legalità della loro detenzione e del relativo ordine di espulsione. La tensione nei centri è alta, con frequenti proteste, inclusi tentativi di fuga e alti livelli di autolesionismo. I centri sono spesso sovraffollati, con strutture inadeguate, condizioni di vita contrarie alle norme dell'igiene e cure mediche non soddisfacenti.

Malgrado il governo italiano affermi di avere recentemente migliorato la situazione nei Cpta, né AI né altri soggetti sono in grado di verificare quest'affermazione, perché vi è una crescente restrizione dell'accesso ai Cpta e le richieste di accesso avanzate da AI sono state sinora rifiutate. Malgrado, quindi, non tutte abbiano potuto essere verificate, la frequenza, quantità e autorevolezza delle denunce giunte all'attenzione di AI sono fonte di notevole preoccupazione: ad esempio, il fatto che cittadini mussulmani siano stati costretti con la forza a mangiare carne di maiale è un fatto la cui gravità non va assolutamente sottovalutata, per le implicazioni di annientamento della personalità umana sottese a questo gesto.
In conclusione, AI chiede al governo italiano alcune cose molto chiare, fra cui: introdurre il reato di tortura in Italia, disciplinare in maniera organica il diritto d'asilo come previsto dall'inattuato art. 10 della Costituzione, istituire un organo di controllo dei centri in cui sono detenuti gli stranieri per prevenire gli abusi, attenersi alle Linee guida sull'espulsione degli stranieri approvate a Maggio 2005 dal Consiglio d'Europa.

Francesco Messineo*

*Responsabile Coordinamento Rifugiati e Migranti, Amnesty International Italia