Il ministro martino e la fecondazione
Gianni Mereghetti - 07-05-2005
Spiace che a farlo sia un'alta autorità dello Stato, ma il ministro della Difesa Antonio Martino si è fatto portavoce dell'idea che il fronte relativista ha cavalcato dal referendum sul divorzio a quello prossimo sulla fecondazione. "Io non divorzierei, io non abortirei, io non ricorrerei alla fecondazione eterologa, però se qualcuno vuole deve avere la libertà di farlo", è questa l'idea di cui si è fatto portabandiera il ministro Martino, un'idea vecchia, di altri momenti storici, ma drammaticamente ancora in sella. Non si tratta di una difesa della libertà, bensì di un'affermazione profondamente relativista. Infatti affermare in questo modo la libertà è dare all'uomo il potere di decidere che cosa sia la vita. Contro questa posizione è la realtà stessa a ribellarsi, e libertà è riconoscere che la vita è un dato, non ciò che l'uomo costruisce.

Per questo il problema non è che cosa farei io e che cosa farebbe un altro, ma che cosa sia la vita. E' questo oggi in questione, se l'essere umano possa costruire la vita o se sia più ragionevole riconoscerla come un dato e continuare a stupirsi che sia così

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 V. Ventimiglia    - 08-05-2005
Una legge inumana ed anti-scientifica"
A favore Umberto Veronesi Nato a Milano nel 1925, è uno dei maggiori esperti mondiali nella cura dei tumori e autore di tecniche chirurgiche innovative. Dirige l'Istituto Europeo di oncologia.
Il professor Veronesi comincia con una premessa politica. "Il referendum", dice, "è un istituto che giustifica la propria natura proprio nei casi che toccano i diritti e la libertà di ogni singolo individuo. Così è stato nel divorzio, nell'aborto e così è nel caso della legge 40 sulla fecondazione assistita, una legge che viola in diversi punti la libertà riproduttiva della coppia e la libertà personale della donna. Prima ancora che come medico, voglio parlare come cittadino di una democrazia, ricordando, con Jean Jacques Rousseau, che "dato che ogni uomo è nato libero e padrone di sé stesso, nessuno può, sotto qualunque pretesto, assoggettarlo senza il suo consenso"".
Qual è la principale critica scientifica da fare a questa legge?
"L'imposizione alla donna di farsi impiantare contro la propria volontà tutti gli ovuli fecondati, anche se portatori di una malattia genetica. Come medico non posso non far rilevare che questo divieto rende inutile uno dei grandi progressi della scienza, cioè la selezione degli embrioni, che permette a un uomo e a una donna, minacciati da una malattia genetica nella propria discendenza, di generare un figlio sano. Rinunciare ai benefici scientifici dell'indagine genetica pre-impianto è vanificare la speranza di ridurre il tragico peso umano e sociale di 30 mila bimbi che ogni anno nascono in Italia con gravi malformazioni".
E le violazioni della libertà personale?
"La legge mette dei limiti che ci fanno arretrare rispetto all'Europa e che di fatto costringeranno le coppie sterili a ricorrere a costose trasferte all'estero, creando una differenza tra cittadini abbienti e non abbienti. Ad esempio, il divieto della fecondazione eterologa, cioè con gameti donati. Significa che la più antica e semplice delle metodiche è fuori dalla portata di quelle coppie che non riescono ad avere figli perché uno dei due è sterile. In questi casi, quando si esprime la volontà di diventare genitore di un figlio che si alleverà con amore anche se non ne sarà il genitore biologico, io credo che sia profondamente ingiusto negare il diritto all'autodecisione. Inoltre il ricorso alla fecondazione eterologa non supera il 20 per cento dei casi. Sono coppie che non scelgono questa strada per capriccio, ma vi arrivano dopo una penosissima odissea di tentativi falliti".
Le legge può causare problemi di salute alle donne?
"La legge non consente la produzione di un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto degli embrioni, e fissa a 3 il loro numero massimo. Considerando che la percentuale di gravidanze avviate con ovociti fecondati in vitro non supera il 15-20 per cento, ciò significa che in caso di fallimento la coppia non potrà più avvalersi di embrioni congelati, che dovrà sottoporsi da capo a tutta la non facile procedura, e che la donna dovrà subire ogni volta una nuova stimolazione ormonale, dannosa per la salute".
E sulle staminali?
"I limiti che la legge, di fatto, mette alla ricerca sulle staminali embrionali espropriano gli italiani anche dei frutti di questo settore di ricerca. Ribadisco: è una legge ingiusta, inumana e antiscientifica. Andrò a votare al referendum e voterò "si" a tutti i quesiti".
Sottoscrivo in piena coscienza per il rispetto alla vita e al diritto alla salute dell'uomo l'appello di Veronesi