Riforma Moratti: bocciata!
Grazia Perrone - 02-10-2004

Oggi 1 ottobre: giornata nazionale contro la riforma Moratti. In tutta Italia si stanno organizzando manifestazioni, feste e scioperi per protestare contro i decreti attuativi (quello già pubblicato in G.U. e quelli preannunciati ma non ancora ufficializzati), chiedere il loro ritiro e abrogare - in ultima analisi - una riforma che stravolge la scuola statale dal punto di vista didattico e da quello dell’organizzazione sociale.
L'onda lunga della protesta inizia dalle elementari (che protestano per il taglio al tempo pieno e per la "messa in mora" del team docente introdotto, appena un decennio fa, dalla Legge 148/90), prosegue alle superiori e si estende ... fino all'università.
L'opposizione sociale che, per tutto l'anno scorso, ha attraversato le scuole e le piazze italiane e che unisce genitori, studenti, personale docente e non docente ai ricercatori universitari ha rallentato, ovunque ha potuto, l'applicazione della riforma Moratti. E non è poco.


Molte scuole (ex) elementari sono riuscite a difendere gli organici, il tempo scuola, i piani dell'offerta formativa, a rifiutare o "diffondere" la figura del tutor e sono - come mi ha confidato un collega con una battuta che, in questi giorni tristi per i tragici "eventi" irakeni, mi ha fatto sorridere- in attesa delle sanzioni.

Quella che, per la Moratti, doveva essere una marcia trionfale celebrata dai media e osannata dai fans e’ diventata una strada irta e tormentata, e infatti non sono mancate reazioni spropositate che poco hanno a che fare con la democrazia. E che ci rappresentano una compagine governativa sull'orlo di una crisi di nervi.

Dei circa 10 decreti attuativi che - ai sensi della legge n. 53/03 - devono, necessariamente, accompagnare la "riforma" (e che devono essere approvati a tutti gli effetti entro il 19 marzo 2005, pena la decadenza di tutta la legge), solo 1, quello sulle materne-elementari-medie, e’ stato effettivamente varato.

Ed è su questo che si concentra, ora, lo sforzo maggiore del, rinnovato e mai domo, dinamismo sociale.

Nei giorni scorsi i sindacati confederali rompendo gli indugi che hanno contraddistinto la loro azione lungo tutta la primavera scorsa hanno diramato un comunicato nel quale (tra le altre cose) si evince chiaro e netto il (testuale) (...)"rifiuto della proposta di tutor definita dall’Atto di Indirizzo che gerarchizza la funzione docente, rompe la collegialità, indebolisce il rapporto con studenti e famiglie (...)".


L'auspicio è che, rinunciando alla retorica della "trattativa difficile", la smettano con la finzione sociale che ha ne ha contraddistinto, finora, l'azione e, questa volta, facciano seguire - alle parole - i fatti.

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 Redazione    - 02-10-2004
Da l'Unità

Genitori, insegnanti e bambini. Riparte da piazza Vittorio il rifiuto della Moratti


Per fare il conto dei problemi della scuola targata Moratti non basta un pallottoliere. Tutor, tempo pieno, tagli ai dipendenti, precarietà, iscrizioni anticipate, laboratori di informatica e inglese e altro ancora. «Il fatto è che i responsabili del ministero pensano le riforme senza aver mai messo piede nei corridoi di un istituto». La vedono così Maria Elena Pisani, Rosaria Canu e Lidia Dolci, un trio di battagliere maestrine del 74° circolo scolastico, accorse in piazza Vittorio per la prima giornata di mobilitazione per difendere la scuola dalla ministra Letizia Moratti.

Piazza Vittorio, una piazza con alle spalle una lunga storia di battaglie contro le discriminazioni, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. Ora la scuola. «È da qui che parte il nuovo anno di lotta per salvaguardare la scuola pubblica», dice Massimo Carconi, del Coordinamento scuole di Roma, associazione guadagnatasi l’onore delle cronache l’anno passato. Ricordiamo ancora bene le manifestazioni a difesa del tempo pieno. Il Coordinamento è oggi più vivo che mai. «A noi la riforma della Moratti non piace. Vogliamo l’abrogazione completa». Partendo dal tutor, l’ibrida figura professionale prevista dalla riforma. «Il tutor segna un ritorno al passato, distrugge un modello educativo, quello della doppia maestra, che è stato una conquista». Chiediamo come il Coordinamento intenda procedere. Ecco la risposta. «In primo luogo gettando fumo negli occhi alla Moratti, perché la figura non è contrattualizzata. Quindi la sua applicazione può essere ritardata. Molte scuole, anche su nostra pressione, hanno boicottato il tutor».

In secondo luogo – e questa è la novità “tattica” che si registra nel movimento anti-Moratti – creando una piattaforma più estesa, che comprenda genitori, insegnanti, cittadini, universitari. Perché anche l’Università risente del tocco tutt’altro che fatato della ministra-manager. Le accademie si stanno trasformando in giganteschi diplomifici di precarietà. Piero Bernocchi, dei Cobas, sostiene che «il fronte comune deve estendersi anche alle Università». Gli atenei risentono ancora del vecchio retaggio in base al quale «l’Università ce la può fare da sola». Ma per Bernocchi i tempi sono ormai cambiati.

A piazza Vittorio però non ci sono solo genitori e insegnanti in lotta. Ci sono anche tanti bambini che giocano. È stato pure allestito un banchetto: pane e nutella per tutti. Ci sono giocolieri, una ragazza strimpella la chitarra, accompagnata da un fisarmonicista. E c’è pure un trampoliere che quando passa costringe i bambini a guardare in su, là dove la loro vista fa fatica ad arrivare. Ci avviciniamo ad Andrea, un ragazzo con le pappe incipriate. «I bambini – ci dice – devono pensare al loro futuro. Ed è bene che siano partecipi dei problemi che hanno i loro genitori e i loro insegnanti. Naturalmente giocando». Opinioni di un clown. Pardon, di un «animatore», come tiene a precisare Andrea.

E i sindacati? Come si stanno muovendo? «Andiamo verso lo sciopero generale, da proclamare per i primi di novembre», ci dicono Bernocchi dei Cobas e Bianca Gennaro, della Cgil-Scuola del Lazio. Anche se capiamo dalle loro parole che i sindacati, nonostante abbiano raggiunto una convergenza, sono attraversati da correnti di pensiero diverse. Abrogare del tutto o abrogare parzialmente? Questo è il dilemma. Dei sindacati, ma anche del centrosinistra.

Ma la soluzione si troverà, ci fanno capire i diretti interessati. «Qualcosa si muove», afferma Massimo Carconi, che aggiunge: «Noi continuiamo a lottare, ma non siamo in Parlamento». Come dire: spetta alla politica darci una mano, abrogando questa pessima riforma. È sottinteso, chiaramente, che Massimo spera che Berlusconi non venga riconfermato alle prossime elezioni. Intanto i bambini continuano a giocare.

Matteo Tacconi

 chiararecchia@iol.it    - 03-10-2004
La posizione della Cgil Scuola sul tutor
La Cgil Scuola ha espresso da tempo e con determinazione la propria netta contrarietà all’istituzione del tutor.

Con le note che seguono intendiamo fare chiarezza su tutti i vari aspetti che possono coinvolgere gli organi collegiali e gli insegnanti in questa fase.
Ciò è tanto più necessario perché in diverse scuole sta circolando un ritornello: il tutor ormai è legge e, quindi, è obbligatorio, si deve obbedire perché l’obiezione di coscienza non è ammessa.
Di conseguenza i collegi dei docenti sarebbero obbligati a individuare i criteri necessari al dirigente scolastico per assegnare l’incarico a svolgere la funzione tutoriale.

Stanno veramente così le cose ?
No, l’autonomia scolastica affida alle scuole la competenza a decidere in materia di organizzazione della didattica.
L’autonomia scolastica è una prerogativa forte perché è stata recepita nella nostra Costituzione.
Pertanto, le istituzioni scolastiche autonome possono, attraverso una delibera del Collegio dei Docenti:

non assegnare l’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte degli insegnanti;
stabilire di considerare tutti gli insegnanti responsabili dello svolgimento della funzione tutoriale, affidando ai Consigli di classe/team docente, nella loro collegialità, la progettazione e l’attuazione delle attività di: assistenza tutoriale a ciascun alunno, rapporto con le famiglie, orientamento per le scelte delle attività opzionali, coordinamento delle attività didattiche ed educative, cura della documentazione del percorso formativo.
Assegnare l’incarico a svolgere la funzione tutoriale è obbligatorio ?
No, il decreto legislativo n. 59/’04 non parla di assegnazione di incarico, né delinea con chiarezza una nuova figura professionale, si limita a far riferimento alla necessità del possesso di una specifica formazione e alla salvaguardia della contitolarità educativa e didattica.
La circolare n. 29/’04 chiarisce che non si tratta di una nuova figura professionale, ma di una “funzione rientrante nel profilo professionale del docente”.
La circolare, poi, in modo piuttosto confuso parla di “conferimento dell’incarico” e, contemporaneamente, sostiene che deve avvenire “sulla base di criteri di flessibilità” .
Sia la circolare che il decreto, quando affrontano la questione del tutor, fanno sempre riferimento al fatto che “l’organizzazione delle attività educative e didattiche rientra nell’autonomia e nella responsabilità delle istituzioni scolastiche” (artt. 7 e 10 D.lgs 59/’04), né potrebbero fare diversamente visto che l’autonomia scolastica è tutelata dalla stessa Costituzione (art. 117).
Ne consegue che, se anche la circolare in maniera confusa e contraddittoria parla di “conferimento di incarico”, le scuole, comunque, non sono obbligate ad assegnare la funzione tutoriale ad una parte degli insegnanti.
In materia di organizzazione didattica e di modalità di utilizzazione del personale il Ministero non può “dare ordini” alle scuole, le decisioni su queste materie sono prerogativa delle istituzioni scolastiche autonome, le quali sono unicamente tenute al rispetto delle norme generali e dei principi fondamentali contenute nelle leggi sull’istruzione.

Il contratto permette il conferimento dell’incarico per lo svolgimento della funzione tutoriale ?
No, il contratto non prevede nulla di tutto questo.
Anzi, gli artt. 22 e 27 del CCNL delineano la funzione docente in modo fortemente unitario, in netta contrapposizione con la divisione gerarchica tutor/non tutor che conseguirebbe inevitabilmente dal conferimento dell’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte degli insegnanti.
Cgil, Cisl, Uil Scuola hanno diffidato il Ministro dall’attuare le parti (tutor e mobilità) del decreto in contrasto con il contratto considerato che non è aperta alcuna trattativa in questa direzione.
L’art. 43 del CCNL prevede espressamente che modifiche delle norme stabilite dal contratto a seguito dell’entrata in vigore dei decreti attuativi della Legge 53 sono possibili solo riaprendo il negoziato nazionale tra Aran e Organizzazioni Sindacali firmatarie ed attendendone, ovviamente, le conclusioni.

Il dirigente scolastico è obbligato ad assegnare l’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte degli insegnati ?
Il dirigente scolastico è tenuto a rispettare le decisioni del collegio dei docenti in materia.
L’assegnazione del docenti alle classi è altra cosa dal conferimento dell’incarico a svolgere la funzione tutoriale, quest’ultima modifica il profilo professionale e il rapporto di lavoro del docente e, pertanto, rende necessario un passaggio contrattuale.

Quali sono i compiti delle RSU nei confronti del tutor ?
La contrattazione di scuola ha competenze in materia di utilizzazione del personale, organizzazione del lavoro, retribuzione, articolazione dell’orario (art.6 CCNL).
Il Dirigente Scolastico, di conseguenza, non può procedere unilateralmente a conferire l’incarico a svolgere la funzione tutoriale, perché la materia è di competenza della contrattazione e, se il Collegio dei docenti decidesse di aderire alle indicazioni del Decreto, deve convocare formalmente le RSU ed i sindacati firmatari del Contratto e, anche su questi aspetti, non può procedere unilateralmente.

Nella scuola primaria è obbligatorio prevedere un docente tutor che, nei primi tre anni, insegni almeno 18 ore nella stessa classe ?
No, non c’è l’obbligo per i docenti tutor nei primi tre anni della scuola primaria a insegnare almeno 18 ore di insegnamento nella stessa classe.
Questa prescrizione si potrebbe desumere dal capitolo “Vincoli e risorse” delle Indicazioni Nazionali, dove è scritto che “il docente con funzioni di tutor … svolge attività educative e didattiche in presenza con l’intero gruppo degli allievi che gli è stato affidato per l’intero quinquennio”.
Tuttavia, lo stesso Ministero nella Circolare n. 29/’04 sostiene che questo documento, allegato al decreto e in questo modo introdotto in via transitoria, ha “caratteri di inderogabilità” soltanto per la “configurazione degli obiettivi di apprendimento”.
Ovviamente una prescrizione di tal genere sarebbe, comunque, in aperto contrasto con le prerogative dell’autonomia didattica e organizzativa.

Se in una scuola primaria viene assegnato l’incarico a svolgere la funzione tutoriale, il docente tutor insegna solo 18 ore ?
No, sarebbe in contrasto con il contratto che non prevede la possibilità di ridurre le attività di insegnamento (22 ore secondo l’art. 26 del CCNL) a favore delle attività funzionali di insegnamento (art. 27).
Secondo l’art. 26, inoltre, le ore di compresenza sono finalizzate alle attività progettate dal collegio dei docenti o, in assenza di specifica progettazione, alla copertura delle supplenze fino a 5 giorni.

Che cosa può legittimamente deliberare un Collegio dei docenti?
L’autonomia scolastica affida alla scuola la competenza in materia di organizzazione della didattica.
Inoltre, sulla base contratto di lavoro vigente, tutti gli insegnanti svolgono i compiti che il decreto attribuisce alla funzione tutoriale.
Noi riteniamo che la collegialità e la corresponsabilità siano maggiormente garanti dei diritti degli alunni di quanto previsto dalla Legge 53.
Per questa ragione non è accettabile il conferimento dell’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte degli insegnanti, visto che ne conseguirebbe una nuova figura professionale, anzi due, il tutor e il non tutor.
Pertanto, un collegio dei docenti può, legittimamente, non indicare alcun criterio o può indicare come criterio la scelta di rimarcare che le funzioni del tutor sono già svolte da tutti gli insegnanti.

Si dice che sulla questione del tutor le scuole devono decidere subito. È vero ?
No, la pesante rotta di collisione del decreto con il contratto, che si determinerebbe attraverso l’assegnazione dell’incarico per lo svolgimento della funzione tutoriale a una parte degli insegnanti, deve essere chiara al Ministero se nella Circolare n. 29/’04 afferma: “Le modalità di svolgimento della funzione tutoriale costituiranno oggetto di appositi approfondimenti e confronti nelle sedi competenti, in esito alle quali saranno impartite ulteriori indicazioni e precisazioni”.
Un invito esplicito ad evitare la fretta e gli eccessi di zelo.

In conclusione …
Se un collegio docenti rifiuta di esprimere i criteri, previsti dal decreto, per l’individuazione dei docenti cui assegnare l’incarico a svolgere la funzione tutoriale e si dichiara non disponibile a svolgere tale incarico, non assume un atteggiamento da obiettore di coscienza, ma si limita a prendere atto che il contratto di lavoro, che i docenti sono tenuti a rispettare, non è stato modificato e tale incarico non è previsto da esso, né in qualche modo riconosciuto.
Arriva allo stesso risultato anche il collegio dei docenti che non si dichiara disponibile all’assegnazione dell’incarico di tutor ad una parte dei docenti e delibera che tutti i docenti svolgeranno la funzione tutoriale in quanto già contenuta nell’attuale profilo professionale.
In entrambi i casi questi collegi esercitano in modo legittimo le prerogative dell’autonomia scolastica, visto che deliberano di assumere sulla base della propria autonomia didattica e organizzativa le decisioni relative alla progettazione e attuazione delle attività previste dal decreto nell’ambito della funzione tutoriale.

Roma, 5 aprile 2004

può bastare la precedente nota (presente sul sito Cgilscuola dalla "primavera scorsa") per riempire l'evidente vuoto d'informazione che permea l'articolo?