La Conferenza delle regioni e delle Province Autonome sul secondo ciclo
Anna Pizzuti - 16-07-2005
Giovedì 14 luglio, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha esaminato lo schema di decreto sul secondo ciclo , approvato il 27 maggio scorso dal Consiglio dei Ministri e ne ha chiesto il ritiro.
Le ragioni di questa richiesta, sintetizzate nella premessa riportata in calce, appaiono comunque molto "interne" alla legge 53/03 che non viene messa in discussione e che anzi viene citata come "fonte normativa", ma il contestuale richiamo a norme precedenti sia la legge stessa che la riforma del titolo V, in particolare alcuni articoli del decreto legge 112/98 - attuativo della legge Bassanini - che riguardano la programmazione e la gestione amministrativa del servizio scolastico, consente di andare oltre le questioni di metodo e di procedura poste al Ministro, e di individuare strategie per salvaguardare l'unitarietà del sistema.
Unitarietà salvaguardata soprattutto attraverso il "trasferimento di funzioni trasversali, così come aveva già incominciato a delineare il decreto legislativo 112/98 partendo dalle competenze relative alle funzioni di programmazione,non "sezionando" verticalmente la scuola in settori trasferiti e in settori mantenuti alla competenza dello Stato".
Nonostante ciò, il documento suscita nel lettore - attento, ma non del tutto addentro ai rapporti istituzionali - qualche richiesta di precisazione.
Ad esempio, se la divisione in due canali è già contenuta nel titolo della legge 53, che è legge delega in materia di istruzione e formazione professionale, non ci si dovrebbe fermare alla richiesta di ritiro del decreto del secondo ciclo, ma pensare direttamente all'abrogazione della legge stessa.
E ancora: ci si chiede come mai, tra tutti gli articoli che, nel decreto 112 , riguardano la scuola, si fa riferimento solo all'articolo 138. E perché inoltre, aiutati anche dal capo IV dello stesso decreto, non si risolva una volta per tutte la confusione terminologica tra Istruzione e Formazione professionale, anche per rendere ancora più incisive le questioni serissime che il documento pone al Ministro.
Se si considera che lo stesso Ministro, come viene ricordato, continua ad avere come unico punto di riferimento i percorsi integrati realizzati con l'accordo del 19 luglio 2003 ed a confonderli o sovrapporli all'Istruzione professionale, quando arriverà il momento in cui qualcuno si deciderà, finalmente, a fare chiarezza?

SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO CONCERNENTE LE NORME GENERALI RELATIVE AL SECONDO CICLO DEL SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE ED I LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI IN MATERIA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE, A NORMA DELL'ARTICOLO 1 DELLA LEGGE 28 MARZO 2003, N. 53
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Punto 9) o.d.g. Conferenza Unificata

Premessa

La Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, esaminato lo Schema di decreto legislativo del 27 maggio 2005 ritiene, ad eccezione delle Regioni Lombardia, Veneto e Molise, di non dover procedere all'espressione di un parere, bensì chiede il ritiro dello schema di decreto - che deve essere sottoposto all'intesa delle Regioni - finalizzato alla riapertura del confronto con il MIUR per un'integrale rivisitazione del provvedimento che lede gravemente le prerogative costituzionali delle Regioni e non garantisce l'unitarietà e la pari dignità dei due canali di istruzione e formazione.

In via preliminare, ritiene indispensabile verificare la disponibilità del Governo a riprendere il percorso, in coerenza con gli impegni assunti dal Ministro Moratti di condivisione dello schema di decreto con le Regioni, interrotto dall'intervenuta approvazione, in Consiglio dei Ministri, dello schema di decreto, senza alcuna consultazione delle Regioni.

In tal senso ritiene che la riapertura di un dialogo costruttivo sia, comunque, condizionata dal ritiro dello schema di decreto, per riprendere l'auspicato confronto finalizzato alla sua integrale rivisitazione.

La ripresa di un confronto corretto è l'unica possibilità, a parere delle Regioni, per il raggiungimento di una intesa forte su una materia di così grande rilievo sociale. Tale intesa consentirebbe, tra l'altro, di accelerare il processo di definizione e di approvazione dello schema di decreto, evitando un possibile futuro contenzioso costituzionale.

Il testo proposto, infatti, è gravemente lesivo delle prerogative costituzionali delle Regioni, nonché delle competenze specifiche delle Regioni a Statuto speciale e delle Province Autonome, e non tiene conto del trasferimento di competenze previsto dal D.lgs. 112/98 e dal riformato Titolo V della Costituzione, che riconosce alle Regioni la potestà di esercitare le competenze legislative e regolamentari in materia di istruzione e formazione dell'intero sistema educativo.

Un processo di forte condivisione istituzionale è garanzia della costruzione di un sistema educativo di istruzione e formazione che sia mantenuto nella sua unitarietà, e non separato in due parti - una statale e una regionale - a garanzia di reale pari dignità di tutti i percorsi formativi.

Il quadro unitario è, inoltre, indispensabile per garantire certezze al mondo della scuola, agli studenti e alle loro famiglie sul diritto allo studio e alla fruizione di un'offerta formativa certa e di qualità, nonché la spendibilità a livello nazionale ed europeo di titoli di studio e di diplomi di formazione.
Il disegno di riordino del 2° ciclo è, infine, del tutto inapplicabile in quanto si sta procedendo al buio, senza un'adeguata verifica delle condizioni di fattibilità sia per quanto concerne i tempi, sia per le modalità attuative, sia per le risorse.

Le Regioni fanno presente che, dati gli elementi di netto disaccordo soprarichiamati, qualsiasi tentativo del Governo di mettere le Regioni di fronte al fatto compiuto procedendo ad un' attuazione unilaterale del decreto, anche attivando una parziale e limitata sperimentazione del medesimo, comprometterebbe qualsiasi possibilità di ristabilire corrette relazioni istituzionali. In particolare l'istituzione, anche sperimentale, di nuovi percorsi sia liceali che di istruzione e formazione operata unilateralmente dal governo, originerebbe un immediato contenzioso con le Regioni, date le competenze già trasferite alle medesime dal decreto legislativo 112/98 in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata e di programmazione della rete scolastica.

Tali valutazioni, peraltro fatte emergere da parte degli Assessori regionali della precedente legislatura in sede di Coordinamento politico, sono state rappresentate al Ministro Moratti nel corso dell'incontro svoltosi, su richiesta delle Regioni, il 7 luglio 2005.
Il Ministro Moratti ha risposto negativamente alla proposta dell'intesa in quanto trattandosi di un decreto ordinamentale per il sistema dei "licei" e di LEP per l'istruzione e formazione professionale, si tratta di tematiche rientranti nella competenza esclusiva dello Stato a norma della riforma costituzionale.
Ha in sostanza negato la riapertura di un confronto con le Regioni sul testo del decreto, ritenendo che la sede della discussione sia esclusivamente la Conferenza Unificata.
Si è invece dichiarata disponibile alla ripresa di tavoli tecnici in merito a:
1.definizione degli standard formativi minimi delle competenze tecnico- professionali con riferimento alle qualifiche e ai diplomi in esito ai percorsi dell'Accordo del 19 giugno 2003;
2. Trasferimento alle Regioni delle risorse finanziarie per l'attuazione del diritto-dovere (definire in maniera condivisa criteri e modalità per il riparto delle risorse)
3. La definizione delle figure professionali in riferimento ai percorsi dell'Accordo del 19 giugno 2003.

In merito alla sperimentazione, il Ministro Moratti ha posto in rilievo come il tema esuli dalla competenza regionale, nonché dalla discussione dall'ordine del giorno del confronto, rientrando al contrario nell'ambito dell'attuazione del decreto n. 275/99 "Regolamento sull'autonomia delle Istituzioni scolastiche".

Preso atto della posizione del Ministro, le Regioni, ritenendo indispensabile comunque la contestuale definizione ordinamentale dell'intero sistema, al fine di salvaguardarne l'unitarietà, in rapporto alle concrete condizioni della sua applicabilità (definizione di compiti, funzioni, tempi, modalità e trasferimento delle risorse) e comunque tutte le questioni che occorre sottoporre all'intesa prima che il decreto produca i suoi effetti, confermano la posizione espressa in premessa, meglio argomentata nel documento tecnico che si approva.


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