Iraq e realismo politico
Omer Bonezzi - 02-10-2004
L'ultimo numero di “Le monde diplomatique” riporta le dichiarazioni di una sequela preoccupante di personaggi occidentali (integralisti rovesciati?) che leggono gli avvenimenti iracheni come una tappa di uno scontro tra civiltà: occidentali avanzati contro islamici medioevali. La voglia di scontro di civiltà si coglie nel clima ormai diffuso ed alimentato dalla lettura dei giornali di destra italiani.

L’ intervista di Fassino su Repubblica mi induce ad alcune riflessioni.
Il ragionamento si basa sul principio che è inutile chiedere il ritiro delle truppe italiane, ora, in questo momento, perché anche gli americani si stanno convincendo a trovare un'altra soluzione. Propone l’allargamento ( quindi se ci allarghiamo vuol dire che “stiamo”!) ad altre forze che non hanno partecipato alla guerra (quali ?) anche se il principio chiaro, affermato dal segretario del mio partito è che: “non è realistico fare senza gli americani” e non ritiene di presentare mozioni per il ritiro poiché in parlamento perderemmo (quindi per ora stiamo?), ma se entro ottobre non si muove nulla proporremo al parlamento di andarcene e voteremo contro il finanziamento delle truppe italiane in Iraq ( anche se perderemo?).
Purtroppo (dobbiamo dirlo per amor di verità) anche il comportamento degli USA, illegale ed irrispettoso delle regole e del diritto, ha alimentato, giustificato e legittimato agli occhi di masse enormi di diseredati un terrorismo feroce.
Non so se la pace fermerà il terrorismo, so però che il terrorismo avrebbe meno alibi se la questione Palestinese e la vicenda Irachena trovassero una soluzione politica.

Il terrorismo va debellato con azioni politiche, per questo non aiutano a prendere decisioni corrette coloro che vogliono a tutti costi confondere il terrorismo feroce ed ignobile con la resistenza legittima di un popolo contro l’occupazione militare illegale degli Usa e dei famosi “volenterosi”. Usando categorie di giudizio politico, questo sillogismo regala al terrorismo la resistenza degli iracheni. Di conseguenza così si alimenta il conflitto anziché disinnescarlo.
L’unica pre-condizone per evitare di far precipitare l’occupazione militare Usa in una guerra di civiltà e religiosa non può che essere:
una conferenza per la pace, un mandato internazionale dell’Onu per governare l’Iraq, la sostituzione, non l’allargamento (l’Italia da quel pantano se ne deve andare!), con forze provenienti da paesi islamici, finanziate a spese di chi oggi ha invaso illegalmente un paese sovrano, libere elezioni senza la pistola alla tempia agli elettori da parte degli invasori, ed annullamento dei contratti petroliferi che gli Usa ed altri occupanti hanno stipulato con sè stessi.

Di certo il messaggio che fa bene all’Italia è che uno schieramento ampio, maggioritario nel paese, anche se non ha la maggioranza in Parlamento, da subito, vuole il ritiro delle truppe. Secondo me aiuterebbe anche gli americani a rendersi conto che devono andarsene, che sono sempre più isolati nel mondo: Se si illudono invece di potercela fare con l’associazione di altri all’occupazione, davvero quella vicenda rischia di non finire più. Non aiuta l’Italia far sapere al mondo che siamo tutti uniti in attesa di godot. Quindi via, via subito di lì. Ogni occasione per affermarlo va sfruttata.
E se si perde in parlamento, almeno nel paese è chiaro chi vuole che cosa. Il nostro “andiamo”, “stiamo” , “stiamo un pochino” “andiamo forse”,. non aiuta e non serve al paese, così come alla guerra permanente e preventiva di Bush non possiamo contrapporre i penultimatum permanenti e preventivi del listone.

Non è un ragionamento politico quello che faccio? Non so, attenzione che per eccesso di politicità si rischia di diventare surreali! E assemblee costituenti permettendo, c’è ancora la Costituzione italiana, prima parte: in Iraq c’è una guerra e l’Italia la guerra, la ripudia.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Vittorio Delmoro    - 02-10-2004
Voto per Bonezzi al posto di Fassino!

 flez    - 03-10-2004
Dio ce ne scampi!