Non è vero, ma ci credo ... un po'
Anna Pizzuti - 03-01-2005
Dalla newsletter n.33 di Legambiente scuola

Roma, 20 dicembre 2004
Egregio………, la legge 53/2003 - art.2 lettera g) - prevede che siano definite le norme generali relative al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione e i conseguenti piani di studio.
Si tratta di atti la cui predisposizione ha visto la partecipazione di oltre duecentocinquanta esperti di diversa estrazione culturale e professionale e l'impegno della struttura ministeriale, la quale ha esaminato la realizzabilità delle proposte dal punto di vista strutturale ed organizzativo.
Prima che i documenti possano iniziare il loro articolato percorso di formazione, secondo un metodo che ho assunto come principio ispiratore della mia azione, è mio intendimento proseguire nel percorso di coinvolgimento e di ascolto di quanti a vario titolo sono interessati al rinnovamento della scuola.
A tal fine ho ritenuto opportuno programmare una. serie di incontri per promuovere momenti di confronto e occasioni di suggerimenti e di riflessioni utili al successivo iter dei provvedimenti di attuazione della delega. In tale contesto La invito a partecipare all'incontro indetto per il giorno ……..gennaio 2005 alle ore 9,00 presso questo ministero, Sala delle Conferenze, piazzale Kennedy, 20.
Confido nella Sua presenza e nella Sua preziosa collaborazione e, ringraziandola fin d'ora, Le porgo i miei più cordiali saluti. Letizia Moratti”

Questa la lettera inviata poco prima di Natale ad associazioni professionali, sindacali…
Sarà ancora una volta una consultazione che alla fine lascerà inalterate le decisioni ministeriali come è successo finora o sarà vero confronto? Quanto sarà disposto il Ministro ad ascoltare e accogliere i pareri che ora richiede? I tempi stringono e una manciata di mesi che ancora restano per l’approvazione dei decreti rimanenti non potranno far recuperare un dibattito vero che possa incidere sulle scelte strutturali presenti nelle bozze dei testi ufficiosi. Un decreto come quello che investe la riforma della scuola superiore non può essere concluso in breve tempo. Ecco perché questo coinvolgimento ci appare tardivo e di facciata!


Riprendo le domande che si pongono i redattori della newsletter, per aggiungerne un’altra: quali sono le posizioni che i destinatari dell’invito sosterranno negli incontri? O meglio, quali le contro-proposte?

Su questa parte della riforma, sia su quanto trapelato – i pochi documenti sul sistema dei licei – sia su quelle che definirei “le mosse del cavallo - i decreti che faranno da paracadute alla determinazione di quel sistema di istruzione e formazione professionale che è il vero nodo su cui si gioca tutta l’impostazione della scuola secondaria superiore che verrà – nei mesi scorsi e fino alla diffusione della bozza di decreto, molte le analisi delle problematicità e le denunce di inadeguatezza e di arretramento. Utilissime, sicuramente: ma solo preliminari alle proposte alternative.

Il modo ideale per arrivare a questa consultazione sarebbe stato quello di costruire dal basso i modelli, le idee, le rappresentazioni da proporre, selezionando le esperienze, raccogliendo le critiche all’esistente provenienti dalla scuola e trasformandole in rappresentazioni di una svolta.

La rete, con i suoi mille fili, ha offerto occasioni di questo tipo, ma certo, anche attraverso le sue maglie, ben poco è passato.

Tre le occasioni ultime che, comunque, mi sembra utile recuperare, anche se, tranne che per una di cui dirò più avanti, relazioni e documenti finali non rendono giustizia della ricchezza e della tensione del dibattito.

Mi riferisco ai lavori del forum di Firenze del 24 e 25 ottobre del 2004, al documento finale del forum delle associazioni professionali che si è tenuto a Roma il 6 novembre del 2004 ed al documento conclusivo del seminario che si è svolto il 21 novembre 2004 a Milano presso l’ITC Zappa di Milano sul tema: “L’applicazione della riforma Moratti nelle scuole superiori”.
E’ quest’ultimo il lavoro più completo e ricco di indicazioni e di prospettive. Contiene un confronto preciso e documentato tra la situazione attuale e le ricadute che su di essa avrà la legge 53, e diverse proposte che potrebbero costituire, ponendo una serie di obiettivi e punti di contrasto, una piattaforma di discussione, per fare in modo che la consultazione non si risolva in un’operazione di pura propaganda.

C’è però, nel documento, un punto sul quale non concordo – la richiesta di portare a 40 ore l’orario di tutti gli istituti superiori - ma riportarlo mi offre l’occasione per provare a farla io una proposta, immaginandomi di essere seduta a quel tavolo.

La proposta – che riguarda, naturalmente, l’Istruzione Professionale - ha sullo sfondo un ragionamento già avviato: quello del come dovrebbe dovrebbe esserne tutelate natura e funzione nel momento del passaggio alle regioni,
Ci ho pensato a lungo, ascoltando osservazioni, rilievi, critiche, che individuano nell’eccessivo carico di ore e discipline – la “licealizzazione” - il limite di questo tipo di scuola secondaria e la causa degli abbandoni e della dispersione.

Ci ho pensato fin dall’inizio dell’era Moratti, dal suo primo atto amministrativo: l’abolizione del progetto 2002, del quale non sono mai riuscita a darmi una spiegazione se non nel fatto che l’organizzazione che il progetto proponeva si basava sull’organico funzionale.

In cosa consisteva questo progetto lo si può vedere in questa pagina di ricerca. Scoprendo anche, come è accaduto a me stasera, che la proposta riguardava tutti gli istituti superiori e che intendeva essere una sperimentazione della riforma dei cicli del passato governo. Riletta/esaminata al di là di tutte le discussioni che sono state fatte in questi anni sulle continuità e contiguità delle due riforme, forse qualche spunto interessante potrebbe fornirlo.

Non so negli altri istituti, ma nei professionali il Progetto 2002 si era diffuso al punto che, anche dopo l’abrogazione per legge (finanziaria) alcuni suoi modelli didattici ed operativi sono stati mantenuti, sfruttando gli spazi offerti dall’autonomia.

Con esso l'offerta di istruzione secondaria che allora si percepiva sollecitata con forza, rispetto ai professionali, dall'opinione pubblica e dalle forze sociali veniva salvaguardata, ma veniva resa più flessibile, più individualizzata ed attenta alle dimensioni operative e pratiche. Le ore da 40 diventavano 36 e veniva sollecitato l’aspetto progettuale della didattica, anche laboratoriale, attraverso compresenze e codocenze.

In questo quadro, anche l’applicazione dell’obbligo formativo, e il ruolo assegnato alla formazione professionale, assumeva un aspetto sicuramente non escludente e manteneva alla scuola la centralità che le compete.

Abbia un senso o no, la riproposizione, oggi, del Progetto 2002, io ci proverei. Se non altro, servirebbe a fare chiarezza sulle reali intenzioni di chi si dichiara aperto all’ascolto ed al coinvolgimento.





interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Anna Pizzuti    - 04-01-2005
Segnalo da Cgil scuola

Decreto sul secondo ciclo: la convocazione del Ministro

Di seguito pubblichiamo la lettera con la quale il Ministro ci ha convocati per un incontro di confronto sugli atti predisposti da “oltre duecentocinquanta esperti di diversa estrazione culturale e professionale e l’impegno della struttura ministeriale”, le cui identità continuano ad essere misteriose. Ma ora, forse, è giunto il momento della verità e conosceremo, in via ufficiale, l’esito del loro lavoro.
E’, questo, il decreto per antonomasia, visto che, per quanto attiene al secondo ciclo, la legge 53/03 prevede un’impostazione profondamente diversa da quella dell’attuale scuola secondaria superiore.
che travalica i puri confini scolastici. In tal senso è importante acquisire anche il punto di vista confederale, come lo stesso Ministro ha stabilito invitando agli incontri le strutture confederali, viste le implicazioni sul terreno del lavoro e della formazione professionale. Sarebbe stato gradito conoscere in tempo reale i termini del dibattito che sicuramente ha attraversato il lavoro degli esperti: ciò avrebbe consentito di allargare il confronto al di fuori della ristretta cerchia degli esperti e forse consentito un contributo più proficuo rispetto a quello che si potrà dare ora, in tempi decisamente ristretti ed in tutti i casi poco discusso fra il vasto mondo degli addetti ai lavori.
Da parte nostra, abbiamo, in più occasioni pubbliche, rappresentato la nostra idea di scuola superiore, confrontandoci anche con chi ha un’idea diversa:

• siamo partiti da una riflessione complessiva nel lontano 2002 a Milano

• abbiamo affrontato lo specifico tema del destino dell’istruzione tecnica e professionale a Bari

• abbiamo sintetizzato la nostra idea complessiva, nel novembre 2003, a Roma

• abbiamo elaborato una nostra proposta sulla formazione professionale nel marzo 2004

• E abbiamo puntualmente rappresentato le ragioni della nostra contrarietà all’impostazione della legge 53/03 sulla secondaria superiore in tutte le occasioni, scarse, di incontro con il Ministro ed il Ministero, in particolare in relazione alle bozze di decreto sul diritto dovere e sull’ alternanza scuola lavoro.

Siamo, quindi pronti all’incontro con il Ministro ed in quell’occasione non faremo mancare il nostro contributo di merito, che abbiamo fin qui evitato di esprimere sui testi ufficiosi in circolazione. Così come siamo pronti a confrontarci con tutti i soggetti che vogliono insieme a noi rappresentare un’idea diversa, alternativa di scuola. In fondo è per questa ragione che siamo da sempre seduti al Tavolo “Fermiamo la Moratti”, con associazioni, partiti e movimenti.

Ed è per questa ragione che il 19 Ottobre scorso abbiamo presentato la nostra proposta programmatica che più in generale affronta le problematiche su scuola, Università e ricerca.

Roma. 4 gennaio 2004