La festa e i valori
Gianni Mereghetti - 10-12-2004
E' stato un Dirigente Scolastico di Treviso a portare alla luce il problema vero sotteso al tentativo di eliminare dalla scuola i segni del santo Natale. Per questo dirigente il fatto che i bambini abbiano messo in scena Cappuccetto rosso, invece di altri e più tradizionali testi natalizi, non è per nulla strano, perchè l’importante è che si comunichino i valori cristiani della pace e dell’amore, non che a Natale Gesù nasce.
Questo è infatti il problema vero, che Natale diventi la festa della pace, della giustizia, dell’amore!
E’ il laicismo allora ad essere ricomparso sulla scena, in modo più subdolo, fingendo di voler difendere la sensibilità dei bambini musulmani, in realtà perseguendo il progetto di sempre, quello di togliere Dio dal mondo. Contro questa offensiva laicista c’è poco da fare, basta essere laici, ossia chiamare le cose il loro nome. Natale non significa festa dei valori, Natale significa nascita di Gesù. Il problema allora non è chi ci creda e chi non ci creda, bensì che Natale continui ad indicare l’avvenimento del Dio che si fa uomo. Trasformarlo in festa dei valori comuni non è andare contro il cristianesimo, è andare contro la realtà!
Per questo è sbagliato pensare che quanto sta succedendo nelle scuole riguardi cristiani e musulmani. Ci siamo di mezzo tutti, perchè in gioco è il rispetto della realtà.

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 Pierangelo    - 11-12-2004
Gianni, se in Gv. 1,11 dice "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.", se Erode che era compaesano lo voleva far fuori e quei negracci dei Re Magi, invece, e quei poveracci dei pastori (non Israele, ma "il resto" di Israele) erano "gli uomini che Egli ama" [Lc. 2,14], non vedo come possa sentirti così sereno e così dalla parte di quelli che hanno ragione.

"Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti." (Mt. 13,33)

"Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv. 12,24)

E tu stai ancora a porti il problema della nostra visibilità e a preoccuparti che così facendo possiamo scomparire?

 Domenico Filippini    - 12-12-2004
Il mio intervento non vuole essere affatto una approvazione o una critica a quanto dice Gianni. Anch'io sono orgoglioso di essere cristiano come formazione culturale e morale, ma mi ritengo "insufficiente" come cattolico per non riuscire ad essere sempre coerente nelle mie azioni quotidiane. Ma non è di questo che vorrei parlare.
Io insegno in una scuola media e nella mia classe (19 alunni) vi è la presenza di 8 ragazzi indiani con diverso livello di alfabetizzazione.
In vista del Natale, festa religiosa ma anche festa di pace e di fratellanza, abbiamo proposto, nel rispetto delle singole religioni, la riproduzione di famose natività per i ragazzi italiani cattolici e di divinità sikh (ricordo del giorno della loro nascita: mi spiego?) per gli alunni indiani provenienti dal Punjab. I disegni dovranno essere accompagnati da una riflessione sul significato della festività.
Posso assicurare che tutti stanno lavorando con entusiasmo e nel rispetto delle reciproche convinzioni religiose. Nessuno si sente a disagio, nessuno esprime timori di perdere la propria identità o di vedere sminuita/ridimensionata la propria cultura.
Un augurio a tutti perché il Natale sia un'occasione di seria riflessione al fine di costruire una società in cui etnie e culture possano veramente convivere nel rispetto reciproco. E' solo utopia? Il passaggio dal sogno alla realtà, forse, dipende proprio da ciascuno di noi.
Domenico

 Pierangelo    - 12-12-2004
Riporto questo botta e risposta sul "caso Presepe", prelevandolo dal sito web del Dipartimento Sapere Formazione e Cultura dei DS.

10 Dicembre 2004
Andrea Ranieri: "Fare il presepe è bello, ed è tanto più bello in quanto non è obbligatorio."



La vicenda del presepe di Treviso è un chiaro esempio di come si costruisca un caso dal nulla. La maestra e i genitori di Treviso che non hanno mai inteso sostituire Gesù con Cappuccetto Rosso; gli Islamici, persino i più radicali, sostengono che la storia di Gesù e Maria non ha per loro niente di offensivo, anzi che è un momento sacro che può essere condiviso.
Ciononostante si continua a tuonare contro presunti eversori della nostra cultura e della nostra tradizione, che, nel caso specifico, non esistono.
In realtà le scuole italiane il presepe, da sempre, lo fanno o non lo fanno; da sempre dipende dal progetto didattico delle scuole, dalle domande dei bambini e dei genitori.
Fare il presepe è bello, ed è tanto più bello in quanto non è obbligatorio.
Dove si fa è un momento per condividere insieme la storia di Dio che si fa bimbo, povero e migrante, per accogliere e dare speranza ai popoli del mondo.
Certo, se fosse per coloro che oggi usano il presepe come una clava contro l’Islam e l’intercultura, probabilmente i Magi non sarebbero mai arrivati alla grotta della Natività.

Andrea Ranieri

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NATALE: VOLONTE', SU PRESEPE COLPEVOLE MINIMIZZAZIONE DS
BENE GIOVANARDI A DIFESA PATRIMONIO CIVILE E SPIRITUALE

(ANSA) - ROMA, 9 DIC - Dai Ds viene una ''colpevole
minimizzazione'' della polemica sul presepe a scuola, mentre fanno bene il ministro Giovanardi e il governo a insistere per la ''tutela del patrimonio civile e spirituale della Nazione''.
Lo afferma in una nota Luca Volonté, presidente dei deputati dell'Udc, che risponde al responsabile Cultura dei Ds Andrea Ranieri.
''Dispiace la minimizzazione della banale polemica a cui fa
riferimento Ranieri - dice - Probabilmente è in buona fede, evidentemente non ha letto i giornali di questi giorni. Il presepe non è in discussione solo a Treviso ma esiste un lungo elenco di scuole materne, elementari e medie inferiori dove docenti zelanti lo sostituiscono con vari gesti o racconti fiabeschi e 'più tolleranti'. Appunto si sostituisce un fatto storico con una fiaba. Il ministro Giovanardi e l'intero governo bene fanno a riconoscersi nella tradizione francescana radicata appunto su un fatto storico e che la normativa italiana riconosce e tutela come patrimonio civile e spirituale della nazione''.
''Che la linea dei Ds fosse quella di minimizzare sulla
pervicace scomparsa dei simboli cristiani dal mondo educativo italiano si poteva immaginare. Ciò che era finora sconosciuto - conclude Volonté - è il silenzio tombale, anche su questi temi, da parte dei cosiddetti moderati del centro sinistra. Dai niet di Prodi su ogni tema di confronto bipartisan ora passiamo al mutismo rassegnato. Verrebbe da invocare per loro, almeno per loro, un minimo di libertà di parola''. (ANSA).



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NATALE: RANIERI A VOLONTE’; “ENFATIZZAZIONE SERVE A COLPIRE DEFICIT CULTURALE GOVERNO.”

“La presenza di alunni provenienti da culture religiose diverse dal nostro, ha nella maggior parte delle scuole italiane ridato un valore più alto ad una storia, quella del presepe, che rischiava di essere banalizzata nel consumismo.”
Lo afferma Andrea Ranieri, responsabile Scuola, Formazione, Sapere della Segreteria nazionale dei Ds.
“Il presepe è diventato -continua Ranieri- simbolo di accoglienza, tolleranza e dialogo tra i ‘diversi’, restituito davvero alla sua tradizione francescana. Molte scuole il presepe hanno ricominciato a farlo davvero. L’enfatizzazione di episodi marginali e interpretati in maniera distorta serve a coprire il grave deficit della cultura di questo governo nell’affrontare il problema più grande che la scuola italiana avrà nei prossimi anni come far vivere una scuola che sarà sempre più multiculturale e multietnica.”
“Le scuole sono lasciate sole ad affrontare questo problema. Il governo tace e lancia proclami contro scuole che – conclude Ranieri - con grande difficoltà di mezzi, di formazione, di riferimenti culturali, stanno cercando una strada.”

 Gianna    - 12-12-2004
Concordo con quanto dici, sono per la laicità che è accoglienza e rispetto per tutti, non con il laicismo (quello alla francese... per intenderci!). Rispetto per i musulmani? Si, rispetto per ogni uomo!
Essere cristiani non è certo fare le crociate, ma innanzitutto, coerenza con il Vangelo sempre e in ogni situazione.

 ottaviano molteni    - 13-12-2004
Concordo con Domenico.
La vera integrazione si viene a creare quando diverse etnie lavorano insieme per valorizzare, secondo il loro credo e loro usanze, un giorno particolare di festività, come vuole essere il Natale, festa che ricorda la nascità di Cristo - ma sappiamo tutti che è una data voluta, non effettiva -. Questo nel rispetto e nell'accettazione del popolo che ci ospita. Il presepe è una tradizione fortemente occidentale e, se vogliamo, ancora più forte in alcuni popoli più di altri. Il presepe raffigura e racchiude ricordi e personaggi di Terre lontane che uniscono i continenti e le razze. Ma questo non vuol dire che io dimentichi di essere Italiano, cristiano, forse poco cattolico. Io racconto ai miei alunni delle leggende e dei racconti del natale della nostra cultura e tradizione, costruisco, quando è possibile, un presepio composto da mille personaggi, siano essi quelli della vita quotidiana attuale che del passato. Perchè questa è la Nostra tradizione, orale e scritta, popolare e religiosa. Non credo per questo di offendere o disprezzare quella di tutti gli altri popoli della Terra che, quotidianamente, in mille occasioni, chiamo a testimoniare e a far conoscere. Il rispetto non vuol dire distruggere sè stessi per l'altro. Ognuno ha il suo valore e la sua importanza. A cominciare dalle nostre tradizioni. Non è certo integrazione distruggere o accantonare o modificare le nostre per valorizzare le altre. E' semplicemente un falso moralismo.