Il tintinnar di sciabole
Fabrizio Dacrema - 28-09-2004
NUOVE OPPORTUNITA’ PER FERMARE LA MORATTI E PROPORRE ALTERNATIVE

L’ultimo incontro Governo-Sindacati (23 ottobre) ci consegna il messaggio di un Ministro, sempre oscillante, ma ora più propenso ad evitare lo scontro frontale.
In sintesi queste sembrano essere le ultime posizioni sull’attuazione della legge 53:

 dopo le circolari intimidatorie, la minaccia di sanzioni e il “tintinnar di sciabole” all’ingresso delle scuole disobbedienti, ora il Ministro è tornato al più morbido linguaggio della flessibilità, della gradualità e della sperimentazione;
 sta cercando risorse per la scuola dell’infanzia (nuove professionalità per l’anticipo e generalizzazione) e per l’attuazione del decreto sul diritto-dovere all’istruzione;
 anche per il prossimo anno scolastico i criteri di determinazione degli organici saranno quelli attuali;
 in relazione al tutor sembra prevalga l’orientamento a considerare sperimentale l’anno scolastico in corso, a non obbligare le scuole all’attribuzione dell’incarico ad una parte dei docenti e a rispettare, comunque, le competenze della contrattazione nazionale per decidere in merito alle modalità attuative.

Al di là della credibilità degli impegni presi nella ricerca di nuove risorse e delle promesse a non modificare in senso restrittivo le modalità di determinazione degli organici (dove troveranno le risorse per realizzare i pesanti tagli facilmente prevedibile per la finanziaria 2005?), dalle affermazioni del Ministro si possono desumere le seguenti conseguenze:

 anche per il tutor, come per l’anticipo nella scuola dell’infanzia, nulla può essere deciso nelle scuole fino a quando non sarà conclusa la contrattazione tra Aran e Organizzazioni Sindacali;
 le scuole non saranno comunque obbligate ad attribuire l’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte dei docenti (sperimentazione significa che i docenti possono scegliere);
 le scuole potranno continuare ad assicurare agli alunni le funzioni tutoriali (tutoraggio, orientamento, documentazione, relazione con le famiglie e con il territorio, coordinamento delle attività) attribuendo la responsabilità a tutto il gruppo docente e affidando le modalità di organizzazione didattica e professionale alla scelta autonoma dei collegi e dei gruppi docenti;
 anche nell’anno scolastico 2005/06 (l’ultimo di questa legislatura) le scuole potranno progettare un’offerta formativa unitaria di almeno 30 ore senza divisioni interne tra quota oraria obbligatoria e quota facoltativa (traduzione: senza fare lo “spezzatino”) perché gli organici saranno determinati su un tempo scuola di 30 ore, con l’aggiunta eventuale del tempo mensa (è comunque grave che il Ministro non abbia assicurato nulla sulle compresenze).

Senza stancarsi di sottolineare che si tratta di affermazioni tutte da verificare e che rimangono gravi elementi di preoccupazione, in particolare sui tagli già effettuati e su quelli che si prevedono, si possono individuare elementi interessanti per sviluppare l’azione di contrasto all’attuazione del decreto 59.
Se le prerogative dell’autonomia scolastica e le norme del contratto nazionale di lavoro verranno rispettate, allora questo anno scolastico potrà sostanzialmente chiudersi senza l’attuazione concreta dei modelli scolastici regressivi previsti dal decreto.
Un’opportunità da valorizzare perché fino a quando il decreto rimane inapplicato non solo la partita rimane aperta, ma sarà possibile presentarsi, a settembre 2005, all’appuntamento della verifica (prevista dal decreto stesso dopo 18 mesi dalla sua approvazione) forti del pronunciamento della scuola reale che, respingendo sul campo la scuola della Moratti, chiede la salvaguardia definitiva del modello del tempo pieno, il ritorno di un tempo scuola obbligatorio di 30 ore, la riaffermazione del gruppo docente corresponsabile, il rispetto delle prerogative dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole.
È evidente che, se si arriva alla prossima legislatura senza che la legge 53 si consolidi nella realtà scolastica, avranno meno fiato tutte quelle voci che prevedibilmente si leveranno per sostenere che indietro non si torna o che non si può azzerare tutto ad ogni legislatura.
Una proposta alternativa è necessaria non solo per prepararci ad un auspicabile dopo Moratti, ma serve urgentemente oggi per dare senso e visione alla mobilitazione e all’impegno di chi sta contrastando l’attuazione della legge 53.
Un orizzonte di politica scolastica alternativa è indispensabile per evitare il prevalere della rassegnazione e per motivare la convergenza dei diversi soggetti in campo (insegnanti, genitori, enti locali, mondo del lavoro e dell’associazionismo) su progetti scolastici inclusivi.
La riforma Moratti sta rivelando di essere non solo iniqua ma anche inattuabile, priva di risorse e del consenso di chi la deve attuare, essenzialmente inadeguata rispetto ai bisogni del paese.
Deve, quindi, essere messa subito in campo una proposta che evidenzi che un’altra riforma è possibile e che sia capace di raccogliere il consenso delle forze reali del paese, di tutti coloro che sono convinti che per evitare il declino del paese occorre puntare sulla qualità dello sviluppo.
La CGIL nei prossimi mesi darà il suo contributo in questa direzione, nella convinzione che per rafforzare l’azione di contrasto della legge 53 sia necessario dire al paese quale scuola vogliamo.
Anche il Forum Nazionale “Fermiamo la Moratti” sta programmando una iniziativa nazionale volta dare voce alle migliori esperienze delle scuole per delineare rivendicazioni in positivo per la qualità della scuola pubblica, capaci di dare continuità al movimento che l’anno scorso si è sviluppato a partire dalla difesa del tempo pieno.

Quattro punti per cominciare il percorso verso un programma alternativo:

 condizioni per la qualità del fare scuola: i tempi distesi, la corresponsabilità del gruppo docente, le compresenze e i percorsi individualizzati oltre la classe sono strumenti indispensabili per un rilancio della scuola pubblica che sappia tenere assieme la tensione inclusiva e la qualità degli apprendimenti;
 reintroduzione del concetto costituzionale di obbligo scolastico e suo innalzamento almeno fino al primo biennio della secondaria superiore per garantire a tutti i cittadini una solida formazione di base, un bagaglio culturale comune indispensabile per la cittadinanza attiva e per lo sviluppo di professionalità flessibili, aggiornabili, riconvertibili;
 risorse: occorre una coerenza credibile tra obiettivi e risorse disponibili, l’investimento prioritario nella formazione deve concretizzarsi in un piano pluriennale che metta gradualmente a disposizione delle riforme risorse certe. A questo proposito è importante che a livello europeo si concordi una modalità per conciliare il patto di stabilità con gli obiettivi fissati a Lisbona per realizzare la società della conoscenza;
 metodo: non serve un nuovo modello rigido e onnicomprensivo di architettura scolastica, pensato a tavolino e da imporre dall’alto. È, invece, indispensabile, avviare un percorso capace di garantire attorno ad alcuni obiettivi essenziali di trasformazione il massimo del coinvolgimento e della partecipazione sociale: una volta indicati i grandi obiettivi si deve realizzare un’ampia consultazione democratica (Francia docet), valorizzare gli operatori, l’iniziativa delle scuole autonome e diffondere le migliori esperienze.





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