La circolare sulle iscrizioni: nessuna garanzia sul tempo pieno
Alba Sasso - 15-01-2005
La circolare sulle iscrizioni, emanata dal Ministero dell’Istruzione il 30 dicembre 2004 e resa disponibile su internet lo scorso 3 gennaio, contiene più d’un elemento di preoccupazione per tutti coloro che, nel nostro Paese, hanno ancora a cuore le sorti e il futuro della scuola pubblica.
Innanzi tutto, i modelli esemplificativi di domanda di iscrizione prospettano una serie di orari possibili: il tempo obbligatorio delle 27 ore settimanali; il tempo di 30 ore, ottenuto dalla somma delle 27 ore obbligatorie più 3 ore facoltative; il tempo di 40 ore, ricavato dalla somma delle precedenti 30 con le 10 del tempo-mensa. Viene insomma riproposta la formula aritmetica 27+3+10, con la quale il ministro Moratti pretende di poter “annacquare” e “addomesticare” l’esperienza del tempo pieno e prolungato; viene riproposto lo “spezzatino” orario, già presente nella legge 53 e al quale si dà operatività e contenuto pratico con questa circolare.
La circolare sulle iscrizioni si pone in piena continuità politica ed ideologica rispetto al testo del decreto legislativo 59/2004, in cui, in maniera assai emblematica, non compariva mai il termine tempo pieno. E poco importa che in seguito la stessa Moratti si fosse premurata di assicurare che non c’era nessuna volontà di cancellare il tempo pieno dalla scuola italiana, e che quelle dell’opposizione e dei sindacati erano solo bugie. Quello che conta rilevare una volta di più, è che un’esperienza così complessa come quella del tempo pieno non può essere risolta con una vuota formuletta, con una mera sommatoria aritmetica di ore. E conta, soprattutto, porre una questione essenziale, vale a dire il problema degli organici, che rappresenta il punto realmente qualificante: è a partire dal tema degli organici che si definisce la possibilità del tempo pieno di sopravvivere e di mantenere le proprie peculiarità, la propria dignità e per così dire la propria sostanza, senza essere snaturato in “doposcuola”.
Come è possibile garantire la continuità del tempo pieno, se gli organici non sono più garantiti dalla stessa legge 53? Come è possibile andare incontro alle esigenze didattiche delle classi, alle quali, in teoria, dovrebbe essere assicurata la compresenza (e la contitolarità) di due insegnanti? Quella che sarebbe assicurata, a conti fatti, è la copertura del tempo di 40 ore ipotizzate dal Ministero, attraverso l’alternanza di due o più insegnanti e non tutti titolari. Ma così vengono meno tutte le attività collegate al tempo pieno, e viene meno soprattutto lo spirito stesso di quella che è una delle esperienze più significative maturate dalla scuola italiana.

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