Buttiglioneide
Aldo Ettore Quagliozzi - 13-10-2004
“ ( … ) Chi si vergogna del ministro italiano quando i disperati in fuga dalle nostre guerre e dalle nostre carestie, vengono caricati come pacchi sugli aerei della deportazione appena approdano sfiniti a Lampedusa;

chi non sopporta di vederli sfilare nella rare immagini rubate dalle Tv, ammanettati per ordini superiori, lacci di plastica attorno ai polsi;

chi non sta a battere le mani ai meriti dell’espulsione lampo suscita sospetti ormai perfino più sgradevoli di quelli che accompagnano i terroristi.

Almeno loro si dichiarano, mentre i senza nome di buona volontà che vanno in ufficio, a scuola o prendono il treno dei pendolari, sembrano persone normali, invece sono il diavolo in seno.

( … ) Ma non è solo la mano robusta di qualche divisa o dei teologi della guerra a tutti i costi, proprio perché hanno evitato con le raccomandazioni il servizio militare.

Il linguaggio di certi giornali e di troppe Tv invita quotidianamente allo scontro. E chi dà una mano al nemico diventa l’avversario più viscido, che è doveroso solo insultare. Per il momento.

Pazienza, pensavo: i fragili per cultura e infantilismo, egoismi o sangue debole della vecchiaia, ascoltano e magari raccolgono i messaggi dei caporali del giornalismo.

Ma il nostro è un Paese mediamente informato dalla stampa scritta e con almeno due generazioni che non hanno perso la memoria.

Nessun pericolo: la borghesia ci salverà. Sbagliavo. Nel ristorante di una città benestante, un professore di università dall’eleganza adunca consueta a tanti brianzoli, ascoltava le chiacchiere delle signore sedute allo stesso tavolo.

Raccontavano del padre marocchino che ha ucciso la figlia, calci e bastone, per impedirle di sposare l’amore desiderato.

Il professore posa la forchetta e rivolto alle signore si lascia andare con la fierezza di un profeta: “ La parola marocchino dice tutto. Ogni volta che incontro un marocchino mi vien voglia di sputargli in faccia
“.

Voce alta, sala ammutolita. Tre giovanotti, giubba da moto, fanno si con la testa: ha ragione.
Ma una ragazza non nasconde la rabbia che il generalizzare scatena nella sua normale cultura.
E risponde al professore con le brutte parole di Nora Galli dé Paratesi.
Il professore si gustifica, sorpreso dallo scatto di nervi: “ Ogni mattina sui giornali, ogni sera in Tv, un marocchino ruba, un senegalese spaccia, un tunisino imbroglia per non parlare degli albanesi. Bisogna fare qualcosa... “ Purtroppo ha ragione. Intanto adeguare i titoli a tutti i protagonisti della cronaca per evitare psicosi e persecuzioni etniche.

( … ) “ Veronese uccide fidanzata “. “ Automobilista di Alessandria investe due persone e le lascia morire senza soccorrerle “.

“ Due ragazzi di antica famiglia milanese hanno tentato di dar fuoco a un barbone “. “ Foglio di via obbligatorio per una prostituta modenese e magnaccia di Mantova “.

“ Insospettabile ragioniere di Genova rapina e uccide un gioielliere di Valenza “. “ Professore di Treviso prende a schiaffi bambino senegalese “.

“ Quattro studenti di Pordenone nascondono le droga nel bagagliaio fingendosi nomadi “. “ La cultura satanica della Val Chiavenna favorisce la deviazione delle ragazze che hanno ucciso la suora? “

“ Sette bambini bergamaschi picchiano un coetaneo che rifiutava di pagare 70 euro di pizzo “.
( … ) “


La nobile ed illuminata figura di intellettuale che campeggia nella cronaca di Maurizio Chierici apparsa sul quotidiano “ l’Unità “ del giorno 11 ottobre è quanto di meglio il bel paese esprime in questo catstrofico suo momento storico.
E’ l’intellettualità da raccatto che tanto fa sfigurare il bel paese allorquando si spinge furtivamente o anche temerariamente, dipende dalle qualità personali, oltre la linea provvidenzialmente protettiva delle Alpi; poiché, una volta oltrapassata quella naturale provvidenziale barriera, il contatto ed il confronto con il resto dei popoli europei è la misura esatta del provincialismo proprio dei giocosi abitatori del bel paese.
E’ la temerarietà propria di chi, chiamato in qualche modo a rappresentare il bel paese in una assise più vasta, pensa ancora di essere all’ombra del cupolone, sotto la sua patriarcale protezione, ed in tale guisa parla, anzi straparla, convinto di poter rifilare, come nel bel paese, un convincimento di gruppo, o tribale, o confessionale, a tutte le genti che popolano la vecchia Europa.
Sono gli intellettuali che a più riprese hanno fatto finta di essere gli ultimi indomiti difensori della vita umana “ senza se e senza ma “; dimenticando di specificare che la vita umana, per loro illuminato convincimento etico, è inviolabile solo allorquando è allo stadio di morula, o tuttalpiù di blastula, la qualcosa consente poi di trattare tutte le altre vite come creazioni di un dio minore, riducendo tante vite allo stadio puro di infaticabili consumatori, o tuttalpiù di inermi telespettori di un mondo illusorio verso il quale li si spinge ad identificarsi, rinunciando sempre di più ai diritti primordiali della cittadinanza.
E’ il clima oramai irrespirabile che aleggia sul bel paese ridotto a pensiero unico, eterodiretto, che rende agli occhi dei restanti popoli dell’Europa le nostre figure politiche di rappresentanza patetiche, non credibili, in una parola impresentabili; là dove una rappresentanza di ben altra statura e natura avrebbe consentito anche al bel paese di non sfigurare nel confronto internazionale, ché tanto i seggi, anche ai più alti livelli degli organismi internazionali, non si assegnano in virtù di scambi o concessioni varie, ma in virtù di un praticato esercizio di piena e compiuta democrazia, per la qualcosa il governo della cosiddetta “ Casa delle ( il ) libertà “ non ha reso un giusto servigio al bel paese, alla sua storia ed al suo apparire.


continua...


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 Pierangelo    - 13-10-2004
da l'Unità online - 12.10.2004

La lobby gay
di Roberto Cotroneo

No, qui non è un problema di indignazione e di proteste. Non è la solita storia della sinistra civile, aperta, che trova giustamente scandaloso l’elenco grezzo di virgolettati dei politici del centrodestra alla doppia bocciatura di Rocco Buttiglione come commissario europeo, dopo la sua ormai celebre frase: «L’omosessualità non è reato, ma è peccato». Ci vorrebbe poco per fare dell’ironia su Mirko Tremaglia, che sentenzia che l’Europa è «dominata dai culattoni», ci vuole ancora meno a fare ironie sul fatto che Buttiglione è passato da Theodor Adorno a Ferdinando Adornato.

Ferdinando Adornato che lo difende con forza, imputando tutta la colpa a una fantomatica lobby gay. Sarebbe facile indignarsi su quella masnada di leghisti, pronti a issare stendardi sgrammaticati di identità, di religione e di stili di vita. Per carità, non aspettatevi il pezzo facile facile, che ridicolizza della gente che non fa ridere più nessuno, anzi. E non serve neppure mettere ai raggi X l'ironia di certo machismo di destra, che vede gli omosessuali come uno dei pericoli della maniera sana di stare al mondo. Minoranze devianti. Invertiti, come si diceva negli anni Cinquanta. Purtroppo non c'è da stupirsi della fobia per gli omosessuali da parte di certi mondi e di certi ambienti. Anche se oggi si usa un termine più elegante (si fa per dire): la lobby gay.

La lobby gay, per chi non lo sapesse, comanderebbe in Europa. E la lobby gay, va da sé, non può che essere di sinistra. E in tutto questo sproloquiare esce il vero nodo della questione. Serissimo, purtroppo. È un problema di classe dirigente, ed è un problema culturale. L'unico che ha detto delle cose vere, ma senza saperlo, è stato Teodoro Buontempo, che l'altro ieri su “La Stampa”, dichiarava ad Augusto Minzolini: “Noi non conosciamo più l'Europa del Nord... Quelli sono trent'anni avanti a noi, lì gli omosessuali non vogliono essere riconosciuti come da noi, vogliono la libertà di adottare i figli. Noi ai loro occhi rappresentiamo i valori che hanno voluto dimenticare, che hanno perso. Per questo ci odiano, come i loro deputati odiano Buttiglione”.

Ha ragione Buontempo a dire che sono trent'anni avanti a noi. E naturalmente sproloquia anche lui quando parla di valori e odio per Buttiglione. Ma soprattutto dimentica, o non può dirlo, che è la classe dirigente che governa questo paese a essere trent'anni indietro al resto d'Europa: trent'anni persi tutti, ma proprio tutti, nell'era Berlusconi. Perché qui bisogna capirsi. Non si tratta delle opinioni di un uomo qualunque, di un deputato peones della profonda provincia, che esterna a caso. Non siamo alle “Iene” dove i deputati fanno a gara a non sapere l'anno dell'unità d'Italia, e quello della caduta del muro di Berlino. Qui stiamo parlando di un filosofo italiano. O meglio di un signore che si presenta come filosofo e insegna filosofia, anche se la sua cattedra sta in una scialba "Accademia internazionale di Filosofia del Lichtenstein", che non è proprio Heidelberg, per intenderci. E la sua produzione scientifica non reca titoli memorabili. E soprattutto non sarebbero sufficienti neppure per un concorso da ricercatore. Qualche cosuccia senza impegno sulla scuola di Francoforte (quasi trent'anni fa), una biografia intellettuale di Augusto Del Noce, piuttosto smilza, e naturalmente il libro cardine sul pensiero di Karol Woityla che Jaca Book non ha più ristampato. Però lui in Europa si presenta come filosofo cattolico. E come professore, naturalmente.

Come se non bastasse Buttiglione ha un discusso collaboratore. Si chiama Giampiero Catone, è il capo della sua segreteria particolare, e neanche a dirlo anche lui è professore: “titolare della cattedra di Economia dell'Ambiente presso la Facoltà di Scienze Politiche all'Università S. Pio V di Roma”. Nel 2001 fu arrestato durante una cena elettorale dalla Guardia di Finanza, con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Rinviato a giudizio nel marzo scorso, attende ancora il giudizio di primo grado. Ma il suo ruolo come factotum di Buttiglione ha ben poco di filosofico e teoretico e ha decisamente più a che fare con la ragion pratica, come direbbe Kant. E a essere sinceri, con tutta la buona volontà quel cognome proprio non gli si addice.

Buttiglione difende il suo Catone da sempre. Non ignora gli affari e le attività del capo della sua segreteria. Come non può ignorare la differenza che c'è tra le convinzioni della propria fede, rispettabili e da difendere, e il suo nuovo ruolo in Europa. E infatti Buttiglione non ignora proprio nulla. E le battute sulla lobby gay, oltre a mille altre, sono esternazioni ex cathedra, non sono gaffe, o errori di valutazioni. Esternazioni di fede che arrivano dritte da uno che si pensa filosofo. E credendolo si comporta come tale. Il primato del pensiero è quello che conta, solo che è del suo pensiero. Una forma di megalomania sia etica che teoretica. Una personalissima fondazione della metafisica dei costumi che arriva dalla Scuola del Lichtenstein di cui Buttiglione è leader, maestro, e temo unico esponente.

È davvero dura reggere anche questo. Mancava solo il filosofo del Lichtenstein in questo disastro italiano. Uno incapace di trattenersi perché troppo abituato a parlare per dogmi e postulati in luoghi dove non hai nessuna risonanza intellettuale. Se invece di fondare Accademie nel Lichtenstein avesse vinto una cattedra ad Heidelberg, alla Sorbona o semplicemente a Torino, forse la sua ansia compulsiva di mostrarsi filosofo a tutti i costi ne avrebbe trovato giovamento. E questa volta il suo discorso a Bruxelles sarebbe stato semplice semplice e senza pretese speculative. Il giusto per prendersi un banale voto a favore. Ma, per completezza di cronaca, Buttiglione la cattedra l'ha vinta a Teramo, non a Friburgo: oltralpe, nell'Europa che addolora Buontempo, non basta sapere bene il tedesco, ci vogliono anche i saggi filosofici, quelli che pesano davvero, pubblicati da editori importanti, che finiscono nelle bibliografie americane, inglesi, francesi, spagnole, e via dicendo. Ma se questo non avviene, la colpa sarà magari della lobby gay dei filosofi, naturalmente potentissima, che...

 Pierangelo    - 17-10-2004
da l'Unità online del 16.10.2004

«Da teologo dico: Buttiglione sbaglia»

Le sparate contro le donne che da sole crescono i loro figli, bollate come «madri non molto buone» di Rocco Buttiglione, il politico cattolico neo commissario Ue, non piacciono neanche al teologo moralista Giannino Piana che invita al valore della mediazione, alla distinzione tra gli ideali cristiani «riferimenti essenziali a cui convertirsi» e i percorsi concreti, anche legislativi, per affermarli nella vita sociale.

Professor Piana non è del Vangelo l’invito ad assistere la vedova, come la mettiamo con le dichiarazioni di Rocco Buttiglione?
«Dire in una battuta che non è una buona madre quella che educa un figlio da sola è sconcertante. Bisogna saper distinguere. Anche se l’ottimale è che ci siano le due figure parentali, nella realtà non sempre sono presenti le condizioni perché questo accada e non per la cattiva volontà delle persone. In tanti casi sono situazioni subite dalle donne».

Trova coerente con la morale cattolica quanto affermato da Buttiglione?
«Nella prospettiva cristiana i valori sono presentati come un ideale che va sempre tenuto in considerazione e al quale convertirsi. Poi vi è il fare, il discorso normativo che è legato alle situazioni storiche e contingenti sulle quali avvengono delle mediazioni. Sono dei veri e propri compromessi con la realtà che vanno accettati proprio per riuscire ad attingere il bene possibile, che non è sempre il bene ideale. A volte bisogna agire per il “minor male”. Le persone non sono tutte uguali, i doni non sempre sono dati a tutti nella stessa misura. L’importante è far fruttificare quelli che si hanno».

È una critica allo schematismo di Buttiglione?
«Dal punto di vista etico la pura affermazione astratta dei principi non paga. L’etica che vuole rimanere fedele agli ideali e che li ripropone come tensione costante verso cui orientare la propria condotta, tiene anche conto delle situazioni e del loro limite oggettivo, nel suo aspetto normativo cerca di mediare questi principi rapportandoli alla diversità delle situazioni sia personali, sia di contesto. Bisogna tener conto della presenza del male e del peccato nel mondo».

Vi sono cattolici impegnati in politica che temono l’Europa possa identificare il loro impegno con le posizioni espresse dal neo commissario Ue...
«Bisogna fare un’ulteriore distinzione tra le scelte etiche personali di un credente che fa nell’ambito quotidiano e familiare da quelle che è chiamato a fare quando agisce sul versante sociale, politico e soprattutto legislativo. In quest’ambito deve tener conto della compresenza di etiche diverse. Non può imporre la propria etica, ma deve confrontare le proprie convinzioni con quelle degli altri per raggiungere un minimo comun denominatore su cui costruire il fare politico e legislativo. La distinzione dei piani pare quindi fondamentale. L’acquisizione di una maggiore laicità nell’affrontare i problemi dal punto di vista politico mi pare fondamentale per recuperare su quella condizione di conflitto che caratterizza pesantemente il mondo politico italiano dove si riflette una sorta di contrapposizione tra clericalismo, ancora fortemente presente, e una forma di rigetto del clericalismo che poi diventa in qualche caso un clericalismo alla rovescia. È una forma di laicismo che si radicalizza e non riesce più a trovare dei piani di confronto effettivo, produttivo perché in grado di condurre a risultati accettabili anche dal punto di vista legislativo».

Non le pare che il commissario Ue abbia una gran voglia di indossare la casacca del crociato, pronto a immolarsi per la fede?
«Da quello che si è letto pare che Buttiglione abbia inteso distinguere la sua posizione personale, che per coerenza voleva manifestare anche in termini radicali, da quella del politico che implica confronto e mediazione con le posizioni altrui. Lascia comunque perplesso questo suo radicalismo, questo puntare su di un’etica che è soltanto affermazione in astratto dei principi da perseguire a tutti i costi e in tutti i modi. Non mi sembra un modo per sviluppare l’approccio cristiano alle questioni etiche che, ricordo, presuppone il doppio binario: l’affermazione dei valori e la collocazione di quei valori in rapporto alle situazioni concrete, al perseguimento di soluzioni normative di mediazione. Il rischio è che si finisca per accentuare una non auspicabile conflittualità».

 Pierangelo    - 20-10-2004
da Repubblica del 19.10.2004

Quegli uomini che la pensano come Buttiglione
di NATALIA ASPESI

«Imputo lo sfascio della società alle donne preoccupate del lavoro e dello stipendio ma che non si preoccupano se i figli cresceranno con il vuoto affettivo di una madre assente». «La vera donna in carriera è quella che si occupa di casa, marito e figli, coltivando nel tempo libero interessi culturali e attività sportive». «Sarebbe ora che tutte queste donne rampanti se ne tornassero a casa lasciando il loro posto ai tanti disoccupati padri di famiglia che non sanno come arrivare alla fine del mese». «Le donne lavorano non per incrementare il bilancio familiare ma per se stesse, per curare il loro aspetto fisico e comprare cibi precotti». «La famiglia esiste per consentire alle donne di avere dei figli e di avere la protezione dell´uomo che si prende cura di loro». L´ultima frase, come si sa, l´ha pronunciata col suo solito sorriso furbetto il filosofo Rocco Buttiglione, assieme all´affermazione che l´omosessualità è un peccato, irritando la commissione del parlamento europeo che ha temporaneamente sospeso la sua candidatura a commissario europeo a giustizia libertà e sicurezza. Le quattro frasi precedenti sono estratte da lettere inviate alla rubrica del Venerdì "Questioni di cuore". Le prime tre sono firmate da uomini, l´ultima da una donna e non sono che un esempio delle tante lettere in cui soprattutto uomini, tornano a scagliarsi contro le donne che lavorano, attribuendo a questa loro nefanda bizzaria ogni orrore sociale e familiare. Buttiglione quindi non ha parlato a vanvera, come potrebbe pensare qualsiasi persona con un po´ di sale in zucca: per quanto le sue giacche esprimano contrizione e vita dedita alla famiglia (con molte donne, del tipo che non ama stirare), il docente di filosofia a Teramo sapeva benissimo cosa stava facendo.
Primo, fare un po´ di rumore con apparenti sciocchezze che avrebbero consentito a lui e alla folla apocalittica di ideologi governativi e buttiglioneschi, di inventarsi una "inquisizione anticristiana" (non si capisce perché non anticattolica), da parte del povero parlamento europeo. Secondo, far contenta la nebulosa sempre più consistente di persone, per la maggior parte uomini, che stufi di prendersela con comunisti, extracomunitari e omosessuali, hanno riscoperto il nemico più classico, il satana di tutti tempi: le donne in generale, quelle che lavorano in particolare. Massimamente pericolosa ed esecrabile quella che fa carriera, così descritta da un entusiasta marito romano di una felice casalinga giapponese, «una rampantissima supercarrierista d´assalto, tosta, aggressiva e conflittuale, sempre sulla scaletta di un aereo con la ventiquattrore in mano e il coltello tra i denti». Questo tipo di lettera è cominciato ad arrivare da poco più di un anno: prima o nessuno osava, o trattandosi di tempi meno disperati, nessuno ci pensava oppure non era ancora esaurita del tutto l´epoca in cui le donne parevano all´altezza di quasi pari diritti, suscitavano rispetto, persino vaghi sensi di colpa per un passato di subordinazione e la presente durezza delle loro vite di lavoratrici, madri e anche mogli, ma non sempre, essendo vasto il numero delle donne separate, divorziate, abbandonate, fuggite, quindi sole (non buone?) coi figli. È difficile che il nostro ministro Udc, essendo appassionato di Kant, sia anche un lettore di "Questioni di cuore" dove avrebbe potuto apprendere il nuovo corso di un certo pensiero maschile sui mali forse addirittura anticristiani del mondo, rappresentati da donne con stipendio anche scarso e a termine. A parte una sua eventuale propensione personale a non vedere di buon occhio le donne poco operose con viakal o svelto, (ma una sua simpatica somiglianza con Gambadilegno con sigaro lo escluderebbe), chi gli avrà suggerito che era il momento di portare a sé e eventualmente al Polo le nuove pecorelle smarrite nel labirinto delle odiose donne che, lavorando, diventano casalinghe solo dopo le sette di sera, e magari sino a mezzanotte, e poi ciccia, sono troppo stanche? Le sue massime frequentazioni vaticane, un circolo di perpetue, il club degli uomini soli, l´associazione maschi casalinghi? Certamente, nelle sue burbere ma amabili esternazioni, ha tenuto conto più del pensiero laico di maschi incavolati che per esempio di quello cristiano del cardinale Ratzinger, che con la sua famosa "lettera sulla collaborazione dell´uomo e della donna" ha conquistato le femministe: per aver scritto che «le donne siano presenti nel mondo del lavoro e dell´organizzazione sociale e che abbiano accesso a posti di responsabilità che offrano loro la possibilità di ispirare le politiche delle nazioni e di promuovere soluzioni innovative ai problemi economici e sociali». Richiedendo anche «una giusta valorizzazione del lavoro svolto dalla donna nella famiglia. In tal modo le donne che liberamente lo desiderano potranno dedicare la totalità del loro tempo al lavoro domestico senza essere socialmente stigmatizzate ed economicamente penalizzate». Si sottolinea: casalinghe: quelle che liberamente lo desiderano, senza imposizione da parte della fragilità maschile. Lavoratrici: accesso a posti di responsabilità senza che i maschi se ne sentano degradati. Sono tempi oscuri, di recessione politica, economica e civile quelli in cui si ricomincia a parlare delle donne come massa ribelle e fastidiosa da ricondurre sulla retta via della sottomissione domestica. Si tratta di sfoghi senza sbocco, di idee senza futuro; mai una volta comunque che uno di questi uomini che saprebbe come far funzionare il mondo con metodi talebani, si senta minimamente corresponsabile, assieme, più che alle donne, alle istituzioni allo sbaraglio, dell´inciviltà e dello sgangheramento morale del Paese.

 Anna Pizzuti    - 20-10-2004
In www.europalex.kataweb.it tutti I documenti relative all’audizione di Rocco Buttiglione.

In base ai brani che ne estraggo, mi viene da pensare che a desiderare che l’onorevole torni a casa non sono solo le persone civili, ma anche il nostro Presidente del Consiglio. A meno che non gli avesse dato libertà di menzogna.
D.11 È’ d'accordo sul fatto che mezzi d'informazione liberi e pluralisti costituiscano un requisito essenziale per il pieno rispetto del diritto alla libertà di espressione e d'informazione? Accetta che l'UE abbia un obbligo politico, morale e giuridico di assicurare, nel quadro delle sue competenze, che venga rispettato il diritto dei cittadini dell'Unione a mezzi di informazione liberi e pluralisti?
R. Naturalmente! Non posso che essere d'accordo su questa affermazione pro democratica: mezzi di informazione liberi e pluralisti sono effettivamente un requisito essenziale per il pieno rispetto del diritto alla libertà di espressione e d'informazione. Sono pienamente consapevole del prezioso lavoro svolto da questa commissione all'inizio di quest'anno, volto ad analizzare, in modo rigoroso, la situazione in taluni Stati membri e valutare lo spazio per i miglioramenti. L'Unione - e la Commissione in particolare - hanno il dovere di garantire, nell'ambito delle rispettive competenze, che i diritti dei cittadini dell'UE siano rispettati. L'articolo 11, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali richiede, come sapete, tale rispetto. A tale scopo - sebbene i mezzi d'informazione non rientrino nel mio portafoglio - intendo incoraggiare in questo settore un elevato livello di rispetto dei diritti dei cittadini dell'UE.
D.12 È d'accordo sul fatto che la legislazione dovrebbe essere approvata a livello europeo per impedire che esponenti politici o candidati abbiano rilevanti interessi economici nei mezzi d'informazione, onde prevenire conflitti di interesse? Sarebbe disposto a sottoporre proposte per far sì che i membri del governo non possano utilizzare a fini politici i propri interessi legati ai mezzi di comunicazione di massa?

RQuesta domanda solleva un'altra importante questione, trattata nella relazione di questa commissione, approvata lo scorso maggio. Tutte le forze politiche, sia partiti che singoli candidati, devono osservare i principi di libertà e democrazia e rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali. In qualità di membro del Collegio, appoggerò l'esame di eventuali misure volte ad impedire qualsiasi conflitto di interessi, entro i limiti delle competenze della Commissione. Credo che rafforzare la trasparenza nel settore degli interessi economici dei rappresentanti politici - compresa la proprietà o gli interessi nei mezzi di informazione - sia un passo importante.

 Pierangelo    - 24-10-2004
da Liberazione del 24.10.2004

Buttiglione ci ha fatto vedere la vera Europa
di Ritanna Armeni

Dobbiamo un ringraziamento a Rocco Buttiglione. La sua audizione, le sue posizioni contro gli omosessuali e contro le donne, e le reazioni che hanno scatenato, hanno avuto un grande merito: hanno dato carne a sangue ad un'Europa rimasta finora burocratica e grigia, mercantile e liberista. Finora l'Europa delle cittadine e dei cittadini non l'avevamo intravista neppure in controluce. Lo stesso dibattito sulle origini giudaico-cristiane del vecchio continente, dibattito niente affatto secondario (e nel quale - a mio parere - l'elemento storico e religioso non era da cancellare con prosopopea e sufficienza) era stato inficiato da elementi strumentali. Chi voleva introdurre le origini cristiane, come il presidente del Senato il neocon Marcello Pera, non faceva mistero di considerare quel riconoscimento parte di una guerra di religione. «In un momento in cui l'Occidente, l'America con l'11 settembre, l'Europa con l'11 marzo - ha detto - sono fattti bersaglio del terrorismo islamico, riconoscersi o meno in una identità, che ha radici tanto nella tradizione giudaico-cristiana quanto nella civiltà greca classica, costituisce una differenza fondamentale». Chi a queste radici si opponeva, come la Francia di Jacques Chirac, lo ha fatto in nome di un laicismo che rifiutava a priori e ingiustamente l'esistenza di radici cristiane in quanto radici "religiose".

Così eravamo a qualche giorno dalla firma del trattato costituzionale. Poi c'è stato il "caso Buttiglione" che, per una sorta di eterogenesi dei fini, ha rotto il silenzio delle donne e degli uomini e ha posto a tutti noi cittadini/e europei/e le seguenti domande: chi siamo?

Quali devono essere i nostri diritti? In che modo dobbiamo regolare le nostre relazioni a cominciare da quelle nella famiglia? Quale rapporto dobbiamo avere con il diverso, sia esso l'omosessuale, una minoranza politica o con l'extra comunitario, cioè con un'altra cultura? Come si costruiscono i rapporti fra i sessi e come si concepisce la figura e il ruolo della donna nella società e nella famiglia? Come si confrontano i valori di cui siamo portatori?

Non sono domande da poco. Esse rinviano a regole comuni e con-divise, a valori fondanti. Esse, o meglio la risposta ad esse, contribuisce a costruire in modo determinante un'idea e un immaginario di Europa. A dargli quell'anima, che i burocrati e i governi di Bruxelles non sono riusciti neppure ad accennare nelle centinaia di pagine del trattato costituzionale.

Perché di un'anima, e anche di ideali e "di immaginario" (come non si stanca di ripetere sul manifesto Ida Dominijanni) i cittadini europei hanno bisogno. Chi oggi usa, strumentalmente, i valori espressi da Rocco Buttiglione, sa bene l'anima che vuol dare all'Europa. Ce l'hanno detto parlando dell'aborto, dell'omosessualità, della procreazione assistita, della famiglia. E oggi ce lo dice con particolare forza e convinzione, perché quelle idee fanno parte di una battaglia più vasta. Esse devono essere il fondamento di un'Europa che in nome dell'occidente ingaggia una guerra contro l'"altro", contro l'Islam. Tutto si tiene in quel progetto ideologico: il liberismo di Maastricht, una concezione delle donne e degli uomini e delle loro relazioni intrinsecamente conservatrice, e naturalmente la guerra. Quella guerra che si vorrebbe far diventare il collante di un continente che finora non è apparso entusiasta.

E' un progetto chiaro, lineare, ma non egemone. E' pieno di contraddizioni come sempre la vicenda Buttiglione ha dimostrato. Gran parte di coloro che sono per la libertà di mercato sono anche per la libertà dell'individuo. Una intellettuale italiana come Claudia Mancina lo ha detto in un articolo di grande spessore apparso sul Foglio di qualche giorno fa: non si può essere per il libero mercato e contro la libertà delle persone, delle donne, degli omosessuali. Questo occidente va preso tutto così come è. E la pensano come Claudia Mancina quei liberaldemocratici europei, non assimilabili alla sinistra, che sono stati fondamentali nel respingere le tesi integraliste di Rocco Buttiglione.

E questa non è la sola contraddizione. La seconda riguarda la Chiesa cattolica o meglio i cattolici. Questa può essere in gran parte, o in parte, d'accordo con quanto i conservatori cattolici dicono sulla donna, sull'uomo o sulla famiglia (in gran parte, non del tutto) ma non ci pensa neppure ad ingaggiare una guerra di religione contro l'Islam. Il Papa si è scusato per le guerre di religione, La Chiesa è fondamentalmente pacifista. Quanto al liberismo è noto che Karol Wojtila ne è uno dei critici più intransigenti.

Una parte ampia di cattolici e di cristiani afferma con forza e passione i propri valori, li testimonia nella vita, ma non pensa di imporli ad altri. Questo ha reso possibile nella gran parte dei paesi europei l'affermazione di leggi in contraddizione con valori religiosi.

Ma le donne e gli uomini d'Europa possono accontentarsi di un liberalismo autentico che si limiti a salvaguardare i diritti dell'individuo e del mercato? Che - per citare una delle tre parole della rivoluzione francese, la rivoluzione che definì i diritti dell'uomo - si limiti alla "liberté"? O deve aspirare ad altro? Proprio le contraddizioni esistenti nel fronte liberale e liberista ci fanno capire che dell'altro c'è bisogno. Che la nuova Europa non può costruirsi solo sulla "liberté", ma anche sulla "egalité" e sulla "fraternité". In poche parole nella lotta al liberismo e nella ricerca della pace.


Non è un'utopia, non è una ipotesi astratta. E non solo perché sulla "fraternité", cioè sulla lotta alla guerra in Europa, c'è un fronte vasto e variegato che attraversa gli Stati, la Chiesa cattolica e si incarna in un movimento che si fa di tutto per ignorare, ma che c'è ed è forte (per fortuna non è solo Comunione e liberazione a mobilitare i giovani). Non solo perché l'ipotesi liberista ha provocato sconquassi inimmaginabili e pone all'ordine del giorno quella "egalité" così dimenticata nella stagione della precarizzazione e dello sfruttamento generalizzato. Non solo per questo. Ma perché gran parte del pianeta ci vive già come "eccezione", punto di riferimento, curioso spazio non domato dall'impero americano. Ci vive come continente che sa parlare di pace, che mantiene una idea di solidarietà ed inclusione. Un continente che può parlare al mondo proprio perché "Venere", e non "Marte", non è interessato, cioè, al dominio militare dei popoli della terra. Come un'area in cui sono forti movimenti e idee che cercano un nuovo equilibrio fra uomo e ambiente e fra le diverse culture, dove un movimento operaio, pur colpito, produce ancora modelli di conflitto e di cittadinanza. Dove una grande stagione di lotte ha prodotto con il Welfare, un idea di stato solidale. La battaglia per la costituzione è la battaglia per affermare in Europa questi valori, tra i quali il rispetto delle minoranze (sta qui, ben più che l'essere mussulmani, il confronto con la Turchia)
Provate a parlare dell'Europa con chiunque dei cittadini del mondo, per esempio un abitante dell'Ohio o dall'altra parte del globo un abitante del Sudafrica. Entrambi o con disprezzo o con ammirazione individuano l'Europa come diversa. Questa diversità è la sua - la nostra - anima. Anche noi possiamo vederla e cominciare a viverla.

 Pierangelo    - 25-10-2004
da l'Unità del 25.10.2004

Le Donne, i Gay
E Poi?


di Antonio Tabucchi

Oggi, al riparo del «personale» si può dire di tutto di più. Un esempio del tutto «personale». Tempo fa, su un treno Firenze-Milano, un distinto signore col quale intrattenevo una banale conversazione da treno, di quelle che hanno per argomento il cambio del clima, la bistecca alla fiorentina e il risotto alla milanese, a un certo punto, preso da un accesso di confidenza (la conversazione volgeva sul cous-cous), mi disse educatamente: «Perché vede, io, personalmente sono razzista». E poi, forse alla ricerca di una mia comprensione, aggiunse: «Non so cosa ne pensa». Probabilmente si attendeva che gli rispondessi che si trattava di una opinione personale era sacrosanta, e che mi sarei fatto ammazzare piuttosto che impedirgli di esprimere la sua opinione, secondo quell’adagio devastante falsamente attribuito a Voltaire che in Italia è servito da sdoganamento alle dichiarazioni più nefande. Poiché al contrario del falso adagio illuminista non mi farei mai ammazzare affinché qualcuno esprimesse un’opinione del genere, gli risposi che mi auguravo che non facesse politica.

Per il semplice fatto che una sessantina d’anni fa, grazie a dei figuri che erano arrivati ai posti di comando con un’ideuzza «personale» simile alla sua, più di sei milioni di persone ci avevano rimesso la pelle.
L’onorevole Buttiglione è un filosofo di una certa semplicità, ma come uomo politico è sorprendentemente complicato. Richiesto al Consiglio d’Europa di fornire spiegazioni sulle sue dichiarazioni circa il ruolo della donna nella società (da lui intesa soprattutto in qualità di massaia), della madre sola (da lui considerata cattiva) e sugli omosessuali (da lui considerati peccatori) ha risposto che si trattava di una convinzione esclusivamente personale, e che nulla aveva a che fare con il compito politico di cui dovrebbe occuparsi. Compito che consiste, secondo le direttive del Consiglio d’Europa, nel favorire una migliore integrazione sociale e un raggiungimento di maggiori diritti civili delle persone di cui sopra. Analizzando la sua sottile risposta, mi sono chiesto che cosa sia la politica secondo l’onorevole filosofo. La politica è solo un fatto burocratico, non è piuttosto la traduzione in termini sociali e operativi di una visione del mondo e degli esseri umani, cioè di una convinzione morale?
E poi: possibile che un uomo fornito di saldi principi quali quelli dell’onorevole Buttiglione si dica disposto a sacrificarli, direi a rinnegarli, promuovendo l’integrazione sociale e i diritti civili di categorie o di persone di cui ha un’opinione così negativa? Possibile, mi chiedo, che un uomo di pensiero sia disposto a rinunciare agli ideali su cui si basano la sua filosofia e la sua morale per un modesto impiego da parlamentare europeo?
Però, se così è, sarebbe utile conoscere più a fondo il suo pensiero «personale». Per esempio, secondo la dottrina più tradizionalista della Chiesa cattolica, gli Ebrei sono un popolo «deicida». E gli Zingari, come è noto, non amano la patria (non avendola) né la divisa militare: non sono dunque bravi soldati. Sulle donne e sugli omosessuali l’onorevole Buttiglione è stato chiarissimo. Ma il portafoglio che dovrebbe occupare non riguarda solo le donne e gli omosessuali, su cui Buttiglione esprime un pensiero preoccupante. Riguarda anche altre persone e altre appartenenze sociali. In quanto cittadino europeo che vive in una Comunità amministrata anche dalla commissione di cui l’on. Buttiglione dovrebbe fare parte, il suo pensiero mi interessa fino in fondo. Non mi pare una curiosità oziosa.

 Pierangelo    - 06-11-2004
E, alla fine, sorridiamoci su, aiutati da questo articolo tratto da l'Espresso in edicola il 5.11.2004

satira preventiva di Michele Serra

Papa Silvio I e il chiostro dei famosi

2004 Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa smette di essere puramente teorico. A cambiare la natura stessa della disputa è una clamorosa scoperta archeologica: durante i lavori di scavo della nuova complanare a sei corsie di San Giovanni Rotondo, una ruspa porta alla luce una lunghissima radice cristiana dell'Europa, di colore candido, luminescente, dal forte profumo di rose, e così profondamente ramificata che provando a tirarne con forza un'estremità, crolla una canonica in Francia, in un villaggio provenzale.
Incredulo, il personale del cantiere constata che la radice cristiana funziona più o meno come le fibre ottiche: appoggiando un orecchio all'estremità italiana, si possono udire nitidamente le imprecazioni del parroco provenzale, rimasto travolto dal crollo, e della perpetua, che cerca disperatamente i suoi vestiti e quelli del parroco. Le autorità, subito accorse, si rendono conto che quella radice è solo uno dei tanti terminali di uno sterminato reticolo sotterraneo: collegandola a un portatile, e digitando la password 'marcellopera', è possibile connettersi con ogni luogo d'Europa, dal Camino de Santiago al Monte Athos, da San Pietro a San Pietroburgo, con la sola eccezione di Pigalle, degli studi di Cologno Monzese dove si registrano i varietà di Natalia Estrada e di una piazzola autostradale fuori Bologna usata dagli scambisti.

2005 L'Europa non è più la stessa. Portata in superficie in tutto il continente, la radice cristiana attraversa come un monito città e campagne, case private e villaggi, stadi di calcio e ristoranti. Profondamente mutati, al cospetto di quella che tutti chiamano la Santissima Rete, i comportamenti pubblici e privati: i politici continuano a rubare, gli amanti a fornicare, gli assassini a uccidere, la Estrada a ballare, ma tutti sapendo benissimo che è sbagliato farlo. In tivù furoreggiano il talk-show 'La confessione', il reality 'Il chiostro dei famosi' dove vip in disuso cercano di diventare vescovo o badessa con il televoto, e il format 'Pater-Ave-Gloria' che propone le preghiere più popolari interpretate dai rapper pentiti.

2006 Elezioni politiche in Italia: monsignor Tonini, candidato per il centro-destra e per il centro-sinistra, vince a mani basse. Vittorio Sermonti è interrotto durante la sua lectura Dantis da un gruppo di fanatici, che gli impongono di cambiare il testo di Paolo e Francesca facendoli figurare come marito e moglie. Il presidente europeo Buttiglione dichiara fuori legge l'omosessualità, il bacio con la lingua e i collant. Riscritta la Costituzione europea: non è più divisa in capitoli ma in versetti, e sancisce che l'Europa si fonda sulle Tre Virtù Teologali e sugli insegnamenti dei Frati Antoniani. Antonio Ricci lancia 'Velette', concorso per novizie. Il Gabibbo si converte e parte in missione tra gli indios Watanabe, che abbandonano il cannibalismo disgustati dal sapore del peluche. Berlusconi diventa papa e sposa in terze nozze Valeria Marini. Calisto Tanzi rinnova il miracolo della moltiplicazione dei bond.

2008 Primi problemi politici attorno alle radici cristiane. Possesso e manutenzione della Santissima Rete vengono rivendicati dai cattolici, dai protestanti, dagli anglicani, dagli ortodossi, dagli anabattisti, dai quaccheri e da una delegazione copta che arriva armata dal Cairo sostenendo che l'Egitto è da sempre il cuore della cristianità. I valdesi propongono un accordo e vengono sterminati in massa.

2012 Incidente di Sarajevo: un fanatico dell'Opus Dei, sostenitore della verginità della Borsa, spara al pope Ferdinando, sostenitore del Partizan di Belgrado. Scoppia la terza guerra mondiale, detta anche Guerra dei Trecento Anni per la sua durata, o Guerra dei Vent'anni per la durata della vita media degli europei. I protestanti conquistano Lourdes, i cattolici sbarcano in Inghilterra e costringono la monarchia a riconoscere ufficialmente Don Bosco e a nominarlo Santo Patrono.

2312 Gli europei sono quasi tutti sterminati. Attraversando lo stretto di Gibilterra in gommone un gruppo di beduini, guidati dallo sceicco Osama XVI, conquista il continente in una settimana.