Lettera aperta
Gianni Mereghetti - 13-07-2005
ALLE STUDENTESSE E AGLI STUDENTI
CHE HANNO SOSTENUTO GLI ESAMI DI STATO


Carissimi,
la vera novità di questi esami siete stati voi, e la ragione è semplice, avete messo in campo voi stessi, la vostra criticità, la vostra genialità, proprio in un tipo d'esame, dove "tutto cospira a tacere di sé". Di questo vi ringrazio, perché avete dimostrato che anche la formula più rigida può essere piegata dalla forza incontenibile dell'"io". Nello stesso tempo vi chiedo perdono per tutte le volte che questo approccio, l'unico interessante, non è stato adeguatamente valorizzato da noi insegnanti.

La modalità con cui avete affrontato le prove ha però snidato due gravi contraddizioni di questa già vecchia formula d'esame.

La prima è l'impianto nozionistico dell'esame, che non rende ragione delle vostre reali capacità. Il colloquio ne è stato l'esempio più lampante, in quanto la possibilità di domande su tutto lo scibile umano lo ha condotto verso la deriva nozionistica, tranne quando abbiate trovato insegnanti tesi a incontrarvi, e non a ingabbiarvi nelle loro griglie e grigliette. E' evidente che a questo riguardo la questione vera non sia l'esame, ma la scuola: infatti un esame di questo tipo rispecchia la scuola attuale, che privilegia l'analisi alla sintesi. Un nuovo esame potrà uscire solo da una scuola, che non metterà più al centro la capacità di accumulare conoscenze, bensì quella di giudicarle e di servirsene.

La seconda osservazione riguarda il punteggio. E' una pura somma, che non significa nulla. Del resto che il lavoro di ognuno di voi valga 60, 71, 86, 93, 100 è un'astrazione pura, non interessa a nessuno e non serve a niente. Più coerente con una valutazione seria sarebbe che alla conclusione del percorso scolastico vi si indichino le competenze e le capacità di cui siete in possesso, così che possiate metterle a frutto.

Ma che un esame privilegi la sintesi e valuti delle capacità sarebbe troppo ragionevole, per cui si preferisce un marchingegno, che porta a sprecare energie fisiche e psichiche per risultati che nulla hanno a che fare con l'educazione.

In questa contraddittorietà una positività comunque rimane, più forte di tutte le negatività, ed è che per chi ha voluto, insegnante o studente che sia, anche questo esame è stato un'occasione per "parlare di sé", un'occasione di fatto educativa. E che voi abbiate voluto coglierla è significativo per il vostro futuro: questa è infatti la vita, la continua sfida a mettere in gioco la propria umanità, così che ogni desiderio trovi la sua realizzazione.


Gianni Mereghetti
Insegnante al Liceo Scientifico Pascal di Abbiategrasso



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