La terza bozza di decreto, ovvero chi non fa che cosa
Anna Pizzuti - 09-03-2005
Perfino Tuttoscuola, solitamente impegnata a dipanare i più intricati bandoli delle matasse ministeriali ed a giustificarli, si sta innervosendo.
La conclusione di un commento, dal titolo “Secondo ciclo. Dibattito: chi fa che cosa?”, apparso in questi ultimi giorni,sta a dimostrarlo:

Quali sono dunque i punti di consenso e di dissenso emersi dal dibattito rispetto alle ipotesi ministeriali? Quali sono le ipotesi alternative? E perché sono tali? In che senso? Che tipo di conseguenze scaturiscono da una scelta invece dell’altra? Quali responsabilità si assume la politica optando per una soluzione al posto dell’altra? Si sono condotti studi di fattibilità a questo riguardo? Se il dibattito non è stato strumentale e rituale, non sarebbe bene rendere pubbliche queste informazioni?

L’assurdo sta nel fatto che una nuova bozza ora c’è. La terza. O seconda, a seconda che si conti o non si conti anche la prima, quella apocrifa, mai riconosciuta come legittima dal MIUR. E dovrebbero essere le variazioni che essa contiene, rispetto a quella del 17 gennaio, a rispondere alle angosciose domande riportate sopra.

Per questo ho cercato di mettere a confronto i due testi, evidenziando in rosso le parti della prima bozza che non si trovano più nella seconda, in blu quelle nuove che la seconda – rispetto alla prima – contiene.

Il Capo del campus

Innanzitutto il Capo I, quello che, in un unico articolo, delinea i principi fondamentali della separazione. Raccolgo le osservazioni per punti.

Punto 1: la questione dei “nomi” con i quali vengono chiamati i due canali (evidenziati in verde nel confronto). Ovvero la questione del come si chiama cosaLa confusione continua a regnare sovrana e questo, come ci ha spiegato Mario Ambel , potrebbe non essere casuale

Punto 2: diminuiscono gli articoli (del capo III) ma aumentano i commi (del capo I). Alcuni sono del tutto nuovi, come quello riguardante il credito formativo conseguiti nelle attività sportive (non potendo restituire ore all’educazione fisica, hanno premiato i possessori di palestre?) altri vengono promossi in “prima linea” da altre posizioni.
Tra questi spicca il comma 14: “I percorsi del sistema dei licei e quelli del sistema di istruzione e formazione professionale possono essere realizzati in un’unica sede, anche sulla base di apposite convenzioni tra le isituzioni scolastiche e formative interessate”.
Se non sbaglio è quello che prefigura la prospettiva dei campus. A confermarlo è, ancora una volta,
Tuttoscuola che parla, in un'altra nota, di una “svolta molto importante” e rimanda ad una forte libertà di scelta delle istituzioni scolastiche che, sempre secondo il commentatore, possono“chiedere di attivare, sul piano ordinamentale, sia percorsi liceali sia percorsi di istruzione e formazione professionale di tre anni, quattro o piu' anni. Quindi anche di cinque (gli attuali istituti tecnici) o di sei e di sette/otto con la formazione professionale superiore.(…) . Tale sistema educativo, poi, si presentera' al proprio interno articolato in percorsi liceali e/o di istruzione e formazione professionale, ma senza dualismi e separazioni. La soluzione verrebbe dalla distinzione tra piano ordinamentale e piano gestionale”.

Ora io mi chiedo: è possibile che si arrivi a credere ed a far credere che la separazione dell’Istruzione nei due canali venga superata facendoli risiedere nello stesso luogo? Separati in casa, verrebbe da dire. Tralascio poi i problemi logistici e di edilizia scolastica, nonché quelli botanici (ricordo che non si dà campus senza prato ed altra folta vegetazione …)

Il capo – o i capi - del rinvio

La parte del decreto oggeto delle più evidenti operazioni di “ingegneria decretizia”, che comunque, alla fine, non fanno altro che rinviare il problema è il blocco del Capo III e del capo IV. I ” capi del rinvio”, potrebbero essere definiti, considerato che è proprio il rinvio alle regioni la novità più evidente. Per qualche aspetto, forse, positiva, perché, tra le materie rinviate, c’è anche la definizione degli standard minimi, non più prelevati di peso dai percorsi sperimentali scaturiti dagli accordi MIUR_Regioni, anche se, a ben vedere, la sostanza rimane la stessa. (Art 18, lettera b).
Rinvio alla loro funzione costituzionale, ma anche rinvio nel tempo. Con una curiosità che mi è sorta. Rinviare la gestione del trasferimento delle competenze (art.24) al Ministro degli Affari Regionali equivale veramente a rinviarla alle Regioni, che hanno organismi decisionali ben definiti edel tutto esterni esterni, se non sbaglio, al Ministero?

C’è comunque un passaggio che, invece di rinviare, anticipa:
Articolo 23 (Passaggio al nuovo ordinamento)1.Al fine di consentire l’attivazione dei nuovi percorsi, assicurando la completa definizione dell’offerta formativa del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, gli accordi di cui all’articolo 1 comma 10 ed all’articolo 18 sono sanciti entro il 31 dicembre del 2005, nel rispetto dei livelli essenziali di cui al capo III”. Sono gli accordi sulle corrispondenze tra i crediti scolastici e formativi acquisiti nei percorsi di istruzione e formazione professionale, che dovrebbero favorire i passaggi nei licei. Come a dire: scegliete pure, fin dal gennaio del 2006, in quale canale volete immettervi. Anche se la riforma non sarà approvata. Noi vi garantiamo la pari dignità.

Basta, però, leggere un po’ più attentamente, e la smentita a questa garanziala fornisce lo stesso decreto.
Il cui capo III potrebbe essere avere anche un altro titolo: “Il nuovo Capo III, ovvero la fine dell’ ipocrisia” Perché, se è vero – e per questo, come per l’analisi dei nuovi orari rimando al commento pubblicato da Italiaoggi riportato di seguito – che le novità più evidenti riguardano il piano istituzionale (il chi dovrebbe fare cosa), ce n’è una che potrebbe sfuggire, ma che chiarisce finalmente in cosa consiste la pari dignità.
Nella bozza del 17 gennaio, sempre all’ Articolo 18 del capo III (Livelli essenziali degli obiettivi generali e del profilo educativo, culturale e professionale)la definizione, appunto, del suddetto profilo nell’istruzione e formazione professionale era costruita sul rimando al comma 5 dell’articolo 1, che recita:

I percorsi liceali e quelli dell’istruzione e della formazione professionale , nei quali si realizza il diritto-dovere all’istruzione ed alla formazione sono di pari dignità e perseguono il fine comune di promuovere l’educazione alla convivenza civile e la crescita educativa e culturale e professionale dei giovani attraversoo il sapere, il fare e l’agire e la riflessione critica su di essi nonché di sviluppare l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e socialie curando anche lo sviluppo delle conoscenze relative all’uso delle nuove tecnologie e la padronanza di una lingua europea oltre all’ italiano ed all’inglese, secondo il profilo educativo, culturale e professionale di cui all’allegato A. Essi assicurano gli strumenti indispensabili per l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Essi, inoltre perseguono le finalità e gli obiettivi specifici indicati ai Capi II e III

Nella bozza del 3 marzo non è più così. Il profilo viene definito in base al comma 3, dell’articolo 1, che, invece, recita:

Nel secondo ciclo del sistema educativo sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale e morale ispirata anche ai principi della Costituzione, lo sviluppo della coscienza storica e dell’appartenenza alla comunità locale, alla comunità nazionale ed alla civiltà europea.”

E’ la stessa cosa? Forse che sì – come si legge sul bellissimo soffitto di una sala del castello di Mantova - ma forse anche che no.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Grazia Perrone    - 09-03-2005
Segnalo:

Il ministro dell'istruzione ha presentato un nuovo decreto.
La Moratti rifà il look alla riforma.
Nuovi indirizzi per i licei, restano i nodi per la formazione.


La Moratti rifà il look alla riforma della secondaria. Diminuiscono gli indirizzi, aumentano le materie, ma i problemi fondamentali dell'articolato, che avevano dato adito a critiche nello schieramento di centro-sinistra quanto in quello di centro-destra, tra i sindacati quanto in Confindustria, restano quasi tutti: la gestione del nuovo sistema, soprattutto nella fase transitoria, e la sorte degli istituti tecnici, professionali e d'arte.

Il testo del nuovo decreto, attuativo della legge n. 53/2003, è stato presentato dal ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, lo scorso 3 marzo in un incontro con le sigle sindacali. Il nuovo testo non è ancora quello definitivo, che sarà presentato al consiglio dei ministri per iniziare l'iter formale della sua approvazione, ma conclude una prima fase della consultazione che il ministro ha avviato a metà gennaio. Consultazione prettamente istituzionale, che ha coinvolto partiti di maggioranza, parti sociali, regioni e associazioni, ma non le scuole.

Gli indirizzi dei licei. Passano da otto a sette nel liceo tecnologico: l'indirizzo "meccanico" diventa "meccanico e meccatronico", il "chimico e biologico" si sdoppia in "chimico e materiali" e "produzioni biologiche e biotecnologie alimentari", che assorbe l'indirizzo agrario; scompare l'indirizzo moda; l'indirizzo trasporti si arricchisce di "logistica", quello delle costruzioni di "ambiente". Passano da quattro a due gli indirizzi del liceo economico. Erano previste tre "opzioni" (servizi, turismo e agro-alimentare) costituite da tre materie di indirizzo per cinque/sei ore settimanali; diventano ora una sola materia di tre ore a scelta dello studente "economia e management del turismo" o dei servizi. Un legame puramente formale con alcuni indirizzi oggi esistenti. Si aggiunge anche il "management della filiera moda".

Da indirizzo del tecnologico passa a una sola materia dell'economico, e non si occupa più della produzione di tessuti. La diminuzione dei futuri indirizzi dei licei aumenta il numero degli attuali indirizzi dell'istruzione tecnica, professionale e d'arte che non saranno licei, ma potrebbero diventare indirizzi della Istruzione e formazione professionale (Ifp).

Gli orari. Cambia la struttura oraria del liceo artistico e del liceo musicale e di danza, mentre, ironia della sorte, non tornano i conti del monte ore del liceo economico: vi era un errore nella versione di gennaio, ve ne è anche nella nuova versione. Nel piano di studi del singolo studente rientrano anche le ore del recupero degli insegnamenti obbligatori, che si immagina sia aggiuntivo al monte ore obbligatorio.

Le materie. Alle pressioni a favore di una disciplina o di un'altra, il Miur ha dato tre tipi di risposte, ordinate dalla più frequente, ma meno significativa, alla più rara, perché più difficile da realizzare:

1) Ha inserito la disciplina tra le materie che possono essere scelte dallo studente.

Per esempio: nei licei senza indirizzo compare diritto ed economia, latino nel triennio del liceo linguistico.

2) Ha promosso la materia tra quelle obbligatorie già previste, associandola ad altre.

Per esempio nel liceo tecnologico torna filosofia ma associata a storia, nel liceo economico geografia e scienze diventano una sola materia.

3) Ha inserito la disciplina contesa tra le materie obbligatorie, tagliando le ore ad altre.

Per esempio nel liceo economico compare informatica come materia a sé. Vediamo alcuni casi significativi, su cui ci sono state le maggiori critiche.

Musica.Nei licei linguistico e scienze umane è associata a storia dell'arte, per cui è storia della musica e non uso di uno strumento. Nel liceo classico e scientifico invece è una delle materie a scelta dello studente.

Informatica. Una delle materie simbolo della riforma. È una materia a sé nel liceo economico, è inserita in matematica nel liceo tecnologico e scientifico, non è prevista nel liceo classico e delle scienze umane.

Rimane una l'ora settimanale di ginnastica per tutti, ma è previsto il riconoscimento di crediti per gli studenti atleti che potranno evitare l'ora di ginnastica oppure potranno ottenere punti per l'esame di stato.

È previsto l'insegnamento di una materia obbligatoria in lingua straniera al 5 anno, di due materie in due lingue straniere nel liceo linguistico a partire dal 3° anno.

Le soluzioni adottate non sono quindi riconducibili a una logica culturale o di ordinamento, ma alla esigenza di soddisfare il maggior numero di richieste.

Quote regionali. Nulla è detto invece sulla quota oraria a disposizione delle regioni e delle scuole autonome.

Esami idoneità. Chi vuole riprendere gli studi abbandonati, può chiedere il riconoscimento dei crediti maturati in contesti formali e informali. La formulazione non è felice: perché sembra prevedere la sopravvivenza dell'esame di idoneità e non chiarisce che il riconoscimento è fatto dall'istituto al quale ci si vuole iscrivere.

Diritto-dovere. Si completerà solo nell'anno scolastico 2009-10 il diritto dovere, che sostituisce l'obbligo scolastico e che dovrebbe durare 12 anni di scuola, cioè fino al 4° anno dei percorsi liceali o di Ifp, o meno per chi consegue una qualifica (triennale). Oggi il diritto dovere riguarda solo il primo anno della secondaria; dal 2005-06 dovrebbe coprire anche il secondo, dal 2006/07 anche il terzo, si arriverà al quarto anno solo quando si formeranno le nuove 4», appunto nel 2009/10.

Istruzione e formazione. La nuova versione distingue "percorsi liceali" dai licei, cioè dagli istituti. È quanto hanno chiesto le regioni. Ciò significa che i licei non dovrebbero essere in edifici distinti per tipologia, ma che ogni istituto potrebbe organizzare più percorsi: solo liceali secondo il Miur, anche della Ifp, secondo le regioni. La questione ne richiama altre due di fondo:

Chi istituirà i nuovi percorsi? Il Miur pensa che debba farlo il direttore regionale; le regioni sostengono che sia da tempo loro competenza la programmazione della rete delle scuole, assegnata dal dlgs 112/1998.

Chi gestirà il 2° ciclo? Gran parlare di pari dignità, di unitarietà, ma vi sono due posizioni, che partono da letture diverse della Costituzione:

- il Miur dalle distinte competenze legislative in materia di istruzione e formazione fa derivare anche distinte responsabilità di gestione: allo stato i licei, alle regioni l'Ifp.

- le regioni sostengono di essere competenti della programmazione dell'intera offerta formativa, come ha riconosciuto la Corte costituzionale (sentenza 13/2004) e quindi della gestione dei due sistemi, ma sembrano divisi sull'immediato. Regioni del centro-destra sono interessate al trasferimento delle risorse (personale e spese di funzionamento) degli istituti che non diventano licei, nel tempo più breve, anche in modi differenziati tra le regioni. Regioni dirette dal centro-sinistra sono per mantenere il carattere unitario del sistema, per cui nella fase transitoria la gestione debba essere mantenuta allo stato per essere trasferita in toto alle regioni quando ve ne sono le condizioni. Il nuovo testo ha rinviato la soluzione di questi aspetti che pure devono essere risolti quando il testo verrà presentato al consiglio dei ministri. Prevede solo che i percorsi dei licei e della Ifp siano attivati dal 2006-07 e che entro il 31 dicembre 2005 debbano essere conclusi gli accordi necessari per avviare l'Ifp. La tempistica sembra irrealistica.

Livelli essenziali. Ma il contenzioso tra Miur e regioni investe anche altri due punti.

Le regioni hanno chiesto di snellire i livelli essenziali di prestazione che dovrebbero costituire i vincoli per l'Ifp. Alcuni articoli sono stati modificati ma solo formalmente: i contenuti sono stati solo distribuiti in modo diverso.

La legge 53 prevede che i decreti legislativi debbano essere sottoposti al parere della Conferenza unificata, mentre sulle questioni che riguardano l'Ifp è prevista l'intesa. Il Miur non sembra riconoscere l'intesa, esponendosi a un sicuro ricorso alla Corte costituzionale.

Alessandra Ricciardi - ItaliaOggi - 8 marzo 2005

 dalla FLC Cgil scuola    - 09-03-2005
Terzo incontro con il Ministro

Si è svolto nei giorni scorsi il terzo incontro con il Ministro Moratti sulla Bozza di schema di decreto sul secondo ciclo di istruzione.

All’incontro, presieduto dal Ministro Moratti, alla presenza del sottosegretario on. Aprea ed i massimi dirigenti del Miur, hanno partecipato le OO.SS. confederali e di categoria CGIL CISL UIL, ANP, Gilda e Snals.

Il Ministro ha aperto l’incontro comunicando che è stato elaborato un nuovo testo, che di seguito pubblichiamo con una nota esplicativa delle principali “novità” ,da considerarsi ancora provvisorio e passibile di ulteriori modifiche.

Le ragioni delle modifiche sono da ricondurre, secondo il Ministro, al lavoro di confronto con tutti i soggetti, in particolare con le Regioni e le organizzazioni datoriali. Anche sugli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) il Ministro ha comunicato che è in corso una revisione rispetto alle versioni consegnate precedentemente, sulla base dei pareri delle associazioni disciplinari.

Il testo della bozza di documento è stato asciugato rispetto alla versione precedente, in particolare per la parte riguardante il sistema regionale di istruzione e formazione professionale, su cui molte delle questioni, a partire dal passaggio di competenza dallo Stato alle Regioni, saranno definite in sede di Conferenza Unificata Stato Regioni Enti Locali.

Per quanto attiene alle questioni sollevate dalle organizzazioni sindacali negli incontri precedenti, il Ministro ha precisato che:

È in corso una consultazione con tutti coloro che intendono esprimersi, tramite l’apertura sul sito del Miur di uno spazio apposito ( ma ovviamente nulla ha detto né sul metodo né sull’identità di chi lavora alla eventuale sintesi dei contributi che lì si esprimono)
i licei non hanno carattere terminale
le sperimentazioni dei percorsi triennali, frutto dell’Accordo del giugno 2004 stanno andando bene e costituiscono un utile riferimento per il decreto da emanare sul secondo ciclo
l’apprendistato è una delle modalità con cui si adempie il Diritto Dovere
la previsione di Poli, in cui dovrebbero convivere istituzioni statali e regionali.
Per la FLC Cgil, Enrico Panini, segretario nazionale, ha sostenuto:

innanzitutto, come varie ed eventuali, ha rinnovato la richiesta di un incontro con il Ministro che affronti urgentemente il tema degli organici, le prove di valutazione dell’Invalsi, i provvedimenti necessari per procedere all’immissione in ruolo dei precari, secondo il disposto della legge 143/04. Sempre sotto questo capitolo, ha definito quantomeno “sgradevole” la nota sul tutor , essendo ancora aperta in sede contrattuale la relativa trattativa. Infine ha rappresentato le ragioni dello sciopero unitario del 18 marzo prossimo, sottolineando la necessità del rinnovo dei contratti scaduti.
nel merito del documento presentato dal Ministro, riservandosi annotazioni più puntuali dopo un attento esame del nuovo testo, ha ribadito il giudizio fortemente negativo sulla riduzione della durata dell’obbligo scolastico, che aggrava il nostro parere sul sistema duale, confermato nel testo in discussione. Noi confermiamo la richiesta di una consultazione formale delle scuole superiori, non affatto soddisfatta dall’apertura di uno spazio sul sito del Miur. L’assenza di impegni precisi sulle risorse, inoltre, non contribuisce a migliorare le nostre posizioni. Avremmo gradito conoscere i dati in base ai quali il Ministro definisce positiva l’esperienza dei percorsi sperimentali triennali, dato che a noi risulta esattamente il contrario. Oltrettutto non si capisce come si possa ricondurre ad una valutazione unitaria, per giunta positiva, la realizzazione di percorsi regionali completamente diversi l’uno dall’altro (le esperienze di Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Basilicata, Campania….,per citarne solo alcune, non ci paiono esattamente coincidenti). Sul carattere unitario del sistema del secondo ciclo registriamo pure dichiarazioni cui il testo non corrisponde coerentemente.
Il Ministro, nel concludere l’incontro, ha dichiarato il suo impegno per un incontro congiunto con le Regioni; ha ribadito che per valutare le ricadute sul personale di questo decreto ci saranno i tempi e gli incontri necessari.

Le novità del 'nuovo' decreto

Roma, 8 marzo 2005


 dal Corriere    - 09-03-2005
«Stessi istituti per licei e professionali»

Istruzione tecnica, la proposta del ministero: sede unica per indirizzi tecnologici e formazione

ROMA - Riforma delle superiori secondo atto: sindacati, associazioni, forze politiche discutono un nuovo documento messo a punto dagli esperti della Moratti. Con la bozza, la seconda, si cerca di risolvere il problema dei problemi: i licei tecnologici avranno una vocazione professionale e passeranno alle regioni, con gli insegnanti, o resteranno allo Stato? Si è cercato di risolvere il problema con un compromesso. Il comma 14 dell’articolo 1 recita: «I percorsi del sistema dei licei e quello dell’istruzione e formazione professionale (le due gambe previste dalla riforma Moratti, ndr ) potranno essere realizzati in un’unica sede, anche sulla base di apposite convenzioni tra le istituzioni scolastiche - i licei - e formative - i corsi di istruzione e formazione professionale - interessate».
In questo modo il conflitto sul destino dei tecnici, regioni o Stato, è eliminato. Un tecnico attuale potrà fare contemporaneamente percorsi liceali e di istruzione e di formazione professionale. Si chiameranno tutte istituzioni scolastiche, non più licei. L’istituzione scolastica, quella statale ma anche quella regionale, è autonoma e può realizzare i percorsi di entrambi i sistemi, liceale o di istruzione e formazione. L’istituto non è né dello Stato né della regione: è autonomo e può accedere sia ai fondi statali che regionali. Manca l’articolo 25 della prima bozza, quello che regola il passaggio delle risorse alle regioni per gestire il sistema: stipendi, organici, gestione del personale secondo la sentenza della Consulta del gennaio 2004. In prospettiva i prof saranno tutti gestiti dalle regioni. Contratti nazionali e integrativi, questi ultimi sempre più pesanti. Si attende il parere del ministero degli Affari regionali. Poi si aprirà una fase di transizione, più o meno lunga, per il passaggio delle risorse alle regioni. Quelle che si sentono pronte partiranno prima.
Fin qui le novità della bozza. La proposta mantiene quasi inalterata invece la struttura del liceo

 Corrado Menconi    - 19-04-2005
credo che la Moratti o chi per essa viva in un altra dimensione, dove sicuramente ha "conseguito una formazione spirituale e morale ispirata per nulla alla Costituzione" come recita il comma 3° articolo 1°. Purtroppo in questa dimensione la scuola non è mai esistita, per cui la ministra sta facendo degli sforzi notevoli per inventarsi qualcosa che possa prendere il nome di scuola, oltrettutto nella dimensione dove vive, non esiste nemmeno il lavoro così che anche la parte relativa alla formazione e all'inserimento nel mondo lavorativo diventa di fantasia non avendo un modello a cui riferirsi. Auspico una trasposizione di tutti noi in una dimensione spirituale e morale Morattiana, dove studiare, lavorare, guadagnare, pagare le bollette e la benziana sia una dimensione materiale superata.