Fassino: «La Riforma si cambia, non si abolisce»
Marino Bocchi - 11-02-2005
Gli stralci inviati alle agenzie dell’Ordine del giorno approvato una settimana fa dal congresso dei Ds sono stati troppo in fretta accolti con ingenui gridolini d’entusiasmo. Capisco il senso di sollievo di chi, come me per esempio, era rimasto sconcertato e deluso dal fatto che nella relazione e poi nella replica di Fassino non ci fosse traccia di una richiesta di cancellazione della legge Moratti da inserire nel futuribile programma della Gad (o Unione, come infine è stata battezzata). Ma questo non autorizzava, e tantomeno autorizza oggi, 12 febbraio, dopo le ultime dichiarazioni di Fassino che richiamo in chiusura, a farsi prendere per il naso. Vediamo perché. Intanto l’Ordine del giorno andrebbe letto nella sua integralità. Suggerisco di farlo, per cogliere le altre cose che ci sono e che negli stralci non compaiono. Ad esempio il passaggio sull’obbligo scolastico. Si tratta della questione dirimente, dell’elemento distintivo, del paradigma di ogni progetto di riforma, intorno al quale si giocano sia il ruolo e l’idea che si hanno della conoscenza e del sapere (come fine strategico e non come mezzo di riduzione dell’individuo a “capitale umano”) sia il “dualismo” tra istruzione e formazione professionale e il corrispettivo peso dell’una rispetto all’altra. Una politica scolastica e culturale di sinistra che si volesse davvero contrapporre, non tanto allo schema organizzativo quanto alla filosofia della riforma Moratti, mirando alla sostanza più che alla cosmesi, dovrebbe porre con forza l’obiettivo dell’obbligo scolastico a 18 anni. Invece, la richiesta inserita nell’Odg approvato dal congresso è “il suo immediato innalzamento al biennio della superiore, attraverso una profonda riforma che permetta di accogliere e valorizzare le intelligenze diverse, nel quadro di un processo di affermazione del diritto all’educazione per tutti fino ai 18 anni”. Nell’attesa che qualcuno chiarisca cosa si intende per “diritto all’educazione” andiamo allora a vedere che ne sarà del meccanismo duale (stato-regioni, istruzione-formazione).

Riguardo al primo aspetto, l’Odg si limita ad un generico riferimento alla “funzione delle Regioni e delle autonomie locali nella programmazione dell’insieme dell’offerta formativa sul territorio”. Per saperne di più occorre risalire alla fonte da cui probabilmente lo stesso Odg è tratto, visto che ne ricalca l’impianto e persino, quasi alla lettera, alcuni passaggi lessicali. E la probabile fonte è un documento di qualche mese fa a firma di Andrea Ranieri, responsabile del Dipartimento “Sapere, formazione, cultura” dei Democratici di sinistra. Qui si legge che se “al governo centrale spetterà il compito decisivo di definire gli obiettivi e gli standard da perseguire su tutto il territorio nazionale”, alle Regioni “spetta la programmazione e l’integrazione dell’insieme dell’offerta formativa presente sul territorio, ma anche il compito di costituire le interfacce necessarie al dialogo fra la formazione e le domande del mondo del lavoro”. Riguardo all’altro corno, ben più importante, della dualità, relativo al rapporto fra istruzione e formazione, al peso di entrambe, alla cornice istituzionale e gestionale, Ranieri indica l’obiettivo di “superare la rigidità del duale, affermando il valore degli Istituti Tecnici e Professionali non riducibili allo schema Moratti-Bertagna”. Il senso è chiaro: il sistema duale va mantenuto, casomai rivisto, rimodulato, corretto. E il “valore” dei Tecnici e Professionali, secondo i Ds, sarà allora meglio garantito dallo Stato o dalle Regioni, dall’istruzione o dalla formazione? Per essere chiari fino in fondo e a costo di apparire schematico, io credo che solo un grande e generoso progetto di licealizzazione (e non il contrario, di professionalizzazione) dei vari indirizzi sia all’altezza di un disegno culturale di sinistra degno di questo nome, perché è l’unico che può rendere efficace l’obiettivo di innalzare i livelli socioculturali di partenza. E come propone l’ex ministro Tullio De Mauro andrebbero a questo fine ripresi i programmi Brocca. Non per mantenere la separatezza tra il sapere e il saper fare, o tra area umanistica e tecnico-scientifica, ma per farle interagire in pari dignità allo scopo di formare prima l’individuo, le sue competenze critiche, le sue potenzialità e poi il lavoratore.

Pochi stralci e troppi silenzi, dunque. Almeno fino ad oggi. Perché è accaduto un fatto nuovo, di cui in data odierna dà conto l’Unità, che sopra il titolo Fassino. Cambieremo le leggi peggiori del centrodestra, aggiunge il seguente occhiello: Conflitto d’interessi, la Gasparri, la legge 30 e le leggi Moratti: “Sono contrario a dire abolite. Questa è un’altra invenzione del circo mediatico, nessun vincitore deve abolire tutto”. L’articolo precisa che il segretario Ds, parlando nell’ambito della trasmissione “Conferenza stampa” su Rai Uno, ha dichiarato che vanno “cambiati” alcuni provvedimenti: ”La brutta legge sul conflitto d’interessi perché non lo regola; la legge Gasparri, perché non garantisce il pluralismo; la legge 30, perché la flessibilità non può tradursi in precarietà; e, infine, vanno riviste le leggi Moratti”.
Riviste, dunque, non cancellate, come invece hanno creduto l’onorevole Sasso e gli altri che hanno diffuso in fretta, domenica sera, il testo dell’Odg approvato dal congresso, evidentemente vittime anche loro dell’ennesima invenzione del circo mediatico. Trasecolo, direbbe a questo punto Totò.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giovanni Parenti    - 13-02-2005
Licealizzazione, obbligo fino ai 18 anni (perchè non fino a 19?), abolire non cambiare. Tutto molto intelligente. Intanto, mentre si fanno le pulci alle parole e si spacca il capello in sedici, nel nome e nell'attesa di una politica scolastica "veramente di sinistra" (impagabile), gustiamoci la scuola del duo Moratti Berlusconi. Quale scuola per il futuro, se cambia la maggioranza di governo? Una scuola davvero rivoluzionaria: con strutture (muri corridoi aule) rinnovate, con attrezzature didattiche (computer, televisori, libri, persino lavagne e carte geografiche nuove), con docenti con più responsabilità e più riconoscimenti (economici e sociali) e, meraviglia delle meraviglie, con studenti che sappiano leggere scrivere (con quello che significa oggi) far di conto e comprendere la realtà nella quale vivono.

 sandra coronella    - 13-02-2005
Caro Marino, ho letto il tuo intervento e ci stavo riflettendo su, chiedendomi se scrivere qualcosa.
Poi le compagne del Movimento "La scuola siamo noi" di Parma hanno pensato di mandarmelo, ufficialmente e proprio al mio indirizzo.
Il motivo - se ho ben capito - era riferito a una discussione precedente su una mailing list, e al voler dimostrare che avevano avuto ragione loro, ragione a non fidarsi dei ds, intendo.
Premesso che non sono iscritta ai ds e che in questo momento non so neppure se e per chi voterò, io certe soddisfazioni non le capisco.
Ma veniamo a quello che tu scrivi.
Abbiamo chiesto a gran voce che la sinistra si pronunciasse per la cancellazione della legge Moratti.
Quell'ordine del giorno approvato dal congresso, a mio parere, è un risultato importante.
Poichè non è pensabile che Fassino e tutti i delegati dormissero quandlo lo hanno approvato (e se lo facevano peggio per loro), quell'approvazione è una vittoria.
Una vittoria per cui si è lavorato, qualcuno fuori, nel movimento, nel sindacato, a scuola, qualcuno anche negli stessi ds.
Fossi un iscritto ds, o anche solo un elettore, mi sentirei più forte nel pretenderne l'attuazione, piaccia o no a coloro che ci sono dentro la nenonata Unione, o anche dentro gli stessi ds, che su questo non sono d'accordo.
Che ci siano è un dato di fatto.
Scandalizzarsene è normale, ma non serve a cambiare le cose.

Quanto agli altri punti, sulla scuola superiore, nell'Istituto Tecnico in cui lavoro e di cui mi sento parte non abbiamo nessuna voglia di essere licealizzati, se questo significa quel che sembra significare.
E cioè abbandonare quel modello che unisce, e non separa, formazione generale e preparazione specialistica al lavoro, e che ci pare funzionare anche rispetto alle esigenze del nostro territorio, sia per i ragazzi che vanno al lavoro sia per coloro che proseguono gli studi, compresa una sperimentazione Brocca, che comunque da noi è solo un pezzo, e non l'unica parte che funziona.
Ci sentiamo in qualche modo sottoposti a una violenza, così come è accaduto e accade alle scuole elementari e, per quel che ci riguarda, ci piacerebbe quindi essere lasciati in pace.
Magari, come dice Giovanni, con un po' più di risorse e senza tagli.
E su questa linea pensiamo di resistere, e per ora ci troviamo uniti, anche con persone che proprio di sinistra non sono, compresi insegnanti di Forza Italia, e non ci dispiace anche se sappiamo che probabilmente a un certo punto non ci troveremo più d'accordo.

Sulle altre questioni, come l'obbligo scolastico, io personalmente sono d'accordo con te, ma per esempio sull'assetto istituzionale le cose mi sembrano meno semplici e meno acquisite.
Perchè i soggetti in gioco sono diversi.
Ci sono gli insegnanti, ma ci sono anche le regioni.
E non mi stupisce che anche a sinistra ci sia ancora bisogno di discutere.

Quest'ultima presa di posizione di Fassino sulla Moratti io la trovo profondamente sbagliata, e la attribuisco alla smania di tranquilizzare alcuni settori, ma questa come altre cose (vedi certe revisioni e riabilitazioni postume, per esempio quella di Craxi), mi sembrano calcoli miopi, anche solo dal punto di vista elettorale o della conquista dei consensi, se è solo questo che a loro interessa.

Però questo non significa accusare genericamente di "prenderci per il naso" qualcuno che non si sa chi è, forse tutti i partiti, forse tutti i ds, forse tutta la sinistra, magari anche gli stessi che - come tu dici - si sono affrettati a diffondere la notizia dell'odg (io sono fra questi) perchè ne erano contenti.

Insomma, è un po' la solita storia.
Se in una battaglia politica che è su tanti fronti riusciamo a dare valore ai passi che facciamo, piccoli e grandi, e a usarli come leva per andare avanti, oppure se invece contribuiamo ad un quadro in cui tutto è sempre più grigio, e in cui a coloro che magari sono già un po' stanchi e sfiduciati passa del tutto la voglia di muoversi.

 enrico    - 14-02-2005
Fassino e tanti altri DS non ricordano o fanno finta di non ricordare chi sono stati nel passato. Figuriamoci se sono in grado di sapere cosa saranno o cosa faranno domani. Forse faranno un nuovo partito a sinistra della sinistra che guarda a destra e imbocca il centro. Li trovavo meglio quando erano comunisti e tutti lo sapevano. Ma adesso, di che sesso siete?

 lilia manganaro    - 14-02-2005
Caro on.Fassino,un'ennesima delusione dai DS!!!
Perchè non fare un sondaggio nel mondo della scuola ,che conosce la situazione concretamente, per sapere cosa ne pensa della controriforma moratti??
Esiste ,e aumenta ,lo scollamento tra il partito dei DS e la gente., i lavoratori e le lavoratrici....le famiglie....
Le farò pervenire la documentazione di una grande Associazione di famiglie di disabili intellettivi e relazionali ,qual'è ANFFAS,perchè Lei ,On.Fassino , possa capire quale filosofia sta alla base della riforma Moratti ,analizzata e studiata dal nostro gruppo dello Sportello nazionale anffasscuola e condivisa da più di 100 referenti scuola di ogni nostra sede ,riuniti in seminario a Padova il 5 febbraio 2005 ,e provata sulla pelle dei nostri ragazzi già in questi due anni dalla sua emanazione..
Prof.ssa Lilia Manganaro
Consigliere nazionale Anffas onlus con delega alle politiche per l'integrazione scolastica

 ilaria ricciotti    - 03-03-2005
In questi commenti mi meravigliano due cose:
1) si chiede di che sesso siano i DS, be' la risposta la dà ogni giorno berlusconi:COMUNISTI, COMUNISTII, COMUNISTI, che sanno combinare, aggiungo io, soltanto guai, o hanno ancora l'abitudine di mangiare bambini?;
2)si chiede di fare un referendum tra gli operatori della scuola per sapere giustamente da loro quale scuola vogliono, ma non mi risulta che i signori che la stanno distruggendo abbiano avuto il buon senso di far parlare il mondo della scuola. Al contrario, ricordo benissimo che quando era ministro Berlinguer siamo stati invitati ad esprimerci sulla scuola dell'autonomia. Nella mia scuola organizzammo diversi incontri collegiali e congiunti con i genitori ed i cittadini tutti , facendo pervenire al Ministro cosa intendevamo per autonomia. Nel caso di questa "riforma", forse è stato chiesto alle scuole italiane se essa è gradita ed è da considerarla giusta?
A me risulta di no.
Per quanto riguarda il titolo, io ho sentito con le mie orecchie che l'opposizione, se vincerà le elezioni politiche ABOLIRA' QUESTO OBBRORIO, e non si limiterà a cambiarlo.