Sognando uno stato
Ilaria Ricciotti - 06-11-2004
Yasser, in coma a Parigi, lontano dalla sua terra spezzettata, dal suo popolo disorientato.

Lontano dai suoi sogni e dagli sforzi per vederli realizzati.

I suoi occhi grandi, profondi e penetranti , forse non vedranno più tutto questo, né le nefandezze che lo hanno e ci hanno fatto soffrire.

Il sangue versato per essere liberi. Le case rase al suolo da un nemico più forte, più ricco, più ascoltato, anche se a sua volta ha conosciuto gli orrori di un olocausto, causato da un prepotente e gli attentati di coloro che, per rivendicare i loro diritti, hanno usato non carri armati, ma corpi umani. Giovani corpi, consapevoli di essere ridotti in mille brandelli.

Perché?

Per non aver ascoltato, capito, rispettato anche le esigenze degli altri.

Yasser per questo, forse, se morrà non verrà sepolto neanche nella sua tomba di famiglia, ma esiliato e costretto ad ubbidire anche dopo morto.

La pace con tali premesse di certo non si costruirà. Saremo costretti a vedere ancora orrori che potevano essere risolti, se l’ingordigia del più forte non avesse preso il sopravvento.

Tutto ciò è orribile, triste ed ingiusto.

Non si può accettare che nel mondo le minoranze siano costrette a tanto, a danno anche di chi è magari loro alleato.

Yasser, che ha sofferto, ha lottato, ha sbagliato, non si è umiliato, è stato un leader, ora, in coma a Parigi e non nella sua terra, starà ancora sognando che i palestinesi abbiano un loro stato e non un muro che li divide, li umilia, li fa apparire agli occhi del mondo soltanto come dei mostri che debbono essere sterminati.

Qualcuno ha detto che soltanto con la sua morte si potrà garantire la pace.

Ma, a quali condizioni?


Io sogno ancora

Bisogna sognare ancora
dopo aver sofferto,
dopo aver pianto
per il mio popolo,
per la mia terra,
per il sangue versato
da ambo le parti.

Io sogno
una piuma bianca
che vola
sui cieli,
finalmente libera,
non più deviata,
spezzata
da un muro
di cemento,
da mostri metallici
che seminano morte
e radono al suolo
case e chiese,
prati ed alberi
desertificando la vita.


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