Anno scolastico 2005-2006 - mese di febbraio
Ilaria Ricciotti - 28-02-2006
L'ho incontrata, come quasi ogni giorno, nella piazza che d'inverno è deserta ed affollata soltanto la domenica.
Za Za ha più di ottant'anni, ma a vederla non si direbbe proprio.
Occhi celesti. Capelli grigio chiaro. Viso sereno e da attenta ...
Giuseppe Aragno - 28-02-2006
Pina entrò nella mia vita per caso. Ci si fece un posto che pochi hanno mai avuto e nessun caso glielo avrebbe tolto se, quindici anni dopo il nostro incontro, una mattina di quelle che non sono uguali ad altre, non avessimo scelto di affidare la ...
Gabriella Del Duca - 27-02-2006
Lo scrittore irlandese Frank Mac Court nel libro "Che paese, l'America!" racconta del periodo in cui ha fatto l'insegnante in una scuola superiore del Middle West, una scuola pubblica, cioè senza pretese, in senso letterale, da parte di operatori ed utenti, popolata da una variegata umanità adolescente. Reso inetto dagli scrupoli, il giovane insegnante assecondava la parte regressiva dei ragazzi, quella che resiste all'impegno della crescita. Un gorgo da cui ogni mattina risaliva senza merito, all'ingresso nell'aula. Due minuti a galleggiare in superficie, guidato da un fiotto di fiducia nella benigna disposizione delle facce, della luce sui banchi di fòrmica, del saluto polifonico e poi subito giù in un precipitato di piccoli comportamenti oppositivi, quasi banali, giù nel vortice dell'impotenza, condannato dall'inferiorità del suo peso specifico.
A un certo punto, messa da parte ogni velleità di mimare qualcosa che potesse far pensare a lui come insegnante e ai ragazzi come allievi, propone di mettere un po' d'ordine nei locali. Un'attività fisica, di braccia e di gambe, di schiene curvate o distese per raggiungere i ripiani alti delle scansie, prendere i faldoni, dare una passata con uno straccio inumidito, sciacquarlo nel lavabo dei bagni. Aprire vecchi armadi di metallo, svuotarli, pulirli e inventariare le carte. Ordinare l'archivio della scuola.
L'archivio della scuola è fatto in gran parte dai compiti dei ragazzi, di tutti i ragazzi passati in quella scuola negli anni, cioè dai padri, zii, nonni, cognati, fratelli e sorelle maggiori di quelli che ora prendono in mano quei fogli. Siamo in una piccola città dell'America profonda, quasi un villaggio. La lettura di quei fogli attrae come la vita, "Ehi, questo è un tema di mio zio Sam!", la vita al suo meglio di padri, zii, nonni e fratelli maggiori, quando stavano nella stessa aula. I ragazzi leggono i loro pensieri e tutto quello che per loro, in quei momenti, si faceva anima, anima di vita quando, come loro adesso, giravano gli occhi nell'azzurro che feriva il muro dell'aula dalla finestra. I ragazzi leggono con le lacrime le parole fresche di padri ingrugnati, di madri avvilite, di vecchi impietriti nel controluce del tinello. Inizia il miracolo della crescita.
Gennaro Capodanno - 27-02-2006
Negli ultimi tempi, l'ultimo giorno del periodo di Carnevale, che quest'anno cade martedì 28 febbraio prossimo, per molti allievi della scuola pubblica napoletana diventa l'occasione per fruire di un altro giorno di ferie, visto che in molti plessi ...
Lucio Garofalo - 25-02-2006
ASCESA E CADUTA DI UN TIRANNO

Il Burosauro Rex è una specie animale in via di estinzione.
Gli esemplari tuttora viventi sono rarissimi e sono stati scoperti in quel di Nusco e Sant'Angelo dei Lombardi, luoghi che in passato erano popolati da una foltissima colonia di questi rettili giganteschi e terrificanti, come risulta dai numerosi reperti fossili ritrovati in quelle zone primitive.

I rettili Burosauri hanno conosciuto la loro massima prosperità ed espansione durante l'epoca giurassica, risalente ad oltre 150 milioni di anni fa, quando popolavano e dominavano le terre, i cieli e le acque del mondo intero.
Per cause non ancora accertate si sono estinti quasi del tutto.

La parabola dei Burosauri costituisce uno dei casi più interessanti, misteriosi ed emblematici nella storia della selezione naturale.
Oggi i pochissimi esemplari sopravvissuti abitano nelle aride e desolate lande della burocrazia ministeriale, ma devono sostenere un'aspra e spietata competizione da parte dei Tecnocrati, una nuova specie di rettili che sono estremamente voraci ed agguerriti, la cui progenie si fa sempre più nutrita e potente.

La famiglia più viscida e feroce dei Burosauri appartiene al ceppo degli Irpini, un gruppo sempre più esiguo e ridotto, ormai isolato e destinato inevitabilmente ad una completa estinzione.
Gianni Gandola - 24-02-2006
Dopo una serie di riunioni di gruppi di lavoro tematici e gli incontri con l'assessore regionale Ds dell'Emilia Romagna Mariangela Bastico e con Fiorella Farinelli, responsabile nazionale scuola della Margherita, la commissione scuola dell'Ulivo milanese ha reso pubblico un documento finale di sintesi, il "Manifesto per l'Ulivo scuola", contenente non solo un'analisi della situazione della scuola italiana ma anche e soprattutto idee e proposte per un programma di governo dell'Unione.
Il documento, che qui riassumiamo nelle linee essenziali, parte dalla constatazione che oggi le scuole sono attraversate da un diffuso e drammatico disorientamento, dovuto al fatto che negli ultimi anni la pretesa di cancellare ogni traccia della legislazione precedente (il famoso "punto e a capo" del programma della Casa delle Libertà) ha prodotto soltanto proclami ideologici, tagli di spesa e inestricabili contraddizioni.

Nella scuola primaria, la riforma, invece di migliorare quello che per riconoscimento unanime rappresentava il migliore segmento formativo del sistema di istruzione, ha provocato un netto peggioramento del servizio. Le formule astruse imposte dalla nuova pedagogia di stato, le Indicazioni "provvisorie", e la diminuzione delle risorse per il tempo pieno hanno provocato grande sconcerto e ritorno alla pura "routine". La riforma del secondo ciclo con l'introduzione del secondo canale, è sfociata in una disastrosa licealizzazione generale che ghettizza ancora di più l'istruzione e la formazione professionale e fatalmente produrrà un aumento dei livelli di insuccesso e di selezione sociale.

Occorre allora partire dai soggetti e realizzare l'autonomia. Da anni tutti parlano di centralità della formazione, ma è venuto il momento di dire che per realizzarla occorre che la battaglia per la sua valorizzazione venga assunta esplicitamente come priorità programmatica dell'azione di governo. Se il sistema di istruzione e formazione pubblico è veramente una priorità per l'Ulivo, allora è fondamentale assumere i docenti, i dirigenti e il personale tecnico-amministrativo come interlocutori essenziali non solo sul versante sindacale della contrattazione delle condizioni di lavoro, ma anche su quello della discussione e delle definizione delle politiche educative. E' vitale perciò il riconoscimento all'interno delle sedi della decisione politica di un ruolo nuovo e forte dell'esperienza, dell'intelligenza e della competenza degli operatori. Per troppo tempo si è dovuto sopportare il dilettantismo di un personale politico senza alcun riferimento con la realtà quotidiana delle scuole, ed è necessaria una svolta anche nella scelta degli uomini, in base a criteri di competenza e non a logiche di schieramento.

Questo significa prima di tutto confermare la scelta di assumere l'autonomia delle istituzioni scolastiche, che rappresenta sicuramente l'eredità più preziosa della stagione riformatrice del primo governo di centro-sinistra, come chiave di volta del sistema. Le scuole vanno responsabilizzate in ordine alla definizione dei percorsi che conducono al conseguimento degli standard e nello stesso tempo devono essere messe nelle condizioni di farlo, dando finalmente attuazione a quanto previsto dal DPR 275 Regolamento dell'Autonomia scolastica.

Vanno definite le condizioni per la realizzazione dell'autonomia organizzativa, di ricerca e sviluppo, fondata sul riconoscimento del diritto di ciascuna scuola di sperimentare modelli organizzativi e funzioni diversificate che permettano un'articolazione dei profili professionali, nel rispetto degli standard nazionali e di un budget dato di risorse. La dotazione organica, stabilizzata su base pluriennale, non deve quindi più essere basata sul numero delle classi e sull'orario di cattedra, ma deve essere riferita alle scelte contenute nel Piano dell'Offerta Formativa. L'autonomia necessita di professionisti della formazione autorevoli, colti e socialmente riconosciuti. Per raggiungere tale obiettivo è assolutamente prioritario ridefinire le modalità del reclutamento di dirigenti, personale tecnico e amministrativo, docenti e lo stato giuridico di questi ultimi.
Occorre infine che siano garantite alla scuola le condizioni minime materiali per il funzionamento ordinario, a partire dalle "grandi opere" necessarie per garantire sicurezza, benessere, spazi e strumenti adeguati per realizzare una scuola di qualità.
Gabriele Boselli - 23-02-2006
Evoluzioni della cultura e della società, "nuovi" ragazzi, fonti e percorsi dell'insegnare a conoscere nel tempo dell'ipermedialità. Come riguadagnare la cattedra nell'età postmagistrale

Insegnare è soffrire per la didattica del non-pensiero (TV, ...
foruminsegnanti.it - 22-02-2006
Messaggio agli amministratori di siti web

Nel ringraziare quanti hanno aderito all' Appello all'Unione per l'abrogazione della Legge 53 (riforma Moratti), che ha raccolto, ad oggi, oltre 1550 firme online, ci rivolgiamo in particolare ai siti web ...
Gennaro Capodanno - 21-02-2006
LETTERA APERTA

Legge 104/92: a Napoli invalidi che assistono altri invalidi

No, non si tratta della solita catena di Sant'Antonio, bensì dell'ennesima impareggiabile inventiva dei napoletani che pur di utilizzare i benefici della legge 104/92 ...
Ilaria Ricciotti - 20-02-2006
Quando qualcuno è abituato spudoratamente a mentire o la menzogna fa parte del suo DNA, non ci dobbiamo meravigliare più di tanto se costui, possessore di becere "abilità", prima o poi ne combinerà delle belle.

Il mentitore è un individuo che ...
Gabriele Attilio Turci - 18-02-2006
Il preside Pasquale d'Avolio aveva, nel novembre del 2003, affrontato con attenzione e prudenza il controverso tema del crocifisso nelle aule.
Egli partiva da un caso concreto, avvenuto sotto la sua dirigenza e raccontava come avesse cercato di affrontare la cosa con buon senso e spirito laico.
L'articolo era poi una riproposizione di un suo lavoro precedente, vecchio di tre anni.
Se si guarda un po' in giro di roba del genere se ne trova a pacchi.
E' da parecchio, infatti, che nella scuola italiana si agita questo problema, certamente per l'ostinata resistenza di pochi che, per formazione e carattere non amano mescolare l'acqua col vino, ma anche e di più, perché questo è, di fatto, un problema irrisolto che denuncia, semmai, lo stato di situazione mentale e storica cui soggiace il nostro paese che accoglie, per una fatalità del destino, da altri assolutamente non invidiata, la sede papale della chiesa cristiano-cattolica.
L'ultima sentenza del Consiglio di Stato sembra, in questi giorni, voler depositare la pietra definitiva sulla questione.
Le cose non stanno affatto così. Ci sono due piani di giudizio sulla questione: uno investe l'elemento strettamente giuridico della cosa, l'altro quello pedagogico.
Fuoriregistro - 18-02-2006
Riceviamo la segnalazione dell'appello che Valentino Parlato lanciava due giorni fa sulle pagine del Manifesto. Poche parole essenziali per interrogarsi, interrogare e chiedere a chi sta a sinistra una mano in cambio d'una promessa: continueremo la ...
Roberto Renzetti - 18-02-2006
...continua dalla quarta parte

DEMOCRAZIA E BUROCRAZIA

La nuova scuola dovrebbe essere portatrice di un nuovo valore fondamentale, rispetto al passato: la diversità rispetto all'uniformità. L'autonomia dovrebbe essere portatrice della possibilità di costruzione di una scuola diversa per ogni istituto scolastico. L'autonomia si realizzerebbe sul terreno pedagogico, dei contenuti, amministrativo e finanziario. Tutto questo dovrebbe essere considerato insieme, in uno strano ibrido, con il centralismo degli obiettivi, di alcune prescrizioni metodologiche, dei programmi, degli esami. Su questa concezione vi è una convergenza stupefacente tra destra e sinistra. La destra, anche nella completa anomalia italiana, è nella sua storica tradizione; è la sinistra che suscita problemi nei suoi elettori informati di cosa accade. Il problema è: Il decentramento scolastico aumenta il tasso di democrazia? Io sono convinto di no e richiamo l'attenzione del lettore sul fatto che il continuo richiamo alla democrazia, alla partecipazione, alle scelte delle famiglie è sempre accompagnato dall'espressione governance dei processi. Una sorta di direttività centralizzata mascherata da cortine di fumo.
L'obiettivo politico della scelta autonomista è rendere la scuola funzionale al mercato. Senza un'opera mediatica che nobiliti questo proposito sarebbe difficile conseguire l'obiettivo. Le parole della gestione aziendale dell'educazione sono piuttosto deprimenti, occorre riempirle della retorica della libertà riconquistata, della realizzazione della giustizia, della ripresa dell'etica, vale a dire dell'abbandono del vecchio per la conquista della modernità. Ritorniamo a qualcosa di analogo alla religione industriale di Saint Simon: l'impresa porrà fine all'autorità per passare al contratto, alla concertazione ed al progetto. E vi sono sempre disponibili coloro che assolvono a questo compito. Semmai continua a stupire che la cosa provenga da fonti politiche e sindacali di sinistra.
Vincenzo Andraous - 17-02-2006
E' uno di quei giorni in cui la storia personale di ognuno pesa inequivocabilmente sulle responsabilità individuali di ciascuno.
Uno di quei giorni in cui il dolore è così feroce da annebbiare le menti più preparate ai tanti accidenti: in cui ...
Giuseppe Aragno - 16-02-2006
Giriamoci attorno come vogliamo, demonizziamo il dissenso e ripetiamolo ogni volta che serve: così tu dai una mano a Berlusconi! Si può, tanto non costa nulla, e vincere si deve. Ad ogni costo.
Il dramma politico al quale assistiamo - spettatori ...
Lucio Garofalo - 16-02-2006
La stitichezza si accompagna spesso all'avarizia, all'introversione, alla malinconia, alla reticenza. Invece, la scioltezza di corpo si associa più facilmente alla generosità, all'estroversione, all'allegria, alla loquacità. Non a caso, molti anni fa ...
Ilaria Ricciotti - 15-02-2006
L'uomo non ha incontrato più Amore diversi anni fa,
quale sia il suo odore e il suo sapore, nessuno più lo sa.

Amore è un sentimento troppo inflazionato,
si vende e svende ogni giorno sul mercato.

Amore, quello che ho in mente io,
è qualcosa ...
Emanuela Cerutti - 14-02-2006
Capita spesso, e soprattutto nei dibattiti accesi, che i fraintendimenti stiano dietro l'angolo.
Certe volte l'impressione è che siano voluti, come quando uno ti dice "sei assolutamente in torto" e però contemporaneamente afferma di essere aperto ...
Gianni Mereghetti - 14-02-2006
Si è conclusa domenica 12 febbraio la mostra sui ragazzi della Rosa Bianca, allestita in piazza Duomo a Milano, grazie al Centro di Aiuto allo studio Portofranco e alla Comunità Ebraica che hanno dato la possibilità a tanti giovani ed adulti di ...
Redazione - 13-02-2006
Segnaliamo per conoscenza dalla Fabbrica del Programma:




Dal Programma dell'Unione 2006-2011
Maurizio Tiriticco - 11-02-2006
Io non so che cosa accade negli altri ministeri di questo governo! Ma quello che accade oggi nel Miur è semplicemente senza alcun pudore! Mai e poi mai a mia memoria... con tanti ministri democristiani - sembra che li si debba rimpiangere - sono ...
Gemma Gentile - 11-02-2006
Avendo postato nella mailing list di Rete Scuole la ormai famosissima lettera a Prodi di Patrizia Tanda, a cui si riferisce l'intervento di Sandra Coronella, mi sento in dovere di prendere la parola sulla questione.

Per chiarezza di ...
Per la scuola della repubblica - Comitato di Firenze - 11-02-2006
Osservare la Costituzione

L'art. 33 della Costituzione al comma 3 stabilsce: " Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".
La Costituzione quindi vieta qualsiasi forma di ...
Giuseppe Aragno - 10-02-2006
Comincio da ottobre del '43, ma non abbiate paura. E' la politica che ho in mente, non la storia. Il fatto è che sono testardo e continuo a pensare che la chiave del presente è nel passato.
"Ciò che ci divide", è il titolo di un breve opuscolo ...
Emanuela Cerutti - 10-02-2006
La storia che racconto è di terza mano, dunque prendetela con beneficio di inventario. Però capita che la parola finale, nel telefono senza fili (in Francia lo chiamano telefono arabo) anziché negare quella iniziale la ricomprenda e la espanda: ...
Alba Sasso - 10-02-2006
Una circolare del Ministero cancella gli esami di idoneità per gli studenti delle private

Come se non ci fosse già troppa confusione, il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca ha pensato bene di diramare una circolare, la Nota 777 del 31 ...
Roberto Renzetti - 10-02-2006
...continua dalla terza parte

VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA EDUCATIVA

Sono vari anni che siamo bombardati da una parola intrigante ma vuota: riforma. Occorre riformare tutto, sono tutti riformisti anche se molto difficilmente spiegano cosa e come riformare. Si chiedono deleghe in bianco per poi passare a riforme micidiali di pezzi fondamentali della convivenza civile (lavoro, pensioni, scuola, sanità, giustizia, Costituzione, ...). Chi sostiene che occorre andare cauti è, nella migliore delle ipotesi, un conservatore, quando non una persona che tende a difendere le sue certezze ed i suoi privilegi (sic!). Riformare è un termine che sta all'interno di un altro verbo, altrettanto e forse più affascinante ma ugualmente privo di significato: modernizzare. Sia il riformare che il modernizzare, se non hanno complementi oggetti e varie specificazioni, non significano nulla. Ma figuratevi quale giudizio pioverebbe sul capo di chi si opponesse alla modernizzazione.
Cerchiamo di capire qualcosa di più andando brevissimamente a seguire la modernizzazione della scuola negli USA, perché gli stimoli alla pretesa di nostra modernizzazione partono dagli interessi di quel Paese.
Oggi gli Stati Uniti sono considerati il Paese più avanzato e moderno del mondo intero. Forse non tutti sanno che è anche il Paese con la scuola più disastrata tra i Paesi evoluti e con livelli di ignoranza veramente paurosi (il 65% degli statunitensi non è in grado di trovare su un mappamondo la posizione geografica del proprio Paese, gli USA). Secondo molti analisti il motivo di questo stato di cose risiede nel fatto che proprio negli Usa si è costruita una scuola con valori e metodi propri dell'economia e dell'industria.
Dai tempi del taylorismo (inizi del Novecento) si iniziò a considerare lo studio, ad esempio, del greco e del latino come un fatto eminentemente aristocratico. La scuola, secondo gli industriali ed i finanzieri, in sintonia con il mondo produttivo, deve sfornare persone che siano formate in contabilità, in diritto commerciale, in tecniche di mercato. E' una spesa inutile preoccuparsi di una cosa come la cultura generale (si confronti con le sciocchezze delle tre i e con le modernità reclamate dalla sinistra). La scuola, oltre ad essere centrata sulle cose ora dette, deve anche essere efficace, proprio con analoghi criteri di una qualunque impresa.
L'efficacia è un qualcosa che acquista significato associata con i concetti di quantità e misura. Il test discende da questa esigenza di misura, misura che deve fornire una valutazione quantificata, standardizzata dei risultati scolastici da mettere in relazione con gli investimenti fatti al fine di capire qual è il rendimento dell'operazione. Fanatici di queste operazioni si cimentarono in studi sempre più dettagliati che riempirono la letteratura Usa dei primi decenni del secolo scorso. L'ideale di una misura completa, sempre più perfetta, dei risultati suddetti deve disporre di personale sempre più qualificato ed addirittura addetto allo scopo. Nacquero scuole speciali per formare persone nella tecnica dell'efficiency, i valutatori preparati con una filosofia di dedizione all'industria. Queste persone diventarono imprescindibili nelle scuole con la loro preparazione specialistica. Non sapevano nulla delle problematiche scolastiche nel loro complesso, dei contenuti, di motivazioni culturali. Ubbidivano solo a logiche di gestione aziendale ed erano molto attenti alle pressioni economiche dei finanziatori della scuola. Erano nondimeno considerati esperti di didattica. La scuola risultò così suddivisa verticalmente in due tronconi sempre meno comunicanti: quello degli esperti in scienze dell'educazione e quello degli esecutori (generalmente insegnanti) dei procedimenti messi in campo dai primi. Il carico di lavoro degli insegnanti crebbe sempre più per tutte le incombenze inventate dagli esperti in didattica. Le classi aumentavano di alunni (risparmio), una gran mole di test da preparare e da valutare, mantenimento di libretti scolari degli alunni, statistiche da fare. In questo modo l'insegnante (il tecnico dell'insegnamento) perse sempre più il suo status di trasmettitore di conoscenze. Al fine poi di ridurre i costi si pensò di ridurre anche i programmi e cioè la quantità dei contenuti culturali da trasmettere. Tutte queste cose si sommarono tra loro: le disuguaglianze tra alunni, quelle tra scuole, la forte presenza di materie opzionali, il degrado ambientale e sociale di molte scuole, sfociarono in una generalizzata sfiducia nella scuola pubblica con conseguente apprezzamento delle scuole private che in più fornivano insegnamenti di tipo accademico, compresi quel greco e latino di cui sopra. I riformatori di inizi del Novecento avevano distrutto la scuola pubblica. Ma questo fatto non fermò altri Paesi nell'imitare l'ideale di scuola-impresa che divenne piano piano un argomento forte degli organismi internazionali a gestione maggioritaria degli Stati Uniti. E ci siamo così trovati ad avere proprio i teorici Usa dell'insegnamento a spiegarci la necessità della modernizzazione dell'insegnamento secondo i canoni che avevano dato così pessimi risultati nel loro territorio metropolitano. Ma il fine sembra essere proprio il tentare loro di capire cosa fare per risollevare i disastri scolastici del loro Paese.
Possiamo ora ritornare al culto dell'efficacia che nasce in una scuola pressata dall'impresa o da ambienti politici e sindacali modernisti di sinistra e di neopositivisti che reclamano l' innovazione come valore in sé.
I pedagogisti nostrani si sono fatti veicolo per trasferire la concezione di efficacia come un qualcosa di perfettamente misurabile in tutti i suoi aspetti. Basta che i docenti collaborino per avere un insieme di categorie scolastiche completamente misurabili e, nel loro insieme, definibili come efficacia dei processi educativi. Metodi e tecniche devono però diventare standardizzabili e quindi sfrondati di ogni aggettivo che li rende caratteristici ed individuali. Non è infatti possibile parlare di misura se non rispetto ad una unità di essa o almeno rispetto ad un termine di paragone. E quindi occorre realizzare strumenti utili per operare misure e confronti, come i tests, ma, in accordo con quanto ora detto, su metodi e tecniche standard. Ciò comporta che la stessa pedagogia deve assumere un ruolo burocratico molto accentuato e, come vedremo meglio più oltre, che la pretesa autonomia decentrata dovrà portare a rigidi inquadramenti centralizzati.
I tests sono un poco l'architrave del sistema di valutazione.
Maurizio Balsamo - 09-02-2006
Sandra Coronella ha scritto: "Ho letto in rete la lettera di Patrizia Tanda, che diverse persone fanno circolare, evidentemente condividendola. E' una cosa che mi stupisce e che non capisco." Sono tra coloro che condividono il contenuto di quella ...
Precarius - 09-02-2006
Il titolo potrebbe essere : A "PORTA A PORTA" PRODI CRITICA LA RIFORMA MORATTI, MA NON SI ESPONE SULL'ABROGAZIONE.


Per l'abrogazione della Legge 53, resta una sola via percorribile : "la protesta monti, all'interno del centro sinistra, trainata ...
Cub scuola - 08-02-2006
PERCHÉ LA CUB PARTECIPA, con altre associazioni, ALLA CONTRO FIACCOLATA OLIMPICA CHE SI TERRà a TORINO (Palazzo Nuovo) venerdì 10 febbraio alle 14,30

- Per solidarietà con la gente della Val di Susa e contro il treno ad alta voracità

- ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 07-02-2006
Ci è capitato in passato di parlare su scuolaoggi.org di "sconfinamenti sindacali" nel campo dell'autonomia. Ne abbiamo, purtroppo, un altro eloquente esempio nella nota che la Flc Cgil di Milano ha inviato alle RSU (e "per conoscenza" ai dirigenti ...
Sandra Coronella - 07-02-2006
Ho letto in rete la lettera di Patrizia Tanda, che diverse persone fanno circolare, evidentemente condividendola. E' una cosa che mi stupisce e che non capisco.La lettera di Patrizia Tanda non confuta in alcun modo il programma dell'Unione, ...
Anna Cerri - 06-02-2006
Carissimi, forse mi è sfuggito, ma la storia della staffetta della fiamma olimpica non è apparsa sui nostri giornali, vero? "Conoscere per scegliere" (e non consumatori consumati)
Carissimi saluti.
A.C.


"Il dirigente e scienziato dello sport ...
Vittorio Delmoro - 06-02-2006
Cari Capo, Criscuoli, Cosentino, e mo' come la mettiamo?

Perché interpretare il ruolo di alti dirigenti del ministero come puri sottoposti, va bene; va bene anche agire con la paura della spada di Damocle dello spoils system sulla testa (chi il ...
Maria Teresa De Nardis - 06-02-2006
In Italia la (mano) destra non sa quello che fa la (mano)..... destra!

Ai sindacati della Scuola FlcCgil, Cisl, UIl, Snals

Un insensato articolo della Finanziaria 2003 mette in mobilità - pena licenziamento - i docenti fuori ruolo per motivi ...
Ettore - 06-02-2006
"Giù dove fioriscono i sogni.
Dodici personaggi famosi.
Dodici modi di raccontare il loro sud"

Programma operativo nazionale "Sicurezza per lo Sviluppo del mezzogiorno
d'Italia" 2000-2006. Realizzato dal Ministero dell'Interno ...
Matteo Pati - 04-02-2006
«Raramente troverete persone di merito in luoghi di potere» (Mario Lussignoli)

Intimidazione e censura. Questo il binomio cui si può ridurre la strategia politica del preside dell'istituto V. Gambara, Graziano Melzani. Tutte le iniziative studentesche vengono boicottate da questo preside, detentore di un potere che va oltre quello istituzionale, con circolari e annunci all'interfono intimidatori, fotografie durante le manifestazioni e interrogatori agli studenti. In occasione della recente occupazione, alcuni ragazzi sono stati più volte chiamati in presidenza dove, al cospetto del preside e di parte del corpo docente e del personale scolastico, hanno subito interrogatori singoli. Sembra surreale ma, come ci hanno riferito gli studenti interessati, è realtà, e non era neanche la prima volta. È questo, dicono, il modo con cui vuole dividere gli studenti, disincentivarli dalla partecipazione politica a scuola.
A quanto pare, però, questo potere non viene esercitato unicamente sugli studenti. Al Gambara insegna un professore che «non è solo un professore, ma anche un amico»; questi, dopo che ad un consiglio di classe una ragazza gli aveva fatto cenno di aiutarla, perché aggredita dai professori, è stato minacciato dal preside di appositi provvedimenti qualora avesse continuato ad avere quel rapporto stretto con i suoi studenti. Per non parlare poi della professoressa costretta a chiedere il trasferimento a Palermo.
Questo comportamento autoritario del preside Melzani è sia palesemente nocivo per la professionalità dei singoli docenti, ma soprattutto anche gravemente diseducativo dal punto di vista dell'autonomia degli studenti. La funzione di insegnare a pensare è dell'insegnante, ma questo ruolo è tuttora vacante. Per questo l'istituto magistrale Gambara sembra sempre più assomigliare ad un'azienda carceraria.
«Contro ogni violenza, contro ogni totalitarismo, contro ogni iniquità di potenza, contro ogni corruzione, il giovane d'oggi non ha, suprema difesa, altro che l'intelligenza: è l'unica sorgente di luce e di forza che gli permette di orientarsi nel difficile labirinto della libertà» (Mario Lussignoli)
Vincenzo Andraous - 04-02-2006
Alle nove di un qualunque mattino di una scuola superiore, uno studente del 1° anno è stato trasportato d'urgenza al pronto soccorso: diagnosi, coma etilico.
Il Preside dell'Istituto mi ha invitato a dare un contributo con la mia testimonianza. ...
Lucio Garofalo - 04-02-2006
La dura vertenza sorta nell'Istituto Comprensivo di Sant'Angelo dei Lombardi sintetizza in modo emblematico le diverse e molteplici contraddizioni insite nel mondo della scuola in generale.

In particolare emerge un'antitesi tra due opposte ...
Anna Pizzuti - 04-02-2006
Carlotta (nome inventato, ma la scelta non è casuale) l'avevo notata fin dalle prime lezioni: spontanea e viva, attenta e spiritosa. "Potete anche bocciarmi, se non imparo, ma essere qui, con voi, è già un regalo bellissimo" aveva esclamato una sera, dopo avermi consegnato un testo nel quale si descriveva da bambina e nel quale raccontava di quando, in prima elementare, era stata bocciata veramente, su richiesta del padre alla maestra: doveva arrivare, a scuola, il fratello minore ed il padre voleva risparmiare sull'acquisto dei libri. Un'esperienza che l'aveva segnata, della quale, ancora, si vergogna.
Arturo Ghinelli - 04-02-2006
Elogio delle maestre autonome e responsabili.

Genitori fate molta attenzione alle pagelle che firmate in questi giorni, perché firmando vi renderete complici di un illecito. Infatti il portfolio, la pagella della Moratti per intenderci, è ...
Giulia Gamba - 03-02-2006
«Agli studenti che anche in questi giorni hanno mostrato serietà, impegno e senso del dovere, manifesto la mia stima; sono orgoglioso del fatto che siano moltissimi, sicuramente la grande maggioranza» (circolare n.244 del 12-3-05). Al «Gambara» il preside Graziano Melzani incarna la figura di un Cesare in versione scolastica che ambisce a controllare tutto e tutti, a reprimere sul nascere qualsiasi forma di socialità. E quando qualcuno lo contraddice, reagisce come un padre deluso e ferito nel suo narcisismo.

«La réforme oui, la chienlit non». Così de Gaulle espone lapidariamente, al ritorno da un viaggio diplomatico in Romania, la linea da adottare contro le rivolte studentesche del maggio del 1968. Viaggi e pugno di ferro. Potere lontano ma mano pesante a sottolineare come la situazione non fosse vista tanto come una questione politica, ma piuttosto come un'onda di delinquenza, di teppismo, come una chienlit, appunto, una spiacevole baraonda messa in atto da un branco di indisciplinati, che poteva essere risolta dalla sola autorità di polizia.
E così il potere attende, a braccia conserte, sicuro di sé, fino a quando si tratta solo di studenti, meno solido si sentirà quando il movimento si sarà allargato a conflitto di classe e la crisi politica imperverserà.
Ma di fronte ad un movimento che afferma la necessità di una resistenza contro «l'autoritarismo, la burocratizzazione e l'evidente e onnipervadente ottusità pomposa della società politica»*[1] il potere sceglie la via della repressione, della difesa dell'ordine, sicuro di vincere perché gioca in casa, senza considerare che ciò che è stabilito non è per ciò immutabile, soprattutto per chi grida «L'immaginazione al potere».
«Bêtise pompeuse» è il termine che designa questo atteggiamento autoritario del culto dello stato di cose esistente, del rigido e paranoico arroccamento su una concezione forte dello stato e del suo monopolio della violenza.
E con le braccia conserte sta molto spesso la scuola "forte" (quella del preside, degli insegnanti, qualche volta dei genitori); come si fa un braccio di ferro con chi con le braccia si cinge il busto?
Comitato per la Scuola della Repubblica - 03-02-2006
Ribadito l'impegno per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.

Si è svolto lunedì 30 a Firenze il preannunciato incontro con le forze politiche dell'UNIONE promosso dal Comitato fiorentino FERMIAMO LA MORATTI; hanno partecipato all'incontro i ...
Patrizia Tanda - 02-02-2006
Caro Professore,
Lei ha proposto iniziative quali quella delle primarie che hanno evidenziato da parte dei Cittadini di questo Stato la voglia di esserci, di partecipare in concreto alla politica del Paese, o la fabbrica, dove in teoria vengono ...
Gilda Unams - 02-02-2006
Ben otto collaboratori scolastici (ATA) hanno citato, innanzi al Collegio di Conciliazione della Direzione Provinciale del Lavoro di BARI, la Dirigente scolastica di una scuola elementare "Rosmini" di Andria per la violazione e la falsa applicazione dell'art. 47 del CCNL 2002/05 per omessa attribuzione e/o retribuzione per incarichi specifici comportanti maggiore rischio, disagio e responsabilità a decorre dall'a.s. 2001/02.

La Vertenza è stata patrocinata in ogni sua fase dalla Unams- scuola Federazione Nazionale Gilda Unams nella persona del suo Segretario Provinciale e Regionale per la Puglia prof. Bartolo Danzi con la collaborazione del dirigente territoriale prof. Riccardo Fortunato.
La Dirigente scolastica è stata assistita dal Segretario Provinciale della Sinascel- Cisl.
I predetti lavoratori con articolato ricorso del sindacato Unams- scuola Federazione Nazionale Gilda Unams che li ha assistiti in ogni fase del contenzioso hanno fatto presente che la fattispecie in esame poichè analoga nei fatti e nel diritto consente di poter riunire le conciliazioni della presente controversia in un unica seduta innanzi al Collegio di conciliazione ex art. 65-66 D.lgs 165/01.

I collaboratori scolastici indicati in epigrafe lamentano di essere stati utilizzati dal Dirigente scolastico convenuto e, per alcuni da diversi anni, senza alcuna formale attribuzione di incarico specifico ex art. 47 CCNL 2002/05, , in compiti e mansioni non rientranti nel profilo di appartenenza che comportano - invero - una ingiustificata maggiore onerosità delle proprie prestazioni lavorative, un sovraccarico lavorativo, rischio e disagio, maggiore responsabilità ed onerosità del rapporto di lavoro.

Ed infatti agli stessi vengono puntualmente richieste anche quotidianamente: fotocopiatura e stampa, di fungere da centralinisti, pulizie straordinarie in luogo di pitturazioni e ristrutturazioni ad opera dell'ente proprietario comunale, assistenza personale e non all' handicap, accompagnamento alunni, attivazione e disattivazione impianto di allarme e termo-idraulico, apertura e chiusura cancello, pulizia ampi spazi cortile esterno, flessibilità e turnazione, senza alcuna attribuzione e/o retribuzione per incarichi specifici, con evidente disparità di trattamento contrattuale, discriminazione, rispetto ad altri colleghi anche presenti in altri istituti scolastici e nel territorio.
Roberto Renzetti - 02-02-2006
...continua dalla seconda parte


A LAVORARE SI IMPARA

Nel 1981 la casa editrice SEI dava alle stampe un aureo libretto, A lavorare s'impara: scuola secondaria superiore e professionalità, del Gruppo di ricerca coordinato dalla Fondazione Agnelli. Nella quarta di copertina leggiamo che lo studio è rivolto in particolare alla scuola secondaria superiore e prende le mosse dalle concrete esigenze colte nel mondo del lavoro per determinare i fabbisogni formativi e formulare una prassi educativa che, tenendo conto delle esigenze legate allo sviluppo globale della personalità del giovane, gli permetta l'acquisizione di conoscenze e di capacità direttamente spendibili nella situazione di lavoro.
Ci si può immediatamente rendere conto di quanto sia più comprensibile, onesto e chiaro questo proposito che, tra l'altro, utilizza parole comunemente in uso, di quello sostenuto dal duo Vertecchi - Maragliano. La problematica è vecchia ma qualcuno produce pubblicazioni ed accede a cattedre perché rimastica quanto è stato ben masticato nel passato. Tra l'altro, tra gli autori, vi è quella Luisa Ribolzi, punta di diamante, insieme a Bertagna, della scuola della Brichetto Moratti e del Progetto Buonsenso che vede solidali i pedagogisti di Berlinguer con quelli di Brichetto Moratti (si vuol sostenere che esiste una pedagogia scientifica, al di sopra delle scelte politiche generali di un Paese, in grado di essere applicata al sicuro successo della scuola senza che nessuno osi chiedere o chiedersi a cosa è finalizzata una tale scuola).
Quello fatto è solo un esempio che mostra il continuo interesse dell'impresa a gestire la scuola. Se una differenza vi è, riguarda il fatto che, alcuni anni fa, si tentava di modificare la scuola pubblica al fine di metterla in grado di preparare direttamente per le professioni. Oggi le cose sono più rozze: si mette in discussione la scuola pubblica, la sua utilità ed i suoi costi. Si teorizza una scuola pubblica semplificata per tutti a fronte di scuole specialistiche e private per coloro che servono direttamente al mondo della produzione. I liberisti assimilano in modo semplicistico la scuola a qualunque altra impresa, con il suo dovere diventare competitiva, visto che il mercato lo è. L'istruzione è né più né meno una mercanzia e la scuola deve competere con altre scuole per fornire mercanzie competitive. Vi è quindi il problema del rendimento dei lavoratori e del costo della mercanzia. Da queste premesse discende che si chieda una scuola in mano a dei manager (i Dirigenti) che siano in grado di farla produrre al meglio delle mercanzie (i lavoratori) utili ai mercati, possibilmente locali. Si deve creare un circuito in cui le famiglie sappiano poi scegliere le migliori imprese di fabbricazione di capacità per i loro figli (migliori scuole). Questi ultimi entreranno nel mercato del lavoro più facilmente. Ciò significa che la formazione è una merce buona sul mercato per dare migliore sistemazione lavorativa e quindi è una merce che deve essere pagata. Si devono poter spendere anche molti soldi per assicurare ai propri figli una formazione che diventi sempre più esclusiva. In questo modo si innesca il darwinismo scolastico: resteranno sul mercato solo quelle scuole più efficienti ed efficaci e le altre saranno costrette a chiudere (con poco intuibili problemi di scuole disperse sul territorio nazionale costrette a confrontarsi non si sa bene con chi). Il sistema deve essere affiancato da scuole private alle quali rivolgersi per avere servizi particolari che la scuola pubblica può offrire sempre meno. E se le scuole private non hanno né prestigio né tradizione (come in Italia) ? Occorre iniziare a finanziarle perché, per i servizi che potranno così offrire, divengano appetibili. Il finanziamento non deve andare necessariamente alla scuola, può benissimo diventare un finanziamento alle famiglie. E non si pensi che quanto avvenuto in Italia sia stata invenzione di Berlinguer. E' di stretta derivazione reaganiana. Fu nel 1983 che negli USA si introdusse il sistema dei vouchers, dei crediti alle famiglie se si indirizzavano verso scuole private. E tale sistema fu teorizzato da Milton Friedman, l'economista ultraliberista ispiratore della politica, anche scolastica, di Pinochet (26). Se si riflette un istante ci si rende conto che si va verso questa situazione, più che per propositi precisi di pochi guastatori, per l'indifferenza che tutti mostrano ad un evento che sembra non riguardare nessuno (è uno dei mali della scuola: si ha sempre a che fare con un pubblico differente; quando gli utenti del servizio hanno capito qualcosa, se ne vanno perché quel servizio è per loro finito; si ricomincia allora con nuovi utenti; questo continuo cambiamento non sedimenta mai un fronte di ampio coinvolgimento di cittadini). Proprio l'esperienza cilena e la penetrazione sempre più massiccia in tutti gli Stati Uniti (dopo l'impulso di Bush padre, è di Bush figlio la legge - 2001 - che estende a tutto il Paese il sistema dei vouchers) mostra che questa organizzazione scolastica porta ad una netta segregazione sociale: i meno abbienti in scuole pubbliche sempre più dequalificate ed alle quali verranno assegnati sempre meno finanziamenti, ed i più abbienti in accoglienti e ben attrezzate scuole private. E' d'interesse notare che, ancora nel 1995, Milton Friedman teorizzava un circuito virtuoso dei vouchers (27). I più agiati che beneficeranno dei vouchers diventeranno più bravi e renderanno il Paese più ricco di modo che anche gli svantaggiati (quelli della scuola pubblica) ne saranno beneficiati. Tutto deve essere pian piano affidato alle scelte.
Radio Città Aperta - 01-02-2006
Per chi come i compagni di una radio sono costretti quotidianamente ad usare le parole come forma di comunicazione, dover parlare in una giornata come oggi, dover trovare le parole giuste è una impresa dolorosissima e costosa.
Vogliamo partire da ...
Arturo Ghinelli - 01-02-2006
Nelle prime ventiquattro pagine della sua "Lettera a un insegnante" Vittorino Andreoli mette le mani avanti per cercare di togliere ogni dubbio sul fatto che questo suo sia l'ennesimo libro contro gli insegnanti e, a mio parere, ci riesce. Infatti era molto tempo che non mi capitava di trovare un non addetto ai lavori fare le affermazioni che l'autore fa nel preambolo della sua lettera.
Nel loro "Prima di tutto la scuola" Chiara Acciarini ed Alba Sasso affrontano la discussione sul rinnovamento della nostra scuola partendo da qualche certezza e da qualche speranza. Non ringrazierò mai abbastanza le autrici per il loro lavoro; perché, a questo punto della sua storia, la scuola italiana aveva bisogno proprio di questo.
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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