Anno scolastico 2008-2009 - mese di marzo
Arturo Ghinelli - 31-03-2009
Come operatori scolastici non prestiamo il giuramento di Ippocrate, ma siamo convinti di essere fedeli servitori della Repubblica e della sua legge fondamentale, la Costituzione che all'articolo 3 sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione e all'articolo 34 stabilisce che la scuola è aperta a tutti.
Noi siamo convinti di rispettare la Costituzione non denunciando i bambini, e voi?
Non vorremmo che la prossima volta ci intimaste di farli entrare solo se portano cucito sul grembiule la E di extracomunitario.
Cosimo De Nitto - 30-03-2009
Quanto la Gelmini ha tuonato dal palco del Congresso fondativo del Pdl è un attentato al comune senso del pudore per quanto segue:

1) Se per 40 anni la scuola fosse stata sotto l'oppressione o anche solo l'egemonia della sinistra Berlusconi non avrebbe vinto le elezioni.

2) Della scuola tutto si può dire tranne che sia un comparto molto sindacalizzato; l'UGL sarà d'accordo con la Gelmini che la sindacalizzazione è un pericolo?


Claudia Fanti - 30-03-2009
Resoconto stenografico di una improbabile immensa convention del centrosinistra...
Piacerebbe alla Ministra Gelmini e ai "suoi" Italiani? Si sentirebbero rispettati? Dormirebbero sonni democraticamente tranquilli?
Paolo Citran - 28-03-2009
Ricordo di aver letto - qualche anno fa - una notarella di costume a proposito dell'uso inappropriato e reiterato dell'espressione "Assolutamente sì!" Allora non ci avevo mai fatto caso. Da quella volta posi attenzione alla cosa ed in particolare al diffondersi ed alla frequente reiterazione di tale modalità comunicativa. E cominciai ad avvertire consciamente quello che forse era prima un inconscio fastidio. Oggi l'"assolutamente sì" viene pronunciato particolarmente da rampanti od aspiranti tali di ogni tipo.
Nel mondo della scuola quest'espressione fa coppia con l'imperativo categorico della risolutezza, del decisionismo, insomma, della proterva, ma tanto decantata, assertività.
Vincenzo Andraous - 27-03-2009
C'è una grande difficoltà ad ammettere questa forma di disagio, e perfino una non troppo velata presunzione a negarne la presenza in casa propria.
Che ciò non si verifichi in tutti gli istituti scolastici è chiaramente una cosa buona, ma svolgere un intervento educativo, una forma diretta di prevenzione, per conoscerne i lati oscuri, quelli meno avvistabili persino da chi è deputato a ben vedere e meglio leggere una eventuale forma di disagio nei giovani, ritengo sia altrettanto buona cosa da svolgere tutti insieme.
Francesco Casale - 26-03-2009
I numeri, per definizione, non sono né di destra né di sinistra. Ma, se riguardano persone e istituzioni, hanno valore politico. Gli ultimi sono stati resi noti dal ministero dell'istruzione e riguardano i precari della scuola. Donne e uomini che hanno scelto d'insegnare e per questo, come mai prima, hanno conseguito una o più lauree, tante abilitazioni, idoneità ai concorsi magistrali, specializzazioni, master, aggiornamenti, stage, perfezionamenti, ecc.. Eppure, nell'ultimo decennio, il precariato nella scuola è aumentato del 120%.
Movimemto Cooperazione Educativa - 26-03-2009
La coscienza degli educatori ha qualcosa da obiettare.

In maniera strisciante e palese, sta avanzando a grandi passi un clima di intolleranze e di esclusione nei confronti degli stranieri nel nostro Paese. E' un clima ostile che ormai non si limita ad esprimere una paura infantile e immotivata (lo stesso Ministero degli Interni dice che i reati ascritti agli stranieri sono in diminuzione) , ma cerca operativamente l'espulsione del "corpo estraneo".
Vietato l'accesso al sistema sanitario, fuori dai confini municipali, via dai campi, spariscano i clochard e senza fissa dimora...
Non si vuuole colpire alcuna infrazione alla legge: si vuole colpire una condizione di vita: basta stabilire un nuovo reato, inesistente, la clandestinità ed estenderlo a tutti i campi della vita pubblica e sociale, ed ecco che si avvia un circuito perverso che va a negare i diritti primari dovuti a ciascun essere umano.
Lo afferma la nostra Costituzione. Lo afferma l'Onu. Lo vogliamo dire insieme ancora una volta.
Il diritto alla cura e all'istruzione non possono essere negati a chi non è cittadino.
Cosimo De Nitto - 25-03-2009
E' possibile che ancora dobbiamo ripeterci che conoscere una disciplina non implica automaticamente e naturalmente essere in grado di insegnarla al meglio? Lo sanno tutti e soprattutto i docenti. Non è una bella cosa trovarsi davanti una classe e avere in dotazione solo il "cosa" insegnare (i "contenuti" disciplinari) mentre per il "come" (didattica) si cerca di ripescare nella memoria il modello dei propri vecchi docenti per fare come loro hanno fatto. Il "cosa" e il "come" dell'insegnamento e dell'apprendimento non possono essere considerati separatamente, né tanto meno messi l'uno contro l'altro. Servono i saperi disciplinari, le scienze della formazione, le "sensate esperienze" sul campo. Le esperienze non saranno "sensate" solo per il genio personale dell'insegnante, che elabora in magnifica ed ispirata solitudine, ma grazie ad un processo di formazione continua in servizio in cui al contempo si approfondiscono i saperi disciplinari e si affina la didattica, il "cosa" e il "come". Non dimenticando il "chi", l'alunno.
Severo Laleo - 24-03-2009
Ed ecco, la TV annuncia, è arrivato il Piano Casa. La grande intuizione di BS per combattere la crisi.
A partire dagli "spiriti animali"... presenti in casa.
E' elargita dall'alto, quasi in regalo, la possibilità di "andare oltre i limiti", fino al 20%, nella ristrutturazione dell'abitazione/villa.
In piena "libertà". Il "popolo della libertà" è lieto e ringrazia. E sussurra: "Finalmente". Anzi grida, festoso, specie nel Sud: "Evviva"!
Bravo il governo BS, sa capire i problemi della gente! E sa muovere l'economia (così ripete un suo ministro).
Ognuno sia libero di "ampliarsi", per meglio rispondere alle esigenze della famiglia.
Ed ecco torna anche l'amore per la famiglia. E il suo "familismo amorale".
La bella famiglia italiana, abusiva per necessità e/o per scelta, è di nuovo al centro delle attenzioni del governo.
Benedetta Cosmi, Roberto Maragliano - 24-03-2009
La scuola e l'università vogliono i bravi o i Don Abbondio? "Ripetere i giudizi del Sapegno con la faccia d'uno che i testi se li è letti sull'originale. Li confronta tra loro e li giudica. I professori si contentano che si ripeta quello che dice lui": c'è bisogno di dirlo? Sì, è la (famigerata) Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana, del 1967. Sono passati tanti anni, ma sempre lì siamo. Una scuola come questa (e come quella) non serve a niente, peggio: annienta. Eppure è anche quella scuola lì, quell'idea di scuola che si vuole salvare quando si grida all'invadenza dell'e-learning e delle "nuove tecnologie". E allora, si cambi registro!
Tiziana Plebani - 23-03-2009
Qual è il Suo Dio, Eminenza? Un dio cattivo, pruriginoso e ficcanaso, si direbbe, che perde tempo a indagare sui cappucci piuttosto che guardare al cuore di quell'uomo e di quella donna. Alle loro necessità, ai loro bisogni, ai loro desideri. Avremmo dovuto e dovremmo popolare la terra come i conigli? Non le sembra che l'invadenza dell'uomo sul pianeta sia già al limite della sostenibilità? Che l'equilibro delle risorse e dell'ambiente richiedano all'uomo un limite anche di presenza? Ma forse Lei sta pensando che il riequilibrio possa essere governato 'naturalmente' dalla falce delle malattie...
Docenti e ATA - Mottola - 23-03-2009
I docenti e il personale ATA riuniti in assemblea il giorno 10 Marzo 2009, hanno discusso in merito alle conseguenze della legge Gelmini sull'organizzazione scolastica e hanno considerato che la stessa non rappresenta un passo in avanti in termini di efficienza a favore dei bisogni educativi degli utenti, bensì una semplice opera di tagli di risorse che si abbattono sui docenti e sul personale ATA e che impoveriscono l'offerta formativa per gli alunni.

Per questo motivo dicono ...
Lucio Garofalo - 23-03-2009
Se possibile, vorrei riassumere in una sorta di compendio, non "manualistico" ma demistificante, quelli che, dal punto di vista di un insegnante, costituiscono i problemi più urgenti e assillanti che pregiudicano e condizionano molto negativamente la vita e il funzionamento della scuola pubblica italiana.
Probabilmente, nell'immaginario collettivo la scuola è recepita e considerata in modo fallace e distorto a causa di insulsi e banali clichè, ovvero sulla base di facili e comodi luoghi comuni estremamente diffusi tra le persone, ma che in effetti corrispondono a false leggende metropolitane che bisognerebbe provare a sfatare con argomentazioni razionali e persuasive.
I care ancora.it - 21-03-2009
... siamo di fronte all'ennesimo attacco alla scuola dell'accoglienza e dell'inclusione.

Abbiamo appreso che nel cosiddetto "Pacchetto Sicurezza" gli insegnanti, così come i medici e in quanto pubblici ufficiali, sono tenuti (nel "non debbono ma possono" si cela una mistificazione) a denunciare i propri allievi/e irregolari.

Tutto il mondo della scuola sa che dal 1994 una Circolare Ministeriale prevedeva l'obbligo scolastico per tutti i minori presenti sul territorio italiano, ribadendo il concetto che il diritto all'istruzione e il benessere psicofisico del minore (in quanto minore) è sempre anteposto a qualsivoglia considerazione di carattere giuridico (status della famiglia).

Siamo convinti che la richiesta rivolta agli insegnanti lede non solo il diritto primario di ogni bambino/a, ragazzo/a, all'istruzione ma è fortemente lesiva della dignità dei docenti, della loro professionalità e del loro ruolo educativo...

Giuseppe Aragno - 21-03-2009
Il nemico, ci dicono è Bin Laden, il nemico Saddam Hussein, il nemico è il terrorismo, il nemico è il clandestino, il nemico è il rumeno, che si tiene in galera anche se è innocente, il nemico è il relativismo, il nemico è papà Englaro. Una guerra dietro l'altra, un fantasma suscitato ad arte con una menzogna nuova orchestrata dai media, appena la paura di ieri non funziona più. A far da collante, la paura. Una paura che cresce, che si alimenta, che cancella i problemi e il senso delle cose. Un vuoto riempito di un nulla che genera i mostri dell'istinto e spegne la luce della ragione. La democrazia, pugnalata alla schiena, è entrata in coma. Per impedire che muoia, occorre reagire.
Paolo Citran - 21-03-2009
CHE FINE HANNO FATTO LE SCIENZE SOCIALI?

Già, le Scienze (gli Studi) Sociali. Le hanno tolte dalle Indicazioni per il Curricolo del Primo Ciclo (infanzia, primaria, medie), mentre i Programmi dell'Ottantacinque avevano conferito un pochino del posto che sarebbe loro spettato alle Elementari.

Potenza delle lobbies disciplinari!

Sarebbe stato importante rivedere da questo punto di vista i Programmi del Settantanove per le Media. Poi alle Superiori si poteva ipotizzare di mettere a regime un Liceo della Scienze Sociali (Berlinguer-De Mauro) e/o quello Sociopsicopedagogico (Brocca) e/o delle Scienze Umane (Moratti), tre progetti non andati oltre il livello sperimentale nei casi migliori (Brocca e Berlinguer).

Mi soffermerò qui di seguito sulla Commissione De Mauro.
Maurizio Tiriticco - 21-03-2009
... da dove viene questa annosa distinzione tra studi umanistico-letterari e studi scientifici? Da dove viene per la grande maggioranza di noi questa pretesa propensione - se non addirittura "naturale tendenza" - o per gli studi letterari o per quelli scientifici? Perché tanti di noi hanno scelto all'università materie letterarie perché "non si sentivano portati" per la matematica o viceversa? Ed ancora, perché il liceo classico lo si ritiene altamente formativo - e forse lo è anche in effetti, almeno a tutt'oggi - rispetto ad un liceo scientifico, e poi, a scalare, a un istituto tecnico, ad uno professionale, ad un percorso professionale regionale? Non c'è ricerca scientifica seria che non dimostri che non c'è alcuna differenza, a livello di costruzione della intelligenza, tra il "contare" e il "raccontare"...
Gianfranco Pignatelli - 21-03-2009
Il ministro Gelmini dà i numeri. E questa volta sono cifre. Le snocciola, a Palazzo Chigi, in sala stampa. La solita, quella con il Tiepolo taroccato sul fondo. Si tratta dei numeri del precariato. Eccoli: "i precari iscritti nelle graduatorie a esaurimento sono 558.316". In realtà si tratta di posizioni in graduatorie, non di persone. Quelle sono circa 268.000. E fin qui la verità. Poi il ministro ha fatto due conti che, in ossequio al luogo, sono risultati rigorosamente contraffatti....
Omero Sala - 20-03-2009
Facciamo valere l'autonomia delle singole scuola, salviamo le prerogative e utilizziamo le competenze degli organi collegiali, prendiamo tutto lo spazio che ci viene concesso dalle norme mai abrogate sulla sperimentazione, salviamo i nostri piani per l'offerta formativa, facciamo pesare la nostra professionalità e la nostra esperienza ...

Dai, forza, Italia!

Rete nazionale precari scuola - 20-03-2009
La Rete Nazionale dei Precari della Scuola esprime piena solidarietà agli studenti caricati dalle forze di polizia mentre esercitavano il loro diritto costituzionale a manifestare. Dato che le cariche sono state giustificate dal protocollo sulle manifestazioni definito dal sindaco di Roma e sottoscritto dalle principali confederazioni sindacali, che limita gli spazi ed i modi attraverso i quali poter esercitare il diritto a manifestare, è indispensabile un immediato chiarimento. Chiediamo, quindi, alla CGIL di prendere una posizione netta e di ritirare la firma dal protocollo.
Claudia Fanti - 19-03-2009
Sarà dura ma, come tutti i despoti, alla fine parecchi di loro saranno fagocitati da se stessi e dalla loro sicumera. Brunetta tronfio del suo "successo" con le percentuali di assenze in calo non si rende conto del rancore che suscita nel personale, ...
Omero Sala - 18-03-2009
Signor Sindaco,
le scrivo per esprimerle il mio disappunto non tanto per la ineccepibile decisione di far collocare una Croce nelle aule delle scuole ma per le modalità da lei adottate nel farlo.
Le scrivo ora - a distanza di tempo - perché, spento il ribollire delle polemiche, ci sia il tempo e lo spirito per esprimere valutazioni più equilibrate e considerazioni più pacatamente cristiane.
Le scrivo una lettera aperta perché sono convinto che le mie riflessioni - e le sue, se avrà la bontà di rispondermi - non possono essere circoscritte nella sfera dei rapporti personali, in considerazione delle funzioni pubbliche che svolgiamo e degli incarichi istituzionali che ricopriamo.
E le scrivo col tono sommesso di chi coltiva la cultura del dubbio, ma anche con la determinazione di chi non intende annegare nel dubbio le proprie responsabilità.
Paolo Citran - 17-03-2009
... una domanda di fondo va posta: c'è spazio per il dubbio nella scuola dell'autonomia? Dato che nella nostra Repubblica dallo scranno della Presidenza della Camera - sulle orme del papa - si è anche filosofeggiato fuori contesto contro il relativismo culturale?

Quello che mi chiedo, dopo una vita professionale dedicata ad insegnare a pensare, e quindi in primis a dubitare, è se questa nostra scuola (tanto decantata) dell'autonomia sia favorevole al dubitare sistematico avverso al pensiero unico o ad un decisionismo simil-manageriale irriflessivo e senz'anima, piuttosto che ad una colta cultura critica capace di dubbio, che non esclude la decisione, ma la connette alla saggia ponderazione ed alla consapevolezza della propria fallibilità...
Rete nazionale precari scuola - 16-03-2009
Aderiamo allo sciopero del 18 marzo e invitiamo alla mobilitazione tutto il popolo della scuola. In particolare chiediamo il pieno rispetto della legge sulla sicurezza 626 e delle richieste delle famiglie al momento dell'iscrizione dei loro figli, un organico adeguato di insegnanti di sostegno, la totale copertura di tutte le cattedre a partire dal 1° settembre, in modo da garantire un regolare inizio del prossimo Anno Scolastico, l'assunzione a tempo indeterminato dei precari della scuola su tutti i posti vacanti e disponibili ...
Vincenzo Andraous - 14-03-2009
Non c'è giorno che non venga scandito da un assalto umano disumanizzato, perpetrato nei riguardi delle donne, nei confronti di un bambino, di una giovanissima.
Il branco è nell'ombra, predisposto a un'opera demolitrice, a violare la realtà dell'altro, sconvolgendone l'equilibrio e compromettendone il benessere, un'azione infame nel più profondo del termine, dove non c'è lessico che tenga per definirne il raccapriccio.
Ciò che deve scuotere le coscienze è l'infamia che non consente giustificazioni, né ansia da contagio, ma promuove una linea comportamentale priva di black-out ideologici: infatti con le ideologie stendiamo ipocrisie e false aspettative, non cogliamo le urgenze né le insopprimibili necessità-priorità, a riconferma che donne, bambini e anziani non si toccano, non si debbono toccare, non bisogna permettere che ciò accada.
Doriana Goracci - 14-03-2009
Il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in conferenza stampa a palazzo Chigi dice: "Nel curriculum di una persona, di un giovane in particolare, peserà nel dopo crisi anche la sua capacità di essersi messo in gioco, di aver accettato anche un lavoro manuale, umile.Conterà nel suo curriculum se è stato disponibile a svolgere un lavoro anche semplice con il quale ha imparato ad essere responsabile di una mansione, a raggiungere un risultato. Certo se è laureato in scienza della comunicazione non è che abbia molto appeal".
Danilo Sbarriti - 14-03-2009
Io vorrei una scuola senza promossi o bocciati... Una scuola lumaca, paziente, affettuosa, sorridente, gentile, leggera.

Io vorrei delle aule allegre, colorate...Vorrei poter far entrare la luce, quando c'e', per giocare al maestro e ai discepoli, in cui ciascuno a turno fa il maestro e il discepolo. E quando non c'e', spegnere la luce artificiale dei neon e dormire, io sulla cattedra e loro sui banchi.

Io vorrei una scuola senza domande di cui conosci gia' la risposta e tante domande a cui non sai rispondere.
Giuseppe Aragno - 14-03-2009
Lo spot che Tg1 intende far passare per notizia, dopo cenni confusi al "cinque in condotta" e un'esibizione da Bagaglino dell'avvocato Gelmini, l'ha offerto ieri sera, tra squilli di trombe e rullar di tamburi, un Sacconi formato imbonitore, con la storiella tragicomica del "raddoppio": prendere o lasciare. Se il padrone, che noi sovvenzioniamo in nome della crisi, prende i quattrini e, in nome della crisi, ti lascia per strada con le toppe al sedere e la famiglia da mantenere, voilà, il Presidente Fregoli, sedicente operaio, normalmente padrone, quando serve politico, talvolta imputato di questo o quel reato prontamente prescritto, ti garantisce, in nome della crisi, che vivrai da padreterno passando dal 10 al 20% della retribuzione annuale: prendevi 1000 euro e ne avrai 200, che è come dire mancia competente.
Francesco Mele - 14-03-2009
Far sparire del tutto il fondo per il funzionamento generale delle scuole, vuol dire l'anticamera della privatizzazione della scuola statale, perfettamente in linea con quanto previsto dal ddl Aprea. Non far pervenire alle scuole oltre 2 miliardi di euro già assegnati e promessi negli anni precedenti e, ciò che è più grave, già spesi dalle scuole, vuol dire strangolare le scuole come il più spietato degli usurai. Ridurre dell'80-90% i fondi per le supplenze vuol dire costringere le scuole al degrado del servizio nell'assolvimento di un diritto costituzionale che viene come minimo ridotto, se non pesantemente negato, e questo ha come effetto di far cadere pressoché a zero la fiducia dei cittadini nella scuola statale per realizzare quanto Calamandrei paventava più di 50 anni fa...
Severo Laleo - 13-03-2009
"Il collegio dei docenti non potra' bocciare uno studente con il '5' in condotta se non in presenza di "comportamenti gravi".
sbalordisco all'idea di scuola del 5 in condotta.
Questo governo, seguendo coerentemente la regola di dare "ordine e leggi" solo ai più deboli, trasforma la scuola, già oggi in difficoltà per assenza di competenze alte e adeguate risorse, da luogo di faticoso dialogo a luogo di "sanzioni disciplinari", da "palestra di vita", "bottega artigiana", "officina", "studio" a "carcere".

Gustavo Zagrebelsky - 13-03-2009
"La Città di Torino e il Comitato Italia 150, in occasione delle celebrazioni per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia nel 2011, promuovono una serie di progetti, destinati a rinnovarsi ad anni alterni a partire dalla primavera 2009 e raccolti sotto il segno di Biennale Democrazia. Alla loro realizzazione è invitata a partecipare l'intera Città, attraverso le sue istituzioni culturali." (dal Documento di intenti).
A poco più di un mese dall'inizio dell'evento torinese, Andrea Carugati intervista Gustavo Zagrebelsky sul tema di una democrazia che "vive in condizioni problematiche di insicurezza" quale quella italiana.
Paolo Citran - 13-03-2009
Karl Barth, generalmente considerato il maggiore teologo protestante del secolo scorso, in base al principio calvinista della salvezza attraverso la sola grazia - sola gratia - (corrispettivo oggettivo della soggettiva sola fide), partendo dalla cupa ...
Francesco Mele - 10-03-2009
In una precedente segnalazione mi ero già occupato di cosa stia succedendo nelle scuole riguardo alla situazione di cassa; pare però che solo in pochi siano a conoscenza di tutto questo e molti di quelli che ne sanno qualcosa non hanno alcun interesse a fare informazione su questi temi, ma gli altri? Possibile che tra tutti coloro che sono da sempre attenti ai bisogni della scuola statale e alle condizioni per garantire la qualità minima, nessuno si accorga che è in atto la più brutale, repentina e drastica riduzione di fondi alle scuole che si sia mai verificata nella scuola italiana?
Sarà che ormai siamo assuefatti alla progressiva diminuzione dei fondi alle istituzioni scolastiche?
Virginia Mariani - 09-03-2009
C'è davvero il rischio,che ci abituiamo agli atti di violenza perché viviamo situazioni quotidianamente e sottilmente violente, oltre che di degrado culturale! Perché le parole che usiamo, oltre agli atteggiamenti o all'intonazione, sono nomi che creano e rievocano con prepotenza la violenza!

Non dobbiamo passare sotto silenzio questa piaga della nostra società, come Dorothee Sölle ha denunciato nel suo libro "Violenza: non mi devo abituare" (Düsseldorf 1994).

Deve essere chiaro che ogni forma di violenza sulle donne, sulle bambine e i bambini, sulla parte più debole della società è violenza contro l'intero genere umano.
Molte forme di violenza sono accettate, non si notano più, sono sommerse sotto il silenzio: violenze strutturali, culturali e gli effetti economici della globalizzazione fanno parte del mondo in cui viviamo e anche della nostra vita... il modello patriarcale, kiriarkale, non soltanto è ingiusto ma ha chiaramente fallito in politica, in economia, nella vita di tutti i giorni: bisogna con coraggio e creatività ripensare rinominare e rifare tutto!
Fuoriregistro - 07-03-2009
Sentenza inappellabile della Chiesa cattolica brasiliana contro i medici che hanno fatto abortire una bimba di nove anni, stuprata dal patrigno e incinta di due gemelli. I sanitari sono stati scomunicati. L'aborto, ha specificato Jose' Cardoso Sobrinho, arcivescovo di Olinda e Recife, e' un crimine agli occhi della Chiesa e la legge degli uomini non puo' sovrastare quella di Dio.
Paolo Citran - 07-03-2009
La mia convinzione è che degli standard di apprendimento vadano definiti. Anche per combattere la tendenza alla abolizione legale del titolo di studio. Non è pensabile che in un modo si valuti il profitto a Verbania ed in un altro totalmente diverso a Canicattì, in un modo a Tarvisio ed in un altro a Lampedusa . Pur se è indubbio che le realtà socioantropologiche sono assai diverse e che gli standard non possono essere eccessivamente rigidi. Probabilmente pesanti limiti delle valutazioni internazionali sono legate proprio a questioni di tal fatta.
Omero Sala - 07-03-2009
Nella cartella di cartone pressato si portavano a scuola uno o due libri, pochi quaderni, un astuccio di legno con scomparti per una cannuccia, due o tre pennini, una matita, un temperamatite, una gomma bicolore. L'astuccio aveva il coperchio a scorrimento che serviva come righello.
Fra gli articoli di cancelleria obbligatori vi era anche una scatola di matite colorate: i poveri l'avevano semplice, con sei pastelli; i benestanti l'avevano doppia, con dodici pastelli e indefinibili gradazioni di colore. Sulla scatola era stampato - in colori pastello - un Giotto fanciullo vestito da pecoraio che ritraeva il suo agnello su una pietra liscia usando un tizzone di carbone, per ricordare a noi pasticcioni inguaribili che la capacità di disegnare è innata e che l'educazione artistica non serve a nulla; come a nulla serve la musica se si è stonati, a nulla la poesia se non si è di animo gentile, a nulla la scuola per quelli destinati alla zappa.
Omero Sala - 07-03-2009
Agli inizi della mia carriera (anni '70!) mi piaceva leggere in classe i temi scritti di italiano dei miei alunni, anche per discutere e concordare insieme il voto. Una volta fu deciso di assegnare un bel 10 ad un tema particolarmente gradevole; mi scappò di dire che il tema forse meritava di più: dal fondo della classe uno disse ridendo che potevamo dare undici: scrissi 11, e undici fu. I ragazzi erano tutti felici. L'undici fu introdotto ufficialmente nella nostra classe, con lo sconcerto dei genitori, la perplessità dei colleghi e la disapprovazione del dirigente. Ricordo che anche nelle interrogazioni gli alunni si preperavano studiando forsennatamente e chiedevano di essere torchiati per prendere undici.
Dopo pochi anni il voto fu abolito e venne introdotto il giudizio sintetico, che però doveva essere accompagnato da una valutazione più articolata e meno perentoria.
Ora si torna indietro, e la questione del voto o del giudizio torna a infiammare gli animi.
Su una sola cosa il mondo della scuola dovrebbe infiammarsi: sul modo ottuso e drastico con cui la ministra decide senza consultare gli interessati e senza tener conto che gli assetti e gli ordinamenti attuali, la prassi e le regole, la cultura pedagogica e le consuetudini didattiche sono frutto di un processo lungo e lungamente meditato, discusso, sperimentato, verificato, consolidato.
Paolo Citran - 07-03-2009
Adesso che si pone per capi d'Istituto e segreterie il problema dell'invio on-line dei dati delle iscrizioni, inizierà - immagino - una "battaglia degli organici" che si protrarrà fino ad agosto o giù di lì.

Nella "mia" (pro tempore) scuola (un Istituto Comprensivo) il grosso delle scelte per elementari e medie (pardon: primarie e secondarie di 1°) è andato sulle trenta ore. Io ritengo abbastanza ragionevole un orario di trenta ore settimanali (purché supportato da pomeriggi di recupero ed arricchimento, specie se è senza compresenze) da svolgersi al mattino nell'arco di sei giornate settimanali per cinque ore al giorno.

Se non ché l' universo socioantropologico consumistico e mercantile in cui oggi vivacchiamo ha ormai indotto il "bisogno" del sabato libero per tutti (dal punto di vista didattico a mio parere piuttosto deleterio), essendo ormai nell'imperante pensiero unico della banalità quotidiana, in cui la scuola vera e formativa è un optional, preferibile che le giovani generazioni passino il sabato ai centri commerciali piuttosto che a scuola.
Franco Labella - 07-03-2009
Nella conferenza di presentazione di "Cittadinanza e Costituzione", la nuova disciplina introdotta sperimentalmente dal prossimo anno, il Ministro ha annunciato che l'insegnamento sarà impartito dai docenti di materie umanistiche, in particolare docenti di storia e geografia.


Il Ministro che pure, secondo il comunicato dell'Agenzia Asca, ha dichiarato che "''Non sara' la vecchia ora di Educazione civica ...... ma un'ora di educazione alla cittadinanza, per insegnare ai ragazzi i valori e i principi contenuti nella nostra Costituzione'' ha deciso di ignorare l'esistenza dei docenti di Discipline giuridiche ed economiche


Con ciò il Ministro ha disatteso perfino quanto elaborato dal Dipartimento per l'Istruzione, Direzione Generale per gli Ordinamenti del Sistema Nazionale di Istruzione e per l'Autonomia Scolastica e non ha tenuto in alcun conto il parere espresso, sull'insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione", dal CNPI il 17 novembre 2008.
Vincenzo Andraous - 06-03-2009
Ricordo un paese del nord, un campo sportivo, tanti ragazzini rincorrere un pallone, scalciare e gridare.
A scuola, in classe, per la strada, le solite voci, sempre quelle, come i volti e le mani additare, "ecco arriva il terrone, eccolo è arrivato".
Un giorno dopo l'altro, dalle elementari, alle medie, a rimbombare nella testa quella parola "terrone".
Uno sgambetto, un goal annullato, un dribbling di troppo, e quel ragazzino per terra, sempre sotto, schiacciato dal peso e dalle manate dei compagni, finchè un giorno accadde qualcosa di imprevisto: "il terrone" fece una scoperta inaspettata, un incontro che mutò la sua esistenza, tracciò la sua storia e purtroppo quella di tante altre persone.
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-03-2009
Rientrano dalle finestre spalancate i fronzoli di una scuola che è stata - il grembiulino, il cinque in condotta per il quale si cerca ora una soluzione indolore visto il suo dilagare - ma si continua, all'esterno della scuola, per le vie cittadine sui grandi cartelloni pubblicitari, nelle pubblicazioni quotidiane o settimanali più diffuse e patinate, nei programmi d'intrattenimento o di falsa informazione delle televisioni pubbliche e commerciali. Risulta allora evidente come una politica nuova per la scuola nel bel paese risulterà perdente, se non irrealizzabile, fintantoché essa sarà affidata a forze politico-sociali che non avranno cura a creare argini possenti allo straripare oggigiorno incontenibile dei modelli e delle figure create all'interno del mondo virtuale dei moderni mezzi di comunicazione di massa. Inutile sarà reintrodurre nella scuola "esteriorità" appartenute ad altre epoche e pseudo-soluzioni organizzative e burocratiche. Una politica per la scuola dovrebbe mirare innanzitutto a ricreare l'identità in essa smarrita e non invece ad introdurre in essa modelli che dovrebbero appartenere ad altri ambiti della vita sociale del bel paese. Una politica per la scuola dovrebbe porsi come obiettivo primario ed irrinunciabile la ricerca di quell'identità che non c'è e che eviterebbe ai suoi frastornati protagonisti di porsi "all'inseguimento degli unici maestri che oggi contano: le star"
Giuseppe Aragno - 06-03-2009
Mai come oggi è stato così chiaro. Ci sono momenti della storia in cui l'estremismo sta nelle istituzioni, viene dall'alto, nasce dal potere, da una classe dirigente decisa a perpetuare se stesa in ogni modo possibile. In tutti i modi possibili, quindi, è necessario e legittimo reagire. In un momento come questo, nessuno si può illudere di difendere sé stesso disertando. E' vero, siamo pochi, ma non è meno vero che la scuola assediata non ha scelta: è chiamata alla lotta. Uniamo le forze, mettiamo in campo la ragione, facciamoci sentire, insieme, lavoratori di ogni categoria, cittadini che non intendono ridursi a sudditi, uomini e donne e che hanno cuore e dignità. La reazione non è ancora passata e, quand'anche lo fosse, non ha vinto, non può vincere. La vicenda umana conosce abissi di disperazione, ma il sole è destinato a tornare e l'alba cancella la notte. In quanto a noi insegnanti, non possiamo ignorarlo, sarebbe un crimine: sta a noi far sì che, dopo questo inverno, i nostri studenti siano la nuova primavera della storia.
Ilaria Ricciotti - 05-03-2009
Quest'anno troppo diffuso è il dolore
cuori e corpi son straziati dal sesso senza amore,

da pensieri di orchi nascosti
da luride mani immerse nella melma dei fossi.

Continuiamo a denunciare chi calpesta la nostra dignità!
Continuiamo a perseguire chi le nostre ali vorrebbe spezzar!
Dirigente Ipsia Terni - 05-03-2009
La donna è un riferimento ricchissimo in ogni cultura, la sua creatività e sensibilità non meritano apprezzamenti e attenzioni concentrati in un solo giorno dell'anno.
I principi che stanno alla base della parità, dell' uguaglianza, del reciproco rispetto sono valori irrinunciabili in una democrazia compiuta.
Tutto ciò dovrebbe essere ovvio, ma, purtroppo, le cronache quotidiane di violenza alle donne ci ricordano che la strada da percorrere per una completa parità fra i sessi è ancora lunga e irta di difficoltà.
Francesco Masala - 04-03-2009
Vista l'enormità del debito pubblico italiano occorre prendere atto che una variazione di 1-2 punti della tassazione e/o imposizione fiscale dei redditi sono pannicelli caldi. Il debito non scenderà mai, e il fatto che non scenda sarà sempre un'arma di ricatto contro qualsiasi ipotesi vera, e non finta, di miglioramento della situazione economica della maggior parte dei cittadini.
E la scuola e tutta la spesa pubblica sarà sempre oggetto del ricatto delle compatibilità di bilancio.
Ecco la mia piccola proposta: una enorme riduzione del debito pubblico al 60%, come Germania e Francia.
Cosimo De Nitto - 03-03-2009
I votacci non hanno cambiato la scuola, non hanno cambiato gli studenti con le loro difficoltà, non hanno cambiato il modo di funzionare dell'istituzione, non l'hanno migliorata, non hanno cambiato il modo di insegnare né quello di apprendere.
Di tutti i problemi molto seri e profondi che sono sul tappeto e che attendono risorse, progettualità, iniziative mirate e qualificate, strategie di breve e lungo periodo, il ministro ha preso la scorciatoia più facile e lucrabile dal punto di vista politico, perché agisce sull'immagine che gli permette di entrare in sintonia con la parte più moralista, superficiale, bacchettona ed ignorante dell'opinione pubblica. Una scorciatoia che lungi dal portare alla soluzione, anche minimale, delle grandi questioni all'ordine del giorno del nostro sistema formativo, opera solo in superficie, sulle forme con cui si rappresentano gli esiti del lavoro scolastico, sollecitando i consensi di chi pensa che per ripristinare la credibilità, l'autorevolezza e l'autorità professionale e personale del docente basta brandire il voto come arma di dissuasione/distruzione di massa, e attraverso di esso ridare finalmente serietà alla scuola ed educazione e formazione agli studenti di oggi.
Omero Sala - 03-03-2009
Torno sul problema della quantità del tempo scolastico.
La quantità del tempo che i bambini passano a scuola è decisa dai genitori al momento dell'iscrizione (o della riconferma) che prevede opzioni sull'orario, sulla mensa, sulle attività, sulla lingua straniera, sui laboratori da frequentare.
La quantità del tempo che gli insegnanti dedicano ai bambini è invece decisa dal ministro che, con la determinazione dell'organico, promette drastiche riduzioni e afferma senza mezzi termini che intende eliminare le compresenze (considerate superflue e dispendiose, mentre ognuno sa che sono assolutamente indispensabili a garantire l'individualizzazione dell'insegnamento).
I dati che provengono dalle scelte operate dai genitori ci dicono che le ore di permanenza a scuola degli alunni aumentano....
Paolo Citran - 02-03-2009
Col ministro Gelmini (presumibilmente non prima né ultima a sostenere a spada tratta questo principio, per esempio sul terreno minato della valutazione del personale della scuola, della qualità delle istituzione scolastiche, oltre che nel tradizionale campo del profitto scolastico con l'oscenità del ritorno ai voti nella scuola elementare e media - operazione purtroppo avviata a suo tempo da Luigi Berlinguer auspice Maragliano dopo l'esperienza importante delle "schede sperimentali" e portata a compimento dalla Gelmini) quello della meritocrazia si configura come un tormentone, a vasto raggio ancor più che al tempo del famigerato "Concorsone", oggi col supporto parlamentare di Valentina Aprea & C.

Una vasta esperienza di candidato, di commissario e di presidente di commissione alla maturità nelle sue molteplici transeunti epifanie mi ha rafforzato in questa convinzione (anche se ritengo possibile essere più equi con un'esplicitazione delle regole ed un'ostinata voglia di correttezza e giustizia da parte di chi le commissioni presiede, dandosi tra l'altro alla maturità - pardon: esami conclusivi di stato - una documentazione ed una presenza di membri interni - assente invece per lo più nelle forme concorsuali) che possono ridurre l'aleatorietà degli esiti, ma anche falsare.
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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