Anno scolastico 2003-2004 - mese di maggio
Enrico Grosso - 31-05-2004
Riprendendo l' interpretazione dell'art. 19 invio la riflessione di un noto costituzionalista sull'argomento, a mia volta di recente ricevuta.


Sulla non obbligatorietà dell’introduzione della figura tutoriale nella scuola primaria

1. Premessa.


L’introduzione nella scuola primaria della figura del c.d. “tutor” è prevista dall’art. 7, comma 5, del decreto legislativo n. 59/2004. Esso, dopo aver sottolineato che «l'organizzazione delle attività educative e didattiche rientra nell'autonomia e nella responsabilità delle istituzioni scolastiche», e dopo aver ribadito che il perseguimento delle finalità didattiche della scuola primaria (indicate nei loro principi all’art. 5 dello stesso decreto) «è affidato ai docenti responsabili delle attività educative e didattiche» stabilisce che «a tal fine» (cioè al perseguimento degli obbiettivi didattici di cui sopra) «concorre prioritariamente, fatta salva la contitolarità didattica dei docenti, per l'intera durata del corso, il docente in possesso di specifica formazione che, in costante rapporto con le famiglie e con il territorio, svolge funzioni di orientamento in ordine alla scelta delle attività di cui al comma 2, di tutorato degli allievi, di coordinamento delle attività educative e didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e di cura della documentazione del percorso formativo compiuto dall'allievo, con l'apporto degli altri docenti».

Dal comma 7 del medesimo articolo si deduce che l’individuazione dei singoli insegnanti cui affidare tale compito è affidata – come in generale l’attività di assegnazione dei docenti alle classi – al dirigente scolastico «sulla base di quanto stabilito dal piano dell'offerta formativa e di criteri generali definiti dal collegio dei docenti e dal consiglio di circolo o di istituto».
Orbene, al di là del contenuto specifico e del significato delle disposizioni sopra ricordate, che sono da più parti oggetto di vive perplessità, numerose ragioni di ordine strettamente giuridico-formale, consentono di concludere che, a proposito dell’attivazione del c.d. “tutor”, né l’individuazione di criteri generali da parte del collegio docenti (o consiglio di circolo o di istituto), né l’individuazione in concreto dei singoli insegnati da parte del dirigente scolastico costituiscono in realtà un’attività obbligatoria, o in qualche modo dovuta.


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Circolo Didattico Statale - 31-05-2004
In seguito alla delega del 30.03.04 del Collegio dei docenti, chiamato a definire i criteri generali sull’assegnazione dei docenti alle classi, come recita il Dlgs 59/04 all’art.7 comma 7 (a conferma della prerogativa attribuita al collegio dei ...
Dedalus - 31-05-2004
E’ scoppiata nei giorni scorsi un’accesa polemica fra l’Unità e il Ministro Letizia Moratti. Quale la ragione? Il 27 maggio l’Unità ha pubblicato in prima pagina un articolo dal titolo “Una lunga ora di religione”, dedicato alla firma di un’Intesa ...
Grazia Perrone - 31-05-2004
La Corte Costituzionale (con sentenza numero 113/2004 pubblicata a margine di questa nota) ha modificato - per illegittimità costituzionale - l’articolo 2751 bis, c. 1 del Codice di procedura civile in tema di gerarchia dei debiti nel pagamento dei crediti derivanti da rapporto di lavoro subordinato.

I giudici della Suprema Corte hanno decretato che, nel caso in cui il datore di lavoro sia insolvente e non riesca, quindi, a far fronte a tutte le proprie obbligazioni, debbano essere pagate per prime (trattamento privilegiato), con il ricavato della vendita dei beni mobili, le seguenti categorie creditizie:

» le retribuzioni dovute ai lavoratori subordinati;

» le indennità di cessazione dei rapporti di lavoro;

» il risarcimento dei danni derivanti dal mancato pagamento dei contributi previdenziali e pensionistici e quello derivante da licenziamento illegittimo.


Last but not least: ultimo ma non meno importante riconoscimento giuridico il cd. credito da mobbing che - in virtù della già citata sentenza n. 113 del 2004 della Corte Costituzionale – è, oggi, un credito privilegiato.


Il lavoratore dipendente - al quale sia stato riconosciuto, con una decisione giudiziale, un credito per demansionamento - può farlo valere nel giudizio di esecuzione nei confronti del datore di lavoro come credito privilegiato e non più come credito chirografario ovvero soggetto a vincoli creditizi basati su una semplice scrittura privata che si risolvevano - quasi sempre - con la soccombenza della parte lesa.


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Diego Altomonte - 29-05-2004
Ivan Illich

Chaque instant est un carrefour, mais on ne le sait pas toujours” . Un anno, il 2001, in cui muoiono il cibernetico Heinz von Foerster (91 anni), il biologo Stephen Jay Gould (60 anni) e il filosofo e sociologo Ivan Illich (76 anni) può a buon diritto essere considerato un incrocio, un tempo speciale in cui riflettere. Un lettore di una rivista telematica faceva una osservazione curiosa: “La morte di Ivan Illich, avvenuta il 2 dicembre, è passata via silenziosa, quasi che la si fosse confusa con l’omonimo racconto di Tolstoj”.
La verità è che per tutti e tre gli scienziati è difficile trovare, nelle reazioni della società alla loro scomparsa, un tributo appena sufficiente ad onorarli.


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Giuseppe Aragno - 29-05-2004
Dallo Speciale Racconti


- Non puoi farci entrare tutto il mare in quel buco, bambino!
Così mi fa Agostino, mentre riempio secchielli su secchielli.
Lo guardo. Col sole alle spalle, è un'ombra senza volto.
Tutto il mio mare è quello che ...
Ilaria Ricciotti - 29-05-2004
Oggi, 2 giugno 2004 è la tua e la nostra festa:
sono molti i pensieri che mi frullano in testa.

Anche se io non ho combattuto per te, come i nostri cari Padri,
ho cercato di capirti e poi di sostenerti, sempre, a piene mani.

Tu che insieme a loro ci hai donato la Libertà,
oggi, come giudichi questa tua e nostra società?

Sei soddisfatta di come ti stiamo trattando,
o pensi che c'è ancora chi ti sta ostacolando?

Ti senti protetta, amata e difesa dai tuoi cittadini,
o vorresti che ti fossimo ogni giorno sempre più vicini?

Vorresti forse rivestire una veste nuova, essere meno appariscente e più leggiadra,
o rimanere come sei, come ti hanno voluta i nostri Padri che ti hanno generata?

Io, cara Repubblica, vorrei che rimanessi com'eri....,
vorrei che tu apparissi ogni giorno uguale a ieri.

Tu sei la cosa più preziosa che un popolo possa avere,
percò dobbiamo stare attenti a chi vorrebbe vederti
cadere,

a chi vorrebbe che ti facessi molto male tanto da non rialzarti più,
essere ospedalizzata, ingessata per sempre, dalla testa in giù,

costretta ad avere un aiutante-padrone,
che magari non ama la tua Costituzione,

essere accompagnata da un falsificatore e furbesco portaborse,
che prepara i suoi discorsi, non rispetta i tuoi pensieri e le tue mosse,

che vorrebbe prendere subdolamente il tuo posto senza apparire,
lo vorrebbe fare avvelenandoti pian piano, per farti poi morire,

apparire vecchia, stanca ed ormai lontana mille miglia dalle nuove generazioni,

che conoscendoti, ascoltandoti, condividono sempre più i tuoi pensieri e le tue opinioni.

Pertanto, cara Repubblica puoi stare tranquilla ed essere sicura,
che in molti contrasteremo chi tenterà di renderti la vita molto dura.

Noi che ti amiamo, ti apprezziamo e ti stimiamo profondamente,
vogliamo alimentarci di te, della tua storia e della tua illustre gente.


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Giovanni Barchi - 29-05-2004
e denuncia indirizzata al Ministro Letizia Moratti

I S T I T U T O C O M P R E N S I V O D I S O L I E R A

Soliera 28 maggio 2004


Egregia Sig.ra Ministro
Dott.ssa Letizia Moratti

Egregia Dott.ssa Lucrezia Stellacci

Volevo ricordarLe che a me come a persone più autorevoli deve una risposta alla domanda di tutti quei genitori che oggi e per i prossimi anni vogliono sapere se i loro figli possono andare a scuola a settembre con l’insegnante che Lei deve procurare.
Le ricordo anche questi articoli che possono aiutarLa a prendere una decisione che per me, padre di famiglia, è molto semplice; se ci sono più bambini nati, volendo favorire l’accesso a scuola ed evitare classi superaffollate occorrono più insegnanti.
E’ mia opinione e credo si già molto diffusa che se è vero che Lei tenga alla scuola Pubblica come a quella privata debba Lei, fare in modo che il Ministro Tremonti trovi i denari per dare risposta a questa necessità che per me è un diritto costituzionale.

.......................................................................................

Resto in attesa di un suo riscontro che può dare a me come a tutte quelle persone della società che sono preoccupate e dubbiose, genitori e docenti, che tra poco dovranno valutarla e si chiedono il perché ridarLe il voto decidendo sulla base del suo operato e del Governo che rappresenta.

Giovanni Barchi
Presidente Consiglio d’Istituto di Soliera
Modena


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Redazione - 29-05-2004
Il 16 febbraio 2002, organizzato dall' Associazione Libero Pensiero Giordano Bruno, si è tenuto a Roma un convegno dal titolo: Scuola libera se statale. Poiché il tema ci sembra di stringente attualità pubblichiamo il testo della relazione introduttiva.


Scuola e libertà

di Maria Mantello

Il titolo che abbiamo scelto per questo convegno credo sia eloquente: Scuola libera, se statale…. E' un appello alla società civile, perché rifletta su quanto sta accadendo nel campo dell'Istruzione, e si mobiliti per impedire la morte della Scuola Statale, dell'unica scuola che educa istituzionalmente alla libertà, alla laicità, alla democrazia. Una scuola che rappresenta oggi, per gli scenari che si stanno prospettando, forse, l'ultimo baluardo del pluralismo e della coscienza critica. Cose assai scomode per chi vorrebbe una società tutta asservita ad un pensiero unico, celebrante e celebrato nei rituali della virtualità mass-mediatica.

La scelta di schierarsi in difesa della scuola statale deve essere allora un impegno etico, perché mai dalla nascita della Repubblica italiana si era operato un attacco tanto grave all'Istituzione Scuola come quello che si sta compiendo oggi. E' un attacco al cuore dello Stato, al diritto-dovere dello Stato democratico di formare coscienze critiche, le sole in grado di garantire la vita stessa della civile convivenza democratica.

Le tappe dello smantellamento:

Si è iniziato con l'autonomia, col sistema paritario di formazione e relativo finanziamento delle private, per giungere all'ultimo atto (se non lo si impedirà): la clericalizzazione della stessa scuola statale.


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Alba Sasso - 29-05-2004
Il 26 maggio, alla Camera dei deputati, per iniziativa dell’opposizione tutta, è stato approvato un emendamento al Decreto legge sul precariato che vincola il Ministro a predisporre, entro il gennaio 2005, un piano di assunzioni in ruolo nella scuola ...
Roberta Bedosti - 28-05-2004
Buzz era un aereo giallo, vivace, con le scritte nere brillanti e grandi occhi espressivi. Faceva il tragitto Milano - Malta, tutti i giorni, due volte al giorno. Quando si trovava in aeroporto con gli amici scherzava e teneva tutti allegri. Il suo ...
Annalisa Rossi - 28-05-2004
Cassandra è sinonimo di profetessa "ispirata", ma non creduta. Figlia del re di Troia Priamo. Aveva ricevuto, secondo la leggenda più diffusa , il dono profetico da Apollo che, innamorato di lei, aveva promesso di insegnarle ad indovinare il futuro ...
Roberta Bedosti - 28-05-2004
Adolescenti





- Buongiorno, chi è il primo ? - chiese l’ insegnante di musica al gruppo di genitori che la stava aspettando.
- Io - rispose un uomo bruno, tarchiato.
- Si accomodi -
- Sono il padre di Samanta Pennisi, 3C - Ah, sì. ...
Docenti dell’istituto Comprensivo - 28-05-2004
Il Collegio dei Docenti dell’istituto Comprensivo Carpi 2, nella seduta del 26 maggio 2004

Visto:

la Legge n° 53 del 28 marzo 2003;
il Decreto legislativo del 19 febbraio 2004
la CM 29 del 5 marzo 2004.
Il DPR 275/99 - Regolamento in ...
Nerina Vretenar - 28-05-2004
Vi inviamo il testo di una nostra iscritta, maestra elementare di Mogliano Veneto, Treviso sulle biblioteche scolastiche. Ve lo segnaliamo perchè può esser letto come un valido stimolo a sostenre l'adozione di materiale alternativo al libro di ...
Anna Pizzuti - 26-05-2004
Tutti a scuola fino a 18 anni è il titolo del comunicato trionfale di viale Trastevere, inteso ministro dell’Istruzione.

Comunicato che, per accentuare il trionfo, reca in allegato (ma solo in allegato, quindi per i più pazienti, per quelli che il trionfo lo vogliono assaporare fino in fondo) la tabella che riporto, nella quale lo schema di decreto sul diritto dovere appare come il punto terminale e risolutivo del faticoso cammino dell’obbligo scolastico.



Tutti a scuola fino a 18 anni, hanno ripetuto i giornalisti della tv e di parte della stampa, senza pensarci due volte e senza nemmeno sognarsi di leggere il testo.

Che invece, come tutti gli atti legislativi firmati da questo ministro, richiede una lettura profonda, che va fatta andando ad esaminare per bene tutti i riferimenti e le citazioni di cui sono corredati. Lavoro certosino, faticoso da fare e da leggere, ma che riserva molte sorprese. Per chi le voglia e le sappia intendere.


>>> continua...
Dedalus - 26-05-2004
Nella Circolare inviata ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali, il MIUR entra a piedi uniti nel merito della questione “adozione libri di testo”. In pratica si dice che, a fronte dei segnali che giungono da più parti circa ...
Orazio Amboni - 26-05-2004
Stupisce che nel grande risalto con cui è stata diffusa la notizia dell’elevazione a 18 anni del “diritto dovere” di istruzione, non si sia ricordato come tale dovere esistesse già.
In seguito alla sottoscrizione dell’accordo tra Governo e parti ...
Vittorio Delmoro - 26-05-2004
Complice lo sciopero di venerdì mi sono preso un paio di giorni di riflessione, fin qui subordinata alle scadenze del movimento di resistenza alla controriforma morattiana; riflessione determinata da alcuni eventi verificatisi negli ultimi giorni : la comparsa sul sito di Retescuole di alcuni messaggi firmati genitori pro-riforma, rivelatisi poi documenti tratti dal sito di Bertagna (CISEM), l’ultimo articolo di Cominelli sul Riformista (chi difende lo status quo), l’intervista alla Moratti di Repubblica e anche lo stesso sciopero del 21 (uno sciopero piccolo piccolo, così definito in una lista Didaweb).

Veramente ci sarebbe al fuoco carne più sostanziosa e saporita, cucinata dallo stesso governo con l’approvazione di altri due decreti (sull’obbligo scolastico e sull’alternanza scuola-lavoro), ma ci sarà tempo per approfondire anche questi.

Da un paio d’anni stiamo tutti quanti assistendo alla manifestazione di tre tipi di scuola : quella che traspare dai media (stampa e TV), quella che si esprime nei documenti (del governo, degli esperti, della resistenza), quella che si verifica ogni giorno nelle aule di tutta la nazione e di cui siamo protagonisti noi, assieme agli alunni.

Ebbene, tra queste tre fotografie di scuola non esiste alcuna identità e spesso alcun collegamento : si tratta di rappresentazioni che non trovano riscontro nella realtà.

Quella che fa più rabbia è la rappresentazione che ne producono i media, che forse per loro natura sono costretti a sintesi stucchevoli e ad una superficialità disarmante. Non mi riferisco solo ai resoconti giornalistici delle manifestazioni, costituiti dal solito collage di cronaca di costume, di interviste fatte di slogan, di messa in evidenza di particolarità poco significative; mi riferisco anche ai programmi TV di approfondimento (Ballarò, Porta a porta, Otto e mezzo) e da ultimo all’intervista (anzi al forum) di Repubblica col ministro Moratti.

Discussione di due ore, sta scritto e in due ore se ne dicono di cose! A leggerne il resoconto si impiega una decina di minuti, si tratta dunque di una sintesi; ad analizzarne i punti non emerge la benché minima novità rispetto a quanto già saputo e risaputo. Non solo, il calibro dei giornalisti intervistatori dovrebbe far pensare a persone che si siano abilmente preparate per mettere il ministro alle strette, visto poi che le sue risposte ricalcano alla lettera quelle già fornite in analoghe situazioni. E invece ne esce un quadro che, giustamente l’introduzione giudica pacato : tutto ampiamente scontato!

Eppure si dovrebbe immaginare che su ogni singolo aspetto (tempo pieno, orario diminuito, organici, inglese, Darwin, valutazione) si sia sviluppato un contraddittorio incalzante, di cui non v’è però traccia; desumendone o la totale incapacità dei giornalisti (non solo quelli di Repubblica) a disquisire di scuola, oppure la necessità per qualunque media di raggiungere un target che non è quello specifico del popolo della scuola, ma un mondo più vasto e totalmente disinformato.

Se si comporta così un quotidiano, che pure dispone di parecchie pagine e ne dedica due all’approfondimento, figuratevi la TV! Affrontare in TV ad esempio il tempo pieno (a Ballarò, a Porta a porta) ha significato porre un paio di domande al ministro (è vero che il tempo pieno viene abolito?), ricevendone la solita, ripetuta (e FALSA) risposta; quando invece sarebbe stato necessario un serrato batti e ribatti, fino a far capire le ragioni profonde della protesta anche a chi non ne sa nulla e a smascherare così le bugie del ministro. Può la TV fare questo? Evidentemente no, forse per le stesse ragioni dette prima; quelle stesse ragioni che dopo oltre un anno di dibattiti quasi quotidiani sulla guerra non hanno ancora spiegato le motivazioni profonde che l’hanno provocata.

Il risultato di queste operazioni mediatiche è sempre lo stesso : l’estraneo non capisce mai perché alcuni non sono d’accordo con la riforma; sarà dunque per motivi ideologici! E sarà forse perché si ottiene sempre quest’effetto che la Moratti appare sempre più disponibile ad accettare simili confronti!


>>> continua...
Daniele Burrini - 25-05-2004
Subito dopo la conclusione dell’esperimento dei ragazzi di Cavriglia, che hanno spento tv e computers per una settimana, compare uno spot in cui alcuni bambini scrutano le televisioni dei vicini con un telescopio.
Lo slogan: “non private i ragazzi ...
Andrea Bagni - 25-05-2004
Il Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del Primo Ciclo di Istruzione (6-14 anni) di Bertagna-Moratti è un testo a suo modo straordinario. Suggerisce alcune riflessioni sul rapporto fra sapere, scuola, sfera dell'esistenza personale. E può mettere in crisi qualunque insegnante (e qualunque genitore credo).
Si disegna il ritratto a tutto tondo di un pre-adolescente che sa gestire la sua irrequietezza emotiva e la comunica senza disagio (...); è in grado di pensare al proprio futuro dal punto di vista umano, sociale e professionale (...); elabora esprime ed argomenta un proprio progetto di vita (...); ha coscienza dell'immensità del cosmo (poco sotto si precisa infatti che sa usare in modo mirato motori di ricerca); conosce le regole e le ragioni per prevenire il disagio (...); avverte interiormente la differenza fra il bene e il male (...); riesce ad immaginare e progettare il proprio futuro (...); sa porsi le grandi domande sul mondo, sulle cose, su sé e sugli altri, sul destino di ogni realtà, nel tentativo di trovare un senso che dia loro unità... e così via.
Insomma è uno che ha risolto tutti i problemi riguardo la sua identità, il suo corpo, il suo destino esistenziale. Sa della complessità del mondo e la sa risolvere; è in contatto costante col suo mondo emozionale e lo sa comunicare.
Più che il pre-adolescente sembra il post-umano. Chi di noi adulti o dei nostri figli/e (non passati per la scuola della Moratti) può aspirare a tanto? Superate inquietudini, nessun problema a comunicare le emozioni, ma quando mai...
E' un cucciolo divino dell'armonia universale, questo piccolo dio delle grandi cose. Anzi è Persona - naturalmente all'interno di un corpo organico, comunitario, che ne garantisce lo sviluppo onnicomprensivo e armonioso.
Cioè sotto controllo.
Come può essere che si realizzi in otto anni di scuola questo ennesimo miracolo italiano (ma certi “sogni”, quando sono programma di un potere istituzionale, forse sarebbe meglio chiamarli incubi)?
Perché la scuola di questa modernizzazione tecno-spirituale berlusconiana è una specie di fabbrica della vita, sensibile agente morale di una personalizzazione organicistica.
Non perde nulla della dimensione buro-pedagogica che aveva connotato anche il centrosinistra, ma cancella ogni residuo (ecologico) senso del limite, integrando nel suo percorso privo di deviazioni possibili, l'intera esperienza personale di chi apprende e di chi insegna. L'intera vita. Il bio-potere ha la sua scuola, e non lascia niente fuori di sé, tutto integrando nella formazione del corpo e dell'anima del suddito dell'impero; fondamentalismo e funzionalità da ingranaggio produttivo si sposano religiosamente. La didattica infatti non è questione di scambio, ma neppure di rapporti (ancora segnati dalla dimensione fredda dei ruoli), bensì di relazione educativa che si fonda sull'accettazione incondizionata dell'altro (...); ci si prende cura l'uno dell'altro come persone: l'altro ci sta a cuore, e si sente che il suo bene è anche la realizzazione del nostro (Indicazioni Nazionali per i Piani di studio personalizzati).
È curioso perché si toccano qui argomenti – il coinvolgimento personale nelle pratiche di scuola, la dimensione relazionale del sapere, la complessità olistica di ogni conoscenza, la centralità della motivazione nell'apprendimento – che sono stati tipici di una riflessione radicale e giustamente critica della scuola burocratizzata e tecnicizzata (ad esempio quella dell'autoriforma gentile).
Adesso però sono fatti propri e riprodotti come da uno specchio deformante nella megamacchina produttiva non di diplomi e professioni ma addirittura di Progetti di vita. I processi viventi, la relazionalità didattica, inglobate in un Piano dell'Offerta Formativa spiritualizzato; il coinvolgimento appassionato e gratuito, nel mansionario del profilo professionale come una sorta di vocazione altruistica istituzionalizzata al Bene del fanciullo...
Si parla anche di storia personale degli allievi e narrazione nei documenti ministeriali, ma è un trucco. E qui forse è il nodo centrale del discorso.
La storia dello studente è infatti una costruzione di Piani di Studio Personalizzati, nei quali si traducono in Unità di Apprendimento gli Obiettivi Specifici d'Apprendimento, mediati dagli Obiettivi Formativi attraverso i quali conoscenze e abilità possono diventare competenze (c'è sempre una santissima trinità dei documenti pedagogici ministeriali), cogliendo le dissonanze cognitive e non cognitive nelle biografie giovanili che possano giustificare la formulazione di obiettivi formativi, coerenti col maggior numero possibile di obiettivi specifici d'apprendimento e col Profilo. E la competenza è poi quella cosa da nulla definita capacità di conferire senso alla vita. (Peraltro è da notare come l'uso delle maiuscole in tutto il testo della riforma ricordi straordinariamente i documenti delle Brigate Rosse: forse perché l'orizzonte di salvezza è effettivamente simile).
Nell'insieme, insomma, una costruzione di ingegneria etica che mattone dopo mattone, sotto la guida della scuola e della famiglia (anzi dell'istituzione scolastico-familiare) innalza l'edificio armonioso della vita verso il cielo.
(Mi viene in mente la giovane “tirocinante” che mi raccontò della didattica delle ssis, nella quale il fare scuola veniva sempre smontato e rimontato in tanti pezzettini per costruire un edificio e mai visto come un paesaggio. In fondo domina sempre l'immagine dell'insegnante vasaio - magari contro quella del mero “versatore” di sapere nella testa vuota dei discenti - e mai quella del giardiniere, architetto di spazi e di luce...).
Non c'è libertà infatti in questo processo. Dunque nessuna possibilità di imprevisti: sarebbero solo un fallimento del percorso programmato, uno strappo alle “relazioni educative”, dove non è previsto conflitto (se non verso i cattivi maestri, non degni di emulazione, sembra suggerire il Profilo).
Niente libertà, niente imprevisti, dunque niente narrazione. Niente che si possa raccontare solo dopo, ricostruire attraverso le vie che ha preso nel tempo. Il tempo è già tutto conquistato dal progetto e l'armonia organicistica (che ha trasformato la vita stessa delle ragazze e dei ragazzi in obiettivo scolastico sensibile), non prevede deviazioni. Non prevede attraversamenti di qualcosa che sia e resti altro da sé. Da non ricondurre all'ovile della scuola e della famiglia.


>>> continua...
Maria Carmela Massimino - 25-05-2004
Cara redazione di "fuoriregistro",
condivido le vostre posizioni in merito alla riforma Moratti e desidero farvi conoscere il contenuto di un messaggio che oggi ho inviato al Prof. Bertagna partecipando alla "Community" di INDIRE - InRiforma.
Ve lo invio in allegato. Mi piacerebbe sapere cosa pensate di quanto ho scritto. Grazie.
Cari saluti.
"Mariella"
Ins. "Elementare



Caro Prof. Bertagna,

la ringrazio per aver risposto al mio precedente intervento (Percorsi non uguali per tutti gli alunni).
A mio parere, però, il percorso di crescita di un bambino non può essere paragonato ad un viaggio. In ogni caso, se vogliamo ricorrere a questa metafora da Lei suggerita, devo dirle che, secondo me, nel “percorso” compiuto da chi intraprende un viaggio non è significativa né la “strada” né la “destinazione”. In un “VIAGGIO”, l’aspetto più importante è “IL VIAGGIO”, con tutto il suo carico di sogni, speranze, aspettative, esperienze, perfino con tutti i problemi che possono sorgere e che devono essere necessariamente risolti per condurre a termine il viaggio stesso.
E’ proprio l’esperienza del viaggio che “fa crescere” il bambino. E’ ciò che egli vive “DURANTE” il viaggio che lo modella in un modo piuttosto che in un altro.
L’obiettivo, per ogni viaggiatore, non è solamente arrivare a destinazione, ma arrivare senza aver perso nulla ( tempo, opportunità, occasioni importanti,...) e, in più, carico dei ricordi che costituiranno, poi, il bagaglio più importante per la conduzione della sua vita.
Il “Pecup” descrive minuziosamente ciò che un ragazzo deve saper fare alla fine del I ciclo di istruzione. Lei dice che, in un modo o in un altro, tutti devono “arrivare alla destinazione finale”, cioè devono corrispondere a quel profilo.
Ma di quali ragazzi sta parlando? Forse Lei ha avuto la fortuna di conoscere solo ragazzi che possiedono tutti i numeri per diventare gli individui descritti dal “Profilo”.
Se Lei avesse avuto l’opportunità di conoscere alcuni dei bambini che io ho avuto come alunni, che già a tre anni avevano perso tante di quelle occasioni di crescita da restarne segnati per sempre, non direbbe che il loro successo scolastico dipende solo dalla capacità del docente di personalizzare i percorsi di studio e di valorizzare le effettive capacità degli alunni.
Esistono delle variabili indipendenti dall’istituzione scolastica che intervengono in modo determinante nella crescita di un bambino.
Spesso le famiglie indirizzano i propri figli verso interessi non conformi alle proposte della scuola e alle aspettative di una società civile, tanto da dover essere essi stessi, in un certo modo, “educati” prima dei figli.
A volte la famiglia non esiste e i bambini si trovano in tali situazioni di disagio affettivo da non trovare alcuna motivazione all’apprendimento.
Per non parlare, poi, delle famiglie che hanno problemi economici più o meno gravi. E non si tratta di extracomunitari, ma di italiani che vivono in situazioni al limite della sopravvivenza (ve ne sono moltissimi!).
Fino ad oggi l’eterogeneità dell’ambiente di provenienza ha garantito l’integrazione di tutti i bambini in un contesto scolastico controllato: in un “ambiente educativo di apprendimento”.
Per gli alunni in difficoltà di apprendimento sono state progettate programmazioni individualizzate o personalizzate, finalizzate, tuttavia, al raggiungimento di obiettivi comuni a tutti. Non obiettivi “uguali per tutti” (“E’ cosa grave fare parti uguali tra diversi”, diceva Don Milani), ma “comuni”. Ciò significa che si è tentato, fino ad oggi, di far raggiungere lo stesso obiettivo a tutti, secondo le proprie capacità: minime, medie, massime,...
Non è stata impresa da poco, ma in qualche modo, grazie alle contemporaneità che hanno consentito di far lavorare con un aiuto più ravvicinato gli alunni in difficoltà, e grazie alla presenza collaborativa degli insegnanti di sostegno, ci si è riusciti.
E ciò senza allontanare dal gruppo classe questi bambini destinati all’insuccesso. E’ stato il riferimento al gruppo di appartenenza che li ha spronati a lavorare, nonostante le capacità limitate e i problemi socio-affettivi gravissimi che alcuni presentavano.
Invece, gli stessi alunni, quando sono stati inseriti in un ristretto gruppo di recupero, anche se “mascherato” con definizioni accattivanti tipo “Laboratorio di scrittura creativa” e simili, hanno perso qualunque volontà di migliorare le proprie prestazioni, perché, tanto, loro sapevano di essere “quelli del gruppo di recupero”, quasi che ciò costituisse un marchio infamante. Alcune famiglie, inoltre, si sono decisamente ribellate all’inserimento del proprio figlio in un gruppo di recupero, spesso oltraggiando l’insegnante che in quel momento si occupava con tanta dedizione del bambino in difficoltà.
Per superare le non poche difficoltà organizzative o il senso di impotenza di fronte a situazioni-limite (totale disinteresse della famiglia, assenze ripetute e ingiustificate, oppure giustificate dai genitori con un generico “motivi di famiglia”, profonda demotivazione, limitate capacità di apprendimento, periodi di attenzione brevissimi, memoria a breve termine, assoluta assenza di pre-requisiti in ingresso e lacune profondissime in itinere, ecc.), spesso ci si è convinti ( a torto o a ragione) che gli alunni con problemi non potessero fare di più e tutti sono stati promossi.


>>> continua...
Diana Di Francesca - 25-05-2004
Vi invio un pezzo che ho scritto qualche anno fa, si intitola infatti: "I ragazzi degli Anni 90", ma penso sia comunque attuale. Forse potrebbe dare qualche spunto di confronto e riflessione. Sono un ' ex insegnante e una tra le cose che più mi ...
Ilaria Ricciotti - 24-05-2004
Leggendo i quotidiani, leggendo i fatti che si succedono nel mondo, viene spontaneo porsi una domanda: "Cosa lasciare in eredità ai nostri giovani?"
La risposta non è semplice. Anzi direi che essa è molto imbarazzante, almeno dovrebbe ...
Pietro Gusso - 24-05-2004
L'insegnamento dell'Educazione Tecnica negli altri paesi europei

Perché l'Educazione Tecnologica?

Noi viviamo immersi in un mondo altamente tecnico che diviene sempre più tecnico ad un ritmo sempre più rapido. La Tecnologia ha avuto un significato cruciale nella formazione della sfera della vita dell'uomo e ha diretto le nostre abitudini e la nostra cultura in modo determinante; la verità è che noi non possiamo davvero più vivere senza la realtà tecnica che continuamente forma il nostro ambiente di vita quotidiano. Noi attuiamo tantissime delle nostre pressoché giornaliere routines attraverso invenzioni tecnologiche; le nostre case sono attrezzate con una varietà di apparecchi, la tecnologia ci dà il cibo, l'energia, la cura della nostra salute, i trasporti, i mezzi di comunicazione. Lo sviluppo tecnologico infatti si è spesso basato sui bisogni umani, in altre parole i bisogni sono "la madre" della tecnologia...

Järvinen Esa-Matti, Faculty of Education University of Oulu-Finland

In Finlandia qualche decennio fa il tasso di disoccupazione era intorno al 30%. Oggi è uno dei più bassi d'Europa e la Finlandia è uno dei paesi Europei più avanzati dal punto di vista tecnologico. In Finlandia la spesa per l'istruzione in rapporto al PIL è quasi il doppio di quella Italiana.
L'insegnamento della Tecnica nella scuola dell'obbligo finlandese ha conosciuto un percorso molto simile a quello italiano. La disciplina si chiamava fino "Educazione al lavoro tecnico" (Applicazioni Tecniche) fino al 1970, anno in cui è cambiata in "Educazione Tecologica".

Mentre in Italia si pensa anacronisticamente e senza motivazioni di abolire l'insegnamento dell'Educazione Tecnica nella scuola media, in pressoché tutti gli altri paesi Europei l'"Educazione Tecnica", "Tecnologia" o altrimenti definita, è inserita come disciplina obbligatoria ed autonoma nei curricoli scolastici delle classi corrispondenti alla nostra scuola media.

Questa breve indagine è stata condotta interpellando direttamente diversi colleghi di paesi europei.


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Vincenzo Andraous - 24-05-2004
Quel giorno la professoressa di italiano tentava di spiegarci che il destino non è una mera fatalità, bensì siamo noi a tracciarne il senso.
Aveva ragione da vendere, ma io non volli acquistarne neppure un grammo, tant’è che le lanciai una matita, ...
Gianni Mereghetti - 22-05-2004

Il filosofo Giulio Giorello ha definito don Giussani oscurantista, in quanto colpevole di aver parlato male dello scientismo.

Se don Giussani è oscurantista è comunque in buona compagnia.

Infatti assieme a lui dobbiamo mettere Wittgenstein, ...
Giuseppe Aragno - 22-05-2004
Tra le bande sciamannate dei liberisti di destra e di sinistra, il dibattito sulla costituzionalità delle rispettive posizioni si sforza di apparire appassionato, ma, per non morire d’inedia, deve separare nella forma ciò che la sostanza unisce. Dall’aula sorda e grigia, sfuggita Dio sa come a bivacchi dei manipoli, ciò che pensa la polis non ha più cittadinanza. Giuda, Carneade e Pilato si studiano di toccare i toni alti, ma steccano fatalmente, scatenando la canea. Un modo come un altro per pantomimare forme di dissenso consentito.
Lo spettacolo è grottesco e verrebbe da sorridere se la misura tragica dell’abisso verso il quale precipitiamo non incupisse l’animo.
Gli attori della farsa hanno fatto cartastraccia dell’articolo 11 della Costituzione e non la smettono di accusarsi reciprocamente. In Serbia, però, ci sono andati assieme e in Irak erano alleati sino a poche ore fa.
Accomunati da una visione fortemente deformata del quadro storico e del dibattito politico da cui nasce la Costituzione della Repubblica, si uniscono tutte le volte che sono in discussione i principi ispiratori della carta costituzionale e si separano quando si tratta di trovare un modo per cancellarli.
Accade così per le leggi sulla scuola, che da tempo ignorano uno dei principi che indussero l’assemblea costituente ad approvare l’articolo 33 così com’è pensato e scritto : quello per il quale il riconoscimento di una regola propria all’ordinamento della famiglia – i genitori hanno il diritto e il dovere di istruire ed educare i figli – si inserisce nel maggiore ambito dell’ordinamento dello Stato e ad esso cede: la famiglia può avere una visione particolaristica della vita, sicché l’istruzione e l’educazione dei giovani sono altresì compiti dello Stato, il quale rappresenta un’idea universale. Piaccia o meno è così. E’ scritto in maniera inequivocabile nel testo costituzionale, è una convinzione profonda dei costituenti, di cui fanno fede le discussioni di profilo altissimo che essi tennero duranti i lavori della Costituente. Sono conservate a futura memoria e i nomi di alcuni dei protagonisti incutono incondizionato rispetto. Maestri, al di là dei “colori politici”: valgano per tutti Pacciardi, Dossetti e Marchesi, per fare dei nomi.
Educare e formare è un “privilegio originario” della famiglia, sostennero i membri dell’assemblea costituente; lo Stato, al contrario, adempie ad un dovere che intreccia etica e politica – Machiavelli non me ne voglia – e, attraverso la legge, diventa diritto.
Lo Stato democratico, per suo conto, non presume di possedere una capacità esclusiva di educare e istruire e, anzi, riconosce ad altri ordinamenti giuridici, istituiti a scopi educativi, la libertà di insegnare.
Nessun monopolio della scuola, quindi, da parte dello Stato, ma due sfere ben distinte. E’ questo il quadro etico e giuridico che disegna la Costituzione. Ed in questo quadro non c’è spazio per un sistema integrato, pubblico-privato.


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gruppo di lavoro - 22-05-2004
La Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome ha valutato lo Schema di Decreto legislativo che istituisce il Servizio Nazionale di valutazione del sistema di istruzione e di istruzione e formazione e riordina l’Istituto ...
Aniat - 22-05-2004
Cari colleghi,
unitamente alla bozza delle utilizzazioni riferita all'anno 2004-05 per i docenti di ogni ordine e grado, vi inviamo il testo del decreto legge sui precari approvato il 19 maggio dal Senato.
Cordialmente
Cesare



Comitato per la Scuola della Repubblica - Firenze - 22-05-2004
Anche nella nostra provincia, come in molte altre realtà locali è in atto un diffuso movimento di genitori, studenti e personale della scuola per chiedere il ritiro del decreto Moratti e l’abrogazione della relativa legge.

Ora la contestazione si è spostata nelle scuole; collegi di docenti e consigli scolastici devono deliberare l’assetto organizzativo e didattico per il prossimo anno scolastico.

E’ possibile e necessario approvare delibere che confermino gli attuali modelli didattici, che rifiutino la figura del tutor ed ogni possibile gerarchizzazione del corpo docente e le Indicazioni nazionali con la conseguente adozione dei nuovi libri di testo.

Queste scelte ministeriali si possono e si devono contestare perchè adottate dal Ministero illegittimamente senza delega e violando l’autonomia delle istituzioni scolastiche; si tratta peraltro di scelte volte a mettere in discussione l’intero sistema scolastico italiano; ed il suo ruolo istituzionale in questa stessa direzione si collocano anche le proposte per la scuola secondaria di II grado e per l’Università.
Riteniamo pertanto che sia necessario non solo sostenere tale movimento, ma favorire un coordinamento a livello provinciale per dare una puntuale informazione ed un sostegno anche tecnico, in particolare:

a) sulle iniziative prese nelle scuole e nelle diverse realtà fiorentine;

b) sulle modalità per contestare nelle scuole l’applicazione del decreto Moratti e della circolare per l’adozione dei libri di testo sulla base delle Indicazioni nazionali allegate al Decreto;

c) sulle iniziative nazionali e delle altre realtà.


>>> continua...
Cosimo De Nitto - 22-05-2004
Impotenza e rabbia spesso sono compagne di viaggio per chi il mondo è destinato a vederlo dal basso in alto. Senso di onnipotenza, arroganza, ipocrisia, disprezzo per la diversità plebea, cinismo sono spesso degna compagnia di "lor signori". Così è ...
Ufficio Stampa Camera DS - 22-05-2004
LEGGE MORATTI: DS: DAL GOVERNO SOLO BUGIE E PROPAGANDA

Dichiarazione dell’on. Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds in Commissione Cultura


"Bugie, bugie e ancora bugie. Il provvedimento approvato oggi dal Consiglio dei Ministri rappresenta ...
Cristina Corradini - 22-05-2004
Invio un documento, firmato dai docenti della Provincia di Reggio Emilia sotto elencati, sulla grave situazione creata dalla Riforma Moratti riguardo all'insegnamento dell'Educazione Tecnica nella scuola media.

LA TECNOLOGIA PER LA MORATTI SI LIQUIDA IN UN'ORA SOLA DI LEZIONE

Quali sono i reali motivi dell'eliminazione della nostra materia "Educazione Tecnica" dalla riforma della scuola? Nessuno ce lo ha ancora spiegato.
Leggendo le indicazioni per i piani di studio personalizzati dalla scuola Secondaria di 1° Grado (ex scuola media) gli obiettivi in esse predisposti sono corretti e condivisibili, peccato che non ci siano indicazioni relative alla metodologia, cioè a come si debba raggiungerli. L'unica certezza riguardo il nostro ambito educativo è quella della riduzione dell'orario che vede la tecnologia, insieme all'informatica, studiata per un'ora sola settimanale anziché 3 ore come fino ad ora è stato. In varie citazioni il ministro ha posto l'urgenza di potenziare la cultura tecnologica, principio espresso anche nello slogan delle tre "I", motore della riforma della scuola: "Inglese Internet Impresa". Pare che la nostra disciplina debba avere un ruolo centrale per aiutare i ragazzi a comprendere e orientarsi consapevolmente in una realtà tecnologica sempre più complessa e problematica. La riforma da questo punto di vista non ci dice niente di nuovo: gli obiettivi generali dell'educazione tecnica, che fino ad ora abbiamo perseguito (DM 09-02-1979), mirano, oltre che alla conoscenza del mondo della tecnologia, anche ad orientare i ragazzi valorizzando le loro potenzialità in campo tecnico, e ad abituarli a una visione critica che sa leggere i rapporti tra tecnica, ambiente ed etica. Come docenti impegnati nella scuola, abbiamo operato in questa direzione nonostante sia radicalmente cambiato l'approccio dei ragazzi nei confronti del sapere, anche a causa dell'eterogeneità delle classi, che richiede tempi di riflessione più dilazionati. Allora come offrire una cultura tecnologica "seria" riducendo da tre a un'ora la lezione settimanale? La metodologia ci è suggerita dal Presidente del Consiglio che nel programma "Porta a Porta" ribadisce il progetto di riforma basato su di una "scuola del saper essere e del saper fare". Anche in questo nulla di nuovo, in quanto abbiamo sempre creduto che la scuola debba essere soprattutto operativa; operare è coinvolgente, motivante e gratificante soprattutto per quei ragazzi che faticano a comprendere i concetti astratti. Queste sono state opportunità che la scuola, specialmente attraverso la nostra materia, ha offerto a tutti e che ora si potranno realizzare solo per le famiglie che le sapranno apprezzare scegliendo le materie opzionali.


>>> continua...
Nico d'Aria - 21-05-2004
E-mail n° 19 da Nico d’Aria a Pianeta Terra

Oggetto: Ritorno a casa


Carissimi amici terrestri,

ho da darvi una notizia meravigliosa e una triste.
Quella meravigliosa, voi l’immaginate già: visto che state leggendo questa mia mail, vuole ...
Roberta Bedosti - 21-05-2004
Adolescenti





Irene non riusciva più a star ferma, si alzava, si sedeva, si rialzava , andava a controllare i capelli, che aveva raccolto con una mollettona colorata, lasciando qualche ciocca che le incorniciava il viso. Aveva perfino ...
Annalisa Rossi - 21-05-2004
Della storia di Perseo, figlio di Zeus e di Dànae. già ho parlato nello scritto Medusa.
Ci basti ora sapere che suo nonno materno, Acrìsio re di Argo, ammonito dall'oracolo che sarebbe stato ucciso per mano del figlio di sua figlia, fece rinchiudere ...
Annalisa Rossi - 21-05-2004

Dormi, Odisseo, disteso nel letto di piume: scuro profilo nel bagliore inquieto del bianco tenebroso dei veli.
Riposa il tuo corpo, vinto dal mio che non conosce stanchezza: nelle pieghe confuse degli odori dei corpi, accanto alle parole non ...
Movimento di Cooperazione Educativa - 21-05-2004
LIBRI DI TESTO E BIBLIOTECHE DI CLASSE. UN PO’ DI STORIA

La biblioteca alternativa risponde all’esigenza di fondare le conoscenze su una base documentaria autentica, anche se adeguata ai livelli mentali e alle possibilità di elaborazione di alunni/e in età dell’obbligo scolastico.

Freinet aveva messo a punto il sistema ‘pour tout classer’ ( classificazione universale), un’organizzazione, corrispondente alle forme di sistematizzazione del sapere dei ragazzi, quindi non adultistica ( come poteva esserlo, a quei tempi, il sistema di classificazione Dewey concepito per le biblioteche).

Si trattava di progettare, con l’apporto di molti insegnanti, un’organizzazione dinamica ed aperta, continuamente integrabile ( anche con materiali e produzioni dei ragazzi stessi), composta di biblioteche di lavoro: monografie su argomenti tematici, ricerche, sviluppo di argomenti scientifici con proposte operative, audiovisivi (cassette, dischi, filmine, serie di diapositive).
Nel tempo i materiali raccolti includevano argomenti quali la coltivazione delle patate, il circo, le grandi scoperte geografiche, il razzismo, la preistoria della scrittura, l’interpretazione dei geroglifici, i numeri arabi, il cannocchiale, le bilance, le ombre, i terrazzamenti, la costruzione di ponti, l’allevamento di animali,….temi di grande interesse, innovazioni tecniche e scientifiche, aspetti della vita quotidiana, il vicino e il lontano.

Ogni tema proposto non era ( non è) settoriale, in quanto non veniva automaticamente catalogato come storia, geografia, scienza, letteratura, come lo sono invece gli inventari nozionistici che spesso costituiscono i libri di testo in uso, in cui le discipline sono accostate secondo una successione e un ‘peso’ in termini di pagine apparentemente neutri, in realtà corrispondenti ad un preciso ordine gerarchico attribuito al discorso conoscitivo nelle sue articolazioni e segmentazioni.

Ad esempio raramente è possibile, nella presentazione dei diversi argomenti disciplinari, ricondurre la disciplina specifica e i suoi oggetti di indagine ad una epistemologia genetica, ad una archeologia del sapere .
Da dove nasca, a quali problemi umani e sociali risponda, quali ne siano state le tappe di sviluppo e quale sia il linguaggio e la strumentazione concettuale su cui essa si fonda, non è di solito trattato.
La storia, scriveva ad es. Carr ( in ‘Sei lezioni sulla storia’, Einaudi), è presentata come una serie di eventi disposti come altrettanti pesci sulle bancarelle di un mercato, che il primo che passa può acquistare.
Nelle biblioteche di lavoro, viceversa, il singolo fascicolo documentario mette in evidenza che c’è una storia soggiacente e preesistente, che c’è stata un’evoluzione, che lo steccato che separa una disciplina da un’altra è frutto di convenzioni transitorie.


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Osvaldo Roman - 21-05-2004
Valutazione della Relazione Moratti
riguardante la Legge 62/2000


La Relazione presentata dal Ministro Letizia Brichetto sullo stato di attuazione, dopo un triennio dall’entrata in vigore, della legge 10 marzo 2000 n° 62 che detta norme per la parità scolastica e le disposizioni sul diritto allo studio, rappresenta più che la doverosa verifica dei risultati realizzati nel suddetto periodo, il tentativo di convalidare scelte recenti di carattere legislativo e amministrativo che violano e stravolgono la legge di parità medesima nei punti fondamentali intorno ai quali essa aveva realizzato, dopo uno stallo durato oltre mezzo secolo, un avanzato equilibrio fra le diverse posizioni politiche e culturali presenti nel paese. Si tratta di modifiche che come vedremo vanno oltre la legge di parità proprio su quei punti che ne compromettono il carattere costituzionale.
Certo non tutti furono d’accordo quel 2 marzo del 2000 quando la Camera espresse il suo voto finale sul provvedimento:
- i democratici di sinistra si dichiaravano nettamente favorevoli al testo, in quanto affrontava una questione rimasta irrisolta per ben cinquanta anni;
- i repubblicani ribadivano la loro posizione, basata su una condivisione dell’assegnazione di finanziamenti pubblici alle scuole private, ma soltanto dopo aver provveduto a un generale risanamento della scuola statale;
- Rifondazione comunista ribadiva la sua contrarietà.
Tra i voti contrari, quelli delle forze allora di opposizione: Alleanza Nazionale faceva notare che la legge non garantiva una libertà di scelta effettiva degli istituti educativi da parte delle famiglie e, per tale ragione, chiedeva l’approvazione della proposta di legge di modifica costituzionale, mentre il CDU sottolineava la necessità che il sistema scolastico fosse basato sulla competizione tra le scuole, per eludere il monopolio statale dell’istruzione. La Lega-Nord motivava il suo “no” definitivo con la convinzione che non si trattasse di una legge sulla parità scolastica, bensì sul diritto allo studio, criticando in particolare la modalità di erogazione delle borse di studio. Forza Italia dichiarava il suo voto contrario, asserendo che nella nuova normativa non era garantita una reale libertà degli individui di scegliere l’istituto educativo più adatto alla loro educazione.
Il dibattito si concluderà con le affermazioni del Presidente della Settima Commissione, Castagnetti, che esprimeva soddisfazione per l’approvazione di una legge che, dopo ben cinquanta anni, realizzava compiutamente l’attuazione degli articoli 33 e 34 della Costituzione, riducendo il ritardo, nello sviluppo del settore dell’istruzione, rispetto agli altri Paesi europei. Egli ricordava che la normativa contribuiva, in particolare, avvicinava la scuola privata e la scuola statale, in seguito alla loro entrata all’interno di un unico sistema nazionale di istruzione, accelerando il processo di rinnovamento della scuola italiana.

Sta inequivocabilmente scritto nel dibattito parlamentare della scorsa legislatura e in tutti gli atti della trascorsa storia parlamentare che la nostra Costituzione, art. 33 comma 3. non consente il finanziamento diretto delle scuole private ancorchè paritarie.
La stessa Relazione (pag. 9) non può ignorare questo incontestabile dato di fatto quando enumera, con qualche grossolana svista, le tipologie di intervento finanziario preesistenti nel settore delle scuole non statali prima dell’approvazione della legge 62/2000.



>>> continua...
Antonio De Iacob - 21-05-2004

Ho scaricato questo articolo dal sito Scuolaoggi con tanto di fotografia della copertina del libro originale. E' un sgno dei tempi?
Ciao,
Antonio De Iacob



UN TITOLO COPIATO DA UN TESTO DEL 1922

Ce l'avevano presentata come una grande operazione di rinnovamento e modernizzazione della scuola. Ma forse questa riforma targata Moratti di nuovo sembra avere davvero poco, e anche quel che sembra nuovo in realtà ha riferimenti molto antichi.
Un esempio.
Si è voluto cancellare il vecchio sillabario, ma per sostituirlo con che cosa?
"Il libro della prima classe", un titolo che chi oggi ha quasi novant'anni (ed è andato a scuola) può ancora ricordarsi. Nel 1922, infatti, chi frequentava la prima elementare aveva in mano proprio un libro con quel titolo: ne abbiamo recuperato una copia e ne pubblichiamo la pagina di copertina. E le altre novità? Il tutor. Una figura adottata da una ventina d'anni alla media Rinascita di Milano, la cosiddetta scuola dei partigiani. Il portfolio? Ne esiste un esemplare da dieci anni alla media di via Ojetti, sempre a Milano. Figure, insomma, "copiate". Ma con quali contenuti? Questa è la vera questione. Stiamo preparando la documentazione di quel che si intendeva per tutor o per portfolio nei casi citati. In attesa di leggere questi contributi una cosa possiamo già dirla: che si tratta di esperienze nate dalla passione di chi sul campo cercava di adeguare i propri metodi di lavoro alle esigenze di una scuola davvero nuova e moderna. Metodi nati dalla ricerca e dalla sperimentazione. Ben altro da quello che oggi si cerca di imporre per legge. Perchè non basta cambiare il nome alle cose. Anche perchè si rischia di richiamare fantasmi che pensavamo cancellati per sempre.
Rolando A. Borzetti - 21-05-2004
La battuta del coordinatore di Forza Italia sulle scuole differenziali è figlia della nuova mentalità efficientista che dimentica i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione e le lotte per far affermare l'integrazione e la centralità della ...
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 21-05-2004
“Emerge una situazione di grave scandalo negli esami di Stato. Abbiamo già denunciato la situazione in molte interrogazioni e interpellanze e da ultimo nell’audizione con il ministro Moratti dei giorni scorsi”. Così l’on. Alba Sasso, componente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

“Il diploma no-problem di cui oggi si parla – prosegue Sasso - è il risultato di precisi atti di carattere normativo e legislativo la cui la responsabilità assoluta è da ascrivere al presente governo. Innanzitutto con la modifica in legge Finanziaria delle commissioni d’esame diventate tutte di membri interni. In secondo luogo con il mancato controllo dell’attuale amministrazione dell’assegnazione degli studenti privatisti alla scuole paritarie. E’ incredibile che il ministro nella sua relazione alla Camere abbia registrato parzialmente il problema senza indicare cosa ha fatto e cosa intende fare il Governo per questo. Per ora ci pensa la Magistratura”.


>>> continua...

Genitori attivi per la scuola pubblica - 20-05-2004
Riceviamo e inviamo la e-mail sottoriportata

perche' rappresenta la vera voce della scuola pubblica, soffocata dagli spot ministeriali;
perche' non vi puo' essere vera riforma della scuola pubblica senza alcun dialogo con le sue componenti; ...
Redazione - 20-05-2004
Il nostro pensiero per Rolando (Alberto Borzetti), dentro l'altalena della vita che cambia ad igni istante e in ogni istante è sempre la stessa. Parole per ricordare.



Angelo di bellezza,
cosa sai delle rughe,
della paura di invecchiare, ...
Diana Cesarin - 19-05-2004
Abbiamo letto con un certo stupore il "resoconto DISAL" relativo all'incontro di insediamento del Forum delle Associazioni dei Docenti e dei Dirigenti.
Più che di "resoconto DISAL" parleremmo di "interpretazione DISAL".
Infatti non ci riconosciamo ...
Dedalus - 19-05-2004
Un altro terreno di contenzioso sulla strada di questa “Riforma forzata”, che procede a colpi di mano senza preoccuparsi di riscuotere consenso e condivisione, è la questione dell’adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico.

Com’è noto, i libri di testo devono essere “conformi”, oltre che a dettami di tipo tecnico-editoriale (numero pagine, formato, tipo di carta, ecc.), a quelli che sono i Programmi didattici vigenti. Nell’attuale situazione di passaggio dai Programmi didattici del 1985 e dalla legge 148/90 alla legge di Riforma della scuola primaria, non abbiamo ancora “nuovi programmi”, bensì un testo, le “Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati”, allegato al Decreto L.vo 59/2004, avente “valore transitorio”, in attesa appunto di programmi approvati secondo le procedure previste dalle norme legislative (vedi la stessa Legge delega n.53/2003, art.7).

Le case editrici hanno, nella gran parte dei casi, adeguato i libri di testo ai contenuti delle Indicazioni nazionali. Almeno i libri per le classi prime, seconde e terze di scuola elementare. Per le quarte e le quinte si prevede il testo in uso negli scorsi anni integrato da un fascicolo aggiuntivo con riferimenti aggiornati alle suddette Indicazioni, per quanto riguarda storia e geografia.

Le associazioni professionali degli insegnanti (CIDI, MCE,FNISM, Proteo, Legambiente, ecc.), come pure i principali sindacati scuola e i vari coordinamenti genitori-insegnanti, contestano questa modalità, sottolineando il fatto che le Indicazioni nazionali, frutto del pensiero ristretto di un ristretto gruppo di lavoro, non sono ancora i Programmi della scuola primaria. Rivendicano quindi l’autonomia delle scuole nella scelta degli strumenti metodologici più adeguati alla realizzazione del proprio Piano dell’Offerta Formativa (art.4, comma 5 del DPR 275/99, Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche).

Ora, i tempi stringono. Le operazioni di adozione, di competenza dei Consigli di interclasse con la partecipazione dei rappresentanti di classe dei genitori (parere) e dei Collegi dei docenti (delibera), devono essere effettuate entro il mese di maggio.

Per mettere fuori gioco la possibilità di adottare i libri di testo cosiddetti “pre-riforma”, in uso cioè negli anni scorsi, il MIUR ha pensato bene di emanare all’ultimo momento un decreto (DM 12 maggio 2004) che introduce modifiche rilevanti riguardanti norme e avvertenze tecniche per la redazione dei libri di testo. Caratteristiche, naturalmente, che hanno i “nuovi libri di testo” in linea con le Indicazioni nazionali ma non più i testi in uso negli anni passati.
Sulla legittimità di questo decreto sono già in fase avanzata di preparazione ricorsi da parte dei sindacati scuola, per violazione dell’art. 27, comma 3 e 4 della L.448/98, mai abrogato, che prevede un iter più complesso (il Miur avrebbe dovuto sostanzialmente adottare un decreto ministeriale previo parere obbligatorio delle commissioni parlamentari competenti e seguire una diversa procedura).

A questo punto, concretamente, cosa possono fare insegnanti e Collegi? Se una prospettiva intelligente (e soprattutto funzionale) può essere quella indicata da Massimo Nutini, della commissione scuola nazionale dell’ANCI, nell’illuminato intervento Libro e moschetto, (“date alle scuole il budget necessario e lasciate che decidano liberamente, in autonomia…”), per questo scorcio di fine maggio e per il prossimo anno scolastico le scelte possibili si riducono a due.
O accettare passivamente quel che passa il convento, adeguarsi cioè ai “nuovi libri di testo” ispirati alle Indicazioni nazionali del prof. Bertagna o fare una scelta diversa, appellandosi all’autonomia didattica delle scuole.

In altri termini, optare per quella che una volta veniva denominata “scelta alternativa”. In base all’art.2 del DPR 419/74, poi ricompreso nel Testo Unico DPR 297/94, art.7, nell' ambito della cosiddetta “sperimentazione metodologico-didattica” era possibile l’adozione di libri e strumenti didattici vari in alternativa al libro di testo unico, individuale. Ora, mutatis mutandis, una scelta analoga è possibile in base al citato art.4, comma 5 del DPR 275/99, che recita testualmente:
La scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l'introduzione e l'utilizzazione di tecnologie innovative.

All’interno dell’elenco degli strumenti didattici e dei libri prescelti in alternativa, è possibile ordinare quindi anche testi scolastici in uso negli anni scorsi, ammesso che le case editrici li mettano a disposizione e li forniscano. Alcune di esse (Giunti e Nicola Milano, ad es.) hanno già dichiarato, a questo proposito, la loro disponibilità.
In questo caso, il Collegio può legittimamente deliberare che il team docente “in coerenza con il POF della scuola, decide la scelta, l’adozione e l’utilizzazione si strumenti didattici e di testi diversi, ai sensi dell’art.4, comma 5 del DPR 297/99”.

La vicenda, nel suo insieme, sembra francamente assurda. E, quel che conta, è l’ennesima spia che qualcosa, al fondo, non funziona. Quel che dovrebbe preoccupare tutti quanti, ed in particolare chi ha compiti e responsabilità di governo della scuola pubblica e di Stato, è il fatto che attorno a questa riforma non c’è condivisione, ma dissenso, opposizione e una contrarietà diffusa. Non si costruisce una Riforma della scuola sulla sabbia. E chi tenta di farlo, per vie amministrative e a colpi di decreti, dimostra di avere un’idea di scuola culturalmente e politicamente misera, faziosa e profondamente antidemocratica. Che desolazione...


NEI COMMENTI MASSIMO NUTINI: LIBRO E MOSCHETTO

Coordinamento Nazionale Docenti Bibliotecari - 19-05-2004
I docenti fuori ruolo per motivi di salute denunciano un fatto gravissimo perpetrato ai loro danni: con la Finanziaria 2003 l'utilizzazione per malattia, che è prevista in tutti i contratti del settore pubblico, viene ridotta a 5 anni. Trascorsi ...
On. Piera Capitelli - 19-05-2004
Il sottosegretario all'istruzione, Valentina Aprea, nel corso di un confronto a Milano, con il sottosegretario al welfare, Maurizio Sacconi sulle interazioni tra le riforme della scuola e del lavoro, ha puntato il dito contro l'eccessiva ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 19-05-2004
Uomo del quindicesimo secolo, Leon Battista Alberti scriveva nel suo “ De religione “:

“ ( … ) Ma tu, Leopide, non ammetti che sono gli uomini stessi la causa di tutti i mali che li affliggono? Prova un poco a salire su questo fico e ad appenderti ...
Grazia Perrone - 19-05-2004
Lesione della professionalità del lavoratore

E’ il demansionamento, ovvero la violazione dell’art. n. 2043 del Codice di procedura civile – unitamente all’articolo 2087 che tutela le condizioni di lavoro attribuendo al datore di lavoro la ...
Teo Orlando - 18-05-2004
Intervista alla Moratti e domande ai colleghi che fanno parte delle commissioni sui nuovi programmi

Su "la Repubblica" di ieri è apparsa un'intervista al ministro Moratti in cui i giornalisti mettono in evidenza un problema che io stesso avevo ...
Antonio Cucciniello - 18-05-2004
Mentre "infuria la bufera" della guerra e del terrorismo globale, cioè della barbarie, discutere di altre questioni può sembrare cosa fuori luogo; invece, dobbiamo farlo non solo perchè siamo lavoratori che lottano per migliori condizioni di lavoro ...
Vincenzo Andraous - 17-05-2004
Non c’è colpa per il colpevole, non c’è giustizia per la vittima, non c’è neppure inizio né fine per alcuno, c’è solamente sangue e distruzione.
Irakeni e americani, palestinesi e israeliani, Bibbia o Corano, kamikaze o esercito, tortura o ...
Stefano Borgarelli - 17-05-2004
Prendiamo un fatto della storia italiana (il delitto Matteotti), e una definizione (quella di outsourcing). Prima il fatto. Dopo aver denunciato le violenze che avevano alterato i risultati elettorali del ’24, il deputato socialista Giacomo Matteotti ...
Francesco Mele - 17-05-2004
Se da quel palco avessi avuto la parola, come per un po’ è sembrato potesse essere, avrei detto poche cose, concordate con le compagne e i compagni che erano in pullman con me.
Visto che poi non se n'è fatto niente vi consegno quanto abbiamo ...
Anna Pizzuti - 17-05-2004
Nel Forum di Repubblica con il Ministro Moratti si è parlato anche di valutazione.

La domanda posta, come si può leggere, riguardava l’esame di maturità (sic). Ma il Ministro ha allargato il discorso.

……………………………

Come la mettiamo con ...
Maurizio Tiriticco - 15-05-2004
Le Indicazioni per i Licei!
La solita musica…e/o una provocazione?!


Sono in circolazione – e non si sa mai né chi le ha scritte né quale sia il livello di attendibilità e ufficialità – le Prime Indicazioni Nazionali per il secondo ciclo di istruzione.
Vedo che siamo alle solite! Le banalità di sempre! Sono la fotocopia delle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo! Ritornano come dei tormentoni ormai triti i Pecup, i Larsa, i Psp, i Lep, gli ologrammi, le Unità di apprendimento, gli obiettivi formativi, i portfoli, i tutor, gli spezzatini degli orari e tutte le amenità che ci stanno affliggendo per il primo ciclo.
Dovunque io vada – laddove mi si chiede di esplicitare i nuclei essenziali della riforma – non trovo che malumore, disappunto, sconcerto, disorientamento! I docenti a volte non capiscono bene se sono loro a… non capirci più nulla (?) oppure se la “cosa” a cui si trovano di fronte è così complessa e difficile per cui la loro capacità di lettura/comprensione necessiterebbe di una totale riqualificazione! Ed io, ispettore, uomo dello Stato e della Amministrazione, tento il possibile per… rendere digeribile ciò che non lo è affatto!
Insomma, siamo veramente alla frutta, come si suol dire! Ma possibile che gli anonimi estensori perseverino nella produzione di questi pezzi di reale imbecillità quando tutta la scuola e la stessa ricerca educativa insiste nel rimandarli al mittente? Ma le manifestazioni di strada, gli appelli sempre più numerosi di scienziati, ricercatori, addetti ai lavori non servono a nulla? O la scuola che ci viene proposta ed imposta deve assolutamente essere una scuola di regime? E dov’è l’autonomia? Ma, soprattutto, dov’è l’intelligenza?


>>>continua...


A commento Teo Orlando: quattro domande a Mereghetti e ai colleghi delle Commissioni Moratti

Redazione - 15-05-2004
Abbiamo ricevuto in redazione segnalazione dell'articolo Mobbing - Burnout: La mia storia di maestra “flambè” , pubblicato sul sito Orizzonte scuola, fonte da noi citata.
Effettivamente il titolo apparso nella nostra newsletter di ieri riportava ...
Pier Alberto Caruso Associato ANIAT di Messina - 15-05-2004
e a tutti coloro che sono contro la riforma Moratti

Cari colleghi, cari amici,
è arrivato il momento di farci sentire al Miur, alle sedi centrali dei sindacati e alle sedi delle associazioni interdisciplinari per chiedere:

1) ...
Salvina Focoso - 15-05-2004
Un appello in cui si chiede il "blocco dell'attuazione della Riforma Moratti affinché sia responsabilmente corretta nei suoi più palesi aspetti problematici, peraltro non limitati solo all'insegnamento delle lingue straniere".





Francesco Mele - 14-05-2004
Mozione delle Assemblee sindacali unitarie di Carpi


Alle OO.SS
CGILSCUOLA SEDE NAZIONALE
Via Leopoldo Serra n. 31-00153-ROMA
CISLSCUOLA SEDE NAZIONALE
Via Bargoni n.8 -00153-ROMA
UILSCUOLA SEDE NAZIONALE
Via Marino Laziale n.44 ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 14-05-2004
Dal profondo della barbarie che ammorba ed oscura questo inizio di millennio, e con la sola e remota e non ancora persa speranza che la luce della umanità possa rischiarare al più presto i giorni a venire, affinché nella barbarie non si abbia a ...
Associazione La scuola per la repubblica - 14-05-2004
Comunicato
RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO DELLA MORATTI


Il Comitato nazionale "Per la Scuola della Repubblica" il 10 maggio 2004 ha notificato un ricorso al TAR, per chiedere l'annullamento del Decreto delegato della Moratti " Definizione ...
Coordinamento di Bologna - 14-05-2004
COLPO DI MANO DEL MINISTERO SULLE ADOZIONI. ECCO LA NOSTRA RISPOSTA CHIARA E INATTACCABILE

Due giorni dopo la dichiarazione di disponibilità a fornire alle scuole testi pre riforma da parte di alcuni editori ed agenzie editoriali (Giunti e Nicola ...
Roberta Vianello - 14-05-2004
Concedetemi uno sfogo estemporaneo... E' da stamattina che mi porto dentro questi pensieri.

Ascoltando la radio, guardando la Tv, leggendo i giornali, riflettendo sulle torture nelle carceri irachene, ho provato una grande angoscia: ciò che mi ...
Danilo Sbarriti - 14-05-2004
Propongo a tutti i rappresentanti di classe che a breve saranno chiamati ad esprimere il loro parere sull'adozione dei nuovi libri di testo nelle rispettive riunioni di Interclasse, di far allegare al verbale la seguente mozione di rifiuto in ...
Mario Menziani - 13-05-2004
La scuola media nel contesto locale. Riflessione su Modena

1.

Consideriamo, per prima cosa, la ragazza o il ragazzo che, giunto in terza media dovrà effettuare forse la prima scelta importante circa il suo futuro.

Si tratta di un preadolescente. Cioè di quell’individuo che va definendosi in relazione ad un maggiore o minore distacco dalla famiglia, ad una maggiore o minore influenza delle amicizie, ad un maggiore o minore rapporto con la scuola, in un processo così straordinariamente vario per tempi e modi che permette di far coesistere all’interno di questa fascia d’età soggetti dalle caratteristiche anche molto diverse.
Così che, pur tra atti di concretezza e parziale coinvolgimento nelle grandi questioni morali e sociali, processi di insoddisfazione, difficoltà, devianza e marginalità si mescolano e confondono con processi di grande elasticità che si configurano in atteggiamenti variamente persistenti ed ordinati per i quali ancora sostegno e affettività sono cercate all’interno della famiglia; gioco, confidenza e condivisione sono appannaggio delle amicizie; conoscenza e relazioni, sono compiti della scuola.

Parliamo dunque di un soggetto che vive un’età di trasformazioni e cambiamenti così imponenti che portano alla formazione di abissi anche tra coetanei e, pur tuttavia, così spesso solamente apparentemente profondi e invalicabili, quanto in realtà collegati e uniti tra loro da imprevedibili ponti, da relazioni inaspettate e da insospettabili comunanze di interessi.
Si tratta di una personalità così ricca e articolata, così inestricabilmente complessa che rende impossibile un approccio meramente settoriale.

A cosa ci portano queste considerazioni?




>>> continua...

Segreteria Disal - 13-05-2004
Ieri, martedì 11 maggio 2004, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica Letizia Moratti ha convocato per la prima volta nella storia della scuola italiana un forum delle associazioni professionali dei docenti (Adi, ...
gp - 13-05-2004
Parità: istruzioni per l'uso

La parità giuridica tra scuola pubblica e scuola privata (piaccia o no al signor Roman) è stata istituita dalla legge 62/2000. Con questa legge viene innanzitutto riconosciuto il sistema nazionale di istruzione come un "unicum"" costituito dalle scuole statali, da quelle private e dagli enti locali.

L'obiettivo, dichiarato, è quello di ampliare l'offerta formativa e rispondere alla domanda del "servizio" istruzione, dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita. Alle scuole paritarie private, in base alla legge n. 62/2000, è assicurata piena libertà per quanto concerne l'orientamento e l'indirizzo pedagogico-didattico, ma per essere comprese nel sistema pubblico le istituzioni scolastiche private, devono rispettare particolari condizioni di qualità e di efficacia che - come abbiamo visto dalle recenti denunce ... "elettorali" - sono facilmente eludibili.

Sono numerose le tipologie di scuole private riconosciute dal ministero dell'istruzione. Ecco in sintesi come si suddividono:

legalmente riconosciuta: è la scuola privata legalmente riconosciuta di I e II grado, in grado di rilasciare titoli di studio con valore legale come quella statale. In questa tipologia di scuola "paritaria" il riconoscimento legale si ottiene una sola volta, definitivamente

paritaria: sono istituti non statali, compresi quelli degli enti locali, che rispettano gli obiettivi e gli standard fissati dal sistema pubblico di istruzione, impegnandosi a elaborare un progetto formativo in armonia con la Costituzione e un piano dell'offerta formativa conforme all'ordinamento scolastico

parificata: è la scuola elementare che ottiene il riconoscimento, anno dopo anno, attraverso una convenzione con lo Stato o gli Enti locali

autorizzata: è la scuola materna che ottiene l'autorizzazione da parte del dirigente scolastico pubblico competente per il territorio

pareggiata: è la scuola che rilascia un titolo di studio con valore legale, gestita da un ente pubblico territoriale (Regione, Provincia, Comune) o da un ente ecclesiastico

Per saperne di più.



LA LEGGE
A partire dal marzo 2001 è stata attuata un'importante riforma che, malgrado sia stata duramente criticata, ha il merito di introdurre elementi di chiarezza sotto il profilo giuridico; stiamo parlando della legge n. 62/2000, in merito alla parità tra scuola pubblica e scuola privata. Viene innanzitutto riconosciuto il sistema nazionale di istruzione come costituito dalle scuole statali e da quelle private, oltre dagli enti locali. Questo sistema si propone di ampliare l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione, dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita.


>>> continua...
Anna Pizzuti - 12-05-2004
La preparazione del decreto sulla scuola secondaria superiore rimane avvolta nel mistero. Se non fosse per qualche squarcio di discussione in seno alla maggioranza sul destino dell’istruzione tecnica, non ne sapremmo nulla. E non è che lo stesso dibattito ci aiuti molto. Abbiamo già assistito a spaccature del genere – vedi vicenda del primo decreto attuativo della riforma, quando eravamo quasi tentati di fare il tifo per l’UDC e per Brocca – che sono durate lo spazio di un mattino. Lo stesso Brocca che ora, invece segue a ruota le posizioni di Forza Italia e le difende contro il senatore Valditara e Confindustria. Che vedono nell’inserimento dei tecnici nel sistema dei licei la loro salvezza. Come se il sistema dei licei uscisse salvo, dalla riforma.

Poca chiarezza, quindi, si ottiene, seguendo questa pista.

Proviamo allora a seguirne un’altra, che chiameremo: la pista lombarda.

Per farlo, più che la lente di Sherlok Holmes, occorrono un quaderno a quadretti ed una matita, per fare un’addizione. Non di numeri, ma di testi, per verificare se la somma ci aiuterà a tracciare un quadro che, da quella regione, si estenderà poi alla nazione tutta.

Il primo “addendo” è costituito dalla convenzioneche la regione ha sottoscritto con il MIUR nell’ambito degli accordi quadro sull’ offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale.

Testo che recita, nella parte che ci interessa:

Articolo 2

Tipologia dell’offerta formativa sperimentale


1. I modelli sperimentali che coinvolgono l’istruzione e la formazione professionale di cui all’articolo 1, nella Regione Lombardia, sono articolati nelle seguenti tipologie di offerta: a) percorsi triennali sperimentali di formazione professionale ed eventuali successivi percorsi, collocati in un organico processo di sviluppo della formazione professionale superiore, da realizzarsi in strutture formative accreditate dalla Regione. I percorsi triennali sono finalizzati al conseguimento di un titolo di Qualifica (attestato) secondo quanto previsto dalla normativa vigente, valido per l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione fino ai diciotto anni e l’iscrizione ai centri per l’impiego, nonché per l’acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale passaggio nel sistema dell’istruzione;

b) percorsi triennali sperimentali di formazione professionale ed eventuali successivi percorsi, collocati in un organico processo di sviluppo della formazione professionale superiore, da realizzarsi in Istituti Tecnici e professionali individuati sulla base di criteri stabiliti d’intesa tra la Regione Lombardia e l’Ufficio scolastico regionale. I percorsi triennali sono finalizzati al conseguimento di un titolo di Qualifica (attestato) secondo quanto previsto dalla normativa vigente, valido per l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione fino ai diciotto anni e l’iscrizione ai centri per l’impiego, nonché per l’acquisizione di crediti ai fini dell’eventuale passaggio nel sistema dell’istruzione.

c) realizzazione di LARSA (Laboratori di Recupero e sviluppo degli apprendimenti atti a consentire i passaggi verticali ed orizzontali attraverso i percorsi attivati);

d) realizzazione di azioni di orientamento, di personalizzazione dei percorsi e di sostegno agli allievi disabili;

e) realizzazione delle iniziative di cui ai precedenti punti c) e d) svolti in modo integrato tra Istituti Tecnici/Professionali e strutture formative accreditate dalla Regione.

2. I progetti relativi ai percorsi di cui al comma 1 lettere a) e b) comprendono la definizione di criteri e di strumenti per favorire la più ampia spendibilità della formazione acquisita ai fini della prosecuzione degli studi nel sistema dell’istruzione.

Fin dal primo momento è stato chiaro (vedi punto b) che questo testo si proponeva di andare molto più in là della semplice definizione di percorsi triennali di qualifica professionale e che disegnava uno schema di secondo canale da mettere a disposizione del Ministro e dei suoi collaboratori che nemmeno forse sapevano - e forse nemmeno sanno ancora per bene - cosa intendevano fare con la loro legge.

Pare che questi percorsi siano stati un successo. Stando almeno a quanto riportato da Tuttoscuola:

A settembre 2004 i corsi sperimentali triennali per il conseguimento della qualifica (riconosciuta a livello nazionale) saranno 160, contro i 35 dell’anno scorso. Ma l’assessore all’istruzione e formazione della regione Lombardia, Alberto Guglielmo, spera di poterne finanziare altri 90. Saranno così oltre 4.000 gli studenti che si avvieranno per questa strada, in buona parte sottratti agli Istituti professionali e in qualche misura anche ai tecnici.

Nello stesso testo, troviamo questo passaggio che potrebbe essere il secondo addendo (buffa questa parola, ha il profumo della scuola elementare della mia infanzia) della nostra somma.

Ora gli IPS, e anche qualche istituto tecnico, si stanno attrezzando a loro volta per avviare percorsi quadriennali di diploma (3+1), in vista dell’emanazione del decreto legislativo sul secondo ciclo. E’ possibile che alcuni di questi percorsi vengano avviati in via sperimentale già dal prossimo anno scolastico, e che essi si affianchino, almeno inizialmente, a quelli quinquennali tradizionali. E se si realizzassero sul territorio accordi di rete tra istituti tecnici e professionali per la gestione coordinata dei diversi percorsi, compresi quelli di formazione tecnica superiore e gli IFTS, si costituirebbero dei veri e propri centri politecnici”.

Pezzo forte, questo, il secondo canale già bello e disegnato.

Ma non si dà secondo (canale) senza primo, ed ecco quindi la proposta completa, che costituisce il nostro terzo addendo.

Formazione professionale, arriva il modello lombardo

Oltre agli otto licei voluti dalla riforma Moratti, il nuovo sistema educativo regionale prevede quattro percorsi formativi, tutti parificati agli standard europei: qualifica di istruzione e formazione professionale (3 anni - II livello europeo Ects); diploma di istruzione e formazione professionale (4 anni - III livello); diploma di istruzione e formazione professionale superiore (5-7 anni - IV livello); diploma di alta formazione professionale (9 anni - V livello).
Dopo quattro anni di studi sarà possibile sostenere l’esame di maturità, utile anche per entrare all’università (o all’alta formazione: artistica, musicale e coreutica), purché si frequenti un corso annuale integrativo. I titoli potranno essere conseguiti anche attraverso percorsi di apprendistato
.


>>> continua...
noi della redazione - 12-05-2004
Fuoriregistro non ha una "linea", ma non è "allineata": dà voce alle opinioni e, per sua natura, tiene particolarmente a quelle che sono "fuori dal coro". Trova inaccettabili gli attacchi personali e la pesantezza del linguaggio, ma non pensa ...
Corrada Cardini - 11-05-2004
C'è qualcosa che non mi è chiaro. Ci sta capitando fra capo e collo una riforma della scuola che invece di risolvere i problemi che indubbiamente esistono, è destinata a squalificare ulteriormente la funzione docente, senza contare quel che accadrà ...
Giuseppe Aragno - 11-05-2004
Attardato, così mi dipinge Roman con obliqua figura retorica: tarda è la mente, egli sottintende, torpido il pensiero. Attardato, con pennello, colla e manifesti del 2001, fondo su pregiudizi una oscura propaganda elettorale - per chi, di grazia? - ...
Fabrizio Dacrema - 11-05-2004
Maggio 2004, questo mese intensamente dedicato alle lotte contro la politica scolastica della Moratti comincia a dare i primi frutti.
Prima ancora della manifestazione del 15 e dello sciopero del 21, si possono già deporre nel paniere due interessanti risultati: la marcia indietro su Darwin e sul docente tutor.

Se torna Darwin le Indicazioni non sono obbligatorie

Il ministro, accettando di cambiare le Indicazioni, ha, di fatto, dato ragione al ricorso presentato dai sindacati confederali contro il decreto: un allegato al decreto non può introdurre nuovi programmi obbligatori per la scuola italiana.
Nel ricorso sindacale si ricorda come la stessa legge 53, oltre al regolamento per l’autonomia, preveda ben altra procedura (un regolamento governativo) per introdurre la quota nazionale del curricolo in sostituzione degli attuali programmi.
La circolare 29, quindi, sbaglia a ritenere prescrittivi per il prossimo anno scolastico gli obiettivi di apprendimento contenuti nelle Indicazioni Nazionali.
Questo documento, introdotto illegittimamente come allegato, in via transitoria e in attesa di un nuovo documento approvato secondo la procedura legittima, non ha mai abrogato i programmi, né può avere la pretesa di sostituirsi ad essi in modo obbligatorio.
Tutto ciò ora è ancora più evidente, dopo che il Ministro, istituendo la Commissione presieduta da Rita Levi Montalcini, ha già dato avvio al cambiamento delle Indicazioni Nazionali.
Aperta la breccia su Darwin, ora l’obiettivo è l’istituzione di commissioni pubbliche e pluraliste che elaborino proposte riguardanti tutti i curricoli nazionali su cui realizzare una vasta consultazione democratica nella scuola e nel paese.
Nell’attesa, per considerazioni di puro buon senso professionale, conviene mettere le indicazioni di Bertagna nel cassetto, fare riferimento ai Programmi vigenti e adottare libri di testo non conformi alle Indicazioni o procedere all’adozione di strumenti alternativi, come consentito dal regolamento per l’autonomia didattica.

Insegnante tutor: fermi tutti

Nella riunione del 6 maggio il Ministro ha manifestato la volontà di aprire la trattativa all’Aran sulla questione del tutor.
Anche su questo punto il Ministro riconosce le ragioni contenute nel ricorso e nella diffida presentate dai sindacati confederali.
Anche su questo punto il governo fa marcia indietro. Fino ad ora ha tentato di far passare come obbligatorio il conferimento dell’incarico a svolgere la funzione tutoriale ad una parte degli insegnanti.
CGIL-CISL-UIL Scuola hanno diffidato il Ministro dall’attuare questo punto perché in contrasto con il contratto nazionale vigente.
Il Ministero ha prima detto alle scuole di aspettare ulteriori indicazioni e ora riconosce apertamente che finché il contratto non cambia il tutor non si può fare.
Una vera e propria svolta in materia: a tutti coloro che in vario modo nelle scuole stanno agitandosi per far partire il tutor, il Ministro manda a dire di fermarsi, di attendere la conclusione della contrattazione all’Aran.
Una trattativa che non si sa nemmeno quando inizierà, visto che manca addirittura l’atto di indirizzo del governo all’Aran, un atto preliminare all’avvio delle trattative.
Inoltre, per avviare credibilmente una trattativa, il Ministero dovrebbe avere delle risorse finanziarie aggiuntive, ma, ad oggi, non è disponibile per la contrattazione nemmeno la metà della quota necessaria per la sola difesa del potere di acquisto.

La posizione dei sindacati sul tutor

Se la contrattazione sul tutor partirà effettivamente, la posizione dei sindacati confederali, che sarà precisata in una eventuale specifica piattaforma, non potrà essere diversa dai contenuti delle varie prese di posizione, dei ricorsi e della diffida presentati.

Questi contenuti possono essere così riassunti:

- funzione docente unitaria e pari dignità professionale di tutti gli insegnanti;
- rifiuto della gerarchizzazione della funzione docente derivante dalla concentrazione in una sola figura professionale delle attività di tutoraggio, orientamento, documentazione, relazione con le famiglie e coordinamento delle attività didattiche;
- attribuzione della responsabilità circa le modalità di svolgimento delle attività di cui sopra all’autonomia didattica e organizzativa delle scuole e alle loro decisioni collegiali.

Dovrebbe, quindi, essere chiaro perché Enrico Panini, dopo l’incontro del 6 maggio, ha giustamente dichiarato che finalmente è stato riconosciuto dal governo che, come previsto dall’art. 43 del CCNL, il tutor non può essere imposto in modo unilaterale da un decreto.
La trattativa sul tutor, se e quando partirà, vedrà le parti su posizioni molto distanti, se non contrapposte, e il governo entra nel confronto con due pesanti handicap, i tempi molto ristretti e la mancanza di risorse.
Difficile capire come si possa seriamente ipotizzare, come qualcuno sta già facendo, che adesso i sindacati andranno a contrattare e legittimare il tutor della Moratti.
A meno che non si ricorra a quella strana voglia di perdere, ben descritta da Curzio Maltese, che, nel caso specifico, sta spingendo alcuni instancabili professionisti della sconfitta a indebolire i due principali appuntamenti anti -moratti del mese di maggio, la manifestazione del 15 e lo sciopero del 21.


>>> continua...
Roberta Bedosti - 10-05-2004
Adolescenti




- Prof. ci porta in palestra a vedere la finale di pallacanestro ? – chiese Maria, facendo leva sull’ ascendente, che tutti le riconoscevano, sull’ insegnante di francese.
- Veramente dobbiamo finire di correggere i compiti ...
Annalisa Rossi - 10-05-2004
“Han stabilito le nozze.
La tunica rossa di porpora e il bordo d’oro son fatti.
Le donne giù, nelle stanze, preparano perle d’ostrica bianca per i monili del vincolo sacro, tramano stoffe di pepe e cannella, di risa e di sogni.
Lini preziosi han ...
Nico d'Aria - 10-05-2004
E-mail n° 18 da Nico d’Aria a Pianeta Terra

Oggetto: Alla riscoperta di Qwrtp

Eccomi, cari terrestri,

Oggi non ho un’esplorazione da raccontarvi, ma vi scrivo lo stesso perché ho una grande notizia da darvi. Vi ricordate il viaggio nel ...
Coordinamento bolognese - 10-05-2004
SI POSSONO AVERE I TESTI NON RIFORMATI!
ECCO LA PRIMA RISPOSTA

Attenzione: c’è una novità sul fronte delle adozioni dei libri di testo che può scardinare alla radice i piani della Moratti e permettere, anche a chi non se la sente di fare ...
Dedalus - 10-05-2004
Per evitare di farsi del male.
Oltre la Moratti, oltre Tafazzi



Curzio Maltese in un recente corsivo apparso nella rubrica Contromano (venerdì di Repubblica del 7 maggio) provocatoriamente dà all'Ulivo i "consigli per perdere" nella prossima tornata elettorale. Analogamente, in un altro contesto, riferito specificamente a quanto si muove nel mondo della scuola, Fabrizio Dacrema ha parlato di sindrome di Tafazzi, evocando il personaggio di Aldo Giovanni e Giacomo che in "Mai dire goal" si dava bottigliate sui coglioni (pardon, sugli attributi maschili). Questo scenario è un po' quello che ci appare se consideriamo le recenti polemiche che si sono sviluppate nelle scuole, nel movimento e nel più ampio fronte di lotta contro la riforma Moratti e per la difesa della scuola pubblica.
Una parte del movimento (vedi ad esempio il dibattito interno a Retescuole ma non solo) pare abbia preso a bersaglio preferito i dirigenti scolastici di area confederale o, come sono stati definiti, i presidi "di sinistra". Per non dire, su un altro versante, dei vertici dei principali partiti "democratici", "riformisti" o "di sinistra".
I primi accusati di proporre una sorta di via gradualista, edulcorata, non “antagonista”, per far approvare dai vari Collegi docenti i contenuti più pericolosi della riforma Moratti, a partire dalla figura e/o funzione dell'insegnante tutor. I secondi sospettati di voler costruire i presupposti per "far digerire" o metabolizzare la legge di riforma Moratti invece di lottare per la sua abrogazione, sfuggendo quindi di fronte alle richieste di una esplicita dichiarazione in tal senso.

Siamo così al paradosso che si attaccano proprio quei dirigenti scolastici confederali che per primi, sin dallo scorso anno e "in prima linea", hanno pubblicamente indicato ed espresso le loro "riserve" e i loro motivi di contrarietà, argomentandoli ampiamente, nei confronti di questa Riforma e dei materiali che ne hanno preceduto la costruzione, i famosi documenti del gruppo di lavoro Bertagna.
Qualcuno poi, semplicisticamente, fa di ogni erba un fascio, quasi non vi fossero tra gli stessi dirigenti scolastici posizioni diverse, non vi fossero organizzazioni sindacali e associazioni professionali altrettanto diverse e “alternative”. Ci si spinge persino (in qualche intervento apparso su Fuoriregistro) a riproporre improbabili logiche e contrapposizioni di “classe", assimilando più o meno i rapporti di lavoro nella scuola alla fabbrica, i docenti (lavoratori della scuola) ai proletari e i dirigenti scolastici (dirigenti d’azienda) ai padroni. Una sorta di rilettura, aggiornata e adattata al sistema scuola, di un vecchio e famoso testo di Mario Tronti, "Operai e Capitale".

Ma al di là di questi estremi atletismi del pensiero o spericolate incursioni nei territori della fantapolitica o della psichedelìa, quel che sconcerta è il fatto che si assiste, in molti casi, ad una vera e propria deformazione e distorsione delle idee e delle posizioni, peraltro limpidamente e coerentemente espresse. Siamo, a nostro modo di vedere, completamente fuori strada. Ci assale insomma il dubbio, più che fondato, che si riproponga sul terreno della scuola, come già avvenuto su altre questioni (guerra e pace, governo dell'Ulivo, ecc.) un vecchio vizio della sinistra, che ScuolaOggi ha già più volte indicato: la sindrome della divisione, la tendenza cioè a vedere dietro ogni angolo tradimenti, retropensieri, cedimenti al "nemico", cavalli di Troia, cavalli di frisia, ecc. ecc. E' il caso, allora, di porre un freno a questa deriva, ponendo le cose sui loro giusti piedi e fissando alcuni punti fermi.

Uno di questi riguarda la questione del docente (unico) tutor. Come abbiamo già scritto ripetendoci fino alla noia su queste pagine, citando a questo proposito una fonte attendibile come l'on. Brocca (attendibile proprio perché interna alla stessa area della maggioranza governativa), dietro a questa figura ci stava un disegno preciso: il ritorno all'insegnante, se non unico (perché oggi difficilmente praticabile), sicuramente "prevalente". Questo era (ed è) l'obiettivo di fondo della riforma Moratti nella scuola primaria: tornare ad una figura di insegnante che, al di là delle funzioni tutoriali, assomma in sé ed esercita gli insegnamenti principali (le discipline), attorniato da qualche altro insegnante, di secondo rango, che svolge attività accessorie, di laboratorio o di recupero. Insegnante “prevalente” quindi contro il team docente, cuore della Legge 148/90. Il tutto all'interno di un modello di scuola statale "leggera", con un orario (ed un organico) ridotto, possibilmente antimeridiano e con l'apertura ad altre "offerte formative" del territorio, magari gestite da agenzie esterne e private.

Chiariamo allora che a questo progetto si oppongono, con motivazioni diverse, sia coloro che proclamano un rifiuto netto del tutor-docente prevalente sia coloro che, come i dirigenti scolastici in questione ma anche un’associazione professionale degli insegnanti come il CIDI, sostengono la tesi delle cosiddette “funzioni tutoriali diffuse”. Secondo questa tesi, proprio il fatto di dimostrare, in maniera esplicita, all’interno delle programmazioni di team e nei POF delle scuole che queste attività vengono svolte (o comunque devono essere svolte) collegialmente da tutti i docenti - in quanto costituive della stessa funzione docente - vanificherebbe alla radice la figura del docente tutor, la renderebbe palesemente inutile e improponibile. Almeno sino a quando non vi saranno (e se vi saranno) sostanziali modifiche sul piano giuridico e contrattuale e fino a quando varrà quanto disposto dalle norme sull'autonomia scolastica (art. 4 e 5 del DPR 275/99, Titolo V Costituzione, ecc. ecc.).
Non si vede il motivo per cui chi la pensa diversamente ed è favorevole ad una “differenziazione” di ruoli nella categoria docente e intenda quindi farla accettare ai Collegi, magari gradualmente, non debba dirlo con altrettanta chiarezza e convinzione. Perché mai ostinarsi, come fanno i dirigenti scolastici Cgil -Cisl o Andis, a ricercare tutte le possibili interpretazioni e tutte le modalità di attuazione delle norme sostenibili sul piano della legittimità, e a valorizzare in tal senso gli spazi di autonomia che le istituzioni scolastiche possono praticare? Queste preoccupazioni o posizioni critiche non hanno infatti - sulla questione del tutor come su altri aspetti della Riforma - i dirigenti scolastici che fanno riferimento ad altre organizzazioni sindacali e professionali, ad esempio all’Associazione Nazionale Presidi, una delle maggiori della categoria, o, in buona parte, i dirigenti di area Snals.


>>> continua...
Osvaldo Roman - 08-05-2004
Vogliamo parlare seriamente della legge sulla parità scolastica ?

G.P. e Giuseppe Aragno nei loro commenti su Fuoriregistro alla nota di Alba Sasso sulla parità scolastica si sono ancora una volta attardati nella ripetizione delle tesi propagandistiche usate durante la campagna elettorale del 2001. Sarebbe il tempo, visto quello che sta succedendo nella scuola, che si preoccupassero di aggiornarle innanzitutto leggendo attentamente, soprattutto comprendendone il significato reale, i testi di legge che pur possiedono ed esibiscono e soprattutto quelli che la destra al governo sta cucinando presso la Commissione Cultura della Camera e che presto saranno scodellati in Aula come ennesimo campionario della serie delle leggi vergogna.
Sono convinto che su questo terreno nei prossimi mesi sarà necessario sviluppare il massimo di iniziativa unitaria per contrastare il progetto governativo di scardinare la legge di parità per realizzare quel finanziamento diretto delle scuole private che la Costituzione nega.
Se si continua a sostenere che la legge 62/2000 ha introdotto nel nostro ordinamento il finanziamento della scuola paritaria non solo si dice una cosa non vera ma soprattutto ci s'impedisce di comprendere con quale strategia la destra voglia oggi raggiungere tale obiettivo manomettendo i paletti che la legge 62/2000 imponeva.
In questi giorni, ha iniziato la Camera il 4 maggio, le Commissioni istruzione stanno svolgendo un’audizione sulla relazione che il Ministro Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti ha presentato sullo stato di attuazione della legge 62/2000 a tre anni dalla sua approvazione.
Si tratta di un documento assai grave che non è possibile analizzare in questa sede, ma che sarà necessario fare nei prossimi giorni, e che costituisce l’ultimo atto per procedere allo smantellamento dei cardini portanti della legge 62/2000.
Vogliamo ragionare seriamente per individuare quali sono i punti di attacco della destra su questo fronte decisivo della politica scolastica di questo paese?
Io ci provo sperando che le polemiche strumentali e soprattutto la stucchevole teoria, che accusa il centro sinistra di avere aperto con i suoi provvedimenti la strada a tutte le nefandezze della destra, sia definitivamente abbandonata. Da parte mia da tempo non rimprovero più quelli che a sinistra, con il loro comportamento elettorale, hanno consentito l’avvento del governo della destra, irresponsabilmente messo, anche a causa di sballate analisi della legge 62, sullo stesso piano di quello del centrosinistra.
Mi ripropongo di esaminare i punti chiave della legge 62/000 confrontandoli con il testo all’esame della Camera.
In primo luogo occorre prendere seriamente atto che tale legge non introduce alcun nuovo finanziamento diretto alle scuole paritarie.
Infatti il problema dei finanziamenti viene trattato esclusivamente al comma 13 che testualmente prevede
A decorrere dall'esercizio finanziario successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, gli stanziamenti iscritti alle unità previsionali di base 3.1.2.1 e 10.1.2.1 dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione sono incrementati, rispettivamente, della somma di lire 60 miliardi per contributi per il mantenimento di scuole elementari parificate e della somma di lire 280 miliardi per spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato.”
Le citate Unità previsionali di base nello Stato di previsione della spesa del MIUR riguardavano rispettivamente la scuole elementari parificate e le scuole materne non statali.
Voglio segnalare che tali postazioni sono presenti in bilancio, la prima dal 1925, riproposta anche dopo l’assetto definito dalla Costituzione repubblicana, e la seconda dall’approvazione della legge 1073 nel 1962 e dalla introduzione in finanziaria nel 2000 di un capitolo di spesa per il sistema formativo regionale integrato dell’infanzia.
La legge 62 non finanzia dunque le scuole paritarie ma rifinanzia disposizioni già da molto tempo in vigore e che non riguardano specificamente le scuole paritarie. Infatti alle scuole che ottengono tali contributi non è richiesto dalla legge 62 il requisito della parità!
Ma a questo punto qualcuno frastornato da tale scoperta potrebbe dire: se il finanziamento preesisteva alla legge perché non lo avete abolito? Come ben si comprende la legge di parità avrebbe dovuto affrontare una prova molto ardua.
Ma allora entriamo in un altro ordine di questioni che necessitano di valutare che cosa erano concretamente tali finanziamenti e perché essi siano rimasti nel bilancio dello Stato così a lungo anche dopo l’entrata in vigore del DPR 616/74 che ha trasferito le competenze legislative e amministrative sul diritto allo studio alle Regioni.
Esse, per la scuola dell’infanzia risalgono alla legge 1073/62 e alla legge 444/68 (poi confluite nel Testo Unico del 1994) che prevedono contributi per le scuole non statali dell’infanzia (allora materne) in misura dipendente dall’accoglimento gratuito di alunni di disagiate condizioni economiche o dalla somministrazione a loro della refezione scolastica.
Ulteriori interventi finanziari alla scuola dell’infanzia, preesistenti alla legge 62, riguardavano l’erogazione di sussidi per il sistema prescolastico integrato ed erano in realtà già stati approvati nella legge di bilancio per l’esercizio finanziario 2000 cioè prima dell’approvazione della legge di parità.
Per la scuola primaria gli unici finanziamenti preesistenti la legge di parità riguardavano le scuole parificate che stipulavano particolari convenzioni con le quali fra l’altro assumevano con l’Amministrazione scolastica, impegni in materia di accoglienza gratuita degli alunni, di organizzazione delle attività didattiche, di formazione delle classi ecc.
Per la scuola secondaria di primo e di secondo grado non erano mai stati previsti con legge contributi di alcun tipo e solo per via amministrativa, prima nel 1998 e nel 1999 in relazione alla sperimentazione dell’autonomia scolastica, e poi con la legge di bilancio del 2000 furono istituiti i capitoli 3691 e 3692 per sostenere particolari progetti di innovazione.
Vale la pena di ricordare che tali contributi per la loro natura si presentano come interventi per il diritto allo studio concepiti quando ancora non esisteva la scuola materna statale o quando lo Stato veniva surrogato dai privati là dove non arrivava con l’istruzione primaria(oltre alle parificate ridotte oggi ad un numero esiguo, esistevano anche le sussidiate)

Come è noto dopo l'approvazione della legge di parità tali interventi, che si riferivano al rifinanziamento di una legislazione precedente, sono stati giudicati del tutto inidonei a risolvere il problema del sostentamento della scuola privata, sia dalle più alte autorità ecclesiastiche sia ovviamente da tutto il fronte politico di centro destra. Su tale terreno si è determinato l’appoggio largamente maggioritario delle gerarchie ecclesiastiche alle liste berlusconiane nelle ultime elezioni politiche.
Per questo motivo alla Camera in questa legislatura sono stati presentati dai vari partiti di centro destra numerosi disegni di legge(Atti: 495,736,965,2113). Tutti si proponevano di sbaraccare la legge di parità e di introdurre con varie ipotesi il buono scuola o il finanziamento diretto. La discussione in Commissione è iniziata il 2 luglio 2002 e il 3 marzo 2004 è approdata ad un testo unico proposto dalla maggioranza sulla base del testo 2113 presentato dal forzista bolognese Garagnani. (Si veda il testo integrale del dibattito in Commissione).Tale testo, che ancora non è stato sottoposto al voto, a differenza degli altri, per esplicita scelta della Commissione, che ha accantonato gli altri, non avrebbe dovuto occuparsi di parità ma solo di diritto allo studio e di libertà di scelta del percorso educativo nel nuovo quadro costituzionale. In realtà esso propone di cancellare alcuni capisaldi della legge 62 come cercherò di dimostrare.


>>> continua...
Vincenzo Andraous - 08-05-2004
Occorre educare bene, educare con amore e fiducia: parole affermate da chi grande è stato ieri come Don Enzo Boschetti e da chi oggi come Don Franco Tassone prosegue nel campo della pedagogia del servire alla Comunità Casa del Giovane di Pavia. ...
Omer Bonezzi - 08-05-2004
Partito della Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi, Democratici di Sinistra, Partito dei Comunisti Italiani, La Margherita, Movimento repubblicani europei ed Italia dei valori hanno aderito alla manifestazione del 15 di Maggio promossa dai ...
Annalisa Rossi - 07-05-2004
“C’è fiato e uomo nell’aria stasera: tra le case bianche, sopra cui s’addormenta la luce s’avverte un artificio d’Amore.
Respiro profondo: sensazione di cuore in silenzio, sensazione d’eterno.
Intravedo ombre di uomini che s’attardano pigre: forme ...
frg - 07-05-2004
"Non siamo in un paese democratico?"
Il sorriso di Michael Moore si scontra, inesorabilmente, con la fronte aggrottata del portavoce Disney, inquadrato sullo sfondo del magico castello di Topolino: "Non possiamo pemettere interferenze in un anno ...
Armando Catalano - 07-05-2004
Carissimi,
a parte le considerazioni risentite e dai toni troppo alti del collega Delmoro (che sbagliando fa di tutta l'erba un fascio, cosa da non far mai per nessuna categoria di persone e di professionisti), vorrei far sapere che gli organi ...
Vittorio Delmoro - 07-05-2004
Come giudicare altrimenti le parole, le prese di posizione di persone (prima ancora che dirigenti) che fino a ieri, fino all’altro ieri stavano dalla nostra parte, intendendo con parte quella degli interessi della scuola?

Come giudicare lo spasmodico desiderio di questi dirigenti a svolgere il proprio dovere (quello che loro considerano il proprio dovere) e a mostrarsi ligi fino al capello nei confronti dei dettami della riforma e della tanto enfatizzata LEGGE?

Cosa pensare di persone che fino a ieri si preoccupavano di come organizzare al meglio il servizio scolastico, di come rispondere ai bisogni degli alunni, di come estendere la collegialità delle scelte, di come valorizzare la professionalità docente, di come stimolare una formazione continua, pur nella ristrettezza delle risorse; mentre oggi sembrano preoccuparsi solamente di come fronteggiare Collegi agguerriti, di come tagliare le gambe alla protesta, persino di come intimidire i più focosi?

Nessuno ricorda più com’erano i direttori e le direttrici didattiche di qualche anno fa?

Nessuno rammenta di come ci si rivolgeva loro per ogni questione, per ogni piccola difficoltà sorta nel quotidiano svolgimento del nostro lavoro, nella convinzione che potessero in qualche modo se non aiutarci almeno esserci vicini?

Ora che sono diventati dirigenti e hanno raddoppiato lo stipendio (rispetto al nostro); ora che si sono associati in una loro categoria; ora che prendono come punto di riferimento salariale non più la scuola ma la dirigenza pubblica; ora che si sono installati nei loro uffici e manovrano telefono e computer dalla mattina alla sera, dimenticando le visite quotidiane alle scuole e il loro impegno anche nella ricerca didattica; ora che hanno marcato la netta divisione tra noi lavoratori della scuola e loro dirigenti di una quasi azienda; hanno subito o hanno cercato una ristrutturazione delle loro categorie mentali; hanno mutato aspetto e anima; stanno diventando un corpo estraneo alla scuola.

Di quelli di destra, dei qualunquisti, dei superficiali, degli scansafatiche, dei poltronisti e doppiolavoristi non ci si può meravigliare : ci sono anche fra di noi e ci sono in tutte le categorie sociali. Ma degli altri, di quelli impegnati, degli stacanovisti, dei missionari, degli innamorati della scuola, degli efficientisti, di quelli di sinistra, di quelli bravi, per dirla con una parola sola, cosa dobbiamo pensare?


>>> continua...
Nico d'Aria - 07-05-2004
E-mail n° 17 da Nico d’Aria a Pianeta Terra

Oggetto: il mio pianeta interno


Eccomi, cari terrestri,

se vi racconto un Pianeta che c’è solo nella mia fantasia, penserete che sono un cattivo esploratore?

Stanotte ho fatto un sogno ...
Roberta Bedosti - 07-05-2004
Adolescenti





- Sei sicuro che l ‘ avevi chiusa ? – insisteva Cristian.
- Certo che l’ avevo chiusa, non sono scemo, con tutte le bici che rubano, la lascio aperta ? - Fabrizio giocherellava col pezzetto di catena rimasto attaccato al ...
Cristina Contri e Francesco Mele - 06-05-2004
È un periodo duro questo, ma appassionante.
È un momento in cui si dorme poco la notte e si è stanchi tutto il giorno, rincoglioniti dal riposo offerto alla lotta, eppure, come nei momenti importanti, si ha voglia di esserci.
È in corso un attacco alla scuola pubblica senza precedenti. E finalmente la contrarietà verso l’idea di scuola espressa da questa riforma ha imboccato la strada della protesta.
Ora non sarà facile fermarci, zittire questo fermento, questa preoccupazione, questa rabbia che si va trasformando in passione.
Non si tratta solo di dire di no, la nostra protesta non è una resistenza passiva, ma, al contrario un movimento attivo che produce azioni, mobilita idee e pensieri, fino a contaminare il professionale. Un esempio di questa contaminazione generativa è quello che sta succedendo a proposito della non adozione dei libri di testo.
Le case editrici ci impongono libri di testo costruiti secondo le indicazioni nazionali allegate al decreto 59? Bene, noi non li adottiamo. Ancora più grave è il fatto che le case editrici abbiano redatto i libri seguendo le “raccomandazioni”, quelle appendici alle indicazioni nazionali che poi sono sparite dopo la sperimentazione burla; ricordate?
Allora noi quei libri non li vogliamo, noi facciamo senza!
Questa protesta è importante perché non solo rivendica il rispetto di quelle procedure che garantiscono la democrazia e la pluralità, ma con essa noi ci ribelliamo al fatto che siano le case editrici, e quindi l’imprenditoria, il mercato, a dettare i programmi scolastici, a imporci i contenuti disciplinari, a dirci come fare scuola.
Noi pensiamo che possiamo farcela. Possiamo farlo in molti. Abbiamo cominciato timidamente, dicendo, con un tono sommesso:
- una soluzione ci sarebbe, ma costa fatica.
Si diceva, un po’ sottovoce:
- ci sarebbe l’adozione alternativa, si potrebbe costruire il libro di testo.
Lo si diceva come una provocazione, come una sfida, un grido lanciato nel vuoto senza troppa voglia di crederci. Perché costruire il libro da soli a scuola è dura. Un sacco di lavoro.
Da soli sì, ma in tanti?
E come spesso accade, vale la pena frequentare le utopie.


>>> continua...
Emanuela Cerutti - 06-05-2004
Legga il candidato/la candidata i due seguenti brevi brani apparsi in "Metro", (quotidiano gratuito - versione francese - che i parigini consumano rapidamente andando al lavoro) sezione "Metromonde", giorno mercoledì 5 maggio 2004. Totale meno di ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-05-2004
Lascia scritto una attenta navigatrice della rete a commento della quinta lettera “ Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi “:
“ Sempre pungenti i tuoi interventi, Ettore. Ma ora siamo in un vicolo cieco. Come se ne esce? Ciao. ***** “ Meritevole assai di una risposta.


Carissima *****, che tu scopra e dica di essere tutti noi finiti in un vicolo cieco mi sorprende enormemente, non per altro per tutti gli atti di ottimistica fede da te fatti e di cui ho potuto leggere in questi nostri fugaci scambi di opinioni.
Mi amareggia peraltro quanto letto, facendomene quasi un rimprovero, per aver forse inconsapevolmente trasmesso quel pessimismo della ragione di cui mi sento integralmente preso e di cui sono venuto discorrendo con te anche in recentissimi post.
Ma le cose stanno proprio così. Ed allora la domanda andrebbe in un certo senso rovesciata: ma come abbiamo potuto tutti, collettivamente, inoltrarci in questo infido e buio vicolo? E quanto tutto ciò, legato alla nostra proverbiale insensatezza, ci costerà sul piano sociale, economico e sopratutto di civiltà politica?
E' potuto accadere nei mesi trascorsi di avere rinvenuto nella mia biblioteca, in un momento di riordino, l'agile volumetto di Sergio Turone dall'incantevole titolo " Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi ". Il volumetto è stato impresso presso i tipi Laterza nell'anno, come appare ora remoto, 1995; un anno veramente tragico, poiché all'indomani della pubblicazione quell'indimenticabile ed amatissimo Autore poneva fine tragicamente alla Sua esistenza.
Allora fu per me, e per i tanti altri che la condivisero, una lettura illuminante che guidò anche i futuri incerti passi politici di tanti amici e conoscenti.

>>> continua...
Giorgio Ragazzini - 05-05-2004
Cari colleghi, vi invio in allegato copia di una lettera che sto per spedire - via posta normale per mancanza di indirizzi elettronici - al senatore Giuliano Amato. Qualche giorno fa ho letto della sua proposta di mettere un limite di peso agli zaini ...
Giuseppe Aragno - 05-05-2004
Inutile nasconderlo: faccio fatica. Ancora una volta stento a tenere disciplinatamente il campo e non so perché mi torni in mente, come fosse il ritornello d’una marcetta, lo slogan che fu all’origine della nostra prima sindacalizzazione: “né servi, né ribelli”. Così ci voleva nel 1901 Luigi Credaro per l’Unione Magistrale Italiana al suo primo congresso.
Milito, mi batto, sto alle regole del gioco ma, come fosse un dolore, una fatica già nota mi cresce dentro, mi interroga e mi chiama a ragionare. Non sarebbe così - lo so, lo sento - se tutto avesse origine solo dallo sconcerto per la marea degli impegni sormontanti, dalla tensione d’una discussione che impegna sino allo spasimo le energie fisiche e mentali, dalla oggettiva difficoltà dello scontro. Non sarebbe così. C’è dell’altro: è una ribellione sorda, un intollerabile fastidio per me stesso. E se appena mi guardo dentro con quel tanto di onestà intellettuale necessaria a far luce, la prima, la sola parola che so dirmi è ipocrisia.
E’ così. Mento a me stesso.
Guarda che ragioni di scuola - mi ripeto - che ti prende?
Mi prende che “ragionare di scuola” non mi pare questo. E ci provo ancora: storicizzo.
Da anni non abbiamo una buona scuola. Ne ottenemmo una di massa e prometteva bene, ma ebbe le strutture della scuola d’elite, gli insegnanti di quella di classe e ci investimmo spiccioli. Siamo al capolinea: l’idea di “riformare” la scuola non è un’esclusiva della destra.
E’ questo un punto - direi il punto - da cui partire per provare a far quadrare i conti.
Non abbiamo una buona scuola e le proposte avanzate dalla sinistra e dalla destra per migliorarla si dovrebbero inserire nella cornice di contrapposte analisi della società e di filosofie della vita alternative; al contrario, si ritrovano ad avere più di un valore in comune.
Appartiene ad entrambi i poli riformatori un’acuta propensione alla rivalutazione del “privato”. Sul principio c’è un’indubbia concordia. Manca, questo sì, l’accordo sulle modalità d’azione, ci sono differenze sulle vie da perseguire, si fanno distinguo, esistono contrasti, ma sulla linea di fondo c’è consenso. Come non bastasse, ad unire l’intera classe dirigente c’è la convinzione che siamo alla “seconda repubblica”, peraltro federale: ciò che non poté Cattaneo hanno prodotto il ricatto della Lega Nord, offertasi al miglior offerente, la scelta maggioritaria – anche qui c’è stato accordo – l’impoliticità della cultura media delle terze file dei partiti, le sole uscite indenni dai processi per corruzione. Certo, ci sono stati distinguo, precisazioni, persino contrasti, ma sulla morte certificata della prima repubblica – quella dei padri costituenti – il consenso è stato ed è totale. Un consenso tale che le Foibe detronizzano la guerra partigiana, che da supremo conflitto europeo è ridotta al rango di guerra civile, e la legittimazione politica del revisionismo storico di marca fascista ha trovato in Luciano Violante il più convinto garante. Che la Costituzione vada riscritta è pacifico per la destra come per la sinistra: ci si divide – e magari ci si scontra – sulle procedure, ma sulla necessità di tornare a scriverla splende il sole del più assoluto consenso.
Unanime è il coro spudorato – destra, sinistra – che recita la litania della guerra al terrorismo. Qui, è vero, l’unanimità assume connotati ideologici e culturali per certi aspetti grotteschi, tuttavia, di fatto, ovunque un popolo aggredito rivendichi armi in pugno il diritto a decidere di se stesso, destra e sinistra, in perfetta sincronia, applicano ai “ribelli” l’etichetta di terroristi, votano per un qualche intervento militare italiano che consenta di spartire il bottino con gli aggressori e sono d’accordo sulla necessità che l’ONU, esalando gli ultimi sospiri, faccia il notaio degli aggressori.
Su lavoro e diritti, i riformatori di ogni colore accettano le modifiche imposte dal mercato: la storia delle riforme del sistema pensionistico attesta la sostanziale coincidenza delle posizioni. Se un tempo la destra guardava all’azienda e la sinistra ai lavoratori, oggi entrambi antepongono il capitale al lavoro. L’aziendalismo è la nuova religione, il mito unificante, il vero collante della nostra vita politica e sindacale.
In questo quadro di valori che impedisce di investire sulla scuola statale, ma consente di regalare quattrini ai privati attraverso le famiglie o le scuole paritarie e antepone le spese per la guerra a quelle per la formazione – ma si può fare lo stesso discorso per ambiente e salute, lavoro e pensioni – in questo quadro di valori condivisi, dicevo, destra e sinistra possono costruire un unico sistema formativo: quello di Berlinguer, che apre la porta alla Moratti, e quello della Moratti, per il quale gridiamo allo scandalo e ci pare di poter rimpiangere la scuola che avevamo rifiutato. Procedendo così, alzeremo bandiera bianca davanti ad una sintesi bipartizan e potremo metterci l’animo in pace.
E’ questo il circolo vizioso nel quale siamo stretti. Questa la palude nella quale ci lasciano annegare questa destra e questa sinistra. Non ci sono all’orizzonte né un liberale come Giolitti né un riformista come Turati: l’intesa che cacciò via gli spettri del ’98, l’idillio che aprì una stagione di riforme non sono possibili e, se un paragone storico è lecito tentare, siamo all’impensato svolta nazionalista e alla guerra di Libia. Nel migliore dei casi ci attende Salandra.


>>> continua...
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 05-05-2004
Inoltriamo un comunicato stampa relativo al dibattito avviato oggi in VII Commissione della Camera dei Deputati sullo stato d’attuazione della Legge sulla parità.


E’ assai singolare la relazione che ieri il ministro Moratti ha svolto in ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 05-05-2004
Nel precedente articolo Tutor: possibili scenari e delibere dei Collegi, dopo aver ribadito con chiarezza in premessa il principio secondo il quale "le norme vanno applicate" (da tutti) e che le modalità di attuazione delle stesse (interpretazioni possibili e spazi consentiti) devono essere sostenibili sul piano della "legittimità", abbiamo cercato di ipotizzare i possibili comportamenti dei Collegi docenti, almeno nel contesto milanese.
Cerchiamo ora di vedere, brevemente, la questione "tutor e/o funzioni tutoriali" dal punto di vista del dirigente scolastico. Quali possono essere cioè le modalità di comportamento del dirigente scolastico a fronte delle posizioni espresse dai collegi.

Se si parte dall’assunto che:
a) in primis, le modalità di impiego dei docenti e le scelte relative all'organizzazione didattica sono competenza esclusiva delle istituzioni scolastiche nell'ambito della loro autonomia (cfr. DPR 275/1999, legge n.59/1997, Titolo V Costituzione)
b) in secondo luogo (e in subordine) il contratto nazionale di lavoro definisce in modo unitario la funzione docente e considera di competenza di ogni insegnante, in quanto parte costitutiva della stessa "funzione docente" i compiti affidati dal D.Lvo approvato il 23.1.2004 alla funzione tutoriale
ne deriva, a nostro avviso, l’assoluta legittimità della scelta di non concentrare tali funzioni (e tutte insieme) in alcuni docenti creando di fatto delle "figure" sovraordinate e diverse.


>>> continua...
Nico d'Aria - 04-05-2004
E-mail n° 16 da Nico d’Aria a Pianeta Terra

Oggetto: dal Pianeta di Sabbia, terzo giorno


Eccomi, cari terrestri.

vi ho mandato l’ultima e-mail mentre avevamo tutti una fame terribile.
I bambini piangevano. Anche gli animali avevano ...
On. Piera Capitelli - 04-05-2004
Questa settimana riprenderà al Senato l’iter del DDL che deve convertire il decreto 7 aprile 2004 n. 97 e all’opposizione spetterà il difficile compito di indicare una svolta per modificare un testo che nonostante la generosa collaborazione dei ...
Mirco Pieralisi - 04-05-2004
La situazione che stiamo vivendo nelle scuole mette in luce, a seconda dei casi, esemplari elementi di resistenza ma anche aspetti di intensa problematicità che è inutile negare. La preoccupazione che si configurino mille modelli di scuola diversi tra loro, tra vittoriose delibere antiriforma, soluzioni di compromesso, lacerazioni insanabili, è tutt’altro che infondata. La stessa tensione verso la manifestazione nazionale del 15 maggio è la riprova di quanto ci sia bisogno di “sentire e far sentire” meno sole e meno soli anche coloro che nel più sperduto collegio dei docenti conducono una battaglia sui punti e le virgole delle norme che consentono la bocciatura dell’applicazione della riforma.
Una cosa deve essere chiara: tutto quello che stiamo facendo nelle scuole in questi giorni ha senso solo se lo inquadriamo nell’obiettivo dell’abrogazione della legge. Basti pensare alla situazione che molte realtà stanno vivendo in questi giorni, dopo l’approvazione di delibere che confermavano i modelli didattici e organizzativi pre-riforma: gli organici insufficienti fanno a pezzi alcune di queste delibere. Intere classi non vengono formate. In molte scuole vengono assegnate non nuove classi ma lo stretto numero di insegnanti necessario per garantire la sola copertura oraria, con girandole orarie, eliminazione di compresenze e contemporaneità, accorpamenti, la quantità (le ore, quando ci sono) a discapito della qualità. Ci sono dirigenti che chiamano i collegi a farsi corresponsabili di questa operazione. Ci sono colleghe lacerate tra la volontà di lottare contro la riforma e l’ansia di trovare soluzioni meno indolori per non perdere iscrizioni o per non danneggiare bambine e bambine, con il rischio di vedere compromesso il loro stesso lavoro di anni per fare una scuola di qualità. E’ la legge, ragazza. Il 130 è stato abrogato, non lo sapevi? Ma non ti preoccupare, c’è la legge sull’autonomia, detta anche “l’arte di arrangiarsi”.
Proprio perché tutti i giorni vedo e sento e vivo esaltazione, dubbi, lacerazioni, coraggio e sfiducia, tensioni vere di persone vere, trovo insopportabili le disquisizioni di chi parla di “andare oltre la Moratti”, di “investire l’intero collegio della funzione tutoriale”, di chi afferma che “dire abroghiamo la legge non basta” (ma intanto non spende il suo ruolo politico pubblico nemmeno per dirlo…).
Per noi è chiaro che lottare punto per punto nei collegi, usando la legge contro la legge, non è praticare la riduzione del danno! Ogni delibera antiriforma è un tassello in più che giustifica, rilancia, chiede, grida l’abrogazione della legge, per chi lotta nelle culle del tempo pieno e per chi si batte in provincia di Catania.Detto questo rientriamo nel merito di alcune questioni.


>>> continua...
Francesco Mele - 04-05-2004

Certo che le strade delle organizzazioni sono proprio tortuose e irte di intoppi e trabocchetti, costruiti ad arte a volte e inflitti dal destino maligno altre. Ma questa volta il destino ha il volto amaro dell’adagio “chi è causa del suo mal ...”.

I fatti.

Orfani di uno sciopero nazionale politico (contro la riforma) che non viene perché, ci dicono, ci sono difficoltà unitarie a far convergere tutta la triade sulle parole d’ordine del movimento (ritiro del decreto e abrogazione della legge), a livello regionale (Emilia Romagna) si creano invece le condizioni per uno sciopero di comparto sugli organici che inevitabilmente va a sfociare nel politico. Paradossalmente questa ipotesi vede una CISL battagliera e una CGIL preoccupata di non interferire più di tanto con lo sciopero del 21, non solo, ma alla fine ci stanno anche GILDA e, udite, udite, SNALS.
Fenomenale, tutti in coro contro la Moratti, pazzesco, ma allora è possibile!
Può essere un messaggio forte ai nazionali, che bello, una vera grande notizia, ma ... un momento, presi dalla foia non ci eravamo accorti che manca qualcuno.
Ma i COBAS dove sono?
Come mai non ci sono in questa kermesse?
Che abbiano problemi di principio?
A domanda qualcuno risponde che loro non ci possono essere perché il tavolo è quello ufficiale dei sindacati rappresentativi a livello nazionale e i COBAS non lo sono. La risposta lascia molto perplessi perché in tempi come questi, quando c’è da combattere e difendere un’idea, non si dovrebbe andare tanto per il sottile e l’obiettivo comune dovrebbe far superare ogni divisione e colmare ogni distanza (che a dire il vero con i COBAS non è poi così grande, specie se messa a confronto con quella di altri compagni di viaggio). Ma le organizzazioni, tutte, non ragionano così, ogni i ha il suo puntino, ogni spillo ha la sua punta, e poi i rancori di setta possono più di qualunque obiettivo comune.
L’assenza dei COBAS desta qualche preoccupazione ma non più di tanto, se proprio le ragioni di setta prevarranno, da una parte e/o dall’altra, si farà uno sciopero senza di loro, a meno che all’ultimo minuto non decidano comunque di aderire.
Ma il diavolo ci mette la coda, come al solito, e si scopre che su richiesta dei coordinamenti i COBAS nazionali avevano indetto, in perfetta sordina, uno sciopero nazionale della scuola per il 15 maggio, visto che nessuno degli altri sindacati invitati a farlo avevano mostrato intenzione di aderire a tale richiesta (il 21 maggio incombe!).
Non fatico a credere che a Roma non si sospettasse neanche di uno sciopero regionale in Emilia Romagna, ma gli eventi della storia non sempre sono nelle mani degli uomini, a differenza delle azioni che si mettono o non si mettono in atto di fronte agli eventi inaspettati.
Ovvio che uno sciopero nazionale della scuola proclamato il 19 aprile (vedasi sito della commissione garanzia sciopero è in conflitto con uno regionale dello stesso comparto proclamato il 23 aprile.
Il risultato immediato è che GILDA e SNALS, compagni di lotta fidati (?), si defilano al primo sentore del problema, e lo fanno in modo roboante revocando lo sciopero del 10, come se fosse solo loro la decisione di revoca. CGIL, CISL e UIL invece tengono duro e aspettano un pronunciamento della Commissione di Garanzia e fanno comunque circolare il volantino di proclamazione dello sciopero.
Ve lo allego sotto, e mi piacerebbe guardarvi tutti mentre lo leggete, quanto dareste per uno sciopero nazionale proclamato con queste parole d’ordine, con questi toni e con uno schieramento così ampio?


>>> continua...

Vittorio Delmoro - 03-05-2004
In questi ultimi giorni alcuni interventi in rete su questo apparentemente decisivo mese di maggio e sulle prospettive per il prossimo anno scolastico e oltre sta innescando un dibattito che mi auguro proficuo e chiarificatore.

Ha iniziato Antonio Limonciello con un accorato appello al sindacato affinché si facesse carico di uno sciopero come ultimo baluardo contro la partenza della riforma.

Ha risposto Omer Bonezzi con l’enfatizzazione delle numerose iniziative (di movimenti, sindacati, associazioni) che in questo mese metteranno al centro del dibattito pubblico la scuola.

Sono intervenuti i Comitati Bolognesi e Milanesi ad incitare i Collegi nella adozione di delibere contro il tutor, contro i libri di testo pro-riforma, per il mantenimento dello status quo ante.

Come un fulmine a ciel sereno si fanno vivi pure Gandola e Niccoli con la proposta choc di adottare forme di tutoraggio compatibili con la riforma.

Nel frattempo Francesco Mele riproponeva la posizione ufficiale della CGIL sul tutor, suscitando le comprensibili domande di Stefania Fabris, che per disperdere la confusione lancia pure lei un grido d’aiuto.

Infine, ecco pronta la proposta semiufficiale di Andrea Ranieri per il futuro governo di centrosinistra.

Tanta è la confusione sotto il cielo, dunque la situazione è ottima!

Non sto scherzando e Mao la sapeva lunga…

Finora tutto il movimento, oltre a compiere una preziosa ed approfondita analisi della riforma morattiana, partendo dalle sue reali motivazioni e giungendo alle sue ovvie conseguenze, si è speso per contrastare in qualche modo tutti i provvedimenti che man mano ne esplicitavano la portata : contro lo smantellamento del tempo pieno, contro la figura del tutor, contro le ore opzionali al ribasso, contro l’anticipo, contro il portfolio e i piani personalizzati, contro il taglio di orari e di cattedre, contro il sistema duale e, da ultimo, anche contro le Indicazioni Nazionali.

La RESISTENZA a tutto questo si è esplicitata all’interno con l’adozione di delibere sui vari aspetti per riaffermare la situazione preesistente, all’esterno con manifestazioni ed iniziative pubbliche (raccolta di firme, assemblee, cortei, feste, restituzione agende, …)

Tutte cose lodevoli, importanti che hanno ottenuto alcuni parziali risultati e che continueranno fino a giugno e già si programmano per settembre.

Ma a settembre LA RIFORMA PARTIRA’ COMUNQUE, e allora?

Prima di rispondere, è necessario far cenno ad un’eventualità non poi così improbabile : la possibilità che nelle elezioni del 12 e 13 giugno la destra berlusconiana prenda una botta tale che, se le resta ancora un po’ di sale in zucca per i due anni che le restano da campare, mette la riforma Moratti in stand-by almeno per un anno e cerca un qualche compromesso da gestire.

C’è una seconda eventualità, anch’essa con qualche chance di successo : la bocciatura della riforma da parte del Tar, che così renderebbe inapplicabile la legge, in attesa dei ricorsi e controricorsi; con l’aggiunta di quelli appena effettuati da alcune regioni, i cui tempi sono però più lunghi.

Ciò detto, torniamo al problema del prossimo settembre.

>>> continua...
Antonio De Iacob - 03-05-2004
Il coordinamentro RSU del Magentino e dell'Abbiatense (scuole elementari e medie) propone come forma di dissenso CONTRO LA RIFORMA MORATTI due modalita' di protesta riguardanti i nuovi libri di testo:

1) adozione alternativa o adozione dei vecchi ...
Giuseppe Aragno - 01-05-2004
Maria Olandese lascia Napoli, dov’è nata l’uno dicembre del 1889, quando ormai festeggiare il primo maggio significa fare i conti con gli squadristi, il manganello, l’olio di ricino e il pugnale. Ci ha provato per ultimo Umberto Vanguardia, levandosi ...
Danilo Sbarriti - 01-05-2004



Salve, sono Danilo, il coordinatore del comitato dei genitori di Figline Valdarno e vorrei mettere anche voi al corrente della nostra notizia sul Corriere di Firenze di ieri. Il 27 Aprile scorso abbiamo inviato al presidente Martini una ...
ilaria ricciotti - 01-05-2004
Oggi 1 maggio 2004, mi sento di augurare,
in primis che ogni giovane possa lavorare.

Penso poi naturalmente,
a coloro che percepiscono un basso salario,
e, vanno avanti onestamente.

A quanti amano il proprio lavoro,
più delle tante pepite ...
Collettivo Bellaciao - 01-05-2004

Il 1 Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. "Otto ore di lavoro, ...
Alberto Biuso - 01-05-2004

Le foto degli iracheni torturati dall'esercito statunitense possono scandalizzare solo chi ha davvero creduto che la guerra scatenata dai petrolieri fondamentalisti fosse uno strumento di liberazione dalla dittatura di Saddam Hussein. Essa, invece, costituisce un'altra importante tappa del progetto di imposizione all'intero pianeta dell'ideologia liberale. Uno dei fondamenti culturali dell’imperialismo americano è l’idea che le attuali democrazie rappresentino non il migliore ma l’unico sistema politico possibile. I diritti dell’uomo trasformati in una vera e propria ideologia costituiscono ormai uno strumento formidabile per imporre questa concezione totalizzante - e forse anche totalitaria - della politica mondiale.

L’enfasi che viene continuamente posta sui diritti dell'uomo è funzionale all’etnocentrismo e ai processi di acculturazione favorevoli alla parte del mondo in cui tali diritti sono stati inventati. E dicendo inventati sottolineo che essi costituiscono il frutto di ben precise posizioni storiche e culturali e non sono, come spesso si dà per scontato, dei principi naturali, universali, intrinsecamente giusti. In realtà, anche i diritti dell’uomo rappresentano una delle forme mediante le quali nei conflitti contemporanei il nemico viene criminalizzato e privato - paradossalmente - della sua dignità di uomo. Chi non rispetta i diritti umani, o viene accusato di non rispettarli, è per ciò stesso un nemico dell’umanità, contro il quale nessun’arma è illegittima. Non c'è nulla di contraddittorio, quindi, nella realtà di una guerra scatenata anche in nome dei diritti umani e che proprio per questo non riconosce l'umanità dei nemici: bombardandoli, distruggendo i loro musei e infine torturandoli. Già l'anarchico Proudhon, con una affermazione su cui Carl Schmitt ha meditato a lungo, comprese che «chi dice umanità sta cercando di ingannarti».

Immagino le reazioni che si sarebbero scatenate se le foto delle torture perpetrate dai marines avessero riguardato, invece, i regimi comunisti, nazisti, islamici; la condanna sarebbe stata implacabile e di tipo metafisico (il male assoluto o analoghe formule). Poiché, invece, sono i "liberatori dal comunismo e dal nazismo" a esserne protagonisti, è già cominciata l'operazione mediatica tesa a circoscrivere e a nascondere il reale significato di questi fatti e cioè la disumanizzazione del nemico attuata dai vincitori liberal-democratici. Se questa è la democrazia - lo sterminio delle culture e dei popoli perpetrato dagli Usa e dai loro alleati - mi dichiaro orgogliosamente antidemocratico, alla maniera di Platone.


Alberto Biuso
Maurizio Tirittico - 01-05-2004
"Per quanto riguarda le teorie evoluzioniste, la Moratti è decisa ad andare fino in fondo, tanto da aver nominato una Commissione di studio che lavorerà con lo stesso ministro "per dare precise indicazioni che costituiranno la base di tutti i ...
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