Anno scolastico 2005-2006 - mese di gennaio
Maurizio Tiriticco - 31-01-2006
C'è solo da restare inorriditi! A mia memoria colpi di mano simili non sono mai stati inferti alla nostra scuola... e per di più dalla sua amministrazioneeeeee!!
Ma come? Il secondo ciclo costituisce uno dei momenti più importanti e "delicati" di ...
Alba Sasso - 31-01-2006
Il ministro Moratti, come riferito dalle agenzie di stampa, ha firmato il decreto per l'avvio della sperimentazione della riforma delle scuole superiori. E questo nonostante una legge che, facendo salva l'autonomia delle scuole, sospendeva la ...
Virginia Mariani - 30-01-2006
E quest'anno, come si sa e per i motivi che si conoscono, pure corposo come quello sempre molto atteso di dicembre.
La sto buttando sul ridere, ma proprio non ce n'è...
e davvero non me l'aspettavo!
Nella mia scuola, una media inferiore o, come ...
Miha - 30-01-2006
Sono appena scaduti i termini per l'iscrizione degli alunni a scuola per il prossimo anno scolastico ed è in arrivo l'onda lunga demografica del 2000.
Vista la tendenza già in atto da alcuni anni di costituire illegalmente classi con oltre 25 alunni si invitano tutte le RLS, le RSU, le organizzazioni sindacali, i docenti e i genitori a richiedere il rispetto della legge inviando la lettera sotto riportata alle istituzioni competenti. Vedi sul medesimo argomento il comunicato stampa dei Codacons.

E' una battaglia civile in difesa dei diritti di tutti e un invito a prestare maggiore attenzione alla sicurezza nella scuola pubblica. Per una analisi più dettagliata delle gravi carenze in materia si può consultare il dossier di Legambiente su
oppure il libro bianco degli studenti sull'edilizia scolastica.
E' sintomatico che le scuole ricostruite a S. Giuliano dopo il terremoto e la tragedia del 31 ottobre 2002 siano state sequestrate appena completate.

Ricordiamo che la qualità dell'ambiente di studio e di lavoro, cioè dell'aspetto "fisico" e materiale delle scuole, non è solo una questione di sicurezza ma anche di diritto allo studio senza discriminazioni sociali.

Cordiali saluti
Michele Bonicelli RLS i.c. Soliera (MO)
Lorenzo Picunio - 30-01-2006
Le ormai famose 270 pagine del programma di Prodi sono una lettura interessante, in molti punti anche piacevole, percorsi da un certo calore umano e da un desiderio - che sembra sincero - di trasformazione della società italiana.
Ci sono due "no" ...
Stefano Colombini - 29-01-2006
Caro Francesco, capisco che siamo in fase congressuale, ma sul confronto politico in FLC CGIL Modena sbagli di grosso.
Ho appena iniziato la mia esperienza nella segreteria della FLC CGIL di Modena ed ho vissuto alcune delle tue vicende che citi nel ...
Francesco Mele - 28-01-2006
E' possibile un confronto politico leale?
A Modena, in FLC CGIL ,sembra proprio di no

La mia esperienza in CGIL Scuola mi ha portato nel passato congresso a ricoprire ruoli di dirigenza nel direttivo provinciale e regionale prima e nella ...
Marco Mayer - 28-01-2006
Le ultime vicende del gas (con la creazione di una holding regionale controllata dall'ENI) hanno un valore paradigmatico. Ancora una volta in Toscana si affronta il tema della privatizzazione dei servizi creando un "regime misto" nel quale, accanto alle aziende private ed alle banche, resta una rilevante componente pubblica. Nascono così una miriade di imprese miste che operano in una terra di nessuno: esse non rispondono né a stringenti logiche di mercato né ai principi ed alle regole della amministrazione pubblica. In pratica si privatizza la natura giuridica e si cedono quote di capitale, ma si conserva un regime sostanziale di monopolio perché non si può (o non si vuole) liberalizzare. Questo aspetto è grave perché quando non c'è concorrenza i processi di privatizzazione non producono alcun vantaggio per i cittadini consumatori né in termini di diminuzione dei prezzi né di sana competizione sulla qualità dei servizi. Nonostante questa ovvia constatazione, in Toscana privatizzare senza liberalizzare è una politica sostenuta con particolare zelo dai DS (ma non solo dai DS).
Giulia Maninetti - 28-01-2006
Clem manca. Mancano insegnanti, o forse sarebbe meglio dire maestri, come lei, che pur non avendo spazio in una scuola autoritaria e meritocratica, un'idea di scuola, di didattica alternativa ce l'avevano.
Leggo avidamente e con spasmodica curiosità le testimonianze su di lei, cercando, però, di soffermarmi sulle sue parole, di somatizzarle, con la speranza di ritrovare, anche nella realtà scolastica di oggi, qualcosa dei suoi insegnamenti, un'eredità che sembra atrocemente essere andata perduta.
Clementina Calzari Trebeschi è stata un'insegnante sia di scuola media che di scuola elementare, e poi all'allora istituto magistrale "Gambara". Lì non ha potuto finire l'anno perché è stata uccisa nella strage di piazza Loggia, ma il segno che ha lasciato nelle sue allieve è profondo. Clementina non era soltanto un'insegnante di lettere, era anche una delle fondatrici del Sindacato Scuola CGIL, insieme a Livia Bottardi Milani, suo marito Alberto Trebeschi, la sorella Lucia e altri e una militante attiva del movimento rivoluzionario di quegli anni.
Incontriamo Lucia, la sua gemella, alla Fondazione Calzari Trebeschi, e parliamo fitto per un'ora e mezza di lei, di Clem e del loro lavoro di insegnanti. Ci racconta della scuola degli anni '60, quella che avevano frequentato loro, una scuola che non agevolava nulla, dove tutto doveva essere faticoso, di una pesantezza e una stupida rigidità. Non era un diritto, stare a scuola, era un privilegio che dovevi duramente conquistarti ogni giorno. La selezione era feroce e gli insegnanti avevano un atteggiamento fortemente autoritario, miravano a una scuola meritocratica, che mettesse in graduatoria gli studenti, distinguendo i più bravi dai meno bravi. Lucia la ricorda come una scuola che «non insegnava a pensare perchè bisognava riprodurre il pensiero degli insegnanti». Non c'era nessuna possibilità di evasione, di pensiero proprio, autonomo.
Gianni Mereghetti - 28-01-2006
Vorrei raccontare un'esperienza che ho fatto in questi mesi e dalla quale ho ricevuto molto in termini di incremento della mia umanità. Per una mostra che in questi giorni è allestita a Milano, in piazza Duomo, sono entrato in contatto con ...
Emanuela Cerutti - 28-01-2006
Economista monetaria, esperta di aspetti finanziari del terrorismo, Loretta Napoleoni non ha dubbi: "la lotta al terrore è superficiale e non va in profondità. Non colpisce il cuore del problema". «Muscoli da una parte e intelligence dall'altra. ...
Ilaria Ricciotti - 27-01-2006
Dedicata a Lei carissimo Presidente Carlo Azeglio Ciampi, a te mio amico ed eroe Balilla e a quanti ci insegnano, con l'esempio, come si comportano i veri Uomini.

27 gennaio 2006

Un giorno

Altri giorni.

La storia
non dimentica,
non ...
Virginia Mariani - 27-01-2006
E pure questa proprio non me l'aspettavo!
Nella mia scuola, una media inferiore o, come con un infelice acronimo bisognerebbe dire secondo l'abroganda riforma scolastica, una SS di I grado, oggi se non fosse stato per la mia caparbietà alle ore ...
Francesco Paolo Catanzaro - 27-01-2006
Il 27 gennaio è qui. La Memoria è accesa sulla barbarie novecentesca del regime nazista, sulle farneticazioni ideologiche e biologiche degli anni trenta e quaranta. Solo il ricordo e l'accesione negli animi dei giovani contemporanei della fiaccola ...
redazione scintilla - 27-01-2006
Tredici studenti del liceo classico "Arnaldo" di Brescia sono stati denunciati dalla vicepreside e da due genitori per aver occupato la scuola (insieme ad altri trecento) lo scorso ottobre, nel contesto della mobilitazione studentesca nazionale ...
Virginia Mariani - 26-01-2006
... ma per i vip è sempre estate!
E' da quando sono nata, quasi da 7 lustri ormai,
che nella mia famiglia vige il più totale rispetto dell'ambiente e dell'economia, non soltanto domestica quindi, attraverso la particolare attenzione nel ridurre i ...
Giuseppe Aragno - 26-01-2006
Vittorio Emanuele Savoia: sosterremo Campagna Berlusconi.
Così titola "La Repubblica" che scrive: "Vittorio Emanuele di Savoia e sua moglie Marina sosterranno la campagna elettorale di Silvio Berlusconi. Lo affermano i due esponenti di casa Savoia, ...
Alessandro Marescotti - 25-01-2006
Ne veniamo a conoscenza solo ora, ma non ci pare datata: vale davvero la pena di leggerla tutta, perchè "necessita quel che non c'è" - Red

Lettera ai leader del centrosinistra

Ho letto oggi sul "Corriere della Sera" che non eravate alla marcia ...
Redazione - 25-01-2006
Riceviamo con preghiera di diffusione. La notizia non è nuova, ma la scadenza è alle porte.
Volentieri pubblichiamo - Red

"La informiamo che, a partire dal 1 febbraio 2005, l'imposta di bollo trimestrale applicata per legge sul conto corrente è ...
Roberto Renzetti - 24-01-2006
...continua dalla prima parte

LIBERISMO ED EDUCAZIONE

Chiunque conosce la scuola, appena un poco, sa che è andata sfumando negli ultimi 20 anni la critica sociologica e politica alla sua funzione per essere sostituita da quella liberista. Si è passati dalla critica della scuola per la selezione sociale che operava, per essere di classe ed aliena dai bisogni degli emarginati, ad una critica della scuola per la sua inefficacia per far fronte all'innovazione, alla disoccupazione, alle esigenze dell'impresa.
Il mercato che ormai è l'unico orizzonte possibile ha messo nel dimenticatoio la vecchia idea illuminista della scuola motore di emancipazione sociale. E la critica a quest'ultima concezione della scuola ha buon gioco e sembra abbia avuto argomenti forniti proprio dalla classe politica che si è succeduta negli ultimi 35 anni. Da una parte la gestione disastrosa della massificazione della scuola con la perdita progressiva del suo valore formativo e di affermazione sociale, dall'altra con alcuni avvenimenti epocali come: la scomparsa di molte professioni note che pure avevano una scuola per le quali preparava; il progressivo aumento della precarietà del lavoro a fronte di un apparente benessere avanzante; il venir meno del ruolo di socializzazione che la scuola garantiva a livello infantile ed adolescienziale, ruolo sempre più sostituito dai mezzi di comunicazione di massa; la continua messa in dubbio di molti valori dati per acquisiti e che oggi appaiono obsoleti; ...
L'insieme di questi eventi, e di vari altri che si danno in momenti diversi ed in luoghi e circostanze diverse, rende facile il dire che è necessaria una Riforma. Questa parola è una espressione che, dal punto di vista epistemologico, è onnicomprensiva di significati. E' in sé una parola accattivante e di per sé, se non si specifica successivamente, è una parola vuota. Si parla di Riforma senza altro aggiungere ogni volta che si vuole eliminare dalla circolazione la possibilità, faticosa, di ragionare, di capire e quindi, solo dopo, intervenire. Le Riforme a priori sono populiste e servono solo a creare consenso tra chi capisce poco dell'oggetto da riformare. Parlare di Riforma certamente si può. Si possono pensare anche Riforme radicali, sconvolgenti lo stato presente delle cose. Ma, parlando di riforma della scuola, agli addetti ai lavori vengono subito in mente alcune domande ineludibili: che tipo di scuola si vuole costruire in luogo di quella esistente ? per che tipo di società è pensata ? a cosa deve preparare ? come deve farlo ? con quali risorse (in più o in meno) ? A queste domande occorre rispondere subito altrimenti l'operazione annunciata di Riforma è una scatola vuota buona, appunto, per operazioni di bassa politica.
Mentre, come già accennato e come vedremo, tutti i documenti di tutte le organizzazioni ed istituzioni mondiali, bilaterali, europee, ... parlano della necessità di una scuola liberista (che definirò tra poco), in Italia si sorvola e si mettono in campo espressioni fanciullesche buone per campagne pubblicitarie ma non per soddisfare le esigenze degli operatori del settore e dei fruitori del servizio. Non si può sostenere che la Riforma della scuola iniziata da Berlinguer e Bassanini nasce dall'esigenza di rendere più flessibile il sapere e più aderente la scuola alle esigenze degli alunni. Neppure che la scuola aveva bisogno di maggiore libertà perché tutti gli studenti avessero modo di esprimersi al meglio. E non vale neanche il richiamo alla Costituzione che vuole una scuola autonoma (altra parola bella ma epistemologicamente priva di significato senza ulteriori specificazioni). Non vale nulla di cose consimili che suonano come la storia a fumetti.
Occorre rispondere a delle domande precise per avvicinare i cittadini alla comprensione di cosa si vuole riformare e come. Iniziamo dalla fondamentale: si vuole una scuola pubblica o privata ? Se si afferma di volere la prima occorre mettere in campo politiche che lo dimostrino. Se, ad esempio, si afferma di volere la scuola pubblica non è possibile toglierle risorse per finanziare la scuola privata. Qualcuno ci prenderebbe in giro. E sembra che le cose siano andate in questo modo. Si è cioè avviato un processo che è in progressiva crescita nel senso di potenziare la scuola privata, con scelte ora certamente contrarie alla Costituzione, potenziamento a cui corrisponde una netta sottrazione di risorse e di personale alla scuola pubblica. Citano sempre cifre utilizzando una matematica da baraccone (nella cosa è esperta la ministra Brichetto Moratti) per mostrare che ciò non sarebbe vero. Naturalmente anche qui il populismo dei valori assoluti la fa da padrone. Faccio un esempio. Se si dice, con un esempio con numeri a caso, che la spesa nel pubblico è aumentata di 100 milioni di euro e che nel privato di solo 1 milione si dice il vero. Sarebbe di maggior interesse sapere che quei 100 sono solo l'1% di aumento che non copre neppure l'inflazione, mentre quel solo milione è il 100% in più e che vola rispetto all'inflazione. Comunque la tecnica dell'informazione su queste cose è scandalosa perché procede con la tecnica ora vista e con quella dello spezzatino. La quale consiste in questo: ogni fatto considerato separatamente senza presentare mai una situazione globale. Questa è una tecnica ben nota all'informazione TV. E così Berlusconi passa per colui che è indagato per avere, ad esempio, evaso tasse. Non si dice, in una volta, che è (meglio: era) indagato per aver: evaso le tasse, corrotto la guardia di finanza, esportato illegalmente capitali, falso in bilancio, traffico di droga, corruzione di giudici, falsa testimonianza, ed un lunghissimo eccetera. Allo stesso modo di Andreotti che, udite udite, è innocente in quanto è stato mafioso solo dal 1946 fino al 1980. Non vado fuori tema, faccio solo presente che le tecniche informative, alla KGB, sono ben note ed utilizzate nel nostro Paese e lo sono anche nelle informazioni riguardanti la scuola. Un esempio dell'ultima ora: oltre la metà degli edifici scolastici italiani è fatiscente ed a rischio. Questo problema non è distinto dai finanziamenti alla scuola. E non è un pezzetto di carne separato dal vassoio che serve in tavola. Fa parte del vassoio che è miserevole e porta la firma di Berlusconi e Brichetto Moratti (insieme a tante responsabilità pregresse, non ultima la corruzione negli appalti pubblici).
Insomma sembra che la scuola privata avanzi a scapito della pubblica. L'educazione è sempre più considerata come bene privato che ha un valore principalmente economico. Il cambiamento fondamentale di impostazione è che non è più compito della società garantire a tutti un minimo di formazione e cultura, è ora compito dell'individuo capitalizzare in educazione con i loro mezzi usando scuole, che sempre più forniscono servizi individuali e quindi che sempre più dovranno caratterizzarsi come private, per poi dare il loro contributo alla società, all'impresa, a tutto ciò che abbia carattere produttivo. In questo modo la scuola acquista caratteristiche in completa sintonia con il liberismo dominante. Da un lato la scuola è considerata come utilitarista nel senso che quel sapere che fornisce è strumento di benessere individuale, come se la scuola esistesse solo per fornire materiale umano alle imprese. Per altri versi la scuola diventa liberista in quanto impresa che offre servizi e si deve mettere in concorrenza con altre imprese (scuole) che offrono servizi simili. La scuola è quindi anche essa stessa un mercato. In definitiva, se l'educazione fornisce benessere economico individuale, le relazioni educative non possono essere pensate altrimenti che in modo mercantile. In estrema sintesi stiamo assistendo a questo cambio concettuale profondo, spacciato per quelle sciocchezze di cui più su: maggiore libertà di espressione, autonomia del centro scolastico per sperimentare insegnamenti fantastici, maggiore aderenza alle aspettative degli alunni, scuola che non deve annoiare, che non deve sapere di scuola, in cui si operi con i videogiochi (Maragliano, consulente pedagogista di Berlinguer).
Ma è proprio l'arretratezza culturale della nostra classe politica e sindacale (non voglio pensare alla malafede) che ci fa sembrare il cammino della Riforma come se scaturisse da esigenze nazionali e contingenti. Il processo riguarda tutto il mondo avanzato, e particolarmente l'Europa. E' scopo del Paese guida dell'Occidente, gli USA, creare dei minimi comuni denominatori al ribasso con l'Europa. Occorre azzerare ogni rimasuglio di Stato sociale e quindi di scuola pubblica, per dare campo libero al mercato. E queste cose non sono, appunto, delle novità; sono, ad esempio, annunciate come piano da estendere a tutto l'Occidente in pubblicazioni dell'Unesco che espressamente parlano di decentralizzazione delle scuole, della standardizzazione dei metodi e dei contenuti, della gestione aziendalistica delle scuole, della professionalizzazione dei docenti, della competitività (competitivity-centred).
E' certo comunque che la scuola è soggetta ad una grande contraddizione: da una parte essa dovrebbe esaudire le aspirazioni egualitarie dei cittadini, dall'altra non lo può fare proprio perché la società è divisa in classi. La tendenza liberista di riduzione dell'imposizione fiscale va immediatamente in contrasto con la necessità di aumentare tale imposizione se si vuole fare fronte all'educazione sempre più specialistica di grandi masse. Quanto detto pone un problema squisitamente politico: occorrono scelte coraggiose e comunicate agli elettori perché non è possibile portare avanti simultaneamente una scuola all'altezza delle sfide culturali e scientifiche dei nostri tempi, con le politiche egoiste del neoliberismo. Si deve quindi dire che quanto hanno iniziato Berlinguer e Bassanini è la costruzione di una scuola che risponde alle esigenze neoliberiste in quanto non aumenta ma ne diminuisce le disponibilità rispetto alle sue accresciute e crescenti necessità (peraltro con forti arretrati da dover colmare).
Poiché so con chi ho a che fare, in gran maggioranza con personaggi che tendono a liquidare chi argomenta contro in modo sbrigativo utilizzando il dispregiativo: sei un conservatore!, vorrei affermare che la dicotomia tra progressisti e conservatori non si applica ad una questione così importante come la scuola. La questione del voler conservare non è di per sé negativa, tanto è vero che, di fronte agli scempi costituzionali di questa destra arraffona e cialtrona, tutti siamo conservatori. Eppure qualche riforma sarebbe interessante (e non mi riferisco a quelle pasticciate che fece il centrosinistra a fine legislatura). Con la scuola vale esattamente lo stesso. Vi sarebbero state varie cose da cambiare ma nel senso di preparare meglio gli studenti e di dare maggior vigore e credibilità alla scuola di massa. Ho molte volte sostenuto che il numero dei diplomati è falso problema che non si risolve facilitando gli studi. Basterebbe una seria politica di corsi opzionali per avere, a fianco a quella scuola seria e professionalizzante di cui prima, un tal numero di diplomati da far impallidire Brichetto Moratti.
Ed allora iniziamo a ragionare e chiediamoci se siamo di fronte a tante belle parole che nascondono una crescente e voluta descolarizzazione ammantata di giustificazioni pedagogiche (7). Quanto dico ha un qualche sostegno nel lifelong learning, nell'imparare nel corso di tutta la vita, che viene sempre portata a sostegno di buone intenzioni. Il Consiglio Europeo di Lisbona del 2000 (7bis) ha confermato il ruolo chiave del lifelong learning nel modello sociale europeo, ruolo che, secondo la Commissione (EU, 2001), si sta affermando attraverso strategie, piani, processi distinti, ma complementari, come, ad esempio, la strategia europea per l'impiego, l'agenda sociale europea, il piano d'intervento per la mobilità e lo sviluppo delle abilità e l'e-learning. E Berlinguer rivendica Lisbona 2000 quando afferma: "È stato quel Consiglio europeo del 2000, proprio a Lisbona, ad imprimere la svolta che ha accresciuto nell'Unione, a livello dei Capi di Stato e di Governo, la consapevolezza strategica sul ruolo dell'istruzione-formazione nella società della conoscenza. Da allora, è a questa Europa che dobbiamo l'indicazione di obiettivi comuni, ben oltre il provincialismo delle soluzioni autarchiche o nostalgiche che si continuano a praticare nei singoli stati. E gli obiettivi sono intanto tre: migliorare la qualità, agevolare l'accesso a tutti, aprirsi al mondo" (da l'Unità del 20.09.2004).
Allo stesso modo, anche i documenti relativi alle politiche nazionali fanno riferimento alla necessità di promuovere la cultura dell'apprendimento continuo per far fronte alle pressioni economiche e sociali dell'economia e della società della conoscenza. Vale la pena sottolineare sia la forte influenza delle organizzazioni intergovernative sul dibattito nazionale, sia l'introduzione del concetto di lifelong learning nei processi di globalizzazione culturale ed economica. Caspita, e come si fa ad affrontare i costi di questa impresa, se non ci sono neppure le risorse per una scuola pubblica decente ? Gli industriali lo sanno e ce lo fanno spiegare dall'OCSE (8) : "l'apprendimento a vita non può fondarsi sulla presenza permanente di insegnanti ma deve essere assicurato da 'prestatori di servizi educativi' (...). La tecnologia crea un mercato mondiale nel settore della formazione". Chiaro, no? Non si tratta di avere una scuola come riferimento stabile, ma una sorta di servizio d'urgenza fornito a pagamento attraverso TV ed Internet. E' inutile sprecare soldi per una scuola pubblica per educare milioni di persone quando a noi ne servono poche, ben preparate ed a costi infinitamente minori (9). E quest'ultima cosa va sotto il nome di nuove tecnologie didattiche, delle quali sono esperti venditori i suddetti pedagogisti (10).
Alla descolarizzazione strisciante si accompagnano: la progressiva perdita di importanza dell'istituzione scuola che sempre più acquisterà carattere flessibile; la progressiva perdita del valore di promozione sociale ed emancipazione politica della scuola (una bandiera della sinistra da sempre fin quando l'ha fatta cadere), valore sostituito dall'efficacia produttiva e dalla capacità di inserimento nel mondo del lavoro (tutti i valori diventano economici); la progressiva disintegrazione della scuola medesima attraverso la sua scelta individuale secondo una concezione consumistica attraverso la promozione della scelta delle famiglie (tanto cara ai cattolici), intese come corpo sociale.
Per ora ci troviamo in una fase ibrida di transizione. Da una parte l'esplosione della concorrenza, delle iniziative individuali, spesso estemporanee, seguendo la logica dell'impresa; dall'altro vi è ancora un centralizzatissimo Ministero che tutto decide e dirige.

ENTRIAMO IN QUALCHE DETTAGLIO...
Tuttoscuola - 24-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Ma la posizione dei DS sulla riforma Moratti è moderata o no?

Maurizio Tiriticco, attento lettore di Tuttoscuola, ci ha scritto una densa lettera di puntualizzazione nel merito di una notizia dell'ultimo numero ...
Laura Tussi - 23-01-2006
Traccia metodologica

Solitamente la materia scolastica che prevede l'analisi di brani antologici, raccolti negli appositi volumi didattici per l'insegnamento scolastico, viene svolta e spiegata non sempre come un argomento di importanza ...
Giuseppe Aragno - 23-01-2006
Gli ispettori scolastici, sostenitori della scuola paritaria di berlingueriana memoria, si danno da fare. Maurizio Tiriticco, ad esempio, sembra essere ora il nuovo portavoce dei DS e si prende su serio, com'è storica tradizione degli ex comunisti ...
Lucio Garofalo - 21-01-2006
Evviva! Finalmente anche nella mia scuola è stato installato ed è in funzione un bellissimo orologio marcatempo, per "meglio verificare l'orario di servizio di tutti i dipendenti" (cito il testo del contratto integrativo di Istituto).

E' ora di ...
Jugoinfo - 21-01-2006
A Trieste provocazione gravissima: il vicesindaco di AN, Paris Lippi, con notevoli precedenti missini, proibisce al Coro Partigiano Triestino P.
Tomazic, di avolgere la propria celebrazione in Risiera, ex lager nazista, per la Giornata della ...
Maurizio Tiriticco - 21-01-2006

leggo sul vostro sempre informatissimo focus 131/228 una informazione che non corrisponde pienamente al vero. Trascrivo il vostro periodo tratto da Verso le elezioni -1:
"Il non facile compito che attende Romano Prodi è quello di operare una ...
Arturo Ghinelli - 20-01-2006
A distanza di cinque anni dall'istituzione della giornata della memoria (Legge 20 luglio 2000, n°211) il lavoro delle scuole ha fatto emergere che il senso della legge sta proprio nella sua valenza formativa.
Infatti esiste un rapporto intrinseco ...
Assemblea Nazionale dei Comitati promotori - 19-01-2006
In occasione della conferenza stampa che i Comitati promotori dell'iniziativa di legge popolare "Per una buona Scuola per la Repubblica" tengono oggi a Roma per illustrare la loro iniziativa, riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa. - ...
Rete del nuovo Municipio - 19-01-2006
Riceviamo e volentieri pubblichiamo - Red

"La mia democrazia è differente", oppure, "se pensi di essere troppo piccolo per essere efficace prova a dormire con una zanzara" (Dalai Lama).
Queste alcune frasi affisse alle pareti di legno del ...
Emanuela Cerutti - 18-01-2006
Paris (XIX arrondissement). Novembre 2005.
Il Direttore di una delle scuole elementari di rue Curiel esce dall'appartamento di servizio per cercare di discutere con una "banda" di ragazzini tra i 13 ed i 14 anni, che vogliono mettere fuoco ad ...
Cobas Scuola - 18-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Il programma per la scuola del centrosinistra, come per guerra, lavoro, precarietà, migranti non rompe con la politica liberista di Berlusconi. E in più recupera l'orrida scuola di Berlinguer.

PETIZIONE POPOLARE ...
Roberto Renzetti - 17-01-2006
INTRODUZIONE

Passano gli anni, ne passano tanti ed intorno si parla d'altro. Ed io trovo insopportabile queste alzate di spalle o questo ipocrita indignarsi su una scuola che continua a cadere sempre più in basso.
Ognuno pensa per sé e delle catastrofi di domani nessuno si occupa. E' buona regola del mondo consumista, di quello regolato dal capitale selvaggio, del paradiso neoliberale (o liberista), creare problemi senza preoccuparsi di risolverli. L'importante è che tutto vada in profitto e se non va così che muoia pure. Il resto sono inutili chiacchiere che fanno perdere tempo e, altra regola fondamentale del capitale è che il tempo è denaro e, come si può intuire, anche questa perdita è quantomeno disdicevole.
Vivo quotidianamente un individualismo che mi spaventa. La maleducazione e l'irriverenza la fanno da padroni. Chiunque può insultare chiunque altro. Chiunque può scavalcarti spingendoti e presupponendo della sua forza. Si irridono i capelli bianchi, si esaltano bellezza, denaro e successo. La gran maggioranza degli italiani è messa all'angolo senza possibile difesa. Si aggiunge allo Stato sempre più nemico, il tuo nemico di casa, il nemico di strada, ...
Ma da dove proviene tutto questo se solo pochi anni fa non era così ? Cosa è accaduto, diciamo, negli ultimi 15 anni ? Non sembri una forzatura far risalire tutto agli appetiti di quel capitale che tutto vuole passando sulla testa di tutti.
Vorrei provare ad argomentare richiamando alcuni episodi che segnano oggi la nostra vita. Non ce ne siamo accorti allora perché noi non programmiamo al di là della nostra vita, delle rate di casa, del lavoro dei nostri figli, dell'efficienza del nostro ospedale ... Per questo deleghiamo, pagandoli superprofumatamente, dei personaggi che sono quelli della politica, del sindacato. Sono loro che hanno il compito di farci capire, di difenderci, di avvertirci delle cose che si progettano a livello internazionale.
Cosa accade se questi personaggi non solo non fanno ciò per cui sono pagati ma addirittura lavorano con coloro che ti vogliono danneggiare ? E non parlo dei rapporti individuo-individuo ma di quelli istituzione-società, di quelli che dovrebbero collegare in un rapporto virtuoso i cittadini ed i loro partiti e sindacati di riferimento. Questi legami si sono interrotti ed oggi ci troviamo nell'insana situazione di mantenere un ceto politico e sindacale che lavora contro di te. Vi è un'alternativa a quanto qui dico: che i livelli di preparazione di tale ceto è così infima da non capire cosa accade. Non serve spiegare come l'una e l'altra cosa sono assolutamente disdicevoli.
Io credo di poter parlare con cognizione dei problemi della scuola, vorrei spiegare la discesa in gironi sempre più bassi di quella struttura fondamentale per una società civile che è appunto la scuola. Come è accaduto ? Chi ha gestito il tutto ? Chi ha costruito intorno all'affossamento di tale istituzione un consenso innaturale ? Chi credendo di essere in buonafede coltiva solo situazioni di privilegio personale ? Chi si comporta in modo schizofrenico sostenendo da una parte e negando dall'altra ?
La scuola appunto. Con tutto ciò che vi gira intorno in termini di potere e di affari. La scuola non è solo alunni, famiglie ed insegnanti. Tutti costoro, nella quasi generalità, non sanno cosa accade davvero. La scuola è soprattutto la sua gestione ministeriale, politica, sindacale, universitaria. Tutti questi ultimi hanno lavorato per far diventare la scuola un affare, per toglierle ogni valenza educativa, per farla diventare un grande affare da cui ricavare vantaggi personali o in termini di carriera o di prestigio o di denaro. E comunque renderla inoffensiva,
Ma come si fa a far questo nella scuola ? Accenno solo ad una possibilità, in modo che sia chiaro che non abbaio alla Luna.
Immaginate un oscuro insegnante di Scuola Media (la più dequalificata da sempre in Italia). Una routine faticosissima di lavoro mal retribuito e non riconosciuto dalla comunità dei fruitori. C'è l'opportunità di accedere ad un posto di potere. Basta dimenticare la tua origine e non batterti per migliorarla. Sei cooptato in un sindacato, in una organizzazione collaterale. Tuo compito è: essere uno che ha lavorato nella scuola (basta pochissimo); dire ai colleghi che hanno ragione e che presto si risolverà tutto; spiegar loro che le cose non vanno perché non sono preparati; spingere verso le autorità ministeriali per avere riconoscimenti personali per questo ruolo reazionario ... Con questo sistema, negli ultimi anni, si sono creati i vertici sindacali ed i vertici di ogni struttura collaterale. Fanno convegni, aggiornano insegnanti, spiegano cosa è la scuola e come occorrerebbe modificarla, ... ma hanno lasciato il loro posto oscuro e mal retribuito. Ora trattano alla pari con grandi professori che invitano ai loro convegni e che diventano garanti scientifici (il narcisismo anche delle persone importanti non ha limiti); guadagnano molto di più; hanno un riconoscimento sociale, soprattutto quanto annuiscono a genitori che parlano del disastro della scuola. Ma cosa debbono fare per meritare i 30 denari ? Debbono convincere, come accennato, i colleghi che devono prepararsi meglio; devono soprattutto tenere lontana dall'informazione e dalla partecipazione democratica ogni voce dissonante. Ed i mezzi non mancano loro: hanno stampa e potere. Se non vai loro a genio non possono processarti perché ancora non hanno tale potere ma ti cancellano dalla faccia della Terra. Nella migliore delle ipotesi non esisti, nella peggiore sei uno strano personaggio che se abbaia così vuol dire che qualcosa di strano ha fatto o che comunque merita l'isolamento in cui si trova.
E perché uno come me è stato costretto a mettere su un sito ? Perché era l'unico modo per dire delle cose che ripetutamente erano oscurate anche da organizzazioni nelle quali militavo. Ed io ho avuto questa forza (il tutto è faticoso) ma moltissimi altri, molte altre intelligenze sono sparite, sono state oscurate per far risplendere il nulla, il conformismo, l'asinina bestialità di quasi tutti i dirigenti sindacali e truppe collaterali.
Voi sapete, ad esempio, che sembrerebbe vi sia una opposizione della CGIL Scuola a quanto previsto dalla direttiva europea Bolkestein. Sapete forse che la CGIL Scuola lavora perché questa direttiva venga bocciata ? Non è una contraddizione, è l'immagine di Dott. Jekill e di Mr. Hide della CGIL Scuola: a livello internazionale sembra lottare contro Bolkestein ma, contemporaneanente, quando afferma di voler portare a compimento gli obiettivi di Lisbona 2000, fa finta di non sapere che la cosa consiste nel sostenere Bolkestein (l'alternativa possibile è la totale dislessia di una dirigenza che dovrebbe smettere immediatamente di occuparsi di scuola).
Le cose che seguono le scrivo non tanto per sindacati e collaterali, che sanno tutto molto bene, ma principalmente per in segnanti, famiglie e studenti che meritano di conoscere in che mani sono.
Sullo sfondo vi è un episodio fondamentale nella storia degli ultimi 20 anni: la caduta del muro di Berlino che ha segnato la fine del mondo diviso in due blocchi e la fine del supposto comunismo.
Laura Tussi - 16-01-2006
Sono in molti a pensare che la Storia sia un fedele resoconto su basi sempre più scientifiche di eventi ed avvenimenti umani e poiché siamo il nostro passato, che nell'istante del presente si misura con il non ancora vissuto, il futuro, è evidente che noi siamo la nostra storia. L'agire umano sia a livello individuale che collettivo non avviene su basi scientifiche. Quindi la scientificità della Storia può solo dipendere dal metodo con cui viene compiuta la ricognizione in ogni tipo di vestigio, documento, testimonianza. Deve trattarsi di un metodo obiettivo che possa tramandarci, consegnarci la Storia distaccata dalla passione, senza astigmatismi, con orizzonti agli occhi: solo allora la Storia potrà essere magistra vitae.

Se la vita è prevalentemente passione come la storia, maestra di vita, può parlare un linguaggio diverso ai viventi, ai posteri, perché non dovrebbe assumere toni passionali ma non ne è del tutto priva: per questo motivo la storia è solo parzialmente scienza. Insegnata nelle scuole, risulta soprattutto ordita di lotte e sopraffazioni, raccontata dai vincitori. In essa la pace non viene narrata... e spesso si legge:" seguì un lungo periodo di pace...".Soprattutto per questo secolo battezzato e soprannominato "secolo breve" per l'accelerazione subita da ogni evento, segnato dalle vicende belliche, in cui la vita ed il pensiero sono stati scanditi dalla guerra anche quando i cannoni tacevano e le bombe non esplodevano. Eppure nella pace cresce la sapienza intesa come sapore della vita. La guerra è il contrario della giustizia ed anche se la pace non è il tutto, senza di essa gli eventi sono privi di senso e quindi la storia non è scienza né sapienza come la bellezza e l'amore. La storia è soprattutto un messaggio umano per i viventi anche quando racconta di eventi naturali; un messaggio tanto più percepito ed assimilato quanto più a trasmetterlo sono i testimoni, coloro che hanno assistito a tanti avvenimenti, e hanno compiuto lo sforzo tremendo di comporre una lettura, un codice, un'interpretazione.
A teatro un'opera cessa di esistere, di sussistere nel momento in cui finisce la sua rappresentazione ed il testo torna a giacere in attesa di essere riportato in vita sul palcoscenico. Così la storia giace se noi umani non le permettiamo di scorrere nel teatro delle nostre rappresentazioni mentali, nei territori immensi del pensiero nei palcoscenici delle relazioni di vita, nelle nicchie personali dei ricordi, del passato.
Dobbiamo imparare a scoprire i meandri, gli anfratti sotterranei dei labirinti della storia, dove i poveri emarginano altri poveri: la storia è un grande strumento per far crescere la coscienza, senza l'illusione di Hegel per cui "l'eticità è rappresentata dalla realizzazione del bene nella realtà storica", troppo spesso la storia ci rimanda dei non sensi, da risanare, ma da non dimenticare.
Così anche la storia delle certezze diventa un affresco in movimento, pronto ad accogliere ogni domanda, impedendoci di vivere in un mondo di ciechi e soli contemporanei, come purtroppo troppi pretendono.
Giuseppe Aragno - 14-01-2006
Un incubo non è. Non è l'angoscia senza nome che ti prende nel sonno, ti ossessiona, ti incalza sino al terrore folle di un momento estremo, quando in soccorso, sulla soglia della follia, giunge il risveglio.
Un incubo non è: non riesco a ...
Per la scuola della Repubblica - 14-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

SCUOLA: PRC,VERDI E PDCI A UNIONE, ABROGARE RIFORMA MORATTI

No ad emendamenti: intervenire entro i primi cento giorni di governo

(ANSA) - ROMA, 12 gen - Un avvertimento chiaro alle altre forze dell'Unione: la ...
Danilo Sbarriti - 14-01-2006
Figline Valdarno: emendamenti al Piano triennale Opere Pubbliche 2006/2008

Alcuni genitori del circolo didattico di Figline Valdarno hanno presentati 9 emendamenti al piano triennale 2006-2008 Opere Pubbliche ritenuto scarno di interventi ...
Gabriele Attilio Turci - 13-01-2006
Ci sono occasioni dove, sovente, nella scuola, capita di dover analizzare testi, fare comparazioni, esprimere valutazioni d¹ordine storico, etico, civile.
Propongo a tutte le colleghe e colleghi, ai genitori, agli studenti in età da liceo, il testo seguente.
Potrebbe essere intitolato, da uno spirito sgarbato e maligno, come "Il modo per arrampicarsi sugli specchi cercando di non farsi male". A seguito, infatti, della nota ed ancora incredibile circolare n. 84 del 10 novembre 2005, la direttrice generale dell¹Emilia Romagna, dottoressa Lucrezia Stellacci, in data 20.12.05 ha diffuso una sua nota circolare di chiarimento alla circolare incriminata (purtroppo solo dai docenti e non ancora dalla magistratura amministrativa).

Ora come si evincerà dalla lettura, non un solo motivo legale è addotto dal funzionario di cotanto grado per giustificare l¹affossamento di sentenze della Corte Costituzionale e d¹altri provvedimenti legislativi (non circolari ministeriali!) a tutt'oggi assolutamente non abrogati.
La sostanza dei provvedimenti si conforma e trova soddisfazione solo nell¹aver "consultato in argomento il competente ufficio del Miur" e in una ripetizione nuda e cruda d¹affermazioni già contenute nella circolare n.84 che è quindi spiegata, tautologicamente con se stessa.
Ora questi sono gli stracci di Palazzo, queste sono le competenze che dovrebbero governare la scuola italiana.
I casi sono due: o mentono sapendo di mentire ma stanno tranquilli o quasi, nella consapevolezza di servire un padrone occhiuto e poco generoso. Oppure sono assolutamente incompetenti.
Certo, qualche buon tempone potrebbe pensare che sono ragionamenti fatti in buona fede, senza macchiavellici e contorti arrampicamenti, insomma: così è se vi pare! Che dire? Se questo è l¹esempio, istituzionale e di coerenza amministrativa, che deve giungere, non dico ai giovani, ma alle famiglie e ai lavoratori della scuola, da parte della burocrazia amministrativa, siamo (parafrasando un bel pamphlet sull¹ineffabile Marcello Pera) veramente alla frutta.
E dire che la burocrazia (e la scuola amministrativa francese ce l¹ha insegnato da tempo) è ciò che resta tra un governo e l¹altro e sempre dovrebbe avvertire la nobile funzione di custode della legge e del trapasso delle nozioni amministrative.
Quando si fanno solo giochetti e calcoli di bassa bottega (il governo e chi per lui) e quando poi si trova un¹amministrazione periferica che non sa neppure esercitare l¹arte del dubbio, si ossificano e si gelano le libertà dei cittadini, si mortifica la loro partecipazione democratica, si fa solamente avvertire la politica come la somma degli affaires "de' no' artri".
Che tristezza e che nero futuro per la scuola italiana.
Ad ogni buon conto ognuno legga il documento e si faccia la sua autonoma valutazione.
Corrado Mauceri - 12-01-2006
Il primo anno scolastico post Moratti deve essere contrassegnato da una scuola senza le leggi Moratti.
E' possibile? E' possibile ed è anche necessario.
E' possibile se si smette di fare melina e tutti insieme, forze politiche dell'UNIONE ed ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 11-01-2006
E' potuto accadere anche a me qualche anno addietro, prima di abbandonare la nave della scuola pubblica italiana ondeggiante di già in mezzo ai marosi per un " si salvi chi può " non più procrastinabile, è potuto accadere anche a me, da poco alfabetizzato nell'uso di una moderna diavoleria quale è per l'appunto il computer, dicevo è potuto accadere anche a me dovermi erigere a tutor in un corso di formazione per neoassunti docenti della pubblica scuola italiana.
Un'impresa desolante, in alcuni momenti avvilente. Avevi voglia di dire loro, i neoassunti, quindi quasi tutti quarantenni " giovani " e di belle speranze, almeno per il raggiungimento del tanto agognato " posto fisso ", all'inizio di una luminosa anche se non folgorante carriera, avevi voglia di dire loro che la dimensione informatica nella vita quotidiana aveva già raggiunto uno stadio abbastanza avanzato, per la qualcosa essi, in attesa di conferma nel ruolo a seguito dell'espletamento di quel benedetto corso di formazione, rappresentavano per l'appunto le avanguardie più agguerrite di una scuola pubblica che evidentemente sentiva la necessità di non sbattere la porta in faccia alle nuove tecnologie!
Avevi voglia di dire loro, disperatamente in qualche pomeriggio noioso e piovoso, quando il disinteresse e la noia sfuggiva loro da tutti i pori della poca pelle esposta ai rigori invernali, che con il loro atteggiamento si comportavano a tal guisa di colui che nei tempi andati si fosse opposto a Gutemberg ed alla sua epocale invenzione!
Solamente il fatto non costituiva un loro interesse, e così stancamente e senza slancio alcuno si giunse alla fatidica data di chiusura di un corso di formazione informatica che di certo non avrà lasciato segno alcuno nella carriere e nell'attività quotidiana di quegli educatori, e che di conseguenza non avrà innovato alcunché nelle asfittiche aule della scuola pubblica italiana.
Sono ricordi strettamente personali, forse unici nel senso che di tale desolazione non si potrebbe avere altro riscontro nell'ambito della medesima esperienza di formazione professionale, ricordi che ancor oggi ritornano alla memoria per riproporre un quesito, che forse non ha avuto ancora una soddisfacente risposta: col sillabario o anche oltre il sillabario?
Essendo da tempo oramai fuori da quelle aule riconosco di essere nell'impossibilità di dare una risposta che sia esaustiva, a seguito anche di tutte le innovazioni che sono intervenute nell'ambito delle riforme scolastiche. Allora sentivo però la necessità di accostarmi alle nuove tecnologie anche e soprattutto per una condivisione con le nuove generazioni di interessi ed esperienze che veicolassero meglio il rapporto educativo docente-discente, che rimane sempre l'obiettivo principale nell'attività di formazione e di aiuto alla crescita delle nuove generazioni.
Che questo " interesse" che definirei " strumentale " non faccia più parte del bagaglio professionale dei docenti neoassunti della scuola pubblica italiana? Con quale vantaggio per l'istituzione stessa e per la formazione completa delle nuove generazioni?
Capisco che il tema del dibattito, che spero sia in corso nella scuola, non è dei più semplici da affrontare e per il quale esista di già una risposta strutturata e di largo respiro: comunque esso va' affrontato, affinché la scuola pubblica italiana possa mantenere standard formativi che siano adeguati ai tempi della informatizzazione più spinta di tutti gli aspetti della vita umana.
Penso allora di arrecare un modesto contributo al dibattito in corso con due riletture rispettivamente tratte da due autori di valore.
Comitato bolognese scuola e Costituzione - 10-01-2006
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Bologna 6 Gennaio 2006

Ai Dirigenti scolastici degli Istituti della Provincia di Bologna
Ai Consigli di Istituto e ai Collegi dei docenti

OGGETTO: ATTIVITA´ DEI NON AVVALENTISI DELL´I.R.C.

Il nostro ...
Maurizio Tiriticco - 09-01-2006
E' sembrata una partita a scacchi!
Prima mossa: parte l'Alfiere di Repubblica con un commento al rapporto dell'Ocse, Education at Glance 2005, con il titolo L'Ocse boccia la scuola italiana.
Seconda mossa: la Regina schiva abilmente lo scacco e ...
Giuseppe Aragno - 07-01-2006
Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, l'Unipol "assicurava" insegnanti per i rischi d'un mestiere a rischio. E mi si passi il bisticcio delle parole: ci sono casi in cui la forma cede per forza di cose alla sostanza.
Se ne faceva ...
Vittorio Delmoro - 07-01-2006
Stimolata dalla risposta di Letizia Moratti all' articolo di Repubblica del giorno precedente m'è sorta in mente un'idea.
A parte il fatto che alla smentita della ministra fa da contrappunto sulla stessa pagina una lettera di una professoressa ...
Arturo Ghinelli - 07-01-2006
DEDICA
"Un grande ringraziamento a tutti quelli che mi hanno insegnato il francese.
Dedico questo libro ai miei genitori perché,all'età di undici anni,quando ho scelto il francese senza conoscerne neanche una parola, essi hanno accettato la mia ...
Laura Tussi - 07-01-2006
INTERVISTA CON IL MAESTRO DARIO FO

Come colloca la Sua storia di formazione rispetto al personale impegno politico, sociale e culturale?

Bisogna fare un salto. Da ragazzo vivevo in un paese che si chiama Portovaltravaglia nel quale vi sono un ...
Luigi Piotti - 06-01-2006
È evidente che la rivoluzione italiana, che per quelli a cui fosse sfuggita è avvenuta negli anni settanta del secolo scorso, abbia perduto.
Non si potrebbe spiegare altrimenti la situazione attuale della scuola che fu la culla di quel grande movimento popolare. Non perdura nessun dato acquisito di quegli anni, la carogna dell'antiautoritarismo e del protagonismo sociale affiorata nel sessantotto è riseppellita in profondità sotto le palate dei decreti delegati della scuola ('74) e della legge sull'autonomia scolastica ('99) e ogni rischio di infezione è ormai scongiurato.

Non c'è nessun dopoguerra

Ci troviamo a vivere oggi nella scuola italiana una realtà fittizia, una pacificazione al bromuro, dalla battaglia di Valle Giulia ('68), in cui per la prima volta le forze dell'ordine inviate dal governo a reprimere l'occupazione dell'università romana furono sconfitte degli studenti, siamo stati catapultati nelle mattine uggiose e annoiate di questa nuova realtà chiamata cooperazione.
"Non c'è nessun dopoguerra", la pace la fanno i vincitori e senza sentimenti gentili per gli sconfitti che volevano la loro morte. La cooperazione offerta dalle istituzioni scolastiche grassa di parole come democrazia, comunità scolastica, libertà, responsabilità, componenti studentesche è una presa per il culo dal momento in cui si basa sulla sistematica repressione di ogni soggettivismo studentesco.
Il filosofo francese Jean Baudrillard direbbe, forse con più pacatezza, che questa nuova realtà scolastica è la perfezione dell'assassinio della realtà: non c'è spazio per l'alterità, per la coscienza della diversità ontologica, nella cooperazione scolastica ci si sorride tutti compiaciuti della "paralisi della critica", detta anche morte sociale.
Un insegnante non è differente da uno studente solo per età e reddito, ma perché uno decide e l'altro obbedisce, uno ha la ragione l'altro la pagella, uno è il mondo morto e l'altro il suo potenziale superamento.

Vigili del vuoto

Nell'ottica di questa pacificazione vengono a formarsi le diverse sovrastrutture necessarie al mantenimento del passato e alla repressione del futuro.
Una nuova realtà pretende nuovi paradigmi come quello dell'istituto spacciato per comunità scolastica omogenea e appunto cooperante, ma espressione di un solo potere e di un solo gruppo di potere ben lontano da una gestione sociale e partecipata. Come lo stato nell'analisi marxiana, l'istituto "è un produttore di astrazioni in ragione stessa della finzione unitaria (o del consenso) che deve imporre alla società [...], è la forma in cui gli individui di una classe dominante fanno valere i loro interessi" .
Gli interessi nello specifico sono dettati dalle necessità estetico-commerciali a cui gli istituti debbono oggi rispondere: per raccogliere il maggior numero di iscritti devono apparire come le migliori ostetriche che possano far nascere i rampolli della città al fantastico mondo del lavoro; così è un vanto offrire un ambiente asettico, ordinato e disciplinato in cui i figli possano pensare solo al felice conseguimento del titolo di studi senza essere distratti da robacce tipo la coscienza politica.
Una nuova realtà pretende una nuova lingua, una neolingua come in "1984" di George Orwell, dalla quale venga espulso ogni riferimento all'alterità, conflitto, eversione, così da creare con la forza del discorso una lineare logica che porti alla pacifica realtà dell'unico, illogica perché senza storia, senza pregnanza semantica.
Araldi di questa neolingua sono i fantascientifici siti di istituto, le sinuose e minatorie "circolari della presidenza" e gli umili, piccoli, innocenti giornalini di istituto che, senza pretese, portando alto il vessillo della pretesa apoliticità, corroborano la grande menzogna della cooperazione.
All'Arnaldo (liceo classico di Brescia), hanno da poco adottato un giornalino d'istituto con tanto di commissione di censura - detta "di garanzia" con ovvia licenza stilistica -: invito tutti a seguire le disavventure della libera espressione in quei lidi, non solo perché Araldo (il neonato giornalino d'istituto) è più stomachevole di molti altri stampati del genere, ma perché lì, al liceo ginnasio Arnaldo, hanno avuto la fortuna di avere un morto recente: scintilla, appena seppellito e la terra è così fresca che basterà poco per scoprire il delitto.
Una nuova realtà pretende nuove forze dell'ordine, ma ci dispiace: quelle sono rimaste le stesse di prima del sessantotto. È così che la bocciatura non ha eguali come strumento di repressione e i docenti restano (per la grande maggioranza) quel "corpo speciale di armati" preposto allo scarto delle realtà esuberanti per garantire solo prodotti monotoni e omologati, ma molto disciplinati e civili. (cfr S. Cortese, scintilla n.2/2005 pag. 6).
Rettifico: finalmente con la riforma Moratti arriveranno i tanto attesi nuovi strumenti di disciplinamento dei corpi e delle menti. Perfetti e senza scampo, perché scientifica manipolazione di cervelli che porterà ad amare la schiavitù che impone proprio come descritto da Aldous Huxley in "Brave new world revisited", sono composti da tutta quella retorica sulla "valorizzazione delle inclinazioni personali" e dalla "periodica autoverifica del portfolio delle competenze". Mi spiego: non riesci in matematica? non farla, non riesci in inglese? non farlo, renditi conto che "non sei portato" e fai altro, non puoi mica capire tutto bello-che-sei.
Questo è evoluzionismo sociale! È un becero sfruttamento del senso di inadeguatezza che questa scuola provoca al fine di eludere le responsabilità di promozione sociale della scuola e giustificare l'esclusione di membri della società dalla vita del paese (cfr. M. Pati, scintilla n.2/2005 pag. 4 e 5).
Ecco la nuova realtà scolastica: una situazione ideologica, scollata dalla coscienza dell'identità ontologica delle realtà che la compongono che sopporta l'esserci delle persone solo in funzione del suo stesso mantenimento, una società a una dimensione che sopporta qualsiasi carnevale a patto della morte di ogni critica verso il proprio spirito.

Prendere posto e prendere posizione

Eppure il '68, come ogni rivoluzione, non nacque dal niente, sicuramente, assieme alle mille concause che scatenarono quella forza viva di contraddizione, ci fu un manipolo di docenti che seppe riconoscere la vera natura della scuola repubblicana non molto differente da quella fascista che avevano frequentato loro. Persone che intesero la loro professione come un suicidio istituzionale utile nella misura in cui lo studente potesse emanciparsi rendendo infine inutile il professore stesso.
Questi docenti erano idealisti che, seguendo le proprie convinzioni, agivano in contraddizione con l'istituzione in cui lavoravano. Cresciuti nella società autoritaria fascista, attivi nella Resistenza, non erano certo disposti ad asservirsi a un'istituzione che insegnava la disciplina supina piuttosto che la partecipazione critica. La loro doveva essere una scuola sostanzialmente antifascista e non solo formalmente repubblicana, la loro scuola era un continuo esercizio di critica e pratica politica cosciente del mondo che sta fuori dal portone, non indifferente perché serva di nessuno che potesse limitarne il raggio d'azione. Così, pensando nei termini di promozione sociale espressi nell'articolo 3 della Costituzione italiana, la scuola non può essere un ambiente asettico per il felice conseguimento di un titolo, ma il luogo dove ci si appropria della autonomia di giudizio e consapevolezza critica che porta a intendere la cultura in modo responsabile e non estetico, come presa di posizione.
La cultura è eversiva per sua stessa natura, è per questo che nelle nostre scuole non se ne trova.
Comitato per la Scuola della Repubblica - 05-01-2006
Vi facciamo avere il materiale che abbiamo inviato a tutte le organizzazioni della scuola e politiche con invito a partecipare alla presentazione alla stampa della proposta di legge per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.
Tale iniziativa ...
Marco Mayer - 04-01-2006
1) Il percorso costituente

Le resistenze al Partito Democratico verranno un po' da tutte le direzioni; le più pericolose saranno certamente le "resistenze di potere" e le "resistenze "culturali". Per prevenire le prime non si può che immaginare una difficile leadership "collegiale" che trasformi le rivalità di potere in ricchezza di contributi e pluralità di ruoli. Le "resistenze culturali" sono insidiose, sottili e molto difficili da neutralizzare. Alla radice c'è un atteggiamento mentale che potremo definire "chiusura integralista", ma anche "ricerca compulsiva di un assoluto" che si accentua di fronte alla perdita del senso di appartenenza. Il virus dell'integralismo colpisce tutti gli ambienti, nessuno è immune: credente o non credente. Si pensi alla "saccente presunzione intellettuale" di alcuni settori DS, certo non inferiore all' "arroccamento narcisistico"che si respira in alcuni segmenti del mondo cattolico.
L'integralismo - è più di un rischio: è un pericolo mortale per il Partito Democratico perché ne
contraddice i presupposti fondativi. Per prevenire il diffondersi dell'integralismo ed evitare le sue
conseguenti devastanti c'è un solo rimedio: il Partito Democratico deve assumere - senza se e senza ma - i valori fondamentali del liberalismo politico e colmare rapidamente il deficit di cultura liberale che tuttora condiziona negativamente le diverse componenti dell'Ulivo (socialdemocratiche, cattolico-popolari, ambientaliste,ecc.). Ma il modo migliore di superare gli ostacoli che si frappongono (e che già si intravedono all'orizzonte) è avere in mente un percorso chiaro, una vera e propria "road map" ben definita, sul piano degli obiettivi, delle procedure e dei tempi. Allo scopo di contribuire a questa definizione propongo un'agenda/calendario articolata in dieci punti. Eccoli:
a) L'orizzonte del Partito Democratico - pienamente legittimato dalle primarie - è ormai un'idea largamente condivisa nella Margherita e nei DS (come ben testimoniano le convention di Milano e di Firenze);
b) Come trasformare l'idea in un progetto politico? Per fondare un nuovo partito servono un nome ed un simbolo; questi ultimi esistono già (e il simbolo ovviamente è l'Ulivo), ma non bastano. La volontà dei fondatori deve tradursi in due atti fondamentali, il Manifesto politico-programmatico e lo Statuto;
c) Subito dopo le prossime elezioni politiche si dovrà iniziare la redazione di questi due atti fondamentali avviando in tutto il paese un grande processo costituente;
d) Contemporaneamente gli eletti DS e Margherita daranno vita ai Gruppi Unitari dell'Ulivo in tutte le assemblee elettive a livello nazionale, regionale e locale;
e) Il Partito Democratico sarà al tempo stesso "partito degli eletti" e "partito degli elettori" (o se si vuole "partito delle primarie"). Il processo costituente non può pertanto limitarsi ai confini delle istituzioni elettive, ma costituire una grande occasione di mobilitazione democratica e di dibattito culturale in tutto il paese;
f) Questo dibattito si articolerà in due momenti fondamentali:
- i congressi straordinari dei partiti fondatori, congressi che, per il loro significato di "nuovo inizio", assumeranno un rilievo storico;
- una convenzione capace di aggregare e mobilitare (a partire dai comuni) i cittadini che intendono aderire al nuovo Partito, ma non provengono dalle file dei partiti (le primarie dimostrano quanto alto sia il potenziale per nuove adesioni);
g) Per avviare il processo è indispensabile costituire un "Comitato Costituente" a cui affidare la redazione delle bozze del Manifesto e dello Statuto: redazione particolarmente complessa perché tocca il profilo identitario, i valori fondanti, i contenuti programmatici ed il modello partecipativo e organizzativo del nuovo partito (pluralista, federale e partecipativo);
h) Il "Comitato Costituente" dovrà elaborare le sue prime proposte entro la fine del 2006 e lavorerà in modo aperto ed "interattivo" sollecitando i più ampi contributi da parte della società politica e della società civile;
i) Il "Comitato Costituente" potrebbe essere composto da sessanta membri, così ripartiti: 20 espressione dei DS, 15 della Margherita, 15 di personalità indipendenti e/o di altre formazioni politiche che intendano partecipare come co-fondatori alla nascita del Partito Democratico. Con un'analoga composizione (perché il progetto politico non sia verticistico, ma realmente radicato nel territorio) si formeranno i "Comitati per il Partito Democratico" in tutte le città e i comuni italiani.
l) Il 2007 sarà dedicato all'esame ed alla più ampia discussione delle bozze del Manifesto e dello Statuto; nella seconda metà 2007 si terranno i congressi dei partiti fondatori e la convenzione dei non iscritti. Se i tempi saranno rispettati - dopo due anni di intenso lavoro costituente - nella primavera 2008 il Partito Democratico potrà finalmente tenere il suo primo congresso.
Se il percorso tratteggiato appare realistico e convincente è il momento giusto per muoversi. Senza aspettare le "direttive romane", la nostra città e l'intera regione possono proporsi come eccellenti luoghi di sperimentazione politica e avviare sin d'ora la costruzione del Partito Democratico della Toscana. Una volta Firenze era laboratorio politico innovativo; da molti anni, invece, la politica ristagna, ridotta a manovra di potere e confinata nella grigia routine dei suoi ristretti apparati. Tutto sembra ridursi al Palazzo, circondato dall'indifferente apatia della gente e dei ceti intellettuali. Le primarie sono state, tuttavia, un'eloquente riprova che anche a Firenze un' "altra politica" è possibile. Perché perdere l'ennesima occasione? Cosa aspettano i DS fiorentini, la Margherita e le varie associazioni "uliviste" a convocare gli "stati generali dell'Ulivo" da cui far scaturire il Comitato "Firenze per il Partito Democratico". Molto numerosi saranno i cittadini interessati a partecipare; e la sfida del Partito Democratico è una straordinaria opportunità per essere all'altezza delle migliori tradizioni politiche e civili della città e della regione.
La costruzione del Partito Democratico a Firenze e in Toscana si colloca in una fase molto delicata. I dati negativi che caratterizzano l'andamento strutturale dell'economia indicano l'esaurimento di un ciclo virtuoso che ha consentito di raggiungere elevati standard di reddito e di qualità della vita. Ma durante questa fase espansiva la politica si è progressivamente ripiegata su stessa; nelle istituzioni e nei partiti ha prevalso la logica della rendita di posizione: come ha recentemente ricordato il presidente Martini "ci siamo seduti sul bagaglio della cultura di governo di cui abbiamo lunga tradizione." In Toscana il dibattito politico ristagna, la vita dei partiti appare molto gracile e priva di dinamismo, a partire dai DS (ma il discorso vale per tutto il centro sinistra, per non parlare dell'opposizione). La stasi e l'involuzione della politica pesano negativamente sulla società toscana proprio nel momento in cui la crisi ed i crescenti processi di globalizzazione reclamano il coraggio di scelte fortemente innovative. Per rilanciare le attività imprenditoriali e riacquisire competitività, per affrontare le questioni sociali legate ai nuovi flussi migratori ed all'invecchiamento della popolazione, per promuovere la ricerca e l'innovazione la politica deve fare la sua parte ed i partiti non possono limitarsi a gestire i precari equilibri di un ceto politico immobile e autoreferenziale. In questo contesto l'obiettivo di costruire il Partito Democratico della Toscana si presenta come una occasione irripetibile per reagire alla crisi ed invertire la rotta. La straordinaria esperienza delle primarie non può essere archiviata come un momento episodico e isolato: nel passaggio strategico "dalle primarie al Partito Democratico" si delinea una grande opportunità per Firenze e per la Toscana. E nella fase di stallo che caratterizza la situazione politica della Toscana alla Margherita spetta un ruolo propulsivo di primo piano. Per la Margherita è questa l'occasione irripetibile per mobilitare vaste energie sociali ed intellettuali che sono ai margini della vita politica, per stimolare il dialogo e l'incontro tra percorsi culturali e storie politiche diverse, per ridare senso e spessore alla politica nel suo più autentico e nobile significato.
Dedalus - 03-01-2006
La circolare n.84 sul portfolio con la quale il MIUR ha inviato alle scuole il modello di documento di valutazione da adottare ha riaperto nuovamente la discussione sulla religione cattolica.
E' tutto un coro di critiche (dalla Flc Cgil ai vari ...
Gianni Mereghetti - 02-01-2006
Carissimi amici di Fuoriregistro,

un altro anno se ne è andato e la scuola superiore è rimasta indenne dalla riforma. Dopo tanta attesa l'esito è stato un bel "se ne riparlerà nel ...
frg - 01-01-2006
Buon 2006!!!!!!!!!!!!!

Carissimi,
auguro ai Lettori e a voi tutti della Redazione,
un Anno stracolmo di soddisfazione!

Con affetto,
Ilaria

*******************************************

Lentamente le tenebre
avvolgono gli ...
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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Anno scolastico / Mese
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