LETTERA APERTA
Legge 104/92: a Napoli invalidi che assistono altri invalidi
No, non si tratta della solita catena di Sant'Antonio, bensì dell'ennesima impareggiabile inventiva dei napoletani che pur di utilizzare i benefici della legge 104/92 ne inventano una più del diavolo. Una legge che, ricordiamolo, nata per tutelare i diritti delle persone handicappate, si è rivelata nel capoluogo partenopeo, come dimostrano recenti indagini della Magistratura inquirente, un facile rifugio per i furbi i quali la utilizzano, sovente senza alcun diritto e solo per tutte le opportunità che offre, spesso con la complicità di chi dovrebbe garantirne l'applicazione pedissequa e con la compiacente latitanza di chi dovrebbe effettuare i controlli. Da anni denuncio le storture di una legge che, varata quattordici anni or sono, oggi appare del tutto inadeguata e andrebbe riformata. In particolare andrebbe rivisitato l'art. 33 della legge, che consente una serie di agevolazioni ai parenti delle persone handicappate, tra le quali tre giorni mensili di permesso retribuito e la facoltà di scegliere la sede più vicina per l'attività lavorativa, con l'impossibilità da parte del datore di lavoro di effettuare trasferimenti, senza il consenso del lavoratore interessato. Ma la piaga di questa situazione non riguarda solo i caschi bianchi del Comune di Napoli, di recente al centro dell'ennesimo ciclone giudiziario che ha scosso il capoluogo partenopeo. Si estende a tutto il pubblico impiego. In particolare trova un terreno molto fertile nell'amministrazione scolastica, dove le contrazioni determinate dalla diminuzione dei posti di lavoro hanno incentivato il ricorso al parente handicappato da assistere. In un istituto scolastico superiore del distretto 42, Vomero-Soccavo, su una settantina di docenti, sono ben 20 quelli che beneficiano della legge 104, quasi il 30%. Tra questi spicca il caso di un professore che, di recente trasferito d'ufficio ad altra scuola, ha impugnato il provvedimento del CSA di Napoli dinanzi al Giudice unico in funzione di Giudice del lavoro, adducendo che egli è titolare di ben due benefici legati alla legge 104/92, uno personale e l'altro per l'assistenza ad una parente handicappata. In altre parole questo signore benché abbia avuto il riconoscimento di una minorazione superiore ai 2/3, per la qual cosa invoca i benefici di legge, dichiara di assistere una parente anch'essa afflitta da condizione di handicap tale da necessitare di assistenza continuativa e permanente. Non c'è chi non individui il paradosso di una tale situazione, chiedendosi come fa una persona con gravi problemi di salute ad assistere in maniera assidua e globale la parente handicappata. Per questo auspichiamo ancora una volta che la Magistratura voglia indagare in modo da salvaguardare i diritti dei veri handicappati.