Anno scolastico 2004-2005 - mese di aprile
Giuseppe Aragno - 30-04-2005
Compaiono d'incanto e non c'è verso di farli sparire; più i questurini ne strappano dai muri, più qualcuno di notte ne incolla di nuovi:
"Operai degli opifici regi, figli di popolo, voi vi troverete nelle vie il 1° Maggio! Nelle officine dove mal ...
Grazia Perrone - 30-04-2005
Il contratto della scuola, relativo al secondo biennio economico, è scaduto dal 31 dicembre 2003. Se non sarà rinnovato entro il 31 dicembre di quest'anno salterà una tornata contrattuale con, indubbi, benefici per il ... "datore di lavoro" (lo Stato). Finora nel rapporto di lavoro di tipo privatistico inaugurato dalla legge 29/93 è accaduto una sola volta: nel biennio economico 1992/93. In quel caso il mancato accordo depauperò (con un'inflazione galoppante che si aggirava intorno al 14%) il cospicuo aumento stipendiale (500mila lire a testa) strappato nelle lotte del biennio '88/'89 [1]. Lotte in cui una cospicua e combattiva minoranza agente di docenti utilizzò - come forma di lotta - lo sciopero degli scrutini ad oltranza. Utilizzando, anche, una intelligente forma di ... "turn over" tra gli scioperanti (per bloccare gli scrutini è sufficiente l'assenza di un solo docente). Oggi questa protesta - grazie agli accordi sottoscritti dalle OOSS con i governi "amici" - è illegale ma ... di fronte all'indecenza della proposta "padronale" di cui si riferisce in questa nota ripresa da l'Unità troveranno il coraggio necessario per chiamare il personale (docente e non docente) ad una mobilitazione degna di questa nome e di passare dalle parole ai fatti? In altre parole - e senza inutili perifrasi - di fronte alla possibilità del blocco contrattuale sono disposti a disattendere le norme contrattuali che hanno sottoscritto e a proclamare lo sciopero degli scrutini ad oltranza?.


[1] L'ulteriore "mazzata" sullo stipendio "principesco" del personale docente - lo dico a beneficio dei colleghi più giovani - derivò dalla stipula del primo contratto (4 agosto 1995) della "scuola azienda" nel quale fu eliminato il meccanismo dello scatto, stipendiale, biennale. A partire da quel momento il potere d'acquisto del personale docente ha subito una strabiliante e inarrestabile discesa ... che continua ancora oggi.
Attac Italia - 30-04-2005
Dal Gruppo di Lavoro Nazionale sui Fondi Pensione di Attac Italia, in occasione del primo maggio festa del lavoro, riceviamo e pubblichiamo (Red)

NO al lavoro precario!!

NO alla pensione precaria!!

DOPO UNA VITA DI PRECARIETA' UNA ...
Ilaria Ricciotti - 29-04-2005
Certamente sentendo in questi giorni le proposte del premier a proposito del programma che intende, in un anno, portare avanti, si ha sentore che ci sta propinando un faraonico progetto, pieno di buoni propositi e di mete in quattro anni non ...
Roberto Renzetti - 28-04-2005
Data la consistenza del dibattito in atto a proposito del contributo Perché dovrei desiderare il Padre d'altri? pubblichiamo qui l'ultimo intervento sopraggiunto, ringraziando Renzetti per l'esortazione finale: "Si espongano le opinioni ed ogni ...
Gianni Mereghetti - 27-04-2005
Il lavoro che l'INVALSI sta facendo ha uno scopo semplice, quello di consegnare alle scuole delle valutazioni così che esse possano in piena autonomia correggere il lavoro che stanno facendo. Più che andare contro l'autonomia e la libertà, è uno strumento al loro servizio!
Da ultimo lascia perplessi che vi sia una rivolta così diffusa contro l'INVALSI, mentre nulla si dice contro i cosiddetti PROGETTI QUALITA', quelli sì sistemi di valutazione rigidi e meccanici, che ingabbiano la scuola nell'aridità delle procedure. Sono i sistemi di valutazione della QUALITA' da rifiutare, perché considerano ciò che avviene dentro la scuola come una catena di montaggio, mentre nei sistemi di valutazione dell'INVALSI, pur da migliorare, è salvaguardato il principio dell'educazione come rapporto tra due libertà, quella del maestro e quella dell'alunno.
Noemi Lovei - 27-04-2005
Florida: bambina di cinque anni fa i capricci a scuola, la polizia l'arresta. Questo il titolo apparso sull'Unità e già commentato con il giusto tono su queste pagine.
La domanda che resta è: manette per una bimba di 5 anni?
Ci sentiamo tutti ...
Anna Pizzuti - 27-04-2005
La terza bozza di decreto per il secondo ciclo, bozza che ormai si prospetta come definitiva, potrebbe richiamare alla mente, per alcuni aspetti, l'immagine fiume carsico. Un fiume che scorre sotterraneo, scava gallerie e caverne, senza che chi si ferma alla superficie se ne possa rendere conto. Salvo poi trovarselo di fronte, quel fiume, al momento in cui riemerge, e non riuscire a fermarlo.
La riforma va abrogata, va detto giustamente e con chiarezza. Non bisogna però dimenticare di aggiungere: quella che si vede e quella che non si vede.
Mario Menziani - 27-04-2005
Per risolvere un problema bisogna avere chiaro che cosa si vuole sapere e lasciare da parte tutte le informazioni che non c'entrano: è una selezione fondamentale, la prima cosa da fare per risolvere i problemi. Sta alla base del pensiero scientifico, mi hanno spiegato (credo che in un qualche modo c'entri Galilei).
Così dicasi per gli spaghetti. Se lei sa che gli spaghetti cuociono in 12 minuti, l'informazione che trova sul pacco, che cioè dentro non ce ne sono 500 grammi, lei la deve lasciar perdere perché a lei basta quella che riguarda la cottura, non il peso: gli spaghetti non sono come l'arrosto, quello sì che si cuoce in rapporto al peso. Ma gli spaghetti sono tutti uguali, sia che ne cuocia 500 grammi, sia che ne cuocia 250 grammi. Così il problema che lei ci ha sottoposto (in una scatola di spaghetti c'è scritto: "Spaghetti- 500 grammi- cottura 12 minuti", in quanto tempo cuociono 250 gr di spaghetti?) in realtà non è affatto un problema.
Gennaro Capodanno - 26-04-2005
Il taglio degli organici dei docenti della scuola pubblica, avvertito principalmente negli istituti tecnici industriali e nei professionali, sta producendo una corsa al ricorso dei benefici previsti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, la legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate. Infatti tra le agevolazioni concesse da detta legge, al comma 5 dell'articolo 33 è previsto che il familiare lavoratore che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado, handicappato, ha diritto a scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e non può essere trasferito in altra sede, senza il suo consenso...In occasione della pubblicazione delle graduatorie interne, in molte scuole dove per la contrazione delle iscrizioni si stanno verificando le condizioni per la sovrannumerarietà in diverse materie, sta accadendo che docenti in servizio da decenni, quasi al limite dell'età pensionabile, si vedono scavalcare da docenti entrati di ruolo di recente e, comunque, con minore anzianità, per il solo fatto che questi ultimi sono di fatto inamovibili, e quindi non possono perdere posto, perché usufruiscono del beneficio di aver dichiarato di assistere un parente o un affine handicappato.
Ilaria Ricciotti - 23-04-2005
Vedendo in TV le pochissime sequenze trasmesse in riferimento a quanto successo ad una bimba americana di 5 anni, non ho potuto fare a meno, ancora una volta, di chiedermi chi difende questi bambini dalle violenze psico-fisiche esercitate dagli ...
Giuseppe Aragno - 23-04-2005
Che la Resistenza sia stata praticamente rossa e figlia di comunisti e compagni e che, di conseguenza, la Costituzione che da essa nacque sia ormai un anacronistico impaccio da cui liberare il Paese, non è, come tentano di farci credere i padri spirituali della seconda repubblica, il prodotto di una recente ed originale riflessione. Tutt'altro. La destra lo sa bene, gran parte del centro sinistra lo ignora, non so se per connaturata doppiezza o per la povertà culturale che lo contraddistingue. Alle spalle di questo teorema ci sono motivi cari a quella parte del fascismo che, dopo la guerra, conservò impunemente le sue radici, dando frutti via via più velenosi. In questo senso non è casuale che la nascita della cosiddetta seconda repubblica, così come pensata dai teorici del definitivo sdoganamento di Fini e compagni e della Bicamerale, passi per la via condivisa della pacificazione e, quindi, della parificazione: da sinistra, per esser chiari, i ragazzi di Salò e da destra l'equazione Foibe - Resistenza. Non è casuale e - ciò che più conta - rischia di favorire l'affermazione di un moderno fascismo.
Roberto Renzetti - 23-04-2005
La federazione dei sindacati europei spiega alla CGIL Scuola in cosa consiste davvero Lisbona 2000. Insomma, contrordine compagni! Ma vi rendete conto della figura che fanno coloro che qui hanno difeso questo mitico obiettivo ?

Certo che quando ...
Aurora Leone - 23-04-2005
Silvestro fu ucciso nel 1997, nella campagna napoletana: aveva nove anni. Il suo cadavere non fu mai ritrovato, ma pare che i genitori abbiano riconosciuto pezzi di abiti del bambino in una valigia abbandonata. Questa la notizia su un quotidiano ...
Cobas Scuola - 22-04-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Abrogare le leggi Moratti

14 MAGGIO 2005 - MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Roma P.della Repubblica - ore 15.00

I Cobas promuovono la manifestazione, convocata da un vasto arco di associazioni, sindacati e partiti, ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 21-04-2005
All'alba del nuovo pontificato di Roma, al primo punto dell'agenda del nuovo pontefice massimo, non dovrebbe mancare il tema della riflessione di Arturo Zampaglione, che dà il titolo alla rilettura, tema compreso nella sua consueta corrispondenza settimanale sul supplemento economico del quotidiano "la Repubblica".
Torna a me sempre cara una personale convinzione, delle più crudeli ed inumane; per quanto ci si possa riempire la bocca di buoni propositi, il mondo ricco, cristianizzato, tecnologicamente avanzato, si industrierà sempre per limitare la partecipazione del resto delle umane genti allo scialacquio planetario, al fine di salvaguardare gli equilibri energetici ed ambientali del pianeta Terra, condannando scientemente quindi la gran parte dell'umanità all'indigenza ed al sottosviluppo, non avendo strumenti adeguati di progresso ecologicamente compatibile con le risorse prelevabili e limitate.
Virginia Mariani - 21-04-2005
Sarebbe dovuto essere 'nero', e lo è. Anche per quella vaga somiglianza, ciuffo a parte, con il sinistro zio Fester. Sarà contento il centrodestra che, avendo perso 12 regioni, così ha preso almeno il Vaticano. Breccia.
Mentre Veltroni, sindaco di ...
Un gruppo di insegnanti del circolo Montaldo - Genova - 20-04-2005
I e le sottoscritti insegnanti delle scuole Anna Frank e Burlando dichiarano di non condividere da un punto di vista didattico la somministrazione dei test INVALSI in atto in questi giorni per la seguenti motivazioni:

1 - I test proposti non ...
Comitato Soliera - 20-04-2005
I test Invalsi dovrebbero fornire una classifica nazionale delle varie scuole, separando e mettendo in competizione tra loro i docenti e gli alunni. Didatticamente sono dannosi perchè valutano solo un aspetto parziale e nozionistico della complessa relazione che caratterizza la scuola italiana. Oltre a non avere una base pedagogica, questi strumenti non hanno neppure una fonte legale certa, perchè si rifanno a figure come il Tutor, inapplicabile, o alle Indicazioni Nazionali, che dovrebbero rappresentare i nuovi programmi ma sono assolutamente illegittime.


Vincenzo Andraous - 19-04-2005
"Attento potresti passare dei guai: c'è il carcere per i minori che commettono reati, ora fai il duro, ma poi piangerai".
Così diceva un vecchio Maresciallo dei Carabinieri, mille secoli addietro.
Lo diceva dentro la sua divisa che rendeva altera ...
Noemi Lovei - 19-04-2005
Quando ci si trova a corto di idee (nuove) e di tempo, si ritorna alle cose vecchie.
Come mi ha riferito un vero intenditore, oggigiorno si ristampano e si pubblicizzano libri scritti circa vent'anni fa. Niente di male, soprattutto se sono libri ...
Miha - 18-04-2005
Il Dirigente Scolastico vieta di leggere e mettere ai voti una mozione sull'Invalsi.
In un infuocato collegio dei docenti, durante il quale è stata deliberata la non adozione del Portfolio, è stata negata la possibilità anche solo di leggere una ...
Giancarlo Righini - 18-04-2005
Riporto il contributo del prof Benedetto Vertecchi, che mi ha fatto capire molto di più il disegno della Riforma Moratti in tema di valutazione scolastica, e soprattutto quali saranno le proposte da fare nei collegi docenti per tracciare una rotta sicura in questo difficile ma necessario aspetto del lavoro docente.

Spero che questo contributo possa essere utile anche a molti altri insegnanti che stanno cercando di capire cosa fare in mezzo a tanta confusione generata dalla Riforma Moratti:

Benedetto Vertecchi
Due linee per la valutazione. E un presupposto per entrambe


Per quanto possa sembrare che quella di valutare il funzionamento del sistema scolastico sia un'esigenza generalmente avvertita, non sempre si colgono le differenze tra i due modi in cui tale attività può essere svolta. Né si colgono le implicazioni sottese all'una o all'altra soluzione. Un primo modo consiste nel rilevare che cosa appare in un momento determinato al fine di esprimere un giudizio (positivo o negativo che sia); l'altro modo considera l'analisi di ciò che appare una condizione per assumere decisioni idonee ad orientare il corso successivo degli eventi in una direzione desiderata. Quando queste due interpretazioni si manifestano a livello locale, qualificano in un senso o nell'altro le pratiche valutative delle scuole e dei singoli insegnanti. Quando si manifestano a livello dell'intero sistema scolastico, danno luogo ad atteggiamenti sanzionatori (se prevale l'esigenza di esprimere un giudizio), o di revisione costruttiva delle scelte, se l'interesse è quello di raggiungere determinati traguardi considerati necessari.
Un'ulteriore distinzione deve essere operata in relazione al tempo nel quale le informazioni necessarie alla valutazione sono state assunte. Se tali informazioni hanno origine in un tempo determinato e circoscritto, la valutazione assume caratteristiche sincroniche; se, invece, si tiene conto di un quadro evolutivo la valutazione ha caratteristiche diacroniche.
Va notato anche che spesso l'enfasi posta sulla valutazione si collega alla percezione di uno stato di crisi. Se vi fosse una generale soddisfazione nei confronti del funzionamento del sistema scolastico (lo stesso può dirsi delle università) l'attività valutativa resterebbe per lo più implicita (com'è quella consistente nell'esprimere soddisfazione), senza richiedere la definizione di particolari metodologie volte ad evidenziare questo o quell'aspetto o a misurare i valori che presenta questa o quella variabile. Il quadro si complica se si percepisce che qualcosa non corrisponde alle attese. Diventa allora una questione di razionalità rendere espliciti gli elementi del giudizio. Ma tutto ciò può risolversi in una sorta di cultura della crisi, sostanzialmente sterile, o in una revisione critica dei modelli e delle scelte che si ritengono non più rispondenti alle condizioni in cui si svolge l'attività educativa.
Fuoriregistro - 16-04-2005
Estrapoliamo - dal Corriere della Sera di sabato, 16 aprile 2005 - due commenti, uno favorevole e l'altro contrario in merito alla clamorosa protesta inscenata, in questi giorni, da numerosi docenti milanesi.

FAVOREVOLE
«Posta in gioco troppo alta, la scuola va difesa»

CONTRARIO
«Cari colleghi, un errore le lezioni in pigiama».
Gianni Mereghetti - 16-04-2005
Ho apprezzato l'editoriale di Giuseppe Savagnone sul difficile momento della scuola italiana. Condivido la sollecitazione a costruire, quanto mai urgente dentro la scuola, e non solo, come il fatto che una contrapposizione dettata solo da presupposti di schieramento è quanto di peggio possa accadere oggi dentro il mondo scolastico.
Anch'io non ho più l'entusiasmo dei primi anni, quando apprezzavo la riforma Moratti, perché mi sembrava aprisse condizioni di maggior libertà nell'insegnamento e fosse più consona alle diverse esigenze formative degli studenti. Oggi ho l'impressione di un gran pasticcio che finirà da una parte con il restringere la libertà docente e dall'altra con la tanto temuta licealizzazione di massa, proprio quella che il ministro Berlinguer voleva, e che il ministro Moratti prima ha buttato fuori dalla porta per poi far rientrare dalla finestra.
A fronte di queste perplessità non credo che per il bene degli studenti e di noi insegnanti la logica del "tanto peggio tanto meglio" possa essere quella più ragionevole. Urge dentro la scuola una novità di posizione! Del resto come è sbagliato sostenere la diabolicità della riforma Moratti, così sarebbe gravissimo difenderla apriori. L'unica posizione ragionevole, che può portare la scuola a ritrovare libertà e qualità dell'educazione, è quella suggerita da Savagnone: è un confronto leale e costruttivo, così che si realizzi la migliore delle riforme possibili. E la migliore delle riforme possibili è quella più snella, più leggera, quella che mette genitori, studenti e insegnanti nelle condizioni di essere i protagonisti veri dell'avventura educativa.
Sergio Gilioli - 16-04-2005
Come i cittadini vedono la scuola italiana?

Occorre cambiare il nostro sistema scolastico che l'Europa valuta tra i più resistenti alle innovazioni necessarie. Ma non si può pretendere che siano gli innumerevoli docenti delle scuole statali ad attenuarsi di loro iniziativa i loro stessi privilegi quantunque innegabili. Anzi, in alcune ML scolastiche essi difendono la più disinvolta autoreferenzialità della categoria: sono pressochè intoccabili sul lavoro, esenti da ogni valutazione di merito professionale "tutti egualmente eccellenti" e iperprotetti da sindacati che esercitano di fatto nella scuola un enorme potere senza responsabilità sull'efficacia complessiva del sistema, dunque docenti con un salario differenziato solo dall'anzianità di carriera (dove le anziane maestre risultano le migliori anche in palestra sebbene non ci vadano spesso coi ragazzi, per via dei tanti mali alle ossa ecc. - [ma per il resto sembrano davvero ancora le migliori!]).
Di docenti davvero eccellenti per fortuna ce n'è in ogni scuola. Ma non possono rivendicare il diritto di valere qualcosa di più della enorme massa di mediocri.
Il Ministro Berlinguer che provò a voler riconoscere il merito fu cacciato dalla stessa 'enorme massa': non lo salvò il fatto che di scuola se ne intendesse davvero.
Stando così la scuola, quale riforma proporre? E a chi chiederla?
All'inesistente "sindacato dei genitori" o degli utenti?
Chiederla ai docenti stessi sarebbe come chiedere a Bertoldo di scegliere l'albero in cui impiccarsi.
Alla maggior parte di loro le cose stanno bene così.
Bocciata la riforma Berlinguer/De Mauro (e con essa di fatto anche il governo che la proponeva), non accetteranno cure che sanino alle radici il sistema: temono il cambiamento, non accettano valutazioni e giudizi nel loro settore.
Eppure è malato il sistema che ai primi anni delle superiori caccia via 2.800 alunni a Milano! (23 su 100 il primo anno, 16 su 100 il secondo anno, ecc).
Per curare un organismo malato occorre una qualche forma di valutazione diagnostica che dica dove cominciare a mettere le mani.
E' proprio l'INVALSI - organismo nazionale per la valutazione del sistema scolastico - che può e deve richiamare l'attenzione sulle spie rosse di allarme che lampeggiano sul cruscotto di marcia degli istituti autonomi. L'indagine interna, pure necessaria, di autodiagnosi di istituto non può bastare perchè autoreferenziale (Come si può chiedere di guarire un malanno allo stesso medico che da sempre lo manipola impotente? O all'ospedale che - al dire di Don Milani - "caccia i malati e si cura i sani").
Aldo Ettore Quagliozzi - 16-04-2005
Ha scritto Nando Dalla Chiesa nel suo pezzo " Prima che la vittoria canti " pubblicato sul quotidiano " l'Unità "

" ( ... ) ... il vero rischio in agguato, ( ... ) è oggi il trionfalismo. È l'idea che abbiamo vinto, che il vento è cambiato irreversibilmente.
Come se non avessimo già una volta visto Berlusconi ridotto a leader detronizzato, come se non l'avessimo già dato per finito una volta per poi vederlo risuscitare e andare all'assalto dello Stato con furia e forza iconoclasta.
Fa male il trionfalismo che corrode il tessuto sano dell'Unione. Che fa sentire i vincitori, e soprattutto i loro amici e compagni di cordata, come dei moderni Mosé che hanno traghettato il popolo italiano verso la terra promessa.
( ... ) Porta a non combattere. Porta a mostrare il volto peggiore, quello tracotante verso gli avversari che - si suppone - sono battuti da qui all'eternità.
Trasforma anche i nostri (e qualche esempio lo abbiamo purtroppo già visto in tivù) in repliche acculturate dei terribili Schifani subìti in questi anni umilianti: quelli che, anziché discutere, ricordavano agli oppositori - tra gli applausi dei propri amici - che gli italiani li avevano sconfitti, finché gli italiani hanno sconfitto loro, presunti vincitori a vita. ( ... ) "

Ha ben ragione il valente opinionista a richiamare i vincitori delle recenti elezioni regionali al buon senso, alla misura giusta della ragione e della buona pratica politica.
E non vuol essere o apparire il solito spirito guastafeste, anche perché sarebbe esiziale dimenticare tanta parte della storia patria non proprio commendevole.
Di questa storia patria, con i suoi intramontabili caratteri antropomorfici, ne ha scritto nella sua recente pubblicazione il giornalista inglese David Lane, corrispondente dall'Italia dell' "Economist ".
Illuminante a tale proposito la storia della predetta pubblicazione. Apparsa in Inghilterra molto prima dell'ultimo natale, ne era stata annunciata la pubblicazione in Italia per le feste natalizie, come strenna da porre, forse, sotto l'albero degli abitatori del bel paese.
Invece si è dovuto attendere ben oltre, il 17 di marzo dell'anno del signore 2005, perché i tipi di Laterza ne commercializzassero la prima edizione.
Mistero nel mistero: il titolo originario della pubblicazione, per come essa è apparsa in Inghilterra è stato "L'ombra di Berlusconi"; titolo riveduto e corretto per l'edizione in lingua italiana in "L'ombra del potere", con un'immagine nera su sfondo nero nella quale immagine risalta solamente un dentatura che riesce bene a far riconoscere un certo sorriso sghignazzante.

"Corruzione, mafia e giustizia sono una mistura da capogiro. Aggiungeteci Silvio Berlusconi, la sua enorme ricchezza, il suo smisurato potere mediatico, il suo approccio alla politica altamente personale e il suo singolare modo di guardare al passato e il cocktail diventa ancora più forte.

( ... ) L'Italia di Berlusconi è l'erede di quella di Tangentopoli, lo scandalo che scoppiò nel 1992, e degli atroci omicidi di mafia dei magistrati Giovanni falcone e Paolo borsellino., nello stesso anno.

Ed è zavorrata dall'eredità di un sistema giudiziario in difficoltà da molto prima che Berlusconi entrasse in politica, nel 1993. ( ... )
"

E' questa la grande verità che il giornalista inglese ci ricorda lucidamente e malignamente. Berlusconi non ha rappresentato mai un momento politico di discontinuità, la politica nuova o diversa; non la rappresenterà mai e poi mai, ha fatto tutte le sue scelte politiche nella più assoluta continuità con quell'italietta da lui tanto disprezzata, che gli ha consentito gli arricchimenti improvvisi e sospetti che oggi mostra spavaldamente e di cui gode i frutti.
E nel momento immancabile e sempre attuale nello scenario politico del bel paese, allorquando le alchimie politiche prendono il sopravvento sulla ragione e sulla utilità di dette pratiche per il bene del paese, torna confortante la lettura di un recente scritto, sempre graffiante ed interprete di grandi verità, di Stefano Benni apparso col titolo "Dopo Berlusconi aspetta e spera".
Roberto Renzetti - 15-04-2005
I meriti di Giovanni Paolo II, se vi sono stati, riguardano i credenti. Li si elenchino, si adori l'ex Papa per quanto ha fatto, si riconosca che ha lavorato per l'integralismo cattolico e si facciano parlare coloro che non condividono perché sono veramente pochi (tanto più che chi pretende di farli star zitti non è una democratica e non sa cosa vuol dire dissentire).
Non si pretenda unanimità sul suo operato perché questo sarebbe un fatto di fede e non un fatto che attiene alla democrazia repubblicana ed alla nostra Costituzione. Questo è un Paese laico che solo per una disgraziata circostanza rapportabile a fascismo e craxismo ha un Concordato con la Chiesa. Oggi con i liberali spariti, con i comunisti (ex, molto ex) a cui ci si riferisce incautamente diventati dei baciapile (o ipocriti) di prima grandezza, resta a pochissime persone dire qualcosa che esce da un coro penoso di tutti con tutti, con rarissime eccezioni.

Dati tutti i grandi meriti del Papa, resta qualche dettaglio che io non riconosco come merito. E lo dico! Sperando che torni la memoria a qualche sinistro incauto e che almeno qualcuno si risvegli da sonno dogmatico e fideista

Ricapitolo in breve, situandomi a 35 anni fa..
Anna Pizzuti - 15-04-2005
Regia Prefettura di Frosinone – Fiuggi

Al presidente dell'Amministrazione provinciale
A tutti i capi degli uffici provinciali
Ai sigg. sindaci della Provincia

Destinato dalla Commissione Interalleata di Controllo e dal Governo italiano ad ...
A.D.A.C.O. - 15-04-2005

Dopo aver analizzato la Legge n.143/04 e la Legge n. 53, L'ADACO ritiene imprescindibile, ai fini dello scorrimento delle graduatorie permanenti per la stipulazione di contratti a tempo determinato, una migliore valutazione del TITOLO DI ACCESSO (L'ABILITAZIONE CONSEGUITA CON CONCORSO PUBBLICO, PER TITOLI ED ESAMI) nel rispetto dello scorrimento delle graduatorie permanenti, secondo il criterio dell' anzianità di servizio e dei titoli valutabili , nel rispetto della legge 124/99 .

Pertanto, sollecita il governo a provvedere urgentemente al reclutamento del personale docente per le IMMISSIONI IN RUOLO, SU TUTTI I POSTI DISPONIBILI E REALMENTE VACANTI, nel rispetto della Legge 124/99, riservando agli abilitati con Concorso Pubblico la quota del 50% dei posti disponibili (fino ad esaurimento) ed il restante 50% agli abilitati presenti nelle graduatorie permanenti.

Pertanto, poiché L'ADACO difende il VALORE della scuola PUBBLICA, per la quale solo il TITOLO di accesso (l'abilitazione) conseguito con criteri selettivi, pubblici e trasparenti, ed il SERVIZIO specifico possono essere degni di valore e di merito, essa RESPINGE fermamente la considerazione che la scuola pubblica diventi il terreno per lucrosi investimenti delle Università e per interessi meramente politici (trasversali) e sindacali.
Giuseppe Aragno - 14-04-2005
Come accade per un fiume, nel quale la direzione della corrente, la sorgente che essa si lascia alle spalle e la foce verso cui corre ti dicono qual è la riva che hai a destra e quale quella che ti si pone a sinistra, così, se vuoi capirli, ti devi immaginare i fatti della storia: hai davanti carte e le leggi. Entro quei fogli ingialliti sono alle tue spalle fatti, cose, persone. Chi sono? Che vogliono? E dove conduce la corrente che trascina?

Sessanta 25 aprile sono un'immensa quantità di cose, di fatti e di persone: la storia della Repubblica, la mia storia, la nostra storia. E la foce verso cui ci ha condotti la corrente ora è davanti a noi. Questo 25 di aprile, occorre dirselo chiaramente nonostante l'amarezza, chiama ad un appello: la Costituzione della Repubblica che di un 25 aprile fu figlia è gravemente ferita ed occorre aiutarla. Quale sia la riva destra e quale la sinistra, se mi lascio alle spalle tutto quello che è stato come fosse una sorgente, per la prima volta mi accorgo di non saperlo dire. So che alla foce rischia di annegare un mondo. Dovesse accadere, destra o sinistra conterebbe assai poco.
Com'è necessario che si faccia nei momenti eccezionali della vita, e come sa bene chi è stato educato ad una scuola di pensiero rigorosa, credo sia giunto il tempo di voltare le spalle alla foce e risalire, costi quel che costi, quali che siano i rischi e la fatica, il corso del fiume, andando controcorrente. Quattro anni di berlusconismo non avrebbero potuto aprire ferite così profonde nel corpo del Paese se non avessero trovato una lunga via spianata...

Non dirò della Bicamerale, dei "ragazzi di Salò" e della incapacità della sinistra di capire quale fosse la posta in palio. Non lo dirò. Non serve. Ora occorre il coraggio dei momenti cruciali e l'unità è un valore. I conti si faranno dopo e chi ha sbagliato si assumerà le proprie responsabilità, perché, sconfitto Berlusconi, non resti tra noi l'ombra del berlusconismo.
A questa sinistra tuttavia consiglio di leggere e studiare. L'aspetto al varco per giudicare se mi è amica o nemica e le parlo con le parole d'un maestro: "questa amnistia [...] raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere stati in carcere ed al confino per questo"

Coordinamento ITP Biella - 14-04-2005
La riforma della scuola pare approdare allo spinoso nodo della ristrutturazione della scuola secondaria. Su alcuni aspetti della riforma vogliamo esprimere le nostre riserve e formulare proposte alternative, certi che così come è stata presentata, la riforma della secondaria non vada certo nella direzione di una efficace risposta alle esigenze reali del Paese.

L'impianto stesso della riforma, con la divisione in due canali (Licei e Formazione professionale) è assolutamente inadatto alle esigenze di una società moderna e di un Paese fortemente industrializzato, per di più con la disperata necessità di competere, anche sul piano dell'istruzione e della ricerca con concorrenti sempre più numerosi e agguerriti. Alle difficoltà derivanti dalle conseguenze della globalizzazione un Paese come il nostro non può che rispondere investendo massicciamente proprio in questi settori. La prima critica alla riforma è proprio su questo aspetto: dove sono i finanziamenti necessari? Non si possono fare riforme senza fondi.

Negli ultimi 4 anni il nostro Paese è passato dal 19° posto nella classifica della competitività globale al 43°, mentre la nostra quota nel commercio estero è scesa di oltre un terzo; altri Paesi europei, tra essi Germania e Francia, hanno mantenuto le loro posizioni, nonostante le difficoltà esistano per loro come per noi. È noto a tutti che per invertire questa tendenza ormai preoccupante è indispensabile che il nostro sistema produttivo sia in grado di innovarsi, di innalzare il livello tecnologico dei propri prodotti e di ristrutturarsi profondamente, se non vuole soccombere. È altrettanto noto ed evidente che simili processi di innovazione tecnologica e di ricerca non possono essere affidati a filosofi e letterati: ci vogliono tecnici, ingegneri, quadri intermedi altamente specializzati, progettisti di valore. E qui si vede la qualità della riforma. Ci si muove in direzione esattamente opposta! L'Istruzione Tecnica viene ridotta a un ruolo marginale e gli Istituti Tecnici ridotti a qualcosa che assomiglia ad un liceo, il Liceo Tecnologico (senza Tecnologia?) e si vede assegnare un quadro orario in cui le materie tecniche, specialistiche e di indirizzo se non spariscono vengono ridotte al lumicino. Tutto questo mentre altri nostri partner europei prevedono addirittura una formazione specialistica post diploma per formare tecnici specializzati di livello ancora superiore. In Italia si pensa che il latino e la filosofia uniti all'italica immancabile dose di fantasia ci permetteranno di affrontare il nuovo millennio con studenti che frequenteranno un Tecnologico Meccanico senza Meccanica e Tecnologia Meccanica. Questo tanto per fare un esempio.

Viste le bozze di quadro orario e tralasciando le critiche che si potrebbero fare all'impostazione della riforma stessa, ci limitiamo alle note e agli auspici seguenti.
Mario Menziani - 14-04-2005
La donna protende le mani e mormora parole indistinte. Si percepisce soltanto un lamentoso gorgoglìo. L'azione è insistita ed enfatica: tutta la fisionomia della donna ne risente e la sua vecchiaia ne è esasperata.
L'osservatore avverte il timore di un possibile coinvolgimento. Poi i suoni sciolgono la loro iniziale inestricabilità, ora si possono distinguere fonemi, sillabe, parole: "Arrampicati, arrampicati!", è l'esortazione della vecchia.
Dalla sua sedia a rotelle si rivolge all'ombra che l'accompagna. Parla a quel suo costrutto mentale che sta a mezzo tra un lunghissimo passato ed un interminabile presente. Ce l'ha davanti a sé, quell'ombra, e le assegna un compito chiaro e puntuale; l'esorta all'esecuzione: straordinaria prospettiva di un futuro ancora possibile.
Nella stanza la primavera entra prepotentemente con la luce abbagliante e netta di un lunedì di Pasqua in città, con i canti di uccelli straordinariamente liberi dal bavaglio del traffico automobilistico, con l'odore di aria, di fresco e di pulito. Il sole esalta le rade chiome fiorite di rosa e giallo laggiù, oltre i quattro piani del caseggiato, tra i filari del viale, in gran parte ancora spogli e grigi. Un televisore è acceso, nella stanza. Sta andando in onda una trasmissione per bambini: insegnano a fare costruzioni con la carta e raccontano fiabe.
Due vecchi siedono accanto alla donna, ben ancorati alle loro sedie a rotelle, per non scivolare. Non sembrano infastiditi dalla sua follia, così come non sembrano stupiti di questo irrompere della primavera, né tantomeno dalle fiabe televisive. Accettano tutto quell'accadere con naturalezza. Uno dei due ha la sua brava berretta in testa e dice soltanto alla donna: "Ma dai", o qualcosa così. Lo ripete, sereno, con tranquillità.
Dal televisore provengono suoni, ininterrotti, mentre larghe chiazze di luce si riflettono sullo schermo impallidendo le immagini fino quasi a cancellarle. Nessuno se ne cura. La sua presenza è un sottofondo monotono, compatto e omogeneo: un monolite sonoro che occupa una parte sola del cervello, e che presto si riuscirà a dimenticare. O, almeno così, si auspica l'osservatore. Lo ritroverà, in realtà, più tardi sottoforma di leggera emicrania, di fastidioso e mieloso ottundimento.
L'osservatore partecipa al quadro generale come semplice comparsa, seduto ad un tavolo della stanza, in compagnia di altre due donne. Svolge la funzione di accompagnatore di una di queste, venuta in visita all'amica ricoverata. Arbitrariamente, forse per darsi un tono ed occupare al meglio il tempo, si assume l'incarico di rendere fluido il loro discorrere.
La loro età permetterebbe interminabili conversazioni attorno a grovigli di ricordi, con quel tipico salmodiare nomi e gesta di parenti, di comuni amici e di conoscenti, ricordandone le relazioni e le realizzazioni, consacrando così, a modo loro, con quel ricordare, l'essere sociale di tutta quella moltitudine. Senonchè, sempre l'età, fa sì che ripetutamente ora l'una ora l'altra, non ricordino di aver già posto quel quesito o fornito quella risposta, pertanto la conversazione si incaglia e le parole si ripetono, stolidamente vuote. Ecco allora che, con un piccolo tocco, l'osservatore cerca di suggerire un nuovo argomento, di inserire una piccola novità, che permetta loro di saltare quell'intoppo della memoria a breve termine, per rientrare nel solco sicuro e chiaro, così vivo e presente, di quella a lungo termine.
E' straordinario come questa facoltà si acuisca nell'anziano, dando origine a inaspettate e inimmaginabili realtà. La città si flette al potere di questa memoria, assume connotati affatto nuovi e si stenta a riconoscerla, così compressa nel tempo, così rarefatta nello spazio. L'accadere è il susseguirsi delle parole, i luoghi sono il pallido sovrapporsi di immagini mentali. La città diventa puro racconto, assume la leggerezza della fiaba, quasi a compensare il suo essere divenuto ormai, dal punto di vista fisico, pura fatica.
E' il racconto il luogo dell'incontro tra diversi: tra generazioni diverse, tra popoli diversi. E' il racconto corale che, superata l'innata diffidenza tra singoli, diventa costrutto omogeneo e compatto, esperienza di vita realissima, cemento di rapporti solidali. E, al suo massimo, architettura viva della città.

Grazia Perrone - 14-04-2005

"(...)Attraverso queste maglie del decreto di amnistia noi abbiamo visto uscire non soltanto coloro che dell'amnistia erano meritevoli, cioè coloro che avevano commesso reati politici di lieve importanza, ma anche gerarchi: Sansonelli, Suvich, Pala; abbiamo visto uscire propagandisti e giornalisti che si chiamano Giovanni Ansaldo, Spampanato, Amicucci, Concetto Pettinato, Gray. Costoro, per noi, sono più responsabili di quei giovani che, cresciuti e nati nel clima politico pestifero creato da questi propagandisti, si sono arruolati nelle brigate nere ed in lotta aperta hanno affrontato i partigiani e ne hanno anche uccisi (...) Attraverso queste maglie abbiamo visto uscire coloro che hanno incendiato villaggi con i tedeschi, che hanno violentato donne colpevoli solo di aver assistito i partigiani (...) Abbiamo visto uscire una parte della banda Kock, la Marchi, la Rivera, Bernasconi (...) Ricordiamo che l'epurazione è mancata: si disse che si doveva colpire in alto e non in basso, ma praticamente non si è colpito né in alto né in basso. Vediamo ora lo spettacolo di questa amnistia che raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere stati in carcere ed al confino per questo. (...)". (Sandro Pertiniintervento all'Assemblea Costituente all'indomani dell'amnistia ai fascisti avvenuta il 22 giugno 1946).

La storiografia resistenziale e di sinistra per troppo tempo ha cercato di arginare il dilagare dei vari "revisionismi" orchestrati dalla destra, cercando di negare il fatto che nella guerra partigiana non sempre le cose andarono secondo regole del "bon ton" oppure sottolineando il valore morale di quella violenza; in altre parole, al revisionismo storico si è voluto dare delle risposte etiche invece che storiche. La mitizzazione della Resistenza era peraltro iniziata mentre ancora divampava il conflitto, quando per un complesso di ragioni politiche e propagandistiche da più parti questa venne definita come un "secondo Risorgimento" e presentata quale continuazione ideale della guerra '15-'18 contro gli Imperi Centrali. In questa rappresentazione convergevano infatti diversi interessi e preoccupazioni politiche: gli antifascisti cattolici e liberali temevano che la guerra di liberazione nazionale si sviluppasse in senso sociale divenendo guerra di classe, i monarchici da parte loro speravano in questo modo di non veder messo in discussione il loro potere dinastico, dato che i Savoia erano stati protagonisti dell'Unità d'Italia, mentre il Partito Comunista di Togliatti che intitolò a Garibaldi le sue formazioni partigiane, preferiva ricollegarsi alla retorica staliniana della "guerra patriottica" avendo ben presente che, dopo la storica conferenza di Yalta, i comunisti italiani avrebbero dovuto rinunciare alla rivoluzione socialista.

L'analisi più lucida di quel periodo storico è formulata dal settimanale inglese The Economist (5 maggio 1945).

Laura Tussi - 13-04-2005
LE PRASSI/MODALITA' E GLI STRUMENTI EDUCATIVI UTILIZZATI A SCUOLA NEL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE NORMATIVA.

I modelli integrazionista e costruzionista



In ambito scolastico si dispongono costantemente, si adeguano sempre delle prassi, delle pratiche d'azione e modalità di comportamento, nonché strumenti normativi per attuare nell'ambito dell'esosistema o microsistema educativo dei principi normativi e per attivare negli allievi processi di socializzazione atti e volti a stabilire delle norme in un tessuto d'azione anche negoziabile, flessibile, interattivo e modificabile. Il fatto di disporsi a cerchio con i banchi, incentrando l'attenzione sull'artefice primario del processo educativo (l'educatore/insegnante), la pretesa della prenotazione del turno per alzata di mano anche al fine di intervenire a scopi didattici ed il rispetto cronologico dell'intervento, costituiscono un insieme di strumenti normativi che possono avviare processi socializzanti, fautori di regole e norme implicite, esplicitate dall'insegnante e acquisite dal ragazzo quali modalità funzionali alla migliore convivenza e al reciproco rispetto, senza adottare modalità coercitive, ma ampliamente condivise in maniera interattiva.
Anche questa elaborazione di intervento educativo, pienamente condivisa e attuata dalla sottoscritta, risulta il frutto di decenni di studi sociologici dei processi di crescita, che oscillano tra interazione e rispetto delle regole, nonché processi di socializzazione. Infatti l'idea di infanzia fino ai giorni nostri si modifica in base ad alcuni modelli di lettura sociologica.
Dirstat , Dirpresidi - 12-04-2005
I criteri di reclutamento del personale docente sono stati recentemente oggetto di diversi provvedimenti legislativi che, nonostante si siano proposti di riordinare in maniera definitiva una materia complessa, non hanno saputo soddisfare le richieste dei docenti precari. Questi, qualunque sia il loro titolo di accesso, hanno ritenuto di aver subito una discriminazione dai vari tentativi di mediazione posti in essere dal legislatore.
In questo clima di generale insoddisfazione, ci pare, come DIRSTAT SCUOLA – DIRPRESIDI, che i docenti maggiormente penalizzati e meno tutelati siano proprio i docenti abilitati con il Concorso Pubblico, a cattedre, per titoli ed asami. Procedura che, a nostro parere, garantisce in modo esclusivo la forma di reclutamento del personale docente più selettiva e meritevole, secondo i criteri di trasparenza conformi a quanto recitano la Costituzione Italiana e la Corte Costituzionale (art. 97; art. 3; art. 4; sent. N. 364/99; sent. N. 690/88; sent. N. 1/99).
Francesco Mele - 12-04-2005
Il papa è morto, un profondo dolore e una sentita commozione ha colpito il mondo intero e tutti ci siamo sentiti coinvolti, indipendentemente dal credo, dalle posizioni ideologiche e dallo stato del nostro conto aperto con la religiosità e con la ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 12-04-2005
Ora che abbiamo ammirato il pio Bush il giovane genuflesso davanti alla salma del pontefice di Roma, potendone non più temere l'incerta voce e le infuocate parole pronunciate contro la sua guerra preventiva, alle quali parole oppose a suo tempo senza mezzi termini i suoi " non possumus " di petroliere; ora che ritorna la politica ad occupare le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo ed a riempire di immagini crudeli i video del pianeta Terra progredito e cristianizzato; ora che il luttuoso evento chiude immancabilmente una pagina della storia del ventunesimo secolo senza ancora poterne intravedere gli sviluppi, ci soccorre l'analisi di Noam Chomsky, americano di nascita, linguista di fama mondiale, esponente della sinistra radicale nordamericana e dal 1955 professore di linguistica all'Mit di Boston.
Mino Rollo - 11-04-2005
Posata
sul sorriso del bimbo
sul dolore del mondo
sulla fede del Giusto
sulla speranza dei giovani.
Sei ritornata
al tuo Nido.
Ma non abbiamo paura.
Lucio Garofalo - 11-04-2005
Di fronte ad un'imponente campagna di esaltazione e santificazione mediatica condotta su scala planetaria, confesso di essermi sentito profondamente a disagio, nella misura in cui ho avvertito una scarsissima considerazione verso chiunque fosse non credente, ateo, agnostico, oppure ebreo, musulmano, o comunque non cattolico, quasi fossimo andati a ritroso nel tempo fino a precipitare nuovamente nell'epoca dello Stato pontificio e del potere temporale dei papi. In nome del papa-re...
Pertanto, da buon eretico oso sfidare l'ira nazional-popolare, procedendo controcorrente e provando, se possibile, ad esprimere un punto di vista nettamente discorde rispetto al clima di conformismo neoguelfo e filoclericale che si è diffuso negli ultimi giorni a livello mediatico. In effetti, un papa che si è rivelato sin dall'inizio del suo pontificato estremamente abile nell'usare la forza persuasiva dei mass-media, si è confermato tale anche al momento della sua morte, quando gli è stata tributata una vera apoteosi. Abbiamo assistito ad un'orgia di ipocrisia mediatica, ad un incessante bombardamento apologetico teso ad osannare la figura del papa, censurando ogni intento di analisi storica serena, lucida, razionale, libera e sincera. In un simile contesto di fanatismo celebrativo è parso difficilissimo, se non impossibile formulare un qualsiasi giudizio critico.
Pierluigi Nannetti - 11-04-2005
Quando viene affrontato il tema della revisione della Costituzione, c'è un punto fondamentale, che, generalmente, viene presupposto o viene del tutto dato per scontato. Si tratta della questione se il popolo, attraverso i suoi rappresentanti o direttamente (attraverso referendum), abbia o no un potere sovrano di apportare qualunque cambiamento alla Costituzione. La questione, secondo me, è inquinata dalla convinzione, ormai interiorizzata e assoluta, che la sovranità popolare sia un principio indiscutibile nelle democrazie moderne e che, dunque, ogni decisione sia possibile, basta che in qualche modo tale decisione sia conforme alla sovranità popolare e che questa si possa esprimere in maniera inequivocabile.
Ecco, è proprio questa indiscussa convinzione generale che impedisce di affrontare il tema della revisione costituzionale in modo adeguato.
Molti hanno affrontato la questione dal punto di vista del contenuto della riforma (meglio sarebbe dire distruzione) costituzionale, che l'attuale maggioranza politica ha intenzione di portare a termine, ed io stesso ho sostenuto, tempo fa, tesi come quelle ultimamente sostenute da G.Gentile, G. Perrone, G. Aragno e altri. Con questo mio ulteriore intervento, però, vorrei porre in primo piano la questione della scorrettezza giuridico – istituzionale del modo con cui questa maggioranza intende deformare la Costituzione.
Torniamo alla questione della sovranità popolare. Se stiamo alla forma, la Costituzione non solo afferma due principi prima ancora di riferirsi alla sovranità popolare, il principio democratico e quello cosiddetto lavorista ("l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro"), ma, quando attribuisce la sovranità al popolo, aggiunge che "il popolo stesso la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Nella sostanza ciò vuole proprio evitare l'eventualità, oggi molto più che una semplice ipotesi, di derive plebiscitarie e di equivalenti dittature di maggioranze.
La questione, come è facile capire, è di rilevantissima importanza proprio per quanto riguarda il tema dell'attuale revisione della Costituzione.
Docenti IPSIA Meucci Cagliari - 11-04-2005
Il Collegio dei Docenti dell'IPSIA "A. MEUCCI" di Cagliari in risposta all'invito formulato dal Ministro Moratti a tutti i docenti affinché esprimano un giudizio sulla riforma della scuola superiore.

Osservata con forte preoccupazione l'applicazione della L.53/03 nella scuola elementare e nella scuola media inferiore, i docenti esprimono forti perplessità e complessivamente non concordano con il sistema proposto dal progetto di "riforma" della scuola media superiore contenuto nella bozza di decreto recentemente licenziata dalla VII commissione cultura del Senato.
Ancora una volta, come già compiutamente espresso nel documento approvato dallo stesso Collegio nel marzo 2003, e comunicato al Ministro dell'Istruzione, a organizzazioni sindacali, organi d'informazione, istituzioni territoriali, scuole, e reso noto a genitori e studenti, questo Collegio dei docenti, esprime parere fortemente negativo nei confronti del modello bipolare di istruzione/formazione che la riforma impone in luogo dell'attuale sistema di istruzione superiore. Ciò che la bozza di decreto delinea infatti è da un lato un sistema dei "Licei" generico e non professionalizzante su cui verrebbero appiattiti tutti gli istituti, compresi Tecnici ed Artistici, e dall'altro il canale della cosiddetta "istruzione e formazione professionale", che nonostante la dichiarata pari dignità col sistema dei licei, rappresenterà, nella realtà dei fatti, una degradazione degli attuali istituti professionali a centri in cui si offre esclusivamente "addestramento" al lavoro manuale. Considerata quindi l'estrazione sociale della maggioranza della popolazione scolastica che frequenta attualmente gli istituti professionali, non può sfuggire l'aspetto fortemente discriminatorio che è sotteso a questo modello di "istruzione", che vuole, oltre le formulazioni demagogiche del linguaggio utilizzato, riproporre la divisione tra scuole che preparano le classi sociali più elevate attraverso lo sviluppo intellettuale e scuole di apprendistato per lavoratori manuali, riservate ai giovani di diversa appartenenza sociale.
Silvana Meloni - 11-04-2005
A TUTTI I COLLEGHI

Il 18 marzo era stato indetto uno sciopero generale del pubblico impiego, per il settore scuola tutte le organizzazioni sindacali, eccezionalmente concordi, hanno inserito nella loro piattaforma rivendicativa il rinnovo del contratto, ormai scaduto da due anni, e la condanna della riforma Moratti. Nel nostro istituto, sede centrale, gli scioperanti non hanno superato il numero di dieci unità. Constatato questo dato, dopo un primo momento di rabbia e sconforto, si è imposta alla mia coscienza la necessità di un momento di riflessione che andasse oltre l'emotività.
Per prima cosa vorrei sottolineare che le valutazioni personali che seguono prescindono assolutamente da qualsiasi condanna morale nei confronti dei singoli colleghi che hanno ritenuto di non scioperare, giacché la libertà di scelta di chiunque ed in qualsiasi circostanza è comunque per me principio fondamentale, per questo motivo colgo l'occasione per porgere le mie scuse a coloro nei confronti dei quali, tra il serio ed il faceto, ho dato del "crumiro" proprio venerdì 18. Voglio anche precisare che ho deciso di scrivere queste righe mossa esclusivamente dalla volontà di tentare una "autocritica" sul modo di affrontare un momento così grave come quello che, ritengo, stiamo attraversando.


Il primo motivo di riflessione mi nasce da un argomento che è stato sollevato in occasione di un recente convegno sulla scuola a cui ho partecipato. Si è, in tale circostanza, ricordata l'ultima lettera di un giovane ucciso in prigionia durante il fascismo, Giacomo Ulivi (documento peraltro presente in diversi manuali di diritto per le scuole). Il punto centrale del documento è una riflessione sul qualunquismo, identificato come elemento determinante l'affermazione ed il protrarsi della dittatura e della violazione di ogni libertà. Se la gente vede la politica distante da sé e rifiuta di sentirsi parte della "polis", vuoi per sfiducia vuoi per presunzione, il risultato non può che essere che la politica sia resa davvero ai danni dei cittadini. Ulivi ci ricorda che la politica è "affar nostro", di ciascuno di noi, e che il vero pericolo si presenta quando cominciamo a pensare che deve essere responsabilità di "qualcun altro".
Il secondo motivo di riflessione è invece di natura strettamente sindacale.

Federico Repetto - 09-04-2005
Cari amici, non c'è poi così tanto da gongolare della vittoria del centro sinistra.
Io sono stato sul punto di non votare e ho votato soprattutto in considerazione del fatto che la nuova legge costituzionale dà troppi poteri alle regioni per ...
Virginia Mariani - 09-04-2005
Asfissia.
Dopo giorni di agonia.
Non è possibile giungere sul luogo del lavoro quasi ignara della iniziativa, perché l'esperienza passata qualcosa mi faceva presagire, e non trovare la mia classe nella mia scuola … rendendomi conto che nessuna ...
Flora - 09-04-2005
Da https://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=7156:

"I genitori all'atto dell'iscrizione hanno preso atto del POF della singola scuola che non prevede le verifiche in questione; i genitori pertanto, in quanto hanno il diritto-dovere di ...
Grazia Perrone - 09-04-2005
La data di nascita dell’autonomia scolastica decorre dal 1° settembre 2000. In realtà, molte cose sono già cambiate a seguito della sperimentazione avvenuta in molte scuole nel biennio precedente: il fatto nuovo – e giuridicamente rilevante - è che si passa da una situazione “transitoria” ad una di pienezza giuridica, che rappresenta un “punto di non ritorno”.

A rendere irreversibile tale processo ci ha pensato il ministro De Mauro – appena subentrato a Berlinguer “sfiduciato” dallo sciopero del 17 febbraio 2000 - con due “circolari balneari” (una costante del dicastero guidato da Berlinguer/De Mauro) emanate, ambedue, il 3 agosto. Di queste, la prima (n. 193) detta le regole per attestare formalmente il possesso dell’autonomia pur in assenza del provvedimento normativo di riforma degli organi collegiali (che, a tutt’oggi, manca ingenerando numerosi equivoci e “pasticci” interpretativi).

La seconda, n. 194, annuncia un taglio netto (pari al 70%) ai finanziamenti per le scuole autonome (ebbene sì la Moratti non è la sola né la prima a “tagliare” i fondi per la scuola statale). A partire dal 1°settembre i finanziamenti per ampliare e diversificare il piano formativo saranno erogati sulla base del numero degli studenti e degli insegnanti di ciascuna scuola: mediamente ogni scuola autonoma riceverà 6 milioni (di vecchie lire) annui contro i 18 erogati l’anno precedente ad istituti analogamente dimensionati che hanno agito in regime di sperimentazione. A questa cifra, in base alla legge n. 440/97, va aggiunto uno specifico capitolo di finanziamenti da destinare alla formazione “di tutto il personale scolastico” (ATA compresi). Si tratta di una quota uguale per tutti gli istituti pari a 750mila lire cui si aggiungono 12mila lire lorde per ogni unità di personale.

Il personale docente e ATA, dunque, per quanto concerne la formazione sono la stessa cosa! Perlomeno stando alla quota finanziaria annua lorda assegnata a ciascun ‘operatore’ ( da notare il lessico ministeriale di “sinistra” … sic!).

In virtù di quanto detto finora mi sembra opportuno ripassare alcuni concetti – lessicali e giuridici – che caratterizzano l’avvio dell’autonomia e che hanno costituito, per molti di noi, il banco di prova per verificare in che modo sono stati interpretati (dai dirigenti-datori di lavoro) i nuovi compiti operativi loro assegnati. E in qual misura i sindacati tradizionali (confederali e snals) sono corresponsabili della progressiva aziendalizzazione della scuola che ha comportato, conseguentemente, ad un’accelerazione del processo impiegatizio della professione docente.
Cub scuola Torino - 09-04-2005
La storia infinita: il presunto obbligo dei docenti di timbrare il cartellino e una singolare sanzione

All'inizio dell'anno scolastico sembrava definitivamente risolto il contenzioso che opponeva molti dirigenti scolastici ai docenti sul dovere ...
Giuseppe Aragno - 08-04-2005
In fila come pecore, vinti e vincitori, atei e credenti, pacifisti e interventisti, ex fascisti ed ex comunisti, democristiani della diaspora e nipotini di Craxi, sparsi nelle diverse parrocchie che hanno ancora l'ardire di chiamarsi partiti ...
Corrado Mauceri - 08-04-2005
1. L'autonomia scolastica non è compatibile con le interferenze ministeriali sull'attività didattica delle scuole.

La direttiva n. 56/04 che disciplina la valutazione degli apprendimenti per l'a.s. 2004/2005 ripropone ancora una volta il problema dell'autonomia scolastica e di tutte la sue contraddizioni mai adeguatamente affrontate e, tanto meno, risolte.
E' fuor di dubbio che l'autonomia scolastica non significa "libertà incondizionata" e/o autoreferenzialità; anzi l'autonomia implica una responsabilità, nel senso etimologico di "rispondere" del proprio operato e delle proprie scelte.
Recentemente anche la Corte Costituzionale ha avuto occasione di affermare che l'autonomia scolastica non può risolversi nella incondizionata libertà di autodeterminazione, ma esige soltanto che a tali istituzioni siano lasciati adeguati spazi di autonomia che le leggi statali e quelle regionali, nell'esercizio della potestà legislativa concorrente, non possono pregiudicare (Corte Cost. n. 13/04).
Si tratta quindi di definire l'ambito in cui si colloca l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche ed il rapporto tra l'autonomia delle istituzioni scolastiche e tutti gli altri soggetti istituzionali che operano nel sistema scolastico (Ministero, Regione, EE.LL., ed anche INVALSI).
Il problema non è quindi se l'autonomia è compatibile con un sistema di regole che si devono osservare e con forme di verifica dell'attività svolta; il problema è chi deve stabilire queste regole ed i limiti di esse e chi e come deve verificare.
In primo luogo è però necessario mettersi d'accordo sul concetto di autonomia; difatti senza dubbio l'autonomia delle istituzioni scolastiche è volta a realizzare un sistema scolastico più flessibile e più diversificato in relazione alle specifiche esigenze; ma autonomia è anzitutto garanzia del pluralismo culturale nella scuola statale e quindi è anzitutto garanzia di indipendenza della scuola dagli esecutivi ed in primo luogo dal Ministro.
Autonomia è quindi garanzia che la scuola statale sia la scuola di tutti ("pubblica") e non quindi ministeriale (o degli assessori).
In questo senso l'autonomia scolastica trova il suo fondamento giuridico, più che nell'art. 127 che l'ha esplicitata, nel principio della libertà di insegnamento sancito nell'art. 33 Cost.
Fuoriregistro - 07-04-2005
Come avevamo preannunciato la decorrenza giuridica, favorevole alle lavoratrici madri del comparto scuola, ha valore retroattivo rispetto alla stipula definitiva della nuova sequenza contrattuale avvenuta il 2 febbraio scorso.

Gli effetti ...
una lettrice - 06-04-2005
Riceviamo e pubblichiamo con l'avvertenza che la nostra interlocutrice ha espresso il desiderio di restare anonima. Una richiesta che rispettiamo.

Gentili Sigg.,
Sono una docente a tempo indeterminato dal settembre del 1998, che all'epoca aveva ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 06-04-2005
Mentre il dolore, in certa qual misura sincero delle genti del pianeta Terra di tutte le religioni e confessioni per la scomparsa di cotanta umana figura non tende a lenirsi in attesa dell’evento finale, urge restituire all’Uomo venuto dall’Est la sua piena dimensione umana che sfugge sempre alle commemorazioni del momento.
E tutto ciò è reso necessario affinché dell’Uomo risplendano i meriti grandiosi e storici, al pari delle Sue umane “ debolezze “, intese nella accezione piena della pratica del potere secolare che permea anche la figura del pontefice massimo di Roma.
A tal proposito propongo la testimonianza di Maurizio Chierici apparsa sul quotidiano ‘ l’Unità ‘ col titolo “ Tutti i muri che non ha abbattuto. “

“ ( … ) … è stato detto e scritto quasi tutto, ma non tutto sulla storia di un pontefice che ha vinto una sola battaglia contribuendo alla frana del comunismo, purtroppo perdendo quasi tutte le altre.
Si era illuso di sfidare i poteri che governano il mondo invocando dignità e pace per ogni essere umano.
Lo hanno ascoltato quando la convenienza dell'economia voleva liberarsi di un avversario ormai in declino, eppure ancora fastidioso.
La spiritualità del Papa polacco serviva a coprire armi e scudi spaziali che Reagan stava spendendo per inginocchiare Mosca.
E la democrazia torna a Varsavia. Cadono i muri, si scioglie l'impero dei soviet e fra le rovine vengono alla luce gli orrori.
Per fermare Wojtyla provano ad ucciderlo, ma il Papa che cade e rinasce dà la spallata decisiva. L'Europa cambia faccia: gli deve tanto.
Vincenzo Andraous - 05-04-2005
In questo angolo di ricordi mi coglie impreparato l’avvento di un volto, il tuo, caro Padre.
Nei giorni scorsi, questo spicchio di infinito è diventato un taglio dove ferire i colori, per la tua bocca improvvisamente di lato………..Dischiusa.
Ti ho ...
Autori Vari - 04-04-2005
Grazie perché sei stato così totalmente affidato a Cristo, che attraverso di te ne ho conosciuto lo sguardo, l’unico che raggiunge il desiderio della felicità e vi corrisponde...

...Il nostro Papa montanaro sulle alte cime bianche,
ha sempre sostenuto le sue creature forti o stanche.
Ha sorriso anche nel momento del dolore,
Lui rimarrà per sempre nel nostro cuore.
Gemma Gentile - 02-04-2005
Sapevamo già della riforma costituzionale di questo governo, come avevamo già saputo della pessima e scandalosa riforma della Giustizia. Sapevamo anche del disegno di legge che intende riconoscere i traditori di Salò con la qualifica di "militari belligeranti", equiparandoli sostanzialmente alle forze di liberazione nazionale. C'eravamo anche indignati di fronte alla recente propaganda sulle foibe, perché avevamo intuito a cosa mirasse. Ci aspettavamo pure i due decreti "pasquali" del diritto-dovere e e dell'alternanza scuola-lavoro, perché viviamo ogni giorno nella scuola il dramma di una riforma, volta a distruggere la pubblica istruzione diritto costituzionale inalienabile... Ma è stato proprio in questo clima pasquale, greve di minacce per la società italiana, che è apparso in tutto il suo drammatico e realistico quadro il calvario della nostra giovane democrazia. E' stato allora chiaro (lo era già, ma ai miei occhi in modo meno evidente) che il disegno che abbraccia tutti questi attentati alla nostra vita sociale è unico, fa parte di un progetto complessivo. Si è indagato sulle forze economiche del mondo globalizzato che hanno interesse a destrutturare il Paese, a privatizzare i servizi, a flessibilizzare e precarizzare il lavoro e ad indebolire il sindacato. Tutto verissimo e importantissimo. E' necessario anche indagare sulla matrice storica di quanto accade.
Grazia Perrone - 01-04-2005
La “leggenda metropolitana” che attribuisce alla Moratti il (de)merito di aver “privatizzato” la scuola statale è dura a morire. Alla Moratti, al contrario, va riconosciuto il merito di aver evidenziato – coniugandole in “chiave” liberista – le contraddizioni delle norme (recepita anche nei CCNL) “partorite” in regime di concertazione e “perfezionate” dai governi di centrosinistra.
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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