Anno scolastico 2005-2006 - mese di ottobre
Quinta C - 31-10-2005
LAVORO DI GRUPPO
coordinatrice: Fiorella Pasquariello
Classe quinta sez.C Scuola elementare "Ravaschieri"
Anno scolastico 1978/'79

La scuola, come tutti sappiamo, è un luogo dove si insegna e si impara. Sarebbe meglio dire luogo in cui si ...
Laura Tussi - 31-10-2005
Verso l'impegno e il senso di responsabilità

Il bello non è l'unico contesto significativo per un'educazione all'impegno e alla responsabilità. Da un punto di vista metodologico, il percorso più efficace è centrato sulla difficoltà che dovrà prevedere un impiego minuziosamente ponderato dell'aiuto lungo l'asse che va dalla totale autonomia alla cooperazione. Il ragazzo stimolato dalle potenzialità di divertimento in modalità più sofisticate e dal desiderio di mettersi alla prova, avrà occasione di imparare non solo a non arrendersi di fronte alle difficoltà, ma anche scoprire che adattando il suo intervento ai vincoli che la realtà presenta, potrà contribuire decisivamente alla modificazione di quella stessa realtà.

Come l'educazione al bello anche l'educazione al difficile risulta sostanzialmente una strategica dinamica processuale di formazione della capacità intenzionale: è una modalità per offrire al ragazzo la potenzialità di autopercezione, quale attore di un ruolo, di un copione, di una parte di storia che gli spetta e che gli è dato vivere. Il percorso educativo e rieducativo deve anche costruire ambiti che consentano al ragazzo di problematizzare la sua nuova dislocazione nel mondo, rispetto agli altri.
Stefano Borgarelli - 29-10-2005
Com'è noto da tempo, la scuola, da sola, non ce la fa ad affrontare le sfide del futuro (non quelle del presente, fronteggiate dagli insegnanti ogni volta che suona la campanella, e loro entrano in classi di 27, 28, magari 30 studenti, con dentro un po' di stranieri, che alla sfida, nel presente, non guastano).
Al tramonto come istituzione obsoleta, mera agenzia tra altre (mille) agenzie, la scuola entra nel futuro solo se innova (investe) nella qualità. C'è chi osserva che già dal 2003 (eravamo disinformati), nuovi orizzonti si sono dischiusi: "La certificazione di qualità ISO 9001:2000 ha avuto recentemente nelle scuole un'impennata, prevalentemente dovuta al fatto che dal 2003 gli istituti che fanno formazione, per accedere ai fondi europei devono accreditarsi presso le Regioni che spesso richiedono la certificazione di qualità come criteri [sic] di selezione." (Rapparini M., ISO 9001:2000 nelle scuole, www.certificazione.info)
Ecole e ReteScuole - 29-10-2005
La rivista Ecole e ReteScuole promuovono un appello rivolto alle organizzazioni sindacali e ai candidati alle elezioni, che sarà, in particolare, sottoposto alla Fabbrica dell'Unione, dopo la raccolta.

Cari amiche/i e colleghe/i,

la cosiddetta ...
Grazia Perrone - 29-10-2005
Già nel gennaio 2005 in una corrispondenza da Parigi Bernard Cassen si chiedeva - retoricamente - "Come sfuggire alla dittatura dell'inglese".
Ora il MIUR si adegua alla tendenza comunitaria e - nell'allegato D/bis al decreto legislativo 17 ...
Francesco Paolo Catanzaro - 29-10-2005
Difficoltà nella capacità di leggere e scrivere in modo corretto si osservano quotidianamente a scuola.
Secondo la definizione scientifica più recente la dislessia è una disabilità dell'apprendimento di origine neuro biologica che si manifesta da ...
Cobas scuola - 28-10-2005
VENERDI' 25 NOVEMBRE
SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO DELL'INTERA GIORNATA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
ROMA, PIAZZA ESEDRA ORE 10

Il successo della manifestazione nazionale del 15 ottobre contro la direttiva Bolkestein che ha visto scendere ...
Benito Corrao - 27-10-2005
È giusto, oggigiorno, che una persona con la più alta carica istituzionale nel campo della cultura, perché l'espressione massima dell'Istruzione, sembri volere ripudiare da tempo il proprio naturale cognome di nascita per utilizzare, forse con più profitto, quello più noto del consorte?
Se la risposta in merito dovesse essere positiva, prego gentilmente gli interessati lettori di rinunciare a leggere il relativo prosieguo della presente.
Se invece la risposta fosse negativa, come credo debba essere più giusto, allora siamo al cospetto, a dir poco esilarante, di chi non sembra mostrare più tanto rispetto ed amore verso i propri natali che, oltre a donare la vita, assegnano anche un nome da utilizzare, piaccia o meno, fino alla fine della vita!
Ciò sta accadendo nella nostra bella Italia dove un ministro, di sesso femminile, in maniera imperterrita continua a farsi chiamare semplicemente con il cognome del proprio marito, senza che i suoi poveri "sudditi" cittadini abbiano mai avuto modo di conoscere il suo vero cognome: LETIZIA BRIGHETTO ARNABOLDI meglio nota come LETIZIA MORATTI, ministro della pubblica istruzione (oggi inteso come MIUR).
Forse qualcuno ha mai letto, conosciuto o sentito parlare della Riforma scolastica di Letizia Arnaboldi Brighetto? Credo proprio di no, perché ormai ci hanno obbligato ad assimilare "Letizia Moratti" in tutte le salse ed in tutte le sue manifestazioni.
Liliana Liborio - 27-10-2005
Sparisce con la Riforma della scuola l'indirizzo Ragionieri Programmatori Mercurio. Senza se e senza ma. Potremmo spendere fiumi di parole sull'utilità e l'efficacia di tale corso di studi, ma lo testimoniano già ampiamente le richieste fatte dalle ...
flc-cgil - 27-10-2005
Non abbiamo mai pensato che la riconduzione a 18 ore delle cattedre al di fuori dell'ordinamento potesse produrre effetti positivi, casomai oggi, dopo tre anni, bisognerebbe chiedersi se siano tornati i conti di Tremonti visto che quelli della ...
Lilia Manganaro - 26-10-2005
Anffas Nazionale ha predisposto, all'inizio di questo anno scolastico, una lettera per il Ministro Moratti affinché, tra i diversi adempimenti, sollecitasse i responsabili dei diversi gruppi di lavoro istituzionali e/o interistituzionali a riprendere le proprie attività e predisponessero calendari di incontri, come prevede la norma; questo perché Anffas, attraverso lo Sportello Nazionale Scuola, è consapevole del bisogno dei genitori di trovare dei luoghi di ascolto e di progettualità che permettano di non esasperare il disagio che, talvolta, l'accoglienza nella scuola determina e che spesso si traduce in una richiesta, non sempre giustificata, di aumento delle ore di sostegno.
Per conoscenza Anffas ha inviato la lettera alle associazioni e alla stampa interessata al tema dell'integrazione. Di rimando si è avuto il silenzio da parte del Ministero come da parte di chi avrebbe dovuto rafforzare la richiesta; soltanto in un caso è stata manifestata la difficoltà a condividerne alcuni contenuti.
Si riconosce che il tema affrontato presenta elementi di complessità e che pertanto è opportuno analizzare alcuni aspetti contenuti nella richiesta al Ministro.
Terza E - 26-10-2005
C'era una volta la strega Infaustina. Era alta alta e magra magra. Aveva sulla punta del naso un brufolo grosso grosso e grigio grigio. I suoi occhi di color arancione diventavano rossi rossi quando lei si arrabbiava. Al posto dei capelli aveva tanti ...
Genet Mehari - 26-10-2005
Riceviamo e diffondiamo la lettera scritta da un'immigrata alla redazione di Nuove schiavitù, che ringraziamo per la disponibilità. Genet si definisce "schiava per legge". La legge in questione è la "Bossi- Fini".

Rischio di essere clandestina, ...
La Voce - 26-10-2005
Questa settimana la riforma Moratti sullo stato giuridico va in approvazione definitiva alla camera, probabilmente ricorrendo nuovamente allo strumento della fiducia. Da più parti sono stati sollevati dubbi sull'efficacia reale di questa riforma, che potrebbe essere sostanzialmente inapplicabile. Tra i tanti nodi che restano irrisolti vi è quello dell'autonomia effettiva delle università nel reclutamento del personale docente, oltre che quello di assicurare meccanismi di selezione maggiormente meritocratici.
I problemi di funzionamento dell'università non sono solo legati all'organizzazione interna, ma anche al reclutamento e alla produttività dei docenti, specialmente in un contesto in cui il divario territoriale si riflette anche sulle competenze acquisite dagli studenti o di transizioni sempre più incerte in mercati del lavoro segmentati. La valutazione della ricerca è il tema chiave, ma anche un punto debole di una riforma che sembra poco utile.
Anna Pizzuti - 25-10-2005
Ero tornata a casa, ieri sera tardi, dopo cinque ore di scuola, nel corso serale. Contenta per il lavoro fatto, contenta per lo stare insieme allegro e partecipe, per le discussioni, per quello che avevamo progettato di fare oggi. Mi aveva ...
gelli - 25-10-2005
Nel sito della FLC, ex cgil scuola, leggo:

"Le problematiche emerse nella gestione e nella stessa fase di avvio del primo concorso ordinario dei Dirigenti Scolastici impongono una discussione aperta sulla futura sostenibilità di tale percorso. ...
Gaetano Passarelli - 25-10-2005
Riflessioni (molto amare) di un insegnante di Fisica Applicata

Da qualche giorno anche l'ultimo Decreto attuativo della legge di Riforma della Scuola è stato approvato. Se ne è parlato in TV e sui giornali:
- Finalmente una nuova Riforma della Scuola, dopo decenni dalla Riforma Gentile -
Bene, guardiamo allora da vicino cosa cambia con questa Riforma.
Prendiamo un caso solo, però emblematico, e prendiamo un caso che conosco bene:
l'insegnamento della Fisica, in particolare dal punto di vista sperimentale (che è poi il comune denominatore di tutti gli Insegnanti Tecnico Pratici).

Chi scrive, infatti, è un insegnante di Laboratorio di Fisica e Fisica Applicata.
Ma che vuol dire insegnare Laboratorio di Fisica? Per capirlo bene, la cosa migliore sarebbe farlo, ovviamente, posso comunque provare a dare un'idea di che cosa sia.

Fare Laboratorio di Fisica, ad esempio, permette agli studenti di poter VEDERE cosa vuol dire "largo un ventesimo di millimetro": si prende un calibro e, tutti insieme, si guarda quanta luce passa da un ventesimo di millimetro.

- oppure -...
Venceslao Boselli - 25-10-2005
Consentitemi una riflessione sulla riforma della scuola secondaria appena approvata. Conosco bene la realta' della mia disciplina e da considerazioni legate a quella vorrei partire.

Per comprendere meglio e' necessario conoscere l' assetto attuale della disciplina. i contenuti delle "discipline geometriche" nel liceo artistico ordinamentale di prima sezione (indirizzo figurativo) sono impartiti in tre insegnamenti:
• disegno geometrico 132 ore al primo anno, 99 al secondo.
• prospettiva 132 ore al terzo anno, 132 al quarto
• elementi di architettura 66 ore al secondo anno, 132 ore al terzo, 132 ore al quarto
Per un totale di 825 ore nel corso di quattro anni.

La riforma prevede 66 ore di insegnamento nel primo anno e 66 nel secondo per un totale di 132 ore nel corso di cinque anni.

Riporto lo stralcio degli Osa del liceo artistico che riguarda le 66+66 ore annuali previste per l'insegnamento delle discipline geometriche.
ricordo che tale insegnamento e' un insegnamento "grafico" che contempla tempi necessari al trasferimento alle e dalle aule laboratorio nonche' alla predisposizione del materiale necessario per le esercitazioni.
Per favore non ridete...
Seconda E - 24-10-2005
Un paesino, di nome Farfalandia, era simile ad un giardino. Al posto delle case c'erano i fiori. Tanti fiori dai lineamenti umani. Bellissimi, profumatissimi, coloratissimi. Erano abitati dalle farfalle e dai loro sovrani: il re Etar e la regina Emar.

Etar ed Emar erano molto buoni. Non dettavano leggi. Non si ritenevano superiori. Non avevano servi. Erano amici di tutti.

Farfalandia era un paese speciale.

Un episodio davvero singolare scombussolò la vita della popolazione.

In un'aiuola sbocciarono delle rose blu. Le farfalle, alla vista di quelle rose dal colore insolito, restarono a bocca aperta.

Volarono poi ad informare il re.
Francesco Paolo Catanzaro - 24-10-2005
Il nuovo documento scolastico, il portfolio delle competenze, si presta ancora ad accesi dibattiti con differenti posizioni, spesso in antitesi tra di loro.
Al di là delle posizioni sindacali, epistemologiche, di contrattazione nazionale sulla nebulosa figura del tutor (docente super partes - e con quali competenze?- oppure equipe psicopedagogia, che molto spesso sa demandare il compito all'ex coordinatore, con non sempre riconosciuti incentivi reali all'azione di compilatore, coordinatore, sportello genitori- alunni-docenti) il portfolio a poco a poco è diventato una necessità documentaria, che possiamo definire " Archivio della storia cognitiva" dell'alunno, osservato scrupolosamente dal garante della privacy onde evitare eccessi nella manipolazione e diffusione di dati sensibili.
Ecco che nell'accortezza il portfolio diventa strumento di conoscenza, valutazione ed orientamento rivolto all'alunno e alla famiglia, che "dovrebbe" essere lasciata libera nella decisione di offrire i dati certificati nell'iniziale "percorso" scolastico del figlio, ai docenti degli ordini scolastici seguenti....
M.Cristina Mazzola - 24-10-2005
Il piano denominato 'e-Europe', varato dalla Commissione Europea nel 1999 e successivamente revisionato, si prefigge di sviluppare l'informatica nei Paesi membri e di incentrare entro il 2010 l'economia dell'U.E. sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo.
Tale conoscenza per ogni giovane europeo dovrà sicuramente abbracciare la sfera informatica.
E si potrà raggiungere se 'ogni cittadino, ogni scuola, ogni impresa, ogni P.A.' sarà messa in rete, in 'una cultura d'impresa pronta a sviluppare nuove idee'.
E' necessario lavorare lungo due filoni, distinti ma collegati fra loro:
- favorire accessi facilitati ad Internet in termini di tempi, spese e sicurezza per privati, scuole, imprese, uffici pubblici
- promuovere attività di formazione per un uso diffuso e consapevole degli strumenti
Di quest'ultimo punto, all'interno di 'e-Europe', si occupa 'e-learning'.
L'obiettivo è quello di avere scuole cablate, con computer in ogni aula collegati in Intranet e ad Internet in larga banda.
In particolare si individuano quattro sotto obiettivi:
- infrastrutture: un buon numero di computer con accessi ad Internet in tutte le aule di scuole collegate a reti di ricerca in ambienti di apprendimento per docenti, studenti, genitori
- servizi: incentivare la produzione didattica multimediale europea
- reti didattiche: campus virtuale di università, scuole, centri di formazione e di risorse culturali (European Schoolnet)
- formazione: rivolta sia a tutti gli studenti (per saper usare le nuove tecnologie al completamento del corso di studi) sia ai docenti (per una professionalità che integri le competenze disciplinati e quelle tecnologiche)

Nel nostro Paese sono state recepite le direttive europee; in particolare al Ministero dell'Istruzione si intende mettere a disposizione dello studente un accesso on-line per informarlo sui principali servizi relativi all'istruzione ed all'Università.
Per raggiungere questo scopo, è necessario sostituire il vecchio Sistema Informativo, passando dalla concezione obsoleta di un supporto amministrativo interno a quella di un supporto integrato al servizio
- dei cittadini per operazioni amministrative
- dei docenti per l'organizzazione della didattica
- della scuola in senso lato come comunità virtuale
- degli enti locali
- degli studenti per conoscere agevolazioni e servizi.
Per ottemperare alle direttive del DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) 2002-2006 in relazione alla diffusione dell'informatica si intende potenziare le attrezzature hardware degli istituti scolastici...
Carla Andreolini - 24-10-2005
REGISTRO ON LINE : DI CHE SI TRATTA

Rendere visibili assenze e voti in rete (nel sito web ufficiale del Liceo..)

MOTIVAZIONE UFFICIALE DEI SOSTENITORI DI TALE PRATICA : la trasparenza!

Modalità di registrazione:

- per le ASSENZE
La segreteria o gli insegnanti (è tutto da decidere ...) dovrebbero registrare giorno per giorno le assenze degli studenti per consentire ai genitori ( tramite una password) di sapere quando il figlio / la figlia non sono a scuola

- per i VOTI
Gli insegnanti dovrebbero registrare i voti assegnati

I genitori, dotati di password, potrebbero così controllare frequenza e voti dei figli, ogni volta che lo desiderino .

Una questione pratica : perché le operazioni possano essere effettuate in tempi compatibili con quelli scolastici ( e consentitemi la battuta : in tempi compatibili con la lunghezza della vita biologica dei docenti), in ogni aula dovrebbe esserci un computer in rete ...
Ciò non sembra essere realizzabile

I sostenitori di questa iniziativa affermano che "in fondo tali operazioni si possono fare in pochi minuti" anche senza un computer in classe.

Ora penso che gli studenti possano testimoniare che molti sono i minuti dedicati ogni giorno, ogni ora, alle registrazioni su cartaceo (registro di classe e personale).
Oltre a queste registrazioni gli insegnanti dovrebbero registrare il tutto anche in un p.c. in rete ... (recarsi dove il p.c. sia disponibile : ci sia, e sia "libero" ).

Tutto ciò
- o a spese del tempo da dedicare alla lezione (uso un termine tradizionale);
- o a spese del proprio tempo (in tale modo sarebbe introdotto un volontariato obbligatorio - nota 1)
La scuola di oggi è una scuola che si vede tagliare continuamente i fondi, tagliare fondi per i laboratori, per i materiali, per il sostegno ai ragazzi con handicap, per le supplenze, per ...
Nello stesso tempo chi taglia i fondi vorrebbe, almeno a parole, risultati sempre migliori in termini di apprendimento degli studenti, ed esige impegni di lavoro sempre maggiori per i docenti.
Impegni che purtroppo hanno poco o nulla a che vedere con la qualità dell'insegnamento / apprendimento!.....
Cobas scuola - 24-10-2005
Con la sentenza n. 279 del 7 luglio 2005 la Corte Costituzionale si è espressa a proposito dei ricorsi promossi delle Regioni Emilia- Romagna e Friuli-Venezia Giulia, sulla legittimità costituzionale di alcuni articoli del Dlgs 59/2004 (il decreto ...
Vincenzo Staiano - 22-10-2005
Davanti al liceo classico di Brescia, c'è una ringhiera. È posta proprio di fronte al portone principale di modo che l'entrata e l'uscita degli studenti e dei professori è possibile solo da destra e da sinistra, non per vie centrali; così fatta pare un ostacolo, ma la sua vera funzione è di proteggere gli studenti, che lì si accalcano, dal traffico delle auto della strada vicina.
Innumerevoli volte, finita l'ultima ora di lezione, mi sono ritrovato in quella confusione e mi ha sempre fatto pensare come tutti gli studenti una volta davanti a quella ringhiera risolvessero l'amletico dilemma di scegliere in quale direzione andare - destra o sinistra? - senza difficoltà. Certo la scelta sarà stata condizionata dalla meta da raggiungere: il pranzo pronto a casa, l'auto di qualche genitore in attesa parcheggiata sul marciapiede, le fermate degli autobus o delle corriere... tutti sembravano avere un posto da raggiungere e la ringhiera quasi ne facilitava il defluire delle persone.
Spesso e volentieri mi sono seduto proprio su quelle sbarre di metallo, perché per me avevano un significato maggiore. Durante gli anni del biennio erano il punto di ritrovo con i compagni di classe, che ci fosse caldo o freddo non aveva importanza. Ricordo ancora i compiti copiati o i ripassi di date e luoghi mai visti, prima di entrare nella classe-trincea. Le chiacchiere seduti in bilico su quella ringhiera davano la sensazione di essere diventati finalmente grandi: i tempi della scuola media, magici ed estremamente spensierati, erano finiti e la tensione quotidiana data dai voti, dai nuovi professori, ma soprattutto dalle nuove regole comportamentali - i rapporti formali e burocratici della scuola media superiore - facevano percepire la via verso la maturazione, l'ingresso nella società dei grandi. Ad ogni modo le cose erano cambiate.
Giulia Maninetti - 22-10-2005
Le equazioni chimiche, l'Orlando furioso, i versi di Lucrezio e l'apparato digerente: tutte nozioni, tutto "mandato giù" a memoria. Così prende otto, o nove forse, se sorride un po' di più e porta la cosiddetta ricerchina. Nessuna preoccupazione per i genitori, ansiosi per il suo futuro, e così la lasceranno uscire quando vuole e lei non avrà problemi. Lisa ha 17 anni, frequenta il quarto anno di liceo ed è brava a scuola, è brava senza studiare nemmeno troppo, le piacciono le materie che studia ma non il modo in cui gliele insegnano.
A volte ha l'impressione che gli insegnanti atrofizzino la sua curiosità: vedere i suoi compagni lobotomizzati guardare il professore e annuire, la demoralizza. Nella sua classe c'è la gara al voto, sono tutti pieni di un'invidia e di una competizione incomprensibile. Chi studia di più, avrà il voto più alto, chi dice più cose, sarà il più premiato dai professori, e chi ha il voto più alto, diventa il migliore; e non importa se ha capito o no, non importa se l'argomento gli interessa o meno. E il suddetto Migliore studia tutte le materie allo stesso modo, e per loro va bene così. Che il suo studio non sia consapevole è ormai irrilevante: primeggia, e questo basta.
"E la cosa più assurda -dice Lisa - è che gli insegnanti sembrano incoraggiare questa competizione che a volte diventa addirittura crudele".
Lisa è sfortunatamente capitata in prima fila, ma vicino alla finestra e, talvolta, durante la spiegazione stanca di un professore annoiato, il suo pensiero vola fuori, da tutt'altra parte, tra le righe di quel bel libro letto l'ora prima, alla ricerca di quella creatività e quello spirito d'iniziativa che la scuola le ha un po' spento. Le tornano ripetutamente in testa le frasi di un libro letto qualche anno prima e tanto amato...
Valeria Spadini - 22-10-2005
Come Sigismondo di "La vita è sogno" (Calderon Della Barca, 1673), anch'io, fino a non molto tempo fa, vivevo in un sogno.
Nel sogno, anzi, nell'illusione della parità dei sessi, della completa emancipazione del mondo femminile; sognavo che la mia finestra, senza inferriate, fosse aperta sulla vita. Vivevo bene nella mia prigione, poiché fin dalla nascita non avevo visto altro, né sapevo che esistessero alternative.
La libertà l'ho raggiunta con le parole, parole stampate su libri, libri scritti da donne. E' stato un processo lungo,anzi è ancora in corso, e ogni giorno che passa mi sento più consapevole, più libera, più donna. Per compiere questa impresa, ritrovare me stessa, posso contare solo sulle mie forze e il sostegno di poche altre persone. La «scuola, nome comune femminile» (titolo di un libro di Vita Cosentino - appartenenente alla comunità filosofica di Diotima) è infatti neutra, non tiene conto delle differenze tra i sessi. Ma una scuola neutra in un mondo maschile come può essere se non maschile?
Diamo un'occhiata alla storia, alla letteratura, alla filosofia, dove i protagonisti sono sempre e irrimediabilmente gli stessi. Forse le donne non erano ancora state inventate? Oppure dove stavano?
Stavano, come Jane Austen, nelle loro stanze, nascondendo i loro scritti a ogni minimo rumore, i propri pensieri ad ogni domanda, se stesse ad ogni sguardo; oppure, come George Eliot, pseudonimo maschile di Mary Ann Evan, mascheravano e rinunciavano alla propria femminilità per essere accettate dalla letteratura maschile.
Col passare degli anni alcune donne uscirono dall'ombra: Virginia Woolf, Hannah Arendt, Simone Veil, Edith Stein e molte altre. (Tutte le donne nominate sono filosofe e scrittrici del periodo che va da fine '800 a metà '900)
Molte di loro, però, pagarono un prezzo altissimo: «Le conquiste dell'emancipazione femminile le avevano consentito l'accesso a un ambito dove non c'era spazio per il riconoscimento della specificità femminile: una donna filosofo poteva esistere solo a patto che non mettesse in questione l'egemonia del discorso maschile», così come in ogni altro ambito culturale, racconta Maria Zambrano, pensatrice spagnola del '900. Il loro ingresso nel mondo è avvenuto in punta di piedi, sotto altre sembianze e accompagnato da un senso di inadeguatezza. Loro per prime non si sentivano all'altezza di una cultura che le ha sempre rifiutate e accettate solo a prezzo della rinuncia di una parte di sé.
La loro assenza o il solo accenno nei nostri libri di testo parlano da sé.
Dalla mia personale esperienza, ho notato che anche i professori più «aperti» ci propongono scontri tra ricchi e poveri, tra oppressi e oppressori, tra borghesi e proletari. Tralasciano però di parlare di un conflitto trasversale che prescinde dalle classi sociali e che ha sempre accompagnato la storia: quello tra il femminile e il maschile.
Flc Cgil - 22-10-2005
Riceviamo e volentieri pubblichiamo - Red

Un nuovo temine è comparso in questi giorni: quello del liceo vocazionale. Questo non significa però che i licei da otto che erano diventino nove. "Vocazionale" è solo un anglicismo che sta per ...
Cub scuola Torino - 22-10-2005
lo sciopero e la manifestazione organizzati dalla CUB e dal sindacalismo di base

Lo sciopero e la manifestazione di oggi, venerdì 21 ottobre, sono pienamente riusciti: decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, di tutti i settori pubblici e ...
Grazia Perrone - 22-10-2005
Ecco cosa accade nella "rossa" Emilia Romagna. A denunciarlo - in una nota che sarà affissa in tutte le bacheche scolastiche emiliane e romagnole - è il coordinatore regionale di uno dei cinque Sindacati rappresentativi del comparto scuola. Anche ...
Mario Menziani - 22-10-2005
Anno secondo della neoscuola. Mese primo: 17 ottobre 2005.

Decreto legislativo 17 ottobre 2005 , Articolo 25: (Insegnamento dell'inglese, della seconda lingua comunitaria e della tecnologia)
1. Al fine di raccordare le competenze nella lingua ...
Stefania da Milano - 21-10-2005
Cari lettori,
ecco cosa dice la legge n. 176 art. 31 del 27 Maggio 199:

- Gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e di ...
Stefano Borgarelli - 21-10-2005
"In un appassionato editoriale, Ferrara ha fatto suo, rincarandolo, l'accostamento fra la Shoah e l'aborto: pazzia, forse donchisciottesca, ma pazzia."
Su questo giudizio di Sofri (la Repubblica, 30/9/05), che seguiamo sempre con grande attenzione, ...
Virginia Mariani - 20-10-2005
Provate a immaginare quella situazione nella quale intuite che le cose stiano così ma in cuor vostro desiderate ardentemente che così non sia... e, soprattutto, che questa resti solo e soltanto una sensazione che non trovi mai ...
Giovanni D'Agata - 20-10-2005
Quando l'azienda licenzia un dipendente "scomodo", colpevole di aver denunciato una clamorosa "frode" ai danni dei consumatori

Ha denunciato l'alterazione, da parte della Compagnia d'assicurazione da cui dipendeva, dei dati relativi ai sinistri e di risarcimenti "gonfiati"a vantaggio di alcuni "fortunati"ed a danno dei molti consumatori.

Ha denunciato la politica della Compagnia d'assicurazione che aveva fissato per ogni dipendente degli obiettivi da raggiungere in termini di numero di sinistri, loro liquidazione e aperture pratiche. Ha denunciato chi imponeva ai dipendenti di alterare i numeri e i dati delle pratiche, aprendo anche due posizioni per sinistro per lo stesso incidente, pur di raggiungere il traguardo prefissato.

Contro questo dipendente è cominciato, prima, il mobbing e poi si è passati al licenziamento.

Questa è, in sintesi, la storia di Giovanni D'Agata, un altro caso di mobbing "paramafioso e violento" nella "tranquilla" provincia italiana.
Brunello Arborio - 19-10-2005
Gravissime, irresponsabili e inconseguenti risultano le affermazioni dell'On. Angela Napoli, che nella seduta del 10 Ottobre della VII Commissione Camera ha sbrigativamente liquidato il problema del precariato asserendo il falso.
In maniera ...
Lucio Garofalo - 18-10-2005
"La durata delle cose, misurata a periodi, specialmente secondo il corso apparente del sole": questa è la definizione generica del concetto di "tempo" fornita da un comune dizionario della lingua italiana.

Eppure, proprio attorno a tale categoria ed a ai suoi molteplici significati (di ordine storico, filosofico, o di natura astronomica) si è come addensata una coltre di fumo accecante, densa di luoghi comuni e rozze ovvietà, che sono persuasioni assai diffuse nella vita quotidiana di noi tutti. Gli stereotipi sul "tempo" paiono proliferare senza soluzione di continuità, e quasi tutti, eccezion fatta per quei fenomenali campioni della lingua e del sapere umano, se ne servono abitualmente, forse inavvertitamente, magari per riempire il vuoto raccapricciante di certe conversazioni, in altre parole per coprire i "tempi morti" della nostra esistenza.

Sovente infatti, ci capita di ascoltare asserzioni totalmente insensate, che farebbero inorridire le nostre menti qualora fossimo soltanto un po' più attenti e riflessivi, meno pigri o distratti.
"Ammazzare il tempo", tanto per citare uno dei casi più dozzinali, è un modo di dire quantomeno sciocco perché non significa nulla se non che si uccide la propria esistenza.
La persona che "ammazza il tempo", cioè che impiega malamente il proprio tempo vitale, non sapendo cosa fare, non avendo interessi gratificanti, né occupazioni di tipo mentale (come leggere e scrivere) o di carattere fisico (come gli sport), tali da motivare il vivere quotidiano, non coltivando passioni che potrebbero impreziosire la qualità del proprio tempo esistenziale, finisce per annichilire sé stessa, divenendo un essere ansioso, depresso, accidioso, ma non ozioso...

E' d'uopo comprendere che il tempo (quello vitale) degli individui, dell'esistenza quotidiana di ciascuno di noi, rappresenta una risorsa di valore inestimabile, non solo e non tanto sul piano economico-materiale, ovvero nel senso più venale e triviale del termine...
Maurizio Tiriticco - 17-10-2005
I Danai hanno condotto egregiamente la loro operazione! Regioni e sindacati avevano pensato di portare a casa un buon bottino, senza accorgersi che si trattava invece di un bel cavallo di legno! Così gli eroi del Miur, ricompattati da quell'abile ...
Giuseppe Aragno - 15-10-2005
La scuola superiore che ricordo da studente era un groviglio di contraddizioni. Classista e selettiva, privilegiava disciplina e nozione e poteva anche andar bene a chi aveva le carte in regola per frequentarla. Mi ci trovai per sbaglio - a quei tempi cominciava a capitare sempre più spesso a chi viveva di poco - per l'ostinazione appassionata di mia madre. Se n'era fatta una questione di vita o di morte che a scuola continuassi, lei, autodidatta, che per bisogno prima, per passione poi, aveva calcato con molto onore le tavole del palcoscenico e s'era ritirata, dopo aver rifiutato una "scrittura" del grandissimo Eduardo: mio padre riteneva che nella vita d'una donna stimabile il teatro non ci fosse posto per il teatro.
La preparazione per l'esame di ammissione - ce ne voleva uno perché ai proletari era riservato a spese dello Stato solo l'avviamento professionale - costò ai miei genitori una stretta di cinghia che arrotondò le entrate di un giovane procuratore legale. Cominciai che l'Armata Rossa entrava a Budapest e Che Guevara iniziava con Castro la rivoluzione cubana - mentre i computer a transistor si preparavano a mandare a casa le schede perforate - e me ne andai che il Sant'Uffizio - c'era ancora, ma chi se lo ricorda? - rinnovava la scomunica ai comunisti e la rivoluzione vittoriosa portava il guerrigliero Guevara alla testa della "Banca National": un Draghi rivoluzionario che poi sarà ministro. Ogni tempo ha gli uomini che merita.
Avevo la testa piena di declinazioni, recitavo D'Annunzio coi pastori d'Abruzzo e Omero, tradotto da Monti, mi aveva incantato per sempre con l'umanità del suo Ettore alle porte Scee. Devo dire che Achille non riscuoteva che rari consensi: operai o borghesi, venivamo da una guerra devastante, ferite dentro e fuori e il consumismo che s'annunciava non aveva ancora spento ricordi e umanità. Tranne i fascisti convinti e clericali codini, ognuno coltivava nell'anima una scintilla di solidarietà che faceva luce nel buio più profondo. Dei grandi dolori collettivi, la scia che più tarda a morire è la speranza.
Gianni Mereghetti - 15-10-2005
La Riforma della scuola è stata finalmente varata! Che la scuola avesse bisogno di una riforma nessuno può metterlo in dubbio, che sia questa la migliore delle riforme possibili si può discutere e che lo si faccia non più teoricamente, ma con un dato ...
Alba Sasso - 15-10-2005
E così, alla fine il Consiglio dei Ministri ha approvato i due decreti sull'sull'attuazione della riforma del secondo ciclo dell'istruzione e sui meccanismi di formazione e di reclutamento degli insegnanti.

Cade nel vuoto il segnale lanciato dalla ...
Giulio Merici - 14-10-2005
De Guerin è morto e la cosa mi crea più problemi di quanto pensassi. In classe, per il fatto, s'è creato uno scompiglio celato, nascosto. Niente accenni dell'insegnante di lettere, è uno scrittore troppo impudico per il mio collegio. Ma la notizia al "Louis le Grand" è circolata comunque. Tra gli studenti, all'entrata; nelle classi per via orizzontale, afferrando foglietti di carta e facendoli scivolare sulle ginocchia del vicino.
De Guerin e le sue opere hanno sempre esercitato fascino su di me, anche perché proibite, cancellate dalla cultura ufficiale. Ora però hanno avuto la massima influenza sulla mia vita. Hanno cancellato me dalla scuola.
Marc aveva piegato bene il biglietto con la segreta notizia, per passarlo lo aveva posato indifferentemente sul mio banco. L'ho letto schiacciandolo sul quaderno aperto alla traduzione delle massime ciceroniane. Quelle sì che sono cose da dire e ripetere in classe! Nessuno ha nulla da ridire se ti sente recitare frasi di una lingua morta per il puro gusto di sentirne il suono. Quello va benissimo. Ma quando distrattamente l'insegnante ha fatto cadere lo sguardo sul mio quaderno, scorgendovi le linee del biglietto, la sua reazione è stata ferrea.
Niente moderatio oraziana o pietà cristiana, voleva quel foglietto per evitare che qualcosa che era in quell'aula diventasse cultura. Sono stato combattuto. In fondo sul biglietto non c'era nulla di eclatante, niente insulti al professore o al collegio che pure li meritano. Non avrei avuto grandi guai. Certo, avrei dovuto confessare il mittente del foglio, inguaiando mezza classe, ma la cosa che m'ha fatto desistere è stata di tutt'altro genere. Non volevo dare in mano all'istituzione qualcosa che era unicamente legato al mondo esterno, alla nostra vera educazione. Una cultura che nasce da interessi e curiosità reali, non da imposizioni.
Far rientrare De Guerin nel putridume e nello squallore del collegio, sarebbe stato come ufficializzare anche la sua morte letteraria. Ho pensato che con Seneca e Virgilio avesse poco di cui discutere.
Noi studenti siamo sempre accusati (come se fossero caratteristiche negative) d'essere incoscienti e spensierati. E lo sono stato. Non ho pensato ai guai che avrei passato, al proseguimento dei miei studi. Il foglio non o volevo consegnare e l'ho inghiottito. Una gloriosa merenda.
L'accusa con cui sono stato espulso è quella di ribellione all'autorità dell'insegnante. Il grande problema della scuola è che è pronta solo ad insegnare e non ad imparare.
È il secondo istituto che cambio. Anche gli anni passati, al Collège Royal di Lione, erano stati di botte, di battaglie con i professori e i compagni, d'opprimenti malinconie, in una città bigotta e commerciante, cattolica e protestante. Per loro non conto nulla e non sarò mai nessun....
Maurizio Tiriticco - 14-10-2005
Mancano pochi giorni alla data fatidica del 17 ottobre! E' il giorno in cui scade la delega assegnata al Ministro Moratti per varare gli ultimi decreti legislativi che perfezionano la sua cosiddetta riforma, quello relativo alla formazione degli insegnanti e quello più atteso relativo al riordino del secondo ciclo di istruzione e formazione.
In questo momento nel bunker del Miur - altro che casa di vetro! - ministro, sottosegretari e direttori generali stanno dando gli ultimi ritocchi ai due provvedimenti. Nulla è dato sapere.
Vincerà il ministro che non vorrà perdere la faccia con le Regioni per l'impegno assunto di rinviare di un anno l'avvio della riforma e di sospendere la sperimentazione?
Vincerà il sottosegretario Aprea che, come sembra - tutto è secretatissimoooo! - vorrebbe invece forzare la mano e permettere a Forza Italia di cantare vittoria restaurando il testo originario del decreto?
Mistero! Ma, ciò che più offende non solo la democrazia ma anche il cosiddetto comune senso del pudore è che tutto avviene sulla testa della scuola, insegnanti, dirigenti, studenti, famiglie, tutte quelle componenti che il Ministro si vanta sempre di avere ascoltato - ricordiamo tutti le sue dichiarazioni agli Stati generali del 2001 - e di ascoltare costantemente!
Luigi Piotti - 14-10-2005
Torno a casa dalla redazione di scintilla sulla mia tipo grigia - cara tipo grigia sporca e graffiata, dentro e fuori, sopra e sotto. Questo è uno dei suoi ultimi viaggi: la settimana prossima arriverà a casa una nuova macchina, non ho ben capito neanche il modello. Insolito che mi affezioni a un oggetto, ma devo confessare che questa macchina mi mancherà. In fin dei conti va ancora! Non capisco proprio... per qualche rumorino, qualche vibrazione... mai nessuna macchina avrà la sua grinta!... mi godo il fruscio di ricerca di sintonia della radio tra una stazione e l'altra: io la radio la odio: "in cabina", "a tenerci compagnia" pimpanti rompipalle che non perdono mai un colpo, con tutto sotto controllo e sempre qualcosa da dire, per quel che dicono poi: «"depilato o natural?" tira ancora il " tipo da spiaggia"? tu che amante sei?». Troppe virgolette per i miei gusti, parlano come una rivista "trendy", poi la pubblicità, tutti che urlano cose a velocità stratosferica evanescenti come cose urlate a velocità stratosferica.
Comunque non sono innervosito, questo è un periodo fantastico di impegno e fermento, scintilla è tornata alla grande e io mi ci sono tuffato a capofitto. Sono due giorni che scrivo, e poi ho quella tranquillità carmica da pensiero assente.
Intanto percorro il ring verso sud, qui devo uscire verso San Polo, un'occhiata allo specchietto... già è caduto, come una foglia secca.
-Forza Ronzinante! -
Urlo delle gomme lisce al segnale verde.
Sto pensando a Iskra, ho deciso che sarà lei il soggetto del mio brano sul primo numero, la sua vicenda mi ha colpito tantissimo, non che sia strana o nuova o impensabile, anzi.
Ilaria Ricciotti - 14-10-2005
Se il centrosinistra perdesse le elezioni quale sarebbe il destino di questa scuola già ridotta a brandelli e che la stragrande maggioranza degli operatori, degli studenti e dei cittadini vuole bocciare?
Io personalmente non oso e non voglio sperare che il nostro sistema educativo ritorni in mano a questo governo. Sarebbe la fine di un modello scolastico, in passato il più delle volte vincente.
A coloro che hanno lottato per l'affermazione della scuola del diritto allo studio non rimarrebbe altro che emigrare o soccombere.
Un muro di gomma infatti non può essere penetrato. Esso ti fa rimbalzare all'indietro senza che tu possa scalfirlo.
Quei giovani che si sono diplomati o laureati e vorrebbero mettere a servizio degli altri se stessi, il loro entusiasmo e le loro capacità, non potrebbero di certo coronare i loro sogni nella loro terra. Dovrebbero da emigranti trasferirsi in terre lontane e servire altri popoli per sempre.
E gli altri?
Grazia Perrone - 14-10-2005
Non si spengono le polemiche dopo le, ambigue, dichiarazioni del diessino Andrea Ranieri al quale risponde - egregiamente - la collega Clara Bianchi rammentando al "sinistro" personaggio che, su alcuni temi messi in discussione oggi, (...)"ci ...
Milena Mencarelli - 14-10-2005
Ho incontrato Maurizio Maggiani per caso, in una assolata e afosa giornata estiva, lungo i binari di un'altrettanto assolata e calda stazione.
Il coraggio, o meglio, l'impudenza di avvicinarlo, mi è venuta così, improvvisamente e spontaneamente, quasi si trattasse di un amico ritrovato.
Mi sono congratulata con lui per la recente vittoria al Premio Strega, ma non era questo che avrei voluto dirgli...avrei voluto invece parlare di quello che mi passava in quel momento per la testa, così semplicemente, proprio come si fa con un vecchio amico.
Una volta tornata a casa ho avuto il tempo di arrossire per quella mia sfacciataggine e, per cercare di porvi rimedio, gli ho scritto una mail.
Ma la mia propensione alla petulanza è invece aumentata ed ho avuto l'ardire di chiedergli, per conto del sito di Telepax, addirittura un'intervista.
.....E Maurizio mi ha risposto.
Nonostante stia attraversando un periodo difficile e triste, Maggiani mi ha invitato a casa sua, per fare due chiacchiere.
E così eccomi qui, a premere il pulsante del citofono di casa sua.
Maggiani mi accoglie e mi fa salire alla terrazza che ricopre il tetto della sua casa alla Spezia: al centro dello spazio esposto al sole una grande e vecchia bagnarola, con dentro un ulivo carico di olive quasi mature.
E' un ulivo al quale Maggiani dedica molte cure: è facile immaginare lo scrittore mentre, con un paio di vecchie cesoie, attende all'arte delicata e fine della potatura.
Il posto d'onore che lo scrittore ha riservato alla pianta sembra alludere al bisogno di radicarsi, di mettere radici in un posto dove trovar riparo, dove trovare "sostio".
Ci sediamo sotto la frescura di un bersò, fra rose e gardenie fiorite, intorno ad un tavolo.
Maggiani, l'ho notato subito, ha avuto una giornata no; ma tant'è, ormai sono lì e sono pronta ad infierire, sottoponendolo alla prima delle proposte di riflessione che mi ero preparata.
Non ho il registratore con me, quindi quello che riporterò è solo il frutto della mia memoria, probabilmente alterato da impressioni, emozioni e suggestioni del tutto personali.
Ma, d'altra parte, anche "Il viaggiatore notturno" ha a che fare con la trascrizione di una narrazione orale, è un raccontare a memoria ciò che è stato vissuto.
"Ascoltate...", così comincia l'ultimo libro di Maggiani ed io, come il cantastorie tagil, cercherò di raccontare quello che ho visto, quello che ho sentito, lassù, sulla terrazza al centro dell'Universo, chiedendo si accolga, con amicizia, la mia incompleta ed imperfetta trascrizione.
Giulia Gamba - 13-10-2005
Nessuno cerchi un significato ulteriore per questo titolo e l'immagine che suggerisce.
Almeno per ora immaginate semplicemente uno sguardo di studente distratto.
Un bambino che lascia fuggire i suoi occhi lontano dal simulacro
di una maestra ...
Stefano Profetti - 13-10-2005
Non è vero che ci sono solo Rifondazione comunista, i Ds , i Verdi , i Comunisti Italiani, anche Di pietro vuole abrogare la riforma Moratti!

Dalla chat dell'Unità :

Domanda:
Cosa pensa di fare della riforma Moratti?

Risposta di Antonio ...
Ufficio Stampa on. Alba Sasso - 12-10-2005
Dicono NO ai decreti su prima formazione e accesso all'insegnamento e su secondo ciclo d'istruzione

I parlamentari dell'Unione hanno detto no oggi (11 ottobre) in settima commissione della Camera dei deputati al decreto legislativo sulla prima ...
Mario Piemontese - 11-10-2005
Se si confrontano il parere espresso dalla VII Commissione Istruzione del Senato il 28 settembre, lo schema di parere che la VII Commissione Cultura della Camera andrà probabilmente ad esprimere martedì 11 ottobre, e il documento prodotto da Confindustria e altre associazioni all'inizio di agosto, a proposito dello schema di decreto sul II ciclo, si possono trovare delle formidabili convergenze o se vogliamo coincidenze.

Vediamone alcune.

1. Art.1 comma 14 - Progetto "Campus" o "Polo formativo" - Governance.

Schema di decreto

I percorsi dei licei, ed in particolare di quelli articolati in indirizzi, di cui all'articolo 2 comma 8, possono raccordarsi con i percorsi di istruzione e formazione professionale costituendo, insieme, un centro polivalente denominato "Campus". Per la realizzazione delle finalità dell'intero sistema educativo e per l'attuazione di un forte legame con il mondo del lavoro, dell'economia e delle professioni, il Campus ha una struttura flessibile e organica, e fornisce differenti opportunità di istruzione e di formazione. Ognuno dei percorsi di insegnamento - apprendimento allocati nel Campus possiede una propria identità ordinamentale e curricolare, e assume una durata e una graduazione corrispondenti alla tipologia e al compito. Alla trasformazione degli attuali istituti di istruzione secondaria superiore, nei centri polivalenti di cui al presente comma, si provvede con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.

Senato

Occorrerebbe riformulare il successivo comma 14, onde chiarire che viene demandata ad apposite convenzioni tra le istituzioni scolastiche interessate la disciplina dello svolgimento in un'unica sede di percorsi liceali e di istruzione e formazione, in modo comunque da assicurare l'opportuno coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali e degli enti locali.

Camera

All'articolo 1, il comma 14 sia sostituito dal seguente: «14. I percorsi del sistema dei licei e quelli del sistema di istruzione e formazione professionale possono essere realizzati in un'unica sede, anche sulla base di apposite convenzioni tra le istituzioni scolastiche e formative interessate. Ognuno dei percorsi di insegnamento - apprendimento ha una propria identità ordinamentale e curricolare. I percorsi dei licei inoltre, ed in particolare di quelli articolati in indirizzi, di cui all'articolo 2, comma 8, possono raccordarsi con i percorsi di istruzione e formazione professionale costituendo, insieme, un centro polivalente denominato «Campus» o «Polo formativo». Le convenzioni predette prevedono modalità di gestione e coordinamento delle attività che assicurino la rappresentanza delle istituzioni scolastiche e formative interessate, delle associazioni imprenditoriali del settore economico e tecnologico di riferimento e degli enti locali»

Confindustria e altri

Per essere interlocutori qualificati del mondo produttivo ed economico del territorio i Poli necessitano di una governance, tale da garantire una regia tra i diversi attori del territorio presenti e relativi stakeholder. A tal fine sarà indispensabile prevedere un ampio coinvolgimento di tutti i rappresentanti del partenariato economico e sociale al fine di orientare le offerte formative alle esigenze delle aziende, ed all'occupabilità sostenibile, facilitando il coinvolgimento delle imprese in attività formative (alternanza, stage)...
Coordinamento Precari e Disoccupati della Scuola - provinci - 11-10-2005
In anticipo di una settimana, governo e maggioranza accelerano sugli Atti governativi nn. 530 e 535 e li mandano in Aula per la discussione e la votazione del parere. Tutto accadrà domani (martedì 11 ottobre), con la votazione in commissione.

Per l'Atto n. 535, "Schema di decreto legislativo concernente le norme generali ed i livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53", i pareri già espressi dalle commissioni 7^ di Camera e Senato, pronti per l'approvazione, hanno in sostanza accettato il rinvio di un anno della riforma del ciclo secondario, ma hanno anche invitato il governo a concederne la sperimentazione già a partire dall'anno prossimo (contro gli accordi della Conferenza Stato-Regioni).

Discorso ben diverso è quello sull'Atto n. 530 "Schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai fini dell'accesso all'insegnamento, ai sensi dell'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 53". Qui i parlamentari della maggioranza si preparano ad uno stravolgimento della legge di non poco conto.

Passaggi fondamentali sono quelli sul sistema di reclutamento (di cui peraltro il decreto non dovrebbe nemmeno parlare, non essendo contemplato dalla delega ricevuta) e sull'accesso dei sissini alla chiamata diretta attraverso albo regionale.
Per il sistema di reclutamento, le proposte della maggioranza contenute nel parere della 7^ commissione sono davvero curiose: innanzitutto alzano la percentuale di "iscrizioni extra" ai bienni di specializzazione, in eccesso rispetto al fabbisogno stimato, dal 10% al 30% (richiesta di origine sindacale davvero sconcertante). Già questo significa passare da un allargamento "fisiologico", che stima in circa un decimo gli abbandoni in corso di frequenza, ad un incredibile 30%, che avrebbe il senso di voler ritenere che una persona ogni tre che superano la selezione per entrare direttamente di ruolo sia destinata all'abbandono del progetto nel giro di qualche mese. In pratica questa "intelligente" versione del decreto nascerebbe creando già nuovo precariato: 3mila nuovi illusi ogni anno, che resterebbero a bocca asciutta ad aspettare non si sa che cosa.
Poi si indica, come criterio di selezione, invece della graduatoria di uscita dal biennio universitario (che sarebbe almeno un logico riconoscimento del merito), l'inserimento in un Albo regionale da cui le scuole attingerebbero i propri neo-docenti di ruolo, attraverso concorsi interni (e non perdiamo tempo a commentare questa perla di garanzia di selezione).

La ciliegina è comunque rappresentata da un'ulteriore idea, ancora più particolare: si decide di "riservare" una quota delle iscrizioni nell'Albo regionale ai docenti già usciti dalle Ssis e dalla Formazione primaria (immaginiamo che tale percentuale non possa essere di molto inferiore al 50%). Ora, considerando che in Italia i 7 cicli delle Ssis nel 2008 avranno già prodotto parecchie decine di migliaia di specializzati, nella pratica del piano della maggioranza (appoggiata dal sottosegretario Aprea) il decreto sul nuovo reclutamento diventa una buffonata. Da "nuovo sistema", che doveva offrire ai giovani neo-laureati la garanzia di essere assunti direttamente sul 50% delle cattedre annualmente disponibili (senza dover per forza confluire nell'infinita coda delle graduatorie permanenti), il decreto diventa una legge per immettere in ruolo i sissini e per creare altro precariato. Le conseguenze inevitabili saranno quelle di ridurre a risibile il numero delle possibili iscrizioni ai nuovi bienni universitari, oppure di creare annualmente altri 6mila precari che, dopo aver pagato le non certo basse tasse universitarie, si accorgeranno di essere stati presi per i fondelli una volta ancora: i posti loro assicurati saranno stati dati ai sissini e loro rimarranno in un limbo chiamato Albo regionale in attesa di un'assunzione che, di anno in anno, potrebbe non arrivare mai.
Gennaro Capodanno - 11-10-2005
Finalmente il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Campania, Bottino, seppure con grave e colpevole ritardo, stasera (10 ottobre) ha firmato la nota prot. N. 3379/P con la quale ha comunicato il rinvio delle prove scritte per il corso-concorso ordinario per il reclutamento dei dirigenti scolastici in Campania dalle date del 20 e 21 ottobre al 21 e 22 novembre.

Era palese che le prove non potevano iniziare senza che fossero decorsi i termini previsti dalla norma per i ricorsi giurisdizionali, stabiliti in 60 giorni dalla pubblicazione della graduatorie definitive, pubblicazione avvenuta il 21 settembre scorso.

E' stata una grave leggerezza quella di indire le prove scritte, creando peraltro problemi agli interessati, sia a quelli ammessi che hanno dovuto affrettare la loro preparazione, sia a quelli che avevano inoltrato i ricorsi, per la preoccupazione di non farcela in tempo.

Ci auguriamo che il Ministro voglia disporre un'indagine ministeriale per accertare le responsabilità di quanto accaduto , così come auspichiamo che intervenga la Magistratura inquirente per valutare eventuali ipotesi di reato .

Peraltro annunciamo sin d'ora che la guerra non termina qui. Vero è che sono state accolte tutte le nostre ragioni che motivavano la richiesta di rinvio, ma non essendovi alcuna certezza circa i tempi di notifica all'amministrazione competente di eventuali provvedimenti cautelari adottati dal TAR a favore dei ricorrenti, e dal momento che i ricorsi si possono presentare fino al 20 novembre, visto che le graduatorie definitive sono state pubblicate il 21 settembre, riteniamo che le prove scritte debbano ulteriormente slittare, almeno a meta dicembre se non ai primi di gennaio. Sotto questo aspetto inizieremo già da stasera una nuova battaglia.
Lilia Manganaro - 10-10-2005
Anffas nazionale onlus, associazione famiglie disabili intellettivi e relazionali, è fortemente preoccupata perché anche quest'anno, all'apertura dell'Anno scolastico 2005/2006, ricompaiono i problemi e le paure per tante famiglie di persone con disabilità sulle condizioni di garanzia del diritto allo studio per i loro figli.
Questo emerge già da diversi giorni, attraverso numerose telefonate ed e-mail, pervenute allo Sportello Nazionale per l'integrazione scolastica dell'ANFFAS onlus. Infatti, la logica della politica adottata da questo governo dei tagli a tutte le istituzioni preposte all'integrazione e alla presa in carico delle persone con disabilità, rischia di mettere in seria difficoltà anche l'attuazione dell'integrazione scolastica da parte delle Scuole di ogni ordine e grado.
Infatti ad Anffas risulta non essere stato assegnato un adeguato organico di insegnanti di sostegno e di assistenti di base per far fronte al numero crescente di alunni con disabilità iscritti. Il contingente organico assegnato alle scuole è lo stesso dell'anno scorso, in media un insegnante ogni due alunni, insufficiente a rispondere alle reali esigenze di ciascuno.
Le modalità con cui vengono assegnati gli insegnanti di sostegno sono quelle esplicitate nel D.M. 331/98 artt. 37 e 41 come integrato dall'art.26 comma 16 della Legge 448/98: il CSA Provinciale dispone nell'organico di un posto ogni 138 alunni frequentanti le scuole statali della Provincia (art.40 Legge 449/97) (organico di diritto). Questi posti vengono poi assegnati alle singole scuole secondo le richieste avanzate dai Dirigenti Scolastici, documentate con Diagnosi Funzionale e corredate di progetto personalizzato (PEI) di integrazione. Sul numero di posti calcolati con l'operazione precedentemente indicata (1:138), il Direttore Scolastico Regionale può concedere (autorizzare) delle deroghe per i più gravi e nominare dei supplenti per le ore mancanti (organico di fatto).
Anffas Nazionale si chiede come sia possibile rispettare le indicazioni dei rapporti di sostegno se le risorse sono insufficienti e il Ministero non permette l'autorizzazione in deroga di altri insegnanti di sostegno per il contenimento della spesa pubblica! Lo scorso anno scolastico 2004/2005, in molte regioni le famiglie si sono rivolte al Tribunale Civile perché venisse riconosciuto il pieno diritto allo studio dei loro figli, cui era stato negato un adeguato sostegno.
Ottenendo le ore di sostegno richieste, confermando così le sentenze di Giudici che si pronunciarono già dal 2002 in vari Tribunali d'Italia, è stato stabilita, a differenza di quanto deciso in base alle direttive del Ministero dell'Istruzione, l'assegnazione di un insegnante di sostegno per ciascun alunno, ristabilendo il rapporto di uno a uno nei casi di gravità, giudicando il diritto all'Istruzione un diritto soggettivo inviolabile. Il Giudice ha ordinato all'amministrazione scolastica di assegnare un maggior numero di ore di sostegno, poiché in presenza di un diritto inviolabile, l'amministrazione non può esercitare scelte discrezionali, né comprimere il diritto, ma limitarsi a garantire la realizzazione piena dello stesso. Questa procedura lo scorso anno ha creato notevoli difficoltà; quest'anno, in assenza di altri interventi,esiste il fondato rischio che si riproduca la medesima situazione. Secondo ANFFAS però quanto accaduto non risolve il problema, né può diventare una prassi da indicare alle famiglie che si rivolgono allo Sportello per segnalare le disfunzioni della scuola. Le sentenze servono a sostenere un diritto nelle situazioni estreme in cui questo viene negato, ma non possono diventare una routine e, se risolvono il problema formale che garantisce l'accoglienza, lasciano irrisolto il problema sostanziale della ricerca delle modalità di lavoro della scuola e/o della individuazione delle altre risorse presenti nelle diverse situazioni, tanto meno sono in grado di indicare, suggerire i percorsi possibili. Tali sentenze, inoltre, rischiano di legare la possibilità di integrazione unicamente alla presenza dell'insegnante di sostegno: ciò non favorisce l' analisi del complesso quadro di relazioni che si crea in un gruppo, in una classe e in una scuola, in presenza di un progetto di integrazione. Il legislatore consapevole di tale bisogno ha predisposto un insieme di procedure da attivare, a livello centrale e periferico da parte di tutte le Istituzioni, (vedi L. 104/92) affinché siano accolti i bisogni formativi degli alunni disabili e dei loro compagni, sia riconosciuta la professionalità dei docenti e del personale scolastico e non e si possano attivare le molteplici risorse delle scuole pur in presenza di una situazione economica e di riorganizzazione della scuola, a nostro avviso non favorevole alla realizzazione di percorsi di integrazione (Vedi Finanziaria 2005 e previsione Finanziaria 2006).Ciò nonostante, pur riconoscendo le difficoltà presenti all'inizio di un nuovo anno scolastico, ANFFAS propone la propria collaborazione e chiede al Ministro di sollecitare, nei modi che riterrà più opportuno, la convocazione di tutti i gruppi di lavoro che con diversi compiti e funzioni operano nel territorio nazionale e locale (vedi Nota MIUR prot. N.479/A4a° del 27/07/05 sulle buone prassi). Anffas, non ritenendo esaustiva la battaglia del diritto all'integrazione scolastica nelle aule dei Tribunali, si augura di continuare a collaborare, come già lo scorso anno in occasione degli incontri di lavoro dell'INVALSI per la elaborazione degli indicatori di qualità, sicura di condividere l'interesse e il desiderio di realizzare una scuola a misura di alunno, in cui ognuno sia messo in condizione di dare il meglio di sé con serenità e nel rispetto della propria personalità Tuttavia, se né il Ministro,né le Direzioni Scolastiche Regionali, né i Dirigenti Scolastici delle singole Scuole risponderanno positivamente alle richieste di deroga, l'unica via possibile rimarrà quella legale, e Anffas nazionale, attraverso il Tribunale dei Diritti dei DISABILI intende analizzare la situazione e sostenere le famiglie. Anffas intende lavorare in modo positivo per la risoluzione dei problemi e chiede in tempi brevi la convocazione dell'Osservatorio Nazionale per l'integrazione scolastica del MIUR per informazioni, dati e proposte da parte del Ministro perché nella scuola gli alunni con disabilità, e in generale tutti gli alunni, i docenti, gli operatori ATA ,così pure quelli delle ASL e dei Comuni, possano lavorare nel modo migliore.
Processo Storia - 10-10-2005
CAMERINO (Macerata) - E' dal 9 maggio che il giudice di Camerino Luigi Tosti si rifiuta di tenere le udienze: e questo perché il Ministero di Giustizia omette di rimuovere i simboli religiosi dalle aule, oppure di autorizzarlo ad esporre i suoi. Ora, a distanza di quasi cinque mesi, il magistrato ha inoltrato una lettera al Ministro Castelli e alla Corte dei Conti con la quale, dopo aver affermato che "i Cittadini italiani hanno il diritto, nella loro qualità di contribuenti, di non veder sperperato il proprio danaro", ha poi invitato "l'Amministrazione della Giustizia ad essere coerente con sé stessa, e cioè o a rimuoverlo dalla Magistratura (visto che l'Amministrazione ritiene di essere nel giusto) o a sospendere il pagamento degli stipendi".

"Ritengo immorale la percezione degli stipendi -ha concluso il magistrato - sicché invito l'Amministrazione a sospenderne l'erogazione, quantomeno sino alla definizione del contenzioso perché, in caso contrario, sarò costretto a restituirli".

Con altra lettera, spedita lo stesso giorno, Luigi Tosti ha invitato il Presidente della Repubblica ad inviargli cinque copie del suo ritratto, da esporre nelle aule: "paradossalmente - ha spiegato il magistrato - nelle aule giudiziarie italiane è presente il crocifisso, cioè un simbolo partigiano che identifica solo i cattolici, mentre sono assenti i simboli che identificano l'unità nazionale".

"E' mia intenzione - preannuncia il magistrato - chiedere poi al Ministro di Giustizia, al Presidente della Repubblica ed al Sommo Pontefice l'autorizzazione a sostituire i crocifissi con i ritratti del Presidente della Repubblica, per fornire agli Italiani il riscontro oggettivo di quanto sia realmente "laica", indipendente e rispettosa dei diritti di eguaglianza la Repubblica Italiana. La discriminazione religiosa e razziale nasce quando un gruppo pretende di essere superiore agli altri e di meritare, per ciò stesso, dei privilegi. In epoche recenti l'uomo bianco di superiore razza ariana ha preteso di privilegiare la sua supposta superiorità impedendo ai neri ed agli ebrei di entrare nei locali pubblici. Oggi in Italia la situazione non è affatto diversa: i Cattolici marcano le pareti pubbliche col loro crocifisso e impediscono ai simboli di tutte le altre confessioni religiose e dei non credenti di entrare negli uffici pubblici, e questo perché ritengono, con una presunzione che trasmoda nel razzismo, di essere i soli depositari della Verità".

Luigi Tosti

Seguono le due lettere...
Giuseppe Aragno - 08-10-2005
"Quotidiano comunista", scrive ancora sotto la testata "il Manifesto".
Comunista certo. E, quanti che siano e siamo, occorre davvero un bel coraggio oggi che, manca poco, e li fanno - ci fanno - fuorilegge i comunisti, da destra e da sinistra, solo ...
Fuoriregistro - 08-10-2005
Pubblichiamo la riflessione che Giorgio Cremaschi ha proposto ieri su Liberazione ed indirettamente lo ringraziamo per la chiarezza formale e sostanziale delle sue parole. A commento proponiamo l'ultima newsletter ricevuta da La Voce, che ricapitola "i principi che dovrebbero ispirare una riforma cosi' importante". - Red

E' un fatto positivo che il conflitto d'interessi permanente del Presidente del Consiglio, le pressioni della lobby delle assicurazioni, la tirchieria della Confindustria, abbiano bloccato il Decreto sulla devolution del Tfr ai fondi pensione. Può essere un fatto positivo l'insabbiamento del Decreto, se esso servirà a ripensare a tutto.

Come si sa il Tfr è salario. E' una quattordicesima mensilità che viene accantonata e poi consegnata al lavoratore quando cessa il rapporto di lavoro. E' una sorta di risparmio forzato che il lavoratore subisce. Da sempre le imprese usano questo risparmio del lavoratore come un prestito gratuito alle proprie finanze. Per questo esse oggi chiedono delle compensazioni rispetto alla possibilità che tutto il Tfr venga non più accantonato per il lavoratore ma direttamente versato nei fondi pensionistici. Già qui siamo in un mondo rovesciato. Dovrebbero essere i lavoratori, semmai, a ricevere risarcimenti per il fatto che una quota del loro salario non è per essi immediatamente disponibile, ma serve a finanziare le imprese. Ma a questo mondo rovesciato siamo abituati. La vicenda assume un aspetto ancor più paradossale però con l'ultimo Decreto affossato dal Governo. Già da tempo i lavoratori possono devolvere parte della loro liquidazione nei fondi pensionistici integrativi. I nuovi assunti possono già oggi investire tutta la liquidazione nei fondi pensionistici, perché allora un nuovo Decreto? Perché la grande maggioranza dei lavoratori questo investimento non l'ha fatto. Il fondo pensionistico più rilevante, quello dei metalmeccanici, conta circa 350.000 iscritti su 1.500.000 di lavoratori interessati, in tutte le altre categorie le percentuali di adesioni sono molto più basse. Da qui la campagna secondo la quale la previdenza integrativa sinora è fallita e occorrerebbero ben altri interventi per farla decollare. Il fatto strano è che proprio coloro che, secondo l'opinione diffusa, avrebbero più bisogno della pensione integrativa, non accedono ad essa. I giovani, i precari, i lavoratori delle piccole e medie aziende e a salario più basso, non entrano nei fondi pensione. Sono i lavoratori con stipendi medio-alti, quelli che hanno più sicurezza del posto di lavoro e sono più vicini alla pensione, che accedono ai fondi. La ragione di questo è abbastanza ovvia. Per i lavoratori la pensione integrativa è appunto integrativa. E quindi investono su di essa coloro che hanno reddito e sufficiente tranquillità sul futuro per poterlo fare. Tutti gli altri aspettano, o perché hanno paura del futuro o perché vivono una tale condizione di precarietà, che non si pongono nemmeno il problema. La riforma pensionistica attuata nel 1995 dal governo Dini, con il consenso delle organizzazioni sindacali e il dissenso di massa dei metalmeccanici e di tanti altri, ha costruito un mostruoso doppio regime pensionistico. Le generazioni più anziane hanno un sistema di calcolo della pensione che garantisce un buon risultato. Quelle più giovani no.

Per esse la futura pensione si calcola solo sulla base dei contributi effettivamente versati e non sugli anni di lavoro, di vita e sulle retribuzioni percepite.

Così i giovani, cioè quelle generazioni precarie che un giorno lavorano e l'altro no, rischiano di arrivare alla vecchiaia senza aver accumulato contributi sufficienti per avere una pensione dignitosa. E' bene ricordare che questo è il passato che ritorna. Quando negli anni Sessanta e Settanta ci si batteva per un sistema pensionistico più giusto, si voleva prima di tutto cancellare la condizione vergognosa di donne e uomini, che avendo lavorato tutta una vita non avevano accumulato contributi per una pensione degna di questo nome. I giovani della società postfordista avranno le pensioni dei bisnonni braccianti e muratori.
Forum Insegnanti - 08-10-2005
Caro Prof. Prodi,
siamo rimasti a dir poco sconcertati e delusi nel leggere la chat che lei ha tenuto sull'Unità rispondendo alle più disparate domande.
Abbiamo trovato il suo atteggiamento supponente, un po' arrogante e, su diverse questioni, ...
Laura Tussi - 07-10-2005
Le possibili fasi di un conflitto educativo si possono riassumere nei seguenti modi:

RICONOSCIMENTO

Un conflitto è tale anche se non elaborato? E qual è il costo del riconoscimento di un conflitto, nel quale magari sembri molto difficile trovare una soluzione? Il primo passo ci pone in modo spietato di fronte alla difficoltà di cogliere il conflitto, di assumerlo. L'anestetizzazione dei conflitti è la logica più seguita data la difficoltà di gestirli, ma eludere in questo modo il corso delle cose non aiuta e ciò che viene messo alla porta rientra dalla finestra. I conflitti non risolti interferiscono nella vita e nell'azione educativa riproponendosi sotto altre forme non necessariamente migliori. Si potrebbe legittimamente dire che ognuno affronta i conflitti che è in grado di sostenere, ma anche questo è insufficiente. Il problema è che si dà una scarsa attribuzione di senso ai conflitti, troppo facilmente demonizzati e rifiutati. Questo atteggiamento impedisce il riconoscimento del conflitto e dei messaggi sottostanti. Non si vuole vedere ciò che sta succedendo e si copre la realtà con un velo di pigrizia e ipocrisia. Prendere atto del conflitto è invece un'operazione di consapevolezza che restituisce dignità ai soggetti operanti nel conflitto stesso.
Gennaro Capodanno - 06-10-2005
In Campania bisogna sicuramente procedere al rinvio delle prove scritte per il corso-concorso per Dirigente scolastico bandito con D.D.G. del 22 novembre 2004. Analogamente a quanto è stato già fatto in Sicilia, dove il direttore generale, con nota ...
Grazia Perrone - 06-10-2005
(...)"Noi pensiamo che non è sufficiente tornare alla scuola elementare così come delineata dalla riforma del 1990 e dai programmi del 1985 (anche se molti aspetti rimangono validi (...)" scrivono su pavonerisorse Gianni Gandola e Federico Niccoli i quali, più avanti, rincarano la dose asserendo che: (...)"secondo noi una vera "riforma" (in senso forte e "progressista") della scuola di base c'era, ed era il "riordino dei cicli" del min. Berlinguer, legge approvata dal Parlamento e abrogata poi dalla maggioranza di centrodestra, come primo atto del governo Berlusconi (...)".

L'intervento dei due dirigenti scolastici (redattori di Scuola oggi) ha il grande merito di riportare al centro del dibattito la questione della scuola elementare. Del suo futuro e delle sue prospettive. Il dibattito si presenta, indubbiamente, estremamente complesso e non può prescindere - a mio parere - da una rivisitazione - anche critica - di ciò che ha rappresentato - in termini di cambiamento culturale e didattico - il sistema modulare adottato (dopo cinque anni di sperimentazione) con una legge dello Stato: la n. 148/90.
Gianni Mereghetti - 06-10-2005
Che il 5 ottobre sia stata celebrata la Giornata mondiale degli insegnanti non se n'è accorto quasi nessuno, nemmeno gran parte di noi insegnanti!
Del resto il potere politico e culturale in questi anni ha fatto di tutto per tenerci lontano ...
Marianna Cavalli - 05-10-2005
Apro la porta di scatto, la richiudo con un colpo secco. Mi sbatto sulla sedia dopo aver lanciato la mia borsa sul pavimento. Ho perso l'autobus. Merda.
Guardali là, quei personaggi dalle crisi di mezza età, che scattano in piedi sull'attenti. E io? Ma che volete da me? Che sia pronto ad accogliere il vostro saluto da soldatini, da bravo generale?
I loro occhi vuoti fissi su di me, con dipinto un sommesso timore, reverenza, rispetto... dio, tutti termini che mi disturbano non poco.
L'hanno capito che sono di malumore, sì, e mi fissano in attesa. Ma in attesa di cosa, somari che non siete altro! Avete bisogno di un ragazzino della metà dei vostri anni che arrivi in classe, prenda posto nella sua cattedra, il suo posto d'onore, e vi impartisca ordini a destra e a manca, vi giudichi, alzi la voce contro di voi fino a farvi tremare i tripli menti e i baffi brizzolati! Vergognatevi!
Ma davvero non avete niente di meglio da fare se non venire in questo porcile, a perdere il vostro tempo sotto gli ordini inequivocabili di un professore che potrebbe a momenti essere vostro figlio?
"Mah, contenti voi, signori miei, contenti voi...": è così che mi rivolgo a voi ogni mattina, sperando che le mie parole vi giungano come un'implorazione, chiedendovi segretamente di squassarvi da quelle seggiole assai troppo piccole per i vostri vecchi culoni. Ma chi vuoi che accolga la tua supplica!
Perciò, lì, davanti ai loro visi spauriti. Ragazzi miei, non siamo più in prima elementare, svegliamoci!
A quelle ore oscene, dio mio, mi tocca svegliarmi. Ma chi me lo fa fare, no dico, chi?!
Preferirei cento volte stare a casa ad accudire i miei genitori, per lo meno loro sono un attimino più piccoli e non hanno ancora iniziato a piantarmi in faccia quegli occhi da pesce morto.
Ma che volete! E' il mio lavoro, dovrò pur guadagnare qualcosa in qualche modo.
L'appello, ok, adesso faccio l'appello, che vi piace tanto.
La penna! Possibile? "Qualcuno ha una penna?" Trenta mani che si protendono verso di me. No, dico, ma è possibile? Io non ero mica così secchione! E che riflessi, e che servilismo! Va beh, andiamo avanti.
Qualcuno bussa. Ingegnere, entri, venga. "Mi scusi, mi scusi, mi scusi".
Mi compare quasi da solo (insomma, io non volevo, è solo che mi è venuto...) un sorrisetto maligno, direi quasi... bastardo. "Sono cinque minuti di ritardo". Occhiata che si dirige e si incolla al pavimento da parte del caro ingegnere: "mi perdoni. Mi ha accompagnato mio figlio e si è bucata la ruota posteriore, perciò siamo andati..."
Eh no signori, così non vale! Queste regole le avete fissate voi, io faccio quello che voi chiamereste il mio dovere, io rispetto le vostre antiche regole, ricordate?
Nota sul registro. Ma vedo una mano alzata per aria. Uh, vediamo vediamo che abbiamo qui. Tombola! Il professor Rossi. "Sentiamo. Temo che lei abbia sbagliato mestiere, in passato: avrebbe dovuto fare l'avvocato difensore, mio caro professore!" E la risposta: "Volevo soltanto dire che non mi sembra una punizione equilibrata all'errore commesso, professore".
Oh, quanto mi annoia questo vostro linguaggio polveroso, da gente che si crede troppo, troppo colta! "Mi spiace" rispondo,"ma, se ben ricordo, signore, mi venne data una punizione del tutto simile per una colpa del genere, vediamo un po'... mmmh, mi pare proprio da lei, se non mi inganno, professor Rossi, nei lucenti anni della sua carriera di insegnante. Davvero spiacente, sono inamovibile". Ma sì, rispondiamo per le rime e divertiamoci un po'.
Oggi interrogherò, oggi consegnerò i compiti, eh! Quante cose da fare proprio tutte oggi! Quanto sono stanco, vammi a prendere un caffè, grazie.
Ma ad un certo punto mi blocco, come folgorato. Incrocio le braccia sul petto e mi stringo nelle spalle. Ecco, provo moltissima pena per questi studenti che non hanno la faccia da studenti, questi individui ai quali il cervello sembra essersi spento del tutto, ed ora si trovano qui di fronte ad un me sconvolto. Sembra che non sappiano più quale sia il significato di essere vivi, correre all'aperto e far risuonare le proprie grida, perché possano rimbombare all'infinito, ed arrivare al di là di un misero e sterile "domani". Sembrano non sapere più il senso del tramonto che deve venire, e si accasciano a terra, come sacchi vuoti. A tal punto che ci si chiede se un giorno anche loro ci siano stati, qui, su questi banchi, a scivolare sotto la fessura della porta, per andare tanto, tanto lontano.
Beh, io almeno questo lavoro lo faccio per inerzia. Voglio dire, non mi rimaneva scelta, proprio no.
Va bene, lo ammetto. C'è una punta di volontà di vendetta. Ok, una grossa punta. Sì, insomma, ho un'immensa sete di vendetta. Muoio dalla voglia di vendicarmi: eccola, la verità.
Gennaro Capodanno - 04-10-2005
Dopo anni di attese e speranze finalmente è stato bandito nei mesi addietro il corso-concorso per i nuovi dirigenti scolastici. Per 1.500 posti a disposizione sono pervenute in tutta Italia oltre 26mila domande. 10.500 sono stati i docenti ammessi ...
Gianni Mereghetti - 04-10-2005
In questi anni si è parlato di educazione ovunque, non c'è stato ambiente di vita che non l'abbia considerata una mission, persino i divi di Hollywood e le personalità della politica si sono assunti la responsabilità di promuoverla. Eppure se è vero ...
Mario Piemontese - 03-10-2005
Dopo l'accordo raggiunto tra Ministro Moratti e Conferenza Unificata il 15 settembre, quali potrebbero essere i futuri scenari?

Dopo l'accordo del 15 settembre tra il Ministro Moratti e la Conferenza Unificata, la notizia che è circolata su giornali, televisioni, radio e internet più o meno è stata questa: "Le Regioni bloccano la Riforma del II ciclo, nessuna sperimentazione fino al 2007". Cerchiamo però di andare oltre e capire quel che sta veramente accadendo.

Il Ministro e le Regioni erano alla ricerca di un accordo e non di un conflitto, per entrambe le parti infatti sarebbe stato troppo rischioso forzare la situazione: la Moratti voleva evitare che le Regioni si rifiutassero di esprimere un parere sullo schema di decreto, contemporaneamente le Regioni volevano evitare di trovarsi nel giro di un anno a dover affrontare il finanziamento del sistema di istruzione e formazione, senza più potere utilizzare i finanziamenti del FSE (Fondo Sociale Europeo) che coprono per il momento l'80% dei costi per quanto riguarda la formazione professionale.

Cominciamo allora col domandarci se si possa ritenere certo che fino al 2007 non ci saranno sperimentazioni del sistema dei licei.

In questi giorni lo schema di decreto sul II ciclo sta passando al vaglio delle competenti commissioni parlamentari. La VII Commissione Istruzione del Senato ha già chiuso i lavori il 28 settembre, ha espresso parere favorevole approvando un documento che tra le altre cose chiede al Governo di avviare la sperimentazione nazionale a partire dal 2006. La posizione della VII Commissione Cultura della Camera, che non ha ancora prodotto ufficialmente il suo parere e lo farà il 5 e 6 ottobre, sembrerebbe ancora più forte, pare infatti che la richiesta rivolta al Governo sia di avviare proprio il tutto a partire dal 2006 e non solo la sperimentazione.

Che le intenzioni della maggioranza fossero queste, cioè di chiedere al Governo di venir meno all'accordo preso con le Regioni a proposito di un avvio della riforma o di una sua sperimentazione non prima del 2007, era già chiaro subito dopo il 15 settembre. Visto che per questo Governo in carica "perdere la faccia" non ha mai costituito un problema, la questione si riduce a capire se tutto sia tecnicamente possibile, e cosi è.

Il parere delle Regioni non è vincolante, anche se le stesse hanno provato a sostenere timidamente che sarebbe stata necessaria un'intesa, vincolo decisamente più forte rispetto ad un semplice parere: nel caso di non raggiungimento di un intesa le Regioni sul particolare provvedimento in questione possono ricorrere alla Corte Costituzionale e chiedere che il tutto venga sospeso fino a quando la Corte non emette la sentenza sul ricorso. Ma il Governo quanto se ne può fregare di una mancata intesa? Moltissimo. In occasione dei due decreti attuativi sul diritto - dovere e sull'alternanza scuola - lavoro, l'intesa con le Regioni era prevista, ma non è stata raggiunta. Cosa è successo allora?
Se Regioni in questo momento avessero intenzione, cosa della quale dubito, di far prevalere quanto contenuto nell'accordo del 15 settembre, non avrebbero a disposizione nessun strumento di pressione e nessun punto di forza per intervenire nei confronti del Governo. Il Governo è in questo momento può allora scegliere tra un "voltafaccia istituzionale" nei confronti delle Regioni, che porterebbe però tanti bei voti alle prossime elezioni, e un "salvare la faccia" mantenendo la parola data e mettendo però a rischio un bel mucchietto di voti. Cosa deciderà il Governo? Nessuno può dirlo, ma una mezza idea ce l'hanno tutti.
Laura Tussi - 03-10-2005
Dall'Autonomia Scolastica alla riforma del sistema formativo

Nella fase di transizione delle riforme rientra il quesito su come la scuola pensa e progetta l'offerta formativa dei propri alunni.
La scuola dal 1996 sta vivendo una lunga stagione di riforme quali l'Autonomia Scolastica emanata insieme alle leggi sul decentramento amministrativo, la riforma dei cicli del Ministro Berlinguer e la riforma del sistema formativo del Ministro Moratti. Il passaggio più importante è rappresentato dall'Autonomia, in quanto ha definito e dettato alle scuole il livello di responsabilità di ogni soggetto che opera ed agisce all'interno dell'offerta formativa, sul perché la scuola è in questo modo e funziona con determinati obiettivi. Precedentemente all'Autonomia, la scuola era il luogo dove si fabbricavano una serie di lezioni e di interventi. Dal punto di vista formale del sistema i programmi del '79 presentano elementi disattesi. La storia della scuola italiana è costituita di cose riciclate, ma con l'Autonomia è possibile erogare un servizio nell'utilizzo delle risorse e dei docenti, secondo modalità più flessibili, senza un legame rigido in cui il tempo scuola risulta flessibilizzato, con un'offerta più omogenea, quale ossigeno per la scuola e per l'utenza. L'Autonomia è volta al cambiamento di prospettiva in cui risulta preponderante una visione in uscita dell'alunno senza obbedienza al programma, ma con un'ottica di adempimento. Il programma non è un mero riferimento, ma i ragazzi ricevono competenze e organizzazione didattica. Nella Scuola dell'Autonomia tutte le risorse di pensiero sono in funzione della visione di uscita e successo formativo degli alunni attraverso l'acquisizione di competenze. L'alunno fruisce dell'offerta in base a quanto riesce a realizzare e in questo modo raggiunge il livello di competenza adeguato, secondo la Scuola dell'Autonomia. La sperimentazione più ampia rivela la responsabilità diretta delle scuole in rispondenza ai bisogni degli alunni in cui l'Autonomia risulta essere uno sprone di cambiamento reale.
Stefano Maschietti - 03-10-2005
Risposta del Prof. G(M) a recenti "chiarimenti sul precariato scolastico"

Ringrazio il "collega" Rinaldo Dal Mas per le osservazioni critiche che ha avuto la pazienza e la cortesia di rivolgere alle posizioni di ADACO, e in particolare al sottoscritto che le aveva liberamente e "faziosamente" rielaborate in un pubblico intervento.
Sulla mia faziosità come dargli torto: difendo un legittimo interesse che si è costituito in associazione, a che fine nascondermi tra nuvole di pelosa imparzialità o mettermi a dar lezioni su come ci si apparecchi al miglior convivio degli "uomini di sinistra"? Provo tanto religioso rispetto per le idee di uguaglianza, di fairness e per la loro più sottile versione socialdemocratica, da non autoattribuirmi certo l'etichetta di "uomo di sinistra", o il diritto di salire in cattedra e di sedere al tavolo della giusta causa. Sono un peccatore: "non nominare la sinistra e l'uguaglianza invano" mi comanda di pensare un bizzarro daimon, repubblicano-machiavellico, rigoroso ed esiliato. Raccolgo quindi con onore la definizione di "fazioso", ringraziando Dal Mas di non averla accompagnata con ulteriori considerazioni sul compagno che sbaglia. Io sto dalla parte "populare" e delle "buone leggi", il Dal Mas crede veramente di far onore alla stella polare dell'uguaglianza civile, con le sue parole?
Cercherò di mostrare il contrario, intanto chiedendogli di indicare dove mai io abbia considerato solo "giovani" i Sissini, nel mio intervento. Sono un adolescente di 34 anni e ne avevo 28 quando mi iscrissi all'ultimo Concorso Ordinario, attivato dall'allora Ministro Berlinguer. Felicitazioni quindi per gli "splendidi 40" di Chi nel 1999 aveva sicuramente età e titoli per battersi ad armi pari con altri liberi candidati!
Nel mio intervento ho parlato della "giovanile leggerezza" di coloro che, per iscriversi alla Siss, dovrebbero aver raggiunto la maggiore età che non giustifica più l'ignoranza delle leggi: così funziona uno Stato di Diritto. Dal Mas conosce la legge che tuttora regola il percorso formativo Siss? Essa prepara al Concorso Pubblico, e non conferisce alcun diritto all'inserimento in una Graduatoria di Merito, che è prevista esclusivamente dalla legge istitutiva del concorso stesso, sulla base dell'art. 97 di quella Costituzione che ci divertiamo a definire antifascista e repubblicana solo quando ci fa comodo, per ghettizzare gli altri.
Tali sono le leggi vigenti: a chi non garbano è concessa la libertà di lottare per avere un Legiferatore migliore, mentre dovrebbe essere rigorosamente respinta la pretesa di un Riparatore paraistituzionale della legge da cui sono maturati qualificati interessi. Mi chiedo infatti quale idea di fair lawmaker il Dal Mas abbia in mente: se una repubblicana, Egli dovrebbe allora dedurre da ovvi principi che la quota del 50% di posti assegnata alla GM scaturita da un Concorso Pubblico, lungi da un "privilegio", come la va definendo Lui servendosi dei termini giuridici con l'insofferente pressappochismo che userebbe un maturando nei giorni della rituale occupazione dell'edificio scolastico, rappresenta la storica versione tutta italica e nostrana di un rugoso e precario spirito della solidarietà e del "volemosebbene". Ad ogni modo, al di là delle fandonie che sono oramai divenute merce comune persino in quel dibattito parlamentare dove sarebbe d'uopo la conoscenza delle fonti (e le si sente pronunciare da gente tutt'altro che di sinistra, caro Dal Mas), la legge fissa la decadenza di una GM nel preciso momento che, a seguito di un'identica procedura concorsuale nazionale con bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale, entra in vigore una nuova GM (legge 3 maggio 1999, n. 124, art. 1, comma 4; GU del 10 maggio 1999, n. 107).
Anna Pizzuti - 03-10-2005
Settimana di audizioni - nelle Commissioni Parlamentari - delle rappresentanze sindacali e professionali della scuola, audizioni la cui conclusione, prevista per venerdì 30 settembre è stata anticipata - almeno alla Camera - a giovedì. Forse per rincorrere i lavori della Commissione in Senato, che hanno subito, nel frattempo, una brusca accelerazione.

Da una parte, quindi, si riflette, forse si ascolta (ma i dubbi sono molti) dall'altra ci si affretta. Da qui la difficoltà di una sintesi che, comunque, proviamo ugualmente a fare.
Ilaria Bernocchi - 01-10-2005
Lui sta salendo la scalinata della scuola in una mattinata di fine settembre, in cui il sole illumina blandamente il grigiore del marciapiede.
Lo zaino gli pesa sulle spalle, carico di volumi che nel corso della lezione risulteranno quasi inutili, sostituiti dalle lunghe spiegazioni degli insegnanti.
Inutili, ma guai a non esibirli: fanno parte di quei vuoti rituali di cui spesso la scuola si serve: appoggiare compitamente il tomo sul bordo del banco, cercare la pagina giusta, aprire il blocco appunti e poi perdersi pure nei propri pensieri. Basta poco, dopotutto, per far contenti certi insegnanti e questo Lui lo sa bene.
Lui non è un allievo qualunque: è L'Allievo. In quello strano ecosistema chiamato classe, fatto di sudore e lucidalabbra alla ciliegia, di carta e odore d'inchiostro, di sguardi amici e voci nemiche, Lui è La Scienza. Non ricorda più chi gli abbia affibbiato questo nomignolo, ma che importa: ormai è stato deciso, la sua parte è questa, e deve studiarsi bene le battute. Gli ritorna in mente Pirandello, ognuno di noi è indefinito e l'unico modo per relazionarsi è indossare una maschera. Questa è la sua. Una bella maschera, certo, sempre sorridente, sfumata di umiltà, disponibile e pronta ad esibire intelligenza e studio.

L'Altro è stato più sfortunato: la sua è una maschera tragica.
Michele - 01-10-2005
Riceviamo da Indymedia la segnalazione che volentieri pubblichiamo - (Red)

Uno spettacolo disgustoso, solo così posso definire quello a cui ho assistito, io e 200 colleghi, io e 200 persone che dovrebbero insegnare ai nostri giovani ad inserirsi ...
Alba Sasso - 01-10-2005
Cari direttori,

è sconfortante dirlo, ma credo proprio che se continuiamo così, non andremo da nessuna parte, o comunque andremo poco lontano.
Devo dire la verità: inizio veramente a sentirmi a disagio in un dibattito in cui, per essere legittimati a intervenire, si è costretti a ogni piè sospinto a reiterare dichiarazioni di principio che sempre più assomigliano alla formulazione di un "credo".
E però, giusto per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, faccio anch'io la mia brava professione di fede, ribadendo che è mio fermo convincimento che la legge Moratti vada abrogata, dal momento che è proprio la sua impalcatura ideologica, la sua visione del mondo, che è un attacco all'eguaglianza dei diritti e della democrazia. E senza democrazia si torna indietro.
Ma posso dire che non basta abrogare, se non si mette mano a un progetto comune che torni a parlare di politiche pubbliche, del valore della risorsa istruzione, di investimenti, e che ragioni di una scuola di qualità per tutti? Se non si concordano idee e proposte, e non solo tra partiti, ma con quel vasto popolo della scuola, che può indicare bisogni, urgenze e prospettive e che in questi anni lo ha fatto?

Allora, per andare in ordine.
Bartolo Danzi - 01-10-2005
Il custode di un istituto superiore di Andria ha ottenuto il risarcimento danni per un importo di 1.400 Euro lorde nella Conciliazione in sede sindacale ai sensi dell'art. 411 c.p.c. , per la mancata attribuzione di incarichi specifici effettivamente ...
Giuseppe Aragno - 01-10-2005
Un modello di scuola è un'idea politica e, in quanto tale non nasce per partenogenesi. E' figlio di un tempo della storia fecondato - e talvolta paradossalmente isterilito - da un sistema di valori. Un ethos politico direbbe Croce.
Per quelli della mia generazione che militarono a sinistra, l'idea di scuola nella quale incappammo era figlia di un modo di produzione, dell'intreccio inestricabile tra le ragioni del mercato e quelle dell'educazione, di un modello egemonico di classe, armato di filosofia economica e di scienza sociale.
Un modello strutturato secondo i criteri della selezione alla base.
Parlo di tempi in cui osavamo ancora pensare alla democrazia come ad un processo, a percorsi originali che si esprimono in modelli perfettibili e da perfezionare e, senza provare sensi di colpa, ragionavamo di "democrazia borghese".
E se il mondo nel quale eravamo cresciuti fatalmente ci condizionava, noi rispondevamo decisi a condizionare.
Avevamo identità ben definite e sentivamo di essere inconciliabilmente alternativi: noi alla destra, la destra a noi. C'erano di mezzo barriere ideali - "ideologie" si dice oggi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti - e non si facevano sconti a nessuno. Qui non importa sapere chi avesse torto e chi invece ragione. La discriminante era di una evidenza solare: i valori dell'antifascismo e una Carta costituzionale che rendeva nobile la parola mediazione.
Grazia Perrone - 01-10-2005
Non amo autocitarmi ma, tempo fa, rispondendo - in una mailing list - ad una Onorevole che scrive spesso (senza mai rispondere agli interlucori ... peraltro ... motivo per il quale mi sono "disiscritta" da una mailing list che avrebbe dovuto essere ...
Laura Tussi - 01-10-2005
Oggi, ci dicono, siamo in democrazia. Dunque sarebbe improprio parlare di utopia. Per sostenere questa affermazione si prendono ad esempio i tanti luoghi della terra dove le istituzioni democratiche non esistono, sono state abbattute o sono allo stato nascente. Ma non possiamo accontentarci di ipotesi consolatorie né possiamo dimenticare le gravi imperfezioni delle nostre democrazie. Soprattutto occorre ricordare che qualunque conquista può essere sempre perduta perché nulla a questo mondo è dato per sempre. Né possiamo accettare una democrazia immemore dei sacrifici compiuti per realizzarla e una democrazia che tollera, produce, incrementa ingiustizie e disuguaglianze gettando le basi per il suo rigetto a favore di forme autoritarie di governo.
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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