La Voce sulla Moratti
La Voce - 26-10-2005
Pubblichiamo integralmente la newsletter della Voce che questa settimana propone una riflessione sul sistema universitario. Come sempre ringraziamo per il contributo che ci viene offerto - Red


Questa settimana la riforma Moratti sullo stato giuridico va in approvazione definitiva alla camera, probabilmente ricorrendo nuovamente allo strumento della fiducia. Da più parti sono stati sollevati dubbi sull'efficacia reale di questa riforma, che potrebbe essere sostanzialmente inapplicabile. Tra i tanti nodi che restano irrisolti vi è quello dell'autonomia effettiva delle università nel reclutamento del personale docente, oltre che quello di assicurare meccanismi di selezione maggiormente meritocratici.
I problemi di funzionamento dell'università non sono solo legati all'organizzazione interna, ma anche al reclutamento e alla produttività dei docenti, specialmente in un contesto in cui il divario territoriale si riflette anche sulle competenze acquisite dagli studenti o di transizioni sempre più incerte in mercati del lavoro segmentati. La valutazione della ricerca è il tema chiave, ma anche un punto debole di una riforma che sembra poco utile.

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Università, la riforma del Gattopardo

Franco Donzelli

Un disegno di legge "rivoluzionario" dicono i promotori. In realtà, quello sull'università si riduce a una confusa accozzaglia di norme contraddittorie e inapplicabili. I suoi paventati effetti non ci saranno.
Il Ddl non apporta alcun contributo alla soluzione dei serissimi e annosi problemi del sistema universitario italiano. Si teme la "soppressione"
della figura del ricercatore, ma nel breve periodo potrebbero essere banditi moltissimi nuovi posti per questo ruolo. Mentre i professori ordinari e associati non avrebbero alcun incentivo a optare per il nuovo stato giuridico.

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La fabbrica nazional-locale di professori

Franco Donzelli

Il disegno di legge sull'università contiene le disposizioni per il reclutamento dei professori. Ne fissa i "principi e criteri direttivi".
Che però sono incoerenti perché discendono dal tentativo di far convivere due orientamenti antitetici. Da un lato, si vuole ricondurre le procedure a una dimensione nazionale. Dall'altro, sopravvivono prescrizioni che assicurano un ruolo autonomo alle singole università. Determinare il numero massimo di soggetti che possono conseguire idoneità diventa un problema matematico irresolubile. Come dimostra un esempio numerico.

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La legge Moratti non cambia l'università

Pietro Reichlin

La crisi dell'università italiana dipende dalla mancanza di incentivi e da una mentalità assistenziale. Alimentata, quest'ultima, dal valore legale della laurea, dalla dipendenza finanziaria degli atenei e dai troppi vincoli legislativi. Ma gli obiettivi fondamentali da perseguire per migliorare la qualità della ricerca e della didattica non compaiono nella legge approvata al Senato. Soprattutto, non si affronta il nodo di una gestione autonoma delle risorse guidata principalmente da interessi corporativi. E la Crui si oppone alla riforma per i motivi sbagliati.

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La laurea, un ottimo investimento

Alberto Bisin e Andrea Moro

Le tasse universitarie sono aumentate considerevolmente negli ultimi anni.
Ma laurearsi rimane un ottimo investimento. Le tasse e i contributi universitari incidono in misura minima sui costi di frequenza. Per chi paga la cifra massima, il rendimento dell'investimento è di circa il 9,5 per cento annuo. E resterebbe alto anche se il contributo medio per studente fosse portato a 5mila euro annui. Sussidiare così l'istruzione superiore beneficia soprattutto le famiglie più ricche.

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Fare i conti con la scuola

Marta Foresti e Aline Pennisi

Nell'indagine Pisa 2003 dedicata alla matematica, i quindicenni italiani si piazzano al venticinquesimo posto tra i paesi Ocse. Le differenze territoriali e fra i vari tipi di scuola sono però molto rilevanti. Al Sud si registrano risultati preoccupanti ed è forte la discrepanza tra la percezione delle proprie competenze e i risultati effettivamente ottenuti dagli studenti. Per migliorare la qualità dell'apprendimento si deve intervenire anche sul contesto economico, sociale e culturale. Ed è necessario intensificare l'integrazione tra scuole e territorio.

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Economisti in carriera

Silvia Bagdadli e Luca Solari

I risultati di una ricerca sulle carriere accademiche degli economisti italiani rivelano l'assoluta irrilevanza della qualità o quantità di pubblicazioni e quindi della produttività scientifica in qualsiasi modo essa venga misurata. Un esito inaspettato per un settore a forte internazionalizzazione. Occorre garantire maggiore trasparenza ai processi di selezione degli accademici definendo alcuni requisiti scientifici minimi, misurabili oggettivamente con tabelle non modificabili e predisposte in autonomia dai settori scientifici disciplinari.

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 da Repubblica    - 26-10-2005
Sì definitivo dell'Aula della Camera alla riforma dell'Università.

Il testo è passato con 259 sì.
L'opposizione non ha partecipato al voto finale: i deputati dell'Unione non sono entrati in Aula. Nelle dichiarazioni di voto finale, i deputati del centrosinistra hanno rinnovato le loro critiche alla riforma Moratti.
Dopo il voto i deputati della Cdl hanno lungamente applaudito. Il boato dei deputati della Cdl si è protratto per parecchio tempo, mentre un fiume di deputati si è riversato verso il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti per congratularsi calorosamente, al punto che il presidente della Camera ha dovuto invitarla a "recarsi fuori dall'Aula se deve ricevere complimenti".
Per il ministro quello approvato è "un fondamentale provvedimento completa la nostra azione di rinnovamento dell'Università e porta il sistema universitario italiano a livello dei Paesi più avanzati".

Dura la reazione delle opposizioni: "Il Governo Berlusconi, forzando i tempi e calpestando le più elementari regole parlamentari, ha fatto approvare dalla sua maggioranza una 'riformetta' del sistema universitario palesemente incostituzionale", afferma Giovanna Grignaffini dei Ds.

Il voto è arrivato alla fine di una giornata di alta tensione e duri scambi verbali nell'Aula di Montecitorio. Il centrosinistra ha reclamato una sospensione dell'esame del testo in Assemblea per avviare un dialogo con gli studenti e i docenti in protesta. La CdL, in particolare An e Lega, criticano invece duramente la decisione presa dal vicepresidente della Camera Fabio Mussi (Ds) di mandare acqua ai manifestanti e alle forze dell'ordine che presidiano il Palazzo.
Per Ignazio La Russa (An), che era sceso a fronteggiare i manifestanti, la distribuzione dell'acqua da parte del personale della Camera è invece un gesto inopportuno: "Sono meravigliato - ha detto - di quest'opera di samaritano non necessaria". E ironicamente in molti, da centrodestra, invocano la presenza di "un Cofferati" anche in questa occasione.
Il clima si è infuocato quando il diessino Giovanni Lolli ha accusato An "di aver rivolto ai manifestanti in piazza gesti che rischiano di acuire lo scontro". Queste parole sono state accolte da grida e fischi dei deputati della Cdl. Tanto è stato il frastuono che a un certo punto il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha minacciato di sospendere la seduta.

Alla fine è intervenuto nuovamente Mussi: "Noi - dice - siamo il Parlamento e abbiamo due doveri: quello di garantire la libertà di manifestare il proprio pensiero e quello, politico, di far sì che le manifestazioni si svolgano pacificamente e che si tengano liberi gli accessi al Parlamento. Ho dato io - conclude - disposizione che si portasse acqua a manifestanti e forze dell'ordine, anche in base al precetto evangelico di dare da bere agli assetati: lo dico a chi - conclude rivolto ai banchi di An - si è adoperato per l'inserimento delle radici cristiane nella Costituzione Europea".

 ilaria ricciotti    - 26-10-2005
Quale commento apporre alle informazioni fornite da Repubblica e quelle molto ridotte che i TG ci hanno fatto vedere?
Siamo purtroppo tornati indietro di oltre mezzo secolo!
Che vergogna! Quanta amarezza! Chi ci governa sta facendo di tutto e di più. "Il disegno politico" della CDL è ormai chiaro anche alle pietre!
Dobbiamo votare subito o indire dei referendum abrogativi per tutte quelle leggi che la maggioranza è riuscita a far votare ai suoi .

 oliver    - 03-11-2005
La riforma Moratti può essere giuridicamente costituzionale non è socialmente accettabile se si pensa a tutta la sua impostazione che determina di fatto studenti cittadini di serie A e di B.