Anno scolastico 2004-2005 - mese di gennaio
Precarius - 31-01-2005
Entro questa sera il Ministro dell’istruzione è obbligato ad adottare, con regolare decreto, il piano per l’assunzione a tempo indeterminato di migliaia di docenti precari su tutti i posti disponibili e vacanti.
Da domani, oltre 100.000 insegnanti ...
pino patroncini - 31-01-2005
Dopo la pubblicazione del decreto applicativo della legge 53 nella secondaria superiore tutti si domandano quali ne saranno le ricadute sugli organici. Molti si industriano a vederne gli effetti sulla propria scuola, ma sono gli effetti complessivi sul sistema quelli che risultano più dirompenti.
Sembrano cifre bibliche, quasi impossibili da gestire in termini di soprannumero, per non dire di licenziamenti. Ma va tenuto presente che esistono altre due cifre bibliche 100.000 docenti precari e una previsione di almeno 300.000 pensionamenti nei prossimi 10 anni ...
Roberto Renzetti - 31-01-2005
Possibile che lei, onorevole Sasso, insieme al suo partito (DS), per non dir della Margherita, non intende che l'origine di tutti i mali è in Bassanini 1997 e nei conseguenti provvedimenti di Berlinguer ?
L'Autonomia è una jattura alla quale si è ...
Maurizio Tiriticco - 31-01-2005
La legge ’53 recepisce il Titolo V, ma ne fa una lettura particolare... Pertanto, quando nella legge 53 si individuano ben otto licei – e con il dlgs si sono moltiplicati gli indirizzi – è evidente che allo Stato viene attribuita una fetta enorme dell’intero secondo ciclo, per cui non si comprende che cosa potrà essere assegnato alle Regioni. La pari dignità, di cui alla stessa legge 53, diventa così una sorta di ectoplasma! Il fatto è che gli estensori della legge 53 “hanno avuto paura” dello sconcerto emergente circa il “pericolo” che gli IT e gli IP “finissero” alle Regioni ed hanno implementato a dismisura l’area dei licei. Tant’è vero che nel dlgs non si legge che gli IT e gli IP “passano” alle Regioni, ed il silenzio è più eloquente della parola scritta, per cui studenti e insegnanti, come è noto, stanno “scappando” tutti dagli IT e dagli IP!
Va allora detto che, se alle Regioni spetterà tutta l’organizzazione e la gestione delle istituzioni scolastiche e formative (assetto ordinamentale), si abbia allora il coraggio di emendare la legge 53 e affidare con decreti mirati la grande maggioranza degli IT e degli IP alle Regioni anche in ordine alle competenze sui curricoli (aspetti operativi).
Il nodo è tutto qui! Il Titolo V affida alle Regioni la grossa partita dell’istruzione e formazione professionale. Ma la legge 53 di fatto “non ha voluto” applicare il Titolo V. Si ha veramente paura delle Regioni? Forse siamo tutti un po’ responsabili di questa “non scelta”! Con una mano abbiamo lanciato il sasso (Titolo V), con l’altra l’abbiamo ripreso (la paura delle Regioni!)
E i nostri giovani saranno sempre meno preparati, il mondo del lavoro e l’Europa aspetteranno ancora!
Grazia Perrone - 31-01-2005
IL giudice monocratico (sezione Lavoro) del Tribunale di Genova ha condannato un dirigente/datore di lavoro (e il MIUR) al pagamento del 100% del periodo coincidente (...)" all'astensione facoltativa per nascita del figlio entro i primi tre mesi di ...
Gaetano Arfè - 29-01-2005
Il giudizioespresso da Rutelli sulla socialdemocrazia, di cui non è difficile identificare - ma non ne vale la pena - il movente tattico e l'ascendenza culturale, ha dato la stura a una sequela di repliche e di dichiarazioni che hanno un tratto comune: l'ignoranza di quello che il socialismo democratico ha rappresentato nella storia della civiltà europea. Perfino un intellettuale, di professione filosofo, e che non è Buttiglione, in una fugace frase celata in una frettolosa intervista si è allineato nella banalità del giudizio con il presidente di quell'originale fiore di cultura politica che è la Margherita.
E' una ignoranza che mette conto di notare e di sottolineare perché in essa sta la ragione per la quale la sinistra italiana ha visto dissolversi la propria autonomia culturale con le conseguenze che vistosamente emergono sul piano politico.
Alba Sasso - 29-01-2005
Riforma Moratti e centro sinistra.

Ricordate la storiella dei due che si incontrano e quando uno chiede all’altro “dove vai” quello risponde “porto pesci”? Ecco, mi pare che chi risponda all’opzione politica, espressa dalla parola d’ordine “abrogare la legge Moratti”, con riserve di carattere tecnico-parlamentare eluda il problema. Nessuno certo vuole un vuoto legislativo, si tratta di ben altro. Si tratta di esprimere una scelta di fondo alla quale far seguire, nel caso di un ritorno del centrosinistra al governo, provvedimenti normativi che vadano a modificare il quadro di regole e principi che oggi stanno stravolgendo il sistema pubblico dell’istruzione. Perciò sono convinta della necessità di indicare già oggi una prospettiva di profonda discontinuità con le politiche del centrodestra, sia per cercare di introdurre i possibili rimedi ai tanti guasti prodotti dagli interventi di questo governo, sia per promuovere quella che è innanzi tutto una battaglia culturale per una idea diversa di istruzione. Un’idea che rimetta al centro l’idea del sapere come bene comune e come diritto universale e che sostenga il carattere laico e pubblico della scuola.
Laura Tussi - 29-01-2005
Le esercitazioni proposte facilitano nell’allievo le facoltà astrattive, le capacità creative dell’astrazione, ossia del saper inventare, creare, fantasticare, inventare ed ideare su del materiale edito, prestabilito, ossia su racconti di narrativa scelti ad libitum, ma che comunque rappresentano un’autorità editoriale e da cui, così praticando, con tracce metodologiche alternative ed innovative, si prendono le distanze, liberandosi ed emancipandosi da tutto ciò che appare istituzionale, autoritario, schematico, rigido, approcciandosi invece al materiale in maniera analitica e costruttiva.
Aldo Ettore Quagliozzi - 29-01-2005
Il traguardo verso il quale ci stiamo avviando a grandi passi è quello di una democrazia puramente negativa, di pura tolleranza. Non si incarcerano né si torturano gli oppositori, ma il controllo decisionale è interamente sottratto ai cittadini ai quali rimane soltanto – beninteso non sui mass media che davvero contano – il “ diritto di mugugno “.
Per un’ Italia nata dalla Resistenza, cresciuta nel miracolo economico e capace ai suoi tempi di sconfiggere il terrorismo e di impostare una coraggiosa lotta contro la corruzione politica, è una prospettiva davvero poco confortante, insomma ‘ l’Italia l’è malada ‘. “
Gli alunni di quinta, Terlizzi - 29-01-2005
Fatti del nostro ieri nell'oggi della memoria e della ricostruzione

"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio,
data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
Giorno della Memoria,
al fine di ricordare la Shoah (sterminio del ...
Michele Sorbara - 29-01-2005
Spesso mi chiedo come può accadere che popoli emancipati ed industrializzati possano permettere che poche centinaia di loro connazionali (i politici), distruggano esclusivamente per propri interessi, il patrimonio di valori etici, morali, religiosi, culturali e tradizionali di un’intera nazione. Si potrebbero dire tante cose, come ad esempio che la gente dimentica che il tal politico è stato in carcere per concussione, truffa, o associazione di stampo delinquenziale e quindi lo vota per proprio tornaconto. La gente dimentica come si è arrivati ad avere un tasso di disoccupazione così alto, dimentica le menzogne dei politici. La gente dimentica le cose che più la fanno vergognare, cioè la rinuncia a fare rispettare i propri diritti e quelli degli altri.
Per quanto riguarda la giornata della memoria, mi viene da dire che non serve a nulla se il mondo intero in quel giorno, non si ferma a meditare in rispettoso silenzio.Non serve che tanti capi di stato partecipano a manifestazioni, se non riusciamo più ad interessare le coscienze dei giovani. La scuola dovrebbe in ogni momento, insegnare ai giovani e alle loro famiglie il rispetto per l’individuo di qualsiasi razza, religione o ceto.
Letizia Indolfi - 29-01-2005
Sono studentessa da tutta la vita, perché è dalla famiglia che è iniziato il mio “fare scuola”.
Scuola per imparare, ma anche per essere. La scuola di oggi però, si sta pian piano allontanando da questo obbiettivo.
Se qualcuno entrasse alle otto di mattina in un istituto della nostra penisola, respirerebbe un’atmosfera carica di indifferenza e di freddezza.
Accade che fra professori e studenti non si instauri un rapporto autentico, ma solo un muro ideologico. Noi studenti non siamo una massa di lobotomizzati dalla pubblicità, dalle mode e dalle firme; viziati, superficiali e ignoranti come dicono. Abbiamo qualche idea confusa su cosa sia giusto o meno fare, che spesso cambiamo completamente, ma alla fine il motivo per cui siamo a scuola è sostanzialmente quello di diventare dei cittadini responsabili e attenti.
Per questo vorrei una scuola che fosse come la mia casa, la mia città.
Vorrei che i professori ci considerassero come figli e ci insegnassero non solo le loro materie, ma anche a vivere e a relazionarci con gli altri. Inoltre mi piacerebbe che i docenti si avvicinassero a noi anche fuori dell’ora di lezione, che ci chiedessero se siamo felici e che si interessassero ai nostri problemi, alle nostre storie di tutti i giorni, magari dandoci dei consigli… Perché non vogliono essere il nostro punto di riferimento?
Oltre ai genitori, agli educatori delle nostre parrocchie, l’insegnante ha il compito di indicarci la strada verso la maturità, dandoci la possibilità di sbagliare e di poter recuperare, offrendoci la sua esperienza per migliorarci, e non per vantare la sua carriera scolastica denigrandoci.
Nel susseguirsi degli anni di scuola in me si è accresciuto il timore che la classe diventasse come una giungla: ognuno lotta per la propria sopravvivenza. È mai possibile che la valutazione ci debba mettere gli uni contro gli altri?
Fuoriregistro - 28-01-2005
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, un articolo di Repubblica , ringraziando indirettamente l'autrice Bianca Fazio, che con sottile acutezza osserva il cambiamento in atto nel paese e nella scuola. Nelle vie e nelle case più che nei palazzi. A ...
Giuseppe Aragno - 27-01-2005
Le ho trovate in Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943), Einaudi, Torino, 2004. Arbe, oggi, è capoluogo dell'omonima ridente isola croata, e Gonars un comune del nostro Friuli.
Nel '41, ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 27-01-2005
Francamente non riusciamo a capire perché lo sforzo di elaborazione e di proposta sulla scuola che vogliamo dovrebbe riguardare le forze politiche e sindacali e non anche i “movimenti” di insegnanti e genitori, la cui funzione secondo alcuni consisterebbe principalmente (se non esclusivamente) nel chiedere l’abrogazione della riforma Moratti. Ma non è nostra intenzione innescare o alimentare polemiche, al contrario. Si tratta, semplicemente, di una posizione che non condividiamo. Al centro-sinistra noi chiediamo di più: chiediamo di esplicitare, almeno a grandi linee, i punti essenziali di una nuova scuola pubblica statale, diversa da quella prospettata dalla legge n.53/2003. In questo senso diciamo che l’abrogazione della legge Moratti da sola non basta: occorre un’idea e un programma alternativi di riforma della scuola, occorre andare “oltre la Moratti”.
Proviamo allora qui, senza pretesa alcuna di esaustività, ad entrare nel merito della discussione avviata indicando quelli che, a nostro modesto avviso, dovrebbero costituire altrettanti punti qualificanti, una possibile piattaforma per un rinnovamento della scuola di base. Una sorta di “nuovo corso”, di New Deal dell’era (auspicabile) del dopo-Moratti.
Cocco - 27-01-2005
Chi ha avuto occasione di leggere la parte conclusiva del libro “La cultura degli Italiani” di Tullio De Mauro edito da Laterza e disponibile in libreria da settembre scorso ha già avuto modo di apprezzare i contenuti ed i riferimenti bibliografici, in quella sede in parte richiamati, di un interessante articolo di cui propongo la lettura, pubblicato sul mensile “Insegnare” (rivista del CIDI) del giugno 2004: Le mani sulla scuola, di Roberto Renzetti
Piera Capitelli - Alba Sasso - Antonio Rusconi - 27-01-2005
Con una lettera evasiva Letizia Moratti ha rifiutato la richiesta delle opposizioni di essere presente in Commissione Cultura per riferire dell’impostazione dei due decreti sul secondo ciclo di istruzione, alla luce del nuovo decreto sulla secondaria superiore non ancora giunto in Parlamento.
Le spiegazioni le potrà dare anche l’on. Aprea, ha risposto il ministro: ma non è di spiegazioni che si tratta.
Le opposizioni hanno raccolto la richiesta venuta da ogni parte – anche da chi è d’accordo con la riforma Moratti – di valutare contestualmente i decreti e soprattutto di darne un’impostazione diversa.
È grave che il ministro rifiuti un’occasione di confronto nelle sedi parlamentari sulla scuola secondaria, una fascia decisiva dell’intero sistema dell’istruzione".
Grazia Perrone - 27-01-2005
Le leggi razziali? Un "incidente di percorso" secondo Domenico Gramazio esponente di spicco del partito postfascista (attualmente al potere) secondo il quale persino il "mazziere" Almirante, segretario di redazione del settimanale "La difesa della razza" salvò degli ebrei. Ebbene per rinfrescare la memoria non certo dei Gramazio e dei similari ma di quanti hanno sincero interesse a conoscere la verità storica propongo ai lettori di Frg la lettura di un'indagine molto approfondita e poco conosciuta su cosa ha significato, in realtà, per le popolazioni civili della Slovenia e della Dalmazia l'occupazione militare italiana nel periodo immediatamente precedente l'armistizio dell'otto settembre 1943. Un'occupazione brutale che ha indotto la commissione internazionale d'inchiesta per i presunti criminali di guerra italiani (1946-49) a deferire alla giustizia alcuni di questi generali unitamente a numerosi (e zelanti) graduati e ufficiali. Il governo italiano però, come già avvenuto per le inchieste sulle stragi nazifasciste "imboscate" nell'armadio della vergogna, ha fatto di tutto per evitare l'estradizione ed il processo. Che non c'è mai stato.
Anna Pizzuti - 26-01-2005
Ancora una volta – quando non si pensava proprio che ce ne fosse più bisogno – ci ritroviamo a dover riandare indietro, ad estrarre dal libro della Storia, alcune delle pagine che vengono sottoposte a “revisione”, durante l’oscura stagione politica che stiamo attraversando.
Gianni Mereghetti - 26-01-2005
Sono le parole che Wladislaw Szpilman, pianista polacco ed ebreo, si sente rivolgere con grande sorpresa dal capitano della Wermacht, Wilm Hosenfeld, il quale poi, al posto di catturarlo come avrebbe dovuto fare, lo porta nella stanza adiacente a quella in cui l’aveva trovato e gli chiede di suonare il Notturno in do diesis minore di Chopin.
Szpilman non fu l’unico ebreo che Hosenfeld salvò; tanti altri trovarono la salvezza grazie a quest’uomo che si vergognava del male di cui la Germania si era resa responsabile, ma nessuno di loro riuscì poi a salvarlo dalla morte. Fu in un campo di prigionia a Stalingrado che Hosenfeld morì, dopo essere stato più volte torturato dai suoi carcerieri.
Anna Pizzuti - 26-01-2005
Cominciano le reazioni al documento di lavoro diffuso dal ministero il 12 gennaio ed alla successiva “bozza vera” diffusa il 17 dello stesso mese sull’organizzazione generale del secondo ciclo, e sono, quasi tutte, quelle che ci si aspettava.
Si lamentano le diminuzioni degli orari delle singole discipline - quelle tecniche nei tecnici, quelle giuridico-economiche negli economici, quelle umanistiche nei licei, per non parlare dell’educazione fisica o della musica – e quella delle attività laboratoriali un po’ in tutti gli indirizzi – saranno direttamente le aziende a sostituirsi ai laboratori, evidentemente - secondo la migliore logica morattiana alla quale siamo ormai abituati.
Ciascuno per sé, come era prevedibile, ma come, forse, anche il ministro si aspetta, per fare in modo, magari, che poi aumentando un po’ qui ed un po’ là, ciascuno si ritenga accontentato e, in qualche modo il decreto passi e si sedimenti. Soprattutto se, come promette, nel secondo/terzo canale si instraderanno – ma staremo a vedere se poi sarà proprio così - i disturbatori ed i reprobi, e il sistema nazionale sarà salvo e non faremo nemmeno più tante brutte figure all’estero in occasioni delle varie rilevazioni PISA, dell’OCSE e di qualsivoglia altra agenzia.

In ogni modo, il grand débat è aperto. "Invito tutti" – così il ministro nel comunicato del 17 gennaio - "a considerare la forte valenza culturale del nostro progetto di ammodernamento della scuola italiana e ad inviare proposte e suggerimenti per migliorare la bozza di decreto" Ed è stato creato anche lo strumento: potentissimo, perché si discuta e si partecipi: il ministro, infatti, ha messo a nostra disposizione – “operazione trasparenza” , l’ha chiamata - un indirizzo di posta elettronica, che però viene definito Forum, ignorando che un forum è ben altra cosa.
Forum Scuola Imola - 26-01-2005
Segnaliamo un articolo tratto dall'Unità

Con queste schede si è aperta la strada del “fai da te”, ci si è avviati verso una sorta di anarchia per cui si avranno differenze di valutazione tra scuola e scuole o tra zona e zone e i giudizi espressi ...
Megachip Liguria - 26-01-2005
Trasmettiamo in allegato la comunicazione di un'importante (e innovativa: leggete con attenzione!) iniziativa dell'Istituto Tecnico "Majorana", chiedendo a tutti di dare la massima diffusione a questa informazione.

Comunicato Stampa

Niente ...
Francesco Paolo Catanzaro - 25-01-2005
Forse
un giorno
anche le pietre essuderanno lacrime
a rievocare immagini e grida
dalla memoria.
E quel giorno sarà apocalisse.
Memoria di un genocidio organizzato
dalla farneticazione umana.
Nel tempo del progresso incipiente
durante il ...
Vincenzo Andraous - 25-01-2005
Pragmatismo non chiacchiere

L'immagine che si ha di una prigione è uno schema freddo e sintetico, uno spazio essenziale, spogliato di ogni riferimento, ove l'anima urla davvero, e potrebbe non esser udita, perché soffocata dalle sue stesse grida, ...
Laura Tussi - 25-01-2005
Traccia metodologica
Un percorso didattico di brani antologici


Solitamente la materia scolastica che prevede l’analisi di brani antologici, raccolti negli appositi volumi didattici per l’insegnamento scolastico, viene svolta e spiegata non sempre come un argomento di importanza fondamentale, ma lasciando ad essa quasi una funzione ludica e distensiva e attribuendole connotati ricreativi per gli allievi. Non che tutto questo sia negativo o rappresenti un orizzonte pedagogico da sottovalutare, ma occorre sollecitare sempre i ragazzi con espedienti didattici efficaci e coinvolgenti così da rendere anche la semplice lezione di lettura, di analisi e di sintesi dei brani quale funzioni ed operazioni necessarie all’esplicazione di un’evoluzione cognitiva completa e per favorire uno sviluppo metodologico competente, all’interno di una didattica cosciente e consapevole delle potenzialità dell’allievo.
Fornendo alla classe delle tecniche specifiche ricognitive d’analisi dei brani sarà possibile far emergere e scaturire un interesse motivato e motivante rispetto ad alcuni percorsi didattici che prevedono la tecnica di comparazione, di sintesi, di analisi paradigmatica di determinate sequenze, la suddivisione dei brani in sezioni consequenziali, il processo di astrazione di concetti narrativi da contesti predisposti, già dati per certi, editi da una logica ministeriale prestabilita.

Mario Piatti - 25-01-2005
Nel documento del Ministro sulla riforma della secondaria è sparita la musica, o meglio è stata relegata nel ghetto del Liceo musicale e coreutico.
Si stanno moltiplicando in questi giorni prese di poisizione di musicisti, insegnanti, associazioni ...
Giuliano Falco - 24-01-2005
Egregio dottor Veneziani,

ho letto il suo articolo “Poveri Prof, peggiori d’Europa”. Mi permetto di avanzare alcune critiche al Suo testo, anche se sono un umile insegnante di sostegno, per di più insegnante elementare (quindi, come vede, non sarà ...
Elena Miglietta - 24-01-2005
Mettiamo in rete l'intervento di Jane Bassett al convegno di Genova. Assolutamente da leggere.

Un’altra scuola è possibile

Introduzione


Sono molto contenta di essere qua, e vi ringrazio da parte della Anti SATs Alliance, l’organizzazione che rappresento a questo convegno. Sono professoressa di Lingua e Lettere inglesi, e pure di Media Studies -lo studio del mass media - in una scuola superiore, in una zona popolare a Londra. Parlerò, ovviamente, da questo punto di vista, ma ho l’intenzione di parlare anche delle scuole elementari, e di altri settori. Sono anche attiva nel sindacato National Union of Teachers, il più grande e progressista dei sindacati nel campo dell’istruzione pubblica.

Due punti da chiarire:

1.
In Inghilterra e Galles la scuola elementare dura da 5 fino a 11 anni e si chiama primary school. C’e anche l’asilo. La scuola superiore dura da 11 fino a 16 anni per tutti. Dopo, gli alunni possono scegliere fra alternative varie. Il sistema è completamente diverso in Scozia.
2. Avrete sentito parlare dei SATs negli Stati Uniti. Sono tests che i ragazzi americani fanno per ottenere l’entrata all’università. In Gran Bretagna si riferiscono ai test impostati dallo stato sugli alunni di 7, 11 e 14 anni e non hanno niente a che fare coi test americani. La Anti-SATS Alliance fa parte della campagna per abolire questi test e ne parlerò dopo.

La Storia

La storia della scuola negli ultimi anni in GB è stata spesso deprimente. E pure di cattivo esempio. Sembra che abbia dato l’ispirazione nociva/malefica, sia, secondo quello che mi avete spiegato, alla legge Moratti, sia sulla cosiddetta riforma No Child Left behind, il programma seguito dall’amministrazione Bush negli Stati Uniti. Nonostante tutto questo, credo che possiamo anche portare una speranza, per combattere questi assalti all’istruzione pubblica e vedere la possibilità di un’altra scuola, una scuola diversa.
Gianni Mereghetti - 24-01-2005
Educatori

E' stata riproposta con forza l’urgenza che si diano delle regole certe alla convivenza scolastica e che si punisca con mano ferma chi tali regole infrange. Sembrano tutti d’accordo, l’unica differenza sta nell’entità delle punizioni, il ...
Giuseppe Aragno - 22-01-2005
Nel più perfetto stile berlusconiano, Antonio Bassolino, ex PCI ed ora presidente diessino della Regione Campania, va inviando a milioni di cittadini un opuscolo di informazione che ha sapore di propaganda più o meno elettorale, tutto luci senza ombre, che costa un patrimonio alle “care cittadine” e ai “cari cittadini” ai quali si rivolge. Son questi i tempi, direte, ed è vero. Per simili cose, tuttavia, l’intera sinistra ha levato gli scudi. Ora perché si tace?
C’è chi si affanna ad affermare, con toni da crociata, che abbiamo una priorità: battere le destre e mandare a casa Berlusconi e compagni.
Peggio facciamo l’opposizione in Parlamento, più si fa ambigua la battaglia sindacale, più condividiamo responsabilità gravissime, insomma, più fatica mettiamo a distinguerci dalle destre, più c’è chi dice che occorre votare per i Bassolino: fanno pena, ma bisogna votarli. Mi vengono in mente Montanelli e il suo celebre invito: “Turiamoci il naso e votiamo DC”.
Per quanto mi riguarda, non mi lascio incantare: trovai insensato Montanelli, non ascolterò i suoi tardi epigoni. E pazienza se tra questi ultimi si trova, dio solo sa perché, persino la Rossanda. Non lo farò.

Non sono disposto - parto dal terreno sul quale mi muovo - a bocciare la Moratti ed a promuovere Zecchino, facendo finta d’ignorare che lo sfascio dell’accademia ha superato da tempo quello della scuola. Non lo farò, e dubito che tacere dell’uno ed attaccare l’altra sia una mossa politica oculata. Dirò di più: dubito che sia una mossa politica. Così come non ha nulla di politico dimenticare oggi quello che è stato ieri.
Non m’importa se qualche naso si storcerà: fare politica è anche storicizzare. Abbiamo barato: “il nuovo è buono e il sistema è malato”. Per una simile menzogna, condivisa coi peggiori nemici della Repubblica, per questo slogan vestito da filosofia, per questa miseria da spot pubblicitario, “pensato” per tener dietro ai ticchi del “consenso” e influire sui suoi impenetrabili meccanismi, abbiamo fatto comunella con l’universo mondo, senza segnare limiti o distinzioni: il naso ce lo turiamo da tempo. E uso il plurale perché è inutile vantarsi di aver dissentito.

Sono stanco di compagni che si turano il naso.
Sono stanco di azienda e di mercato.
Mi sono battuto per i diritti dei lavoratori e la giustizia sociale, sono stato con gli sfruttati contro gli sfruttatori. Ho i miei valori e non ho da difendere null’altro che la mia storia. E qui, autentico, falso o in fotocopia, non c’è Montanelli che tenga: non ho nulla da spartire con Prodi e con Rutelli, con Dini e con Mastella, così come non avevo nulla a che dividere con Ciampi. Non ci credo alla favoletta del lupo cattivo che fa un boccone di Cappuccetto Rosso e so che la vittoria di questi signori non è e non può essere la mia.
Non lo è: abbiamo valori diversi e interessi divergenti. Io mi muovo dal punto in cui questi signori si fermano e non intendo fermarmi con loro. Bassolino tenga per sé gli opuscoli latte e miele copiati dalle agende della Moratti. E’ da tempo che non abbiamo ormai nulla per cui stare insieme: io credo fermamente che la democrazia, anche quando funzioni al meglio, sia ancora un male, sebbene il minore, e non voglio essere più nemmeno “democratico” se la democrazia già borghese si riduce ad una pantomima che non ha radici nella nostra storia. Non ho nulla a che spartire col maggioritario e, lasciatemelo dire, non sono così cieco da difendere fino in fondo una Magistratura che non ha una bella storia o tradizioni nobili e che ha lasciato sempre soli i suoi figli migliori. No, non difendo sino in fondo una corporazione che ha acquistato potere nella crisi della politica e non intende mollarlo. Sì, lo so, lo so bene che sarebbe pernicioso subordinare i pubblici ministeri all’Esecutivo, ma so anche che è strumentale e di parte negare che un avviso di garanzia consegnato a un Presidente del Consiglio ad una riunione di capi di Stato e di Governo è uno stupido atto politico, che fa di un probabile colpevole un innocente perseguitato. In quanto alle carriere, nessun soldato diventa generale solo perché ha indossato l’uniforme. Facciano concorsi e sentenze.

Sono stanco di compagni col naso turato, che quando conviene gridano al lupo. In giro ora ce n’è uno che torna comodo e fa molta audience: il lupo mannaro che sbrana la Costituzione. Anche, qui, però, diciamolo che la Sinistra ha approvato a fine legislatura e con una risicata maggioranza la riforma dell’art. quinto. E’ stato gravissimo, ma non mi sono stupito: con l’avallo al revisionismo storico e gli amorazzi finiti male con Bossi e coi leghisti, l’avevamo già da tempo delegittimata la Costituzione. Ora gridiamo al lupo. Potrei fare un elenco infinito di ragioni per cui non ritengo di poter riconoscere come miei punti di riferimento D’Alema e Giuliano Amato, che ormai sono fuori dalla storia e dagli ideali della sinistra. Io non ho nulla a che spartire con gli Statuti regionali che incoronano sovrani, con i “Governatori” all’americana e le liste personali; io continuo a ritenere che questo governo sia responsabile per l’Iraq quanto D’Alema lo è stato per la Serbia.

Penso, per essere chiari, che senza i bombardamenti italiani in Serbia, noi non avremmo avuto Nassirya. In Serbia come in Irak l’Italia ha operato fuori e contro la Costituzione.
E quando dico Italia, intendo chi l’ha governata. Dov’è il lupo mannaro, in quale dei punti cardinali della nostra vita politica?
In ultimo, e qui chiudo, se voi mi dite Genova, io vi rispondo Napoli, dove abbiamo dimostrato che si possono picchiare le ragazze inermi dei movimenti fin quasi ad ammazzarle.
Quasi. E’ qui ormai la differenza, in questo “quasi”.
A qualcuno basterà. A me non basta.
Io non ignoro Zecchino e dico no a Moratti. Le destre sono anche a sinistra. Forti, agguerrite, infide e pericolose.
No. Io il naso non me lo turo.
Maurizio Tirittico - 21-01-2005
…ma ora sembra che i cattivi siano anche i politici e gli esperti scuola dell’UDC, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega! Nelle loro odierne prese di posizione hanno sparato a zero contro lo schema di decreto legislativo sul secondo ...
Vittorio Delmoro - 21-01-2005
E così la legge Finanziaria approvata a pochi giorni dalla fine dell’anno contiene questa norma : per gli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007 settemilacento insegnanti specialisti di lingua inglese ogni anno torneranno ciascuno nella propria classe, occupando così un uguale numero di posti e permettendo il licenziamento di altrettanti precari.
Il MIUR non ha ancora detto come assicurare l’insegnamento dell’inglese alle classi che resteranno scoperte, o meglio, l’ha detto : facendo imparare la lingua a tutti gli altri docenti.
Ma come? Attivando corsi obbligatori.

Ecco il nuovo fronte che si apre.

Punto primo : nessuno può costringermi a frequentare un corso.
Punto secondo : se la costrizione fosse accompagnata da sanzioni, ne vedremmo delle belle (ricorsi al Tar e altro).
Punto terzo : se anche frequentassi il corso, non è detto che alla fine io sia pronto o che lo frequenti con profitto (e voglia).
Punto quarto : se davvero vogliono che frequenti il corso e che mi impegni pure a imparare l’inglese, devono pagarmi e anche bene.
Punto quinto : se poi vogliono pure che lo insegni, devono incentivarmi in questa direzione.

In sostanza l’operazione recupero insegnanti specialisti e lancio insegnanti normali ha un costo non indifferente, forse vicino allo stesso risparmio che si vorrebbe realizzare per la Finanziaria.

Ecco allora la proposta di piattaforma.

- Un corso di almeno 300 ore, magari suddiviso in due anni.
- Ogni ora di frequenza pagata almeno 25 euro puliti.
- Un incentivo di almeno 1.000 euro per ogni insegnante e per ogni anno di insegnamento della lingua.

La risposta del governo è no?

Allora lasciate le classi senza inglese e poi sentite i genitori!

Gianni Mereghetti - 21-01-2005
In questi anni non mi ha mai sfiorato il dubbio che il ministro Moratti potesse fare marcia indietro rispetto a due principi che mi sembravano essere i pilastri della sua riforma: uno quello di puntare sulla professionalità docente, l’altro quello di ...
Leonardo F. Barbatano - 20-01-2005
E’ stata resa nota dal cosiddetto Ministero dell’Istruzione la bozza di decreto legislativo sul sistema dei Licei contenente, tra l’altro, le indicazioni della scansione dell’orario delle diverse discipline. Ci sarebbe da rimanere sbalorditi se non ...
Elena Miglietta - 20-01-2005
Lettera inviata a Scuolaoggi (e non pubblicata) in risposta all'articolo "E QUALCUNO SPARA GIA' SU PRODI..."

Gentile Redazione di www.scuolaoggi.org, sono una mamma-maestra dei “cosiddetti movimenti che si sono sviluppati all’interno della ...
ilaria ricciotti - 20-01-2005
L'indifferenza è una malattia
che si impossessa dell'anima,
e la fa volar via......

Essa è come l'onda assassina,
travolge esseri e cose repentina.

L'indifferenza è causa di guai,
guai noti e quelli che non sai.

Essa è una velenosa ...
Pino Patroncini - 19-01-2005
Quante ore di scuola farà uno studente nella nuova scuola professionale prevista dal decreto pubblicato martedì scorso? Al massimo 15 ore settimanali! E’ quanto si evince dall’articolo 17. Infatti le ore annue saranno 990, che suddivise per le 33 ...
Mario Menziani - 19-01-2005
Tutt’attorno cadevano gragnuole di osa che ci inchiodavano nelle trincee. Difese improvvisate, troppo fragili che, ben presto, si rivelarono del tutto inutili.
Frastornati dal clamore delle uda, disorientati dalle validazioni estemporaneee di ...
Maria Rosa Pantè - 19-01-2005
27 Gennaio, Giorno della Memoria
dal Liceo Scientifico “G. Ferrari”

Da alcuni anni, con decreto del presidente della Repubblica, il 27 gennaio è stato dichiarato Giorno della Memoria: il 27 gennaio del 1945 infatti i russi liberavano il campo di ...
Giuseppe Aragno - 18-01-2005
Tra i consigli e le benedizioni urbi et orbe che increspano la palude del web in tema di scuola - la morfina della non belligeranza va producendo alla lunga i suoi effetti - colpisce per l’autorevole coerenza e l’inconfondibile buonsenso la duplice ...
Alba Sasso - 18-01-2005
Eleonora, cittadina barese di sedici mesi, è morta di fame e di violenza a 20 chilometri da noi, da una città non certo povera, che concentra, come tante altre, le diseguaglianze più laceranti in quartieri periferici e lontani. Forse a Bari pochi ...
Alba Sasso, Piera Capitelli - 18-01-2005
Inoltriamo di seguito le dichiarazioni delle onorevoli Alba Sasso e Piera Capitelli (Ds) in merito alla proposta del sen. Valditara sull’assunzione dei precari:
L’Ufficio Stampa dell’on. A. Sasso

“La proposta del senatore Valditara ...
Gianni Mereghetti - 17-01-2005
Il Ministero della pubblica Istruzione ha reso pubblico il documento di lavoro con i principi e le linee per la riforma del II ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione a norma della legge 53/2003. Una delle novità più significative ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 17-01-2005
Proviamo a leggere insieme un numero, per esempio 1.000.000.000.000.000.000 : facile? E’ stato facile leggerlo? Bene. Proviamo a rispondere alla domanda: un anno-luce equivale a quanti chilometri? Facile anche questa domanda, o è stato necessario ...
Flc - Cgilscuola Modena - 17-01-2005
Le nuove disposizioni per l'inglese alle elementari

I docenti specialisti di lingua inglese della Provincia di Modena hanno avviato due azioni di protesta contro l'irragionevole disposizione, contenuta nella Legge Finanziaria 2005, della ...
Laura Tussi - 17-01-2005
Traccia di elaborazione: gli aspetti fisici o naturali

Durante questo percorso didattico, ad ogni allievo si assegna una regione, nazione o continente a seconda dell’anno di frequenza rispetto al programma didattico ministeriale. Per ogni ...
Pino Patroncini - 15-01-2005
Se il povero Giovannino Guareschi fosse ancora vivo ne avrebbe di materiale per le sue vignette sui “trinariciuti” che devono all’improvviso cambiare linea! Solo che dovrebbe cambiare anche l’obiettivo della sua satira e mettervi al centro anziché il rigido militante del PCI la nuova Destra che governa il Paese, che in quanto a ordini e contrordini non è seconda a nessuno.

L’ennesimo esempio lo abbiamo avuto giovedi scorso nella cosiddetta audizione sulla riforma della secondaria superiore. I sindacati convocati non si sono trovati ad un tavolo di confronto ma ad un comizio con 200 persone comprendenti l’universo mondo, non escluse le associazioni di caccia e pesca e i quattro gatti del club del ramino, i quali magari sono pure intervenuti pretendendo di rappresentare, che so, i dirigenti scolastici e magari per invocare il ritorno del latino. Ma di fronte a cotanto pubblico e ai pavoneggiamenti dei vertici ministeriali, tutti schierati (in rivista,è proprio il caso di dire) chi si aspettava il testo del decreto ha dovuto subire un’amara delusione, o, meglio, un’amara prolusione della nostra ministra la quale tra voli retorici e voli pindarici è riuscita fornire un’altra versione ancora del progetto, di cui solo pochi giorni fa era stata fatta circolare una bozza del tutto diversa.

Quali sono dunque le principali novità che escono da questo “incontro” rispetto alla bozza già nota?
D.F. - 15-01-2005
E' molto tardi e navigando in rete vengo a sapere che Vespa ha invitato Romano Mussolini a parlare del libro dedicato alla memoria di suo padre. Apparentemente nulla di male un figlio che rievoca il padre facendoci conoscere anche gli aspetti ...
Corrado Mauceri - 15-01-2005
Come era prevedibile, la maggioranza di destra, dopo avere messo in discussione il ruolo istituzionale della scuola statale, si propone ora, con la riforma degli organi collegiali della scuola, di portare a termine il processo di aziendalizzazione del sistema scolastico.
Con tale proposta difatti al dirigente scolastico è assegnato un ruolo preminente nel governo della scuola, nel contempo si ridimensionano fortemente il ruolo del consiglio di istituto che, a parte la competenza relativa al regolamento della scuola, avrebbe soltanto una funzione di indirizzo generale e quello del collegio dei docenti, che avrebbe una competenza decisionale limitatamente all’adozione del POF; per il resto avrebbe funzioni di indirizzo e programmazione, ma non più decisionali in merito all’organizzazione dell’attività didattica; infine si elimina il consiglio di classe e con esso la dimensione collegiale dell’attività didattica che dovrebbe essere il connotato prevalente di una scuola democratica e pluralista...
Ma ancora più gravi sono due scelte di fondo che caratterizzano la proposta della maggioranza di governo; si prevede difatti che ogni consiglio di istituto con il proprio regolamento definirà gli aspetti relativi alla costituzione ed al funzionamento degli organi della scuola; nel contempo però si ribadisce che “gli organi di governo concorrono alla definizione e realizzazione degli obiettivi educativi e formativi ... coerenti con le Indicazioni nazionali adottate in attuazione della legge 28/03/2003 n. 53”.
Quindi ogni scuola fa da sè, ma tutte le scuole devono essere coerenti con le Indicazioni ministeriali; si configura in tal modo un sistema di scuole, fittiziamente autonome, ma in realtà ministeriali.
Le proteste contro tale proposta sono quindi sacrosante ; nell’auspicio di un prossimo cambio di governo è necessario però essere chiari e coerenti.
Che cosa non ci piace della proposta governativa?
Alba Sasso - 15-01-2005
La circolare sulle iscrizioni, emanata dal Ministero dell’Istruzione il 30 dicembre 2004 e resa disponibile su internet lo scorso 3 gennaio, contiene più d’un elemento di preoccupazione per tutti coloro che, nel nostro Paese, hanno ancora a cuore le ...
Patrizia Rulli - 15-01-2005
Il giorno della memoria 2005

DA CINISELLO BALSAMO UN INVITO AD INIZIATIVE


Quest’anno la celebrazione del Giorno della Memoria si inserisce in un lungo percorso di approfondimento della Storia del ventennio fascista che analizzerà la scuola ...
Maurizio Tiriticco - 14-01-2005
Sono sempre schivo dall'intervenire sul terreno politico in senso stretto, però... Ho letto con interesse il pezzo redazionale di Scuolaoggi sul killeraggio antiProdi ed altre cose che riguardano la... non-posizione dell'Ulivo sui temi della scuola. Alle puntuali osservazioni del giornale aggiungerei senza commento questo fiorellino, tratto dalle "idee-chiave per l'Alleanza", una sorta di linee programmatiche (si fa per dire!!!) che Rutelli ha lanciato nell'articolo su "la Repubblica" dello scorso 3 gennaio.
A proposito della scuola Rutelli scrive: "Scuole aperte al servizio della comunità. L'istruzione pubblica - tutta la scuola è pubblica - è il sostegno primario alla crescita di persone e famiglie, non più solo un fatto sociale, ma base della crescita economica moderna. Occorrono più risorse, puntare a tenere aperti 12 ore al giorno e utilizzare al meglio edifici scolastici, far sorgere centinaia di nuovi nidi e materne". E qui finisce! Rutelli non sa che gli edifici scolastici sono già aperti da tempo, certamente in relazione alle iniziative che scuola e territorio svolgono! E non sa che le materne non si chiamano più così! Il resto della proposta è... assoluta ovvietà!
Scuola Futura - MCE - 14-01-2005
La scuola, solo la scuola pubblica, voglio dire proprio solo i 14 mila edifici della scuola pubblica, possono essere qui in Italia i luoghi del sapere e del recupero delle disuguaglianze intellettuali e sociali.” Tullio De Mauro

A quasi un anno dall’approvazione del decreto 59, quello che riguarda la scuola di base, proponiamo una riflessione su alcuni passaggi di questo progetto.
Gianni Mereghetti - 14-01-2005
Sono uno degli insegnanti che fa parte di quel 50% e più che secondo un’attendibile indagine della UIL supera i cinquant’anni.
Questo dato deve far riflettere perché non è certo un bene né che i nostri studenti abbiano ormai una gran maggioranza di ...
Cub Scuola Torino - 13-01-2005
Precariato scuola - Proposta Valditara

La logica che sta dietro la proposta dell’onorevole Giuseppe Valditara - immissione in ruolo dei precari che ne hanno maturato il diritto da anni su buona parte dei posti d'insegnamento vacanti entro il 2006, ...
Alejandro César Alvarez - 13-01-2005
Un racconto su Bagdad


Alla vigilia gli uccelli si staccano tutti insieme dai rami più alti degli alberi, volando inquieti in direzioni contrarie.

Nel mare il canto delle sirene si confonde col grido delle bestie che partoriscono con ...
Francesco Mele - 12-01-2005
Vi mando una lettera che un bidello della mia scuola mi ha chiesto di far girare in rete. Mi sembra giusto che questa denuncia venga diffusa visto che chi avrebbe dovuto dargli la giusta considerazione non l'ha fatto.


Diario di una giornata a Roma da disabile
di Domenico Ciccarelli


Ho mandato questa lettera al sindaco Veltroni, al compagno Veltroni, perchè volevo segnalargli il mio disagio e le difficoltà incontrate nella città da lui amministrata. Volevo farlo solo a lui, senza tanto can can, perchè lo consideravo comunque dalla mia parte. Intanto ho scoperto che nel sito del Comune di Roma non c'è la possibilità di rivolgersi direttamente al sindaco, anche solo attraverso la sua segreteria ad esempio, o se c'è è molto ben nascosta. Allora l'ho mandata a due uffici che mi sembravano i più coinvolti, uno che si occupa delle problematiche dei disabili e l'altro qualcosa del genere legato ai trasporti. Speravo così che la cosa giungesse comunque al sindaco, al compagno Veltroni. In effetti dopo qualche giorno ricevo una mail da uno dei due uffici che per conoscenza mi comunicava di aver girato la mia lettera a: ld.gabinetto@comune.roma.it . e all' ATAC sollecitando loro a rispondermi
Era il 23 novembre e da allora nulla è successo. Ho deciso allora di far arrivare questa mia lettera al primo cittadino di Roma attraverso il tam tam della rete, nella consapevolezza che quanto mi è accaduto non riguardi solo me.

Diario di una giornata a Roma

Dopo tanti anni di lavoro - ho 50 anni – e di militanza all’interno della CGIL, lo scorso anno sono stato eletto RSU all’interno della scuola in cui presto servizio come collaboratore scolastico.
E’ un impegno che ho accettato con gioia e con la consapevolezza di dare un contributo con la mia esperienza personale di portatore di handicap, costretto a vivere su una carrozzina.
Gianni Mereghetti - 12-01-2005
Il 28 dicembre il «Corriere della sera» ha pubblicato un documento del Sant’Uffizio, avallato da Pio XII, che interveniva sulla questione dei bambini ebrei ospitati presso istituzioni cattoliche o famiglie francesi durante la seconda guerra mondiale. A partire da quella pubblicazione si è aperto un dibattito che ha visto numerosi intellettuali intervenire e tra questi Alberto Melloni, Amos Luzzatto, Vittorio Messori, Andrea Tornielli, Peter Gumpel, Giovanni Miccoli, Riccardo Di Segni, Emma Fattorini, Anna Foa, Renato Moro, Daniel Jonah Goldhagen, Lucetta Scaraffia, Giorgio Rumi, Ernesto Galli della Loggia, Claudio Magris. La maggior parte degli interventi ha portato sul banco degli imputati la Chiesa e in particolare il pontefice di allora Pio XII, colpevoli di antisemitismo. Quasi tutti i commentatori però sono incorsi in un errore, perché, al posto di cercare di comprendere le ragioni per cui la Chiesa ha messo in campo una fondata preoccupazione nei confronti di ognuno dei bambini ebrei salvati dall’Olocausto e alcuni dei quali battezzati, ha guardato il tutto con gli occhi del pregiudizio: infatti che aspettarsi di buono da una Chiesa preconciliare, tanto più se guidata da un Papa come Pio XII? Diversa avrebbe dovuto essere la modalità con cui affrontare una questione, com’è questa dei bambini ebrei: don Luigi Giussani nel libro “Perché la Chiesa”, analizzando altre vicende storiche che hanno visto implicata la comunità cristiana, ha indicato a chiare lettere quale debba essere il metodo corretto in simili situazioni: “una minima sensibilità storica – ha scritto - impone di collocare le affermazioni che si prendono in esame nel contesto del tempo in cui sono state pronunciate e di considerare tutte le circostanze che le hanno motivate”.

Sarebbe quindi ora, dopo tanti articoli carenti di criticità, individuare le ragioni storiche che hanno spinto la Chiesa a preoccuparsi del destino di ognuno dei bambini ebrei ospitati in Francia dai cattolici, rifiutando facili soluzioni meccaniche, come quella di restituirli tout court alle comunità ebraiche.
Laura Tussi - 12-01-2005
Riporto l'elaborato dell’incontro con Alfio Maggiolini ed Elena Rosci tenitosi presso LA CASA DELLA CULTURA di Milano lo scorso novembre all'interno del ciclo "IL DISAGIO INVISIBILE"


Il problema “droga” riguarda una certa invisibilità dove si determina e si manifesta l’assenza di regolamenti specifici su come la scuola deve agire e comportarsi per intervenire circa la questione spinelli e droghe. L’assenza di una regolamentazione di questo tipo significa che persiste la mancanza di cultura, di modi di ragionare e di porsi, su come affrontare la situazione “droga” tra i giovani. Gli insegnanti tendono a vedere determinate condizioni e situazioni in modo abbastanza condiviso, ad esempio, per quanto riguarda il problema spinelli: la questione va trattata all’interno dell’interazione e relazione educativa dell’intervento pedagogico, mentre la famiglia va convocata in un secondo tempo, come se il primo passo fosse un trattamento della questione all’interno della relazione educativa con lo studente, che agisce un atteggiamento generale riguardante una “scarsa motivazione”. Il trattamento educativo dovrebbe essere regolato tramite un attento controllo, se la scuola tiene presente che la questione va trattata anche con l’aumento della prevenzione, probabilmente si otterrebbero dei risultati motivanti anche indipendentemente da denunce, da sanzioni, da multe. Le risposte dei ragazzi rispetto a quali provvedimenti adottare sono orientate verso la dimensione sanzionatoria che gli insegnanti esercitano meno, privilegiando appunto l’intervento educativo. I ragazzi sono sempre più rigidi quando si ragiona sulle trasgressioni e si pongono dal punto di vista di chi deve intervenire. Tutti manifestano l’idea che l’intervento della denuncia, delle forze dell’ordine, sia qualcosa che viola la cittadella della scuola e la preziosità della relazione educativa. Spesso l’idea di ricorrere alla denuncia concerne gli spacciatori esterni, fuori dalle mura della scuola e dall’alveo della famiglia. Questo orientamento si scontra con questioni legali molto complesse sul consumo e lo spaccio di droghe.
Mino Rollo - 11-01-2005



Matrigna onda
indifferente
verso gli occhi
di madre
che cerca
invano
la piccola mano
a lei rubata
dal freddo
tuo abbraccio.

Figlia assassina
di quella natura
da sempre benigna
che ti partorì
fra immani travagli
in cui l’umana specie
trovò orrenda sorte.


Annalisa Rossi - 11-01-2005
Reduce da un infernale viaggio in Lapponia.
A parte i -30, sopportabili, per chi , come me, é rotta a qualunque esperienza (o ha una termoregolazione da far invidia a un condizionatore), a parte che sono vegetariana e lì mangiano la renna e il ...
Annalisa Rossi - 11-01-2005



Ovidio racconta che Aracne era nata da famiglia di origini umili e viveva nell'umile Ipepe presso Peonia.
Era figlia di Idmone, tintore di Colofone Lidia, antica regione dell'Asia Minore.
Aveva imparato dal padre il mestiere, ma la creatività nel tessere le tele era tutta sua, così come in tutte le attività correlate al mestiere.
Aveva così grande talento che da lei venivano ad acquistare e a imparare l’arte da tutta la Lidia, tant'è che presso di lei si raccolse una comunità di donne che, come lei, tentarono di emanciparsi con l'arte dallo strapotere dellla società patriarcale.
Aracne qui è ancora molto lontana dalla sfida con Atena.
Tesse e si racconta, raccontando le storie del mondo.



Ho da sempre brividi nel sangue:
mi sembra di sentirlo ammucchiarsi
nelle vene oppure correre
come un treno per prosciugarsi
negli scorci domestici.

Le ragazze che siedono ammirate
vorrebbero imparare la grammatica
del filo, l’emozione della trama,
lo sguardo sottaciuto che diventa
il sentimento del colore nel tessuto
del testo.

Rombi e triangoli fanno la stoffa,
limitata e relativa.

Ma, per me, che osservo al di qua
del telaio la spoletta farsi eco
e destino,
ASSOLUTA e ETERNA è la visione
Per me che cammino solitaria
e sogno.

Voi che mi sedete accanto,
amiche e compagne dei processi
della mano, voi che mi circondate
con la pace del legame della tela
e del telaio, tessitrici anche voi
di parole, RI-MEMBRATE
ed aggiustate le spolette,
che mi cadono, disfatte, dalle mani,
paghe anche solo di questo
umile imparare.
IO descrivo nella morfologia
delle trame dell’ordito la logica
delle vite,affinché nelle tele
s’incarnino le idee, diventando
immagini di storie.

Solo parlarne, concede una qualche
realtà al Mondo.

Antonio Vallario - 10-01-2005
Sul rischio idrogeologico in Campania

Gli ultimi eventi meteorici hanno riaperto il capitolo catastrofe area sarnese del 1998

Il ripetersi sempre più frequente di situazioni d’emergenza in occasione di piogge sostenute, ma non eccezionali, dovrebbe finalmente indurre a porsi domande sulle motivazioni che hanno portato il territorio campano ad una tale fragilità che può identificarsi come elevata potenziale catastroficità. Ciò per le popolazioni coinvolte, porta a condizioni di insicurezza e di vivibilità umanamente insopportabili, senza un benché minimo spiraglio per un futuro migliore.
Grazia Perrone - 10-01-2005
(...) Il funerale di Piero Ferrero segretario provinciale della FIOM di Torino era presto, alle otto. E allora ci troviamo lì, al cimitero, eravamo cinque uomini, undici donne, compresa mia moglie. Ecco, io ho poi commentato in certe interviste, con più di ventimila organizzati dalla FIOM, non c'era un rappresentante della FIOM. (...)" Eccolo l'effetto del terrore fascista.(Maurizio Garino)


Nella testimonianza di Maurizio Garino, uno dei fondatori, introdotta e redatta da Marco Revelli, [1] l'affascinante (e sconosciuta ai più) storia della Scuola Moderna di Torino, nella prima e seconda decade del secolo scorso. Una scuola ideata, progettata e realizzata - sulla falsariga di quella fondata da Francisco Ferrer in Spagna - da operai anarchici e socialisti che sceglievano liberamente la loro cultura senza condizionamento alcuno e che fu spazzata via, nel 1922, dalla violenza fascista. La scuola libera - è questo, in ultima analisi, il succo del pensiero pedagogico della Escuela Moderna di Francisco Ferrer - farà degli uomini liberi, delle coscienze adamantine, degli atleti del pensiero e dell'azione, mentre invece la scuola dogmatica, serva dei pregiudizi e dei privilegi, non ci può dare che degli ipocriti, dei deboli, dei servi, dei codardi, dei ciurmatori della politica e dei mistificatori del giusto e del vero. Nella scuola - scrive Ferrer - si deve al bambino, al giovinetto, all'adulto insegnare a leggere, a scrivere, ad osservare e studiare i fenomeni della natura, delle cose e degli uomini; lasciare che la sua intelligenza conservi tutta la libertà di osservazione e d'iniziativa; non trasportarla dal verismo e dalla realtà dei fatti; non incominciare a inculcare l'odio fra gli uomini e fra i popoli; ma insegnargli invece fin da quando può balbettare la prima parola e scrivere la prima lettera ad amare la verità e la giustizia, le sole figure simboliche ed astratte che si devono far grandeggiare nella mente e nell'animo di tutti.

E per far questo bisogna far sì che la scuola sia libera dalle prepotenze e dai pregiudizi politici, economici e religiosi, e deve essere razionale; vale a dire ispirata ai soli sentimenti che rispecchiano la realtà dei fatti, e deve insegnare a dare a questi il loro significato e il loro valore, senza ricorrere a giustificazioni inique, a ipotesi assurde. Non si potrà quindi in questo genere di scuola giustificare e alterare la genesi della proprietà privata; nobilitare la funzione degli Stati e delle Chiese; fomentare istinti selvaggi di guerra, e di militarismo; elevare inni alla tirannide ed allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. (cfr. Francisco Ferrer in un articolo pubblicato nella rivista, da lui fondata, L'Ecole Renovée e The origin and Ideals of the Modern School opera postuma pubblicata, nel 1913, a New York a cura della Casa editrice G.P. Putnams Sons).

Manlio Comotto - 10-01-2005
Marcello Bernardi, chi era costui?

Chi ha avuto figli negli anni ’70 e ’80 (negli anni del rampantismo la sua popolarità è un po’ calata), chi in quegli anni si è occupato di educazione e del rapporto adulto-bambino, ha certamente incontrato, ...
Anna Di Gennaro Melchiori - 08-01-2005
Segnalo da Tuttoscuola

Maremoto, insegnanti ne parlino a scuola

Parlarne ma soprattutto far parlare loro, i più piccoli, dell'immane tragedia che ha sconvolto il sud-est asiatico, a cui hanno assistito attraverso le immagini proposte dai ...
Le riviste promotrici - 07-01-2005
Le riviste “Aprile”, “Carta”, “Alternative”, il network “Eco Radio”, “Quaderni laburisti” promuovono per domenica 16 gennaio 2005 (presso Angelicum University Press) una giornata di dibattito e confronto.
Lo scopo: avviare una ricerca comune che, a ...
Maurizio Tiriticco - 06-01-2005
Riflessioni per l’audizione del 12 p. v. sul secondo ciclo presso il Miur

Adempimenti di competenza dello Stato
relativi al sistema nazionale di istruzione


Le Indicazioni Nazionali, relative ai diversi gradi ed ordini dell’istruzione (infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, scuola secondaria di secondo grado), devono contenere necessariamente:
A) le norme generali sull’istruzione (ex art. Cos. 117, c. 2, lettera n), così ordinate:
- motivazioni e finalità dei processi di istruzione in ordine ai principi e alle responsabilità civili e sociali, di cui alla Costituzione repubblicana;
- gli obiettivi generali del processo formativo (ex art. 8, c. 1, punto a del dpr 275/99), distinti per i diversi gradi;
- gli obiettivi specifici apprendimento relativi alle competenze degli alunni (ex art. 8, c. 1, punto b del dpr 275/99), distinti per i diversi gradi ed ordini;
- gli altri punti c, d, g, del comma 1 dell’art. 8 del dpr 275/99, distinti per i diversi gradi ed ordini;
B) la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) che le istituzioni scolastiche sono tenute ad erogare perché i diritti civili e sociali dei cittadini siano garantiti su tutto il territorio nazionale (ex art. cos. 117, c. 2, lettera m), in termini di standard relativi alla qualità del servizio (ex art. 8, c. 1, lettera f, del dpr 275/99).

Adempimenti di competenza dello Stato
relativi al sistema di istruzione e di formazione professionale


Riguardo all’istruzione e formazione professionale, lo Stato non ha competenza in materia di norme generali, ma ha competenza in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti dal sistema di istruzione e formazione professionale su tutto il territorio nazionale.
Pertanto, spetta allo Stato la legislazione in materia di:
- motivazioni e finalità dei processi di istruzione e formazione professionale in ordine ai principi e alle responsabilità civili e sociali, di cui alla Costituzione repubblicana. Valgano a questo adempimento – in forza della pari dignità dei due percorsi – le finalità comuni dell’intero secondo ciclo, di cui all’art. 2, c. 1, lettera g della legge 53/03, che così recita: “Il secondo ciclo, finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l’agire e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale; in tale ambito, viene anche curato lo sviluppo delle conoscenze relative all’uso delle nuove tecnologie”. Giova anche ricordare che il Profilo Educativo, Culturale e Professionale dei giovani all’uscita del secondo ciclo (PECUP) – a prescindere da qualsiasi giudizio in merito ai suoi contenuti – riguarda tutti i giovani all’uscita di ambedue i sistemi, fatta esclusione della durata dei percorsi e degli strumenti culturali;
- determinazione degli standard minimi formativi (SMF) in quanto occorre: a) evitare differenziazioni in materia tra regione e regione; b) considerare la necessità di un progressivo adeguamento con gli standard europei;
- definizione del profilo professionale degli insegnanti della IFP.

Giuseppe Aragno - 06-01-2005
- Ancora Bergamasco e Brambilla! - esclamava mio figlio - ma quando la smetti con i tuoi “sovversivi”? Vivi fuori del tempo.
Ero giovane allora, lui ragazzo, e sorridevo ancora. Oggi, se mi guardo attorno, l’amara conclusione è che avesse ragione. Mi rimangono, dei percorsi intricati che segue la ricerca, il poco che ho scritto e il molto che ho incontrato. Che faccio, lo porto con me? Eppure, se la Storia è alla fine un insieme di storie, uomini ne ho incontrati da non far morire e storie ne ho ricostruite da voler raccontare.

Una - si lega per vie traverse ad una Epifania persa nella nostra corta memoria storica - una mi vien voglia di raccontare, perché non muoia del tutto il caso singolare di un calzolaio milanese che a fine Ottocento qui, nella nostra città disoccupata trova lavoro e mette radici. Napoleone Brambilla, calzolaio socialista - circolo operaio di Milano, scuola Turati e un cognome che lombardo di più non si può - ti viene ancora oggi incontro come prendi la via che conduce alla nascita del sindacato a Napoli; ed è un bel vedere, oggi che Bossi e compagni cianciano di Padania, con quanto cuore e passione stringe rapporti d’amicizia con operai socialisti d’altra scuola, più spinta, più rivoluzionaria, come accade ovunque c’è grande disgregazione, che intendono però la storia nella stesso modo e sentono sulla pelle i colpi di un capitalismo che - la storia si ripete - vive di leggi del mercato e fa guerra allo stato sociale: Cetteo De Falco, Ferdinando Colagrande, Gaetano Balsamo, nomi che non dicono più nulla, uomini ai quali la questura “fa la posta”. Sindacalisti. Quanto basta nella Napoli “liberale” per finire in galera o al domicilio coatto. Come cambiano i tempi e quante volte occorre perdere ciò che si ha per riconoscerne il valore!

Il 6 gennaio del 1894 - chi vuoi se ne ricordi? - nasce a Napoli la Camera del Lavoro. Brambilla ne è qualcosa in più che un semplice dirigente. Compare come altri nella Commissione Esecutiva che ne firma l’atto di nascita in Via Banchi Nuovi, ma se la Camera nasce quel giorno è perché, assieme ad un manipolo di compagni napoletani, ci ha perso il sonno e la salute. Firma in quel 6 gennaio, Brambilla, la firma è ancora leggibile nell’atto notarile, ma ha l’animo in tumulto: troppe strane manovre, troppi sguardi indagatori, troppi questurini in borghese per sentirsi tranquilli. E non ha torto a starsene defilato e a non tornare a casa quella sera. Il giorno dell’Epifania del 1894, che vede nascere a Napoli ufficialmente il sindacato, è il giorno di una “retata” micidiale, che coglie nel sonno dirigenti e militanti anarchici, socialisti e repubblicani. Tutti dentro: Crispi fa a Napoli le prove generali delle leggi speciali che si accinge a varare. Brambilla sfugge all’arresto e ricompare quando l’aria torna respirabile, ma al processo ci va e rintuzza l’accusa che vuole i socialisti in galera per complicità con gli anarchici in un inesistente “progetto rivoluzionario”: “socialisti e libertari - spiega pacato al giudice - sono divisi da inconciliabili differenze teoriche e separati da profonde divergenze nell’azione concreta. Tra loro non può esserci comunanza”. E’ la cultura operaia che si presenta al giudice borghese, uomo di parte e servo del potere - così lo vorrebbero oggi certi riformatori - e il magistrato non ha che opporre, se non una condanna ingiusta sulla base di prove costruite ad arte.

L’uomo trovato morto sotto i portici di San Carlo ieri notte è il noto Brambilla”. Così annota per il Questore la Squadra Politica la mattina dell’otto luglio 1899. Poco prima della mezzanotte il cuore l’aveva tradito. Tornava da un comizio la sera del 7 luglio, quella che chiudeva la campagna elettorale: poche ore dopo migliaia di voti avrebbero premiato il lavoro dei militanti operai.
Non fece in tempo, Brambilla, non lo vide sorgere il sole dell’avvenire, ed ogni volta che ci passo, sotto i portici del San Carlo, mi pare di vederlo e lo saluto: " Non hai avuto la gioia del successo - gli faccio - questo è vero, ma non t’è nemmeno capitata la vergogna della disfatta nella quale rischiamo di affondare". Mi pare che annuisca.
Sarebbe bello se alla Camera del lavoro, nata cento e undici anni fa per merito di uomini come lui, qualcuno trovasse un po’ di spazio per un nome su una targa: Napoleone Brambilla, un operaio milanese tra tanti napoletani.

Fuoriregistro - 06-01-2005
... nell'indifferenza generale ... ci verrebbe da aggiungere, leggendo il Manifesto (Red)

Maresciallo, esperto missilistico, 36 anni, ha un tumore inguaribile. E' stato in Somalia. Accusa: «Tanti soldati muoiono per l'esposizione a sostanze come l'uranio impoverito»

VILLAMASSARGIA (Cagliari) «I somali correvano per Mogadiscio sui pick up. Si spostavano da un quartiere all'altro con gran rapidità. Su quei furgoni sgangherati trasportavano i mortai. Non erano grandi tiratori. Lanciavano quasi alla cieca e fuggivano via. Quando i Black Hawck americani arrivavano sul punto da dov'erano partiti i proiettili, non trovavano più nessuno. Ma i piloti Usa sparavano lo stesso. Dagli elicotteri veniva giù una pioggia di fuoco. Radevano al suolo tutto. A volte si alzavano anche gli AC 130, oppure, dal mare, sparavano i cannoni della Us Navy . Le bombe delle navi, un fischio sinistro; ti passavano sopra la testa e cadevano poche centinaia di metri più in là, con un frastuono infernale. Si alzava una nuvola bianca che arrivava fino al porto, dove stavamo noi italiani. In pochi minuti la polvere candida copriva volti, mani, uniformi». Marco Diana la guerra l'ha ancora negli occhi. Occhi scuri, fermi. In Somalia ci arrivò nel dicembre del 1993, con la divisa di maresciallo dei Granatieri di Sardegna, uno dei corpi scelti dell'esercito mandati a combattere dietro l'ipocrita copertura della missione internazionale di pace. Oggi Marco Diana ha un tumore che i medici considerano inguaribile. A trentasei anni, ha pochissime possibilità di sfuggire alla morte. Il suo è un cancro rarissimo. Una delle cinque forme tumorali più rare al mondo: un carcinoide all'intestino. Le metastasi ormai sono dappertutto. Lui però non molla. Combatte contro la malattia. Combatte per far sapere che a condannarlo non è stata una fatalità, ma l'esposizione alle stesse sostanze cancerogene che hanno ucciso, o che stanno uccidendo, tanti altri militari che hanno partecipato alla missione in Somalia e alle guerre nei Balcani e in Iraq. Resta un soldato, Marco Diana, convinto che il mestiere delle armi abbia una sua etica. Combatte per far sapere che quell'etica lui l'ha vista violare, la vede violare. A star zitto, ad ubbidire in silenzio, non ci riesce più.

Chiedi al soldato Diana che cosa pensa della guerra e lui ti risponde con la formula del giuramento che ha prestato quando è entrato nell'esercito: «Giuro d'essere fedele alla repubblica italiana, di osservarne la costituzione e le leggi». La costituzione, sulla guerra, dice cose molto chiare. E colpevolmente dimenticate.
Pierluigi Nannetti - 05-01-2005
Mario Luzi ha subito e sta subendo una vera e propria aggressione squadristica, per aver espresso una sacrosanta opinione sulla vicenda del treppiede lanciato da un turista contro Berlusconi. Condivido pienamente l'opinione di Luzi, che ha visto ...
Alberto Biuso - 05-01-2005
Segnalo:

Gentile signora, egregio signore,

progetti di ristrutturazione presso l'Università di Neuchâtel prevedono la prossima soppressione della cattedra di Lingua e letteratura greca: i mezzi di informazione ne hanno parlato ...
Giuseppe Aragno - 04-01-2005
Certo, ognuno può intenderla come vuole. Di fatto, che il “grande vecchio” del nostro giornalismo di sinistra approdi, in tema di laicità, sulle rive che gli furono opposte di un ciellino, ha un preciso valore politico e può fare da specchio al ...
Gianni Mereghetti - 03-01-2005
Eugenio Scalfari in un articolo dal titolo “La fede dei laici contro i nichilisti” evidenzia – e giustamente – che è il nichilismo il vero cappio al collo della laicità. Quanto sostiene Scalfari è sacrosanto: infatti se laicità significa concepire la ...
una voce - 03-01-2005
Apriamo il nostro cuore
al dolore apriamolo
alla gioia di esserci
di esserci ancora con loro
che non ci sono più
di esserci ancora
col cuore in gola
e gli occhi sgranati
dinanzi alla morte
che ci appartiene
come il mare
come la terra ...
Anna Pizzuti - 03-01-2005
Dalla newsletter n.33 di Legambiente scuola

Roma, 20 dicembre 2004
Egregio………, la legge 53/2003 - art.2 lettera g) - prevede che siano definite le norme generali relative al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione e i conseguenti piani di studio.
Si tratta di atti la cui predisposizione ha visto la partecipazione di oltre duecentocinquanta esperti di diversa estrazione culturale e professionale e l'impegno della struttura ministeriale, la quale ha esaminato la realizzabilità delle proposte dal punto di vista strutturale ed organizzativo.
Prima che i documenti possano iniziare il loro articolato percorso di formazione, secondo un metodo che ho assunto come principio ispiratore della mia azione, è mio intendimento proseguire nel percorso di coinvolgimento e di ascolto di quanti a vario titolo sono interessati al rinnovamento della scuola.
A tal fine ho ritenuto opportuno programmare una. serie di incontri per promuovere momenti di confronto e occasioni di suggerimenti e di riflessioni utili al successivo iter dei provvedimenti di attuazione della delega. In tale contesto La invito a partecipare all'incontro indetto per il giorno ……..gennaio 2005 alle ore 9,00 presso questo ministero, Sala delle Conferenze, piazzale Kennedy, 20.
Confido nella Sua presenza e nella Sua preziosa collaborazione e, ringraziandola fin d'ora, Le porgo i miei più cordiali saluti. Letizia Moratti”

Questa la lettera inviata poco prima di Natale ad associazioni professionali, sindacali…
Sarà ancora una volta una consultazione che alla fine lascerà inalterate le decisioni ministeriali come è successo finora o sarà vero confronto? Quanto sarà disposto il Ministro ad ascoltare e accogliere i pareri che ora richiede? I tempi stringono e una manciata di mesi che ancora restano per l’approvazione dei decreti rimanenti non potranno far recuperare un dibattito vero che possa incidere sulle scelte strutturali presenti nelle bozze dei testi ufficiosi. Un decreto come quello che investe la riforma della scuola superiore non può essere concluso in breve tempo. Ecco perché questo coinvolgimento ci appare tardivo e di facciata!


Riprendo le domande che si pongono i redattori della newsletter, per aggiungerne un’altra: quali sono le posizioni che i destinatari dell’invito sosterranno negli incontri? O meglio, quali le contro-proposte?

Su questa parte della riforma, sia su quanto trapelato – i pochi documenti sul sistema dei licei – sia su quelle che definirei “le mosse del cavallo - i decreti che faranno da paracadute alla determinazione di quel sistema di istruzione e formazione professionale che è il vero nodo su cui si gioca tutta l’impostazione della scuola secondaria superiore che verrà – nei mesi scorsi e fino alla diffusione della bozza di decreto, molte le analisi delle problematicità e le denunce di inadeguatezza e di arretramento. Utilissime, sicuramente: ma solo preliminari alle proposte alternative.
Il modo ideale per arrivare a questa consultazione sarebbe stato quello di costruire dal basso i modelli, le idee, le rappresentazioni da proporre, selezionando le esperienze, raccogliendo le critiche all’esistente provenienti dalla scuola e trasformandole in rappresentazioni di una svolta.

La rete, con i suoi mille fili, ha offerto occasioni di questo tipo, ma certo, anche attraverso le sue maglie, ben poco è passato.
Vittorio Delmoro - 03-01-2005
Nel leggere le bozze ufficiali del Decreto approntato dal Governo sulla scuola superiore, balza agli occhi un numero, il 30.
Si riferisce alle ore settimanali previste per i primi 4 anni, visto che nel quinto si torna alle 27.
Cosa stupisce in ...
Laura Tussi - 03-01-2005
LA CONDUZIONE DEL PENSIERO ATTRAVERSO LE DISCIPLINE SCOLASTICHE.

Primo percorso lineare di produzione scritta in area storica



La metodologia, (dal greco meta odos, attraverso il percorso) riconduce alla possibilità logica di intraprendere percorsi di impostazione cognitiva e di apprendimento relativi alle materie dell’insegnamento, ossia alle scienze didattiche (dal greco didactein e dal latino didasco insegnare, trasmettere ai discepoli). In questo scritto si tratterà delle materie inerenti il campo umanistico e l’orientamento dell’allievo rispetto a tali argomentazioni, con l’ausilio di strumenti appunto didattici, con il supporto della costruzione ermeneutica e gnoseologica di brani e paragrafi in base a degli schematismi che possono orientare appunto l’applicazione pratica verso il contenuto, che così potrà assumere una forma, una valenza, una morfologia facilmente assimilabile e strutturabile in costanti interpretative, in chiavi di lettura ermeneutiche e memorizzabili in tracce schematiche di apprendimento.
Spesso si riscontrano difficoltà nei ragazzi rispetto al processo di assimilazione dei concetti, alle dinamiche cognitive di memorizzazione di dati ed eventi, all’immagazzinazione dei passaggi tramite meccanismi spontanei, all’interpretazione di eventi, di fatti, di episodi.

- Se si tratta di una lezione di storia con alcuni paragrafi da esplicare in termini più semplici e facilmente assimilabili occorre procedere con una sintesi globale della spiegazione anche con l’ausilio del testo. Il riassunto generale dei paragrafi permetterà di far propria una visione d’insieme dei contenuti di fatti, avvenimenti ed eventi storici.

- In seguito l’allievo procede con la suddivisione della sintesi globale in piccoli paragrafi a cui si attribuiranno ulteriori sottotitoli ed un titolo generale di inizio. Questo procedimento è necessario per visualizzare l’insieme di tematiche che vengono affrontate da una serie di paragrafi consequenziali, compresi all’interno di un capitolo modulare, suddiviso in unità d’apprendimento, appunto paragrafate. L’esercizio della titolazione è necessario per visualizzare una panoramica d’insieme di uno specifico e determinato passaggio storiografico, compreso a grandi linee in un arco di tempo anche rappresentabile in uno schema lineare a base temporale.

- Un procedimento consequenziale consiste nel trascrivere tutti i sottotitoli attribuiti al riassunto globale, formando così un breve brano a cui si attribuirà un ulteriore titolo generale. Con questa esercitazione si tende a sviluppare nel ragazzo il senso d’autonomia nel manipolare il testo, in quanto è l’allievo stesso che costruisce e trascrive dei concetti e dei contenuti ricavati dal testo, ma sviluppati da una propria autonoma riflessione a livello individuale. Il brano ricavato dai sottotitoli costituisce un veloce strumento di consultazione del testo storico a cui viene attribuito un titolo generale che permette di acquisirne il significato contenutistico.
Mario Menziani - 03-01-2005
I giovani, gli immigrati e il Mezzogiorno sono le nostre grandi risorse per il futuro. Sono le risorse più preziose sulle quali investire. Nel quadro dell’Europa e con l’aiuto dell’Europa. Che fare allora? Scuola, scuola, e, poi, ancora scuola. E’ da qui che si parte. Scuola che trasmetta con equità il sapere e, soprattutto, la capacità di apprendere. Scuola, con tutti i progetti Erasmus possibili, per mettere i nostri ragazzi in contatto e su un piano di parità con i loro coetanei negli altri paesi. Scuola e università che sappiano riconoscere il merito e promuovere l’eccellenza.” R. Prodi, Milano 11 dicembre’ 04

Poche ore all’anno nuovo. E allora facciamo così: facciamo finta che ci siano solo due o tre cose da sistemare prima di partire con questo nuovo anno. Solo due o tre cose, e piccole per giunta.
In realtà lo sappiamo bene che queste due o tre cose le dobbiamo estrarre da una vera e propria montagna. Ma di vedere l’intera montagna, a questo punto, proprio non ci va, preferiamo vedere solo due o tre cose, possibilmente piccole.

Ecco, facciamo così. In modo da surrogare, con questo piccolo stratagemma, la necessità di sistemare ogni cosa prima di chiudere l’anno vecchio, mettendo tutto in ordine per ripartire con le idee più chiare. Ne abbiamo bisogno, sia per non essere sommersi dal caos che ci attornia, sia per costruirci delle piccole tappe, avere un’idea di quanto è stato fatto, fare mente locale su quanto resta da fare. E’ un modo che chiamiamo “razionale”, ma in realtà lo è perché ci aiuta, ci aiuta a tirare avanti. Ci aiuta a darci ritmi, ad accettare sconfitte, a dare la giusta dimensione a vittorie e sconfite, a non farsi prendere la mano da stati umorali, a razionalizzare. A trovare la nostra strada, da bravi occidentali.

La prima cosa da sistemare è confermare l’opposizione alla neoscuola. La seconda è considerare che per continuare ad opporci c’è bisogno di un progetto. La terza è considerare che se si vuole parlare di scuola, allora si deve parlare di mondo.
Del mondo, oggi.
No, non vogliamo rinunciare a parlare del mondo, oggi più che mai.

Brandelli di comunicazioni dal mondo. Dal Burkina Faso: “Già fatto l’albero? Ci credi se ti dico che ne vendono anche qua, di plastica e già addobbati? Che immagine surreale, un africano scalzo nella nebbia di polvere rossa e due alberi di natale in mano” .
Dal Bangladesh: “Comunque non preoccupatevi troppo. Domani vado in campagna dove la gente non sa niente, continua a vivere normalmente. Un pregiudizio che abbiamo è che questa gente viva in un perpetuo stato di terrore. La mancanza di notizie non è sentita come una paranoia. Probabilmente siete più spaventati voi di loro”.
Che cosa c’entrino due piccoli brandelli di tal fatta con la scuola lo lasciamo spiegare alle belle pagine che Raffaele Iosa pubblica su Scuola Oggi (“Buon Natale da ariosa berosa” 29.12.04): “C’è bisogno di pensare altro e alto, di tornare alla politica non solo della scuola, ma dell’educazione complessiva, di ripensare al patto tra società adulta e società dei bambini e giovani che in questo ventennio si è per me frantumato in un mare di adultismi, spot, pedagogismi narcisi. Alla paura di futuro che domina l’attuale presente adulto (quasi terrore) proporre un pensiero “borghigiano” (grazie, De Rita) che ci aiuti a riprendere la nostra città della vita come polis e agorà quasi perdute. Nei non luoghi del presente progettare nuove piazze, nuove aule, nuovi sguardi. Si può se si va oltre il rincorrersi di un decennale traumatico quasi flop delle politiche educative, sociali e scolastiche”.
Concetta Centonze - 03-01-2005
C’era una volta una regione del mondo che tutti amavamo.

L’amavamo perché era giovane e i giovani, si sa, sono amabili per
natura; ai giovani si perdonano volentieri gli errori perché sono errori
d’impulsività e di inesperienza: mai di ...
Aldo Ettore Quagliozzi - 03-01-2005
E come al solito è partita a spron battuto la “carità pelosa “ del bel paese; è tutto un fiorire di opere altamente benefiche finalizzate ad aiutare le popolazioni colpite dall’immane forza della natura.
E’ forse irriverente in queste circostanze, o fuor di luogo, accennare solamente a questa abitudine da postulanti per cui, depositato il soldino, ora possibile anche con un sms, nel cappellaccio del povero sventurato di turno, il tutto torna al prima, con i pensieri rivolti altrove?
E mi viene anche in questa occasione di pensare alle altre volte in cui come abitatori del bel paese ci siamo impegnati in grandi opere umanitarie nel mondo; il più delle volte, l’esito finale è sempre stato l’intervento di un magistrato.
E non ci voglio proprio pensare più di tanto, per la grande vergogna che ancora riesco a provare. E’ divenuto quasi uno sport nazionale indire gare di beneficenza in ogni occasione; non siamo ancora riusciti ad imparare che sarebbe meglio “ insegnare a pescare “ che fare doni, o come nella circostanza, fare appello al pietismo del bel paese.
Fuori da ogni metafora, quel costo di vite umane è un prezzo troppo alto perché lo si possa alleviare con il soldino trasmesso con il telefonino, magari con il videotelefonino ricevuto a natale.
Quelle morti non possono non pesare sulla coscienza del cosiddetto mondo progredito e cristianizzato.
Lorenzo Picunio - 03-01-2005
1. Il sistema dell’istruzione pubblica in Italia è organizzato in scuole autonome, coordinate a livello nazionale dal Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e delle Ricerca. Le scuole autonome sono gestite democraticamente da organi di gestione di carattere didattico, Collegi dei Docenti, e di carattere organizzativo, Consigli di Scuola. È fatta salva l’autonomia dell’Università, regolata da leggi specifiche.

2. Il ruolo dei docenti è unico, per la scuola d’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado. È ammessa una differenziazione salariale non superiore al 10% per gli insegnanti della scuola secondaria. Gli orari di insegnamento sono di 22 ore settimanali e 2 di coordinamento didattico per gli insegnanti della scuola d’infanzia e primaria, 18 ore d’insegnamento e 4 di coordinamento didattico e preparazione dei compiti per gli insegnanti della secondaria. Le ore di preparazione e correzione dei compiti sono forfettizzate nella misura di 3 settimanali.

3. Le scuole sono organizzate secondo un orario settimanale dalle 28 alle 40 ore settimanali, con un massimo di 34 ore per la secondaria. La scuola d’infanzia è organizzata su un orario da 36 a 40 ore settimanali, per 39 settimane l’anno. La scuola primaria è organizzata su un orario da 32 a 40 ore settimanali, per 35 settimane l’anno. La scuola secondaria è organizzata su un orario da 28 a 34 ore settimanali per 35 settimane l’anno.

4. Ad ogni sezione di scuola d’infanzia sono assegnati due insegnanti. Ad ogni coppia di classi di scuola elementare sono assegnati 3 insegnanti, salvi i casi indicati dall’articolo successivo. Ad ogni classe di scuola secondaria è assegnato il numero di insegnanti risultante dalla tabella elaborata dal Collegio docenti ed approvata dal Consiglio di Circolo, all’interno dei criteri minimi e massimi elaborati dal Ministero, sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, e del rispetto del numero minimo di alunni per insegnante, indicato dagli stessi criteri.

5. Laddove in un Circolo di scuola primaria più di 15 genitori richiedano l’istituzione di una classe prima a tempo pieno sono assegnati per quella classe 2 insegnanti. Sono assegnati due insegnanti anche laddove prosegua un’esperienza di tempo pieno in una classe successiva alla prima. L’orario settimanale delle classi a tempo pieno è fissato in un minimo di 38 e in un massimo di 40 ore settimanali. La scuola può, con mezzi propri, con l’apporto degli enti locali o con il contributo delle famiglie disporre attività di accoglienza anticipata o posticipata per un massimo di 2 ore giornaliere complessive.

6. I criteri di cui all’articolo precedente si applicano per l’istituzione di classi a tempo prolungato nella scuola media, dove l’orario può svolgersi dalle 30 alle 34 ore settimanali, anche prevedendo attività su base opzionale (ma queste ultime per un orario non superiore a 2 ore settimanali).

7. Nelle scuole d’infanzia o primarie di minore dimensione possono essere adottati criteri organizzativi di unione di più classi in determinati orari, tali da consentire l’assegnazione di un numero di docenti inferiore a 3 per 2 classi (o 2 per una classe se a tempo pieno o 2 per una sezione se di scuola d’infanzia). Tali soluzioni devono essere attivate in classi inferiori a 15 alunni, o in scuole aventi una media per classe inferiore a 13 alunni............
Dedalus - 03-01-2005
Quest’anno ne vedremo di tutti i colori. In senso non metaforico. Stiamo parlando del documento di valutazione o scheda personale dell’alunno. Con la circolare ministeriale n. 85 del 3 dicembre 2004 si apre la strada infatti al “fai da te”, alla devolution spinta in fatto di attestazione dei risultati raggiunti e/o di certificazione delle competenze. Ma riepiloghiamo quel che è successo negli ultimi tempi ripercorrendo rapidamente il cammino degli anni passati.

C’era una volta… la pagella.....
Redazione - 03-01-2005
Da Italia Oggi:

LA RIFORMA DELLA SECONDARIA

Parabola discendente per la classe di concorso A019.

Le materie economiche e giuridiche cedono spazi alle lingue.


La riforma Moratti mette all'angolo i docenti di diritto ed economia. Il ...
Pierangelo Indolfi - 03-01-2005
Segnalo da da Ecole - Dicembre 2004


Può la mannaia dei tagli alla scuola del governo Berlusconi compattare idee della formazione diverse e renderle concordi? È possibile pensare che il marcio della privatizzazione e confessionalizzazione della ...
Gabriele Boselli - 03-01-2005
A tutti

L’assedio che ormai da molti anni la contingenza ha posto a istituzioni della Tradizione e dell’Avvenire come la scuola si è fatto negli ultimi tempi sempre più stringente. Non pochi di noi sono tentati di ignorare la storia e la ...
Gianni Mereghetti - 01-01-2005
I festeggiamenti di Capodanno hanno evidenziato ancora una volta le difficoltà di noi, uomini appartenenti ad un tempo segnato dal nichilismo, a stare di fronte alle contraddizioni della vita, come quella tragica del maremoto che ha colpito le coste ...
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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