Anno scolastico 2005-2006 - mese di novembre
Reginaldo Palermo - 30-11-2005
Riceviamo e pubblichiamo

Da La Tecnica della Scuola

Mentre prosegue senza sosta la raccolta di firme sotto la proposta di abrogazione della legge Moratti, Enrico Panini (segretario nazionale di Cgil-Flc) affida al nostro giornale le sue valutazione sull'iniziativa del Comitato fiorentino.

Mentre il Comitato per la Scuola della Repubblica continua a raccogliere firme importanti sotto a sostegno della proposta di legge per abrogare le "leggi Moratti" (è di queste ore la notizia che anche il presidente della Regione Emilia-Romagna ha dato la propria adesione), a sinistra si apre la polemica fra "riformatori" (che sostengono la necessità che la legge 53 venga corretta o anche profondamente modificata) e abrogazionisti "puri" (che ritengono che la legge debba cancellata "senza se e senza ma").

La più attesa fra le prese di posizione è certamente quella di Enrico Panini, segretario nazionale di Cgil-Flc che affida proprio alla nostra testata le sue prime dichiarazioni sulla questione.
"Su questo problema - premette Panini - la Cgil è impegnata da diverse settimane: nei Congressi in corso viene messo ai voti un documento votato all'unanimità dal Direttivo nazionale della Cgil che impegna l'organizzazione sulla cancellazione delle leggi Moratti, l'obbligo scolastico a 18 anni, l'autonomia scolastica; l'educazione degli adulti e su altro ancora (un piano specifico per l'infanzia, interventi specifici per università e ricerca, su iniziative specifiche rivolte agli alunni extracomunitari, ...)"

E come procede il dibattito congressuale su questi punti ?
"Il documento sta riscuotendo dovunque voti e punte di consenso altissimo e, da posizione già praticata, diventerà posizione deliberata dal Congresso di un sindacato di cinque milioni di iscritti, il più grande sindacato d'Europa".

Insomma, Panini, lei firmerà la proposta di legge o no ?
"Sugli aspetti connessi ad istruzione ed università, considerata anche la forte articolazione di argomenti e proposte che FLC e Cgil mettono in campo, il mio impegno è per realizzare gli obiettivi indicati nel documento congressuale e quindi non firmerò la proposta del Comitato per la Scuola della Repubblica".

Allora, niente abrogazione, secondo lei...
Fabrizio Dacrema - 30-11-2005
Cambiare la scuola senza partire da nuove riforme ordinamentali complessive. Questo sembra essere un primo punto certo di convergenza tra le numerose componenti dell'Unione riunite attorno al tavolo del programma.
Dopo due legislature di grandi riforme approvate ma non attuate, ora si pensa giustamente di promuovere processi di innovazione che realizzino in modo partecipato e condiviso un cambiamento effettivo.
Insomma dalle riforme senza cambiamenti ai cambiamenti per le riforme, fermo restando alcuni decisivi provvedimenti da prendere nei primi cento giorni per dare il via ai processi di trasformazione e metterli sul binario giusto: innalzamento dell'obbligo a 16 anni, ripristino del tempo pieno e prolungato e dei modelli di organizzazione didattica della scuola elementare (gruppo docente corresponsabile e tempi distesi), abolizione degli anticipi e generalizzazione quantitativa e qualitativa della scuola dell'infanzia, piani di supporto e sviluppo dell'autonomia scolastica, piani espansivi per nidi e formazione degli adulti.

Una strategia, proposta anche dalla CGIL nel suo "Programma per la conoscenza", che risponde a tre esigenze fondamentali:

 realizzare processi di cambiamento basati sulla partecipazione sociale, il protagonismo dei soggetti interessati, il consenso attivo;
 attivare processi graduali che producano cambiamenti effettivi attraverso l'innovazione e la sperimentazione, la verifica, il monitoraggio e gli aggiustamenti in itinere, la diffusione e la generalizzazione delle migliori pratiche;
 dare pieno sviluppo al nuovo assetto costituzionale che configura sull'istruzione e la formazione una pluralità di attori istituzionali (stato, regioni, enti locali, istituzioni scolastiche autonome).
I bambini della seconda E - 29-11-2005
In un giorno di settembre due maghi entrarono in una scuola, strapparono il cuore ad una maestra e lo conservarono in una bottiglia di liquore.
La maestra senza cuore diventò cattiva con i suoi scolari. Li picchiava con una squadra di legno, li metteva in ginocchio dietro la lavagna, li schiaffeggiava anche se non facevano chiasso.
I genitori dei bambini, sdegnati, andarono dai carabinieri e raccontarono al maresciallo quello che succedeva nella classe dei loro figli.
I carabinieri corsero a scuola e, aperta la porta dell'aula, scoprirono che una ragazzina, inginocchiata dietro la lavagna, piangeva mentre l'insegnante la picchiava con la frusta.
Immediatamente acchiapparono la maestra per i polsi, le misero le manette e la trascinarono in carcere.
Rinchiusa nella cella, la donna urlava: "Voglio uscire da qui. Voglio andare a picchiare quei piccoli delinquenti. Li odio quei bambini. Datemi una sega per tagliare queste sbarre!".
Intanto i due maghi avevano scagliato la bottiglia di liquore, in cui era rinchiuso il cuore della maestra, nell'oceano.
Acquietati e compiaciuti, gli stregoni giravano per le strade canticchiando.....
Lorenzo Picunio - 29-11-2005
Ragionare sulla cooperazione didattica in relazione alla "riforma" Moratti, ed alle sue alternative future richiede - a mio parere - una riflessione sul passato.
Quando nacque in Europa e in America il modello dell'istruzione pubblica di massa, nella seconda metà del XIX secolo (e in Italia, con significativo ritardo, qualche decina di anni più tardi) si diede vita ad un'enorme massa di lavoratori pubblici che prima non esisteva. Più o meno nella stessa epoca, una cosa simile accadeva per la sanità, ma con maggiore gradualità. Prima i luoghi che concentravano una grande quantità di lavoratori pubblici erano quelli militari e di polizia.
Con la scuola pubblica, nonostante l'evasione, i numeri degli insegnanti (e degli altri operatori) sono elevatissimi, tali da condizionare un bilancio pubblico. Si rimedia stabilendo che il mestiere dell'insegnante non deve necessariamente essere un mestiere faticoso, grazie alle bocciature e all'evasione, e quindi dev'essere pagato ben poco.
Chi riesce, riesce e - nella lettura italiana, come sempre fantasiosa e tirchia ad un tempo - "il metodo è il maestro" come scrive Gentile, e quindi non serve una preparazione specifica per l'insegnante. Se è donna le basterà una sorta di naturale espansione delle capacità di mamma; se è un uomo soccorrerà l'estro, lo spirito d'artista o, in mancanza di queste non frequenti doti, la necessità di dare da mangiare alla famiglia.
Falsa quindi, a questi livelli, ogni lettura della scuola pubblica come "ascensore sociale". E tutto sommato di basso profilo ogni arricchimento della qualità media del lavoro o della ricerca cagionato da una maggiore istruzione media dei cittadini.
Poi, negli anni '30 e '40 negli Stati Uniti, e intorno agli stessi decenni nel continente europeo, nasce una riflessione, provocata da motivi diversi. Gli americani si chiedono se vale la pena mantenere una struttura così ampia e costosa ma di scarso effetto per gli interessi del capitalismo: ad un capitale moderno non basta certo che gli operai abbiano imparato a leggere e scrivere, tanto più che rimane una quota significativa che viene espulsa dalla scuola o non ci entra proprio, e quindi non arriva nemmeno a quello. In Europa - in particolare in Francia - forse la spinta è più "socialista" ma si arriva agli stessi risultati.
Comitato per la scuola della Repubblica - 29-11-2005
Sono state già raccolte oltre 1000 firme per la sottoscrizione della proposta di legge formulata dal Comitato fiorentino "FERMIAMO LA MORATTI" per l'abrogazione immediata delle leggi Moratti.

Tra gli altri: Alberto Asor Rosa (Camera di ...
Gennaro Capodanno - 28-11-2005
Concorso per Dirigenti scolastici in Campania

La scelta del direttore generale dell'USR della Campania, Bottino, di far slittare di un mese le prove scritte per il corso-concorso per dirigenti scolastici si è rivelata vincente. Difatti con quasi ...
Stefano Cortese - 26-11-2005
«Questa scuola non è adatta per te!» tuona periodicamente il professore allo studente niente affatto diligente. Eccovi servito un esempio lampante dell'esubero all'interno di una struttura, piccola o grande, come la scuola. La condizione dello studente in esubero, o in procinto di essere reso "scarto", condivide la sorte del sacchetto di spazzatura, dell'operaio licenziato, del drogato e della puttana, del clandestino e del carcerato; la sorte, insomma, di colui che non ha uno spazio nella sua struttura di riferimento. Non fraintendetemi, sarebbe quanto mai ingenuo e forse anche ingiusto pensare che uno studente "esuberato" patisca gli stessi mali di tutte le altre categorie citate, ma è evidente che la modalità di cui fanno uso le diverse strutture è identica. E quindi, così come la fabbrica si arroga il diritto di licenziare il lavoratore, così come lo Stato mantiene un monopolio incontestato di sovranità fittizia che gli permette di decidere la sorte del clandestino e del carcerato, così si comporta anche la scuola, il consiglio di classe, il professore, decidendo della promozione e della bocciatura, dei debiti e dei crediti dello studente potenzialmente in esubero. Ma il ruolo della scuola non è solo questo.
Redazione Scintilla - 26-11-2005
Chissà quante mattine, senza che nessuno lo sappia o se lo immagini, nel cortile o nel corridoio di una scuola qualunque una ragazza avrà pianto, un ragazzo avrà soffocato una rabbia sullo stomaco, per uno dei tanti soprusi che la scuola ama infliggere ai suoi studenti mascherandosi dietro la sua falsa coscienza di educatrice.
Anche chi vive all'interno, nelle aule o nei bagni dove spesso ci si rifugia per avere un minuto di respiro e di tregua dall'occhio invisibile della scuola che vede e classifica tutto, magari farà finta di niente, passerà oltre pensando a come salvarsi il culo e tornare a casa anche quel giorno senza troppe coltellate che poi alla fine dell'anno è difficile rimarginare. Così il pianto o la rabbia repressa per darsi un tono di normalità e robustezza di fronte a insegnanti e compagni, anche se non si notano restano, pesanti, sono uno di quei tanti «bocconi amari» che la scuola costringe ad ingoiare, e che costituiscono l'unica lezione che non si dimentica mai e che tutti imparano, la lezione che ti toglie giorno per giorno il sorriso e la speranza e ti insegna a portare a scuola e nella vita con gli altri il grigiore, la diffidenza e la bile.
Lucio Garofalo - 26-11-2005
La dottrina strategico-politica di Bush potrebbe riassumersi, almeno per quel che riguarda la sua versione ufficiale, nel seguente schema di ragionamento: esportare ed imporre, con la violenza delle armi, la cosiddetta "democrazia" - ossia il modello U.S.A. di democrazia - in tutto il pianeta, soprattutto laddove è più conveniente, come nell'area del Golfo Persico, tra i Paesi più ricchi di petrolio e di altre preziose materie prime che scarseggiano sempre più e dunque costano sempre più.
Non dobbiamo dimenticare che il Golfo Persico, esattamente la Mesopotamia - l'attuale Iraq - fu, in tempi remoti, la culla delle prime, più evolute civiltà umane come i Sumeri, i Babilonesi, poi assoggettati dagli Assiri, ecc.
La rozza dottrina della White House di Washington, espressa da alcune avanguardie ideologiche neoconservatrici, pretende di imporre la "civiltà moderna" (retta su un assetto imperiale dell'economia capitalistica in fase di espansione su scala planetaria, un assetto guidato dai vertici dell'establishment militare-industriale nordamericano) a popoli che conoscono la civiltà più autentica dall'epoca più antica della storia del genere umano.
Secondo la teoria dell'amministrazione yankee, in Medio Oriente non può esserci "pace" o "stabilità", senza un cambio di regime in Iraq, in Iran, in Siria, che sono tre micro-potenze regionali, i cui governanti, sgraditi all'Occidente perché avversi alla "democrazia occidentale", impedirebbero un'equa soluzione del conflitto arabo-israeliano, precisamente della questione palestinese, che rappresenta il nodo centrale di tutte le vertenze e le controversie mediorientali - ciò è l'unico elemento di verità contenuto nella tesi nordamericana! Da tali premesse teorico-politiche, formulate dall'amministrazione Bush, si deduce che nel prossimo futuro, la presunta "democrazia" made in U.S.A. dovrebbe essere imposta, ovviamente con la forza bellica, ossia con un violento rovesciamento dei regimi in carica, in Iran e in Siria...e poi? L'esportazione della "democrazia" sarà dunque imposta dappertutto, esattamente laddove converrà agli interessi imperiali ed espansionistici dell'economia del dollaro, inaugurando un lungo ciclo di guerre di rapina, o meglio un ciclo di "globocolonizzazione" del pianeta da parte dello strapotere che fa capo al regime yankee, protettore dell'economia di Wall Street, delle multinazionali, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e via discorrendo.
Ma vediamo in breve come funziona il sistema, tanto decantato, della "democrazia" degli Stati Uniti d'America.
Antonio Monarca - 26-11-2005
Si, non è un'eresia e ne spiego i motivi.
Capisco la chiesa cattolica che ispirandosi a valori e sentimenti cristiani, attraverso i suoi cardinali ( vedi esternazioni del cardinale Ruini ), sostenuta anche da una frangia politica ultra ...
Giuseppe Aragno - 26-11-2005
Mi capita tra le mani per caso - cerco altro - ma mi fermo pensoso. Come tante volte accade mentre sei lì a cercare tra documenti d'archivio rosicchiati dal tempo, l'attenzione cade su un particolare, una data, la curiosità d'un fatto. Basta poco e non ricordi più cosa cercavi.
Mi colpisce la data: 26 novembre. Oggi, mi dico, è ventisei novembre. E mi fa un certo effetto: un oggi di ottanta anni fa. Mi colpisce la legge cui il documento fa riferimento: la n. 2069, la prima di quelle fascistissime. Racconta il vecchio foglio ingiallito che ho davanti e mi rammenta - nel suo faticoso linguaggio burocratico - che Mussolini e il suo entourage non se l'erano inventata dal nulla quella legge liberticida che predisponeva la schedatura delle associazioni politiche e sindacali operanti nel regno e obbligava associazioni, istituti, enti, a consegnare alla pubblica sicurezza gli atti costitutivi, gli statuti, i regolamenti interni, gli elenchi dei soci e dei dirigenti. Te ne stavi zitto? Modificavi i dati? Pagavi con l'immediato scioglimento e pene detentive tutte da definire. Quando venne il momento, ci volle poco a mettere in manette tutta l'opposizione.
Laura Tussi - 26-11-2005
La dimensione del gruppo, che sostituisce la nicchia protettiva familiare, le relazioni orizzontali con i coetanei, la funzione degli amici, sono sempre stati ovviamente le esperienze cruciali dell'adolescenza, sempre caratterizzata per la grande scoperta della dimensione etica dell'amore e dell'amicizia, per ricostruire e rinsaldare vincoli, società parallele al mondo degli adulti, per cui risulta evidente che la vita di gruppo è uno strumento al servizio del percorso evolutivo, un ambito in cui vengono elaborati valori, norme, mode ed ha funzioni consolatorie e liberatorie: la dimensione del gruppo è uno strumento straordinario per la realizzazione del sé. Però è vero che sussiste una qualità di dipendenza dalle relazioni con i coetanei per certi versi preoccupante. I ragazzi sono abituati a chiedere al gruppo di risolvere problemi cruciali che li attanagliano: la noia e la tristezza. E chiedono alla dimensione gruppale di essere interlocutore privilegiato di tale richiesta, di dimostrarsi divertente e consolatoria, inventando soluzioni all'intimo disagio.
Vittorio Delmoro - 26-11-2005
Non spetterebbe a me, umile maestro di scuola elementare, mettere mano alla tastiera per rispondere all'esimio Scalfari, oppure al dirigente D'Avolio che ci ripropongono l'ennesima rilettura della riforma Moratti in senso continuista . Spetterebbe invece a menti più attrezzate (e ascoltate), nel momento in cui si sta elaborando il programma di governo del prossimo centrosinistra, ma temo che queste siano più attente ad altre faccende (le compatibilità, gli accordi, i vincoli europei, ...).

All'estemporanea uscita di Scalfari, che nell'editoriale di domenica scorsa definisce la riforma Moratti una rispolverata della riforma Berlinguer accentuandone il peggio e attenuandone il meglio , arriva a sostegno l'articolo di Pasquale D'Avolio Andare avanti, Moratti o non Moratti!

Se la dichiarazione di Scalfari si può annoverare fra le semplificazioni giornalistiche, dovute più che altro ad incompetenza e alla necessità di sostenere comunque una tesi, quelle di D'Avolio sono certo più precise e circostanziate e sono riconducibili grosso modo a questo : consideriamo la Moratti solo una parentesi, una specie di battuta d'arresto, dovuta più ai fatti che alla volontà; riprendiamo invece la gloriosa marcia iniziata dal centrosinistra con la riforma dell'Autonomia e la riforma Berlinguer.

Quella era la strada giusta, su quella strada si poteva già incontrare il porfolio morattiano, le opzionalità offerte alle famiglie, il taglio dei curricoli, una certa personalizzazione, e persino i percorsi separati.

La Moratti sarà forse stata eccessiva (pensiero unico), avrà preso tutto questo con troppo fervore (familismo), ma è sotto gli occhi di tutti come non abbia fatto (neppure lei) troppa strada : da un lato i poteri forti (l'Amministrazione di viale Trastevere e la Confindustria di viale dell'Astronomia), dall'altro i contestatori, cui non va mai bene niente; sta di fatto che siamo sempre al punto di partenza.
Marco Peddis - 26-11-2005
Abbiamo capito bene!

Con l'articolo 25 del Decreto legislativo 17 ottobre 2005 Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 ...
Federico Repetto - 25-11-2005
La lotta contro il TAV in Val Susa

Alla grande assemblea popolare tenuta a Bussoleno il 2 novembre per il lancio dello sciopero di tutta la Val Susa contro il TAV, il sindacalista Airaudo della FIOM ha detto che bisogna lottare contro lo sviluppo propugnato dai sostenitori del TAV e a favore del vero progresso.
Si trattava implicitamente una citazione di Pasolini, che appunto contrappose lo sviluppo, come produzione del superfluo, al progresso, come produzione del necessario. Può sembrare la tradizionale contrapposizione di un modello economico finalizzato all'accumulazione del capitale ad un modo di sviluppo alternativo, socialista. Ma per lui non era solo, e forse nemmeno essenzialmente, una diversità di sistema economico, bensì una differenza morale, culturale e di visione del mondo. Lo sviluppo attacca le culture tradizionali, rompe le antiche e le nuove solidarietà, crea bisogni nuovi, in una spirale senza fine, essendo il frutto di un'egemonia culturale delle élite che propugnano l'individualismo illimitato, competitivo, acquisitivo. Che cosa fosse il vero progresso per Pasolini è più difficile dirlo (come far quadrare la conservazione di tradizioni, culture e solidarietà, la formazione di nuove forme di socialità e d'espressione e la produzione industriale del necessario per tutti?)
Non credo che nemmeno Airaudo e i suoi ascoltatori potrebbero dire con precisione che cos'è il progresso.

Ma, se non progressista, il movimento Notav della Val Susa è senz'altro democratico, liberale, solidale. Democratico perché la partecipazione è ampia e aperta, liberale perché le libertà degli individui e dei gruppi sono rispettate e difese con decisione, solidale perché non è stato possibile dividerlo con offerte sottobanco a questo o a quel comune. Uno spettacolo di democrazia sono stati anche gli interventi al palco nella grande manifestazione del 16 novembre: hanno parlato, ciascuno per pochi minuti, almeno una dozzina di oratori, in rappresentanza di tutte le componenti associative, organizzative, istituzionali (gli unici due deputati presenti hanno parlato per ultimi, con lo stesso tempo degli altri).
Se le persone normali non hanno la pretesa di avere la ricetta del progresso, altri ce l'hanno. In quasi tutti i messaggi mediali a favore del tav è stato ripetuto che esso rappresenta non solo un fattore di sviluppo dell'economia, dei flussi mercantili e dell'occupazione, ma anche un fattore di vero progresso, quello che coniuga crescita quantitativa e miglioramento della qualità della vita. Lunardi, che di frasi famose ne ha dette diverse (per esempio: "con la mafia dobbiamo conviverci", "i contestatori del tav sono poche centinaia di sfaccendati"), ci dice che il tav permetterà di trasferire grandi quantità di merci dal trasporto su gomma a quello su rotaia. È un ecoprogressista.
Mercedes Bresso, che ecoprogressista è sempre stata, ha anche messo in luce la capacità di questa grande opera di creare, in prospettiva, un grande flusso di merci dove oggi non c'è ancora.
Molto avanzato è anche il professor Deaglio che, su La Stampa, tra l'altro, ha esaltato il treno ad alta capacità, perché aumenterà la velocità dei nostri trasporti commerciali.
Questo argomento ha efficacemente esplicitato ciò che era implicito nei ragionamenti di vari pubblicisti e politici.
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici - 25-11-2005
PERSONALE INIDONEO PER MOTIVI DI SALUTE: TANTE RAGIONI IN PIÙ PER SCIOPERARE IL 25 NOVEMBRE ( ... )

È uno sciopero importante che riguarda indistintamente tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, ma che per il personale inidoneo per motivi di ...
Gemma Gentile - 24-11-2005
Si è fatta chiarezza? Non mi pare. Andrea Ranieri inizia la nota di chiarimento (pag.2-3 del bollettino n.55 del Dip. Sapere Formazione Cultura dei DS) con un'accusa totalmente gratuita verso coloro che chiedono l'abrogazione della "deforma" (usando ...
Elena Miglietta - 24-11-2005
Bene siamo pronti, abbiamo già comunicato in direzione che aderiamo allo sciopero di un giorno, la scuola si è organizzata per avvisare i genitori, potremmo anche non farlo ma alle elementari ci sembra un po' troppo far arrivare i genitori coi bambini e poi doverseli riportare a casa.
Meno male che finalmente partecipiamo anche noi allo sciopero generale; gli anni scorsi abbiamo dovuto penare parecchio per ottenere uno sciopero generale della scuola, ma alla fine ci siamo riusciti e siamo andati a Roma a manifestare. Tutto è pronto, le adesioni ci sono e sono tante e meno male che scioperiamo l'intera giornata perché a quelli di un'ora non aderisce nessuno e poi lo sciopero generale ci fa sentire tutti uniti nella protesta rispetto a un governo che non ci rispetta affatto.
Stamattina ho sentito che lo sciopero dell'intera giornata invece è stato trasformato di nuovo nello sciopero di un'ora: panico tra i colleghi, "Hai sentito? Ma ci prendono in giro?" "Io lo sciopero di un'ora non lo faccio!"
Era tutto vero, anche il mio sindacato, la Cisl, insieme agli altri due ha deciso che non si fa perché non so chi ha detto che per noi va tutto bene, non l'ha messo per iscritto ma fa niente questo governo è fatto da ministri di cui ci si può fidare ciecamente.
Poi sono andata a leggermi le motivazioni dello sciopero, quello vero di 4 ore e ho letto: contro la finanziaria, contro i tagli agli enti locali, alle risorse per le infrastrutture, alla riduzione di circa 100000 posti dei precari, per l'incremento del reddito pensionistico, del carico fiscale sulle buste paga, ecc. e mi sono detta:"Perché io no?"
I tagli agli enti locali coinvolgono anche me perché mi mancheranno i servizi, delle infrastrutture godo anch'io come tutti gli altri cittadini, il reddito pensionistico tra qualche anno sarà il mio reddito, la riduzione dei precari produce un numero enorme di disoccupati tra cui ci saranno anche le mie figlie, il carico fiscale in busta paga lo conosco bene...e visto che una delle motivazioni è contro la manovra Tremonti che impoverisce le scuole, mi chiedo se è forse decaduta, forse Tremonti vi ha detto in un orecchio che ci darà un sacco di soldi e visto che è una persona affidabile ci credete?
E poi in Piazza del Duomo ci sarà il mio rappresentante sindacale che parlerà a tutti e allora mi vado a leggere il sito del mio sindacato e siccome non si capisce niente come al solito, vado su quello della CGiL e trovo tutto quello che cerco.
E' proprio vero, non si sciopera e anch'io mi rifiuto di fare uno sciopero inutile di un'ora; però sul sito della Cisl trovo un'intervista di Pezzotta all'Avvenire dove lui parla di momento difficile per l'economia, di un sindacato che condensa il malessere sociale, della difficoltà per le famiglie ad arrivare a fine mese o del dramma degli anziani non autosufficienti, della precarietà del lavoro e "accidenti!" io mi ritrovo in tutte queste categorie, personalmente o attraverso i miei familiari.
Quindi lo sciopero è per me, allora perché io non lo posso fare?
Andando avanti leggo anche: " La Biagi non provoca la precarietà del lavoro. Lascia alcuni spazi in cui può crescere la precarietà. E allora va corretta....Questo è un metodo riformista che va applicato sempre: vale per la scuola e l'università. Il bipolarismo deve procedere per accumulo e correzioni, non per cancellazioni e distruzioni successive."
Ho letto bene? Le riforme vanno corrette? Anche quella della scuola?
Eh no, mio caro signor Pezzotta, le sembra forse che il governo in carica si stia facendo scrupoli nell'approvare leggi che non stanno né in cielo né in terra?
Questo governo agonizzante sta dando dei colpi di coda mortali per il nostro futuro e lei pensa che col nuovo governo dovremo tenerci tutto facendo delle piccole correzioni? Mi pare che stiamo su due mondi diversi, anche perché il malcontento è talmente generalizzato che ci si aspetta dalla sinistra molto più che delle semplici correzioni per tirare avanti, ci si aspetta quello che Berlusconi non ha voluto fare e cioè delle buone leggi che vadano bene per la destra e per la sinistra perché sono fatte per noi.
Perché dichiara che "la devolution è uno stravolgimento della Costituzione e dell'assetto sociale del Paese e al referendum darà indicazioni per l'abrogazione?"
Sono d'accordo, ma perché allora non si mostra così deciso anche per le altre leggi inique che ci stanno portando alla deriva?
Oggi mi sono guardata intorno e ho visto una cittadinanza scolastica molto attiva e molto arrabbiata che si sta organizzando per chiedere ai sindacati di recedere da questa soluzione assurda che soluzione non è, ma un semplice compromesso per salvare capra e cavoli.
Visto che non mi sento né l'una né gli altri voglio associarmi con gli iscritti della CGiL che hanno firmato un appello che vi incollo qui sotto e che spero sarà sottoscritto anche dagli iscritti Cisl e che mi permetterà di "aderire in massa alla giornata di lotta e a partecipare alle manifestazioni" come avete scritto sul volantino unitario.
Però sarò sotto lo striscione di Retescuole, perché ho qualche dubbio che la Cisl mi rappresenti ancora, spero naturalmente di sbagliarmi.
Francesco Mele - 24-11-2005
32 lavoratori del Meucci di Carpi hanno firmato il seguente appello ai sindacati che hanno ridotto o ritirato o mai proclamato l'adesione della scuola statale allo sciopero generale del 25 novembre. L'appello, corredato delle firme, è stato inoltrato ...
Anna Pizzuti - 23-11-2005
"Quando furono alle frontiere degli Orecchioni: - Vedete voi, disse Cacambo a Candido, che quell'emisfero non è miglior dell'altro: credete a me, ritorniamocene in Europa per la più corta. - Come ritornarci? disse Candido, e dove andare? Se vado nel mio paese, i Bulgari e gli Abari ci scannano; se ritorno in Portogallo, son bruciato; se restiamo in questo paese, corriamo rischio ogni momento di esser messi sullo spiedo; e poi come risolversi ad abbandonare la parte del mondo ove abita la bella Cunegonda?"
Enrico Panini - 23-11-2005
Riceviamo e pubblichiamo - Red

Oggetto: comparto scuola e sciopero del giorno 25 novembre 2005.

Carissime compagne e cari compagni,
in questi giorni stiamo attraversando un momento difficile e ne sono pienamente consapevole.
Infatti, la ...
Giovanni Cocchi - 22-11-2005
A tutti i sindacati della scuola e ai collegi docenti

Ci aspettiamo che da voi venga urgentemente manifestata una presa di posizione ufficiale rivolta a Miur, Dirigenti e Collegi dei docenti che dai prossimi giorni, a seguito della circolare ...
Arturo Ghinelli - 22-11-2005
Scrivo questo pezzo nella Giornata Internazionale dei Diritti dei bambini, anche questa è passata. Anche per quest'anno siamo a posto, ognuno a modo suo.
Il Presidente della Repubblica ha inviato il suo messaggio. Il papa ha preferito parlare dei ...
Francesco Mele - 22-11-2005
Venerdì scorso si sono tenute nella mia città le assemblee FLC CGIL in preparazione dei congressi provi-regi-nazionale che si terranno a breve.

Ovvio che innnanzitutto si è parlato dello sciopero del 25 e la nostra segretaria provinciale ci ha ...
Bruno Moretto - 22-11-2005
A tutto il personale della scuola.

Scioperiamo tutta la giornata il 25 novembre !
Troviamoci tutti alle ore 9,30 in P.zza XX settembre sotto lo striscione del Coordinamento scuole superiori.

Il Coordinamento insegnanti scuole superiori di ...
Mirco Pieralisi - 21-11-2005
Sciopero generale. Noi invece dovremmo dormire un'ora in più? Saremo in piazza il 25 novembre!

Non ho bisogno di ricordare cosa taglia il governo con la finanziaria. Lo dicono già i sindacati confederali nei loro manifesti per lo sciopero. Non ...
Laura Tussi - 21-11-2005
Un rimprovero che la cultura degli adulti muove in modo spesso implacabile nei confronti degli attuali adolescenti, consta nel fatto di essere sostanzialmente "silenziosi" socialmente, come se disobbedissero a quello che è in qualche modo un mandato ambiguamente affidato dagli adulti ai ragazzi, vale a dire irrompere sulla scena sociale apportando la novità, la protesta, il cambiamento, un grande progetto utopico generazionale, comprensibile, di massa, che si esprime in slogans, in comportamenti, in scelte, in travestimenti ecc...Da questo punto di vista l'attuale generazione di adolescenti è assolutamente "silenziosa" e la dimensione della "cosa pubblica", l'aspetto politico-sociale, sembra essere lontano effettivamente dai loro autentici interessi ed impegnarli molto poco. Comunque la proposta è molto differenziata: l'arcipelago delle culture giovanili produce progetti che non hanno l'aspetto unificante del grande disegno utopico degli anni '60 e '70. Allora da questo punto di vista gli adolescenti risultano remissivi, taciti, quieti. E' vero però che la cultura degli adulti ha bisogno di allestire dei dispositivi di ascolto in grado di decodificare altri messaggi che i giovani inviano costantemente e che non sono relativi alla politica, alla storia, all'"agorà", ma che concernono la relazione, il gruppo di pari, l'amicizia, il nuovo contratto tra maschio e femmina nel nuovo galateo amoroso, nelle nuove relazioni familiari, in cui i ragazzi di questa generazione stanno lavorando, progettando, inviando messaggi. Su tali argomenti non risultano silenti.
Tutti rimangono in fondo colpiti dalla nuova interpretazione dell'adolescenza, la relazione di appartenenza all'ambito familiare, il nuovo rapporto con gli adulti ed anche col sapere, con la conoscenza, con l'idea di crescita, con i valori, con la legge e le norme. Quindi le novità sono presenti, ma non comportano quell'aspetto "rumoroso", caotico ed in fondo comprensibile del grande progetto ideologico ed utopico. E' come se avessero cessato di proporre il cambiamento sociale, però propongono la trasformazione relazionale, nel mondo degli affetti, piuttosto che nell'ambito della politica.
Giuseppe Aragno - 19-11-2005
Andrea Ranieri si è occupato di sviluppo e organizzazione per la Bocconi di Milano; si è interessato di impresa plurale e imprenditori, di nuovo welfare, di organizzazione del lavoro e oggi è responsabile del Dipartimento Scuola, Università e Ricerca dei Democratici di sinistra. Non è cosa da poco: in tre parole ci sono tre pianeti. E' vero, ruotano tutti attorno ad una sola stella - la Politica con la pi maiuscola - ma occorre un telescopio per poterli osservare: sono molto più lontani tra loro di quello che comunemente si creda. E lontanissimi oggi dalla stella che dovrebbe dar loro la luce ed il calore.
Responsabile di questo sistema solare, Ranieri, mi par di capire, lo è soprattutto perché ha alle spalle una intensa esperienza sindacale nella Cgil, vissuta sulla linea del fuoco, tra lo scontro e, talvolta, l'incontro con la controparte: il compromesso è arte, è mestiere, e ciò che conta è l'altezza del profilo. E' stato, per provare ad esser chiari, Vice Presidente e poi di Presidente dell'Organismo Bilaterale Nazionale Confindustria-Sindacati, deputato alla rilevazione dei fabbisogni formativi delle imprese. Insomma, sindacalista degli anni cruciali della concertazione, prestato o passato alla politica. Uno dei tanti, mi viene da pensare. Tanto numerosi che, se provo ad elencare anche solo a memoria uno dietro l'altro quelli che hanno seguito lo stesso percorso, corro il rischio che questo intervento si riduca ad un elenco.
Non discuto. Il governo delle Galassie, in quella stella con la pi minuscola che è oggi la politica nell'Olimpo di centro sinistra, passa ormai per questi titoli ed occorre crederci: è, si direbbe, una delle tappe significative del "cursus honorum" e, quindi, titolo da valutare con rispetto, sebbene sia piuttosto inflazionato. Dalle Circoscrizioni ai consigli comunali e, andando su, ai consigli provinciali, a quelli regionali, alle Camere del Parlamento nazionale e, giunti finalmente in cima, all'Europarlamento, sono legioni e un'equipe di studiosi che ne avesse voglia ne caverebbe uno studio di estremo interesse storico, sociologico e antropologico. Politico, intendo, e non politologico: con l'occhio attento ai confini, agli scontri e agli incontri.
Pressato da "lettere di compagni ed amici" i quali - va a capire perché, si sarà domandato - gli chiedono, cito testualmente, un "pronunciamento chiaro sul fatto, che ritengono nodale, se la legge Moratti vada abrogata o meno", il responsabile del sistema solare si è pronunciato - o, se volete, pronunciamentato; come comanda l'inviolabile legge che governa ascensori e gradini sui quali si inerpicano coloro che fanno - o intendono fare - carriera sindacale e politica, ha prontamente risposto e, altrettanto prontamente, ha evitato di dare una chiarificatrice risposta monosillabica. E si capisce. Un sì e un no, appartengono al suburbio degli elettori. Gli eletti - per dirla con una parola che indica sempre più nature celesti e governatori delle stelle, e sempre meno delegati "votati" - sanno perfettamente che è molto meno rischioso dare l'idea di una estrema complessità e articolazione di pensiero, anche a costo di apparire confusi, piuttosto che rischiare l'impegno vincolante di quei micidiali boomerang che sono i sì o i no. Meglio lasciarli ai dilettanti della politica i monosillabi contrattuali: chi si avventura poi ha da farci i conti. Sì e no, lo dica Berlusconi e si cucini poi nel brodo suo come un polipo malaccorto.
"A me - scrive Ranieri per chiarire - sembra di essere stato chiaro" - ed un dubbio così lo insinua: che a non capire, o magari a capire anche troppo, sia l'interlocutore che recita la parte del manzoniano "scempiato Gervasio". Democratico di sinistra, però, com'è rinato dopo il lifting che ha cancellato rughe da Pci - ha scelto di essere ancora più chiaro perché, scrive giustamente, se nonostante la precedente chiarezza "sussistono margini di ambiguità è bene chiarirli nella maniera più schematica possibile".
Benedetto il Signore che governa i numi governatori della Galassia Scuola, Università e Ricerca - esclamo tutto lieto - stavolta avremo la chiarezza monosillabica di un assenso o di un diniego! Un sì o un no, voglio dire, e non se ne parla più.
Di quattro punti consta il "chiarimento" e mi sorge subito il dubbio che un chiarimento chiaro non lo avremo. Né compagni, né amici, né avversari e nemici. Ma mi vergogno: questo è preconcetto. Smettila di pensare agli azzeccagarbugli! Si può farla lunga per desiderio di chiarezza. Non vedi che anche tu la stai facendo lunga?
Leggo.
Alba Sasso - 19-11-2005
Un comprensibile clamore ha accompagnato la pubblicazione dei dati elaborati dall'Unla, secondo cui sei milioni di italiani, pari a circa il 12% della popolazione, sono totalmente analfabeti o non hanno nessun titolo di studio, e il problema ...
Isa - 19-11-2005
E' bastato che Baccini dicesse "OK gli aumenti arriveranno in busta paga forse a gennaio che tutta la mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil, Gilda, si è dissolta al sole...massì, diciamocelo, quello che contava nello sciopero del 25 non era mica la ...
Gianni Mereghetti - 19-11-2005
Carissimi amici di FUORIREGISTRO, vi invio il testo dell'appello dal titolo "se ci fosse un'educazione del popolo tutti starebbero meglio". Vi chiedo di pubblicarlo sul sito, perché indica un'urgenza, quella dell'educazione, che penso tutti ...
Gianni Gandola, Federico Niccoli - 18-11-2005
Abbiamo delineato in un articolo precedente luci ed ombre della bozza di legge di iniziativa popolare per una "buona scuola" per la Repubblica avanzata da Retescuole. Più le ombre che le luci, volendo deliberatamente essere il nostro contributo un'analisi critica del testo. Ci riservavamo di entrare più dettagliatamente nel merito di alcuni aspetti che ci lasciavano alquanto perplessi. Uno di questi è la questione degli organici. Questione non di poco conto se si pensa che una delle principali critiche che vennero mosse nel 1990 alla legge 148, istitutiva dei moduli e del tempo pieno nella scuola elementare, riguardava proprio questo punto. Si disse infatti che quella legge era stata fatta, dietro le pressioni sindacali, sostanzialmente per aumentare i posti di lavoro nella scuola.
In realtà, se questo era indubbiamente un effetto della 148, il suo cuore pulsante era costituito da un'idea di scuola coerente e lineare, fondata sul "gruppo docente", ritenuto lo strumento organizzativo più idoneo per attuare i Programmi del 1985, stabilendo con ciò uno stretto legame tra "contenitore" e "contenuto" sul piano pedagogico e didattico.
Occorre dire peraltro che in quella fase un'espansione degli organici era possibile (ed infatti lo è stata). La situazione oggi è ben diversa, ed è questo che rende la bozza di proposta di legge di Retescuole - in tema di organici - del tutto irrealistica e insostenibile.
Vincenzo Andraous - 18-11-2005
La Casa del Giovane di Pavia è una comunità terapeutica e di servizio, nelle sue strutture vi sono affidati tanti ragazzi, perché tolti a contesti familiari disastrati a tal punto da annientare uno spicchio di futuro tutto dentro un presente ...
Gilda degli insegnanti - 17-11-2005
CIRCOLARE N. 84 DEL 10 NOVEMBRE SUL PORTFOLIO:
Il ritorno dei burosauri!

Con la circolare numero 84 del 10 novembre con cui si dettano disposizioni alle scuole sul PORTFOLIO, il MIUR tenta di scaricare sui docenti gli ...
Angelo Arrabito - 16-11-2005
E' incredibile come sia esplosa nuovamente l'aggressività e la tracotanza mediatica "dell'allegra brigata" che da ormai quattro anni e mezzo ha mano libera sulla cosiddetta "azienda Italia"!
La cosa straordinaria e quanto mai bislacca è che costoro sembrano quasi estranei allo sfacelo materiale e civile che inequivocabilmente ha ormai investito gli italiani ricorrendo all'immagine fatua, peraltro in maniera ridicola e pietosa, come ormai è notorio a tutti, anche ai qualunquisti e agli ingenui, di un fantasma comunista origine misteriosa di tutti i mali.
Eppure il "sogno" del cavaliere, quello di cui con gran trasporto egli stesso parlava nei patinati spot televisivi, mi pare che si sia tutto quanto avverato!
Il programma presentato agli elettori nel 2001 è stato onorato alla perfezione e finalmente questa burocrazia pesante, ridondante, degna espressione di un vecchio, lento, parruccoso stato permeato di "spirito comunista" è stata smantellata. E' forse una colpa se il cavaliere e tutti i suoi alleati si riferivano, allora come adesso, a quella legalità che proprio lega le mani a quegli imprenditori che, magari solo per garantire posti di lavoro e solo per mantenere in attività la baracca, intendiamoci, "dovevano necessariamente" ricorrere a falsificare i bilanci? E' forse sbagliata la fulgida idea che per rendere più dinamico e "snello" il mercato del lavoro si possa dare origine ad una moltitudine di contratti di lavoro sottopagati e con licenziamento incorporato? E' meglio lavorare un pò,sia pure senza diritti e spogliati di ogni dignità di persona che non lavorare per niente!
E che dire,poi,della grande trovata di abbreviare i tempi di prescrizione dei processi in attesa di essere celebrati? E' anche questa una misura coerente con lo spirito che anima l'azione di governo e cioè sempre quello di "alleggerire" in questo caso la giustizia o...la pena!
Gennaro Capodanno - 15-11-2005
Riceviamo e pubblichaimo - Red

L'istituto al centro di un atto ispettivo parlamentare

Cosa sta accadendo all'IRRE Campania, l'istituto regionale per la ricerca educativa, paralizzato da tempo, senza che possa svolgere le sue importanti funzioni ...
Forum insegnanti - 14-11-2005
Premessa

Le linee programmatiche per la scuola, proposte da Fiorella Farinelli , per la Margherita ci hanno delusi ed indignati, ma non sorpresi.
E' da alcuni mesi, infatti, che esponenti di questo partito continuano a rilasciare dichiarazioni di tipo "conservativo" nei confronti delle leggi volute da questo governo e che stanno distruggendo la scuola pubblica in Italia. Non tutti, per la verità, e non da sempre.
E' ancora vivo il ricordo, ad esempio, di quando la Margherita appose la sua firma al manifesto scritto per la grande manifestazione nazionale del 15 maggio 2004, dal titolo "Fermare la Moratti è possibile" e che aveva come primo punto la frase "Per l'abrogazione della "riforma" Moratti".
E' di poco tempo fa la dichiarazione di tendenza abrogazionista della sen. Albertina Soliani a Radio Popolare.
Tra coloro che hanno avanzato in più sedi l'ipotesi di modificare le leggi Moratti, oltre a Rutelli, Bonelli e Silvia Costa, fa spicco anche l'autrice del testo esaminato.

Ci chiediamo che cosa possa essere cambiato, da un anno e mezzo a questa parte, da giustificare un così vistoso cambiamento di linea politica da parte di tanti esponenti della Margherita.
Eppure, dal maggio dello scorso anno l'opposizione alla Moratti è proseguita con forza, con ulteriori grandi manifestazioni nazionali (es. Forum nazionale dell'educazione di Firenze di novembre 2004, a cui partecipò ancora la sen. Soliani e quello analogo del 15 maggio 2005 a Roma) e iniziative varie locali, che si sono estese alle Superiori e all'Università, colpite anche loro dallo "tsunami", messo in moto dal ministro, inarrestabile e sordo ad ogni ragione di protesta o lamento.
Negli ultimi mesi ci sono stati scioperi, clamorose manifestazioni del mondo accademico, occupazioni di scuole ed Atenei per reclamare l'abrogazione.
La Margherita sembra colpita dalla stessa sordità e dalla stessa cecità del nostro ministro dell'Istruzione.
Ritiene forse che il mondo della Scuola e dell'Università non abbia buoni motivi per respingere "in toto" la famigerata "riforma"? Crede forse che sia popolato da una massa di incompetenti, magari dai soliti lavoratori statali indolenti e non amanti del progresso?
Eppure si tratta di un partito che tende a collocarsi verso il centro e, al contempo, complessivamente appare dotato di sviluppate radici democratiche ed è, almeno per una sua parte, caratterizzato da una grande sensibilità ai doveri di tutela sociale da parte dello Stato e al tema del valore di una buona educazione e di una buona scuola, in grado di formare tutti gli alunni, anche i più deboli.
Purtroppo siamo costretti a ricrederci su tale giudizio, pur considerando alcune eccezioni, costituite da quegli esponenti che non hanno perso la loro coerenza. Come giudicare, infatti, la circostanza che nella Margherita, come già detto sopra, si vadano affermando posizioni che valutano parzialmente positiva la "riforma", ritenuta da "rottamare" da coloro che la vivono sulla loro pelle e ne conoscono a fondo i gravi guasti?
Temiamo che i valori, di cui sopra, siano diventati residuali in tale partito.

E' ancora da evidenziare che tale sortita della Margherita è pressoché isolata tra i partiti dell'Unione, in quanto DS, Rifondazione, Verdi, PdCI e Italia dei Valori si sono tutti pronunciati a favore dell'abrogazione della legge, al di là di qualche dubbio isolato, degli ultimi giorni, testimoniato da alcune affermazioni di Andrea Ranieri.
Ci chiediamo come possa giovare all'Unione spaccarsi su temi tanto delicati, a pochi mesi dalla scadenza elettorale. Né capiamo quale vantaggio possa ricavare la Margherita dall'adozione di una simile linea, visto che questa le potrà pure fare guadagnare qualche voto conservatore, ma sicuramente le porterà via quelli, ben più numerosi, dei tanti insegnanti che finora hanno votato tale partito. Troppi nell'Unione non capiscono che oggi l'elettorato premia la nettezza delle posizioni.
Laura Tussi - 14-11-2005
La prima citazione è da "Ex catedra" di Domenico Starnone, in cui si legge all'inizio "nessun insegnante ama davvero, senza riserve, i primi della classe".
Il ritratto del primo della classe non risulta impositivo, ma rappresenta tutto ciò che non ha l'ultimo della classe. Esiste un testo di Dino Provenzali intitolato "Manuale del professore perfetto" edito nel 1921, in cui si ritrovano in maniera allarmante molti dei problemi aperti attualmente nella scuola. Tutte le volte che vediamo riprodursi i problemi quasi identici non significa che niente cambia, che il mondo è sempre uguale, ma che un tempo vi erano enormi problemi aperti all'origine e che per quanto si sia fatto nel giro di un secolo non si è ancora trovata soluzione. Gli ultimi della classe sono in qualche modo una sintesi dei problemi aperti a livello sociale e scolastico. Il primo della classe è come un problema risolto, una questione che non sussiste più per gli insegnanti, mentre l'ultimo della classe è un fardello di contraddizioni e di interrogativi continuamente irrisolti. L'ultimo della classe rappresenta la prova tangibile che in un gruppo di scolari, il lavoro di un insegnante si scontra sempre con difficoltà onerose. L'area a cui viene rivolta l'attenzione degli insegnanti è quella dei mediocri, che nei consigli di classe viene sommariamente definita e presentata in questi termini "la classe per andare bene, va... c'è un piccolo gruppo che lavora molto, molto bene. C'è un gruppetto che disturba moltissimo e prima ce ne sbarazziamo e meglio è, e al centro c'è una palude di gente che lavora e non lavora, stenta a studiare" però quella "palude" è il gruppo su cui l'insegnante si è impegnato maggiormente, perché sul primo della classe non occorrono interventi, l'ultimo della classe sta quieto e non è un problema, è lì, nella "palude", che l'insegnante si concentra e sperimenta la fatica e la difficoltà di insegnare. Quando comincia ad avvilirsi, a perdere colpi, allora inizia a dire che sussiste un'area di mediocri: sono le frasi fatte degli insegnanti che non vanno prese come un abbassamento della figura docente, ma segnalano dei problemi. Lì viene indicato che ciò che l'insegnante vorrebbe fare e gli obiettivi prefissati, ogni anno sono falliti. Ogni anno scolastico l'insegnante scopre che la fatica intrapresa e il desiderio di ottenere risultati migliori, sono, in qualche modo, andati al disotto delle aspettative. Proprio in quell'area di mediocri sussiste la realtà della scuola, mentre invece il primo e l'ultimo della classe sono veramente figure per molti aspetti simboliche e rappresentative. Il primo della classe per l'insegnante è un ragazzo che se anche non avesse frequentato sarebbe sempre stato così. L'ultimo della classe è un ragazzo di cui presto l'insegnante si convince che doveva venire a scuola, ma è come se non ci fosse mai stato. "La scuola serve nella sostanza a chi non ne ha bisogno": è una battuta brutta, cattiva, ma significativa, indica quanto in realtà gli insegnanti per testimoniare un buon lavoro, andando ad indagare sul gruppo di mediocri, scoprono che sicuramente alcuni di loro, magari non tutti, avrebbero dato magnifici risultati anche senza l'ausilio del corpo docente, allora si scopre una situazione avvilente che porta quel meccanismo di frustrazione in cui la realtà scolastica ha imperversato fino ad oggi. Nella letteratura scolastica si ha l'impressione che la scuola sia stata permanentemente in crisi; si avverte che l'insegnante sembra aver vissuto la propria professione sempre come un fallimento. Gli insegnanti scrivono molto sulla scuola nel momento in cui subentrano grandi mutamenti. Nel momento in cui l'istituzione scolastica appare stabile, per esempio, sotto il fascismo, è difficile trovare produzioni letterarie critiche sull'insegnamento e il modo di fare scuola. Appena cominciano i momenti di ebollizione, come il '68, ma anche per esempio il primo grande passaggio da una scuola elitaria a un progetto di scuola di massa, nei primi anni del 900, si sferra un attacco frontale alla scuola in cambiamento e che sta introducendo gente meritevole di starsene al di fuori. La nuova tendenza strisciante all'interno della realtà scolastica è il presupposto che l'insegnante è libero di professare la lezione e uscire dall'aula, quando ha finito, ma non è mai stato così, perché la scuola pubblica è un'entità complessa, è un progetto molto complicato nato con l'illuminismo e che continua ad andare avanti in una fase in cui l'illuminismo è decaduto. Quindi si assiste ad un "progetto scuola" che avanza, mentre la società intorno oscilla continuamente tra dittature e culti dell'uomo della provvidenza e culture dei massmedia. E' chiaro che la scuola muovendosi tra queste oscillazioni si trova in crisi permanente.
Giuseppe Aragno - 12-11-2005
L'esito delle prossime elezioni politiche è per me scontato: vinceranno comunque manovalanti del capitalismo, quale sia lo schieramento che avrà più voti. E' presumibile che in termini numerici - e, quindi, di volto da presentare al Paese - avrà la ...
Studentesse e studenti della Sapienza in mobilitazione - 11-11-2005
Riceviamo e più che volentieri pubblichiamo - Red

Dopo un mese in cui studenti e studentesse di tutta Italia si sono mobilitati contro la Moratti ma anche contro l'Università-azienda del 3+2 iniziando a gettare le basi per un'autoriforma dal basso ...
Classe prima B - 11-11-2005
Il soggetto della conversazione fu il "mare". Trascrivo la conversazione avvenuta tra i miei bambini, seguita dalla poesia che da essa prese vita. - Rosa Boccia


Domanda: Che cos'è il mare?

IDANNA: La spiaggia

RAFFAELE: ...
Per la Scuola della Repubblica - 10-11-2005
A fronte delle continue ed indebite interferenze della gerarchia cattolica, molte forze laiche e democratiche hanno giustamente protestato e rivendicato il principio supremo della laicità dello Stato, sancito nella nostra Costituzione.
Era da attendersi che alle dichiarazioni seguissero iniziative concrete e comportamenti coerenti; invece nessuna concreta iniziativa è stata finora adottata; anzi quando al recente Congresso radicale si è accennato a rimettere in discussione il Concordato che riconosce alla Chiesa Cattolica anacronistici privilegi, esponenti qualificati dell'UNIONE e tra questi anche il Prof. Prodi si sono subito affrettati a precisare che la revisione del Concordato non è nel programma dell'UNIONE.
Nel contempo il Ministro Moratti ha immesso nei ruoli dello Stato gli insegnanti di religione cattolica reclutati dalla gerarchia cattolica, continua ad erogare in palese violazione della Costituzione ("senza oneri per lo Stato" art. 33 Cost.) alle scuole private oggi paritarie (in gran parte confessionali) risorse finanziarie, ovviamente sottratte alla scuola statale; nelle scuole statali, inoltre, sempre più frequentate da giovani di altre religioni o non appartenenti a nessuna religione, è affisso il crocifisso.
A fronte di tali palesi forme di violazione del principio della laicità dello Stato (che non ha una propria religione e che deve rispettare tutte le religioni, ma anche chi non appartiene a nessuna confessione religiosa), il Comitato per la Scuola della Repubblica che ha contestato la legge di parità...
Lucio Garofalo - 10-11-2005
Ho atteso con ansia che trascorresse la ricorrenza del 30° anniversario della tragica morte di Pier Paolo Pasolini, per provare a scrivere qualcosa su di lui, per riflettere sul prezioso senso della sua figura e della sua opera, a 30 anni di distanza dalla sua precoce scomparsa, per ragionare sull'attualità e sulla verginità delle sue idee così avanzate e così ferocemente presenti oggi più di ieri, in quanto hanno anticipato notevolmente i tempi.

La prima impressione che ho ricavato dalle innumerevoli, scontate ed ovvie celebrazioni dell'evento, è la seguente.

Ormai tutti sembrano appropriarsi (o volersi appropriare) dell'eredità del pensiero pasoliniano, da sinistra a destra, rivalutando e riabilitando post mortem un personaggio che in vita era stato scomodo a tanti e da tanti (troppi) è stato osteggiato, perseguitato e diffamato, mentre oggi sembra far comodo a tanti, forse troppi per i suoi gusti di genio anticonformista.

Ormai il sistema sembra aver inglobato ed omologato persino le analisi e le riflessioni provocatorie e rivoluzionarie dell'intellettuale italiano (e non solo italiano) più geniale, più anticonformista e più eversivo del Novecento.

Ma Pasolini non può essere omologato e assimilato con tanta facilità, e tantomeno le sue idee possono essere addomesticate o neutralizzate nell'atto di sposarle o ripensarle così banalmente. Eppure, l'operazione in corso è proprio quella di un'assimilazione politico-culturale del pensiero pasoliniano, post mortem, in piena regola!

In particolare, l'industria culturale, e lo starsistem in generale, è ferocemente consumista ed ha cinicamente consumato i riti e le celebrazioni pasoliniane, divorando e metabolizzando il significato eversivo e rivoluzionario dell'opera di Pier Paolo Pasolini.

Chissà che cosa avrebbe da dire oggi Pier Paolo Pasolini se fosse ancora vivo...
Aldo Ettore Quagliozzi - 10-11-2005
Visti i manifesti che hanno tappezzato le ridenti contrade del bel paese? Sono i manifesti pensati e realizzati dagli uomini alacri dell'egoarca di Arcore, che di certo avranno accusato, nel caso, di un mancamento della memoria, non storica, ma di quella della onestà intellettuale.
Non è la prima ed non sarà l'ultima volta. Nei predetti manifesti, come in un bellissimo ma imbarazzante " album di famiglia ", mancano facce note e meno note: che dire di un cavaliere d'Italia tale Mussolini Benito? E di un tale nomato Franco, dalla Spagna? E di un tale Pinochet andino? E di un certo Videla delle pampas argentine? E di un Salazar, e poi, poi ... privati tutti lor signori del privilegio della foto in sui manifesti, come in prima pagina, in una memorabile giornata tutta dedita alla libertà, libertà da cosa? Dal bisogno? Ovvero, dalle nuove forme di asservimento e sovvertimento dello stato democratico? Vuoti di memoria o convenienze politiche del momento? Oppure, che sembra più veritiero, nostalgie rimontanti la corrente della storia nefasta?
Aveva ben da dire e da predire quel grande, Indro Montanelli, scomparso ma ravveduto, al suo prediletto Marco Travaglio in una memorabile intervista del 25 di luglio - 25 di luglio, data fatidica in verità per il bel paese! - dell'anno del signore 1998, pubblicata sul quotidiano " la Repubblica " col titolo " Borghesia vile e deludente "!
Maurizio Tiriticco - 10-11-2005
Abrogare ha due significati, quello del senso comune e quello giuridico-formale! Non facciamo pasticci!

Sono molto preoccupato della piega che sta prendendo questa telenovela di una vera o presunta contesa tra abrogazionisti e non abrogazionisti! ...
Francesco Paolo Catanzaro - 10-11-2005
In attesa della circolare ministeriale che dovrebbe modificare alcune sezioni del portfolio discriminando alcune parti obbligatorie, altre facoltative e facendo comprendere la scheda di valutazione fra le sezioni, si propone una riflessione sul ...
Fuoriregistro - 09-11-2005
Guerra, raccontano a scuola gli insegnanti francesi che raggiungono la città dall'hinterland "embrasé". Paura, immagini che sconvolgono, parole a cui molti non sono abituati qui in Occidente. Coprifuoco si dice e non lo si sopporta. Qualcuno racconta ...
Cub scuola Torino - 09-11-2005
Si sviluppa la mobilitazione per lo sciopero del 16 novembre 2005

Nonostante una pressione crescente della lobby pro TAV (provocazioni di ogni tipo, dai volantini dementi alle bombe "intelligenti", fino alle denunce contro i manifestanti) la ...
Vittorio Delmoro - 09-11-2005
Occorre tornare su quello che ho definito un autogol del MIUR per approfondire le numerose questioni di merito che il documento afferma di confutare per smentire le bugie di provenienza sindacale .

Riprendiamo dunque dal portfolio .

A differenza di altri punti nei quali gli argomenti erroneamente sostenuti dal movimento di opposizione alla riforma sono puntualmente elencati, sul portfolio l'erroneità sarebbe contenuta in un solo codicillo : che circolare e documenti confonderebbero gli strumenti di valutazione e di orientamento con la documentazione dei processi formativi.

Sarà stato pure formulato questo argomento, nel mare di critiche che ha sommerso l'istituzione del portfolio, ma non si tratta certo del più importante (almeno nella forma citata dal MIUR) e neppure del più spinoso.

Riducendo tutte le critiche al portfolio a questo solo elemento, cui il MIUR decide di rispondere, si dichiara di non avere risposte a tutto il resto e ciò è dimostrato anche dal tono della risposta : la materia viene definita delicata (non si aveva avuto fin qui la sensazione che il MIUR ne fosse cosciente, fino a che non è intervenuto il Garante della privacy), tanto che si fa piazza pulita di tutti i portfolii che le scuole più ligie ai diktat ministeriali avevano provveduto ad elaborare, per produrre un porfolio-tipo che il MIUR invierà quanto prima alle scuole.

Cos'è questa, se non una dichiarazione di incapacità gestionale e più ancora di inapplicabilità della legge?

Come erano andate infatti le cose finora?

Dietro la pretesa legittimità delle Indicazioni Nazionali, secondo il MIUR le scuole avrebbero dovuto fin da subito (aprile 2004) approntare un loro modello di portfolio, la cui forma era prerogativa dell'Autonomia scolastica; portfolio che a tutti gli effetti è stato costruito, redatto, consegnato ai genitori al termine dello scorso anno scolastico da quelle scuole i cui dirigenti e docenti sono stati tratti in inganno dal MIUR.

Ora lo stesso MIUR, colto in fallo da un'agenzia direi costituzionale, è costretto a correre ai ripari e trasformando la dovuta censura in elogio per le scuole che hanno realizzato le esperienze più significative di portfolio, ammettere che il documento deve essere costruito secondo linee guida uguali per tutte le scuole italiane.

Ma facendo questo contraddice le Indicazioni Nazionali stesse, volute sotto tale forma dal Bertagna e non sotto forma di legge, in quanto la valutazione e la sua forma rientrano a pieno titolo nella competenza dell'Autonomia delle scuole.

Ben diversa è invece la questione della certificazione, questa sì con valenza nazionale!

Si può dire che la toppa è peggiore del buco?
I bambini della prima C - 09-11-2005
Un uccello, dopo aver mangiato un pesce blu, diventò azzurro.
Un vecchio mago, attratto da quel suo particolare colore, lo rapì e lo rinchiuse in una gabbia d'acciaio. L'uccello, addolorato per aver perso la libertà, si ammalò di varicella e le ...
Emanuela Cerutti - 08-11-2005
Una riduzione della propensione verso la lettura...
Che direbbe Pennac?
Forse ricomincerebbe da capo, sai come quando la situazione si è fatta talmente complessa che occorre mettere un punto.
La punteggiatura è importante: determina paratassi o ...
Francesco Paolo Catanzaro - 08-11-2005
Da sempre si discute di "disturbi di apprendimento". E spesso con una precoce individuazione, tali difficoltà si risolvono. Difficoltà che vanno dalla lettura stentata, dalla discalculia alla disgrazia. Ma, a volte, in un soggetto non si tratta solo ...
Laura Tussi - 07-11-2005
Il linguaggio delle esperienze condivise

Il lavoro dell'educatore si esplica essenzialmente in un vissuto e in un vivere insieme al ragazzo che permettono alla stessa presenza dell'educatore di trasformarsi in un evento specifico di esperienza ...
Vittorio Delmoro - 05-11-2005
Fossi il ministro licenzierei subito Silvio Criscuoli, oppure chi, in sua vece, ha redatto l'anonimo Comunicato stampa del 3 novembre intitolato Quante bugie sulla scuola! Ecco le risposte del ministero.
Farei infatti un torto all'intelligenza del ministro Moratti se attribuissi alla sua penna l'insolito vademecum del MIUR e dunque bisognerà risalire a qualche dirigente d'alto rango per reperire l'autore del documento, se non altro per riproporne il licenziamento al futuro governo di centrosinistra.
Quale dovrebbe essere infatti lo scopo del panflet ministeriale?
In altre simili occasioni il ministro s'era intelligentemente rivolto ad agenzie specializzate nel marketing, che le avevano sciorinato tutta una serie di gadget di sicura presa mediatica (ancorché a spese dei contribuenti e della scuola), con l'intento di raggiungere capillarmente centinaia di migliaia (se non milioni) di utenti; oppure aveva approfittato dei potenti mezzi televisivi vespiani per rivolgersi direttamente al popolo.
Non che anche allora lo scopo informativo e più ancora propagandistico fosse stato raggiunto, ma lo schema adottato rientrava a pieno titolo nella casa delle libertà, che privilegia l'immagine alla sostanza.
Questa volta invece si sceglie una forma insolita, da cui traspare una duplice intenzione : da un lato il comunicato sembra proprio rivolto alla stampa, rispondendo ai dettami della superficialità con cui quasi sempre quotidiani e settimanali trattano di questioni scolastiche, quasi servisse solo a produrre il giorno successivo o la settimana successiva titoli del tipo Il ministro sbugiarda le tesi degli oppositori della riforma; dall'altro il comunicato si configura come un vero e proprio prontuario di risposte a disposizione di dirigenti scolastici alle prese con collegi da domare, di insegnanti resi silenziosi da colleghi argomentanti, o addirittura per tutti coloro che fra poco scenderanno in campo nella campagna elettorale e fossero subissati dalle sollecitazioni degli oppositori.
Naturalmente non v'è nulla di male se un ministero s'arma di strumenti atti a contrastare chi lo critica, ma al di là del metodo sorprende il merito con cui le questioni sono trattate.
Infatti appare come minimo singolare che alle puntuali contestazioni che il comunicato riporta si risponda semplicemente che non v'è nulla di vero.
Non ci credete? Eccone un esempio.
Gianfranco Scialpi - 05-11-2005
Nella coalizione di centrosinistra sembra prevalere la linea "morbida"( Prodi, Ranieri, Rutelli), che intende solo correggere la Riforma e non azzerarla. E' una buona notizia! Il sistema scolastico non reggerebbe altri cinque anni di scioperi, delibere da "disobbedienza civile" contrapposizioni e disorientamento dell'utenza...
Se questa fosse la prospettiva, si dovrebbe prendere atto di un sistema "ingrippato", decretandone quindi la sua fine.
E' consigliabile, comunque, che il centrosinistra non ripeta alcuni errori della coalizione governativa: riforma non condivisa, stravolgimento dell'ottima scuola ex elementare...
Le politiche scolastiche sono strategiche per il Paese e quindi necessitano della più ampia condivisione, se si vuole che producano gli effetti desiderati.
A tale scopo ipotizzo un percorso per i prossimi due anni...
Pierangelo Indolfi - 05-11-2005
Segnalo il Comunicato Stampa unitario FLC Cgil, Cisl Scuola , Uil Scuola

Contratto scuola: Il 25 novembre sciopero generale della scuola per l'intera giornata

I ministri Moratti e Baccini devono intervenire per assicurare il rispetto degli ...
Luisa Morgantini - 05-11-2005
Care tutte e tutti,
vorrei porre alla vostra attenzione una importante iniziativa sulla questione del diritto allo studio in Palestina, promossa dagli studenti e professori dell'Università di Birzeit e sostenuta da una crescente rete di gruppi ...
Comitato per la Scuola della Repubblica - 05-11-2005
L' abrogazione delle leggi Moratti è rock, la proposta delle modifiche è lenta.

Proposta di disegno di legge per l'abrogazione delle leggi Moratti

ART. 1


1 - La L. 28 marzo 2003 n°53, con eccezione dell'art. 7, comma 12, ed i relativi decreti attuativi sono abrogati.

2 - Nella prospettiva del riordino dell'ordinamento scolastico, per effetto dell'abrogazione di cui al precedente comma hanno efficacia tutte le disposizioni del D.Lgs 16 Aprile 1994 n°297, abrogate dalla 10 febbraio 2000 n. 30 e dalla L. 28 marzo 2003 n°53 e dai decreti legislativi di cui al precedente comma.

3 -L'obbligo scolastico di cui all'art.34 Cost. si realizza esclusivamente nelle istituzioni scolastiche ed a partire dall' anno scolastico 2006-2007 e comunque entro l'anno scolastico 2010-2011 è gradualmente elevato fino a 18 anni di età.

ART. 2

Gli oneri derivanti dal precedente articolo sono coperti con la corrispondente riduzione delle spese militari previste nel relativo capitolo di bilancio.

ART. 3

La presente legge entra in vigore alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Per sottoscrizione:

Nome e cognome residenza ed indirizzo
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Firma
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Le prime iniziative locali...
Francesco Paolo Catanzaro - 05-11-2005
La ricerca "Simboli e significati dell'uso delle sostanze psicotrope" condotta dalla Fondazione IARD su commissione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ( Dipartimento Affari sociali), prevista nell'ambito della prevenzione e della ...
Laura Tussi - 05-11-2005
Il disagio adolescenziale ed il malessere diffuso tra i giovani, a livelli ormai preoccupanti, impongono a tutti, in primo luogo alle istituzioni, il dovere di attuare concreti provvedimenti per cercare di ridurne e, se possibile, di eliminarne le cause. L'obiettivo che dobbiamo prefiggerci è di favorire la formazione di un giovane, che da adulto troverà in se' la forza per non essere sconfitto dalla vita, per non fondare la ragione del proprio vivere sull'avere ma sull'essere se stesso, per non cercare fuori di sé, nella droga e nel rifiuto della vita, la risoluzione dei propri problemi. Da simili premesse consegue che dobbiamo rivedere, con modestia e con l'uso di tutta la ragione e di tutta la sensibilità di cui siamo capaci, anche l'insieme dei servizi sociali e sanitari che abbiamo finora creato. E' un problema sociale e culturale prima ancora d'avere anche risvolti economici. Nel nostro tempo, un'ottica clinica che consideri i disturbi comportamentali degli adolescenti in modo dinamico ed integrato con i fattori sociali ed ambientali è sempre più necessaria. Le patologie psichiche non sono solo le fredde astrazioni descritte nei trattati, ma un complesso insieme sintomatologico che risulta condizionato dalle grandi trasformazioni sociali e culturali degli ultimi decenni.
I bambini della prima E - 04-11-2005
Un gatto ed un gallo
andarono al ballo
vestiti di giallo
in groppa ad un cavallo.
Una tigre e un canguro,
in giacca grigio scuro,
col gilè rosso e i guanti,
erano i più eleganti.
La giraffa,
alta come un gigante,
danzò prima con il ...
Alba Sasso - 04-11-2005
Il documento della commissione sull'insegnamento dell'evoluzionismo

Bisogna ammetterlo. Quando la Moratti aveva annunciato l'istituzione di una commissione per reintrodurre lo studio delle teorie evoluzionistiche nei programmi scolastici, ci ...
Laura Tussi - 04-11-2005
L'adolescente vive una profonda trasformazione che interessa soprattutto le sfere della relazione (con se stesso, la famiglia, la scuola, i coetanei, il gruppo, ecc.), dell'identità (abbandono delle identificazioni infantili), dei valori e dei modelli. L'adolescenza è, per definizione, età della crisi, momento in cui si ricerca un nuovo equilibrio per far fronte alla rottura degli assetti precedenti. Il cammino verso l'identità, infatti, non è privo di ostacoli e, spesso, è accompagnato da difficoltà e disorientamento che vengono vissuti come disagio e, se non superati, danno luogo a disadattamento e devianza. Una profonda conflittualità vive l'adolescente costantemente impegnato a decidersi tra opposte alternative: narcisismo e correlazione, distruttività e creatività, conformismo e individualizzazione, irrazionalità e ragione. Alternative che richiedono tempo e sofferenza per essere risolte. Il disagio adolescenziale, allora, non è da considerarsi come un indicatore da interpretare in senso patologico, ma come un elemento costitutivo dell'età stessa. Per questa ragione si parla innanzitutto di disagio evolutivo. Il ragazzo avverte il carico dei difficili compiti evolutivi che deve affrontare durante il suo naturale processo di transizione verso l'età adulta e, nello stesso tempo, si rende conto di quanto inadeguati siano gli strumenti a sua disposizione per affrontare la complessità e le contraddizioni della vita quotidiana. Come un acrobata l'adolescente vive nell'insicurezza sperimentando situazioni di rischio. Non è difficile elencare una serie di percezioni, emozioni, sentimenti, valutazioni, bisogni e domande che nascondono una sofferenza sommersa, ma non per questo meno autentica e sincera.... Spesso il disagio è nascosto, mimetizzato, è difficile riconoscerlo perché troppo deboli sono i sintomi. In questi casi esso viene gestito dal singolo con una sofferenza tutta 'privata' e silenziosa. Altre volte, invece, il disagio è visibile nella frizione con i sistemi di appartenenza, e viene gestito all'interno della realtà in cui si evidenzia. Quando poi esplode il disagio si manifesta attraverso gesti eclatanti che tante volte finiscono per riempire le cronache dei giornali. In quest'ultimo caso ci troviamo di fronte ad una situazione di grave sofferenza interiore che sfocia inesorabilmente in drammatico comportamento deviante. Aggressività, dominanza, passività, autoesclusione, disimpegno, insubordinazione, rifiuto di ogni limite, insoddisfazione, non sono soltanto sintomi che rivelano un grave malessere di fondo ma essi hanno il valore di un segnale lanciato, magari inconsciamente, dagli adolescenti al mondo degli adulti, una richiesta di aiuto che non può essere disattesa. Sono tanti i ragazzi che hanno paura di crescere e non sanno guardare con serenità al proprio futuro.
Flavio Cucco - 03-11-2005
Da Prato è iniziata la discussione.....

Cari presidenti e colleghi,


E' partita da Prato, in questi giorni, la scommessa degli insegnanti di Educazione fisica per riscrivere le " Indicazioni nazionali" della Riforma Moratti, che anche nella nostra disciplina ci sono piovute dall'alto e sono già operanti per la primaria e la ex media, e lo diverranno per le superiori.
Abbiamo ripetuto più volte che mai è stata consultata la categoria su una trasformazione così importante per il futuro dell'educazione fisica e della scuola italiana in generale!
Da Ancona, Milano, Parma, Potenza, Verona, Roma, Venezia, L'Aquila, Genova.......così i presidenti e referenti della Capdi ( circa 30 ) si sono incontrati e hanno iniziato a discutere della disciplina, quella di oggi, quella proposta dalla riforma e dell' ..... " Educazione fisica che vogliamo ".
Tre giorni di lavori intensi, prima in assemblea, poi divisi per gruppi: 1) infanzia -primaria 2) secondaria 1° grado 3) second. 2° grado, poi ancora in assemblea.
Abbiamo incontrato il Presidente dell' ALSM e decano dell'Educazione fisica in Italia: prof Sergio Pivetta, per portare a unificazione le associazioni di categoria e il capo redattore di " Mobile " la rivista svizzera di educazione fisica per consolidare la collaborazione con la Capdi. Un gruppo di colleghi ha anche individuato un percorso di discussione e di proposta per lo " sport a scuola" che verrà avviato in un prossimo futuro.
In sintesi la proposta " L' Educazione fisica che vogliamo " si è concretizzata con le seguenti modalità organizzative....
Lucio Garofalo - 03-11-2005
Durante il XX secolo si sono registrati due periodi storici molto caldi: il primo, all'inizio del secolo, fu causato da fenomeni naturali; il secondo, a partire dal 1960 ad oggi, è invece determinato dal cosiddetto "effetto serra".

Tale fenomeno ...
Dedalus - 02-11-2005
"Sarebbe un errore storico abolire il Concordato, ma l'ora di religione si può rivedere".
Così dichiara Gennaro Acquaviva, il principale collaboratore di Bettino Craxi all'epoca della trattativa per la revisione dei Patti Lateranensi del 1984 che ...
Francesco Paolo Catanzaro - 02-11-2005
Pigri per ipnosi catodica. Secondo alcuni recenti studi di Pediatria a Chicago è stato messo in risalto che i bambini che guardano regolarmente la televisione prima dei tre anni registrano i voti più bassi a scuola e sono predisposti a finire in ...
Giuseppe Aragno - 01-11-2005
Tante ne merita l'arlecchinata che chiamiamo politica in un Paese che se fai un paragone - quale che sia la terra che ti scegli - provochi certamente un incidente diplomatico: non ce n'è al mondo un altro come il nostro.
La fanno da padroni guitti ...
Cub scuola - 01-11-2005
Straordinaria giornata di mobilitazione oggi in Val di Susa. Nonostante la provocazione del governo e della lobby pro-Tav, il movimento contro l'alta velocità ha risposto con l'azione diretta e con forme di resistenza intelligente e adattabile secondo le esigenze.
Allo stato attuale si contano almeno tre blocchi molto popolati. Uno a monte, dove dovrebbero prendere inizio i lavori di sondaggio presidiato da 500 persone che da ore stanno costruendo barricate naturali, attrezzandosi a fronteggiare l'arrivo di celerini e carabinieri.
Più a valle, in posizione intermedia, il "presidio resistente mobile" sta impegnando da ore le forze dell'ordine, costrette su un ponte traballante nonostante la superiorità numerica. Si sono registrate, lungo il corso della mattinata numerose cariche d'alleggerimento, con discreto uso di manganelli, anche sulle teste dei sindaci e degli amministratori locali.
Durante queste cariche sono stati fermati tre manifestanti che le forze dell'ordine non hanno intenzione di rilasciare.
Un aggiornamento di qualche minuto fa parla di un tentativo di trasportarli via in camionette e di una carica violentissima contro manifestanti inermi che avevano cercato di opporsi al trasporto dei fermati.
Più a valle un terzo presidio ostacola il via vai dei mezzi delle forze dell'ordine, già costrette ad un cambio di turno dalla straordinaria mobilitazione.
Di straordinaria importanza la decisione dei lavoratori delle fabbriche della Val di Susa di scendere in sciopero di solidarietà, bloccando la produzione nella giornata di oggi e dando man forte ai presidi.
Le lavoratrici ed i lavoratori aderenti alla Confederazione Unitaria di Base partecipano alla mobilitazione e stanno preparando lo sciopero generale della Val di Susa e dei comuni limitrofi per rafforzare ed allargare il movimento.
Alberto Biuso - 01-11-2005
Le rivelazioni sulla disinformazione che la Cia e i servizi segreti italiani hanno messo in atto per giustificare l'aggressione armata contro l'Irak, il completo disordine e la vera e propria guerra civile in corso in quel Paese, i silenzi, la parzialità, la falsificazione delle notizie operata dai democratici telegiornali e sulla stampa italiana, stimolano qualche breve riflessione a quasi due anni, ormai, dall'inizio della guerra.

Quanto sta accadendo in Irak - e quanto è avvenuto nella seconda metà del Novecento in Corea, Vietnam, Cile e intero Centro e Sudamerica, Africa, Afghanistan...- conferma che gli Stati Uniti d'America sono una Nazione fondata su tre capisaldi: il danaro, la violenza, la menzogna.

Danaro, il cui conseguimento - come ha mostrato Max Weber- era segno per i Padri Fondatori della benevolenza divina e della predestinazione alla salvezza già in questa vita. Il riferimento ultraterreno si è attenuato ma la ricerca del profitto a tutti i costi è nel dna di quel popolo. È anche per questa ragione che negli Usa i non abbienti vengono lasciati nella malattia e nella miseria, privi di assistenza sanitaria e di garanzie: "se sono poveri è perché già da ora Dio li ha abbandonati". Le guerre statunitensi sono guerre per il danaro, il petrolio, il controllo delle risorse mondiali, mascherate - agli occhi degli ingenui - da guerre per la democrazia.
galassia scuola
Spazio aperto alle riflessioni e alle opinioni personali su quanto avviene nella scuola in generale, nella nostra scuola in particolare, nelle piazze e nei palazzi in cui la scuola è all’ordine del giorno. Insegnanti, ma anche studenti, operatori, genitori … possono dar vita a un confronto su tematiche attuali, a patto che la discussione sia corretta.
Astenersi anonimi e perditempo!
La Redazione
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