stopmobbing.it - 20-10-2005 |
COSA E’ IL MOBBING? Violenza morale o psichica in occasione di lavoro: atti, atteggiamenti o comportamenti di violenza morale o psichica in occasione di lavoro, ripetuti nel tempo in modo sistematico o abituale, che portano ad un degrado delle condizioni di lavoro idoneo a compromettere la salute o la professionalità o la dignità del lavoratore. In inglese “to mob” significa aggredire. Nella pratica si può tradurre con due sole parole: porcheria indicibile. Una vera e propria piaga sociale, paragonabile per gravità e vastità al fenomeno dell’usura. E' un vero e proprio fenomeno delinquenziale di massa. Vi compaiono tre attori: la vittima (il mobbizzato), il o i carnefici (il/i mobbers), i complici (i colleghi, la rappresentanza sindacale….). Profilo personale della vittima: intelligente un po’ più della media, altruista, ingenuo, insoddisfatto, un po’ rompipalle, onesto, con un forte senso dei valori ivi compreso il senso di attaccamento al lavoro e all’azienda. Non tollera le ingiustizie su nessuno. Profilo personale del mobber: cattivo, spesso, con riferimento alla meritocrazia aziendale, di livello mediocre, con indubbi problemi all’interno del proprio nucleo famigliare, ladro… Molti dei meccanismi che vengono messi in atto dai mobbers ricalcano fedelmente quelli mafiosi: le motivazioni alla base (spesso denaro), l’omertà, la volontà criminale, il patto stretto per eliminare qualcuno, l’agire di nascosto… Il mobbing viene usato in quelle aziende (tante) che vogliono licenziare un dipendente divenuto scomodo. Spesso non è la proprietà dell’azienda che scatena il mobbing,: ma poi vi si adegua. Ve la immaginate un’azienda che dà ragione all’impiegato e torto al manager? Questa è una aggravante, perché l’azienda pur sapendo e conoscendo, lascia fare e da un certo momento in poi partecipa: la lettera di licenziamento la firma la proprietà, non il direttore corrotto! Il mobbing si verifica nelle aziende di medie grandi dimensioni. In primis perché in quelle a carattere padronale, non esistendo art. 18, è più facile il licenziamento individuale e il secondo è perché le consorterie paramafiose mobbiste insorgono e si radicano nelle grandi aziende, laddove in assenza di un padrone, è più facile fare il bello ed il cattivo tempo. Perché si scatena il mobbing? Nella stragrande maggioranza dei casi alla base c’è sempre la solita cosa: i soldi. Mazzette, lavori in nero, tangenti che taluni, in virtù della loro posizione, pretendono e ritengono giusto percepire. Altre volte, poche, possono essere pregiudizi (“porta jella”, è ciccione….). Altre volte ancora invece colpisce il dipendente “ribelle” quando ad esempio rifiuta turni domenicali attenendosi al suo contratto Occorre distinguere il mobbing da taluni fenomeni che gli somigliano ma cha altro sono: il bossing (una specie di mobbing tra capi), il nonnismo nelle caserme, le molestie sessuali nei confronti delle segretarie “che non ci stanno”. Tutte questi casi manifestano soltanto sintomi di mobbing. Il mobbing deve riferirsi esclusivamente alla volontà di liberarsi del personaggio scomodo mediante licenziamento o dimissioni. Il mobbing all’inizio è verticale (da capo a sottoposto); ma poi, quando non riescono ad annientarvi, vi scatenano contro anche i colleghi e diventa orizzontale. Cosa provoca? Una sacco di danni; ansia, insonnia, depressione e nei casi più gravi disturbi della psiche anche irreversibile e insorgere di patologie varie (eczemi, eruzioni cutanee, tumori…). Cosa fare? Due cose: resistere (resistere, resistere, resistere), raccogliere prove. Perché? Perché le aziende accetteranno di smettere di usare il mobbing quando il Giudice, davanti al quale le portate, infliggerà loro una dura bastonata. MAURO CORRADINI Stopmobbing.it |
Cocco - 20-10-2005 |
Solidarietà a Giovanni innanzitutto. Ma la formale solidarietà non basta. Ciò che si è verificato per Giovanni si verifica per molte altre persone e potenzialmente per tutti i lavoratori che rispettano le regole senza aggirarle o lasciare che altri le aggirino…..e tutti noi lo sappiamo! Se così non fosse il mobbing orizzontale non troverebbe terreno fertile per svilupparsi. E invece lo trova. Lo trova perché i colleghi di lavoro rimuovono il fatto principale per autogiustificare la propria condotta di appoggio al mobbing verticale onde evitare di fare la stessa fine di Giovanni, diventando COMPLICI di un’azione che pur senza la minaccia delle armi è condotta in stile perfettamente mafioso. Se osi denunciare perderai il lavoro e se sei ostinato anche la salute. Il suo licenziamento non ha quindi un unico tipo di committente ma ne ha tanti. Tutto può essere comprensibile ma non è certo per questo giustificabile. Senza contare che senza l’appoggio diretto o indiretto dei colleghi di lavoro al capo, a Giovanni o a quelli come lui, non sarebbe successo quello che è successo. Il singolo individuo che incorre in problemi simili non è escluso che istintivamente auguri analoga sorte ai colleghi, che anche solo col silenzio, non lo hanno difeso. E’ facile capire che in questo modo non si fa altro che rendere forte, anche economicamente, il padrone nelle sue vecchie e nuove forme, e che tali meccanismi si radichino facilmente laddove il ricatto, di qualsiasi tipo, può essere forte, o il senso di debolezza dell’individuo solo, è amplificato da un sistema schiacciante. “Padrone” è un vecchio termine? A me non sembra. E’ antiquato chi non accetta di essere sfruttato? Paradossalmente, oggi mi dicono di sì. E’ moderno chi accetta di essere servo e le leggi, in assenza di coscienza e pretesa del diritto da parte della collettività, non servono a molto. Un saluto a Giovanni. Cocco PS E c'è chi trascorre una buona parte del proprio tempo a pensare ad ogni "passo" che fa poiché se ne sbaglia uno, anche piccolo, come può essere stato prendere un caffè in una pausa non autorizzata, oppure farsi sfuggire una minima circolare interna, potrebbe essere sottoposto al ricatto del tipo "io ci passo sopra ma tu cedi un diritto".......e anche questo è mobbing per chi il diritto non lo vuole cedere. |
carlo madaro - 07-11-2005 |
Il mobbing inferto al Sig. D'Agata Giovanni è strategico di provenienza d'oltreoceano e sperimentato nella Enron (lo scandalo americano dove sono coinvolte soc. come la McKinsey e l'Andersen consulting: le stesse,non a caso,di questa storia.) Da "American Lies" di Alessandro Spaventa:" In un libro uscito nell'ottobre del 2001 dal titolo THE WAR FOR TALENT, tre consulenti della Mckinsey descrivono l'elemento fondamentale che, a parer loro, distingue le aziende di successo: < Il profondo convincimento che l'unico modo per prevalere è avere veri talenti a tutti i livelli dell'azienda >. Per la Mckinsey e i suoi epigoni il sistema, l'azienda, è forte tanto quanto lo sono le sue star, i suoi talenti. Negli anni Novanta, la cultura del talento si diffonde a ritmi vertiginosi in tutta Corporate America. Le idee della Mckinsey, come sempre, diventano una bibbia, e Skilling ne è uno dei profeti più entusiasti. Il suo staff arruola ogni anno centinaia di giovanissimi diplomati MBA, strapagandoli e promettendo loro opportunità mirabolanti. < L'unica cosa che ci distingue dai nostri concorrenti >, dichiara Ken Lay ai consulenti Mckinsey in visita alla sede della Enron a Houston, < sono le persone >. Alla base della visione Mckinsey - e quindi della Enron - c'è un processo chiamato " differenziazione e affermazione " o, nella più volgare traduzione nel linguaggio enroniano, rank and yank, ovvero mors tua, vita mea. Il meccanismo è spiegato con brutale chiarezza dagli autori di The War for Talent, secondo i quali una o due volte l'anno i dirigenti di un'azienda devono sedersi al tavolo e dividere i dipendenti in tre gruppi: A,B e C.Quelli del gruppo A devono essere stimolati e remunerati ben oltre il loro impegno. Quelli del gruppo B devono essere incoraggiati e aiutati. Quelli del gruppo C vanno rimessi in carreggiata oppure licenziati. Alla Enron, il sistema viene applicato quasi alla lettera. In ogni divisione, per due volte all'anno si riunisce il comitato per la valutazione dei risultati, che assegna a ciascuno dei dipendenti un punteggio da 1 a 5 sulla base di 10 differenti criteri. Ai primi in classifica vengono corrisposti bonus di due terzi superiori rispetto ai colleghi, mentre agli ultimi non spettano nè incentivi nè stock opsions. In certi casi, i dipendenti meno brillanti vengono semplicemente mandati a casa. Il sistema, apparentemente lineare, anche se crudele, è in realtà una specie di prova di sopravvivenza, un attraversamento del Nilo su una corda sottile. A ispirare il meccanismo, infatti, è la cultura del "tagliafuori", nella qulae le fortune degli uni sono legate a filo doppio alle sventure degli altri. E' fin troppo facile immaginare che cosa succede quando al malcapitato di turno tocca essere esaminato dai colleghi mentre si affanna a spiegare i risultati semestrali sotto un tabellone sul quale campeggia la sua foto. Il sistema si presta anche a manipolazioni malevole. Può accadere che, per mettere qualcuno in cattiva luce, i membri del comitato cambino ad arte le cifre dei contratti. Spiega un ex dirigente della Enron: A causa della complessività dei calcoli, ci possono volere settimane prima di capire che cosa sia stato cambiato. Per allora o il contratto era già stato bocciato oppure venivi licenziato. CHIUNQUE NON ABBRACCI LA CULTURA DEL " TAGLIAFUORI " VIENE ETICHETTATO COME UNO CHE "NON CI ARRIVA", UNO "SCOPPIATO", UNO "SCARTO" CHE VERRA' FATTO FUORI AL PROSSIMO GIRO. Le sessioni di valutazione diventano un incubo per i meno spregiudicati, per chi per un motivo o per l'altro non ce la fa, e soprattutto per chi non riesce a realizzare il budget assegnato da Lay, Skilling e Fastow al momento della definizione degli obiettivi. Chi non raggiunge la cifra prevista, quasi sempre fuori portata, corre il rischio di essere "riposizionato", ovvero, nel linguaggio enroniano, di essere spostato presso un altro dipartimento, per poi essere sottoposto a una nuova decisione". Da quello che emerge dalla lettura dell'emistichio tratto dal citato libro del Prof. Spaventa, il mobbing subito dal Sig. D'Agata è spietato e conseguente alle denuncie di irregolarità poste in essere, presentate all'autorità giudiziaria scaturite dai valori che lo contraddistinguono. Attendiamo l'esito delle decisioni che il Gip di Lecce sta per intraprendere in questi giorni circa il rinvio a giudizio per lesioni colpose ed altro a carico del capo ufficio e forse di altri. |