La scuola italiana di fronte al fenomeno migratorio e alcuni principi per I’ Educazione interculturale - a cura di Marina Medi
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PER UN’ EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA


a cura di Marina Medi



La scuola italiana di fronte al fenomeno migratorio



La scuola italiana è stata ed è profondamente coinvolta dal processo storico che negli ultimi anni ha portato decine di migliaia di immigrati da tutti i paesi del mondo a trasferirsi in Italia in cerca di un lavoro e di una vita migliore:


• immigrati appena arrivati che chiedono di imparare la lingua e di conoscere i modi di vita e la cultura italiana;


• figli di immigrati che si inseriscono nel sistema scolastico;


• una seconda generazione di adolescenti stranieri, ma vissuti e magari anche nati in Italia, in bilico tra la cultura dei padri e quella in cui vivono.


Ormai la presenza di stranieri nelle scuole non è solo un fenomeno delle grandi città, ma coinvolge anche i piccoli centri, specie nelle zone in crescita economica, dove i lavoratori immigrati hanno più occasione di trovare occupazione e alloggio. Così sempre più insegnanti si trovano a dover affrontare il problema di avere in classe alunni stranieri, magari di nazionalità, culture e lingue molto diverse.


E le prospettive sono che negli anni futuri il fenomeno sarà sempre più in crescita.



Le istituzioni scolastiche hanno mostrato di essere sensibili a questa problematica e molte sono le circolari ministeriali espresse in questi anni, come la n. 205 del 1990 e la n. 73 del 1994 che propongono la scuola come mediatrice di culture diverse, o la c.m. 5-1-94 che stabilisce il diritto-dovere dei bambini immigrati, anche in situazione di illegalità, di frequentare la scuola e prevede specifici dispositivi di accoglienza, o le più recenti prese di posizione che propongono l’EI insieme alle altre Educazioni (alla pace, allo sviluppo, alla convivenza civile e alla legalità ecc.) come uno tra i valori fondanti dell’intera proposta formativa della scuola italiana.


Ma l’inserimento degli stranieri nella scuola non è sempre facile e continua a incontrare resistenze di vario tipo:


1. Le resistenze dell’istituzione stessa, che si trova sempre in difficoltà quando deve accogliere studenti "diversi". Figure come quelle dei mediatori culturali, dei facilitatori all’insegnamento. dei referenti per l’educazione interculturale sono ancora relativamente rari nelle scuole e comunque sempre il frutto di una difficile contrattazione con l’istituzione.


2. Le resistenze degli insegnanti, che sottolineano specialmente gli aspetti problematici dello inserimento degli stranieri in classe e lamentano il fatto di essere lasciati soli ad affrontare i problemi, senza indicazioni, senza una formazione specifica e senza il supporto di percorsi e materiali didattici adeguati.


3. Le resistenze dei curricoli didattici stessi, e dei manuali e dei testi di studio che li accompagnano. che sono sempre rigidi, etnocentrici, poco adatti a stimolare il confronto culturale e il cambiamento del punto di vista, troppo sovraccarichi per permettere approfondimenti e riflessioni al di fuori dei programmi tradizionali.



La scoperta della necessità di un’educazione interculturale



Ma se l’incontro della scuola con i ragazzi e le loro famiglie non è stato semplice e continua a non esserlo, ha avuto il grande merito di costringere a riflettere su cosa sia una società multiculturale e su quali compiti un’istituzione formatrice come la scuola deve assumersi per attrezzare i giovani a vivere in questa nuova realtà.


Avere uno straniero in classe ha obbligato a riflettere su cosa stavamo insegnando, sulla sua utilità rispetto ai bisogni degli studenti, sulla nostra modalità di relazionarci con loro. Ha costretto a ripensare a noi, ai nostri tratti culturali e valoriali, alle somiglianze e alle differenze con quelli di altri popoli, agli elementi costitutivi della nostra e dell’altrui identità.


Abbiamo così scoperto la necessità di un’educazione interculturale, cioè di una riflessione che permetta da una parte di conoscere le culture diverse, individuando e rimuovendo i pregiudizi che ce ne impediscono l’incontro, dall’altra di capire meglio, nel confronto tra le culture, i valori e gli aspetti salienti della nostra.


Ma il brusco impatto con persone, lingue, culture diverse ha avuto anche un altro merito: ci hafatto riflettere sul grande tema delle diversità, che prima aveva potuto essere confinato solo negli aspetti dell’handicap o della devianza.


Abbiamo così scoperto che la diversità rispetto agli stranieri, nei tratti somatici o nella lingua. nella religione o nelle abitudini, non era l’unica presente nella classe. Accanto alla diversità etnico-culturale e spesso ancor prima di essa, ne esistevano altre, come la diversità di genere o quella di generazione, quella tra chi è più ricco e chi è più povero o tra chi è religioso e chi non lo è e così via. Ciascuna di queste diversità corrisponde a tratti culturali molto precisi. che sono determinanti per la definizione dell’identità individuale e danno origine a conflitti e incidenti interculturali, ma anche a scambi e dialoghi, esattamente come nel caso dell’incontro—scontro tra persone di etnie o nazionalità diverse. L’educazione interculturale allora non è apparsa solo come un tema da affrontare quando la presenza di stranieri in classe o nella società obbliga a trovare qualche modalità per affrontare le difficoltà e le tensioni che si possono generare, ma invece come una grande finalità educativa valida in ogni caso e che la scuola, agente formatore per eccellenza, deve porsi per formare giovani che siano capaci di vivere in modo pacifico e democratico nei confronti di qualunque tipo di diversità.



Obiettivi generali dell’educazione interculturale, indipendenti dalla presenza di stranieri nella scuola o nella comunità, possono essere definiti in questo modo:


I. Rafforzare la propria identità individuale o di gruppo non in contrapposizione, ma in comunicazione con gli altri.


2. Sviluppare una personalità curiosa, attenta, disponibile, democratica, sensibile, rispettosa dell’altro.


3. Diventare capaci di riflettere su di sé, sugli altri, sugli stereotipi e i pregiudizi. dimostrando capacità autocritiche.


4. Prendere coscienza della complessità, ma anche della relatività dei punti di vista e quindi essere capace di cambiare il proprio.


5. Essere capace di accettare e convivere costruttivamente con il diverso. riconoscendone i diritti.



La risposta della scuola: esperienze e proposte di Educazione interculturale



La consapevolezza della necessità di realizzare un’educazione interculturale non è stata semplice nè immediata. Specie all’inizio, di fronte agli stranieri presenti nelle classi, gli insegnanti, che non potevano contare se non sul proprio intuito e sulla propria buona volontà, hanno dato risposte diverse e a volte ingenue come queste:


• risposte accuditive, verso alunni percepiti come più deboli e bisognosi di appoggio e assistenza;


• risposte un po’ pietistiche e di fratellanza di maniera verso i "poveretti" e i diseredati a cui si deve cristiana solidarietà;


• risposte assimilative che cercano di far superare nel più breve tempo possibile la diversità linguistica e culturale dell’alunno straniero, percepita e giudicata come un handicap sociale, senza dare attenzione e spazio alla ricchezza culturale di cui può essere portatore o comunque al valore formativo per tutti gli alunni dell’incontro con la diversità;


• risposte "giacobine" che negano decisamente l’esistenza di qualunque diversità e sostengono la correttezza nel trattare tutti gli alunni nello stesso modo e del proporre a tutti i contenuti della cultura occidentale considerata universale sotto tutti gli aspetti;


• risposte che enfatizzano la diversità degli studenti stranieri, sia quando chiedono loro di presentare aspetti della loro cultura, sia quando di quelle culture riprendono gli elementi esotici, folklorici. ma solo quelli perché sono più facilmente accettabili e apprezzabili agli occhi degli italiani.


Di fronte poi alla presenza concreta del giovane immigrato gli insegnanti si sono dovuti arrangiare in ogni modo, trovando forme di comunicazione a gesti o attraverso lingue straniere conosciute, documentandosi affannosamente sui paesi di provenienza dei propri alunni, controllando le dinamiche interne alla classe e le reazioni razzistiche degli studenti italiani o dei loro genitori.


Da queste esperienze vissute spesso in assoluta solitudine, faticose e spesso frustranti. sono nate però alcune certezze metodologiche, che rendono più chiaro oggi il senso e il carattere di un’Educazione interculturale.



 


 


Alcuni principi per I’ Educazione interculturale



"E’ necessario proporre percorsi di Educazione interculturale non solo quando ci sono stranieri in classe."


Infatti la diversità culturale non è una novità dovuta all’arrivo degli immigrati, ma è una caratteristica generale della società. Riconoscere i differenti tipi di diversità presenti in classe, riflettere sul fatto che ciascuno di noi è simile per alcuni aspetti e contemporaneamente diverso per altri nei confronti delle persone che ha intorno, confrontarsi con queste diversità è fondamentale per la strutturazione dell’identità individuale e per la vitalità personale e di gruppo.



"L’Educazione interculturale interviene su aspetti dell’immaginario individuale e collettivo, su preconoscenze, stereotipi, pregiudizi, blocchi identitari."


Questo significa che i percorsi didattici proposti devono passare non solo sul piano cognitivo, ma anche su quello affettivo, valoriale e comportamentale, utilizzando tecniche adeguate per far emergere questo piano. Una didattica interculturale dunque non utilizzerà tanto percorsi ‘freddi", dove prevale l’analisi logico-razionale, ma si servirà di percorsi "caldi", che propongano problematiche fortemente sentite e mettano in moto la discussione e l’autoriflessione.



"L Educazione interculturale ci vede coinvolti tutti. "


L’Educazione interculturale non è un contenuto disciplinare fornito dall’insegnante esperto a studenti digiuni sull’argomento. Al contrario, anche l’insegnante è coinvolto nel lavoro, perché anche lui non è estraneo alle dinamiche suscitate dall’incontro con la diversità, anche se magari ha più strumenti per affrontarle. Perciò se decide di far lavorare gli studenti su un tema a valenza interculturale, lo deve aver prima analizzato dentro di sé per scoprire gli stereotipi e gli atteggiamenti che egli stesso mette in atto e per reagire in modo corretto di fronte alle risposte degli studenti. Deve cioè accettare di mettersi in gioco anche lui sia sul piano personale, cioè rispetto ai suoi valori, certezze e comportamenti, sia sul piano epistemologico, cioè rispetto all’immagine dei contenuti culturali e delle discipline che propone, sia sul piano didattico, cioè del comportamento quotidiano in classe e del rapporto con gli studenti.



"L’Educazione interculturale comincia nella pratica quotidiana della classe. "


Non si può infatti fare un’Educazione interculturale usando metodi poco interculturali. Non sono tanto i contenuti gli elementi che veramente contano per arrivare agli obiettivi formativi previsti; poco utile infatti sarà per esempio lo studio della civiltà islamica o dei problemi delle minoranze se non verrà data la giusta attenzione alle diversità interne alla classe, alla pratica quotidiana della tolleranza. della negoziazione che porta dalla semplice convivenza all’ascolto e infine alla risoluzione dei contrasti. L’insegnante perciò deve ripensare al proprio ruolo, ponendo al centro dell’attenzione non tanto le informazioni, quanto le modalità con le quali egli stesso si pone di fronte ai ragazzi e con le quali lascia che i ragazzi si pongano tra loro. In ogni caso dovrà fare in modo che nella programmazione didattica che va realizzando ci sia coerenza tra gli obiettivi, i contenuti e i metodi con cui vuole lavorare.



"L’Educazione interculturale non si fa tanto studiando il diverso lontano, quanto comprendendo e vivendo il presente vicino. "


Troppo spesso vediamo studenti che sanno tutto sui Tuareg o si rammaricano per lo sterminio degli indiani d’America e poi non capiscono perché il marocchino vende sigarette all’angolo della strada e comunque provano verso di lui sentimenti di paura o di aggressività.


Questo non significa che non ci sia validità interculturale nei percorsi didattici che studiano culture e popoli lontani nello spazio o nel tempo, ma non si deve pensare che solo in questo consista l’educazione interculturale. In ogni caso comunque questi percorsi hanno senso solo se vengono realizzati con una metodologia che riporta lo studio dei popoli lontani alle problematiche del vicino e del presente.



" Una didattica interculturale non fa finta che non esistano diversità tra persone. popoli e culture e che queste diversità generino problemi di incontro."


Il messaggio "siamo tutti uguali" o "siamo tutti fratelli", così presente in molti testi proposti per l’Educazione interculturale, ha un alto valore morale ma non serve molto allo scopo didattico. Non si può non riconoscere invece che sul piano soggettivo l’incontro con la diversità può risultare faticoso, problematico, perturbante, anche se sul piano storico si può dimostrare vitale e arricchente perché le culture non sono realtà chiuse e statiche, ma sono sistemi aperti agli scambi, ai prestiti, ai sincretismi. Sarà quindi opportuno lavorare sulle somiglianze ma anche sulle differenze, sugli incontri e scambi ma anche sulle difficoltà e sugli scontri, ricordando comunque che la purezza etnica e culturale è solo un mito e che quello che in realtà si verifica è il rimescolamento e il ‘meticciato". Di fronte alla presenza di stranieri in classe, poi, non far finta che non esistano diversità, ma neanche sottolinearle eccessivamente. Lavorare invece su tutte le diversità presenti nella classe e trovare i diversi elementi che ci accomunano o che ci separano, senza drammatizzarne uno solo.



"L’Educazione interculturale non é materia in più. ma un’ottica con cui affrontare i contenuti disciplinari e deve essere realizzata in collegamento con le altre educazioni (educazione civica, alla pace, allo sviluppo, ai consumi, all’ambiente ecc.)"


Questo significa per prima cosa rileggere la propria disciplina per metterne in luce la relatività culturale e per individuarne i contenuti a più forte valenza interculturale (le migrazioni, il confronto tra sistemi amministrativi e giuridici, la biodiversità, le tecnologie appropriate, le matematiche o le medicine non occidentali ecc.) Per seconda cosa significa intervenire nella trattazione interdisciplinare dei grandi problemi del nostro tempo attraverso la sinergia degli apporti dalle varie "educazioni". Come si può infatti lavorare sulle migrazioni se non si ha un’analisi degli squilibri nello sviluppo tra Nord e Sud del mondo? O affrontare il tema delle guerre nel Novecento senza riflettere sul peso del pregiudizio o del razzismo? O discutere su Democrazia e Costituzione senza mettere a confronto le nostre istituzioni con quelle di altri Paesi?



Tipologia di percorsi di Educazione interculturale



Con le premesse metodologiche dette sopra, sono moltissimi i percorsi di Educazione interculturale che si possono realizzare, come dimostra la vastissima sperimentazione attuata da centinaia di insegnanti in tutta Italia. (Mi riferisco qui solo ai percorsi da realizzare con tutta la classe e non a quelli specificamente rivolti agli studenti stranieri, che costituiscono pure un altro bagaglio) di esperienze ricco e interessante).


Possiamo tentare di raggruppare questi diversi percorsi in una tipologia che può dare un’idea della vastità e della ricchezza delle tematiche che si possono affrontare. Ovviamente i singoli percorsi possono intrecciare i diversi temi o suggerirne altri ancora.



Tipologia di percorsi




1) La riflessione sull’identità


a) elementi costitutivi dell’identità personale: polidentità e poliappartenenze


b)carte di identità: presentarsi attraverso elementi diversi (aspetti fisici, caratteriali, sociali, gusti musicali, cinematografici, del vestire, dei divertimenti ecc.)


c) rapporto tra identità personale e identità di gruppo (amicale, generazionale, sessuale, nazionale, etnico ecc.)


d)sguardi reciproci e cambiamento dei ruoli: giochi sul decentramento e il cambiamento del punto di vista



2) Incontro con il diverso: accorgersi delle differenze riconoscere le somiglianze


a) le diversità presenti all’interno della classe o della nostra società


- somiglianze e differenze


- difficoltà di comunicazione e comprensione


- stereotipi e pregiudizi reciproci


- interesse e valore dell’incontro e dello scambio


b)Paesi e culture a confronto nello spazio e nel tempo; studio di casi



- analisi dei principali elementi caratteristici della cultura presa in esame di civiltà religioni e filosofie


rapporto con la natura, lo spazio e il tempo linguaggi simbolici e artistici


riti, feste, miti e fiabe


la famiglia, il diritto, le istituzioni politiche ecc.


- elementi di somiglianza, di diversità e di contrasto con la nostra cultura


c) momenti di incontro-scontro tra popoli nella storia


- cause dell’incontro e relazione reciproca nel momento dell’incontro:


paritaria, squilibrata, dominante ecc.


- conseguenze dell’incontro: assimilazione, acculturazione, integrazione, emarginazione, segregazione, etnocidio, ecc.


- scambi e prestiti culturali immediati o a lungo termine, voluti o indotti


- "Meticciato"



3) Etnocentrismi, stereotipi, pregiudizi. La costruzione del giudizio sugli altri


a) le difficoltà dell’incontro con il diverso


b)le risposte difensive alle difficoltà: stereotipi, pregiudizi, xenofobie, razzismi


c) tolleranza e limiti alla tolleranza


d)stereotipi di massa veicolati dalla letteratura, dai mass media e dalla pubblicità.


Esempi:


- lo stereotipo dell’Africa nera selvaggia e primitiva


- lo stereotipo dell’America Latina dispensatrice di tesori









- lo stereotipo dell’Oriente misterioso


- lo stereotipo dell’arabo guerrafondaio, crudele e fondamentalista


- lo stereotipo del meridionale pigro. geloso e canterino


- ecc.


4) Modelli di società multiculturali nella storia e nel mondo attuale









a)apartheid, segregazione, differenzialismo, assimilazione, multiculturalità,. interculturalità


b)i casi statunitense, francese, inglese, tedesco, italiano


c) legislazioni e politiche di contenimento dell’immigrazione nel Novecento


d)il problema delle minoranze


5) L’ approcci) interculturale alle discipline:









a)eurocentrismo nelle discipline e nei manuali


b)contenuti a particolare valenza interculturale.


Esempi:



  • Storia delle migrazioni: spostamenti di popolazione come costante nella storia

  • spostamenti di popolazioni europee in età moderna

inversione dei flussi migratori negli ultimi anni



- Aspetti di una società globale: fattori di espulsione e di attrazione nei recenti fenomeni migratori


- Quando gli emigrati eravamo noi: storia dell’emigrazione italiana









- Immigrazione in Italia negli ultimi venti anni:


cause e conseguenze


difficoltà e problemi degli immigrati


difficoltà e problemi degli autoctoni


ricchezza e potenzialità dell’incontro







- Diritti umani e diritti del cittadino


- Verso un nuovo concetto di cittadinanza


- Scienza e tecnica nella cultura occidentale e in altre culture


- Arte, letteratura, musica a confronto


 


 


 


 


 


 


 


 


 


Marina Medi


Collabora con l‘Istituto per la storia della Resistenza e del Movimento operaio di Sesto Giovanni, con l’Irrsae Lombardia, il Cidi, il Cres Mani Tese e altri ONG su temi quali:



- il curricolo verticale di area geostorico-sociale


- l’insegnamento della storia del Novecento


- l’elaborazione di percorsi didattici su alcuni temi della storia del Novecento


- l’elaborazione di percorsi didattici di Educazione allo sviluppo.


- L‘Educazione interculturale.


- Educazione alla pace, Educazione ai diritti.



- l’uso di testi audiovisivi nella didattica della storia.


Ha pubblicato diversi scritti su questi temi come per esempio:


"L’America oltre la conquista", Quaderno n. 5 de I viaggi di Erodoto. Edizione scolastiche B. Mondadori, Milano 1992 (cura e sezioni n. 3,4 e 5):


"L’ audiovisivo come strumento di educazione all’interculturalità, allo sviluppo e alla pace"


Strumenti CRES, Mani tese, Milano febbraio 1995:


Giorgio Santarelli," Racconti di libertà "Edizioni scolastiche B. Mondadori. Milano 1995:


"Lavorare in classe sullo stereotipo e il pregiudizio" I viaggi di Erodoto n. 29. Edizioni scolastiche B. Mondadori, Milano 1996.


Il decalogo dell’Educazione Interculturale (download)


http://web.tiscali.it/gtovr/indice/intercultura/doc/ttinte/strumenti/m_medi.zip



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