L'EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA SUPERIORE
di Claudio Economi

Il problema del nostro presente che attraversa tutti i Paesi, compresa l'Italia, si può riassumere nell'attuale impreparazione ad affrontare e a risolvere progressivamente la sfida globale del meticciamento che, secondo il sociologo francese J. Audinet “è l'effetto, il prolungamento del multiculturale” . Di qui, dunque, l'interculturalità sia come grammatica di civilizzazione democratica , sia come nuova paideia di uno scenario mondiale senza confini e senza frontiere. La pedagogista Milena Santerini, a proposito dell'interculturalità nella società e nella scuola, propone un progetto di “educazione alla cittadinanza” che si qualifica come planetaria . Sulla scia di quanto affermato, ecco perché, dopo l'11 settembre 2001, si è svolta a Bruxelles, nei giorni 20-21 marzo 2002, una conferenza dell'Unione Europea sul “dialogo interculturale”, alla quale hanno partecipato i responsabili politici del Parlamento Europeo, esponenti delle confessioni religiose, rappresentanti del mondo delle culture e della società civile. Nella dichiarazione finale si è asserito che occorre, sempre più, una “politica di dialogo interculturale” che dovrebbe imperniarsi sui giovani, sull'educazione e sulla comunicazione. Occorre, in definitiva, una “nuova paideia interculturale” da costruirsi sulla cultura dell'interconnessione, senza la quale non sarebbe possibile realizzare un ethos civile comune .
La situazione attuale nella scuola superiore
L'Italia, per la percentuale di stranieri residenti, si sta avvicinando a Francia, Inghilterra e Germania, con una presenza stimata di circa 2,5 milioni di persone immigrate, ovvero il 4,2% della popolazione. Nella scuola superiore frequenta il 13,3% della popolazione scolastica dei ragazzi stranieri. Complessivamente, la presenza straniera nelle scuole di ogni ordine e grado, nel 1984, era soltanto di 6 mila unità, ma vent'anni dopo è già di 300 mila e aumenterà ancora. Si calcola, infatti, secondo le previsioni del Ministero (MIUR), che nel 2010 tale presenza dovrebbe essere compresa tra 488 mila e 550 mila, per arrivare nel 2017 a circa 710 mila . Durante quest'ultimo ventennio la scuola italiana ha dovuto rivolgere il suo sguardo sul volto dell'immigrato e sul suo inserimento nelle consuete, a volte obsolete, strutture scolastiche; insomma, è stata costretta dall'emergenza-migrazioni ad occuparsi della problematica dell'integrazione, non tanto dell'interculturalità. A tal riguardo, è significativo quanto recita il Testo Unico della nuova disciplina sull'immigrazione al comma 3 dell'articolo 38 (titolo IV): “La comunità scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture e della tolleranza; a tal fine promuove e favorisce iniziative volte all'accoglienza, alla tutela della cultura e della lingua d'origine e alla realizzazione di attività interculturali comuni”.
Molte scuole superiori, seppur con modalità e strategie diverse, hanno perseguito la prospettiva dell'accoglienza e dell'integrazione delle altre culture finalizzando, per lo più, i vari progetti alla “conformizzazione” ai modelli occidentali e hanno anche saputo sventare le tentazioni etnocentriche che, arroccandosi su pregiudizi e stereotipi, si opponevano alla cultura dell'accoglienza. In pratica, ispirandosi a quanto previsto nell'articolo 36 della Legge 40 del 6 novembre 1998, le scuole, nell'esercizio dell'autonomia didattica e organizzativa, hanno dovuto realizzare per tutti gli alunni “progetti interculturali di ampliamento dell'offerta educativa, finalizzati alla valorizzazione delle differenze linguistiche e culturali, e alla previsione di iniziative di accoglienza e di scambio”. Inoltre, durante gli anni '90, l'allora Ministero della Pubblica Istruzione ha emanato una serie di circolari che hanno dato il via a iniziative e esperienze a sfondo interculturale.
La Commissione Ministeriale per l'educazione interculturale
Da ricordare che, negli anni '90, era stata istituita un'apposita Commissione Ministeriale per l'educazione interculturale. Essa, riferendosi alle scuole di ogni ordine e grado, avrebbe dovuto superare le iniziative di accoglienza e di inserimento degli alunni stranieri per riguardare progetti educativo-didattici finalizzati più direttamente all'interazione e allo scambio di esperienze tra alunni di Paesi diversi, la mescolanza tra le culture, la loro interdipendenza reciproca, il meticciamento cognitivo tra persone di etnia, religione e cultura diverse. La Commissione, formata da una quarantina di esperti, aveva promosso convegni e momenti formativi, aveva prodotto Cd-Rom e aveva dato vita a una serie di trasmissioni televisive sul tema dell'interculturalità. Dalle intenzioni e dalle iniziative già avviate si evinceva che la Commissione era quanto di meglio ci si sarebbe potuto aspettare per un avanzamento in vista della riforma della Scuola e della formulazione dei “nuovi saperi”.
Poi, a un certo punto, un fatto inatteso: dal 13 maggio 2001, da quando cioè il Centro-destra è andato al governo, la Commissione, pur non essendo stata formalmente sciolta, non è stata più convocata. La riattivazione della Commissione sarebbe stata un passo indispensabile per chi, nella Scuola, avesse voluto educare le nuove generazioni al valore dell'interculturalità, intesa come “la porta di accesso all'unità della famiglia umana, alla Terra-patria, alla cittadinanza terrestre, per cui siamo nello stesso tempo tutti fratelli e tutti stranieri gli uni agli altri” . Purtroppo, accanto a questa spiacevole situazione, recentemente, si registra una grave mancanza nella legge delega 53/2003 riguardante la cosiddetta riforma Moratti, nella quale, per nessun ordine e grado scolastico, appaiono i termini di “intercultura” ed “educazione interculturale”.
La riforma propone unicamente l'educazione alla convivenza civile come sintesi delle educazioni nominate dalla legge che sono precisamente: l'educazione alla cittadinanza, alla salute, all'affettività, l'educazione stradale, ambientale e alimentare. Non si parla di educazione interculturale, educazione alla pace, allo sviluppo, alla differenza. Ciò ha creato sconcerto, confusione e disagio in molti docenti e operatori. Si tratta, allora, di riprendere in mano le grandi tematiche dell'educazione interculturale riflettendo sui suoi fondamenti pedagogici, sulla possibilità di una via italiana alla cittadinanza europea, sul valore di una paideia ormai planetaria che, in questa rubrica, verterà sulla scuola superiore, nella quale occorre un profondo e avanzato ripensamento dei curricula secondo la prospettiva interculturale.
©Cem Mondialità
http://www.saveriani.bs.it/cem/Rivista/arretrati/2005_06/intfase22.htm
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