Raccolta di documenti e scritti su Krishnammal (leaders del LAFTI, "Terra per i braccianti" movimento fondato da loro per la distribuzione delle terre agli agricoltori) e Shir Jagannathan (Presidente del Movimento per l’Autonomia di Villaggio del Tamilnadu)
1) Dal libro "LE LEGGENDE VIVENTI DELL’INDIA. I SAGGI DELL’AZIONE VOLONTARIA" VANI. New Delhi
PREMESSA
Veerachami non è più povero. Ora è un orgoglioso agricoltore nel villaggio di Senbagapuram nel distretto Thanjavur di Tamil Nadu, e lotta per i poveri contadini come lui che sono ancora senza terra.
Ispirato da Amma, il suo mentore, ha sacrificato il suo lavoro presso il governo e si è unito alla lotta.
Ammette che senza di lei e senza la sua motivazione egli non sarebbe mai arrivato al punto al quale è oggi.
Deve tutto a lei: l’acro di terra che possiede dopo una dura e lunga lotta ed il fatto di essere un attivista.
Veerachami non è l’unico a beneficiare della lotta iniziata da Krishnammal Jagannathan, chiamata con rispetto Amma (madre). llla ha facilitato la distribuzione di quasi 10.000 acri di terreno a più di 10.000 famiglie emarginate. "Amma ha portato un nuovo risveglio tra i contadini senza terra", dice Veerachami, "un tempo potevamo essere sfruttati facilmente dai padroni. Ma ora no."
La fiducia infusa da Krishnammal ai contadini del distretto ricorda alcuni versi di P.B.Shelley:
"In numero invincibile
lasciate cadere le vostre catene sulla terra come rugiada
Voi siete molti, loro sono pochi."
I PRIMI ANNI
Krishnammal Jagannathan è nata il 16 Giugno 1926 in una famiglia Harijan nel villaggio di Ayyancotai, distretto di Dindigul, Tamil Nadu. Quinta di 12 figli, sei dei quali morti prematuramente, era una delle favorite in famiglia.
"Papà era molto particolare sulla nostra educazione", ricorda questa donna umile e concreta, "se prendevo meno di ottimo anche solo in disegno, mi picchiava molto duramente."
Ricorda che il padre attribuiva la sua povertà alla mancanza di istruzione.
"Papà ci puniva fisicamente", continua, "non potevamo mescolarci ai bambini del villaggio. Di solito venivamo portati fuori dal villaggio durante il giorno e riportati a casa la sera".
Krishnammal parla anche della madre: "La mamma era una donna del villaggio con nessuna conoscenza del mondo al di fuori di esso. Di giorno lavorava monto sotto il sole cocente nelle risaie e di notte pestava e mondava il riso con le sue mani per venderlo al mercato".
Ricorda:
"Il suo lavoro era diventato andare a dormire molto tardi ed alzarsi alle tre di notte per andare con altre donne a raccogliere foglie verdi usate come concime alle risaie," continua. "Tutte le donne dovevano partire alle tre di notte. Dopo aver camminato per sette miglia raggiungevano il versante della montagna per raccogliere le foglie verdi. Poi, portandole sulla testa, raggiungevano le risaie dei padroni nel tardo pomeriggio. Dopo essere tornate di fretta a casa, dovevano sbrigare le faccende domestiche come portare l’acqua dal pozzo, pulire, ecc. Durante il giorno non avevano nulla da mangiare. Anche se erano stanche morte non potevano venir meno ai loro doveri".
Su questo sfondo accaddero altre cose che ebbero un forte impatto sulla vita di Krishnammal.
Si schiarisce la voce e dice:" Dopo una dura giornata di lavoro, mamma ed altre donne del villaggio dovevano andare dalla leader del gruppo per il pagamento. Era disonesta e per loro era il terrore. Sfruttava al massimo queste donne semplici ed innocenti. Ma le donne non avevano voce, perché temevano di perdere il lavoro.
Essendo la più istruita nella zona, (ero nella IV classe allora) io dovevo leggere ad alta voce i nomi delle donne.
Il pagamento era incredibilmente basso; lei distribuiva il denaro con la frode. Fu un’esperienza dolorosa."
"Ero angosciata dalla vita di queste donne," mormora, "Decisi di lavorare per migliorare le loro condizioni una volta che fossi cresciuta. Mi resi conto che essere una contadina era piuttosto duro, ma essere una Harijan lo era ancora di più."
Seduta nei tranquilli dintorni di Gandhigram, Krishnammal parla ancora della sua infanzia e del punto di svolta nella sua vita. "Quando ero nella classe VIII, avevo sviluppato un certo senso dell’orgoglio. Studiare così tanto a quei tempi era qualcosa di eccezionale per una ragazza Harijan. Un giorno, i miei genitori mi chiesero di portare una pentola di riso con sale e cipolle all’ora di pranzo nel campo in cui stavano lavorando. Stavo andando là cantando e ballando , felice dei miei successi nello studio quando la pentola cadde e tutto il cibo andò perduto."
"Papà mi picchiò senza pietà. Tornai a casa piangendo. Era troppo. Mio fratello era a casa. In quel preciso momento, decidemmo di scappare a Madurai. Per la prima volta presi un treno. Avevamo solo 12 annas con noi e non comprammo il biglietto."
"Tuttavia, le cose non furono facili a Madurai", "Mio fratello ed io faticammo moltissimo per essere ammessi ad una scuola. Finalmente, riuscii a farmi ammettere alla Chinkadai School".
La preside la presentò alla famosa gandhiana, la dottoressa Soundram Ramachandran.
"Ella capì la mia agonia a mi chiese di stare con lei".
In quel periodo il movimento per la libertà era al suo apice. I valori gandhiani avevano una notevole forza.
Krishnammal ebbe il privilegio di prendere parte a molte iniziative importanti. Soundram e sua madre gestivano un’attività di filatura. La notte andavamo ad incontrare prostitute. Dopo averle convinte a lasciare quell’attività, le portavamo a casa nostra, insegnavamo loro a filare e provvedevamo ai loro studi. Alcune si sono sposate. Abbiamo fatto di tutto per riabilitarle".
Donna di incredibile energia e di indomito coraggio, Krishnammal lavorò moltissimo. La sua energia si potrebbe ben descrivere con le parole di William Blake:
"L’energia è eterna gioia".
Dopo essere stata a scuola per tutto il giorno, la sera usciva per le strade ad urlare slogan contro gli Inglesi; di solito studiava dalle 22 alle 5 del mattino.
Finita la scuola con voti eccellenti, fu ammessa all’American College di Madurai. Intanto proseguiva il suo impegno sociale, che andava dal lavoro nei ghetti al gestire corsi serali, portare i malati all’ospedale ed aiutare i bambini di famiglia povera ad essere ammessi a scuola. Era dunque sempre coinvolta in attività che aiutavano i poveri e gli sfruttati.
Krishnammal si è laureata in Economia. "Sono stata la prima donna nel mio villaggio a prendere una laurea, sai che abbiamo fatto quando ho terminato gli studi? Una grande festa." In seguito ha frequentato e superato un corso per l’abilitazione all’insegnamento.
Il 26 Febbraio 1946, Krishnammal incontrò Gandhi per la prima volta. Era venuto a Madurai per raccogliere fondi per il suo lavoro dedicato agli Harijans. "Quelli furono tre giorni memorabili; Gandhi e molti di noi andarono a raccogliere denaro per la causa degli Intoccabili. Conoscere Gandhi ha dato un incoraggiamento morale alla mia convinzione di lavorare per la liberazione delle donne intoccabili."
Ricorda poi l’assassinio del Mahatma. "Fu un giorno infausto. Tornata dal college, mi sedetti coi libri. Non c’era nessuno nell’ostello. Mi sedetti. I miei pensieri vagavano. C’era confusione tutt’intorno, la gente correva in ogni direzione, c’erano lanci di pietre. Ero terrorizzata, erano le 17 e 30. Per scacciare la paura accesi la radio e sentii la notizia dell’assassinio. Ero stupefatta e per un po’ non riuscii nemmeno ad alzarmi in piedi".
Krishnammal conobbe lo spiritualismo quando era molto giovane. È una devota di un antico santone Tamil, Ramalingam, che predicava la non violenza e la compassione per tutti gli esseri umani. "Lui è il mio amico divino. Chiedo la sua guida ogni volta che devo prendere una decisione. Prendo la mia energia, la tolleranza e la speranza da lui".
Krishnammal aveva deciso di rimanere nubile e di dedicarsi ad aiutare le donne emarginate. Ma Soundram insisté perché si sposasse. Il marito, G.Ramachandran, suggerì che sposasse Jagannathan, che lavorava per lui. Il suo lavoro consisteva nell’organizzare i giovani dei villaggi. Anche lui aveva preso parte alla lotta per la libertà..
"Ci siamo sposati il 6 Luglio 1950 a Gandhigram. Con mia grande sorpresa Jagannathan stesso filò il sari da sposa durante il digiuno."
KRISHNAMMAL JAGANNATHAN SI UNISCE AL MOVIMENTO SARVODAYA
"Insieme decidemmo di buttarci a capofitto nel Movimento Sarvodaya. Prima fu Mr Jagannathan a seguire il movimento Bhoodan di Acharya Binoba Bhave nel 1951.
Poi tornò in Tamil Nadu, ed io iniziai a viaggiare con Vinobhaji a Bihar e Uttar Pradesh.
Nel 1952 feci parte del Boodhan Movement. E’ stata una grande esperienza e mi ha aiutata dandomi nuove idee. Allora avevo già deciso di lavorare per i senza terra.
KRISHNAMMAL JAGANNATHAN COMINCIA LE SUE ATTIVITA’.
Quando nel 1956 Vinobha Bhave decise di trasformare il Movimento Boodhan in un movimento "gramdan" chiedendo ai padroni di cedere i loro diritti di proprietà ai villaggi, Ms Jagannathan decise di concentrarsi nella sua attività e di fare la stessa cosa nell’area di Batlagundu e nel distretto Dindigul.
"Per i successivi dieci anni, mio marito ed io viaggiammo per convincere gli abitanti dei villaggi a partecipare al ‘gramdam’ ed aiutando chi aveva ricevuto la terra del bhoodan, molta della quale non era fertile". Krishnammal lavorò con donne e bambini e rafforzò la comunità organizzando gruppi di donne, balwadis ed altri progetti. A Kanavaipath fu organizzato anche un Ashram per preparare gli artigiani del villaggio, per preparare le donne al lavoro a domicilio, all’offrire alloggio a basso costo, ed a praticare un agricoltura sostenibile. Ma lo scopo non fu raggiunto subito. Nel 1945,Krishnammal si rese conto che molti stavano perdendo la loro terra a causa dei debiti per alcool e per gioco d’azzardo. Il padrone locale una volta chiamò la polizia di Madurai per fare irruzione nel paese. Un ragazzo morì nella confusione, otto furono presi, picchiati e tenuti in custodia. Donne e bambini fuggirono, mentre gli anziani furono portati in catene alla stazione di polizia. Krishnammal non era nel villaggio quel giorno.
"Quando tornai dopo quindici giorni, la situazione era tesa. Dovetti convincere la gente a tornare nelle proprie case. Chiesi un prestito e intentai una causa contro 13 poliziotti. Poi organizzai un incontro nel villaggio del padrone. Alla fine ottenni risultati e i 13 poliziotti furono arrestati e sospesi".
"Aprii gli occhi. Realizzai che distribuire terra senza avere una forte base sociale non era abbastanza. Allora iniziai programmi di sviluppo, compresa la costruzione di una scuola".
Krishnammal e suo marito lavorarono a Batlagundu fino al 1968. Con loro era il Reverendo Keithan, un missionario americano ispirato da Gandhi, che prese parte alla lotta ed aiutò per tutta la vita gli emarginati.
Ora Krishnammal parla della sua vita privata. Ha un figlio, Bhoomikumar, ed una figlia, Sathygraha. Con il suo lavoro aveva trascurato i figli. All’inizio fu sua madre a prendersene cura. Entrambi eccelsero negli studi. Il figlio è medico in Cambogia e la figlia è specializzata in pediatria dopo aver studiato in Italia e alla John Hopkins University, USA.
LA LOTTA ED IL PUNTO DI SVOLTA
"Era Natale", ricorda Krishnammal, "e sedevo sola fuori casa. Era una tranquilla notte di luna. Mi chiesi come il mondo potesse dormire senza capire l’importanza della nascita di Cristo. Andai a dormire alle tre del mattino. Sai che successe quando mi alzai. Alle sette?
Fui scioccata. Il giornale diceva che 44 donne e bambini harijan erano stati bruciati vivi nel villaggio
Khilvenmani, in un distretto di Tamil Nadu".
"Fu terribile", sussurra, "Pensai di aver perso tutto. Ciò che era accaduto era conseguenza della lotta fra padrone e contadini. Andammo nel villaggio e fummo là per le 12. C’era un enorme tensione.
Era un problema molto complesso. Molta della terra apparteneva a grandi templi, che ricevevano soldi dalla coltivazione del riso. Il resto della terra era dei padroni, che impiegavano agricoltori Harijan pagandoli pochissimo. C’era un problema di proprietari assenteisti. Molti lavoratori erano vincolati; le donne lavoravano duramente e subivano abusi fisici a casa; i bambini non avevano speranza di uscire dal circolo vizioso della povertà, della malattia e dello sfruttamento minorile. La polizia era per lo più dalla parte dei padroni, e c’erano conflitti frequenti tre proprietari e polizia da una parte e Naxalites e comunisti dall’altra parte, che si presumeva combattesse per gli Harijans."
Krishnammal si schiarisce la voce:" Ho sempre considerato quell’incidente come una chiamata di Dio ad accettare sfide più grandi".
Il gruppo Sarvodaya organizzò 5 centri di pace nel distretto di Thanjavur. I Jagannathan cominciarono a lavorare in quell’area, limitando gli atti di violenza e stabilendo la pace. Inizialmente fu molto dura. I Comunisti volevano vederli fuori dal territorio poiché volevano continuare a dominare.
"Il nostro lavoro proseguì in maniera decisa. Nel 1969, il Gandhi Smarak Nidhi ci finanziò per costruire e dare il via ad una scuola e per scavare un pozzo".
Ci vollero circa 3 anni perché Krishnammal si guadagnasse la fiducia della gente del luogo. "Mio marito, in quei primi anni, mi ha dato supporto morale. Spesso è stato lui la mente dietro molti miei progetti".
Ora ricordo la lotta contro un grande proprietario a Vanibulam, a circa tre km da Khilvenmani. Egli possedeva circa 1200 acri di terra propria e circa 900 acri di terra del tempio. Era potente, sia politicamente sia economicamente.
"Gli abitanti del villaggio non ci accettarono subito, così cominciai ad insegnare l’inglese ai bambini del posto. Questa fu una buona tattica. Mi aiutò anche a stabilire contatti con le donne. Organizzai che andassero attraverso la proprietà del padrone cantando bhajans. Questo andò avanti per dieci giorni. Alla fine si unirono ed organizzammo un incontro fra le parti".
"Immagino","era il primo incontro del genere organizzato nel villaggio". Il proprietario portò alcuni elementi anti-sociali da altri distretti per arare la terra del tempio. Krishnammal ed altre donne guidate da lei andarono nel campo per mandar via gli uomini. C’era ogni giorno una nuova lotta. Una volta furono arrestate e mandate in prigione per 53 giorni.
Solo dopo tre anni 309 acri di terra furono ceduti dal proprietario e dati alla gente senza terra.. Questa fu la nostra prima vittoria a Vanibulam. Dopo non vi furono regressi e la gente del villaggio ostacolò ogni tentativo del proprietario di trasferire il terreno in falsi investimenti.
Krishnammal non si pose limiti. Intraprese la lotta per i senza terra anche a Bodh Gaya. Nel Bihar. "Nel 1974-75 andai a Bodh Gaya. Lì trovai i Shankaracharya . Tutti avevano circa 30000 acri di terra in 53 villaggi. Inoltre, scoprii che molti mahans sfruttavano le donne dei villaggi in ogni modo, anche sessualmente".
"Per prima cosa organizzai le donne. Indira Mataji, un’operaia della Masturba Trust della zona, prese l’iniziativa di riunire le donne.".
"Dal gennaio 1975, tenemmo regolari satyagrahas nel tempio. Japrakash Narayanji visitò l’area in Febbraio. Voleva fare satyagraha di fronte al tempio. Quando egli si avvicinò ci fu un lancio di pietre da sopra il tempio. Io ricevetti anche una lettera di minacce che diceva che se non mi fossi ritirata, sarei stata uccisa.".
Spaventata dalla minaccia? "La polizia, d’accordo con le autorità del tempio, tentò di arrestarmi. Ma riuscii a scappare. J P’s Sangharsh Vahini continuò la lotta in quella zona. Più tardi un funzionario amministrativo di Gaya andò alla Corte Suprema.
Grazie all’intervento giudiziario, circa 2400 acri di terra furono distribuiti tra i senza terra".
Nel 1981, Krishnammal ed il marito fondarono LAFTI (Terra per gli agricoltori) per facilitare la distribuzione di terreno agli agricoltori che ne erano privi.
Krishnammal non ebbe immediato successo in questo.
"All’inizio non avevo nessun aiuto dagli ufficiali del governo locale. Per due mesi provai a trovare fondi dalla banca locale. Alla fine il manager della banca mi aiutò a scrivere un lettera al consigliere legale della banca. Funzionò, ed ottenemmo il primo prestito. Acquistammo 82 acri e li distribuimmo tra i contadini poveri.".
"E’ stato disposto uno schema con il quale i contadini diventano proprietari della terra, i prestiti vengono ripagati a LAFTI con il ricavato della coltivazione.
Per lo più, comunque, la terra viene distribuita a nome della donna.
La "madre dei senza terra" si è concentrata anche sulla terra dei proprietari assenteisti. Ha tenuto diversi incontri coi proprietari. Alcuni di loro hanno venduto la loro terra al LAFTI e si sono trasferiti.
LAFTI ha anche avviato un negozio di falegnameria, un centro in cui si insegna ai ragazzi Harijan a costruire in muratura ed un centro in cui tessono tappeti.
EPILOGO
Come riconoscimento per il suo lavoro monumentale per procurare terreno ai contadini, Krishnammal ha ricevuto nel 1988 il Padma Shri.
Vivendo per il suo lavoro, Krishnammal dice che quando, l’11 settembre del 1952, si unì a Acharya Vinobha Bhave, la vita è stata una continua lotta.
Sostiene fermamente che per svolgere attività per il bene sociale serve anche avere molta fiducia in se stessi.
Il Rigveda (1.80.3) descrive bene come la veterana gandhiana abbia saputo combattere l’ingiustizia e come abbia lottato per gli emarginati:
"Venite avanti, marciate con coraggio,
affrontate i problemi senza paura;
Nessun ostacolo potrà fermare la vostra avanzata
Finchè sarete sul giusto sentiero".