Lettera aperta all'Ammiraglio Francesco Ricci Comandante del Dipartimento marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto
di Alessandro Marescotti
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Lettera aperta all'Ammiraglio Francesco Ricci
Comandante del Dipartimento marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto




Gentile Ammiraglio,
un anno fa, in delegazione con il missionario comboniano Alex Zanotelli ed
altri amici impegnati per la pace, portammo in Ammiragliato un ramoscello
d'ulivo e donammo la bandiera arcobaleno. Fu un'esperienza di confronto e
come tale positiva. Proseguo con questa lettera il dialogo cominciato
allora.

Ora Le scrivo per l'esercitazione Royal Sorbet 2005 che simula
l'affondamento di un sottomarino.

Constato quanta preparazione e quanti mezzi ci vogliano per salvare
cinquanta o cento di vite umane.
Avete avviato un'imponente simulazione di soccorso con 11 unità navali
specializzate nel soccorso subacqueo. So che vi avvalete della
collaborazione di elicotteri e specialisti di 24 nazioni. Sono francamente
colpito del vostro livello di organizzazione e di coordinamento. Auguro il
pieno successo per l'attività di addestramento finalizzata al salvataggio
di vite umane.



Apprezzo in particolare l'impostazione mentale che vi caratterizza.

Voi vi state attivando PRIMA che affondi realmente un sottomarino. Altri
aspettano invece il giorno DOPO. Troppi politici oggi sono silenti:
continuano a non vedere, a non sentire e a non parlare. Proprio come le tre
scimmiette. Approfittano del vostro segreto militare per non assumersi
responsabilità. Credono che sia compito solo dei "pacifisti" denunciare i
rischi nucleari. Come se non vivessero su questa terra e in questa città.
La loro ottica è sconcertante. Lo dico con amarezza.

Se voi militari in mare vi state addestrando, qui a terra viceversa le
autorità civili non addestrano nessuno. Forse perché non sanno come
evacuare un'intera città, come è previsto nel piano di emergenza nucleare.

E' questo il motivo, signor Ammiraglio, per cui l'Unione Europea ha avviato
una procedura di infrazione verso l'Italia per non osservanza delle norme
europee a tutela delle popolazioni interessate al rischio nucleare,
recepite nel decreto legislativo 230/95 e mai attuate.

E' questo, signor Ammiraglio, il motivo per cui chiediamo - di fronte a
tanta palese inadempienza delle autorità civili competenti - che non venga
concessa alcuna preventiva autorizzazione alla sosta di navi e sottomarini
a propulsione nucleare.

Il ministro della Difesa Antonio Martino pochi giorni fa ha specificato in
risposta all'interrogazione parlamentare dell'on. Mauro Bulgarelli
n.4-13777 che "il permesso di sosta delle citate unità - da richiedere di
volta in volta - è subordinato alla preventiva autorizzazione da parte
della Difesa". E' pertanto discrezionale il potere di cui dispone il
Ministero della Difesa e chi lo dovesse esercitare in assenza del rispetto
delle norme del decreto legislativo 230/95 credo si assumerebbe una grave
responsabilità.

Lei ha studiato cosa è il plutonio.

Lei sa che basterebbe mezzo grammo di plutonio - prodotto dai sottomarini a
propulsione nucleare - per uccidere gli abitanti dell'intera provincia di
Taranto (apprendo da un docente universitario di chimica come Enzo Tiezzi
che un milionesimo di grammo è di plutonio è sufficiente ad uccidere una
singola persona).

Lei sa che il tempo di dimezzamento della radioattività del plutonio è di
24 mila anni.

E' questo il motivo, signor Ammiraglio, per cui il 26 giugno parteciperò al
corteo indetto dalle organizzazioni pacifiste.

Sappiamo che la Marina Militare Italiana non possiede sottomarini a
propulsione nucleare e proprio per questo ritengo che la difesa delle acque
territoriali possa prescindere dai "mostri al plutonio" americani,
britannici o francesi.

Mi permetta, per concludere, di farle anche delle domande su Sorbet Royal
2005, se riterrà di rispondermi. L'esercitazione prende in considerazione
solo il "caso migliore" ossia l'affondamento di un sottomarino
convenzionale. In campo militare invece si suole considerare anche quello
che in gergo definite "the worst case", il caso peggiore: in questo caso
l'affondamento di un sottomarino a propulsione nucleare. Perché tale
eventualità non viene presa in considerazione da Sorbet Royal 2005?

Ho letto molto per documentarmi sul rischio nucleare e ho scoperto che a
Chernobyl le fughe radioattive furono ridotte lanciando dagli elicotteri 5
mila tonnellate di sabbia, borio, argilla, dolomia, stagno, ecc. Tale
materiale - annota un esperto come Francois Ramade in "Castastrofi
ecologiche" (McGrow-Hill) - assorbì un notevole quantitativo di radiazioni,
abbattendo l'inquinamento potenziale. Gli elicotteri russi volarono a 50
metri dal tetto del reattore sventrato. Nessuno degli elicotteristi è
purtroppo sopravvissuto. Senza quegli eroi oggi sconteremmo un'eredità
radioattiva di gran lunga superiore. E di questo potrebbero saperne di più
i comandanti militari della Russia e dell'Ucraina che attualmente sono
coinvolti nell'esercitazione Sorbet Royal 2005. Le chiedo pertanto se è
previsto l'intervento di elicotteri in caso di incidente nucleare in mare e
se gli elicotteri di cui disponete siano schermati dalle radiazioni
nucleari a protezione dell'equipaggio.
Le ho chiesto troppo?

Cordiali saluti

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it



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