RIFLESSIONE di HAIFA ZANGANA: DONNE E DEMOCRAZIA IN IRAQ
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From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>


To: <nonviolenza@peacelink.it>


Sent: Wednesday, January 12, 2005 12:59 AM


Subject: La nonviolenza e' in cammino. 807


 


 


RIFLESSIONE. HAIFA ZANGANA: DONNE E DEMOCRAZIA IN IRAQ
[Ringraziamo Maria Chiara Tropea  per
averci segnalato e inviato la traduzione italiana di questo articolo di
Haifa Zangana apparso sul prestigioso quotidiano britannico "The Guardian"
il 22 dicembre 2004. Haifa Zangana e' una scrittrice nata in Iraq ed ex
prigioniera del regime di Saddam Hussein]

Il Dipartimento di Stato Usa ha lanciato una "iniziativa democratica per le donne irachene", per un ammontare di dieci milioni di dollari per addestrare le donne irachene alle tecniche e alle pratiche della vita democratica prima delle elezioni progettate.
Paula Dobriansky, sottosegretaria di Stato agli affari globali, ha  dichiarato: "Noi daremo alle donne irachene gli strumenti, l'informazione e  l'esperienza di cui hanno bisogno per dirigere un ufficio e adoperarsi per  essere trattate correttamente". Il fatto che questi soldi andranno  principalmente ad organizzazioni implicate con l'amministrazione Usa, come  Independant Womens Forum (Iwf) fondata dalla moglie di Dick Cheney, Lynn,  non e' stato affatto menzionato.

 Tra tutte le gaffes dell'amministrazione Bush in Iraq, la piu' enorme e' la  sua incapacita' a comprendere il popolo racheno e in particolare le donne.
 Il suo difetto principale e' di percepire le donne irachene come silenziose,  come le vittime senza potere di una societa' costruita dagli uomini e aventi  un urgente bisogno di "liberazione". Questa immagine si integra molto bene  nel quadro complessivo del popolo iracheno come vittima passiva pronta ad  accogliere l'occupazione del suo paese.
La realta' e' differente: le donne irachene erano attivamente coinvolte nella vita pubblica anche sotto l'impero ottomano. Le prime scuole per  ragazze furono attivate nel 1899, le prime organizzazioni delle donne nel  1924. Nel 1937, quattro riviste femminili venivano pubblicate a Baghdad.


Le donne furono coinvolte nella rivoluzione del 1920 contro l'occupazione  britannica, anche nei combattimenti. Negli anni '50, alcuni partiti politici  crearono delle organizzazioni di donne. Tutti seguivano lo stesso principio:  combattendo fianco a fianco degli uomini, le donne liberavano  contemporaneamente se stesse. Se ne trova la prova in quello che segui' la  rivoluzione del 1958, che mise fine alla monarchia imposta dalla Gran  Bretagna, quando le donne realizzarono in due anni quello che non era  riuscito nel corso dei trent'anni di occupazione britannica: l'uguaglianza  legale.


 Questo processo ha guidato l'Unicef nel suo rapporto del 1993: "E' raro che  nel mondo arabo delle donne godano di tanto potere come in Iraq: uomini e  donne devono ricevere lo stesso salario per lo stesso lavoro: la pensione di una donna e' riconosciuta come indipendente da quella di suo marito. Nel  1974, l'educazione e' stata liberalizzata a tutti i livelli, e nel 1979 e'  diventata obbligatoria per ragazzi e ragazze fino ai dodici anni".


 All'inizio degli anni '90, l'Iraq aveva uno dei tassi di alfabetizzazione  piu' elevati del mondo arabo. C'erano piu' donne professioniste in posizione  di potere che in qualsiasi altro paese del Medio Oriente.


 La tragedia e' stata che le donne vivevano sotto il regime di oppressione di  Saddam. E' vero, le donne occupavano posizioni politiche elevate, ma non  hanno fatto nulla per protestare contro l'ingiustizia inflitta alle loro  sorelle che si opponevano al regime. *


 La stessa cosa sta succedendo nel "nuovo Iraq democratico". Dopo  la"liberazione", Bush e Blair strombazzavano la liberazione delle donne come  pietra miliare della loro visione dell'Iraq. Alla Casa Bianca, alcune donne  irachene, selezionate con cura, hanno recitato omelie disperatamente  doverose per giustificare l'invasione dell'Iraq. In giugno, la sovranita'  nominale e' stata trasmesssa ad un governo iracheno ad interim, designato  dagli Usa, comprendente sei donne ministre di gabinetto. Non sono state  elette dal popolo iracheno.


 Sotto il regime di Allawi, le "forze multinazionali" restano al riparo dalle  riparazioni legali, e sono raramente ritenute responsabili dei crimini contro gli iracheni. Il fossato tra le donne componenti del regime di Allawi, e la maggioranza delle donne irachene si ingrandisce ogni giorno.


 Mentre i ministri del gabinetto e le ambasciate degli Usa e della Gran  Bretagna sono al sicuro all'interno della zona verde fortificata, si nega agli iracheni il diritto elementare di camminare con sicurezza nelle proprie  strade. Ai lati delle strade sono parcheggiati dei carri armati Usa con la scritta "se sorpassate il convoglio, sarete uccisi".


 La mancanza di sicurezza e la paura dei rapimenti fanno si' che le donne  irachene siano prigioniere nelle loro case. Sono le testimoni del saccheggio del loro paese da parte di Halliburton, Bechtel, delle ong Usa, dei  missionari, dei mercenari e dei sottoposti locali, mentre manca loro l'acqua  potabile e l'elettricita'. Nel paese del petrolio, devono fare una fila di cinque ore al giorno per avere del kerosene o del petrolio. La malnutrizione acuta e' raddoppiata nei bambini. Una disoccupazione al 70% ha aggravato la  poverta', la prostituzione, gli aborti clandestini e le morti "d'onore". La corruzione e il nepotismo sono in auge nel governo ad interim. Il ministro  dell'interno, Al-Nagib, ha riconosciuto di aver designato 49 membri della sua famiglia in alti posti, ma solo perche' erano qualificati.
L'assassinio di universitari, di giornalisti e di scienziati non ha  risparmiato le donne: hanno ucciso Liga Abdul Razaq, una speaker dei  notiziari della Tv al-Sharqiyya con il suo bambino di due mesi. Layla al-Saad, decana dell'universita' di Mosul e' stata massacrata nella sua casa.


Il silenzio delle "femministe" del regime di Allawi e' assordante. Le  sofferenze delle loro sorelle bruciate nelle citta' da bombe al napalm, al  fosforo e a frammentazione dagli aerei a reazione Usa, la morte di almeno  100.000 iracheni di cui almeno la meta' donne e bambini, viene spiegata con  la retorica dell'insegnamento della democrazia.


Tony Blair ha riconosciuto ieri a Baghdad che le violenze proseguiranno  prima e dopo le elezioni ma ha aggiunto: "D'altra parte, avremo un  espressione molto chiara della volonta' democratica". Forse non sa che  "democrazia" e' quella parola che le donne irachene usano al giorno d'oggi  per spaventare i loro bimbi innocenti, urlando loro : "zitti o chiamo la  democrazia!".


 



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